• Non ci sono risultati.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi ""

Copied!
4
0
0

Testo completo

(1)

1

Introduzione

In un mondo dove le nuove tecnologie rappresentano sempre in misura maggiore le vere e proprie sovrane della vita quotidiana, tutti, adulti e ragazzi, sembrano sentirsi in dovere di seguire quella sorta di nuovo imperativo categorico consistente nell’essere always-on.

Se è vero che ogni individuo, più o meno giovane, oggi sente quasi come una necessità, quando non una vera e propria responsabilità (Turkle 2011), quella di rimanere in un contatto costante con il mondo, in un continuo dialogo con il resto di una comunità sempre più globale, è altrettanto vero che l’avere a che fare con la tecnologia non significa solo dialogare con tutti coloro che sono connessi, ma implica anche tutta una serie di capacità legate a un sempre più stretto legame con i new media digitali. Ma non è finita.

Oltre a ciò, infatti, occorre soffermarsi sul fatto che, presumibilmente, non tutte le persone sono in grado di interagirvi in ugual misura e per gli stessi scopi.

A questo proposito, in concomitanza con l’avvento e, soprattutto, con la diffusione a macchia d’olio delle ITC e di Internet prima nelle realtà maggiormente sviluppate, poi anche all’interno – anche se in maniera nettamente minore e più lentamente -, anche di quelle più “arretrate”, numerosi studiosi provenienti da svariati ambiti, osservando la realtà a essi circostante, hanno cominciato ad avanzare ipotesi sul fatto che tutti coloro che sono nati all’interno di contesti digitalizzati, ovvero a partire, approssimativamente, dagli inizi degli anni Ottanta, parallelamente alla diffusione di massa dei PC a interfaccia grafica nel 1985 e dei sistemi operativi a finestre nel 1996, apparterrebbero a una nuova categoria umana, dotata di capacità superiori rispetto alla generazione precedente, in relazione proprio al fatto che l’ambiente che ha fatto da cornice alla loro infanzia era fondamentalmente favorevole a un tipo di sviluppo nelle abilità legate alla tecnologia.

Che si parli di Nativi Digitali (Prensky 2001a), di Millennials (Tapscott 1998) o dell’Homo Zappiens (Veen e Vrakking 2004), il discorso non cambia: a differenza di questi ultimi, gli adulti, non possiedono né possiederanno mai le loro doti.

Ma tale punto di vista non è l’unico; non rappresenta né una realtà universalmente riconosciuta, né una linea teorica sommessamente accettata.

Pressoché contemporaneamente a questo tipo di ottica, infatti, è andata sviluppandosi una corrente parallela e opposta a quella che sosteneva la teoria dell’esistenza di una

(2)

2

classe di “super-ragazzi” che, in maniera più o meno aggressiva, ha attaccato tali posizioni, dando vita a quello scontro ideologico che fa sentire ancora oggi la sua eco praticamente in tutto il mondo, Italia compresa.

Militanti, ancora una volta, provenienti da ambiti disparati si sono adoperati nel contrastare quelle posizioni che, a loro avviso, non erano né sostenibili, né verificabili, né, dunque, corrispondenti al vero.

Idee senza basi scientifiche, dunque, frutto di fantasie di studiosi, i quali non avevano fatto altro che contribuire alla diffusione di quel mito che vedeva i Nativi come “eroi” del nuovo mondo tecnologico– se mai fossero esistiti – e gli Immigrati, addirittura, come loro figure antitetiche, anziché fornire contributi attendibili alla scienza.

L’esito di tale “scontro”, il quale, anche se affievolitosi, non è da considerarsi definitivo, mostra che nessuna delle due posizioni è stata capace di prevalere nettamente sull’altra, arrivando, a suon di “riposizionamenti” da parte di entrambe le parti, a una definizione di Nativo Digitale che comprende tanto elementi dell’una, quanto dell’altra e che costituisce, alla fine, una parziale vittoria in ogni caso.

L’ammissione che i Nativi Digitali esistano non distoglie l’attenzione dal fatto che essi, ai quali si vogliano far corrispondere le più svariate doti, sono ancora una minoranza nel mondo e non costituiscono una realtà che investe tutti i giovani di età compresa tra gli 0 e i 24 anni.

Lavalle (2013) afferma a questo proposito che solo il 30% dei giovani del mondo sono Nativi Digitali.

Tale percentuale è fornita dall’ Unione Internazionale delle Comunicazioni (ITU) che, per la prima volta, in collaborazione con il Georgia Institute of Technology, ha sviluppato un modello per calcolare la dimensione della popolazione nativa digitale a livello globale1.

Stabilendo che è considerato Digital Native chi è un giovane tra 15 e 24 anni, con almeno cinque anni di esperienza on-line, l’agenzia specializzata dell’Onu2 ha scoperto che, complessivamente, essi, sono circa 363 milioni, corrispondenti al 5,2% della popolazione mondiale, la quale è quantificabile in 7 miliardi circa di unità.

1 Il dato è contenuto nell’edizione 2013 del rapporto “Measuring the Information Society ” , il quale misura lo stato e i progressi della società dell’informazione su scala internazione definendo alcuni indicatori di performance regionale e nazionale come l’ICT Development Index (IDI) e l’ICT Price Basket (IPB) (Lavalle 2013).

(3)

3

Si tratta, quindi, di una minoranza rispetto al numero totale dei giovani e ciò si deve principalmente al basso grado di utilizzo della Rete nei paesi in via di sviluppo.

Alti tassi di Nativi corrisponderebbero a nazioni con redditi più elevati, con forte penetrazione di Internet, con quote maggiori di popolazione giovanile e al top dell’indice IDI, ma la percentuale di Nativi a essi relativa in confronto alla popolazione giovanile non è un dato uniforme, bensì varia da regione a regione e da Paese a Paese.

Secondo il professor Michael Best, il rapporto tra Nativi e popolazione complessiva rappresenta l’aspetto più importante ai fini della valutazione,

⦋…⦌perché il futuro di un paese viene determinato dai giovani e dalla tecnologia.

I paesi con un’alta percentuale di giovani on-line hanno maggiori possibilità di definire e guidare l’era digitale di domani ⦋…⦌(Best 2013, cit. in Lavalle 11/10/2013).

Detto ciò, il presente lavoro, articolato in due parti – la prima descrittiva, la seconda operativa – riassume nei primi due capitoli la natura dell’appena citata diatriba tra sostenitori e critici dell’esistenza dei Nativi e delle loro caratteristiche attraverso il ricorso alla copiosa letteratura e alle svariate fonti che trattano dell’argomento “Nativi Digitali” e allo scontro scaturito dalle affermazioni a loro relative, soffermandosi sui vari punti di vista dei maggiori autori che vi hanno preso parte, mentre nel terzo capitolo, dedicato a un approccio basato sulle rilevazioni statistiche dell’istituto ISTAT relativi all’uso delle nuove tecnologie in Italia nell’anno 2012, si espone uno studio dei dati che possa aiutare a comprendere se essi siano anche ivi presenti, in qualche misura e con quali caratteristiche.

All’interno della tesi si è deliberatamente scelto di non considerare un aspetto in realtà molto importante per la descrizione dei completi punti di vista degli studiosi analizzati, nonché delle soluzioni che essi avrebbero voluto – e vorrebbero - applicare, ovvero quella relativa al lato pedagogico.

Oltre a ciò, i dati ISTAT utilizzati per la stesura del presente lavoro sono, come si è detto, relativi all’anno 2012 e perciò non perfettamente corrispondenti alla situazione odierna la quale, tuttavia, non ha subito alcun radicale mutamento rispetto allo scorso anno, se non, verosimilmente, nel senso di un’ancora maggiore diffusione delle tecnologie digitali.

(4)

4

Detto questo è importante sottolineare il fatto che l’universo tecnologico è di per sé in continua evoluzione, pertanto, il fotografare un istante, naturalmente, il più attuale possibile di tale situazione, è risultato ugualmente utile per poter analizzare una realtà perpetuamente in fieri.

La ragione per la scelta di tale argomento, infatti, si collega proprio all’evidenza che la frenetica situazione odierna determina una serie di conseguenze che influiscono – e andranno a influire – sugli individui e sulle generazioni, passate, presenti e future, le quali dimostrano certamente approcci diversi con le tecnologie moderne con cui si trovano e si troveranno sempre più ad avere a che fare.

Lo studio, dunque, mira a verificare, in primis, se è vero che è proprio tra i bambini che quel rapporto quasi simbiotico che si crea con i media digitali è più forte, se ognuno di loro possa essere considerato a tutti gli effetti un Nativo Digitale, da cosa un così stretto legame con la tecnologia sia determinato e, infine, cosa esso implichi.

Riferimenti

Documenti correlati

More specifically, compared to the reduced model, the complete model predicts relatively higher decreases in choice probabilities when price increases (i.e. loss aversion); on the

Cer- tain factors only influenced the HF self-care confidence of the patients; patient female gender, nonspousal care dyads, poor caregiver physical health, and low care strain

However, it does affect the relative volatility of the two vertical arrangements and risk sharing along the vertical chain: under Cournot com- petition IPJV is less volatile than VI

0.1 ໃ gate length MHEMTs with a off-set ī-gate structure were fabricated using a InGaAs/InAlAs metamorphic epitaxial structures grown on GaAs substrates, and were

These eighteen apparently single stars show evidence for extremely rapid rotation, unusual X-ray bright, chromospheric activity, light curve flares. One system is a main-sequence

Posters, Demos, Late-breaking Results and Workshop Proceedings of the 22nd Conference on User Modeling, Adaptation, and Personalization.. co-located with the 22nd Conference on