• Non ci sono risultati.

L.V. Pumpjanskij e la «Vol’fila»

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L.V. Pumpjanskij e la «Vol’fila» "

Copied!
37
0
0

Testo completo

(1)

102 C A P I T O L O T E R Z O

L.V. Pumpjanskij e la «Vol’fila»

Il presente capitolo si pone lo scopo di chiarire i rapporti venutisi a creare fra Pumpjanskij e la «Vol‘naja Filosofskaja Associacija» («Vol‘fila»), la Libera Associazione Filosofica di Pietrogrado a cui il critico prese parte dal febbraio 1921 all‘aprile 1922. Il capitolo si suddivide in tre parti. La prima intende ricostruire, da una parte, la ―preistoria‖ e il profilo sintetico dei membri del gruppo di punta che di fatto hanno dato origine all‘associazione (par. 3.1.1), e, dall‘altra, la vera e propria storia di «Vol‘fila» e il contributo dei suoi soci di spicco (par. 3.1.2). La seconda parte del capitolo vuole invece far luce sul ruolo giocato da Pumpjanskij nel cenacolo vol‘filiano, così da mettere in evidenza i fattori che hanno portato allo scontro diretto con alcuni importanti rappresentanti (parr. 3.2.1, 3.2.2, 3.2.3, 3.2.4) e al successivo allontanamento del filologo, nonostante non sia chiaro quanto esso sia stato volontario o meno (par. 3.2.6).

Nella terza e ultima parte offriremo l‘analisi di alcuni punti chiave del saggio Dostoevskij i antičnost’ (Dostoevskij e l’antichità) (par. 3.3) presentato alla

«Vol‘fila» nel 1921; esso rappresenta l‘unica testimonianza della collaborazione

vol‘filiana che è giunta sino a noi in forma integrale, visto che quasi tutti gli

interventi di Pumpjanskij o sono andati perduti o si sono conservati solo

sottoforma di prospetto/appunti. La disamina articolata di Dostoevskij e l’antichità

ci permetterà di comprendere i contenuti essenziali dell‘idea di antichità che

saranno meglio esposta nel capitolo quarto.

(2)

103 3.1. La «Vol‘fila»

3.1.1 La ―preistoria‖: gli «Sciti»

La crisi di fin de siècle che aveva investito tanto le scienze esatte quanto le scienze umanistiche fu uno dei motivi principali che stimolò e accelerò il vivace dibattito culturale sull‘identità dell‘individuo di inizio XX secolo, un dibattito che nella variante russa trovava il suo perno nella discussione sul ruolo dell‘intelligencija.

Nel 1909 la pietra fissata dai Vechi

123

, nonostante le aspre e continue critiche che la pubblicazione suscitò (si pensi alla polemica Struve-Mereţkovskij) (Strada 1980

2

: nota n. 2, 238), così come il proliferare delle numerose associazioni filosofico-religiose, dette avvio a quel movimento di matrice idealista che ebbe un significativo sviluppo durante tutti gli anni Dieci. Non fu un caso che Andrej Belyj, una delle anime fondatrici del gruppo degli «Sciti», si fosse dichiarato profondo sostenitore ed esaltatore delle analisi avanzate da P. Struve e la sua cerchia, definendo i Vechi una «замечательная книга» (libro splendido) che aveva abilmente disegnato la vera essenza dell‘intelligencija russa (Belyj 1909:

68). La generazione di Belyj e del critico del pensiero sociale Razumnik Vasil‘evič Ivanov-Razumnik (1878-1946), ovvero quella generazione nata intorno al 1880 che Belous definisce di «младоидеалисты» (giovani idealisti) (Belous 2007: 29), era imbevuta dei valori della rivoluzione nietzschiana che avevano messo in discussione il positivismo di fine secolo; quella stessa generazione aveva creduto nel fervore degli avvenimenti politici del 1905 (e successivamente del 1917), considerati il più evidente sintomo della volontà (e del bisogno) di rinascita intellettuale e sociale del proprio paese.

Il gruppo degli «Sciti», che sostanzialmente annoverava tra le sue fila i futuri membri della «Vol‘naja Filosofskaja Associacija», iniziò a prender forma negli anni Dieci, quando Ivanov-Razumnik, dopo la pubblicazione della monumentale opera in due tomi Istorija russkoj obščestvennoj mysli (Storia del pensiero sociale

123

Per una storia dei Vechi si veda Schapiro 1955, il saggio La crisi dell’intelligencija in

Strada 1980

2

: 231-267, in particolare le pp. 231-255 e la monografia di Dudenkov

(Dudenkov 1984).

(3)

104 russo, 1906) e del libro O smysli žizni (Sul significato della vita, 1908), conduceva le sezioni letterarie della rivista neopopulista «Zavety» (Precetti) e della casa editrice «Sirin», orientata verso la pubblicazione di testi di scrittori simbolisti e modernisti

124

(con Sirin, infatti, Belyj pubblicò, fra gli altri, il suo Peterburg). Fu qui che maturò la conoscenza dei futuri membri del gruppo, ovvero di Aleksandr Blok, Andrej Belyj, Aleksej Remizov, Michail Prišvin, Evgenij Zamjatin e Lev Šestov, anche se dopo l‘ottobre 1917 tutti, tranne Belyj, si allontanarono dalla cerchia per motivi di tipo politico-ideologico; fino alla metà del 1918, tuttavia, essi continuarono la collaborazione con le redazioni di «Znamja truda» (La bandiera del lavoro) e della rivista «Naš put‘» (Il nostro cammino), entrambe vicine all‘ala sinistra dei socialisti rivoluzionari (SR). L‘almanacco di riferimento,

«Skify» (Sciti), dette il nome allo stesso gruppo e uscì in due numeri, a metà del 1917 e all‘inizio del 1918; redattori insieme a Ivanov-Razumnik furono lo scrittore e pubblicista Sergej Dmitrievič Mstislavskij (pseudonimo di Maslovskij;

1876-1943) e il giornalista populista Aleksandr Ivanovič Ivančin-Pisarev (1849- 1916), già collaboratori di «Zavety». Nella redazione del secondo numero, invece, comparvero i nomi di Ivančin-Pisarev e Belyj. «Skify» pubblicò gli originali cicli di poesie e poemi dei neocontadini Nikolaj Kljuev, Sergej Esenin, così come di Pëtr Orešin e Aleksej Ganin, offrendo anche saggi di tipo teorico che recavano la firma del filosofo Lev Šestov e del critico musicale Arsenij Avraamov (Belous 2005: I, 16, Leont‘ev 2007: 183).

C‘è da sottolineare che sin dalla loro costituzione gli «Sciti» si trovarono ad affrontare tensioni interne legate soprattutto a questioni di tipo ideologico, visto che nel gruppo si registrarono due ‗schieramenti‘: il primo, sostenitore del bolscevismo (cui faceva capo Blok in primis) e il secondo, difensore della causa socialista rivoluzionaria (cui si annoverava Ivanov-Razumnik) (Belous 2005: I, 16, 17)

125

. Oltre alle diverse convinzioni politiche, il circolo riuniva elementi che avevano anche differenti visioni filosofiche ed estetiche: il soggettivismo immanente di Ivanov-Razumnik, l‘antroposofia di Belyj e l‘«innormismo» del

124

Per una storia dettagliata dello «Scitismo» si rimanda agli studi di Hoffmann 1979, D‘jakova 1991, Dobringer 1991 e Belous 2005: I, 15-28.

125

A tal proposito rimandiamo al significativo capitolo di Leont‘ev 2007, «Skify» kak

literaturnye poputčniki levych ėserov (Leont‘ev 2007: 153-221).

(4)

105 teorico d‘arte Konstantin Ėrberg

126

(pseudonimo di Konstantin Aleksandrovič Sjunnenberg, 1871-1942). Tutte queste correnti rivelarono ben presto l‘estrema articolazione teoretica del gruppo che impedì di fatto la formulazione di un‘unica linea di fondo comune a tutti (Belous 2005: I, 18). Sull‘eterogeneità dei principî che muovevano i singoli frequentatori e ispiratori di «Vol‘fila» ci sembrano emblematiche le affermazioni del filosofo Aaron Zacharovič Štejnberg (1891- 1975), segretario scientifico e autore dei documenti programmatici della futura associazione «Vol‘fila», il quale, durante l‘emigrazione a Berlino, così ricordò gli ex compagni:

Основное ядро совета нашего содружества, сплошь состояло из людей- одиночек, представлявших как бы отдельные острова в море большевистской России. Не только Белый был замкнут в себе, как остров в океане, но и Разумник, и Эрберг, не говоря о Блоке. Каждый из нас представлял собой особый, присущий ему одному, мир

127

. (Štejnberg 1981: 126)

Nonostante la multiformità e la pluralità di visioni che coesistevano nella cerchia scita, il tratto distintivo comune a tutti i membri era il tono apocalittico e messianico con cui si connotava il manifesto uscito nell‘estate 1917:

«Скифское» – глубокая непримиренность, непримиримость не по форме своей, а по сущности, по духу, эту сущность проникающему. «Скифское» – вечная революционность для любого строя, для любого «внешнего порядка»

– тех исканий непримиренного и непримиримого духа, отблеск которых – пусть слабый – лег и на страницы этой книги

128

. (Belous 2005: I, 23)

126

Sul soggettivismo immanente e sul massimalismo spirituale di Ivanov-Razumnik si veda Belous 1993 e Belous 2007: 260; 151-182; sull‘antroposofia di Belyj rimandiamo a Malmstad 1988, Malmstad 1989, Malmstad 1992, Malmstad 1994, Belous 1996, Lavrov 2007: 42-47, 198-206, 227, 228 e sull‘utopia innormistica di Ėrberg si veda Belous 2007:

335-359.

127

«Il nocciolo fondamentale del consiglio della nostra associazione era completamente costituito da persone solitarie rappresentate come se fossero singole isole nel mare della Russia bolscevica. Non solo Belyj si chiuse in se stesso come un‘isola in un oceano, ma anche Razumnik ed Ėrberg, per non parlare di Blok. Ognuno di noi costituiva un mondo che era proprio solo a lui.»

128

«―Scita‖ è il profondo carattere bellicoso, l‘intransigenza non per sua forma, ma per

sostanza, per lo spirito che penetra tale sostanza. ―Scita‖ è l‘eterno carattere

rivoluzionario [che vale] per qualsiasi strato, per qualsiasi ―ordine esterno‖ di quelle

ricerche dello spirito bellicoso e intransigente il cui riflesso, seppur debole, giaceva anche

nelle pagine di questo libro.»

(5)

106 Fu su questa fertile e variegata humus culturale che si innestò il progetto di costituzione di una vera e propria accademia filosofica.

3.1.2 «Vol‘fila»: storia, scopi, struttura e personaggi

Nella generale atmosfera di attese palingenetiche di quegli anni le prospettive millenariste degli Sciti si tradussero ben presto nell‘ambizioso progetto di formazione della «Vol‘naja Filosofskaja Akademija» (Libera Accademia Filosofica), quella che sarebbe diventata, a partire dal 1° novembre 1919, la

«Vol‘fila» («Vol‘naja Filosofskaja Associacija», Libera Associazione Filosofica) (Belous 2005: I, 77). Si trattava di una sorta di «laboratorio» che raccoglieva una varietà di voci, pensieri e mentalità (laici e religiosi, ottimisti e pessimisti, accademici e non) (Ibidem: 9), tutte unite dal desiderio di definire attraverso il più ampio confronto possibile la propria libera autocoscienza. Sulla nascita della

«Vol‘naja Filosofskaja Akademija» ci sono pareri discordanti. Secondo Ėrberg, il progetto nacque per iniziativa di Anatolij Lunačarskij, mentre in base alla più attendibile testimonianza di Ivanov-Razumnik risalente al 19 febbraio 1919, l‘iniziativa della costituzione dell‘organizzazione prese forma a Pietrogrado nel marzo-aprile 1918 per opera dello stesso Razumnik e di Blok; i rappresentanti moscoviti furono Belyj ed Evgenij Lundberg, filosofo e coredattore di «Znamja truda». Scopo della futura Accademia era quello di integrare la sezione delle scienze umanistiche dell‘Accademia Socialista di Mosca. Nella primavera del 1918 quest‘ultima formulò il progetto di istituzione dell‘Accademia Socialista delle Scienze sociali, nei cui organi direttivi confluirono gli SR, allora parte della coalizione bolscevica. Visto che il nome «Accademia» avrebbe ricordato l‘appena nata istituzione bolscevica, l‘organizzazione di Ivanov-Razumnik decise di assumere l‘appellativo di «Associazione» (Belous 2005: I, 29-40): la «Libera Associazione filosofica» divenne ufficialmente attiva a partire dal 1° novembre 1919.

Le impressioni sui primi passi mossi da «Vol‘fila» sono così descritte dal giovane

Belyj, uno dei componenti di punta:

(6)

107 С начала 1919 г. в Петербурге среди кружка писателей и философов возникла мысль основать «Академию Исканий» в области вопросов, подымаемых живой современностью, для уяснения и углубления их в свете философской идей. Идеалом «Академии» служил тип Флорентийской Академии

129

. (Leont‘ev 1993: 69)

Recentemente alcuni studiosi, gli stessi che si sono pronunciati sulla natura di

«Voskresen‘e» (Infra par. 1.3.3.1), hanno evidenziato il carattere massonico di

«Vol‘fila», sottolineando il grande interesse che il portavoce dei martinisti pietroburghesi, Grigorij Ottonovič Mëbes (1869-1930), nutrì nei confronti del progetto. Oltre a questo dato, che comunque poco ci dice sulle aspirazioni generali dell‘associazione, si è anche congetturato sulla massoneria di Belyj e sui suoi legami «occulti» con l‘antroposofia (Bračëv 2005: 222). In realtà, tali speculazioni non trovano alcun riscontro nei documenti ufficiali; anzi, come dimostra ampiamente e con grande rigore scientifico lo studioso del simposio vol‘filiano, Vladimir Belous, «Vol‘fila» non aveva niente a che fare con sette, riti d‘iniziazione e/o pratiche esoteriche. Essa aveva piuttosto come modello, stando anche alle parole dello stesso Belyj, il sodalizio dei dotti neoplatonici che a Firenze si erano fatti promotori della nascita della scienza moderna. In più, gli scopi che «Vol‘fila» perseguiva non erano affatto il frutto di menti oscure. Da una parte, i suoi membri intendevano studiare i problemi della creazione culturale «в духе социализма и философии» (nello spirito del socialismo e della filosofia) (Belous 2005: I, 41) e, dall‘altra, auspicavano a diffondere fra le masse popolari la conoscenza della filosofia così da creare una solida coscienza civile (Belous 2005:

I, 29, 41-43). «Для осуществления своих научно-академических задач» – recitava il «Проект положения о Вольной Философской Академии» (Progetto di regolamento della Libera Accademia Filosofica) – «В.Ф.А. способствует объединению деятелей в области научного, социального и художественного творчества на почве их общего стремления философски осмыслить свою работу, дает им возможность постоянно находиться в тесном общении друг

129

«Dall‘inizio del 1919 a Pietroburgo fra il circolo di scrittori e filosofi nacque l‘idea di

fondare un‘―Accademia delle Ricerche‖ nell‘ambito delle questioni sollevate dalla viva

contemporaneità, affinché esse fossero chiarite e approfondite alla luce di idee

filosofiche. L‘ideale dell‘―Accademia‖ era l‘Accademia fiorentina.»

(7)

108 с другом и содействует таким образом выяснению общих основ культурного творчества человека.»

130

(Belous 2005: I, 42).

Oltre a Ivanov-Razumnik, eletto presidente dell‘associazione, i membri del consiglio furono Blok, Ėrberg e Štejnberg. Al gruppo costitutivo si aggiunse Belyj, poi direttore della filiale a Berlino a cui si unirono Šestov e il menscevico Julij Martov (pseudonimo di Cederbaum; 1873-1923), ma anche Nadeţda Michajlovna Mering, la giovane socia dell‘OPOJAZ Aleksandra Lazarevna Veksler, lo specialista di induismo Jakov Isaakovič Gordin (Belous 2005: II, 648- 660, 661-701, 720-725), i filosofi Aleksandr Mejer e Gustav Špet (Ibidem: 14, 21, 24, 27, 30, 31, 33, 40, 47, 49, 85-87, 96-98, 195, 199, 207-209, 215, 217-221, 226, 250, 252, 254, 299, 385-388, 390, 391, 730, 732, 758); fra i frequentatori della filiale moscovita si registrò, fra le altre, la partecipazione dei vechovcy Nikolaj Berdjaev, Michail Geršenzon e Semën Frank, del filosofo Fëdor Stepun (Leont‘ev 1993: 69) e dei formalisti Boris Ėjchenbaum, Jurij Tynjanov e Boris Tomaševskij (Belous 2005: I, 801-842; Belous 2007: 386-417). Molti altri tuttavia furono i partecipanti, i relatori e i semplici frequentatori di questo variegato movimento culturale.

Il primo incontro aperto si tenne a Pietrogrado il 16 novembre 1919 e fu inaugurato con la lettura dell‘intervento di Blok ―Krušenie gumanizma‖

131

(Il crollo dell‘umanesimo), un saggio che sollevò clamorose polemiche e qualche sconcerto specie nella comunità russa dell‘emigrazione (il filosofo B. Šlecer, il critico musicale P. Suvčinskij e il critico letterario K. Močul‘skij ) (Belous 2007:

108-111). Molto vivace e dibattuta fu anche la seduta sulla cultura proletaria (―Beseda o proletarskoj kul‘ture‖, Simposio sulla cultura proletaria) che il cenacolo di Ivanov-Razumnik organizzò il 21 marzo 1920 (Belous 2005: I, 199- 246). A essa aderirono Belyj (presidente di turno), Ivanov-Razumnik, Mejer, Punin, Šklovskij, Petrov-Vodkin, Gizetti, il socialdemocratico Čertkov, l‘allieva

130

«Per la realizzazione dei propri compiti scientifico-accademici V.F.A. contribuisce all‘incontro di personalità nel campo scientifico, sociale e della creazione artistica sul fronte della loro comune aspirazione di comprendere filosoficamente il proprio lavoro, dà loro la possibilità di trovare costantemente stretti contatti gli uni con gli altri e partecipa in questo modo a chiarire le basi comuni della creazione culturale dell‘individuo.»

131

Sul saggio «Krušenie gumanizma» si veda Belous 2005: I, 80-90, Belous 2007: 95-

124.

(8)

109 del filosofo N. Losskij, Gurljand-El‘jaševa, e l‘unico rappresentante di area proletkul‘tiana, il poeta Maširov-Samobytnik.

Se, da una parte, le tesi espresse dai vol’filovcy miravano a delegittimare l‘azione del Proletkul‘t, che, secondo Belyj e il suo gruppo, considerava erroneamente l‘individuo in senso meccanicistico (Belous 2007: 190), dall‘altra Maširov- Samobytnik puntò il dito contro quella cerchia di intelligenty completamente scollata dalla realtà e dalla pratica quotidiana delle masse proletarie:

[…] удивительно […] то, что многие из интеллигенции пытаются говорить за тот же рабочий класс, за тот же пролетариат и пытаются говорить очень развязно. […] Мы все же знаем, товарищи, как только начинаем приступать к практической действительности, что люди живут в классовом обществе, что общество делится на классы, что классовая борьба имеет за собой слишком большую историческую давность.»

132

(Belous 2005: I, 246)

Per i primi due anni di vita (1919-1921) «Vol‘fila» organizzò una straordinaria quantità di conferenze e incontri che avevano come grande tema comune la crisi della cultura europea contemporanea e la cultura russa prerivoluzionaria. Fino all‘aprile del 1921, quando si dette all‘associazione una struttura più sistematica e istituzionale (Infra par. 3.2.1), si registrava l‘esistenza di singoli circoli tematici e di incontri domenicali, quelli che corrispondevano alle «открытые заседания»

(incontri aperti) (Belous 2005: II, 10), a cui poteva teoricamente partecipare chiunque. Fino al 1921, in sostanza, il gruppo dei vol’filovcy si prefigurava come una sorta di libera «коммуна мечтателей» (comune dei sognatori) (Belous 2005:

II, 10) piuttosto che una vera e propria istituzione filosofica.

Questo clima di nuovi impulsi culturali, in cui maturarono i dibattiti fra gli strati più colti e attivi della Pietrogrado della fine degli anni ‘10, si prolungò fino al maggio 1924, anno in cui «Vol‘fila» fu chiusa per una serie di motivi: la morte di Blok, l‘emigrazione a Berlino di Belyj nell‘ottobre 1921, le numerose tensioni interne, ma anche le mutate condizioni politiche contribuirono al lento esaurimento dell‘esperienza dell‘organismo «Vol‘fila» (Belous 2005: I, 350, 351).

132

«[…] È impressionante il fatto che molti dell‘intelligencija cerchino di parlare per

questa classe operaia, per questo proletariato e che cerchino di parlarne in modo molto

sfacciato […] Noi tutti sappiamo, compagni, che non appena iniziamo ad avvicinarci alla

realtà pratica, vediamo come le persone vivano in una società di classe, come una società

si divida in classi, come la lotta di classe porti con sé un‘antichità storica troppo grande.»

(9)

110 La chiusura del simposio mise fine a quello che si era confermato a tutti gli effetti uno dei centri più fecondi della vita intellettuale russa, il cui patrimonio fu ereditato poco più tardi dal Vserossijskij Sojuz Pisatelej (Unione Panrussa degli Scrittori) (Belous 2005: I, 353).

Vediamo ora quale fu l‘apporto di Pumpjanskij a questo circolo variamente rappresentato.

3.2 La partecipazione di Pumpjanskij (febbraio 1921-aprile 1922): interventi e discussioni

Il primo incontro alla «Vol‘fila» a cui partecipò Pumpjanskij fu la 69° riunione aperta del 13 febbraio 1921, in cui il critico letterario debuttò con l‘intervento

―Filosofija tragedija‖ (Filosofia della tragedia), di cui si conserva solo il piano (Nikolaev 2000: 744; Belous 2005: II, 112). Come già accennato, la quasi totalità dei saggi letti da Pumpjanskij negli incontri dell‘associazione è andata perduta.

Nel prospetto ―Filosofia della tragedia‖ viene offerta la definizione di tragedia partendo dalla concezione nietzschiana di cultura tragica; si passa poi all‘analisi della tragedia fino a Socrate, della tragedia di Euripide, della nuova tragedia, delle tragedie shakespeariane (Anglijskie tragiki), del significato filosofico dell‘azione tragica e del rapporto fra la cultura contemporanea e la tragedia (Belous 2005: II, 112). Quest‘ultimo punto testimonia il debito contratto da Pumpjanskij nei confronti dell‘idea zelinskiana di «Terzo Rinascimento», un‘idea che, come già detto nel paragrafo 1.2.3, aveva alimentato gli anni giovanili a Pietroburgo.

Nell‘ottobre 1921 Pumpjanskij lavorò a una serie di lezioni aperte dal titolo ―Opyt

sistemy nravstvennoj filosofii‖ (Esperimento di un sistema di filosofia etica), poco

più tardi trasformatosi in un circolo interno a «Vol‘fila» che lui stesso diresse. Le

lezioni rielaboravano e ampliavano gli appunti O nravstvennosti (Sul carattere

etico) scritti a Nevel‘ nel 1919 (Infra par. 2.2.1), anche se, con tutta probabilità, si

rifacevano a quei corsi riuniti sotto il titolo ―Opyt o postroenii sistemy

nravstvennosti‖ (Esperimento di costruzione di un sistema di eticità) che

(10)

111 Pumpjanskij tenne a Vitebsk e di cui testimonia la lista vergata da Sollertinskij (Micheeva 1988: 29, 36).

Il primo incontro del circolo ―Opyt sistemy nravstvennoj filosofii‖ si tenne giovedì 17 febbraio 1921 dalle 18 alle 20 (Belous 2005: II, 119) e a esso ne seguì un altro che ebbe luogo con il solito orario giovedì 10 marzo (Ibidem: 122).

L‘impegno, la costanza e l‘erudizione del filologo gli fecero guadagnare la convocazione come membro del comitato organizzativo al Primo congresso panrusso di filosofia che si tenne a Pietrogrado (Ibidem: 115; Belous 2007: 365).

Nel 1921, probabilmente il 17 aprile (Belous 2005: II, nota n. 42, 452), o comunque non più tardi della primavera dello stesso anno (Nikolaev 2000: 744), Pumpjanskij prese parte a un incontro pubblico, presentando il saggio ―O geroičeskoj morali‖ (Sulla morale eroica) (Belous 2005: II, 191, 416), un testo che probabilmente traeva spunto dalla lezione ―O geroizme‖ (Sull‘eroismo) tenuta presso l‘istituto Tenišev il 15 marzo (Micheeva 1988: 29); il 17 maggio 1921 intervenne con ―Razmyšlenija o Revizore Gogolja‖ (Riflessioni su Il revisore di Gogol‘) (Belous 2005: II, 192), un saggio che era destinato alla pubblicazione su uno dei numeri della rivista vol‘filiana «Ėpocha» (Nikolaev 2000: 744) e che prendeva le mosse da Esperimento di costruzione di una realtà relativa secondo

«Il revisore», contenuto nel terzo quaderno del periodo neveliano (Nikolaev 1992:

225; Nikolaev 1997, Infra parr. 2.2.1 e 2.2.4); domenica 22 maggio 1921 partecipò alla serata dedicata a Napoleone presso la sala dell‘associazione geografica (Nikolaev 2000: 744; Belous 2005: II, 153) (Infra par. 3.2.2).

Domenica 3 luglio 1921 relazionò nell‘incontro dal titolo ―Beseda ob antroposofii‖ (Simposio sull‘antroposofia) con un intervento ―Ob antroposofii‖

(Sull‘antroposofia) (Belous 2005: II, 156) che suscitò l‘ira e lo sdegno di Belyj (Belous 2005: II, 704, Infra par. 3.2.2); domenica 10 luglio 1921 e nel settembre dello stesso anno fu relatore nell‘incontro ―Beseda o Gëte‖ (Simposio su Göethe)

133

(Ibidem: 158, 159) a cui prese parte anche Dmitrij Dmitrevič Michajlov, critico letterario più tardi frequentatore anche del circolo

«Voskresen‘e» di Mejer (Infra par. 1.3.3.1). Il 26 novembre 1921 tenne una

133

L‘incontro si sarebbe dovuto tenere domenica 7 agosto 1921 come attesta il relativo

annuncio (Belous 2005: II, 159). Probabilmente la riunione fu spostata a settembre vista

la morte di Blok avvenuta proprio in tale data (Belous 2005: I, nota n. 368, 166).

(11)

112 lezione dal titolo ―Čistilišče i Raj‖ (Purgatorio e paradiso) (Nikolaev 2000: 744;

Belous 2005: II, 176); il 19 giugno intervenne insieme a Štejnberg e altri in una serata dedicata alla filosofia del marxismo (Nikolaev 2000: 744; Belous 2005: II, 356); probabilmente nel giugno-luglio 1921 (Nikolaev 2000: 744) partecipò a un incontro della sezione di filosofia della cultura diretta da Ivanov-Razumnik con l‘intervento ―Razmyšlenija o blaţennom Avgustine‖ (Riflessioni su S. Agostino) (Nikolaev 2000: 744; Belous 2005: II, 187) e con altri due interventi prese parte alla sezione di filosofia della creazione diretta da Konstantin Ėrberg,

―Razmyšlenija o Revizore‖ (Riflessioni su Il revisore), che rappresentava una variante di ―Razmyšlenija o Revizore Gogolja‖ (Riflessioni su Il revisore di Gogol‘) (Nikolaev 2000: 744; Belous 2005: II, 192), e ―Razmyšlenija ob architekture‖ (Riflessioni sull‘architettura) (Nikolaev 2000: 744; Belous 2005: II, 188) che, con tutta probabilità, ampliava la lezione ―Filosofskie razmyšlenija ob architekture‖ (Riflessioni filosofiche sull‘architettura) tenuta a Vitebsk il 24 settembre 1920 (Micheeva 1988: 28). Quest‘ultimo intervento dovrebbe esser stato letto nell‘inverno 1921-primavera 1922 (Nikolaev 2000: 744).

Secondo la bozza iniziale della serata in onore del centenario della nascita di Dostoevskij (novembre 1921), Pumpjanskij avrebbe dovuto leggere il saggio

―Dostoevskij i Dante‖ (Dostoevskij e Dante) (Belous 2005: I, 498), saggio che poi, in base al programma definitivo, fu sostituito con ―Dostoevskij i antičnost‘‖

(Dostoevskij e l‘antichità) (Pumpjanskij 1922; Nikolaev 2000: 743-759; Belous 2005: I, 499, 501), letto il 2 ottobre 1921 e pubblicato con una bassa tiratura l‘anno seguente (Infra par. 3.3). Non è certo se nel 1921-1922 Pumpjanskij abbia presentato al pubblico della «Vol‘fila» alcuni interventi inclusi nella lista di Sollertinskij, ovvero ―Vselenskaja cerkov‘ i Rossija‖ (La chiesa universale e la Russia), ―Razmyšlenija o russkoj revolucii‖ (Riflessioni sulla rivoluzione russa) e

―O sovremennoj sostojanii Evropy v osveščenii novych socialističeskich teorij‖

(Sulla condizione contemporanea dell‘Europa alla luce delle nuove teorie socialiste) (Micheeva 1988: 36; Nikolaev 2000: 744), di cui fra l‘altro aveva accennato in una lettera del 1926 a Kagan (Kagan 1992: 74).

nel marzo 1922 tenne la lezione ―Ob antisemitizme‖ (Sull‘antisemitismo)

nell‘incontro ―Razmyšlenie ob antisemitizme‖ (Riflessione sull‘antisemitismo); il

(12)

113 contributo gli attrasse le inimicizie e le critiche di molti vol’filovcy fra cui Mejer e Tubjanskij (Evrejskij vestnik 1922; Belous 2005: II, 389) (Infra par. 3.2.3). Per l‘anniversario della morte di Puškin lesse ―O klassicizme Puškina‖ (Sul classicismo di Puškin) (Belous 2005: II, 390) che più tardi costituì materiale per un ulteriore studio sull‘autore dell‘Onegin, ovvero il ―Prospekt issledovanija

«Puškin i restavracija klassicizma»‖ (Prospetto di studio «Puškin e la restaurazione del classicismo», Pumpjanskij 2000s), ma che, molto probabilmente, confluì in parte nel saggio incompiuto K istorii russkogo klassicizma, 1923-1924

134

(Per una storia del classicismo russo (Infra cap. 4).

Successivamente il 2 aprile lesse il tanto vituperato ―O umstvennom i nravstvennom sostojanii Rossii‖ (Sulla condizione etica e intellettuale della Russia) (Nikolaev 2000: 18, 19; Nikolaev 2000: 745; Belous 1994: 156, 157;

Belous 2005: II, 359) che lo portò allo scontro diretto con Štejnberg (Nikolaev 2000: 745, 746) (Infra par. 3.2.3) e alla fine del sodalizio con l‘associazione.

Per comprendere a pieno il contributo di Pumpjanskij alla «Vol‘fila» passiamo ora alla ricostruzione delle accese dispute che si consumarono fra il giovane critico e alcuni soci.

3.2.1 Intorno alla polemica sulla riorganizzazione dell‘attività di «Vol‘fila»

Il 4 e il 7 aprile 1921 ebbero luogo rispettivamente la prima e la seconda riunione sulla riorganizzazione dell‘attività interna di «Vol‘fila». Per i primi due anni di vita, infatti, presi dall‘entusiasmo socialista-rivoluzionario, i fondatori dell‘associazione si preoccuparono più di gettare velocemente le basi del proprio lavoro che non di dare al gruppo un organico disegno istituzionale e progettuale, un disegno che avrebbe permesso alla stessa «Vol‘fila» di essere riconosciuta come punto di riferimento per la nascita e lo sviluppo di una coscienza civile. Il dibattito sul riassetto generale non fu privo di scontri. C‘era chi, come Ėrberg,

134

Nel saggio viene dedicato ampio spazio alla trattazione della poetica di Derţavin, la

cui opera ritorna al centro dell‘analisi nel capitolo Sentimentalizm (Il sentimentalismo)

pubblicato nell‘edizione accademica dell‘Istorija russkoj literatury (Storia della

letteratura russa) del 1941-1947 (Pumpjanskij 1947).

(13)

114 sosteneva in modo idealista che «Vol‘fila» dovesse essere aperta a chiunque lo desiderasse, senza porre alcun limite, e chi, invece, come Štejnberg, poneva questioni concrete in maniera più pragmatica (Belous 2005: II, 131). Purtroppo la mancanza di dati non ci permette di stabilire cosa intendesse esattamente Štejnberg. Tutte le problematiche interne furono risolte dichiarando l‘autonomia di otto collettivi o sezioni (filosofia dell‘arte, storia della filosofia, cultura spirituale, filosofia pura, filosofia della cultura, letteratura, filosofia delle scienze sociali e filosofia delle scienze esatte) che vennero istituti in seguito a un fervido dibattito. Ciascun collettivo avrebbe organizzato incontri con cadenza settimanale e si sarebbe riunito in una sessione plenaria tutti i lunedì (Belous 2005: II, 137- 140). Gli interventi proposti continuarono ad abbracciare un ampio spettro tematico – essi spaziavano da Platone a Vl. Solov‘ëv, da Göethe a Shakespeare, da Puškin a Tjutčev, da Dostoevskij a Tolstoj –, ma seguivano adesso un ordine più preciso e programmato.

Ai lavori della seconda riunione tenutasi il 7 aprile 1921 presero parte, fra gli altri, Ivanov-Razumnik, Belyj, Štejnberg, Ėrberg e Pumpjanskij. Fino ad allora, secondo la sua stessa testimonianza, Pumpjanskij aveva condotto un corso sulla naturphilosophie che in base al nuovo riassetto sarebbe stato cancellato. Fu così che il critico di Vil‘na manifestò apertamente le sue perplessità e cercò di mantenere attive le lezioni che aveva istituito:

Иванов-Разумник. Я предлагаю решить вопрос. Последний раз ставлю вопрос. Будут возражения или нет?

Пумпянский. Я ничего не имею против. В каком положении буду я и любой кружок по отношению к новой конструкции. Я веду длинный курс – натурфилософии. В системе моего чтения нет, а доклад есть. Нужно…

Штейнберг. Negatives kompetens streit. Ваше опасение могло быть только тогда реальным, если бы наши 8 отделов не хотели бы принять ваше (sic!) дело. Я думаю, что даже 2 отдела будут спорить.

Пумпянский. Я бы хотел читать 2 раза в неделю и помногу часов.

Разумник Васильевич. У нас отделы пересекаются. Если у вас (sic!) столь интересно, то у вас (sic!) много материалов.

Эрберг. Материалы встречаются сейчас ежедневно.

[…]

Пумпянский. Опять беспокоится о существовании своего кружка. И через 10

минут кружок снова будет существовать <?>

(14)

115 Эрберг. Без 5-ти минут 9 часов. С этой минуты утверждаем отделы

135

.

(Belous 2005: II, 133)

Dal 7 aprile in poi il gruppo di studi tenuto da Pumpjanskij fu abolito senza suscitare, come abbiamo visto, particolare scalpore, anzi, nella breve discussione con Štejnberg, Ėrberg e Ivanov-Razumnik le preoccupazioni di Pumpjanskij riscossero la quasi indifferenza da parte dei suoi interlocutori. Nonostante tutto, il filologo continuò a intervenire e a partecipare attivamente agli incontri aperti al pubblico, benché i problemi e i dissapori che avrebbero decretato la fine della sua collaborazione sarebbero emersi di lì a poco.

3.2.2 La polemica con Andrej Belyj (maggio-luglio 1921)

I primi attriti con uno dei soci più importanti di «Vol‘fila», il poeta Belyj, si crearono il 22 maggio 1921 in occasione della serata dedicata a Napoleone a cui Pumpjanskij partecipò con il saggio ―Napoleon‖. Come documenta il resoconto dell‘attività di «Vol‘fila» negli anni 1920-1921, l‘incontro aveva lo scopo di chiarire il problema della personalità nella storia (Belous 2005: II, 185). Unica testimonianza che abbiamo della discussione successiva alla lettura degli interventi appartiene allo storico del simbolismo e allora giovanissimo uditore di

«Vol‘fila», Dmitrij Evgen‘evič Maksimov (1904-1987). Maksimov ricordò il duro intervento di Belyj contro Pumpjanskij e affermò che il poeta simbolista aveva animatamente confutato le conclusioni del critico di Vil‘na «о том, что Наполеон

135

«Ivanov-Razumnik: Propongo di prendere una decisione. È l‘ultima volta che ripeto la domanda. Ci sono obiezioni? Pumpjanskij: Io non ho niente in contrario. In quali condizioni mi troverò io e i singoli circoli in relazione alla nuova riorganizzazione. Sto conducendo un lungo corso di naturfilosofia. Nel sistema non compaiono le mie lezioni, mentre c‘è il mio intervento. Ce n‘è bisogno… Štejnberg: Negatives kompetens streit. La Vostra preoccupazione poteva essere fondata solo se le nostre 8 sezioni non avessero accettato la Vostra questione. Credo che persino due sezioni entreranno in conflitto.

Pumpjanskij: Io vorrei tenere le mie lezioni due volte a settimana per alcune ore.

Razumnik-Vasil‘evič: Abbiamo incastonato le nostre sezioni. Se da Voi è così

interessante, significa che avete tanto materiale. Ėrberg: I materiali ora si incontrano

quotidianamente. […] Pumpjanskij. Di nuovo si preoccupa sulla questione che riguarda

l‘esistenza del suo circolo. Fra 10 minuti il circolo esisterà di nuovo <?> Ėrberg: sono le

8.55. D‘ora in poi confermiamo le sezioni.»

(15)

116 есть ―завершение истории‖»

136

; Maksimov poi aggiunse: «Говорил он [Белый], между прочим, о необходимости разделять политику и историю, а также о примирении красоты и труда, которые в будущем должны быть объединены общим творческим ритмом»

137

(Belous 2005: II, 703).

Qualche mese più tardi, il 3 luglio, quando fu organizzata la serata ―Beseda ob antroposofii‖, Pumpjanskij lesse un altro intervento, ―Ob antroposofii‖, un saggio che evidentemente intendeva interloquire con le idee filosofiche di Belyj. A tale incontro, però, Belyj aveva rifiutato di partecipare e così spiegò le sue ragioni al sodale Ivanov-Razumnik in una lettera inviatagli alla fine di giugno:

Очень меня смущает Пумпянский: воскресенье не могу быть, а между тем степень его безграмотности в вопросах антропософии только равна со степенью его нахальства; воображаю, что за чушь он будет пороть. Если бы я знал степень его безграмотности, никогда не согласился бы оппонировать ему <…>; да и притом: не для того я в «Вольфиле» прочел 2 курса, вводящих в проблемы антропософии, чтобы в той же «Вольфиле» опять и опять и опять и опять начинать «ab ovo»: антропософия де не есть чепуха; Пумпянский прямо заявляет, что чепуха. Ну, а коли так, то пусть о чепухе антропософской с Пумпянским разговаривают сторонники такого взгляда; не петушиные бои я не охоч <…>; так на тех же основаниях считаю невозможным пересекаться с противником, который, не прочтя ничего на эти темы, не будучи знаком с литературой, непременно лезет в бой: жаль, что, предварительно не осведомившись со степенью его ―знания‖ на эти темы, я согласился на Ваше предложение выступить оппонентом

138

. (Belous 2005: II, 704)

136

«sul fatto che Napoleone rappresenti ―la compiutezza della storia‖»

137

«[Belyj], fra l‘altro, parlò della necessità di dividere la politica e la storia, ma anche della riconciliazione di bellezza e lavoro che in futuro avrebbero dovuto essere uniti da un comune ritmo creativo.»

138

«Mi irrita molto Pumpjanskij: domenica non potrò esserci. Peraltro il suo livello di

analfabetismo sulle questioni di antroposofia è equiparabile a quello della sua

sfacciataggine; immagino che dirà scemenze. Se avessi conosciuto il suo livello di

analfabetismo, non avrei mai dato il consenso a fargli da opponente <…>; e inoltre: non

ho tenuto in «Vol’fila» due corsi che introducessero ai problemi dell‘antroposofia per

iniziarvi «ab ovo» ancora e ancora e ancora e ancora: l‘ antroposofia non è una

stupidaggine. Pumpjanskij ha dichiarato direttamente che lo è. Beh, se così fosse, allora

che sulle idiozie antroposofiche parlino con Pumpjanskij i sostenitori di tale parere; io

non mi diletto con i combattimenti di galli [Belyj si riferisce ironicamente ai

combattimenti di galli istituiti nell‘antica Grecia ai tempi di Temistocle per celebrare la

sua vittoria contro i Persiani. Il poeta vuol dire che con certi personaggi non intende

perder tempo.] <…> e dunque su queste basi ritengo impossibile incontrarsi con un

avversario che, [pur] non avendo letto niente su questi temi, [pur] non essendo a

conoscenza della [relativa] letteratura, entri immancabilmente in conflitto. È un peccato

che io abbia accondisceso alla Vostra richiesta di fargli da opponente senza essermi

informato prima sul livello della sua ―conoscenza‖ in merito a queste tematiche.»

(16)

117 Curiosamente, il giorno prima dell‘incontro sull‘antroposofia (il 2 luglio), Pumpjanskij indirizzò a Belyj una lettera molto accorata:

Столярный пер. 12, кв. 19.

2 июля 1921 г.

Многоуважаемый Борис Николаевич,

мне показалось, что Вам тяжело, что у Вас трудная минута в жизни. Я очень не хочу быть навязчив, но не боюсь сказать, что в Викторе Робертовиче и во мне Вы всегда найдете людей преданных Вам всей душой и от всего сердца желающих, чтобы Вам было хорошо. Ничем особенно веселым мы поделиться не можем, но если Вы к нам заглянули бы, мы были бы очень рады, и Вы без труда увидели бы, что мы искренны

139

. (Belous 2005: II, 704)

Il 3 luglio, dopo la discussione dell‘intervento, Pumpjanskij scrisse nuovamente al poeta simbolista, comunicandogli l‘insoddisfazione suscitata dal dibattito:

3 июля.

Доклад об антропософии прошел не так, как я хотел, – меня никто не понял (или почти никто). Вам, вероятно, перескажут так, что я представляюсь Вам недругом, противником. – Загляните к нам! Разве так важны различия с мнением? Разве так непобедимо расхождение, им вызываемое? Есть о чем говорить и кроме антропософии – будем говорить о Платоне, о Цезаре, о том, о чем Вы хотите великом, что связывает людей. Расскажите нам о Ваших литературных планах, почитайте новые стихи.

Я, наверно, говорю глупости, но все равно, лишь бы Вы почувствовали то нечто более важное, чем мнение, <что> живет в нашем сердце относительно Вас: горячая, доброжелательная, и б<ыть> м<ожет> бóльшая, чем Вам кажется, близость. Уважающий Вас и преданный

Л. Пумпянский

140

. (Belous 2005: II, 705)

139

«Egregio Boris Nikolaevič, mi è sembrato che stiate accusando la difficoltà di questo momento difficile nella Vostra vita. Non voglio assolutamente essere inopportuno, ma non temo nel dirVi che sia in me che in Viktor Robertovič troverete sempre delle persone a Voi devote con tutta l‘anima e desiderose di cuore che stiate bene. Non possiamo condividere niente di particolarmente felice, ma se Voi faceste un salto da noi, ne saremmo davvero lieti e Voi vedreste senza difficoltà la nostra sincerità.». Non siamo riusciti a capire a chi si riferisse Pumpjanskij quando accenna a Viktor Robertovič.

140

«3 luglio. L‘intervento sull‘antroposofia non è andato così come volevo: non mi ha capito nessuno (o quasi nessuno). Probabilmente Vi racconteranno che Vi sono nemico, rivale. Fate un salto da noi! Sono forse così importanti le diversità di pensiero? Sono forse così invincibili le divergenze da esse suscitate? C‘è qualcosa di cui parlare e, tranne l‘antroposofia, possiamo discutere di Platone, Cesare, di qualsiasi cosa di grande, di qualsiasi cosa che lega le persone. Raccontateci dei Vostri progetti letterari, leggete nuovi versi. Io, forse, dico stupidaggini, ma nonostante tutto, solo Voi sentireste quel qualcosa di più importante del pensiero che vive nel nostro cuore in relazione a Voi: una viva e cordiale affinità, forse più grande di quanto Vi sembri. Con stima e rispetto, L.

Pumpjanskij.»

(17)

118 Può darsi che tali missive siano riuscite a placare gli animi e fossero mirate a riequilibrare i rapporti, visto che Belyj testimonia di essere intervenuto il 24 luglio durante una riunione sul tema ―Estestvoznanie Gëte‖ (Le scienze naturali di Göethe) in favore di quanto sostenuto da Pumpjanskij, il quale nello stesso incontro fu opponente ufficiale di D.D. Michajlov (Belous 2005: II, 158, n. 8, 705).

Altra lettera che attesta il riavvicinamento fra i due partecipanti di «Vol‘fila» fu spedita da Pumpjanskij a Belyj il 6 ottobre 1921:

Многоуважаемый Борис Николаевич,

Возможно, что у меня не будет возможности посетить Ваши «Воспоминания»

в субботу и лекцию в воскресенье, следственно, не придется, быть может, видеть Вас до Вашего отъезда и проститься с Вами. – Позволите письменно выразить Вам – на прощанье – живейшую радость о счастливом в Вашей жизни событии; что больше труды ожидают Вас и что много еще книг, равных «Петербург» (т.е. бессмертных), Россия будет связывать с Вашим именем. – Кстати, я обдумываю работу о «Петербурге» – как жаль мне, что Вас не будет при чтении ее!

Будьте счастливы и да хранит Вас Бог!

Уважающий Вас глубоко; от сердца преданный Л. Пумпянский

6 октября 1921 г.

141

(Belous 2005: II, 705, 706)

Belyj partì per la Germania il 20 ottobre 1921. Dopo di allora non sono state rinvenute altre testimonianze dirette che certifichino ulteriori contatti fra il critico di Vil‘na e il rappresentante di «Vol‘fila». Unica ulteriore traccia che ricorda i dissapori fra Belyj e Pumpjanskij è la lettera che Ivanov-Razumnik inviò il 7 dicembre 1923 all‘amico emigrato. La missiva attesta, alla luce di quanto accaduto due anni prima, il giubilo di Ivanov-Razumnik di fronte al volontario allontanamento (o espulsione) di Pumpjanskij (Infra parr. 3.2.4 e 3.2.6):

141

«Egregio Boris Nikolaevič, è probabile che non avrò la possibilità di frequentare le Vostre «Memorie» sabato e [neppure] la lezione di domenica, quindi forse non ci sarà modo di vederVi fino alla Vostra partenza e congedarmi con Voi. Prima di salutarVi permettetemi di esprimerVi per iscritto la più viva gioia per un tale evento nella Vostra vita; che vi aspettino più lavori e che molti libri ancora, pari a Pietroburgo (quindi [libri]

immortali), leghino la Russia al Vostro nome. A proposito, rifletto sul lavoro su

Pietroburgo: come mi duole la Vostra assenza alla sua lettura! Sia felice e che Dio Vi

protegga! Con profonda stima e sincero rispetto, L. Pumpjanskij. 6 ottobre 1921.»

(18)

119 С треском вылетел Л.В. Пумпянский, после большого скандала на заседании;

этому я тоже был рад, так как он, хотя и тонкий, и кружевной, но очень противный в самой своей сути, православный иезуит из еврейских выкрестов

142

. (Belous 2005: II, 709)

Lo scontro fra Belyj e Pumpjanskij fece emergere evidentemente le sostanziali differenze di idee che coesistevano all‘interno di «Vol‘fila» e mise a dura prova i vertici dell‘associazione ora di fronte a una concreta, seppur isolata, opposizione interna.

3.2.3 Lo scontro con Aleksandr Mejer e Michail Tubjanskij (fine marzo 1922)

Un‘altra aspra polemica che Pumpjanskij dovette affrontare con i vol’filovcy ebbe luogo alla fine del marzo 1922 in occasione dell‘incontro ―Razmyšlenie ob antisemitizme‖ (Riflessione sull‘antisemitismo), dove lesse l‘intervento ―Ob antisemitizme‖ (Sull‘antisemitismo). Il contributo in questione si tenne alla vigilia della rottura con «Vol‘fila» (Infra par. 3.2.4) e costituì, con tutta probabilità, una delle cause scatenanti che decretò il volontario allontamento o l‘espulsione dal simposio di Ivanov-Razumnik (Infra par. 3.2.6).

L‘unica traccia che abbiamo della discussione che seguì ad ―Ob antisemitizme‖ è l‘articolo Lekcija ob antisemitizme (Lezione sull’ antisemitismo), uscito sul n. 2 del maggio-giugno 1922 della rivista «Evrejskij vestnik» (Il messaggero ebraico).

In esso l‘autore (o gli autori, visto che non ne viene indicato il nome) ricostruisce tendenziosamente i contenuti del testo letto da Pumpjanskij. Questi avrebbe sostenuto che la filosofia ebraica, per quanto giocasse un ruolo fondamentale nell‘Europa contemporanea, non tentava di comprendere le ragioni della crisi dei popoli europei. Pumpjanskij avrebbe poi trattato la questione dell‘antisemitismo e ne avrebbe riconosciuto l‘«историческая правота» (ragione storica); il critico avrebbe concluso che l‘ebraismo non appartiene al genere umano, perché, a

142

«Dopo il grande scandalo della riunione, L.V. Pumpjanskij se n‘è andato con scalpore.

Ne sono stato felice, visto che, nonostante fosse raffinato e forbito, era anche molto

ripugnante nella sua stessa essenza, [è] un gesuita ortodosso convertitosi al cristianesimo

dall‘ebraismo.»

(19)

120 differenza della cultura mitopoietica greca ed europea in generale, non contempla l‘esistenza del mito (Evrejskij vestnik 1922).

Non ci soprende rilevare che la lettura del testo di Pumpjanskij suscitò immediatamente lo sdegno dei presenti, fra cui quello di Aleksandr Mejer, dell‘indologo Michail Izrailevič Tubjanskij (1893-1943), negli anni ‘20 membro della nuova cerchia di Bachtin, e dello studioso della cultura ebraica Semën Lazarevič Cinberg (1873-1939). Considerando inaccettabile la tesi della «ragione storica» dell‘antisemitismo, Mejer si era nettamente rifiutato di avere a che fare con un personaggio come Pumpjanskij. Cinberg, da parte sua, aveva confutato la struttura dell‘intervento, perché estremamente schematica e poco fondata, vista la mancanza di analisi di termini basilari come «миф» (mito) e «историчность»

(storicità). «Доклад Л.В. Пумпянского,» – concludeva l‘autore dell‘articolo di

«Evrejskij vestnik» – «парадоксальный и неубедительный, вызвал в общем горячие прения.»

143

(Evrejskij vestnik 1922).

La cronaca riportata dal giornale risulta, dal nostro punto di vista, eccessivamente faziosa, non solo perché omette le probabile repliche di Pumpjanskij, ma perché distoglie l‘attenzione da un aspetto altrimenti centrale: il rapporto fra storia e mito, due elementi che secondo Pumpjanskij sono indispensabili per determinare scientificamente – e spesso anche in modo assai normativo – la validità di un oggetto di studio. Certo, il campo che il critico aveva scelto – l‘ebraismo e il suo ruolo nella storia – avrebbe facilmente provocato accesissime discussioni e si profilava senza ombra di dubbio molto delicato e scivoloso; era pressoché inevitabile, pertanto, la collera dei partecipanti di origine ebraica di «Vol‘fila».

Dopo la seppur parziale frattura con Belyj, si verificava ora un‘altra dura polemica con Mejer e Tubjanskij, una polemica che metteva a repentaglio i già fragili equilibri mantenuti da Pumpjanskij all‘interno di «Vol‘fila». Lo strappo finale sarebbe arrivato di lì a poco, il 2 aprile 1922, giorno in cui fu sancita la rottura decisiva fra Pumpjanskij e il cenacolo di Ivanov-Razumnik.

143

«L‘intervento di Pumpjanskij, paradossale e affatto convincente, ha suscitato in

generale accese discussioni.»

(20)

121 3.2.4 La polemica con Aaron Štejnberg e la fine del sodalizio con «Vol‘fila» (2 aprile 1922)

Il saggio che decretò la fine della collaborazione di Pumpjanskij alla «Vol‘fila» fu

―O nravstvennom i umstvennom sostojanii sovremennoj Rossii‖ (Sulla condizione etica e intellettuale della Russia contemporanea), letto lunedì 2 aprile 1922 e di cui si conserva solo il piano (Belous 1994: 156-157, ripubblicato in Belous 2005:

II, 718, 719). L‘intervento in questione prendeva le distanze da chi considerava la contemporaneità oggetto di disamina scientifica: essa, infatti, secondo le parole di Pumpjanskij, può essere analizzata e indagata solo dagli storici e non dai contemporanei, che sono privi di una conoscenza critica. Essendo diretto protagonista degli avvenimenti della storia, il contemporaneo, infatti, è incapace di guardare obiettivamente a ciò che sta succedendo; al massimo, secondo Pumpjanskij, egli può «profetizzare» l‘immediato futuro, può prevederne i risvolti, ma deve essere consapevole della non-scientificità dei suoi presagi (Belous 2005: II, 719).

Tali tesi furono percepite come un‘approvazione della neutralità dell‘individuo contemporaneo di fronte al verificarsi degli eventi politici; esse erano ovviamente insostenibili per i membri di «Vol‘fila», che invece credevano in un‘azione concreta da parte delle masse, ora spinte dal risveglio della propria coscienza civile.

Le uniche due testimonianze che abbiamo sull‘incontro del 2 aprile 1922 appartengono a due dei segretari di «Vol‘fila»: Dmitrij Michajlovič Pines

144

(1891-1937) e il già citato Aaron Zacharovič Štejnberg.

In una lettera a Ivanov-Razumnik del 7 aprile 1922 Pines affermava:

И заодно еще ―Размышления о – Пумпянскому‖. Точнее, не о нем, а о нас, о Вольфиле. У меня еще не исчезло чувство неловкости от понедельника, и все как-то развязываю узелки и чем дальше развязываю, тем больше они запутываются. Конечно, нет вопроса об ―оценке‖ П<умпянского>. И не задаюсь вопросом: ―имел ли право Ар<он> [sic!] Зах<арович>?‖ Вопрос другой: ―имела ли право Вольфила?‖ – И тут сомнения: ―право‖ имеет только

―я‖. А Вольфила все же не ―я‖, а ―мы‖. А ―мы‖ никогда не имеют права. – Если Вольфила будет говорить так, как А<рон> [sic!] Зах<арович>, то –

144

Su di lui si veda più nel dettaglio Belous 1998 e Gagen-Torn 1990: 91-93.

(21)

122 действительно – она становится орденом, законом, и тогда надо будет говорить: ―Во имя Закона‖. Еще раз: в Вольфиле можно (б<ыть> м<ожет>

даже нужно, должно) так говорить, но Вольфила (как целое, как я) не может так говорить. […] Вольфила же […] не личность, а перекресток. […] Все это не столько ―в защиту‖ Пумп<янского>, сколько для того, чтобы осознать, разобраться в Вольфильском. […]

145

(Belous 2005: II, 712, 713).

Pines parla dunque di un‘accesa disputa avvenuta il lunedì precedente alla sua missiva, disputa che coinciderebbe con la data dell‘intervento del nostro, e cita i nomi di Štejnberg e Pumpjanskij come protagonisti principali del dibattito.

Vediamo ora cosa ricorda Štejnberg.

Nei suoi diari il segretario vol‘filiano scrive che durante una riunione del consiglio dell‘associazione, quella che secondo la testimonianza di Pines ebbe luogo il 2 aprile 1922, uno dei membri più giovani

146

si rivolse al suo co-relatore, di cui viene ignorato il nome, ma che Belous identifica con Pumpjanskij (Belous 2005):

―Не думаете ли вы [sic!], что, забиваясь в угол формализма, вы обеспечиваете себе политическое спокойствие, создаете видимость нейтральности? Вас интересуют идеи вообще, и поэтому вы [sic!] не можете говорить и проявлять в литературной критике положительного и отрицательного отношения к реальной политической жизни в России‖. На что представители формальной школы ответили: ―Если это упрек, то мы упрек возвращаем, потому что вы заняли неопределенную позицию. С одной стороны, вы [sic!] не выступаете активно против существующего строя, а, с другой стороны, не защищая этого строя, все-таки создаете для себя ореол мученичества. Вы находитесь в

145

«Ed ecco ancora una volta le ―Riflessioni su Pumpjanskij‖. Più precisamente, non su di lui, ma su di noi, su Vol‘fila. Da lunedì non mi è ancora andato via l‘imbarazzo, e ancora continuo a sciogliere in qualche modo i nodi, e più cerco di scioglierli e più questi si intrecciano. Ovviamente non c‘è alcuna questione sulla ―valutazione‖ di Pumpjanskij.

Io non mi pongo la domanda ―Aveva ragione Aaron Zacharovič?‖ La domanda è un‘altra: ―Aveva ragione Vol‘fila?‖. E qui i dubbi: la ―ragione‖ ha soltanto un ―io‖, ma con Vol‘fila non si parla di ―io‖, bensì di ―noi‖. E il ―noi‖ non ha mai ragione. Se Vol‘fila intende parlare in questo modo, come Aron [sic!] Zacharovič, allora diventerà di certo un ordine, una legge, e occorrerà dire ―In nome della Legge‖. Ancora una volta: nella Vol‘fila si può (forse ce n‘è perfino bisogno, si deve) parlare così, ma Vol‘fila (come un tutt‘uno, come io) non può parlare così. Vol‘fila […] non rappresenta una personalità, ma un incrocio [di tante personalità]. […] E questo non tanto per ―difendere‖ Pumpjanskij, quanto per rendersi conto, per chiarirci al nostro interno.» Stando a queste affermazioni, Pines stigmatizzava le posizioni egocentriche e la vis polemica di Štejnberg nella disputa contro Pumpjanskij e si preoccupava delle sorti del gruppo: Pines vedeva infatti minato il principio della libera espressione e temeva che «Vol‘fila» diventasse sempre meno tollerante nei confronti di chi, come Pumpjanskij, dissentiva apertamente.

146

Nei diari non compare il nome del giovane partecipante, ma lo studioso Belous

sostiene che si tratti dello stesso Štejnberg (Belous 2005).

(22)

123 оппозиции, но в такой, которая никому не опасна, и поэтому вас терпят‖.

―Нас терпят, потому что мы нейтральны – в этом было нечто сильно нас задевшее […]‖

147

(Štejnberg 1981: 92)

La testimonianza di Štejnberg risulta alquanto confusa, in primo luogo perché non ci sono notizie sulle relazioni del gruppo di Ėjchenbaum al consiglio di

«Vol‘fila», in secondo luogo perché Pumpjanskij non era affatto un formalista, come invece risulterebbe dall‘identificazione di Belous. Che Pumpjanskij fosse l‘interlocutore di Štejnberg è tuttavia assai probabile, non solo perché dimostrato dalla testimonianza di Pines, ma anche per la compatibilità del prospetto pervenutoci dell‘intervento del nostro con le reazioni di Štejnberg.

Confrontando le dichiarazioni dei due segretari, risulta quindi verosimile che entrambi si riferiscano all‘incontro del 2 aprile 1922.

Se consideriamo poi che Štejnberg, secondo le ricostruzioni giunte fino a noi (Belous 2005; Belous 2005a), non è mai intervenuto con tanto vigore nelle discussioni all‘interno di «Vol‘fila», è chiaro che la disputa in questione è stata determinante per l‘allontanamento – volontario o coatto – di Pumpjanskij dal gruppo (Infra par. 3.2.6).

Fu proprio quell‘evento del 2 aprile 1922 a creare uno dei motivi letterari per il poema satirico di Konstantin Ėrberg, Vol’fila, un poema che a noi interessa particolarmente perché uno dei suoi personaggi è proprio Pumpjanskij.

147

«―Non credete che nascondendovi nell‘angolo del formalismo Vi stiate assicurando una quiete politica e stiate costruendo una parvenza di neutralità? A Voi interessano le idee in generale, dunque non avete la possibilità di parlare e di trovare nella critica letteraria il rapporto positivo e negativo con la reale vita politica della Russia‖. A questo risposero i rappresentanti del metodo formale: ―Se si tratta di un‘accusa, la rispediamo al mittente, perché Voi non avete assunto una posizione precisa. Da una parte, non Vi state esprimendo esplicitamente contro uno schieramento esistente e, dall‘altra, prendendo le distanze da questo schieramento, Vi state in qualche modo costruendo un‘aureola da martire. Voi vi trovate all‘opposizione, ma a un‘opposizione che non è pericolosa per nessuno, ed è per questo che Vi sopportano‖. ―Ci sopportano perché siamo neutrali!

Questa è un‘affermazione che ci offende fortemente […]»

(23)

124 3.2.5 Il poema Vol’fila di Konstantin Ėrberg

Dopo aver ottenuto popolarità letteraria nei circoli simbolisti dell‘intelligencija prerivoluzionaria di Pietrogrado, Konstantin Ėrberg contribuì indirettamente alla nascita delle riviste «Iskusstvo» (Arte) e «Zolotoe runo» (Il vello d‘oro) e alla raccolta degli «anarchici mistici» «Fakely» (Fiaccole). All‘interno di

«Vol‘fila» egli fu responsabile della Sezione di filosofia e diresse il circolo interno «Filosofija tvorčestva» (Filosofia della creazione) (Belous 1994: 101), dove lesse molteplici saggi. Il suo poema Vol’fila, scritto nel novembre 1922, ma pubblicato per la prima volta nel 1995 insieme ad altri materiali tratti dai suoi Tetradi vospominanij (Quaderni delle memorie) (Belous 1995: 106, 107), presenta in modo ironico e scherzoso una carrellata di molti dei personaggi che presero parte agli incontri dell‘associazione. Fra di essi troviamo citato Lev Pumpjanskij, definito dal vol’filovec «многозвонный»:

Вот Пумпянский многозвонный, Вот Демчинский

148

вибрионный, Вот Сорокин Питириша

149

– Все они в Вольфиле быша.

Были тут во всей красе, Были, да вот – вышли все

150

. (Ėrberg 1995: 109)

È proprio l‘analisi dell‘aggettivo «многозвонный» che, a nostro avviso, dà una chiara idea dell‘atteggiamento generale dei membri vol‘filiani nei confronti di Pumpjanskij.

148

Boris Nikolaevič Demčinskij (1877-1942) fu biologo e pubblicista. Partecipò agli incontri del 24 ottobre e il 13 novembre 1921 dedicati a Dostoevskij (Belous 2005: I, 733, 760, 788-790, 794, 796). Dopo l‘accesa discussione del 13 novembre 1921 con Ivanov- Razumnik sul rapporto fra Leont‘ev e Dostoevskij non fece più ritorno alle riunioni (Belous 2005: I, 750-800, in particolare 788-790).

149

Pitirim Aleksandrovič Sorokin (1889-1968) fu sociologo e professore dell‘Università di Pietroburgo (Belous 2005: I, n. 4, 156, 157). Il 13 ottobre 1921 partecipò come relatore alla conferenza dal titolo ―Dostoevskij kak sociolog‖ (Dostoevskij come sociologo) e discusse animatamente con Aaron Štejnberg, il quale definì l‘intervento di Sorokin

«paradossale» (Belous 2005: I, 632-635).

150

«Ecco Pumpjanskij il ciarlatano, / E Demčinskij il nervosetto, / Poi Sorokin lo

scolaretto. / In Vol‘fila c‘eran tutti, / Lì poi c‘eran belli e brutti. / Ma alla fine son

sloggiati.»

Riferimenti

Documenti correlati

In particolare si è assistito ad un aumento della produzione da fonti rinnovabili e, di conseguenza, alla transizione da un sistema di generazione dell’energia elettrica

Pensato come riflessione critica sul ruolo che le donne hanno avuto nel processo di costruzione dell’Italia unita come soggetti attivi e come proiezioni dell’immaginario collettivo,

17.5 ` e possibile variare facilmente la frequenza del segnale generato, anche di alcuni M Hz, ad esempio utilizzando per C 3 un condensatore variabile meccanico oppure un

17.5 ` e possibile variare facilmente la frequenza del segnale generato, anche di alcuni M Hz, ad esempio utilizzando per C 3 un condensatore variabile meccanico oppure un

17.5 ` e possibile variare facilmente la frequenza del segnale generato, anche di alcuni M Hz, ad esempio utilizzando per C 3 un condensatore variabile meccanico oppure un

17.5 ` e possibile variare facilmente la frequenza del segnale generato, anche di alcuni M Hz, ad esempio utilizzando per C 3 un condensatore variabile meccanico oppure un

17.5 ` e possibile variare facilmente la frequenza del segnale generato, anche di alcuni M Hz, ad esempio utilizzando per C 3 un condensatore variabile meccanico oppure un

Una rete a sostegno dei più deboli - a cura di Cesvot Saranno presenti: Patrizio Petrucci (Presidente Cesvot), Lucia Franchini (Difensore Civico della Regione Toscana),