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Artesano. Saperi nascosti e paesaggi di oggetti svelano il territorio: un progetto di valorizzazione di pratiche e prodotti artigianali colombiani

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Academic year: 2021

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Politecnico di Milano Facoltà del Design

Disegno della Comunicazione Relatore

Raffaella Trocchianesi Correlatore

Tania Catalina Delgado Barón Studente

Angela María Cañón Piñeros 764807 Laurea Magistrale

Saperi nascosti e paesaggi di oggetti svelano il territorio: un progetto di valorizzazione di pratiche e prodotti artigianali colombiani.

(2)

Vorrei ringraziare,

l’Arch. Raffaella Trocchianesi per avermi guidato e supportato in questi mesi di lavoro, la Dott. Tania Delgado per la sua disponibilità e i suoi consigli durante la ricerca.

Inoltre, vorrei esprimere la mia gratitudine ai miei amici che mi hanno incoraggiado in momenti di crisi e felicitá e che hanno supportato la mia tesi e il suo sviluppo. Grazie alla mia famiglia italiana Rosi, Cata, Diego e Leito.

Infine, ho desiderio di ringraziare con affetto la mia mama e mio fratello per il sostegno ed il grande aiuto che mi hanno dato e alla mia famiglia per il sostegno morale e materiale.

Un ringraziamento speciale e di immensa gratidutine a Luigi Bianco e Catalina Gutierrez per il prezioso contributo che ognuno ha dato al mio lavoro.

(3)

1. Introduzione

2. Beni Culturali materiali e immateriali nella dimensione

demoetnoantropologica

20

2.1 Una questione di definizioni 23

2.1.1 Definizione dei beni immateriali  23

2.1.2 Definizione dei beni materiali  28

2.1.3 Interdipendenza del patrimonio immateriale e materiale  33 2.2 Rilevanza dei beni culturali (materiali e immateriali) a livello locale e

internazionale 35

2.2.1 Rilevanza sociale  37

2.2.2 Rilevanza economica  38

2.3 Rischi relativi ai beni culturali (materiali e immateriali). 41

3. Territorio e artigianato: approcci strategici

46

3.1 Design del Prodotto e della Moda: casi studio 48

Altr 3.2 Design della Comunicazione 62

3.2.1 Casi studio  67

3.2.2 Sviluppo del turismo e comunicazione  78

3.2.3 Turismo culturale  81

3.2.3.1 Casi Studio: artigianato e saper fare  83

3.2.3.2 Casi Studio in America Latina    85

Indice

(4)

4. Contesto geografico di riferimento: artigianato, beni culturali

colombiani

94

4.1 Tipi di artigianato 96

4.2 Organizzazioni dell’artigianato colombiano 98

4.3 Commercializzazione dell’artigianato colombiano 100

4.4 Artigianato di Boyacá 102

5. Raquira

108

5.1 Ceramica, simbolo della tradizione 110

6. Nobsa

118

6.1 Tessuti in lana, base della cultura ed economia di Nobsa 120

6.2 Ruana di Boyacá 126

7. Guacamayas

130

7.1 Cesteria in sisal 133

7.2 Prodotti rappresentativi 135

8. Analisi di attività nel territorio: una lettura critica

138

9.1 Problematica global 139

9.2 Problematica locale 140

9.2.1 Dimensione sociale  142

(5)

9. Progetto “Artesano”

146

9.1 Verso il progetto 147

9.2 Perché creare un network? 150

9.3 Appunti grafici 155

9.4 Studio della forma, gesto e colori di ogni posto 166

9.5 Risposta progettuale 173 9.5.1 Marchio  173 9.5.2 Icone  179 9.5.3 Network 182 9.5.4 Artefatti comunicativi

10. Conclusioni

209

11. Allegati

213

12. Bibliografia

223

(6)

Figure

Fig. 1 Casa del Barro, Villa de Leyva 32

Fig. 2. Stephen Burks, Workshop in Senegal 51

Fig. 3 Piega Pieghe, Raw-edges 53

Fig. 4 Vermelha 55

Fig. 5 Inflável 55

Fig. 6 Favella 55

Fig. 7 Sushi 55

Fig. 8 Linak 57

Fig. 9 Risultati partendo del Linak 59

Fig. 10 Maiyet + Nest artisan collaboration (photo courtesy of Barneys) 61

Fig. 10.1 Maiyet, workshop Japur - Inidia 61

Fig. 11 Tutte le foto/Emanuele Zamponi © Vacheron Constantin - Arts, Crafts and

Design 63

Fig. 12 ARtours, Stedelijk Museum di Amsterdam 68

Fig. 13 CultureClic from i-material.lab 70

Fig. 14 Museo del Caribe 74

Fig. 15 Sito Web Artesol 77

Fig. 16 Sito web Wines from Spain 84

Fig. 17 Sito Web Ecomuseo della Val Germanasca 86

Fig. 18 Marchio mexico 88

Fig. 19 Logo Artesanias de Colombia 100

Fig. 20 Mappa artigianale di Boyacá 106

Fig. 21 Piazza Centrale Ráquira 109

Fig. 22 Mappa Boyacá 111

Fig. 23 Mappa di Ráquira 114

Fig. 24 Dall’argilla alla ceramica 116

Fig. 25 Colori e prodotti di Ráquira 117

Fig. 26 negozio tipico a Nobsa 119

Fig. 27 Mappa di Boyacá 121

Fig. 28 Dal velo al Tessuto 125

(7)

Fig. 30 Mappa di Nobsa 128

Fig. 31 Artigiano Nobsa 129

Fig. 32 Alcaldia Nobsa 131

Fig. 33 Mappa Guacaayas 132

Fig. 34 Dal sisal alla cesteria di spirale 134

Fig. 34 Mappa di Boyacá 136

Fig. 35 Prodotti Guacamayas 137

Fig. 36 Cultura e territorio: un rapporto di sviluppo. 148

Fig. 37 Design as Art, Bruno Munari 156

Fig. 38 Paesaggio astratto, Valerio Morabito 158

Fig. 39 Misurazioni. Fotografia e territorio, Mario Cresci 160 Fig.40 “Noi, i valori ritrovati” di Filippo Bubbico 162

Fig.41 Islanda, Siggi Eggertsson 164

Fig.42 Marchio 174

Fig.43 Marchio 175

Fig.44 Marchio 176

Fig.44 Marchio 177

Fig.46 Marchio 178

Fig.47 Referenti icone 180

Fig.48 Icone 181

Fig. 48 Splash App 196

Fig. 49 Screen login 196

Fig. 50 Screen Guacamyas, Nobsa e Ráquira 197

Fig. 51 Screen della città 198

Fig. 52 Screen Posti 199

Fig. 53 Screen Galleria 200

Fig. 54 Screen Artigiani 201

Fig. 55 Calendario 202

Fig. 56 Mappe 203

Fig. 57 Postcards 207

Fig. 58 Postcard 208

(8)

Grafiche

Graf. 1 Estruttura progetto 17

Graf. 2 Comercializzazione 101

Graf. 3 Infografica del Artigianato Colombiano 103

Graf. 4 Funzionalità Sistema 154

Graf. 5 Guacamayas 167

Graf. 6 Nobsa 169

Graf. 7 Ráquira 171

Graf. 8 Mappa navigazione sito web 185

Graf. 8 Uso Postcard 206

Graf. 9 Tavola sondaggio per Colombiani 215

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Abstract

Il patrimonio legato alla tradizione artigiana gioca un ruolo cruciale nella salvaguardia e va-lorizzazione dell’identità territoriale e rappresenta un’importante leva per il potenziamento turistico.

In Colombia l’artigianato è una delle principali manifestazioni della cultura locale, per que-sto è importante che il mestiere non venga abbandonato e che il sapere non venga per-duto.

La tesi si propone di indagare il tema della valorizzazione dei beni culturali artigianali come leva di identità territoriale e di potenziamento turistico. Vengono presi in considerazione pratiche e prodotti artigianali dell’area colombiana di Boyacà (che comprende le città di Ràquira, Nobsa, Guacamayas) ricca di saperi, tecniche e prodotti locali nel settore dei tessuti, della cesteria e della ceramica. La tesi approda anche ad una proposta progettua-le in termini di strategia e comunicazione. Nello specifico viene messo a punto un sistema costituito da artefatti comunicativi di tipo multimediale (ad es. sito web e app) e cartacei (ad es. mappa, miniguida...).

Il progetto si propone quindi di migliorare il rapporto artigiano-consumatore per suppor-tare con strumenti adeguati e innovativi l’artigiano stesso affinché possa ottenere benefici sociali ed economici; si propone altresì di implementare lo sviluppo locale attraverso la va-lorizzazione e comunicazione del territorio e del sistema di beni culturali ad esso collegati. La tesi si articola in quattro parti: la prima si concentra sull’indagine del significato dei beni immateriali, la sua importanza nell’identità culturale e i rischi che minacciano la sua perdurabilità.

La seconda Parte studia l’importanza del disegno per salvaguardare i beni immateriali e sono citati alcuni casi dove, partendo dal design, sono state sviluppate strategie per dare perdurabilità ai beni culturale.

La terza parte è l’analisi sull’artigianato colombiano e sulle sue condizioni attuali, soprat-tutto nella regione di Boyacá riguardo il suo sviluppo artigianale.

La quarta e l’ultima è lo sviluppo di una strategia a partire della comunicazione per dimi-nuire una delle principali problematiche che causa l’abbandono del mestiere.

(10)
(11)

Il fenomeno della globalizzazione tocca in modo importante il tema della valorizzazione delle identità locali. Se da un lato infatti si assiste ad una maggiore accessibilità e visibilità dei luoghi (con conseguente agevolazione di scambi interculturali), dall’altro a questo pro-cesso devono corrispondere adeguate azioni di sensibilizzazione e coinvolgimento delle comunità locali depositarie di saperi, pratiche, culture che si trovano ad essere coinvolte da un sistema non sempre sostenibile.

In questo scenario il concetto di valorizzazione del territorio è mutato (e sta continuamente mutando); il cambiamento ha interessato diversi fattori (sociale, economico, geografico, storico, industriale, materiale, immateriale...). Naturalmente anche dal punto di vista pro-gettuale il design per la valorizzazione del patrimonio culturale deve intervenire con metodi e strumenti adeguati. Entrando nel merito delle competenze che attengono al design della comunicazione non si parla solo di brand territoriale e immagine coordinata ma necessa-riamente si deve sposare un approccio strategico e partecipato con il territorio coinvolto. Per creare, rafforzare e valorizzare l’identità locale è necessario partire dall’incentivare il senso di appartenenza.

“Il progetto del territorio rappresenta un approccio integrato al design: design stra-tegico e di servizi per la costruzione di scenari, creazione di nuove visioni progettuali legate allo sviluppo locale che facciano riferimento ai temi della creazione di senso, in cui la marca diventi il collettore del sistema coordinato dell’offerta territoriale”. 1 La cultura colombiana affonda le sue radici nel mix culturale dei popoli indigeni, l’influen-za spagnola ed europea e in seguito l’influenl’influen-za della cultura sudamericana da cui sono emersi diversi tipi di culture e tradizioni coerenti. Un fattore problematico è il rischio di perdere questa diversità culturale.

“Se c’è un termine appropriato per descrivere l’attuale situazione, credo sia “creolizza-zione”, interrelazione culturale storicamente cumulativa tra centro e periferia, un prestito di particolari storie sociali e culturali attraverso una lingua comune. Non mi dilungo sulle potenzialità di uno scenario di creolizzazione delle culture periferiche, in quanto può

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es-contrasti vistosamente con le ipotesi sulla cultura provenienti dal nazionalismo del XIX secolo europeo. E le somiglianze tra “creolo” e “creare” non sono casuali. Abbiamo un senso più tagliente del solito, infatti le culture creole sono il risultato tra persone che si impegnano attivamente nel fare i loro propri interessi. Per quanto riguarda l’intero inven-tario culturale dell’umanità, la creolizzazione può comportare una perdita, ma certamente anche un guadagno. Quando la cultura periferica assorbe l’afflusso di significato e di forme simboliche dal centro e li trasforma per renderli propri può, allo stesso tempo, au-mentare le affinità culturali tra il centro e la periferia rendendo facilitato il passaggio di più importazioni culturali.”2

La Colombia oggi è un paese che sta sviluppando diverse politiche per lo sviluppo econo-mico e sociale, e come la maggior parte delle economie del Sud America si sta aprendo alla globalizzazione. Ciò significa l’apertura delle frontiere ai prodotti e alle culture diverse da cui le comunità traggono beneficio. Si può dire che dal punto di vista del mercato c’è una maggiore competitività e offerta di prodotti, in modo particolare nella tecnologia, ma in campo culturale il rischio è quello di perdere le tradizioni, abbandonare artigianato e la possibilità di acquisto di prodotti tipici della cultura locale.

Secondo Artesanias de Colombia (Colombia Artigianato del 2006), in Colombia, il settore artigianato collega 350.000 persone impegnate nel mestiere , che rappresenta il 15% dell’occupazione nell’industria manifatturiera.

La popolazione di artigiani, principalmente appartenenti a famiglie, è composta per il 60% da donne e 40% da uomini. Il 57,5% è impegnato nella tessitura nelle sue varie forme. Il resto è impegnato nella lavorazione del legno (13,5%), della ceramica (9,8%), degli articoli in pelle (3,5%) e nella gioielleria-oro (2,4%).

In Colombia ci sono differenti regioni culturali e ognuna caratterizzata da un tipo di artigia-nato. Una delle regioni maggiormente caratterizzate grazie alla sua specificità artigianale è Boyacà. Tale regione andina si trova al centro del Paese e le sue tradizioni provengono dalla cultura Chibcha e dall’incrocio con la cultura spagnola durante la colonizzazione. Boyacá ha sviluppato diversi tipi di artigianato, dalla modellazione di materiali tipici della regione a diversi tipi di tessuti, che nel tempo sono stati migliorati o sono scomparsi. La

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causa principale della scomparsa o della riduzione della tradizione si basa su fattori so-ciale, economici e culturale.

Problematica

Enrico Roncancio, progettista colombiano definisce l’Artigianato come il risultato di creati-vità e immaginazione, incorporato in un prodotto in cui la produzione è partita da materiali naturali, di solito con processi e tecniche manuali. L’artigianato è carico di alto valore culturale e i suoi processi sono unici. Oggi i progetti artigianali sono visti come soluzione produttiva ed economica.

I mestieri tradizionali rispecchiano la creatività, la cultura e il patrimonio territoriale. Questi oggetti, se progettati per scopi utilitaristici o artistici, sono rappresentazione dell’espres-sione culturale, capitale di fiducia in se stessi (Unesco,2006) che è particolarmente impor-tante nei Paesi in via di sviluppo.

Spesso gli artigiani di questo territorio sono costretti ad integrare il loro lavoro con altre attività economiche al fine di garantirsi un sufficiente sostentamento.

Per quanto riguarda il nostro caso studio applicativo, in merito all’artigianato di Boyacá, ci sono due tipi di problemi, uno di ordine generale ed uno di ordine specifico. In termini di problematica generale questo tipo di patrimonio culturale è a rischio “di estinzione”. In tutto il mondo infatti le nuove generazioni non si avvicinano facilmente a questo tipo di pratiche rischiando di far perdere la continuità con una importante parte dell’identità di un Paese. In termini di problematica locale ci si trova a distinguere tra cause culturali, sociali ed economiche.

Tra i fattori culturali c’è sicuramente la perdita della tradizione (anche a causa del processo di globalizzazione sopra citato). Contemporanei cambiamenti sociali hanno modificato l’identità e lo stile di vita generando un habitat non sempre coerente con la possibilità di “fertilizzare” l’artigianato, a partire dalle logiche commerciali che privilegiano la distri-buzione di prodotti industriali di grandi catene. Infine tra i fattori sociali si rileva la perdita del patrimonio immateriale (in quanto saper fare) che investe le comunità nella propria identità, in quanto riguarda “il senso di appartenenza e il senso del luogo” quali elementi della costruzione della coesione sociale .3 Il luogo, infatti, non solo è lo spazio fisico, ma è

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anche l’insieme tra la comunità ed il territorio, ed è rappresentato dal vissuto degli individui e della comunità che lo abitano e lo caratterizzano con le loro attività, le loro tradizioni e le loro culture.

Se da un lato l’artigiano è positivamente influenzato da nuove tecniche,e messo nella condizione di supportare la tradizione per creare nuovi prodotti, d’altro canto rischia di dover interrompere la sua produzione perché non ha gli strumenti per competere con la produzione industriale.

Nel caso di Boyacá, fino a pochi anni fa una delle principali fonti di reddito era la produ-zione artigianale, ora questa è fortemente diminuita a causa dell’industrializzaprodu-zione della zona. Per i residenti è più redditizio lavorare per un’azienda che produrre i propri prodotti artigianali.

Questi presupposti rendono il tema particolarmente interessante quale ambito problema-tico all’interno del quale

predisporre metodi e strumenti che attengono all’ambito del design per la valorizzazione del patrimonio culturale.

Obiettivi

In questa tesi si cerca di comprendere se è possibile investire progettualità per poter salvagiardare e valorizzare il patrimonio artigianale sia come espressione culturale del ter-ritorio sia come azione sostenibile per rispettare l’identità della popolazione. Si ipotizzano inoltre alcuni strumenti che attengono al design della comunicazione quali dispositivi utili per il sistema-artigianato locale.

Gli obiettivi della tesi sono di due ordini: di ordine teorico-esplorativo e di ordine proget-tuale-applicativo.

Obiettivi di ordine teorico-esplorativo:

-curare una raccolta di casi studio (sistematizzati per categorie tematiche) dai quali evin-cere buone pratiche per intervenire sul territorio latino-americano in termini di comunica-zione per la valrozzacomunica-zione del territorio.

(15)

-approfondire lo stato dell’arte relativo al tema del design per la valorizzazione dell’artigiana-to e, in particolare, della situazione relativa alla zona colombiana di Boyacà attraverso uno studio immersivo nel territorio e una elaborazione di dati relativi alle potenzialità di crescita del territorio stesso.

Obiettivi di ordine progettuale-applicativo:

- Mettere a punto una strategia basata sulla costruzione di una rete volta a collegare il luo-go, l’artigiano e l’acquirente. L’artigiano avrà l’opportunità di esibire in modo più evidente il proprio prodotto, il processo artigianale, la sua comunità e il territorio dove sviluppa questa attività. In questo modo il consumatore sarà più consapevole del valore culturale implicito in ogni oggetto e sarà incoraggiato a visitare il sito dove si sviluppano le attività. Si presuppone che questa azione incida anche sull’afflusso turistico, generando un processo virtuoso per cui aumentare i benefici economici e la produzione artigianale stessa.

- Mettere a punto una serie di artefatti comunicativi (di tipo cartaceo e multimediale) volti a promuovere, far conoscere e valorizzare il territorio (dalla città al singolo laboratorio) a partire dal tema dell’artigianato.

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Note

1 Traduzione – M.Parente, B. Villari, Design, system, territory: a multidisciplinary didactic activity to enhance place, 2010, INDACO Department, Design Faculty, Politecnico di Milano, Milan, 20158, Italy.

2 HANNERZ U., Scenarios for Peripheral Cultures. In: A. King (ed.), Culture, globaliza-tion, and the world-system: contemporary conditions for the representation of identity, University of Minnesota Press., Minneapolis, 1997, Pag. 37.

3 SERAGELDIN I., SHLUGER E., MARTIN-BROWN J., Historic cities and sacred sites: Cultural Roots for Urban Futures, The World Bank, Washington, 2000, Pag xii.

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2. Beni Culturali materiali e immateriali nella dimensione

demoetnoantropologica

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I beni culturali demoetnoantropologici possono essere considerati un sottoinsieme di quel sistema composito che chiamiano cultura, che è il complesso dei prodotti materiali e non materiali, che fanno parte di una regione, che comprende le opere di artisti, architetti, musicisti, scrittori e intellettuali, così come le opere anonime, le anime popolari e l’insieme dei valori che danno senso alla vita, cioè, opere materiali e immateriali che esprimono la creatività delle persone, la lingua, i riti, le credenze, siti storici e monumenti, la letteratura, opere d’arte, archivi e biblioteche. In questo modo, l’evento culturale ha due percorsi: il materiale, quali gli edifici o gli oggetti e immateriali, come i processi, i linguaggi e le tecni-che tecni-che si traducono in feste, riti e tradizioni.

“Beni culturali Immateriali contenuti nel patrimoni tangibili erano sempre più riconosciuti come i componenti integranti dei valori del patrimonio mondiale. Durante la mia presi-denza del Comitato del Patrimonio Mondiale, avevo cercato di ampliare la portata del ‘patrimonio’ di includere i beni culturali immateriali, siano esse spirituali o sociali, ma c’è un limite intrinseco alla Convenzione del Patrimonio Mondiale, che non si occupa dei beni immateriali in quanto tale. In pratica, però, tutto patrimonio materiale incarna com-ponenti immateriali come i valori spirituali, simboli, significati, conoscenze, o il know-how artigianale e delle costruzioni. Inoltre, mentre molti esempi di patrimonio immateriale sono anche strettamente legati al patrimonio tangibile, questi aspetti materiali non sono ne-cessariamente di valore eccezionale e universale, che è il requisito fondamentale per la selezione della Lista del Patrimonio Mondiale. Esempi dei capolavori proclamati del patrimonio orale e immateriale dell’umanità, come ad esempio l’artigianato di Zafimani-ry, Madagascar (Proclamazione 2003), o lo spazio culturale della piazza Jemaa el-Fna piazza di Marrakech, Marocco (Proclamazione 2001), dimostrano chiaramente che loro aspetti materiali non sono necessariamente di valore eccezionale e universale. Inoltre, naturalmente, ci sono innumerevoli altri esempi di patrimonio culturale immateriale che non sono direttamente legate al patrimonio tangibile, come le tradizioni orali, le lingue, canti, danze, riti, feste tradizionali e delle pratiche sociali. Per le ragioni di cui sopra, una nuova convenzione che tratta specificamente del patrimonio culturale immateriale è stato assolutamente necessario”.2

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Si può dire che la distinzione tra questi due tipi di beni non va intesa in modo troppo esclusivo e rigido, in quanto le diverse manifestazioni hanno un insieme di strumenta-lità, espressività e saperi. Ogni oggetto materiale implica un’immateriastrumenta-lità, che lo porta ad essere un prodotto rappresentativo della regione, mentre quelli immateriali possono avere un’origine o mediazione materiale. Come nell’esempio dell’Artigianato Zafimaniry, quest’arte è legata alla comunità, gruppo etnico che vive in una regione boscosa a sud-est di Ambositra. Rinomato per il suo lavoro in legno, l’ artigianato Zafimaniry produce tradizionalmente oggetti di uso quotidiano come barattoli di miele, cerbottane oltre a persiane scolpite e case intagliate nel legno.

Ciononostante questo tipo di arte non è stato citato come un bene materiale ma come meramente immateriale. Questo si deve al fatto che, piuttosto che essere un oggetto fisico, questo possiede, nella cultura di appartenenza valori simbolici impliciti attraverso motivi geometrici finemente cesellati per i quali i Zafimaniry sono famosi. Il simbolismo segnato nel bosco è in realtà un riflesso delle loro credenze. Il modello basato nella ragna-tela simboleggia i legami familiari, mentre l`alveare rappresenta la vita in comunità. Inoltre, le case sono in realtà costruite in conformità alle norme ancora più erudite.

Il loro orientamento, dal cuore del villaggio al lay-out della camera, si basa nella cosmogo-nia Malgascia, rappresentata nelle quattro direzioni (o quattro grandi destini). Il capo clan ha sempre il suo posto nell’angolo più sacro del paese, il nord-est. Per quanto riguarda il figlio maggiore, questo si aggiudica lo spazio gerarchicamente appena al disotto del padre, mentre il figlio minore si ubicherà a sud-ovest, l’angolo più profano. Allo stesso modo, all’interno della casa, il letto si trova a nord-est, mentre l’ingresso e gli oggetti non importanti sono posti a Occidente.3

Ciò premesso, il patrimonio culturale è un riferimento alle identità dei nostri popoli e tanto diverso quanto le culture esistenti. Durante i processi storici, questi riferimenti acquisi-scono un’identità più rilevante e significativa, che trascendono il regionale per diventare patrimonio culturale della nazione, conosciuti come l’insieme dei beni e dei contributi umani alla cultura mondiale in tutti i settori. Oggi i beni materiali sono consolidati e

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ricono-sciuti, in quanto fanno parte di una regione, di un prodotto, di un pensiero o di movimento culturale.

Secondo il Ministero della Cultura colombiano convocato dall’UNESCO, il patrimonio cul-turale non può essere visto, fin d’ora, solo come un valore ereditato da preservare come parte dell’identità di una data società, ma ha bisogno di essere un continuo processo di ricreazione.

Anche Bedjaoui, Ministro degli Affari Esteri dell’Algeria e Presidente dell’Assemblea Ge-nerale, ha qualificato il patrimonio culturale immateriale come “un valore d’oro che con-tribuisce alla ricostruzione dell’umanesimo, in un regno senza esilio per tutti “. E nel suo discorso introduttorio, H.E. La signora Khalida Toumi, Ministro della Cultura di Algeria, enfatizzò il fatto che “il salvaguardare i beni deve essere sempre un lavoro continuo, in evoluzione e strutturato” e che “il patrimonio immateriale è l’identità dei popoli allo stesso modo il DNA è il genoma umano”.4

Nell’assemblea alcune delegazioni sono giunte alla conclusione. Secondo le proprie esperienze nazionali i progetti sviluppati con le comunità hanno avuto successo, mentre quelli sviluppati senza il coinvolgimento della comunità o senza il consenso no. Comun-que, il dare perdurabilità a questi beni materiali non è solo un’attività di enti governativi o di associazioni, devi anche essere un lavoro della comunità su quella si sta sviluppato il bene immateriale.

2.1 Una questione di definizioni 2.1.1 Definizione dei beni immateriali

- Per quasi quattro decenni, le normative dell’UNESCO sono state incentrate sulla protezione del patrimonio tangibile. Di conseguenza, la salvaguardia del patrimonio immateriale è rimasto per lungo tempo trascurato, anche se un primo passo in

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que-sta direzione è que-stato fatto nel 1973, quando la Bolivia ha proposto un protocollo per essere aggiunto alla Convenzione universale per proteggere il folklore. La presente proposta non ha avuto successo, ma ha contribuito ad aumentare la consapevo-lezza delle necessità di riconoscere e includere gli aspetti immateriali nel campo dei beni culturali. Ci sono voluti nove anni per istituire nell`UNESCO un Comitato di esperti per la salvaguardia del Folklore e per creare una speciale ‘sezione per i beni immateriali’, ciò che ha portato alla tutela della cultura tradizionale e il folklore (1989). La presente norma è un precedente importante per riconoscere ‘la cultura tradizionale e del folklore’. Inoltre ha incoraggiato la collaborazione internazionale e si è considerato di adottarle per l’ identificazione, la conservazione, la diffusione e la protezione dei beni.

Negli anni novanta, in conseguenza alla crescente importanza del patrimonio cul-turale immateriale, si sviluppano due nuovi programmi: Tesori del sistema vivente umano, lanciato nel 1993, e la Proclamazione dei capolavori del patrimonio orale e immateriale dell’umanità, lanciato nel 1998. In questo secondo programma, dician-nove forme di spazi culturali e di espressione sono stati proclamati ‘capolavori del patrimonio orale ed immateriale’ dal Direttore Generale dell’UNESCO nel maggio 2001, e un altro gruppo di 28 “capolavori” ha ottenuto il riconoscimento interna-zionale nel novembre 2003. Questa proclamazione fornisce un’utile indicazione del tipo di patrimonio immateriale che gli Stati membri desiderano salvaguardare.5 La Convenzione per la salvaguardia del patrimonio immateriale dell’UNESCO (Parigi, 2003) per “patrimonio culturale immateriale” intendono le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il know-how, come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi, le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconosciuti come parte del loro patrimonio culturale.

Il patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è costan-temente ricreato dalle comunità e dai gruppi come risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia e danno un senso d’identità e di continuità,

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pro-muovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana. Ai fini della presente Convenzione, si terrà conto di tale patrimonio culturale immateriale unicamente nella misura in cui è compatibile con gli strumenti esistenti in materia di diritti umani e con le esigenze di rispetto reciproco fra comunità, gruppi, individui e sviluppo sostenibile.6 Il patrimonio culturale immateriale ha un senso d’identità, si trasmette da una generazio-ne all’altra, ed è costantemente ricreato dalla comunità. Secondo l’UNESCO, e senza stabilire categorie chiuse o classificazioni, questo patrimonio è particolarmente visibile nei seguenti settori:

a) tradizioni ed espressioni orali, compreso il linguaggio, come veicolo del patrimonio culturale immateriale

b) le arti dello spettacolo

c) le consuetudini sociali, gli eventi rituali e festivi

d) le cognizioni e le prassi concernenti, la natura e all’universo e) l’artigianato tradizionale.

Grazie alla convenzione del 2003, gran parte del patrimonio culturale immateriale è stato formalmente riconosciuto come fonti fondamentali dell’identità culturale, la creatività e la diversità. Dove i governi degli Stati contraenti alla convenzione stabiliranno inventari nazionali del loro patrimonio culturale immateriale e prenderanno le misure giuridiche, amministrative e educative per garantire la custodia del loro patrimonio.

Il patrimonio immateriale permea ogni aspetto della vita dell’individuo ed è presente in tutti i prodotti culturali, monumenti, siti e paesaggi. Riguarda ogni individuo portare il patrimo-nio della propria comunità e salvaguardarlo, ciò deve partire dall’iniziativa individuale e dal sostegno di associazioni, esperti e istituzioni.

Nel frattempo, l’Ufficio Regionale per la Cultura in America Latina e nei Caraibi dell’UNE-SCO ha intrapreso numerose azioni nel settore del patrimonio culturale immateriale, tra i quali la Convenzione per la protezione del patrimonio culturale immateriale, e la

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pubbli-... per “patrimonio culturale immateriale” s’intendono le

prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il

know-how – come pure gli strumenti, gli oggetti, i

manu-fatti e gli spazi culturali associati agli stessi – che le

co-munità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono

in quanto parte del loro patrimonio culturale.

cazione della rivista Oralidad, dedicata alla promozione e alla protezione della tradizione orale, come veicolo del patrimonio culturale immateriale della regione.

I beni immateriali hanno le caratteristiche aggiuntive di essere tradizionali, e sono costan-temente ricreati e principalmente trasmessi per via orale. Molti elementi di questo tipo di beni sono minacciati a causa degli effetti della globalizzazione, dall’omogeneizzazione delle politiche, e infine dalla mancanza di risorse; che portano al deterioramento delle fun-zioni e dei valori di questi elementi, e alla mancanza d’interesse tra le nuove generafun-zioni. SEIJI TSUTSUMI, The Saison Foundation, Japan (Unesco, Tokyo 2004), dice: l’espan-sione della globalizzazione, attraverso l’omogeneizzazione dei mercati mondiali, non solo mette in pericolo la sopravvivenza del patrimonio immateriale delle varie nazioni, ma lo sta spingendo verso l’estinzione. In Giappone sono presenti due definizioni di Globalizzazio-ne, nella prima la Globalizazione fa diventare la produzione sempre più internazionalizzata, il commercio si espande e le economie nazionali diventano sempre più aperti e progressi-vamente integrati. (2002 Gendai yogo no kiso chishiki, Tokyo Basic Knowledge of Current Terms: Jiyu Kokuminsha) Nella seconda la globalizzazione è un termine che descrive un fenomeno in cui le economie mondiali stanno diventando omogeneizzate dopo il collasso delle vecchie strutture della Guerra Fredda. Si dice anche che gli Stati nazionali in diverse regioni hanno paura della globalizzazione e hanno iniziato a prendere misure per proteg-gere le proprie economie, sistemi politici e culture. Pertanto, la definizione afferma che una nuova forma di nazionalismo è anche indotta. (2002 Asahi Shinbunsha: Asahi gendai

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yogo chiezo. The Asahi Encyclopedia of Current Terms ‘Chiezo’).

Queste due definizioni dalla prospettiva asiatica nella quale la globalizzazione è stata in-tegrata nella sua cultura, causando la perdita delle tradizioni. Questo è stato una delle paure più grandi nel momento in cui le diverse nazioni si sono avventurate nel mercato globale. Concludendo, si possono discutere le opportunità, le minacce e le sfide che la globalizzazione offre al patrimonio immateriale, si puo iniziare partendo dal punto che nella cultura sono coinvolti i contesti etnografici specifici e concreti. D’altra parte, ci si riferisce ai processi economici, culturali e politici indotti da agenti sociali che operano su scale più ampie rispetto ai territori immediati dei gruppi sociali, che, giunti a certo punto, per alcune comunità sono d’aiuto sia da un punto di vista sociale che economico, fino al punto di sfruttarli. In altri casi, la globalizzazione è solo un parametro da prendere, che non è red-ditizio, ma produce omogeneizzazione, causando la perdita della tradizione o rendendo le tradizioni socialmente non accettabili.

When a culture dies along with a language, the connection between perception and action is forever changed.7

I beni culturali immateriali, a causa della loro natura, sono fragili e più vulnerabili rispetto ad altre manifestazioni culturali, essendo dipendenti da condizioni ambientali e sociali che consentono la loro crescita e la loro sopravvivenza. A differenza dei beni materiali, i beni immateriali si trasmettono attraverso la stessa cultura che li ha creati, e la loro comunica-zione dipende dalla società. Nella maggioranza dei casi, si stanno perdendo le tradicomunica-zione perché la base della loro cultura già non sono le loro radici culurali, ma bensì oggi la loro base è rappresentata dall’economia. Un esempio di ciò è la cultura Zafimaniry, dove, a causa della perdita della tradizione in cui si eseguivano tutte le costruzioni in legno, i gio-vani non rimangono all’interno della comunità, dovuto al fatto che essi sono costretti ad andare a cercare lavoro in altre città o ad imparare un mestiere più redditizio, perdendosi cosí l’usanza di trasmettere le tradizioni.

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bru-ciare una biblioteca”. Aveva ragione, perché, nelle culture orali, il sistema di trasmettere le tradizioni si fa da generazione in generazione, quindi se non esiste quel passaggio, le tradizioni e il conoscimento rimangono negli anziani senza essere tramandati, da ciò l’affermazione.

2.1.2 Definizione dei beni materiali

I beni Materiali sono parte del patrimonio culturale, si trattano di oggetti che hanno una consistenza tangibile, che può essere sentita e riconosciuta. Sono le espressioni tangibili della cultura.

Secondo l’UNESCO, il patrimonio culturale è l’eredità dei manufatti fisici e gli attributi intangibili di un gruppo o società che sono ereditati dalle generazioni passate, mantenute nel presente e che danno benefici alle generazioni future. Il patrimonio materiale compren-de: edifici, luoghi storici, monumenti, manufatti ecc., significativi sia nel campo dell’arche-ologia che dell’architettura, della scienza o della tecndell’arche-ologia.

I beni materiali sono l’insieme di oggetti che raccolgono diversi caratteri significativi, di interesse o rilevanti per la cultura. I beni sono valutati secondo: i criteri e testimoni specia-lizzati e la possibilità che hanno i beni per identificare un’epoca o carattere di una civilta, conosciuto oggi come valore universale eccezionale “outstanding universal value”. Per figurare all’interno della Lista del Patrimonio mondiale, i siti devono essere caratteriz-zati da un valore universale eccezionale e soddisfare almeno uno dei seguenti dieci criteri di selezione, descritti nelle Linee Guida della Convenzione del patrimonio mondiale: 1. Rappresentare un capolavoro del genio relativo umano

2. Mostrare un importante scambio di valori umani in un periodo o in un’area culturale del mondo, riguardando gli sviluppi dell’architettura, della tecnologia, delle arti monumentali,

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dell’urbanistica o della progettazione paesaggistica.

3. Rappresentare una testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa.

4. Essere un eccezionale esempio di costruzione o ensemble architettonico, tecnologico o paesaggistico che illustra uno stadio significativo o stadi significativi nella storia umana. 5. Rappresentare un esempio eccezionale di un insediamento umano tradizionale o utiliz-zo del territorio che sia rappresentativo di una o più culture, specialmente se è divenuto vulnerabile per l’impatto dei cambiamenti irreversibili.

6. Essere direttamente o tangibilmente associate a eventi o tradizioni viventi, a idee e credenze, a opere artistiche o letterarie di valore universale.

Criteri naturali, i siti nominati devono:

1. Rappresentare esempi eccezionali degli fasi principali della storia della Terra, compresi: la presenza di vita e i processi geologici significativi per lo sviluppo della forma del territorio o caratteristiche geomorfiche o fisiografiche significative.

2. Essere un esempio eccezionale di processi ecologici e biologici, nello sviluppo e nell’evoluzione degli ecosistemi terrestri, delle acque dolci, costali o marini e delle comu-nità di piante ed animali.

3. Contenere fenomeni naturali superlativi o aree di bellezza naturale eccezionale e d’im-portanza estetica.

4. Contenere gli habitat più importanti e significativi per la conservazione in sito delle di-versità biologiche, compresi quelli contenenti di specie minacciate di eccezionale valore universale dal punto di vista scientifico o della conservazione.

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Per quanto riguarda gli organismi incaricati di tale valutazione, ci sono tre organizzazioni internazionali non governative o intergovernative che sono:

L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN)

IUCN sviluppa e appoggia le scienze d’avanguardia per la conservazione, in particolare l’impatto che hanno sulle specie, gli ecosistemi e la biodiversità sulla sussistenza dell’uo-mo.

Gli obiettivi dell’IUCN sono quelli di “influenzare, incoraggiare e assistere le società del mondo alla fine di conservare l’integrità e la diversità della natura, assicurando che qual-siasi utilizzo delle risorsi naturali sia equo ed ecologicamente sostenibile”.

Il Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti (ICOMOS)

ICOMOS è l’unica organizzazione non governativa a livello globale, che è dedicata a pro-muovere l’applicazione della teoria, delle metodologie e delle tecniche scientifiche per la conservazione del patrimonio architettonico e archeologico; e a fornire al Comitato per il Patrimonio Mondiale le valutazioni sui beni culturali, che sono stati proposti per essere iscritti all’elenco del Patrimonio Mondiale.

Centro Internazionale per la Conservazione e Restauro dei Beni Culturali (ICCROM) È un ente intergovernativo che offre supporto tecnico sulla conservazione dei siti elencati come patrimonio culturale, e ad offrire formazione sulle tecniche di restauro. ICCROM è stato fondato nel 1956 e si trova a Roma. E’ un partner attivo della Rete Informativa per il Patrimonio Mondiale.

In 1976, ICOMOS ha introdotto un commento generale sul concetto di Patrimonio Mon-diale, ICOMOS:

- “L’intero concetto di patrimonio culturale è relativamente nuovo ed è dipendente della consapevolezza e la responsabilità dell’umanità, e di nuovi metodi di transpor-to e comunicazione Sembra giustranspor-to, quindi, che il Comitatranspor-to del Patrimonio Mondiale

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...è l’eredità di manufatti fisici e gli attributi intangibili

di un gruppo o di società che sono ereditate dalle

generazioni passate, mantenute nel presente e dato a

beneficio delle generazioni future.

non dovrebbe di limitare le sue scelte a le migliori proprietà, ma dovrebbe includere anche queste altreproprietà, che forse sono poco conosciuti, ma con grande po-tenziale di valore estetico, educativo e scientifico”

- “Il patrimonio culturale legittima un gruppo umano, segna il senso di proprietà sulla loro comunità, e, alla sua volta rafforza la propria identità e caratteri distintivi”. Il rapporto continua:

- “Per essere ammissibili per l’inclusione nella Lista del Patrimonio Mondiale, le pro-prietà che devono soddisfare di alcuni criteri specifici di eccezionale valore universa-le, e devono anche soddisfare i criteri di unità e l’integrità del qualità (derivante dalla regolazione, funzione, disegno, materiali, lavorazione e condizione).”

Il Comitato ha preso i criteri dell’ICOMOS come riferimento basico e ha adottato le linee direttrici operative nella sua prima sessione nel 1977. Che non sono stati modificati fino l’adozione formale da parte del Comitato nel 1980. Nel progetto, versione ottobre 1977, le linee guida non prevedono un concetto particolare OUV (Oustanding universal value), ma affermano:

“La definizione di “universale” nell’espressione “eccezionale valore universale” deve esse-re commentata. Non tutte le proprietà devono esseesse-re riconosciute da tutte le persone, in tutto il mondo per essere di grande importanza e significato. Le opinioni possono variare da una cultura o da un periodo a un altro. Per quanto riguarda i beni culturali, il termine ‘universale’ deve essere interpretato come riferimento a una proprietà, che è fortemente rappresentativa della cultura di cui fa parte”.8

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Fig. 1 Casa del Barro, Villa de Leyva

Tra l’insieme dei beni materiali, ci sono i beni culturali mobili e immobili, di valore eccezio-nale dal punto di vista della storia, dell’arte, della scienza e della cultura in generale. Questi sono identificati come l’essenza della cultura, si fondono in valori simbolici che danno identità a una società.

Beni mobili materiali

Sono tutti i beni materiali tangibili che sono espressione mobile o testimonianza della creazione umana o di evoluzione della natura che possono essere archeologici, storici, artistici, scientifici e / o tecnici. La principale caratteristica è quella di essere oggetti che possono essere trasferiti e la loro identità non soffre grandi cambiamenti. Gli esempi in-cludono: quadri, sculture, libri, attrezzature, apparecchiature di laboratorio, oggetti per la casa o di uso lavorativo e rituale, tra gli altri.

Beni immobili materiali

Sono espressioni e testimonianze della creazione umana o di un’evoluzione della na-tura con una base archeologica, storica, artistica, scientifica e / o tecnica, ma che non possono essere mobilizzati. Tra i quali sono presenti: acquedotti, cattedrali, insediamenti archeologici, palazzi, centri storici, tra gli altri.

La concezione di quello che potrebbe essere il patrimonio è mutata con il passo del tem-po. Mentre in passato, l’immobile era associato solo con i beni materiali di caratteristiche artistiche e storiche, oggi è stato rivolto ad analizzare tutta la conoscenza culturale di un gruppo e le sue manifestazioni collettive.

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Icomos inizialmente ha guidato il concetto di patrimonio solo alla scoperta di monumenti e siti. Già negli anni 90’ inizia a concettualizzare il come visualizzare le proprietà, e il come scoprire le credenze e le rappresentazioni culturali manifestate da diverse culture.

2.1.3 Interdipendenza del patrimonio immateriale e materiale

I Beni Materiali e Immateriali sono strettamente correlati e dipendenti tra loro. Tutti gli aspetti immateriali, come sistemi di conoscenza, i principi di azione oppure i valori e le credenze dell’uomo, non possono essere considerati come patrimonio se non sono con-divisi, e fanno parte di una cultura.

Il patrimonio culturale deve essere un rapporto sincronizzato, con partecipazione della società (i sistemi d’interazione che collegano le persone), le norme e i valori (le idee e i sistemi di credenze che definiscono una cultura). Gli oggetti del patrimonio sono la testi-monianza tangibile delle norme, dei valori e delle tradizioni.

Dove il patrimonio stabilisce un rapporto simbiotico tra il tangibile e l’intangibile. Il pa-trimonio immateriale deve essere visto all’interno del papa-trimonio materiale, dove i beni immateriali sono il perché della loro forma e significato.

Inoltre, il patrimonio materiale o tangibile raggiunge il suo pieno significato quando si ri-ferisce alle conoscenze e ai valori che costituiscono la sua essenza, dando un valore alla sua produzione. Alcune attività, che possono sembrare piuttosto banali, di solito hanno una duplice connotazione. Una è visibile e l’altra no, e queste ultime potrebbero essere la base della tradizione.

Ad esempio, la preparazione di un pasto implica tutta una serie di conoscenze e compe-tenze riguardanti al prodotto scelto, il loro valore nutritivo, la loro preparazione, la trasfor-mazione e la simbologia associata ai miti o alle tradizioni orali. L’atto di cottura è associato a certi tipi di conoscenza e rappresentazioni che sono utili e inserite nella vita quotidiana delle persone, ma non sono necessariamente sempre presenti nella mente di chi prepara

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il pasto, pertanto, un processo materiale od oggetto ha una base concettuale, che li fa diventare eccezionale.

Un caso nel quale si può evidenziare l’interdipendenza tra beni materiali e immateriali, è nella comunità Ifugao, nelle vecchie Terrazze di riso. Le terrazze rappresentano un si-stema agricolo che conserva la vitalità e l’efficienza del riso biologico sviluppato durante 2000 anni. L’esistenza di queste terrazze di riso, esprime una forte relazione tra la cultura e la natura degli Ifugaos, che attraverso sistemi d’ingegneria tradizionale, la capacità in-novativa e la determinazione per massimizzare l’utilizzo dei terreni di montagna, é stato denominato come “Luogo Patrimonio dell’Umanità.”

Ma contemporaneamente in questa comunità è presente il Hudhud, che è stato definito per l’UNESCO come:

“Il hudhud è un cantato tra la gente della comunità Ifugao durante la settimana della rac-colta del riso, nei funerali e altri rituali, ma soprattutto in attività referenti alla racrac-colta del riso.

Stimato, ha avuto origine prima del secolo VII, composto di circa quaranta canti, che spesso prende tre o quattro giorni per essere recitato. La lingua dei canti, quasi impos-sibile da trascrivere, è piena di ripetizioni, sinonimi, termini figurativi e metafore. Eseguita da un solista e un coro, la voce recitante spesso è una donna anziana, che occupa una posizione chiave nella società. Di questi canti sono pochissimi esempi scritti, quindi il suo insegnamento e una tradizione orale. (UNESCO).

Due beni culturali, strettamente connessi, il luogo, la base della tradizione, ma la tradi-zione, che rende il posto meraviglioso, è il caso di quest’apparecchio, nel che i territori divennero importanti, dalla tradizione di coltivazione del riso, che indipendentemente dalla sua geografia producevano il riso, ma produrre non solo era il fatto, durante la raccolta e l’essiccazione, le donne della comunità recitavano un canto nella loro lingua, che è stato insegnato da generazioni, ma se hanno perso per vari casi che hanno influenzato la co-munità.

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Una e quella in cui l’industrializzazione dell’agricoltura, ha automatizzato il processo, ri-ducendo il coinvolgimento della comunità, e poi la graduale eliminazione, una volta era composto di canzoni, ora è semplicemente un processo industriale, che è stato colpito anche per l’introduzione del cristianesimo, che genera perdita di vecchie credenze. L’Interdipendenza tra i beni materiali e immateriali, si fa dall’origine dei beni materiali. Ogni bene materiale ha una propria ragione, sono stati fatti in conformità a un concetto cultu-rale, sta il caso di tante strutture architettoniche religiose, che sono costruite in conformità a tradizioni culturali, e dopo sono diventati un importante segno della loro cultura, si può concludere che i beni intangibili, in molti casi sono la ragione di origine dei beni materiali o sono gli strumenti o i mezzi per renderli trascendentali al corso della storia.

2.2 Rilevanza dei beni culturali (materiali e immateriali) a livello locale e interna-zionale

Si trattano di risorsi: Culturali, Sociali ed Economici, composti di beni materiali e immate-riali che generano proprietà storica, permettendo la costruzione di un’identità e la capaci-tà di generare benefici economici.

Secondo l’UNESCO la Dichiarazione Universale Dell’UNESCO Sulla Diversità Culturale (Parigi, 2011) dice che riaffermando la cultura deve essere considerata come l’insieme dei tratti spirituali e materiali, intellettuali e affettivi che caratterizzano una società o un gruppo sociale e che allo stesso tempo include le arti e le lettere, modi di vita e di convivenza, si-stemi di valori, tradizioni e credenze. Costatando che la cultura si trova al centro dei dibat-titi sull’identità, la coesione sociale e lo sviluppo di un’economia basata sulla conoscenza. Affermando anche che il rispetto per la diversità culturale, la tolleranza, il dialogo e la cooperazione in un clima di fiducia e di mutua comprensione sono le migliori garanzie di pace e di sicurezza internazionali, e considerando che il processo di globalizzazione, faci-litato dal rapido sviluppo delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione,

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benché rappresenti una sfida per le diversità culturali, crea le condizioni per un rinnovato dialogo fra le varie culture e civiltà; proclamando i seguenti principi sull’identità, diversità e pluralismo:

Articolo 1 – La diversità culturale: il patrimonio comune dell’umanità

La cultura assume forme diverse attraverso il tempo e lo spazio. Questa diversi-tà si incarna nell’unicidiversi-tà e nella pluralidiversi-tà delle identidiversi-tà dei gruppi e delle sociediversi-tà che costituiscono l’umanità. Come fonte di scambio, innovazione e creatività, la diversità culturale è necessaria per l’umanità quanto la biodiversità per la na-tura. In questo senso, è il patrimonio comune dell’umanità che dovrebbe essere riconosciuto e affermato per il bene delle generazioni presenti e future.

Articolo 2 – Dalla diversità culturale al pluralismo culturale

Nelle nostre società sempre più differenziate, è essenziale assicurare un’inte-razione armoniosa e un voler vivere insieme di persone e gruppi con identità culturali molteplici, variate e dinamiche. Le politiche per l’inclusione e la par-tecipazione di tutti i cittadini sono garanzie di coesione sociale, della vitalità della società civile e della pace. Definito in questo modo, il pluralismo culturale dà espressione politica alla realtà della diversità culturale. Indissociabile da un quadro democratico, il pluralismo culturale favorisce lo scambio culturale e lo sviluppo delle capacità creative che sostengono la vita pubblica.

Articolo 3 – La diversità culturale come fattore di sviluppo

La diversità culturale amplia la gamma di opzioni aperte a tutti; è una delle ra-dici dello sviluppo, inteso non semplicemente in termini di crescita economica, ma anche come mezzo per raggiungere un’esistenza più soddisfacente dal punto di vista intellettuale, emotivo, morale e spirituale.9

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Oggigiorno stiamo attraversando un constante cambio, ciononostante la modernizzazio-ne, inevitabile in ogni società, non deve far dimenticare l’importanza del patrimonio come vettore di sviluppo e stabilità sociale, sia per le generazioni presenti che per quelle future. Ancora oggi, una serie di soluzioni tecniche tradizionali rimangono senza pari in termini di efficienza. Alcuni dei processi o delle tradizioni sono particolarmente ingegnosi e hanno il merito di essere presi in considerazione nella ricerca di soluzioni ai problemi che li convol-gono. Al fine di preservare questa eredità del passato da parte delle comunità, nazionale e locale, l’Unesco invita a proteggere e valorizzare il patrimonio che rappresenta il nucleo della loro comune identità.10

Per quanto riguarda il patrimonio immateriale, la tutela dipende dalla sua conservazione e dall’esistenza di una continua trasmissione, riflettendo lo spirito della tradizione. Essen-zialmente, il patrimonio immateriale testimonia l’identità e l’ingegno di un gruppo di perso-ne e la loro capacità uniche, in un mondo che cambia continuamente, dove si perdono le tradizioni e dove molte culture sono spostate, per modernismi e tendenze che alienano la comunità, allontanandosi dall’ avere una propria identità e portandoci a una cultura globa-le in cui tutti hanno globa-le stesse tradizioni, e globa-le tradizioni, sono globa-lette ed imparate sulgloba-le riviste.

2.2.1 Rilevanza sociale

I beni culturali rendono possibile per le generazioni presenti il capire il loro posto nella storia e ad affrontare meglio le mutazioni costanti della società: si trattano di elementi di stabilità, in un mondo in rapido cambiamento. Dove i beni culturale sono le principali caratteristiche della propria cultura, sono l’essenza e la base della loro cultura e dei loro comportamenti, che conferisce caratteristiche distintive e costituiscono la base per la costruzione di una comune identità culturale, che rende possibili il collocarsi o situarsi a livello globale, ma che differendo dalle altre culture.

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il senso del luogo e il sentimento delle radici sono componenti importanti nel-la costruzione delnel-la coesione sociale, o del capitale sociale. Il concetto di radici introduce le dimensioni fisiche del luogo, gli edifici e gli spazi che hanno uno special significato per le persone e che a loro volta contribuiscono a definire l’identità e il senso di appartenenza.11

Il senso del luogo, aiuta a interpretare lo sviluppo della natura, la società, i gruppi umani e la loro vita spirituale, i fenomeni e gli eventi che determinano l’evoluzione sociale in una proiezione passato-presente - futuro data la sua essenza, formato nel processo della società-cultura, per essere parte della realtà.

La diversità culturale vista come un costrutto umano, rifletto delle culture e dei gruppi in tutto il mondo, dove è presente una connessione di ogni comunità in base ai fattori sociali, mettendo in gioco tutte le sue tradizioni e oggetti che li differenziano, e li rendono unici ri-spetti ad altri gruppi. Il processo di formazione dei valori patrimoniali si presenta come un fenomeno di rapporto dialettico tra la società e la cultura attraverso il tempo, intendendosi Il patrimonio come il coordinamento tra passato e presente.

In questi giorni, i beni culturali, non sono semplicemente caratteristiche della società, sono diventati fattori che contribuiscono al suo sviluppo, giacché non forniscono soltanto un’identità per rafforzarla, ma creano nuove strategie per conservarla, e renderla attiva contribuendo a migliorare la qualità della vita nella comunità e progettandola a livello glo-bale, generando benefici economici e la creazione di nuove opportunità di lavoro e scenari di sviluppo culturale.

2.2.2 Rilevanza economica

I Beni culturali, come in precedenza descritto, sono l’insieme dei beni che consentono di raggiungere un concetto, come la diversità culturale, in cui ogni comunità è unica e ha diverse tradizioni per mostrare al mondo. Per quanto riguarda il valore economico, i beni

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culturali non hanno un valore stabilito, ma la sua importanza e la sua fragilità li rendono pezzi di grande importanza internazionale, non solo a livello locale.

Ad oggi, un nuovo ritmo di sviluppo sta emergendo il quale collega l’economia e la cultu-ra, riprendendo aspetti economici, culturali, tecnologici e sociali a livello macro e micro, questo concetto conosciuto come “economia creativa”.

Si base sul fatto che la creatività, la conoscenza e l’accesso alle informazioni sono state riconosciute come potenti motori per la crescita economica, lo sviluppo e la promozione nel mercato globalizzato.

Il concetto di “economia creativa” è in continua evoluzione è sta acquistando importan-za nel pensiero contemporaneo dello sviluppo economico. Esso comporta il passaggio da modelli convenzionali a modelli multidisciplinari affrontando l’interfaccia tra economia, cultura e tecnologia, centrati sulla predominanza di servizi e contenuti creativi. Dato il suo elemento multidisciplinare, l’economia creativa è una scelta, come parte di una strategia orientata a creare risultati in paesi in via di sviluppo, con l’adozione di efficaci meccanismi trasversali ed innovativi interventi di politica interministeriale.

Per alcune persone, l’ “economia creativa” è un concetto olistico che fa complesse inte-razioni tra cultura, economia e tecnologia nel mondo contemporaneo globalizzato, che è dominato da simboli, testi, suoni e immagini. Altri sono più scettici su questo, esprimendo preoccupazioni per la sua importanza e il modo esagerato che può esacerbare le divisioni culturali e tecnologiche. In quest’ambiente, l’economia creativa è diventata un tema di attualità nell’economica internazionale, chiedendo risposte politiche sia ai paesi sviluppati che a quelli in via di sviluppo. Si tratta di un concetto soggettivo che è ancora in fase di concettualizzazione.

Come strategia per arrivare a un’economia creativa, esiste il concetto delle industrie cre-ative, indicato come il centro delle economie creative che possono essere definite come i cicli di creazione, produzione e distribuzione di beni e servizi che utilizzano la creatività e il capitale intellettuale come base. Essi comprendono una serie di attività basate sulla

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conoscenza, intorno ai beni materiali e immateriali e le prestazioni di natura intellettuale o artistica, con contenuti: creativi, di valore economico e obiettivi di mercato.12

Secondo l’UNCTAD le industrie creative tenendo conto delle loro caratteristiche compren-dono quattro categorie: patrimonio, arti, media e creazioni funzionali.

Dove il Patrimonio riunisce gli aspetti culturali storici, antropologici, etnici, estetici e socia-li. Punti di vista, che influenzano la creatività, sono l’origine di beni culturali e dei servizi, come le attività culturale. Diviso in: le espressioni culturali tradizionali (arti e mestieri, festi-val e celebrazioni) e siti culturali (siti archeologici, musei, biblioteche, mostre, ecc.) Le Arti comprendono industrie creative basate sull’arte e la cultura. Opere inspirate al patrimonio, ai valori d’identità e al significato simbolico. Diviso in due sottogruppi di grandi dimensioni:

Arti visive (la pittura, la scultura, la fotografia e l’antiquariato) e Arti dello spettacolo (la musica dal vivo, la danza, il teatro, la opera, il circo, il teatro di figura, ecc.)

Il Media comprende due sottogruppi di Media (editoria e audiovisivo), producendo conte-nuti creativi con lo scopo di comunicare a vasto pubblico.

Ed infine le creazioni funzionali sono formate della creazione di servizi orientati all’industria di prodotti e servizi funzionali, tra i quali ci sono: Design , Nuovi media e servizi creativi. I principali responsabili della crescita straordinaria nei settori creativi si può dire che siano la tecnologia e l’economia. Le trasformazioni nelle comunicazioni provocate dallo sviluppo digitale e la sua situazione economica, hanno avuto luogo come fattori combinati, per creare le condizioni di questa crescita.

Ad oggi, i principali start-up hanno un fondamento tecnologico, già che sono più inno-vativi e più facile da produrre, ad esempio, l’applicazione smartphone non ha un costo elevato ed è facile da produrre (digitalizzazione) e socializzare, mentre la produzione di un prodotto fisico, comporta produzione che può essere costosa, se non si fa in grande quantità ed è più difficile da socializzare. Un fattore che influenza questa tendenza, e

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quello che siamo nella fase di sviluppo in quale i sistemi tecnologici creano la tendenza. Oggi la conservazione dei beni culturali è vista in previsione di un investimento doppio, uno è quello di tenerli come segno della nostra cultura e l’altro è per produrre dei benefici economici. L’importanza economica del turismo è cresciuta a livelli molto elevati nel corso degli ultimi decenni, evidenziando il turismo culturale che si concentra sugli interessi del turista per la conoscenza dei principali eventi culturali di altri popoli. Pertanto, è un rap-porto diretto tra gli investimenti in conservazione, il restauro del patrimonio e la ricchezza generata.

Secondo ICOMOS, i possibili benefici economici attraverso il turismo possono essere: • Attivazione dell’economia e miglioramento delle risorse sottoutilizzate

• Generazione di risorse finanziarie per la comunità visitata (locale, regionale o nazionale), nel settore privato o nel pubblico.

• La creazione di occupazione diretta e indiretta

• Attrarre capitali esteri ed altre risorse, investimenti pubblici e privati. • Miglioramento delle infrastrutture

• La Possibilità di investire parte delle risorse generate nella conservazione del patrimonio e la riabilitazione per fornire successivi vantaggi economici.

2.3 Rischi relativi ai beni culturali (materiali e immateriali).

Nel preambolo della Convenzione UNESCO per la protezione del patrimonio culturale immateriale (2003), si è dichiarato: “Riconoscendo che i processi di globalizzazione e di trasformazione sociale, accanto alle condizioni che creano un rinnovato dialogo tra le

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comunità e il luogo, così come il fenomeno d’intolleranza sono gravi minacce, causando il deterioramento, la scomparsa e la distruzione del patrimonio culturale immateriale (...)”. La necessità di una convenzione potrebbe essere la risposta della comunità internazio-nale alle minacce percepite e alle sfide della globalizzazione, che coinvolge il patrimonio culturale e la diversità culturale.13

La globalizzazione ha elevato le opportunità d’interazione e dialogo, contribuendo in tal modo alla diffusione della conoscenza di altre culture e la sensibilizzazione delle proprie comunità. L’opportunità di condividere il patrimonio culturale immateriale nel mondo, pro-muovendo la sua conservazione, significa contribuire a una migliore comprensione univer-sale rilevando il valore e la vitalità della diversità culturale.

Però le comunità si sono rese conto che il loro patrimonio culturale, che è per sua natu-ra fnatu-ragile, gioca un ruolo cruciale nella loro identità e che il loro impegno nelle attività di protezione contribuisce a dare al patrimonio senso di continuità. Di conseguenza, mentre la globalizzazione ha contribuito alla diffusione delle culture, i suoi effetti sulla diversità culturale hanno contribuito alla scomparsa di tante tradizioni culturali.

Le Tradizioni culturali sono state anche influenzate dal commercio, dalla colonizzazione, dalla migrazione, dalla religione e dai media, che sono meccanismi che fanno la differenza di una cultura su un’altra. Dove, il multi-culturalismo di oggi ammette che ci sono simboli culturali che possono coesistere in parallelo a correnti principali come singole sub-culture, o sua volta le può cancellare.

A causa dell’impatto della globalizzazione, gli aspetti di stili di vita locale stanno diventan-do aspetti di stili di vita globali e nel frattempo alcuni stili di vita tradizionale sono in rapida evoluzione o in diminuzione.

Secondo il dottor Yang Jongsung (2003), “le tradizionali arti dello spettacolo hanno avuto un significato specifico per la condizione della vita quotidiana, sia che si tratti in forma di cerimonia religiosa, espressione di credenze o d’intrattenimento, ma poi l’arte naturale perde la sua funzione quando si sostituiscono le forme tradizionali di comportamento per i comportamenti moderni.”14 In questo caso, è visibile un cambiamento inevitabile in

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funzio-ne perché le vecchie forme non rendono l’innovaziofunzio-ne in comparazioni con quelle nuove. Il principale rischio che affrontano i beni culturale è il tempo, dove i materiali sono distrutti e gli immateriali sono dimenticati giacché sono complessi e devono essere preservati con cura. I beni immateriali sono ancora più vulnerabili del patrimonio materiale, in quanto sono in pericolo di scomparire con i suoi custodi tradizionali. La principale causa è quella dalla globalizzazione, dove prevale una cultura generica, dove le tradizioni sono dimenti-cate o identifidimenti-cate come non significative.

Generalmente c’è un alto livello di rischio quando si produce la mancanza di protezione e mezzi di conservazione del patrimonio culturale popolare, di solito è accompagnato da una serie di fattori che minacciano la qualità della vita: la mancanza d’identità e di coe-sione sociale, la perdita di elementi specifici per lo sviluppo, la bassa stima sociale, ecc.15 Altro fattore che mette a rischio i beni è lo sviluppo incontrollato che deriva dal sovrasfrut-tamento delle risorse naturali e dalla sovrapproduzione dei beni. Inoltre, la standardizza-zione dei valori culturali promossa attraverso i mezzi di comunicastandardizza-zione di massa, le tele-visione e altri canali di comunicazione, tendono a cancellare le differenze tra le comunità. Nel caso dell’artigianato colombiano in generale, il rischio è visto da un punto di vista eco-nomico e sociale; ecoeco-nomico perché tante comunità hanno lasciato il suo mestiere tra-dizionale per la mancanza di benefici economici -il mestiere artigianale non e un mestiere proficuo- per tanto si sono perse tante tradizioni che prima erano all base della società, ed anche perché il mestiere non è stato apprezzato come dovrebbe essere a livello culturale, e a livello sociale si sta perdendo l’identità.

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Note

1 KOSTER PAU R., Cultura. Estrategia para el desarrollo local, Dirección General de Relaciones Culturales y Científicas, AECI, Madrid, 2007. Pag.9.

2 UNESCO, Museum International: Intangible Heritage, Vol.56 nº1-2, Blackwell Publish-ing Oxford (UK) and Malden (USA), 2004. Pag 4-5.

3 UNESCO, The courier, Intangible heritage, May 2006. Pag 8.

4 UNESCO, The Intangible Heritage Messenger, Nº 5. 2007.

5 UNESCO, Museum International: Intangible Heritage, Vol.56 nº1-2, Blackwell Publish-ing Oxford (UK) and Malden (USA), 2004. Pag. 7.

6 UNESCO, Dichiarazione Universale Dell’UNESCO Sulla Diversità Culturale, Parigi,2003. 7 HENRIETTE R., “Protecting the heritage of Indigenous people” in International confer-ence, Globalization and Intangible Cultural Heritage, Tokyo , 2004. Pag 50.

8 ICOMOS, The World Heritage List, What is OUV? Defining the Outstanding Universal Value of Cultural World Heritage Properties, Berlin 2008. Pag. 11.

9 UNESCO, Dichiarazione Universale Dell’UNESCO Sulla Diversità Culturale, Parigi,2011. 10 UNESCO, A Guide forAfrican Local Governments, Cultural heritage & local develop-ment, Grenoble, 2006. Pag 9.

11 SERAGELDIN I., SHLUGER E., MARTIN-BROWN J., Historic cities and sacred sites: Cultural Roots for Urban Futures, The World Bank, Washington, 2000. Pag xii.

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12 UNCTAD, Creative Economy, 2008. Pag. 4.

13 HENRIETTE R., “Protecting the heritage of Indigenous people” in International confer-ence, Globalization and Intangible Cultural Heritage, Tokyo , 2004. Pag 13.

14 JONG HO C., “Problems of globalization and the transmission of intangible cultural heritage in korea” in in International conference, Globalization and Intangible Cultural Heritage, Tokyo , 2004. Pag 106.

15 ICOMOS, 4th Seminario – Promocion, Cooperación y Corrdinación de Recursos, 2001.

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Secondo il capitolo della Convenzione per la Salvaguardia del patrimonio immateriale dell’UNESCO (Parigi, 2003): Per “salvaguardia” si intende il garantire la vitalità del patri-monio culturale immateriale, compresa l’identificazione, la documentazione, la ricerca, la preservazione, la protezione, la promozione, la valorizzazione e la trasmissione, in parti-colare attraverso un’educazione formale e informale, come pure il ravvivamento dei vari aspetti di tale patrimonio culturale.1

Collegare la tutela dei Beni Culturali alla conservazione della memoria storica e lo sviluppo della cultura è uno dei principali punti per affrontare i rischi che ci sono intorno ai beni culturali.

Ad oggi, diverse strategie sono state sviluppate in differenti campi per conservare e fornire continuità. Sono state adottate politiche che favoriscono e incoraggiano il loro sviluppo, ma una delle principali strategie è quella di mostrarli come base culturale di molti benefici che possono potenzialmente essere utilizzati in campo culturale con utilità economica, che favoriscano le persone intorno a questi beni; i beni smettono di essere un elemento statico e vengono ad essere un elemento cinetico, che da essere conservato genera dinamismo nella società dove viene generato.

Lo sviluppo di strategie per valorizzare i beni culturali è oggi un ambito dove il design è in grado di portare innovazione come punto di connessione tra la società e i beni, è la strategia per generare dinamismo dove si può lavorare sui campi della comunicazione, moda, prodotto, architettura e altro.

I valori che possiedono i beni culturali per lo sviluppo dei sistemi locali, è collegato all’eco-nomia della cultura, in quanto il suo patrimonio storico, la tutela del suo territorio e il de-sign coinvolgono sistemi complementari di beni e servizi, rendendosi attivatori di risorse locali e visto da un punto di vista non solo produttivo.

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