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in Enciclopedia Universale dell’Arte, 1963)

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(1)

I

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II

(3)

III

Il restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento dell'opera d'arte, nella sua consistenza fisica e nella sua duplice polarità estetica e storica,

in vista della sua trasmissione al futuro.

(Cesare Brandi,

in Enciclopedia Universale dell’Arte, 1963)

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IV

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V

INDICE

INTRODUZIONE ... 1

PARTE PRIMA - Analisi Storica ... 3

0. Sintesi sviluppo storico ... 3

1. Inquadramento storico, territoriale e urbano ... 7

1.1. Le origini del sobborgo di Santa Lucia e del borgo del Ponte ... 7

1.2. Le vie di comunicazione ... 9

1.2.1. La via Francigena-Romea ... 9

1.2.2. Il ponte vecchio ... 10

1.3. L’età medievale ... 12

1.3.1. Trasformazioni e sviluppo del borgo al tempo di Alberico I Malaspina 16 1.3.2. La chiesa del Ponte ... 19

1.4. Località: il Colle ... 23

1.4.1. Il sobborgo del Colle: contesto ambientale e testimonianze iconografiche 24 1.4.2. Tradizioni e racconti ... 28

1.5. Contesto politico: La dinastia Cybo-Malaspina ... 29

1.5.1 Le origini della famiglia Cybo- Malaspina ... 30

1.5.2. Alberico I Cybo Malaspina ... 32

1.6. Contesto ecclesiale: da Luni al nuovo vescovato di Massa ... 33

1.6.1. Le origini: la circoscrizione della Diocesi di Luni ... 33

1.6.2. Il periodo attuale: la circoscrizione della Diocesi di Massa-Carrara Pontremoli ... 36

1.7. I terremoti a borgo del Ponte nel periodo attuale ... 39

2. La Chiesa di Santa Lucia ... 41

2.1. Origini della cappella: ipotesi ... 41

2.2. Le trasformazioni del XVIII e XIX secolo: dalla cappella alla chiesa ... 46

2.2.1. L’altare maggiore ... 56

2.2.2. Il contributo dei Cybo ... 59

2.2.3. Gli eventi sino al XX secolo: dal Benefizio Guerra alla Parrocchia di Massa Ponte ... 62

2.3. Le modifiche del XX secolo: gli interventi sino allo stato attuale ... 64

2.3.1. Gli interni ... 74

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VI

2.4. Lo stato attuale ... 80

BIBLIOGRAFIA PARTE PRIMA ... 89

PARTE SECONDA – Analisi sismica e proposte di consolidamento... 93

3. Rischio sismico e pericolosità sismica ... 93

3.1. Rischio sismico ... 93

3.2. La sismicità in Italia e in Toscana ... 95

4. Vulnerabilità degli edifici in muratura ... 101

4.1. Caratteristica strutturale degli edifici in muratura ... 101

4.1.1. Materiali e caratteristiche tipologiche ... 102

4.1.2. Comportamento meccanico della muratura ... 103

4.2 Concezione strutturale dell’edificio in muratura ... 108

4.2.1 Tessitura muraria ... 108

4.2.2. Comportamento scatolare ... 109

4.2.3. Comportamento dinamico della struttura ... 117

4.3. Meccanismi di collasso locale negli edifici esistenti in muratura ... 118

4.3.1. Ribaltamento semplice di parete ... 118

4.3.2. Ribaltamento composto di parete ... 119

4.3.3. Flessione verticale di parete ... 120

4.3.4. Flessione orizzontale di parete ... 121

5. Conoscenza dell’organismo esistente e indagini in situ ... 123

5.1. Rilievo geometrico ... 123

5.2. Conoscenza strutturale dell’organismo esistente ... 129

5.3. Quadro fessurativo e deformativo ... 134

5.4. Caratterizzazione meccanica dei materiali ... 141

5.4.1. Caratterizzazione meccanica del terreno ... 143

5.5. Livelli di conoscenza e fattori di confidenza ... 145

6. Modellazione della struttura ... 147

6.1. Criteri di regolarità ... 147

6.2. Analisi dei carichi ... 148

(7)

VII

6.2.1. Pesi propri, carichi permamemti carichi d’esercizio ... 148

6.2.2. Azione del vento ... 149

6.2.3. Azione della neve ... 151

6.2.4. Azione sismica ... 152

6.2.5. Combinazione di carico ... 160

6.3. Definizione del modello di calcolo ... 162

6.3.1. Caratterizzazione meccanica terreno-fondazione ... 165

6.4. Tipologia di analisi: Analisi modale ... 166

7. Verifiche dell’edificio ... 173

7.1. Verifiche globali degli elementi verticali ... 178

7.1.1. Verifica a pressoflessione nel piano del muro ... 178

7.1.2. Verifica a pressoflessione per carichi laterali ... 180

7.1.3. Verifica a taglio ... 186

7.1.4. Verifica delle fasce di piano ... 187

7.1.5. Verifica per carichi concentrati ... 189

7.2. Verifiche globali degli elementi orizzontali ... 191

7.2.1. Verifica dei solai lignei ... 191

7.2.2. Verifica tiro catene in acciaio ... 194

7.3. Meccanismi di collasso locale ... 197

7.3.1. Ribaltamento semplice di parete ... 199

7.3.2. Flessione orizzontale di parete ... 200

7.4 Risultati delle verifiche ... 202

8. Proposte per il consolidamento dell’edificio ... 209

8.1. Consolidamento delle volte ... 210

8.2. Separazione strutturale della sala parrocchiale ... 214

8.2.1. Verifica delle colonne in acciaio. ... 217

8.2.2. Verifica delle connessioni ... 219

8.2.3. Attacco colonna-fondazione ... 229

8.3. Altri interventi ... 232

8.3.1. Travi di copertura ... 232

8.3.2. Solai della torre campanaria ... 236

CONCLUSIONI ... 237

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VIII

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IX

Abbreviazioni ricorrenti

ACCS: Archivio del Capitolo della Cattedrale di Sarzana

ASDMCP: Archivio storico diocesano della Diocesi di Massa Carrara-Pontremoli – Fondo dell’archivio della curia vescovile di Massa

ASLu: Archivio di Stato di Lucca ASMo: Archivio di stato di Modena ASMs: Archivio di Stato di Massa B.: Busta

F.:Fascicolo Fig.: Figura

NTC: norme tecniche delle costruzioni (D.M. 14/01/2008)

SBAPPSAE: Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico ed

etnoantropologico e per i beni architettonici e paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara

v.s.: vecchia segnatura

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X

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1

INTRODUZIONE

L’obiettivo della presente tesi è un progetto di recupero della chiesa di Santa Lucia, situata in Piazza Santa Lucia presso il sobborgo di Santa Lucia a Borgo del Ponte nella provincia di Massa-Carrara. Ad oggi l’edificio risulta infatti inagibile completamente per motivi di instabilità della volte e di inflessioni eccessive dei solai. Il traguardo principale di questa tesi è stato per tanto di individuare i giusti interventi affinché l’edificio possa essere riaperto e riconsegnato di nuovo alla cittadinanza.

Le scelte progettuali sono strettamente connesse alle caratteristiche morfologiche, materiche e strutturali, storiche e attuali, che sono emerse da una capillare analisi conoscitiva del manufatto storico. La conoscenza dell’edificio - della sua

evoluzione, delle trasformazioni che ha subito e delle stratificazioni che oggi lo caratterizzano - rappresenta infatti un presupposto fondamentale sia ai fini di una valutazione della vulnerabilità sismica dell’edificio, sia per la scelta di efficaci interventi di miglioramento dello stato attuale. Per la conservazione di questo edificio nella sua integrità storica - bene che è soggetto a vincolo architettonico - la definizione delle sue fasi di sviluppo salienti, individuando le corrispondenti caratteristiche formali, stilistiche e dei materiali utilizzati, permette di evitare le prove distruttive e di valutare efficacemente le superfetazioni attualmente presenti, ma soprattutto risulta di fondamentale importanza per le corrette scelte progettuali.

Grazie alla consultazione del materiale bibliografico, dei documenti d’archivio ma anche per merito delle interviste fatte ai residenti del posto è stato possibile sviluppare la ricostruzione delle vicende che hanno portato alla realizzazione e allo sviluppo della chiesa oggetto di studio. La seconda fase conoscitiva ha previsto il rilievo architettonico finalizzato ad acquisire i caratteri geometrici, funzionali, formali e materici dell’edificio. Si è proseguito con la restituzione foto-realistica del rilievo andando poi a illustrare anche il rilievo materico e soprattutto il rilievo del degrado dell’edificio con particolare attenzione al quadro fessurativo e deformativo, utilizzato in un secondo momento come elemento per

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2

verificare e identificare il modello strutturale. Si è passati poi allo studio strutturale dell’organismo realizzando in primis il modello: si sono discretizzati i vari elementi portanti e non, quali i maschi murari, la copertura e le volte.

Basandoci sui dati acquisiti dall’analisi storica e dal rilievo e utilizzando le informazioni della normativa vigente, si sono assegnati le sezioni e i materiali ai vari elementi andando a stabilire in base al livello di conoscenza acquisito i vari parametri quali il modulo elastico, il peso specifico, il modulo di Poisson e le resistenze caratteristiche. Si è passati poi a eseguire un’analisi dinamica lineare (modale) e coi dati elaborati si sono effettuate le verifiche globali e locali dell’edificio in muratura, sia in combinazione fondamentale che in quella sismica, per poter calcolare la vulnerabilità dell’edificio.

Infine si è potuto, grazie ai dati della ricerca storica, insieme alle informazioni del quadro fessurativo e deformativo e ai risultati delle verifiche dell’analisi statica e sismica, studiare delle proposte di consolidamento strutturale adeguate al fine di rendere nuovamente agibile la chiesa con la speranza, un giorno, di riconsegnarla, dopo anni di chiusura, alla cittadinanza.

Fig. 1: Localizzazione del sito della Chiesa di Santa Lucia

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3

PARTE PRIMA - Analisi Storica

0. Sintesi sviluppo storico

Di seguito si riporta la tabella riassuntiva , che riepiloga cronologicamente, dalle origini sino a oggi, le vicende e gli eventi inerenti la chiesa di Santa Lucia.

Tab. 1: Evoluzione temporale della chiesa di Santa Lucia e degli eventi a essa correlati.

Datazione Evento Fonte

XV secolo Origine della cappella Marcucci M.A., 1987

Matteoni A, 1880 Pistarino G., 1961 1568;1584 Visita apostolica del vescovo Lomellini e del

vescovo Peruzzi alle chiese di Massa

Freggio E,. 1986

1629 19 maggio

Bolla del papa Urbano VIII che fa di S. Pietro sede di collegiata sotto il dominio di Carlo I Cybo Malaspina

Marcucci M.A., 1987

1703 Benefizio di Giovanni Guerra per la rettoria di Santa Lucia

ACCS, filza

parrocchiale 54 Massa II, doc 90 bis

1745 Lavori nella chiesa: allungamento e allargamento sul lato sinistro, costruzione altare maggiore e della sacrestia.

Marcucci M.A., 1987 Matteoni A, 1880

1769 8 Novembre

Crollo del tetto con danneggiamento dell’altare di S. Giovanni Battista che successivamente vennero ricostruiti.

Matteoni A, 1880 Palla E., 1986

1822 23 Febbraio

Bolla di Pio VII che rende Massa città vescovile, sotto il dominio di Maria Beatrice:

Santa Lucia passa sotto la Diocesi di Massa

Marcucci M.A., 1987

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4

1825 Il restauro dei baldacchini sopra gli altari laterali; la segnalazione delle pietre pericolanti nelle pareti e in alcuni casi la presenza dei veri e propri fori.

ASDMCP, fondo

dell’archivio della curia vescovile di Massa, Serie visite pastorali, b. XX, f.

[Massa Ponte], 1837

2 Novembre

La chiesa di S. Martino a borgo del Ponte viene nominata parrocchia, la rettoria di S.

Lucia e l’oratorio delle Capannelle rientrano nella giurisdizione.

Mosti E., Nancesi M., 1987

1880 Si attesta la presenza di tre altari: altare maggiore di marmo rifatto nel 1745 col titolo di S, Lucia, S’Agata, S’Apolonnia.

Viene inoltre dichiarato:

“Esistono, nel coro, una finestra vetrata e ferrata e un piccolo affresco. Pavimento in parte in mattoni e in parte lastrato di marmo. Soffitto in volte e tetto sopra coperto di lastre e in parte di embrici.

[…]Dal coro si passa alla Sagrestia la quale ha una cameretta superiormente e inferiormente un’altra camera che porta sotto il coro.[…] Sagrestia lastricata in mattoni e una finestra prospiciente verso Carrara, con due porte una verso il mare e una che porta nel coro. Dalla sagrestia si passa attraverso una scala di legno alla stanza che superiormente di cui si è accennato, quale prende la sua luce da una finestra con ferrate verso Carrara da dove si ascende al campanile che ha due fori per le campane.”

ASDMCP, fondo

dell’archivio della curia vescovile di Massa, Serie visite pastorali, b.XXX, f.

[Massa Ponte],

1897 Chiesa inaccessibile a causa del tetto in legno in cattivissimo stato.

Si dichiara che dietro l’altare maggiore è presente un “coro di forma quadrata dal quale si accede nella sagrestia da cui si ha accesso al campanile contenente due campane.”

ASDMCP, fondo

dell’archivio della curia vescovile di Massa, Serie visite pastorali, b. XXXVIII, f. [Massa Ponte],

(15)

5

Si attesta l’esecuzione di un disegno di perizia da parte dall’Ingegnere Bernieri (non ritrovato).

1937 Viene costruita la sala parrocchiale Incisione su marmo sul cantone est del salone

1955-1960 Lavori di metà Novecento: ristrutturazione, modifica dell’abside, allungamento, spostamento dell’altare maggiore e della balaustra all’interno dell’abside, eliminazione dei due altari laterali.

Diminuzione dell’altezza e dellla larghezza della base delle colonne.

Esecuzione degli affreschi delle volte dell’abside e della sala da parte del professore Giovanni Bertilorenzi. Erezione del nuovo portale con faccia di santa Lucia eseguita dallo scultore Rossi Riccardo

Marcucci M.A., 1987

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Fig. 2: vista assonometrica da Nord (sopra) e schema interpretativo (sotto) dello sviluppo cronologico della chiesa di Santa Lucia

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1. Inquadramento storico, territoriale e urbano

1.1. Le origini del sobborgo di Santa Lucia e del borgo del Ponte

Le origini del sobborgo di Santa Lucia sono certamente da ricercarsi tra le più antiche esistenti dell’intero territorio massese. In un vecchio documento del IX secolo, conservato all’archivio arcivescovile di Lucca1 datato 882, si accenna, infatti all’intenzione di fondare una città “intorno a quel gruppo di case sul fiume Frigido”. La cosiddetta “Massa Propre Frigidus”.

Sembra comunque improbabile che questa allusione fosse riferita al raggruppamento di case esistenti a quel tempo in località Cerbaria o Ponte Martin Ferrajo proprio sul luogo che all’epoca della Via Emilia era segnata “Ad Tabernas Frigida”, in quanto la possibilità di costruirla in quel sito era già stata vagliata e scartata da tempo.

Il documento dovrebbe accennare a quel gruppo di piccole case che erano fabbricate nella località del “Colle” o, come nominativo più attuale, “Santa Lucia”. Non è da escludere che qualche edificio è stato realizzato da famiglie agricole di provenienza longobarda o lunense, sul colle ameno ove sorse, poi,

“Massa vecchia” col solido Castello; il gruppo più numeroso di abitazioni assai modeste e fabbricate in stile rudimentale era quello che occupava e tutt’ora occupa la sponda sinistra del fiume Frigido e che partendo dal casottino del Dazio di consumo (in cima a S. Lucia) va a terminare alle casupole quasi cadenti e smantellate dell’antico Ospedale, divenuto, poi, casa Vannucci presso Borgo del Ponte2.

Si da, per certo che la sua origine risale all’epoca di Papa Innocenzo III, poiché fin dal 10923, esisteva, accanto alla scalinata per il Frigido, l’Ospizio dei SS.

Cristoforo e Giacomo che in origine serviva da xenodochio, fungeva cioè come

1 Bonatti F., Massa Ducale, Cassa di Risparmio di Carrara, Carrara, 1987, pp. 95

2 Mosti E., Nancesi M., Borgo del Ponte, Gruppo di cultura popolare per la valorizzazione del territorio e del dialetto massese, Massa, 1987, pp. 13

3 Matteoni A, Guida delle chiese di Massa Lunense, S. Pietro, Massa, 1880, pp. XI-XV

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8

rifugio per i pellegrini. Trasformato poi in Ospedale per gli infermi, fu dedicato a San Giacomo perché dipendeva dai cavalieri di S. Giacomo di Altopascio, un ordine religioso nato sul finire del XII secolo per assistere i pellegrini diretti a S.

Giacomo di Compostella (una succursale del “Leprosario” di San Lazzaro di Luni).

La bella costruzione dell’ospedaletto era ubicata nella zona, che attualmente, corrisponde alla Porta del Ponte, sul lato destro di essa; possedeva un’ampia scalinata in marmo con un prezioso portale che tutt’oggi è ben conservato ad ornamento dell’antica porticina che un tempo dava accesso alla chiesa dell’Hospitale4.

Un’altra rampa di scale che conduceva alle corsie vere e proprie, era decorata da un’antichissima scultura barocca in marmo raffigurante i Santi Giacomo e Cristoforo in atto penitente5.

La località il Colle si trova nominata anche in un documento dell’anno 1399 dal quale risulta che l’imperatore Venceslao con suo chirografo sovrano, firmato a Praga il 14 Ottobre dello stesso anno cedeva il castello di Massa, che era feudo del Sacro romano Impero, assieme a tutto il circondario, in ricompensa dei costanti servizi resigli nel tempo, al celebre giureconsulto pisano Pietro Lante che copriva

4 Circa il mantenimento dell’Ospedale si ha notizia che il primo Marchese di Massa, Antonio Alberico Malaspina, del ramo di Fosdinovo, nel suo testamento del 1515 lasciava mille Ducati d’oro all’Ospedale di Borgo del ponte per acquisto di beni immobili a vantaggio dei poveri ivi raccolti. In epoca medievale spettava in gran parte ai vescovi il mantenimento dei poveri come pure delle vie pubbliche, così, per ordini regali, disponeva che per dieci ani i proventi delle multe, nella Vicaria di Massa, andassero all’ospedale del Ponte allo scopo di acquistare case adiacenti. La memoria di questa marchionale generosità è riportata anche dall’illustre storico massese prof.

Luigi Staffetti nei suoi “Ricordi di Casa Cybo”, già in gran parte redatti dal primo principe di Massa e Marchese di Carrara Alberico Cybo Malaspina in altri documenti. Si cita: (Repubblica Cisalpina n° 23).-Si dispongono dal comando militare 1000 zecchini a pro del civico ospedale.- all’anno 1818, si restaura il fabbricato(già del secolo XVI – Convento degli Agostiniani) prendendo sassi dal Canal Magro.Nello stesso anno, Pietro Giordani, segretario del Governo(abitava nel Palazzo ex ducale) in una sua lettera attacca il Comune di Massa per aver intaccato i fondi destinati al nostro ospedale. Si stabiliva, intanto, di mettere la tassa di 1 quattrino per ogni giocata al lotto a beneficio dell’Ospedale.

5 Della bella e preziosa scultura sono state perse le tracce durante gli scavi per la costruzione dei rifugi antiaerei (1944) e dopo la demolizione di una parte del vecchio fabbricato dell’Ospedale. Ma 41 anni più tardi, nel 1985, per un caso che definiremo fortuito, essa fu ritrovata in una casa privata. Oggi è ben conservata presso il museo Etnologico della Madonna degli Uliveti, quale dono offerto dalla famiglia che lo teneva in casa da tempo.

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9

la carica di avvocato aulico presso la S. Sede. Fra le località ricordate nel documento vi è anche la “Villa del Colle”.6

1.2. Le vie di comunicazione

1.2.1. La via Francigena-Romea

Nel periodo medievale la sola grande via di transito era la via Francigena-Romea, chiamata anche “strada romana”, che ricalcava solo in parte il tracciato romano.

Sulla base di notizie documentate trecentesche, e quelle successive, possiamo affermare con sicurezza che in questa zona, almeno nel XIV secolo, la via Francigena presentava un percorso più interno rispetto al precedente tracciato.

Infatti, nelle definizioni risalenti all’inizio del Trecento, è ricordata una “via seu strata antiqua quae est per palude et boscos quae via vocatur Silce” che correva da Montignoso al Frigido “recta linea contra Muragnum”, mentre nella definizione dei confini poste tra il comune di Massa e di Montignoso sono menzionate la via antica che era chiamata Silce, di sopra, e la via Francigena che conduceva al salto della Cervia presso porta Beltrame, vicina al lago di porta a Montignoso, di sotto7. Il progressivo impaludamento della zona prospiciente il mare portò in epoca medievale all’arretramento e all’abbandono delle antiche strade e di conseguenza alla formazione di una nuova via di transito, la francigena-romea, che solo in alcuni tratti ricalcava la precedente strada romana. Ma la fase più estesa dell’impaludamento e l’abbandono della Silcia romana dovevano risalire, almeno in questa zona, a tempi relativamente recenti, se ancora agli inizi del Trecento si riconosceva il tracciato di questa strada romana tra i boschi e le paludi.

Per tanto, soltanto nella seconda della metà del XIII secolo la via Francigena, che ricalcando il percorso della strada romana passava da Luni, venne deviata e da Sarzana prese a scendere direttamente ad Avenza evitando la città in rovina; in questo stesso periodo, probabilmente, anche nella vicaria di Massa venne

6 AAVV, La chiesa di Santa Lucia “alla Villa del Colle”, Tipografia della Provincia di Massa- Carrara, Massa, 2010, pp. 3

7 Leverotti F, Massa di Lunigiana alla fine del Trecento, ETS, Pisa, 2007, pp. 103-106

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abbandonata la primitiva strada e spostata più all’interno per evitare l’impaludamento che stava guadagnando rapidamente terreno8.

Concludendo, si può affermare che nella vicaria di Massa l’abbandono della Silcia romana, ovvero della primitiva strada medievale, e la costruzione di una via di transito alternativa, parallela alla prima ma più interna nella pianura, conosciuta come “strada romana”, e successivamente, in epoca più vicina a noi, come “strada vecchia”, risalgono a tempi medievali. Infatti nel comune di Massa viene spostata molto più a Nord rispetto al percorso presente nel comune di San Vitale.

L’arretramento di questo tratto della Francigena non fu certamente casuale, visto che la nuova strada venne costruita di proposito su una specie di gradino naturale situato più in alto rispetto alle paludi e al riparo dalle inondazioni dei torrenti. Con la realizzazione di questo nuovo tratto stradale Borgo del Ponte e l’agglomerato di Santa Lucia, assunsero maggiore importanza trovandosi vicino alle nuove principali vie di comunicazione.

1.2.2. Il ponte vecchio

Dopo il 1100, con la costruzione di nuove strade, come sopracitato, e con la realizzazione dell’ospedale e dei nuclei abitati periferici, cominciò il vero e proprio sviluppo della Borgata. Fu costruito il “Ponte Vecchio”, a schiena d’asino a tre arcate in mattoni, che secondo il Campori sorreggeva possenti carri trainanti blocchi di marmo fino al 18599.

Da questo “Ponte”, struttura di indubbia importanza, deriva proprio la denominazione del borgo. Il borgo divenne un grande incrocio stradale: da qui partivano le strade per la vallata del Frigido e per i paesini ai piedi delle apuane, la

8 La prima notizia documentata del lago di Porta o di Perotto, situato nella vicina pianura di Montignoso, risale infatti, soltanto nel 1211: nel comune di S. Vitale è attestato, un ospizio, denominato alla fine del Trecento “spidaletto alla strada”.

9 Dopo questo periodo fu vietato il transito anche ai mezzi di trasporto, che portavano i detriti della vicina segheria allo scarico dei “poggi”, tanto è vero che all’inizio ed alla fine del ponte, furono erette le colonnine in marmo, conosciute in borgata come “Coronèli” che ostruivano il passaggio ad ogni specie di carro.

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strada che portava al centro di Massa passando da Campo Rimaldo e la strada che portava a Sarzana passando da Carrara (fig. 3).

Nel 1855, in seguito ad una impetuosa fiumana, il ponte cedette alla forza della corrente andando a frantumarsi sul fiume, travolgendo anche alcuni curiosi osservatori delle acque che trascinavano a valle alcune rustiche capanne del vicino sobborgo di Santa Lucia. La sua ricostruzione avvenne nello stesso anno, optando, però, per una costruzione rapida, fu realizzato infatti in legno con spalliere in ferro.

L’edicola votiva con la statua della Madonna quale protettrice della stabilità e duratura resistenza del ponte, eretta a lato del suo ingresso, fu distrutta nel 190010. Ma il destino di questo ponte era nuovamente segnato. Nell’aprile del 1945, qualche giorno prima della Liberazione della città di Massa, fu fatto saltare dai tedeschi in ritirata con forti cariche di polvere da sparo.

Poco più tardi ne venne costruito un altro provvisorio, spostato verso il mare, (quasi all’altezza del canale di rutin) costituito da grossi bidoni ripieni di sassi e ghiaia. Intanto nelle officine meccaniche di Santa Lucia si stava procedendo ai lavori di ricostruzione per la fabbricazione dei pezzi mancanti.11

Fu rimesso in piedi alla fine del 1945 con la sostituzione della parte lignea con altra in ferro.

10 Edicoletta che probabilmente era già presente precedentemente come si nota dalla vista di Massa di un anonimo del secolo XVII in fig. 1

11 AAVV, 1987, pp. 19

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Fig. 3:, Ponte e Colle,ASMs, Corpus di vedute Cybo-Malaspiniane, n. 34, di anonimo, sec. XVII.

Particolare della veduta del ponte a schiena d'asino che cavalca il fiume Frigido.

1.3. L’età medievale

All’inizio del Trecento Massa perse la sua autonomia e diventò una vicaria di Lucca. Da questo momento seguì per diversi decenni le fortunose vicende di quella città e con essa fu soggetta al Bavaro, agli Spinola, ai Rossi di Parma, ai Della Scala; fu ancora fiorentina e dal 1342 pisana. Infeudata dai pisani a Spinetta Malaspina, ritornò a Pisa alla morte del marchese (1352). Passata in seguito sotto Lucca vi rimase ininterrottamente dal 1369 al 1437, finché dopo una breve

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parentesi fiorentina, nel 1442, riacquistò l’indipendenza con la signoria di Antonio Alberico dei marchesi Malaspina.12

La creazione da parte lucchese di una vicaria di Massa, che immutata si mantenne attraverso le varie dominazioni, aveva significato semplicemente il riconoscimento della compattezza e individualità di un piccolo territorio che era rimasto stabile nella sua estensione e nei suoi confini per vari secoli, all’ombra di una signoria di antica origine obertenga13, ora affiancandosi a Pisa, ora a Lucca, ora a Genova, ora parteggiando per il Papa, ora per l’imperatore, senza mai espandersi, ma senza nemmeno essere eroso e intaccato, all’interno di confini in gran parte naturali (il mare a Sud-Ovest e le Alpi Apuane a Nord-Est), lo avevano in certo modo protetto.

All’interno della vicaria era stata conservata dal governo lucchese la precedente ripartizione in comuni che per tutto il Trecento rappresentò la struttura amministrativa di base; i singoli comuni rimasero infatti in questo arco di tempo circoscrizioni autonome, con un loro territorio, beni comuni di loro pertinenza, propri ufficiali locali, statuti e amministrazioni ben distinte. Verso la fine del secolo tuttavia l’organizzazione comunale appare indebolita rispetto alla vicaria, le cui strutture amministrative avevano acquistato maggiore consistenza; per effetto anche dell’importanza degli organi di governo lucchese (offici del vicario, del giudice e del notaio) che erano preposti all’intera vicaria.

Anche i tre comuni della Vicaria di Massa (Mirteto, Massa e Antona) erano separati da linee di confine naturali. Il comune di Massa, il più grande dei tre, si estendeva da Antona al mare sulla sinistra del Frigido e occupava la destra del Frigido alle spalle della Brugiana fino ai piedi della Tambura14. I comuni di Massa e San Vitale in particolare erano suddivisi in vicinie, circoscrizioni minori che facevano capo ai centri abitati dei singoli comuni, ma cui non corrispondeva,

12 Leverotti , 2007, pp. 3-5

13 Obertenghi è la dinastia di origine longobarda che prende avvio da Oberto I, marchese di Milano, conte di Luni e reggente della Marca che nel X secolo da lui prese nome.

14 Ma il corso del Frigido, in tutta la sua lunghezza, doveva un tempo aver costituito il confine naturale tra i comuni di Massa e San Vitale, e soltanto successivamente Massa si sarebbe spinta sull’altra riva, forse per compensare la perdita di Antona diventata il comune autonomo; infatti, almeno fino a tutto il Cinquecento il Frigido rappresentò la linea di demarcazione tra gli ambiti plebani di San Pietro di Massa e San Vitale.

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almeno in questo periodo, un ambito territoriale definito; anzi nell’arco del Trecento alcune vicinie scompaiono, altre sembrano aggregarsi, altre si costituiscono di nuovo. Questi elementi e altri ancora (beni vicinali e ufficiali vicinali che vanno scomparendo nel XIV secolo, ad esempio) sembrerebbero indizio di un’antica organizzazione vicinale, precedente all’impianto comunale, poi venuta meno.

La vicaria non aveva ancora, nel periodo preso in esame, un centro cittadino, né vi si potevano riconoscere in questi anni poli di aggregazione particolarmente significativi, se facciamo eccezione per le due pievi ricordate. La popolazione viveva raggruppata in 12 piccoli villaggi, alcuni posti ai margini della pianura:

villa Morteti (oggi Mirteto), Colle, Prato, Bagnara e Suprarocca, altri sulle prime pendici delle colline: Lavacchio, Bergiola e Bargona (oggi Bargana), altri ancora nella vallata del Frigido: Forno, Pariana, Berticagnana (oggi Altagnana) e Antona.15

15 Leverotti, 2007, pag.90

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15

Fig. 4: schema dei comunali e delle vicinali della Vicaria di Massa nel XIV secolo, immagini in Leverotti, 2007, p. 6

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1.3.1. Trasformazioni e sviluppo del borgo al tempo di Alberico I Malaspina

La Borgata del Ponte acquisì notevole importanza nel secolo XII, allorché la vecchia strada medievale raggiungeva attraverso una lunga caratteristica scalinata il “Ponte Vecchio” sul Frigido. Questa strada romana fu deviata per una nuova via a monte che toccava l’antica Pieve di San Pietro in Bagnara ed andava a Sarzana, evitando la città di Luni e le paludi che circondavano la zona di siepi e sterpi con un’aria pericolosamente pestilenziale.

Ai piedi di tale scalinata fu eretta da Alberico I Malaspina la più antica porta di Massa che, poi, venne denominata “Porta Liguria” volgarmente detta “porta del Ponto”.

Una lapide in marmo, posta nel fregio soprastante l’arco, ricorda l’ospitalità data dallo stesso principe ai nomadi Vecchi di San Luca, fuor usciti da Genova dopo i moti del 1575.

La sua lunga epigrafe è ancora ben conservata ed il suo testo originale è concepito:

“CUM IN POP, GEN. SEDICTIONEFACTA QUAMPLURIMI NOBILES VIRI MASSAM SE CONTULISSENT ATQ ILLOS PER HUMANITER EXCEPISSET ALBERICUS CYBO PRINCEPS P. PULCHERRIMAM SUBURBANAE

REGIONIS PARTEM QUAE EST SITU MUNITO ET AD ASPECTUM PRAECLARO AGGERIBUS CINXIT UT QUI LOCUS SICURITATIS ET QUIE TIS IDEM IUCUNDITATIS ATQ AMOENITATIS

PLENISSIMUS FORET M.D.L.XXV ANNOSANCTO”

Riportiamo il significato di questa epigrafe nella sua integrale traduzione:

“Dopo i moti del 1575, nel popolo genovese avvenne una rivolta che costrinse vari nobili “i Nomadi Vecchi di S. Luca” a fuggire dalla loro città molti di essi si recarono a Massa dove trovarono asilo e buona accoglienza da parte del principe Alberico I Cybo Malaspina nella parte migliore della città, che per l’occasione, fu fatta cingere di alte mura affinchè divenisse luogo di sicurezza, quiete e tranquillità”.

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Fig. 5: Arco di Alberico I, stato attuale - foto dell’autore.

Dopo il 1528, numerose famiglie di nobili genovesi, per motivi di dissenso politico, furono esiliate e fu così che nel 1575 Alberico I Cybo Malaspina, la cui famiglia era di origine ligure, considerandosi del loro partito ospitò i profughi che a lui si erano rivolti. Giunsero a Massa ben 40 famiglie genovesi tra le quali i Doria, Grimaldi, Pelavicino ed altre. Il principe dette loro il permesso di costruirsi una casa, dispensandoli dal pagar tasse per tre generazioni. Vennero sistemati al Ponte, al Colle ed in Campromaldo le quali vennero rinforzate con altre trincee volendo garantire la sicurezza dello Stato e dei suoi Ospiti.

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Fig. 6: Ponte e Colle, ASMs, Corpus di vedute Cybo-Malaspiniane, n.34, di anonimo, sec. XVII.

Particolare della veduta del centro del Borgo del Ponte,

In questo periodo di sviluppo nacque anche l’agglomerato dell’Araglio, una specie di “ghetto” abitato dalle famiglie più povere del sobborgo massese. Ad esso vi si accedeva attraverso tre antiche “voltole”, collegate tra loro e costruite in pietra arenaria.

La più importante era senza dubbio quella che si apriva sulla Via Medievale (l’attuale via San Martino), la seconda “voltola” aveva il suo imbocco in via del Colle (l’attuale via Cavallotti) proprio all’inizio e si presentava come passaggio secondario, oggi ostruito e chiuso. La terza “voltola” si apriva di fronte all’Aia di

“ Cuccàn” frammezzo e rustiche costruzioni mai rinnovate.

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L’interno dell’Araglio era costituito da case rustiche con grezze scale che portavano al piano superiore, disseminate lungo un piazzale mal coltivato e sempre umido e fangoso. Co l piano di risanamento degli ultimi anni, anche l’Araglio è stato aggregato alla Borgata attraverso un ampia apertura ottenuta con la demolizione di alcuni gruppi di case cadenti oltre a quella della “Voltola principale” stessa. Per questo risanamento si son dovute sacrificare le più antiche case della borgata: Casa Mezzani, Casa Bellugi e casa Giannotti. Delle vecchie costruzione non rimangono oggi che poche tracce informi delle sole “arcate”.16

1.3.2. La chiesa del Ponte

E’ in questo contesto che aumenta d’importanza della chiesa del Ponte così denominata per la vicinanza del ponte che cavalca il Frigido. Se dapprima essa era solo la cappella dell’antico Hospitale di San Jacobi, a seguito dello sviluppo del borgo accrebbe il suo ruolo così che fu consacrata nel 1596 dal Vescovo e Conte di Luni mons. Salvago, come risulta dalle cronache di Venturini.

Il titolo di San Martino, Patrono del Borgo, le fu assegnato nel 1575 con la venuta dei “Nobili genovesi”. E’ lecito presumere che alla scelta del Santo Patrono della nuova chiesa non fossero estranei gli esiliati genovesi per il fatto che questo Santo aveva lasciato nel suo passaggio in Liguria una profonda traccia nell’intero territorio soprattutto nel loro sobborgo d’origine: S. Martino d’Albaro.

Inizialmente l’edificio faceva parte dell’ ospedale di S. Giacomo ed era denominato “Cappella dell’Hospitale Sancti Jacobo, come è anche conferito dal fatto che il suo ingresso originario era situato presso la porticina attualmente prospiciente l’Arco di Alberico I. La cappella doveva essere di umili dimensioni, interessando l’area corrispondente oggi al transetto e presbiterio, ed era fornita di un solo altare. Anche se caratterizzata di un aspetto modesto, essa doveva svolgere un ruolo importante nella vita religiosa: ha ricevuto la consacrazione e non la mera benedizione prescritta dalla Sacra Liturgia e, per la sua ubicazione nei pressi del centro stradale, fungeva dalla Pieve.

16 Mosti, Nencesi, 1987, pp. 35-36

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Della cappella originaria ben poco è pervenuto sino ad oggi, infatti, si conservano solo le piccole statue in marmo che allora erano poste ai lati dell’altare maggiore.

Si tratta di due statuette, patrimonio del Sacello primitivo della “Vicinia Collis”, in cui nel secolo XVI pregarono nella loro lingua i Liguri espulsi da Genova in momenti politici torbidi. Esse si trovano oggi all’interno di due nicchie poste sulla facciata rifatta nell’epoca moderna

Fig. 7: ASMo,Sezione Mappe e Disegni, città n. 69, Massa e dintorni in un disegno della I metà del XVII secolo. Particolare della veduta storica della chiesa di San Martino e del borgo del Ponte.

Questa chiesa fu fatta cura il 27 novembre 1768 sotto il governo di MariaTeresa d’Este. Dal 18 Febbraio 1822, in occasione della fondazione della Diocesi denominata “Diocesi di Massa Ducale”, la chiesa di San Martino al Ponte divenne una Curazia17. Le opere di restauro ed ingrandimento vennero commissionate nel

17 La curazia era retta da don Francesco Berti, di anni 36 (nato al Ponte nel 1786) che ebbe funzione di Curato fino al 1837, anno in cui la chiesa del ponte fu elevata a Parrocchia.

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1830, come lo ricorda l’iscrizione lapidea collocata sopra la vecchia porticina di fronte all’artistico pulpito ligneo, oggi scomparso.

L’iscrizione incisa è la seguente:

“LARGITIONIBUS MUNIFICIS MARIAE AUGUSTAE RELIGIOSISSIMAE

TEMPLUM HOC

TEMPORIS INTURA IAM FATICCENS RENOVATUM

POPULI FREQUENTIAE MOX IMPAR AMPLIFICATAM

PRAEFECTI OPERIS GRATI. ANIMI. ERGO

M. PP.

ANNO MDCCCXXX”

e cioè:

“Questo tempio, già faticosamente rinnovato dalla popolazione in epoca dolorosa, venne ampliato per la magnanima e munifica elargizione della nobile e

religiosissima Arciduchessa d’Austria Maria Beatrice d’Este”.

La chiesa del Ponte dopo essere stata ingrandita per merito del Vescovo Strani, venne nominata Parrocchia il 2 Novembre 1837 che comprese nella sua circoscrizione la rettoria di Santa Lucia e la chiesetta delle Capannelle.

L’estremità del circondario della Parrocchia infatti lo troviamo nell’oratorio delle Capanelle, situato sulla sinistra del fiume, la cui origine risulta antecedente all’anno 168618.

Secondo lo storico Ubaldo Formentini l’oratorio delle Capanelle era dedicato alla Vergine di Roncisvalle “; filiale della grande abbazia della Real Casa di Roncisvalle, fondata nel 1150 dal Vescovo di Pamplona. L’oratorio delle Capannelle, o Saccello della Madonna di Roncisvalle, doveva essere eretto a titolo

18Lo testimonia l’iscrizione scolpita su una lapide in marmo che tutt’ora giace sull’unico altare.

“FRANCISCUS MARIA CYBO DIE 8°MENSIS NOVEMBRIS 1687, lapide eretta in occasione dell’inaugurazione dell’installazione di un’immagine della Madonna, che adesso non esiste più perché sostituita verso il 1800 da un’altra dipinta da un certo Fossati (rifugiatosi a Massa perché prescritto dalla Convenzione francese).

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di una maestà ove fu poi costruito l’oratorio che dipendeva dalla chiesa di San Giovanni Battista di Pariana.

Oggi questo minuscolo Oratorio o Saccello, coi recenti rifacimenti apportati, resta un piccolo gioiello nel cuore dei nostri monti, a due passi dalla città, ed è dedicato alla Madonna del Frigido.

“Nel Borgo del Ponte ov’è l’Ospitale dei SS. Jacopo e Cristoforo vi è la chiesa di S. Martino di buona struttura, ha cinque altari tre di belli stucchi e due di marmo sotto la cantoria dell’organo, ornati di statue di marmo e vaghe pietre. Furono farri detti altari a spese del Sig. D. Francesco Maria Cybo molto affezionato alla detta Compagnia, ed a questi due altari lasciò convenevole mantenimento. Il medesimo ottenne da Roma li Corpi dei SS. Martiri Gaudenzio, Onorio, Vittore e Fausto oltre alle reliquie di S. Omobono confessore SS.ma Croce verace ed alcuni altri santi Martiri. Vi è ancora una bella reliquia di S. Martino suo titolare. In questa Chiesa vi è eretta una Confraternita con Sacchi Rossi né si sa il tempo preciso di detta fondazione né si sa quando fosse aggregata all’Arciconfraternita della SS.ma trinità de’ Pellegrini di Roma. E’ provveduta detta chiesa di decenni suppellettili.

Vi sono molti legati più, e quotidianamente vi si conserva il SS.mo Viatico.”19

19 Mosti, Nencesi, 1987, pp. 38

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Fig. 8: Vista dell’attuale chiesa di San Martino vista da occidente - foto dell’autore.

1.4. Località: il Colle

“Sopra il fiume in località il ‘Colle’ [l’attuale S. Lucia] vi sono molti molini, frantoi e fabbriche di acconciare corami. Ha sopra di sé tre ponti: cioè a Canevara, al Frigido e quel che è vicino a Massa, e da la denominazione ad un bel borgo nel quale si entra passato il ponte per una bella porta che è osservata come porta della città. Subito entrati da detta porta di osserva una strada che conduce verso Oriente, ove sono molte case, e vi stanno molte famiglie, proseguendo verso mare nel principio si vede l’Ospitale de’ SS. Jacopo e Cristoforo, dirimpetto a cui è la chiesa di detto Ospitale sotto il titolo di San Martino , e seguono poi da un lato e dell’altro della ditta strada due belli ordini di case civili, alcuni delle quali furono edificate da Cavalieri Genovesi in tempo che si ritirarono dalle loro città per discordie che vi regnavano tra quello, ed in specie dalla famiglia Panco. In capo a questa strada vi è una bella fonte di acqua assai buona e molto salutifera, e di li principia una lunga strada con case dall’una e l’altra parte, vi sono alcune strade che conducono a diverse vicinanze, e quasi suburbi di detto borgo ove vi è una famosa Osteria e molte botteghe ben provviste del bisognevole al vitto umano,

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che ne somministrano non solo a’ Borghigiani, ma ancora ad altri che vi concorrono, specialmente alla montagne, a segno che detto borgo pare un continuo mercato. Questa lunga strada continua ancora per qualche spazio verso occidente, ed è ornata di case come verso oriente.”20

Fig. 9: ASMo, Sezione Mappe e Disegni, città n. 69, Massa e dintorni in un disegno della I metà del XVII secolo. Particolare corografico di Colle (S. Lucia).

1.4.1. Il sobborgo del Colle: contesto ambientale e testimonianze iconografiche

Sulla sinistra del Frigido, là dove il fiume Frigido sbocca in pianura, sorgeva il villaggio di Colle che sin dall’inizio era disposto, tra il letto del fiume e la via di fondovalle, che collegava i centri della vallata interna con i nuclei abitativii di pianura, primo tra tutti con il Borgo del Ponte. Era costituito da tre gruppi di case:

il ‘Colle’ che era l’agglomerato più grosso, le ‘Capanne del Colle’ poste sulle prime pendici montuose e ‘Sommo il Colle’ che era la parte più alta del villaggio;

il paese era chiuso in basso da un gruppetto di case chiamato il Ponte, situate nei pressi del ponte sul Frigido. Ma numerose abitazioni, attestate lungo la via

20Palla E., I cronisti massesi”, Tip. Zappa, Sarzana,1986, pp. 144-145

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pubblica che collegava Colle con Bagnara, framezzate da zone coltivate estese tra i due villaggi (a Camporimaldo, a Trebbio, a Capaccola, a Conca, a Volpigliano), movimentavano il paesaggio.

Sia Colle che molte di queste località ricordate rimasero fuori dalla cerchia murata costruita nella seconda metà del Cinquecento attorno a Bagnara e Suprarocca, conservando così la fisionomia rurale. Nel caso del Colle, la mancata fusione con la “città” era stata probabilmente determinata dalla troppa distanza; la stessa struttura delle case assai semplice - in muratura, ad un solo piano, con la copertura di piastre, munite dell’aia e del pagliato- che erano abitate in gran parte solo nel periodo dei lavori stagionali dagli abitanti delle località vicine (come Antona, Forno, Caglieglia, Pariana e Berticagnana), accentuava il carattere rurale di questi insediamenti.

L’abitato vero e proprio del Colle, era costituito in epoca medievale da 42 case e 24 casalini a Colle, da 5 case, 2 casalini e 1 capanna a Sommo il Colle, da 8 case e 23 capanne a Capanne del Colle e da 4 case e 2 casalini a Ponte21. E parecchi proprietari di queste case non erano originari della vicinia, ma qui si erano trasferiti venendo probabilmente ad occupare stabilmente le case che già possedevano; non ultimi ma certamente da minor tempo, vi si erano stabiliti gli abitanti di Caglieglia. Infatti solo un ristretto gruppo di 16 famiglie, probabilmente il nucleo originario del Colle, possedeva oltre alla casa di abitazione nel villaggio, una casa o una capanna nel poggio della rocca22.

21 Leverotti, 2007, pp. 252-253

22Il possesso del suolo entro l’area fortificata attorno al castello (nei confini è spesso nominato

“cintum rocche” e il “cintum podii rocche”, suolo edificabile su cui erano state costruite o potevano essere costruite capanne o case) rimanda ai tempi passati quando, in caso di pericolo, l’area entro la cinta della mura diveniva luogo di rifugio delle persone e di ricovero per beni di prima necessità, quali animali e vettovaglie. E non soltanto gli abitanti del Colle, ma anche quelli di Prato, Bagnara e Suprarocca possedevano costruzioni nel poggio su cui sorgeva la rocca.

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Fig. 10: Ponte e Colle, ASMs, Corpus di vedute Cybo-Malaspiniane, n. 34 , di anonimo, sec. XVII. In primo piano Borgo del ponte e il pomario ducale a Camporimaldo, sullo sfondo il quartiere del Colle e di Capaccola

La semplice struttura delle case ad un piano riflette quel carattere provvisorio dell’insediamento di loro abitanti. I contorni del Colle si mantengono incerti e sfumati anche per altri motivi: la compresenza, ad esempio, di aie e piazzette, oppure di alberi da frutta e appezzamenti di vigna e di orti. Negli abitati prettamente rurali di Castagneto o Villa Morteti, circondati e inframmezzati da vigne e da orti, mancava la presenza delle piante da frutto nelle vicinanze della casa; a Colle, le case erano affiancate da vigne pergolate, da alberi di pero e da piccoli appezzamenti di orto.

Il Colle alla fine del Trecento appare come un grande villaggio in formazione, segnato da caratteristiche marcatamente rurali, determinate dall’altezza delle case, dalla presenza delle aie e del coltivato a fianco delle abitazioni e soprattutto delle numerose capanne.

L’abitato del Colle, forse per quell’aspetto di abitato “temporaneo” che ne determinò lo sviluppo, constava in un insieme di case disposte disordinatamente lungo la via pubblica e la via vicinale, privo del tutto di un elemento aggregante, come fosse la “platea vicinee”, la fontana, una cinta difensiva, la chiesa.

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Solo attorno al 1400 nell’agglomerato, ampliato fra tempo, si eresse una prima cappella, della quale resta una immagine nella veduta di Ponte e Colle ai primi del 1600 (fig. 10).

Nel secolo XVIII, il Colle si presentava ancora come propaggine di Borgo del Ponte: sono state costruite nuove case lungo la via che porta al Borgo del Ponte, l'attuale Via Felice Cavallotti, creando così una continuità tra i due abitati. Tra 1400 e il 1600 il Colle e il Ponte risultano abitate da vari artigiani come: muratori, conciatori, decoratori, falegnami e mercanti. Tale tradizione, testimoniata dalla presenza delle botteghe fino alla Seconda Guerra Mondiale, si è protratta a lungo

nel tempo.23

Santa Lucia si caratterizza ancora oggi per le caratteristiche case a schiera, costruite a ridosso della stretta viuzza che attraversa tutto l'abitato. Nei pressi della chiesa è conservata la ciminiera della Cartaria, oggi abbandonata.

23 Leverotti, 2007, pp. 253-255

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28 1.4.2. Tradizioni e racconti

“Più giù lungo la strada della bassa Tambura, ancora quella che percorrevano i Liguri coi loro carri di marmo fin dai tempi della repubblica Romana, esiste l’imbocco di una miniera il cui sfruttamento dopo altuari periodi di attività è ora completamente abbandonato. Scendendo la strada fra i rumori di segherie e laboratori del marmo, cigolio di carri, gridio di boari o rombi di gualcherie e pesanti trattrici si giunge fino alle case di Santa Lucia. E’ una popolosa borgata legata alla parrocchia di San Martino al Ponte. Il sobborgo è costituito da antiche casupole situate sulla sponda sinistra del Frigido. La “Calatella” e l’”Arrozzo” che facevano parte dell’antica località del “Colle””24; così Mosti descriveva nel 1987 la zona in esame.

24 Mosti, Nencesi, 1987, pp. 86

Fig. 11: ASMo, Sezione Mappe e Disegni, città n. 69, Massa e dintorni in un disegno della I metà del XVII secolo.

Particolare della veduta dei quartieri di Santa Lucia, Borgo del Ponte, Camporimaldo e Capaccola.

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Nella piazzetta svetta una lapide che ricorda l’ospitalità data dai repubblicani di Santa Lucia a Giuseppe Mazzini; al centro si innalza la piccola antica Chiesa.

Da una cronaca del 1572, di autore ignoto, ci è stata tramandata questa interessante memoria:

“Resta però tagliato dall’entrare un’altra strada che conduce nello stradone di Camporimaldo che è parimente ornata di case. Di poi si entra nel detto stradone spazioso di Camporimaldo. Nel principio di esso vi sono bellissimi giardini, tra i quali uno della Serma Casa, e dalla altra parte vi è un bel Convento de’ PP. Serviti col suo oratorio con bel giardino, e proseguendo poi detto stradone si vedono belle casamenti, tra quali l’Osteria della Posta capace di ricevere molti passeggeri.”25 La festa di santa Lucia, protettrice della vista, è sempre stata celebrata con grande solennità il 13 Dicembre. La ragione di tanta devozione deve ricercarsi principalmente nel fatto che gli abitanti della campagna massese si considerano provenienti dal rione di Santa Lucia, dal quale si sarebbero staccati in epoca assai lontana per stabilirsi nella campagna dove avevano la loro principale occupazione.

L’affluenza di persone in occasione di questa festa insieme agli altri fattori di crescita del nucleo abitativo determinarono la necessità di avere più ambienti d’aggregazione cosicché, nel secolo scorso vennero realizzati nuovi volumi attigui alla chiesa.

1.5. Contesto politico: La dinastia Cybo-Malaspina

È opportuno rilevare la posizione di prestigio che la famiglia dei Cybo ebbe nel contesto storico delle più celebri casate italiane del Rinascimento e in particolar modo, nel nostro studio, evidenziare il grande ruolo che essa svolse nella storia della città di Massa.

25 Palla, 1986, pp. 127

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1.5.1 Le origini della famiglia Cybo- Malaspina

I Cybo, di origine genovese, avevano a partire dagli ultimi decenni del Quattrocento legami di parentela con i Medici. Francesco Cybo, figlio di Giovanni Battista Cybo, divenuto in seguito il Papa Innocenzo VIII, sposò nel 1487 Maria Maddalena dei Medici, figlia di Lorenzo il Magnifico.

A seguito del matrimonio di Lorenzo Cybo, figlio di Francesco, con Ricciarda Malaspina, figlia ed erede di Antonio Alberico Malaspina, la casata strinse rapporti famigliari con i Malaspina

In seguito i Cybo, di si unirono in parentela con i Doria di Genova tramite il matrimonio di Giulio, figlio primogenito di Lorenzo e di Ricciarda, con Peretta, figlia del famoso ammiraglio Andrea Doria.

Alberico, figlio di Lorenzo e Ricciarda, designato da Carlo V unico erede e Signore del territorio di Massa, e nel 1552 sposò Elisabetta Della Rovere, figlia di Francesco Maria divenuto duca d’Urbino nel 1508. Lo stesso Alberico ricevette vari incarichi dai papi Giulio II e Marcello II ed anche dal duca di Firenze Cosimo I. Egli ottenne da Carlo V la solenne investitura imperiale, la facoltà di creare

“conti palatini” ed il titolo di “Illustrissimo” che veniva concesso a personaggi di somma distinzione. Ma soprattutto ottenne nel 1568 la elevazione di Massa da Marchesato a Principato.

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Fig. 12: Lo stemma dei Cybo Malaspina assunto da Alberico I, litografia dell'ottocento, da wikiwand.com/it/Alberico I Cybo Malaspina

Oltre al papa Innocenzo VIII ,la Famiglia Cybo annovera, tra i suoi membri anche dei cardinali, quali Innocenzo (1491-1550), figlio di Francesco Cybo, e Alderano (1613-1700), figlio di Carlo I. L’altro figlio di Carlo, Odoardo (1619-1705), ebbe invece il titolo di Patriarca di Costantinopoli. Fu fatto Cardinale anche Camillo (1681-1742), figlio di Carlo II, succeduto al padre, Carlo I, nel Ducato di Massa.

L’unione delle casate dei Cybo e quella dei Malaspina, oltre a portare ricchezza, generò anche invidie e gelosie che causarono litigi, battaglie e congiure per ottenere il controllo del territorio. Le più famose furono le lotte tra Ricciarda contro, dapprima il marito Lorenzo e in seguito il suo primo figlio Giulio. Il primogenito perse la vita così che alla morte di Ricciarda , avvenuta nel 1553, gli stati di Massa e Carrara passarono ad Alberico il quale, per disposizione della madre, aggiunse al cognome di famiglia, Cybo, quello dei Malaspina, dando così inizio alla nuova dinastia dei Cybo Malaspina.26

26 Marcucci M. A., Guida storica ed artistica delle chiese di Massa, Ed. della Rocca, Massa, 1987, pp.11-12

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32 1.5.2. Alberico I Cybo Malaspina

Il nuovo signore di Massa era nato a Genova il 28 Febbraio 1532 ed essendo secondo genito avrebbe dovuto seguire la carriera ecclesiastica, ma in lui prevalse la passione per la vita attiva e ben presto divenne valente uomo d’armi.

Questa sua permanenza nel castello di Massa lo portò a maturare il desiderio di trasformare le varie borgate, esistenti nel territorio, in una città circondata e fortificata da mura. Tutti gli storici concordano nell’affermare che la città di Massa è stata una creazione dei Cybo, attribuendo così alla città l’appellativo di

“Massa Cybea” anziché quello di “Massa Lunense”, in quanto questo secondo termine si riferiva alla sua giurisdizione territoriale ecclesiastica.

Era nel costume delle Signorie dell’Italia rinascimentale dedicare alle proprie città le cure più ambiziose, per lasciare una testimonianza del proprio prestigio e mecenatismo dunque anche i Cybo non si sottrassero a questa usanza.

Alberico I, assieme ai suoi discendenti, rivolse le attenzioni particolari verso la nascente città di Massa. Per l’attuazione dei progetti, mirati a conferire al centro urbano un aspetto degno di una signoria rinascimentale, i Cybo si affidarono ai maestri Bergamini, i quali divennero i protagonisti di un’intensa attività progettuale nel ducato massese.

Il nuovo territorio urbano veniva a comprendere anche il borgo di Bagnara, località che, come suggerisce il suo nome, era soggetta ai soventi straripamenti dei torrenti che scendevano dai colli verso il mare. Alberico I, ferrato conoscitore del territorio e uomo intraprendente, s’impegnò alla sistemazione del territorio, infatti fece incanalare le acque dei torrenti, arricchendo la città di molte fontane; ordinò la costruzione di diverse case a sue spese: istituì mercati e fondò, dietro concessione imperiale, la zecca. Favorì poi la venuta di forestieri- in gran parte di nobili genovesi, costretti ad abbandonare la patria dopo le vicende che sconvolsero Genova nel 1575- a cui concesse il privilegio di costruire case senza chiedere alcuna tassa per tre intere generazioni. Per rispondere alle cresciute esigenze religiose, dette l’avvio anche alla ricostruzione di alcune chiese già esistenti, quali S. Pietro, S. Francesco e S. Giacomo. Infine, desideroso di

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abbandonare il castello medievale, trasformò la sua vecchia abitazione di Bagnara in palazzo rinascimentale.

Alberico I morì in Massa il 18 Gennaio 1623 e fu sepolto nel Duomo di Massa assieme ai principi della sua famiglia.27

1.6. Contesto ecclesiale: da Luni al nuovo vescovato di Massa

Santa Lucia al momento della sua nascita era una cappella che apparteneva alla circoscrizione della pieve di San Pietro presso Massa della Diocesi di Luni, mentre oggi la chiesa si trova sotto la circoscrizione di San Martino del borgo del Ponte sotto la Diocesi di Massa-Carrara Pontremoli.

L’analisi del contesto ecclesiale, dell’appartenenza della chiesa a Diocesi diverse nell’arco dei secoli, è stata indispensabile per l’identificazione delle fonti archivistiche da consultare e delle sedi della loro conservazione. Dalle ricerche si è constatato che gli archivi da consultare sono quelli dell’Archivio diocesano di Luni a Sarzana riguardanti la pieve di S. Pietro e dell’Archivio diocesano di Massa riguardanti la parrocchia di S. Martino. Di seguito descriviamo la storia degli enti ecclesiastici di cui è stata dipendente la chiesa di Santa Lucia.

1.6.1. Le origini: la circoscrizione della Diocesi di Luni

La Diocesi di Luni per secoli fu ritenuta la “vera clavis et porta Tuscie” perché attraversata da un notevole reticolo di strade su sui dominava un tratto particolarmente importante della Francigena. Essa era quindi il trait d’union tra il territorio ligure, quello dell’etruria e le terre emiliane e lombarde. L’importanza ed il rilievo della diocesi sopravvisse al progressivo abbandono della città romana agli inizi del XIII secolo, l’edificazione di una nuova cattedrale nel vicino borgo di Sarzana, popoloso e in pieno sviluppo, per trasferirvi la sede vescovile. La

27 Ibidem, pp. 12-15

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diocesi di Luni, subito soggetta alla Sede Apostolica, ebbe vastissima estensione:

comprendeva le isole della Palmaria, del Tino e del Tinetto, la Capraia e la Gorgona; la valli del Vara, del Magra, del Carrione e del Frigido, l'alta valle del Taro e tutta l'alta Garfagnana, fino al fiume Versilia, dov'era il confine con la diocesi di Lucca; confine con la diocesi di Genova era alla Punta dei Marmi tra Montaretto e Framura.

Nel XV secolo Alberico I maturò l’idea di far sorgere in Massa la sede vescovile, per accrescere il prestigio della città, e tale scopo fece ampliare ed abbellire la chiesa di S. Pietro in Bagnara. Dice il Matteoni che di questa chiesa si voleva

“fare il tempio maggiore di Massa, ed elevarlo a qualcosa di più che a semplice pievania”.28

Il conseguimento di tale titolo è stato un percorso arduo che si dilungò per diversi secoli. Un primo obbiettivo è stato conquistato con la Bolla di Urbano VIII del 19 Maggio 1629, in cui si dichiarava che la pieve di S. Pietro acquisiva il titolo di Collegiata con dignità abbaziale, il sogno di Alberico I cominciò a realizzarsi quando questi era già morto.

28 Manfredi A., Sverzellati P. (a cura di), Da Luni a Sarzana 1204-2004: centenario della traslazione della sede vescovile, atti del convegno internazionale di studi, sarzana , 30 Settembre- 2 Ottobre 2004, Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano, 2007, pp. 201

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Fig. 13: il territorio della Diocesi di Luni diviso in Pievanie nel XVI secolo, da Wikipedia: Diocesi di Luni, (https://it.wikipedia.org/wiki/Diocesi_di_Luni)

Nel 1700 Maria Teresa, figlia dell’ultimo duca di Massa, Alderano IV, rinnovò la richiesta di ottenere la sede vescovile, mossa “...dal desiderio di migliorare le condizioni dei sudditi e provvedere Massa dell’onore e vantaggio di un vescovato...”. La duchessa Maria Teresa, nel 1757, ottenne la facoltà di assegnare un reddito di 1200 fiorini per il vescovato ed il papa Clemente XIII ne ordinava l’erezione con Breve del 4 Gennaio 1766. “...Per circostanze impreviste, dice il Repetti, la bolla non poté effettuarsi; ma queste circostanze impreviste furono probabilmente le condizioni finanziarie dello stesso stato di Massa, lasciate scomposte dal duca Alderano...”29.

29 Matteoni, 1880, pp. XI-XV

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Alla sua morte, avvenuta il 26 dicembre 1790, la duchessa lasciava ben avviata la causa per ottenere il vescovato, al quale non aveva mai rinunciato, e la sua unica figlia Maria Beatrice, ultima discendente diretta dei Cybo Malaspina, s’impegno a proseguire l’opera iniziata dalla madre.

Ma le alterne vicende della famiglia Cybo e quelle politiche, che portarono in Italia, all’inizio dell’ottocento, lo stabilirsi del regime napoleonico, durante il quale il ducato di Massa fu unito a quello di Lucca sotto i Baciocchi, impedì il proseguimento della richiesta di trasformare la collegiata in sede vescovile. E’

risaputo che la erezione del Vescovado in Massa trovò tanto nel 1766 quanto nei secoli precedenti in forte ostacolo per troppa vicinanza della Abbazia Nullius di Carrara.

1.6.2. Il periodo attuale: la circoscrizione della Diocesi di Massa-Carrara Pontremoli

Soltanto con la caduta del dominio francese ed il ritorno, nel 1815, del ducato a Maria Beatrice, le cose andarono man mano appianandosi. Intervenne a favore di Maria Beatrice una disposizione del granduca Pietro Leopoldo di Toscana, che non permetteva ad autorità forestiere, sia pure ecclesiastiche, di esercitare la loro autorità in altro territorio se non in quello proprio; ciò favorì la città di Massa, che dipendeva dalla diocesi di Luni-Sarzana ed in tal modo quel vescovo diveniva

“forestiero” nel territorio massese.

Maria Beatrice inoltrava quindi una nuova richiesta ottenendo finalmente una risposta positiva: la Bolla pontificia di Pio VII del 23 febbraio 1822 “...elevava Massa a città vescovile sotto l’invocazione dei santi suoi titolari Pietro e Francesco e si sopprimeva il titolo di Collegiata Arcidiaconale elevandola a Cattedrale vescovile...”.30

Con questa bolla vennero attribuite alla nuova Diocesi le seguenti parocchie e cure, già appartenenti alle vicine Diocesi di Luni-Sarzana e Diocesi di Lucca:

30 Marcucci, 1987, pp.15-16

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 Le Parrocchie e Cure del Ducato di Massa e cioè: Altagnana, Antona, Bergiola Maggiore, Caglieglia, Canevara, Casania, Casette, Castagnola, Forno, Lavacchio, Massa Cattedrale, Massa Monte, Massa Ponte, Massa Rocca, Massa Volpigliano, Mirteto, Pariana, Resceto.

 Le Parrocchie e Cure del Principato di Carrara e cioè: Avenza, Bedizzano, Borgiola Foscalina, Carrara, Castelpoggio, Codena, Colonnata, Fontia, Fossola, Gragnana, Miseglia, Noceto, Sorgnano e Torano.

Nel 1901 le Parrocchie o Cure che la Diocesi di Massa erano complessivamente 187.

Come dipendenza ecclesiastica la Diocesi di Massa, al momento della sua erezione, venne dichiarata suffraganea della Archidiocesi Metropolitana di Pisa e tale rimase fino al 21 agosto 1855, epoca in cui dalla Santa Sede di Modena venne elevata ad Archidiocesi Metropolitana, alla quale fu assoggettata anche Massa.

Con bolla pontificia poi del 23 aprile 1926, a causa delle mutate condizioni di Modena è di nuovo aggregata al Metropolita di Pisa.

Infine con Decreto della Sacra Congregazione Concistoriale del 29 Luglio 1939 il titolo delle Diocesi di Massa veniva mutato in quello di Apuania, a seguito dell’identico cambiamento del nome della Provincia, e tale è rimasto anche quando nel 1946 la Provincia ha ripreso il suo vecchio nome di Massa Carrara.

Mantenne tale nome fino al 30 settembre 1986 quando tornò al nome di diocesi di Massa.

Il 23 febbraio 1988 è stata stabilita la plena unione con la Diocesi di Pontremoli;

la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale, cioè Diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, e ha avuto come primo vescovo Bruno Tommasi, già vescovo di Pontremoli.

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Il 5 settembre 1992 la diocesi assunse la sua odierna fisionomia territoriale con la cessione all'arcidiocesi di Lucca del vicariato dellaGarfagnana comprensivo di 106 parrocchie31.

Come già accennato nei capitoli precedenti, la chiesa del Ponte venne nominata Parrocchia il 2 Novembre 1837, e per tanto la chiesa di Santa Lucia insieme all’oratorio delle capannelle entrarono a far parte della circoscrizione di San Martino.

31 Da wikipedia, l’enciclopedia libera, Diocesi di Massa Carrara – Pontremoli, https://it.wikipedia.org/wiki/Diocesi_di_Massa_Carrara-Pontremoli, agg. 2016

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Fig. 14: veduta aerea dell’attuale estensione della zona parrocchiale di Massa Ponte che si sviluppa attorno al fiume Frigido: in basso evidenziata la chiesa di San Martino, nel mezzo quella di Santa Lucia e in alto l’oratorio delle Capannelle. Elaborazione dell’autore su immagini di Bing maps (www.bing.com/maps)

1.7. I terremoti a borgo del Ponte nel periodo attuale

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