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Academic year: 2021

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2 IL

TERRITORIO

2.1

Caratteristiche morfologiche, sedimentologiche e idrologiche del

bacino del torrente Trossa

La conoscenza delle caratteristiche morfologiche, sedimentologiche e idrologiche risultano fondamentali in previsione di eventuali interventi in alveo sia di manutenzione straordinaria che ordinaria per qualsiasi corso d’acqua a fondo mobile in quanto consentono di definirne le caratteristiche generali ed individuare possibili manifestazioni delle tendenze evolutive in atto, in relazione anche alle variazioni morfologiche verificatesi in periodi di tempo anche relativamente brevi.

Tutte le volte che si devono affrontare problemi di idraulica fluviale connessi con interventi di salvaguardia ambientale, opere di ingegneria in generale, rischio idraulico, analisi delle possibilità di sfruttamento delle risorse naturali (acqua ed inerti d’alveo), monitoraggio della dinamica d’alveo, protezione delle coste, pianificazione, ecc., è indispensabile conoscere approfonditamente quattro parametri fondamentali di un corso d’acqua:

- la morfologia dell’alveo,

- le caratteristiche dei sedimenti di fondo,

- le portate liquide

- il trasporto solido.

Questi parametri sono strettamente legati tra loro, ma in pratica è molto difficile, allo stato attuale delle conoscenze, derivare a priori l’uno dall’altro ed è necessario quindi misurarli indipendentemente, cercando di adottare la massima precisione possibile. Nella presente relazione non si descrivono le direttive del lavoro svolto dai geologi e le procedure adottate per il rilievo dei parametri geomorfologici, sedimentologici e idrologici considerati, ma si riporta semplicemente ciò che è emerso da indagini effettuate dalla provincia di Pisa (comune di Pomarance) nel giugno del 2005.

L’analisi dei dati ed il rilievo diretto di campagna hanno consentito di mettere in evidenza l’evoluzione morfologica in atto ed il suo rapporto con le caratteristiche idrauliche, sedimentologiche e con gli apporti solidi che si riverseranno nel fiume

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Cecina e quindi successivamente a mare. Inoltre sono state evidenziate alcune condizioni di potenziale criticità, in termini di stabilità dell’alveo e delle sponde. I loro possibili effetti su alcuni elementi di infrastrutture e manufatti sono stati analizzati e valutati ai fini della definizione della necessità o meno di interventi di manutenzione dell’alveo.

2.1.1 Inquadramento geografico del bacino del “Trossa”

Il bacino del torrente Trossa (fig. 1) è un sottobacino del bacino del fiume Cecina,si trova nella parte centrale della Toscana e ricade per intero nella provincia di Pisa. Il territorio è interamente contenuto nelle tavole 10 e 17 della carta 1:10000 e individuato nei fogli

295130 , 295140 , 295150 295090 , 295100 , 295110 295050 , 295060 , 295070

Le massime quote che si raggiungono all’interno del bacino sono situate nelle zone intorno a Larderello, mentre la quota minima si ha in corrispondenza della confluenza tra il Trossa ed il fiume Cecina nei pressi di Ponteginori.

I principali centri abitati che ricadono all’interno del bacino sono Libbiano e Micciano, sulla confluenza con il Cecina si trova invece come detto Ponteginori.

Il bacino ha una superficie di 11187.4 ettari (111.874 kmq.) e l’asta fluviale una lunghezza di 15.4 km., mentre la linea spartiacque si sviluppa per 72.5 km.

I sottobacini confinanti sono:

a nord con i sottobacini Cecina 4 e Cecina 5

a est con il bacino del torrente Pavone e con il sottobacino Cecina 6 a sud con il bacino del fiume Cornia

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Il Trossa ha due direzioni principali di sviluppo; nel tratto iniziale ha direzione nord-sud, nel tratto tra Libbiano e Ponteginori cambia direzione sviluppandosi in direzione nord,ovest-sud,est.

Il bacino del Trossa è asimmetrico: la superficie in destra idrografica è notevolmente minore, precisamente in rapporto 1:2 con la porzione in sinistra e con meno affluenti, più piccoli ed a maggior pendenza rispetto a quelli provenienti dalla sinistra idrografica.

Procedendo da monte verso valle, i principali torrenti che confluiscono nel Trossa sono:

− in destra idrografica il torrente Raquese e Botro Caldana. − in sinistra idrografica il torrente Secolo e il fosso Adio.

Figura 2.1 LIBBIANO MICCIANO POMARANCE PONTEGINORI LAREDERELLO torrente T rossa torrente Raquese foss o Adio to rrente Tro ssa fiume C ecina botro Caldana torrente Secolo torrente Tro ssa torre nte Tr ossa fiume Cecina N E W s

2.1.2 Inquadramento geologico del bacino del “Trossa”

La storia geologica del bacino del fiume Cecina si ricollega alla genesi dell’Appennino settentrionale ed in particolare alle vicende che hanno interessato la Toscana meridionale. Ad una fase orogenetica nella quale le unità alloctone (Liguridi) si sono accavallate sulla Falda Toscana (nell’Acquitaniano - Miocene inf.), è seguita una fase (dal Tortoniano - Miocene sup. in poi) caratterizzata da un regime tettonico distensivo che ha dato luogo ad serie di horst più o meno stabili separati da graben in rapido sprofondamento (dove si sono poi deposti i sedimenti del ciclo neoautoctono) (Lazzarotto e Mazzanti, 1965; Mazzanti e Trevisan, 1978).

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Per i lineamenti strutturali con direzione appenninica (NW-SE) che risultano più evidenti nel bacino del torrente Trossa bisogna far riferimento alla Val di Cecina; essi sono costituiti dalla dorsale costiera e dalla dorsale interna (alla quale il bacino del torrente Trossa appartiene) La presenza di numerose depressioni tettoniche ha favorito nella zona l’ingressione marina con la conseguente deposizione di grandi quantità di sabbie ed argille che, proprio a causa dell’origine dei bacini, hanno spessori e assetto anche molto diversi da luogo a luogo.

A seguito delle variazioni climatiche avvenute nel Messiniano, si sono create condizioni favorevoli alla deposizione di evaporiti di spessori anche notevoli (es. 400 m della serie gessifera di Saline di Volterra). Un’ulteriore abbassamento della struttura, iniziato nel Pliocene inf., con il massimo nel Piacenziano, ha determinato la deposizione di grandi spessori di altri depositi, tipicamente marini (argille), sopra le serie evaporitiche. Solo con il sollevamento della catena appenninica il mare è poi regredito, determinando un cambiamento nel tipo di deposizione.

La successione stratigrafica della Val di Cecina fornisce indicazioni sia generali che puntuali sulle vicende sedimentarie e tettoniche che hanno interessato il bacino:

la serie Toscana affiora solo in pochi punti nella testata del bacino mentre estesi sono gli affioramenti di rocce della Serie Ligure ed i depositi neogenici. Le rocce più antiche affioranti sono costituite dal Verrucano e dal Calcare Cavernoso. Lungo il suo percorso il Trossa incide affioramenti mesozoici e paleogenici (es. presso Ponteginori); probabilmente i depositi neogenici sono dei residui d’erosione di aree originariamente molto più ampie, presumibilmente collegate tra loro, che si estendevano forse anche

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Figura 2.2- Carta Litotecnica

Le litologie affioranti nel bacino possono quindi essere raggruppate nei seguenti grandi

gruppi (Raggi & Bicchi, 1985):

1 COMPLESSO ANTICO:

a) formazioni calcareo-argillitico-arenacee della “Successione Toscana”

b) formazioni prevalentemente argillitico-marnose, comprendenti

anche litotipi calcarei, silicei ed ammassi di ofioliti, della “Successione Ligure”.

2 COMPLESSO NEOGENICO: costituito da depositi lacustri e marini del Miocene superiore e depositi marini del Pliocene (prevalentemente sabbie e argille).

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3 COMPLESSO QUATERNARIO: rappresentato da depositi marini della fascia costiera e sedimenti fluviali terrazzati nei fondovalle.(questo complesso non si rileva all’interno del nostro bacino)

2.1.3 Successione neogenica del versante tirrenico

Nel presente paragrafo si descrivono solo quelle più rappresentative in termini di affioramenti:

Formazioni mioceniche:

La successione sovrastante l’Arenaria di Ponsano, formazione miocenica non affiorante nell’area di studio, comprende nella parte inferiore differenti litofacies, in passato raggruppate nella cosiddetta “serie lignitifera” .

Queste si sono depositate in bacini fortemente subsidenti, in un primo tempo lacustri, successivamente lagunari con acque salmastre.Nelle porzioni centrali di questi bacini i conglomerati basali passano a sabbie e poi ad argille mentre in quelle prossimali a sabbie, sabbie marnose e conglomerati minuti.

Formazione del torrente Raquese:

Le principali zone di affioramento sono ad ovest dell’abitato di Montegemoli e di Pomarance e sui versanti del torrente Raquese.

L’unità in questione è costituita da argille grigie massicce con rari Pycnodonta navicularis ; a nord ovest di Pomarance sono presenti eccezionalmente livelli di arenarie e di conglomerati poligenici, ben litificati e con ciottoli di dimensioni non superiori ai 10-15 cm.,derivanti da formazioni del dominio ligure.

Restando nell’area di Pomarance che interessa il nostro bacino, lungo il corso del torrente Raquese ed in località Piano di Cecina, l’unità mostra alla base un pacco di strati argillosi e gessoarenitici in fitta alternanza che può raggiungere lo spessore di varie decine di metri.

Nel settore meridionale è presente un modesto affioramento di litofacies argilloso arenacea costituita da argille e argille sabbiose, di colore grigio e grigio nocciola con intercanalazioni di arenarie.Lo spessore massimo della formazione si raggiunge nella zona di Montegemoli e valutato intorno ai 100 m. Si può ritenere che il tratto inferiore dell’unità sia deposto in ambiente lagunare salmastro mentre il tratto superiore sarebbe invece caratteristico di un ambiente marino.

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Formazioni Plioceniche: Conglomerati di Gambassi:

Questa unità ,che prende il nome dai più estesi affioramenti dell’area di Gambassi T.,affiora a sud ovest di Serrazzano dove giace un contatto stratigrafico discordante sia sulle unità mioceniche che sul substrato preneogenico. Questi conglomerati caratterizzano localmente la base delle successioni plioceniche; si presentano ben cementati e poco organizzati, con elementi da sub-arrotondati ad arrotondati, di dimensioni da 2 a 20 cm. costituiti da calcari,calcari silicei, diaspri, arenarie ed ofioliti immersi in matrice sabbiosa. Lo spessore massimo raggiunge i 15 metri e l’ambiente di deposizione è marino di tipo costiero.

Calcareniti di S.Mariano:

Le calcareniti di S.Mariano affiorano prevalentemente nell’area di Serrazzano e in misura subordinata, nei dintorni di Montecerboli; si ritrovano alla base della successione pliocenica dove giacciono discordanti sul substrato preneogenico o su depositi del Miocene superiore. Sono biocalcareniti e areniti a grana medio fine con rari ciottoli isolati, mal stratificate e di colore da giallo a marrone chiaro, localmente i ciottoli sono organizzati in sottili livelli conglomeratici. Le caratteristiche sedimentologiche e paleontologiche, rappresentate da resti di ostreidi e pectinidi, indicano un ambiente di deposizione marino

Formazione di Serrazzano:

La formazione è presente in estesi affioramenti nell’area di Serrazzano, Montecerboli e Pomarance.Si tratta di argille , a volte sabbiose , ricche in macrofossili con ciottoli sparsi e frequenti lenti conglomeratiche. Nell’area di studio ,in particolare nella zona di Serrazzano e della fattoria di S. Ippolito, a nord-ovest di Montecerboli, i conglomerati sono maggiormente rappresentati (banchi di spessore massimo fino a 75 metri) rispetto alle argille e sono costituiti da elementi per lo più calcarei di dimensioni variabili , immersi in una matrice argilloso-sabbiosa color ocra.

Nell’area di Serrazzano-Montecerboli sono presenti all’interno della formazione livelli di olistromi di spessore decametrico, derivanti dalle unità liguri.

Lo spessore della formazione nel suo complesso si aggira intorno ai 120 metri; la deposizione si è realizzata in ambiente marino nefritico esterno e epibatiale.

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2.1.4 Geomorfologia

Per la stesura della carta geomorfologica sono state dapprima esaminate le informazioni contenute nei seguenti studi:

- indagine geologica-tecnica di supporto al P.R.G. redatta dal dott. Geol.Bruno

Mazzantini nel 1990

- indagine a supporto della variante per le zone agricole eseguita dallo stesso

dott. Geol. Bruno Mazzantini nel 2000

- rilievo inedito del territorio comunale eseguito dall’amministrazione provinciale

di Pisa in scala 1:10000

- carta geologica d’Italia in scala 1:50000 redatta dal Servizio Geologico d’Italia

- Studio idrogeologico e geomorfologico dei bacini dei fiumi Cecina e Fine redatto

dal dipartimento di scienza della terra dell’università di Pisa

Sulla base d’insieme dei dati a disposizione si è proceduto ad un attento lavoro di controllo dei fenomeni evolutivi che caratterizzano il territorio del bacino del Trossa. Lo studio di dettaglio ha permesso di concludere come l’area di studio sia caratterizzata da quattro forme di paesaggio predominante,riconducibili alle diverse caratteristiche litologiche dei terreni che lo costituiscono:

- forme influenzate dalla struttura delle rocce massive

- forme influenzate dalla struttura in rocce stratificate

- forme delle colline neogeniche

- aree di pianura alluvionale

Forme influenzate dalla struttura in rocce massive

Caratterizzano principalmente la parte centrale del territorio limitrofo in vicinanza del comune di Pomarance, laddove affiorano estesamente rocce appartenenti al complesso ofiolitico quali serpentiniti, gabbri e basalti.

Queste rocce mostrano generalmente una struttura massiccia e pertanto danno origine a forme accidentate, caratterizzate da ripidi versanti, osservabili ad esempio in prossimità degli abitati di Libbiano, Micciano e montecerboli.

I fenomeni di dissesto, quando presenti, sono comunque di estensione limitata. Forme influenzate dalla struttura in rocce stratificate

Sono diffuse prevalentemente nel settore meridionale ed in quello centrale, al margine

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appartenenti in prevalenza a formazioni di tipo flysch a litologia calcareo-marnoso-arenacea, conferisce ai rilievi forme meno accidentate, con inclinazione dei versanti in genere modeste (20°-30°).

La stabilità dei versanti , trattandosi generalmente di formazioni stratificate con intercalazioni argillitiche, è influenzata dalla giacitura degli strati, se a reggipoggio oppure a franapoggio.

Possono comunque verificarsi fenomeni di dissesto anche di una certa estensione, come quelli cartografati ad est dell’abitato di Larederello.

Forme delle colline neogeniche

Sono presenti all’estremità meridionale dell territorio comunale di Pomarance dove affiorano terreni riferibili al miocene ed al pliocene nei quali la componente argillosa è spesso prevalente.

La morfologia di queste zone risulta pertanto caratterizzata da forme arrotondate; sui versanti, lì dove questi sono intensamente sfruttati a scopo agricolo, si sviluppa un elevato numero di dissesti come conseguenza delle mediocri caratteristiche meccaniche di questi terreni.. i movimenti interessano generalmente gli impluvi e sono causati dall’azione dell’acqua che si esplica nel rammoliimento della componente argillosa e nella riduzione dell’attrito fra i granuli del terreno ed in corrispondenza delle superfici di scivolamento.

La profondità di tali superfici non è molto elevata, i movimenti franosi si presentano infatti come decorticamenti che raggiungono generalmente uno spessore massimo di due metri.

I principali insediamenti sono sono sviluppati pertanto in corrispondenza degli affioramenti dei litotipi neogenici più compatti come le calcareniti,Pomarance e San Dalmazio, o i conglomerati di Serrazzano e Lustignano.

Aree di pianura alluvionale

Hanno un’estensiome molto più ridotta rispetto agli altri ambiti territoriali, limitata al fondovalle del torrente Trossa

Si descrivono ora le principali caratteristiche geomorfologiche dei principali insediamenti abitati presenti all’interno del bacino oggetto di studio.

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Libbiano:

il substrato è costituitola basalti di aspetto massiccio ai quali sono spesso associati brecce costituite da ofioliti e rari calcari. Lungo i versanti ed in corrispondenza dei tratti concavi, dove si raccolgono le acque superficiali, sono state cartografate alcune frane quiescenti la cui evoluzione non sembra comunque interessare l’abitato.

Ad est del paese è inoltre stato realizzato un muro di contenimento poco a monte del ciglio di una frana quiescente che interessata il sottostante impluvio. Larderello:

L’abitato ,ricade all’esterno del bacino del trossa ma si ritiene opportuno darne descrizione: si estende sulle pendici di un versante che da quota 600 m. slm degrada dolcemente fino alla valle del torrente Possera.

Il substrato è costituito da una successione litoide composta da calcari marnosi con intercanalazioni di arenarie e marne.

Questi litotipi sviluppano potenti bancate dello spessore massimo di circa tre metri, talvolta interrotti da sottili strati argillitici intensamente fratturati. In diversi punti dell’abitato è possibile osservare gli affioramenti sopra descritti, in particolare in corrispondenza delle scarpate morfologiche che si estendono principalmente su tre livelli, sviluppando altezze massime di circa dieci metri. Al di sopra di questo substrato dalle ottime caratteristiche geomecaniche, si estende una coltre detritica superficiale che trae origine dall’accumulo dei depositi colluviali provenienti dalle zone di crinale. Tale coltre sutura il substrato con spessori generalmente esigui che tuttavia possono raggiungere localmente i tre quattro metri. In affioramento la coltre detritica si presenta come una breccia costituita da una notevole percentuale di clasti spigolosi di dimensioni anche pluricentimetriche immerse in una matrice argilloso sabbiosa. La grande variabilità delle dimensioni ed il basso grado di arrotondamento dei clasti sono testimoni di uno scarso trasposrto e quindi di una residementazione in sito dei detriti provenienti dal versante. Nonostante la coltre detritica presenti un buon grado di cementazione ed una notevole quantità di clasti litoidi, si è rilevato un diffuso fenomeno di soliflusso in tutte quelle zone nelle quali alla presenza di coltre detritica si associa una morfologia mediamente acclive. Evidentemente il

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fenomeno si imposta all’interfaccia tra la coltre detritica, che in presenza di acqua vede ridursi le proprie caratteristiche ed il substrato litoide.

A nord dell’abitato è stata cartografata un’estesa paleofrana le cui condizioni appaiono sostanzialmente stabili in corrispondenza del corpo centrale del fenomeno. Locali riattivazioni si rilevano sia al piede della frana, in corrispondenza dell’alveo del torrente Possera, e sia nella parte più elevata con locali fenomeni di arretramento.

Serrazzano:

L’assetto geomorfologico dell’intero abitato è trattamento connesso con le variazioni verticali del deposito conglomeratici che rappresenta la totalità del substrato. Tale deposito è costituito da ciottoli di dimensioni variabili, dai 5 ai 30 cm. di diametro, immersi in un amatrice ematitica a tratti cementata. I tipi litologici provengono dai complessi alloctoni, in grande prevalenza dalla formazione delle argille e dai calcari palombini. La morfologia dei luoghi dipende quindi dall’abbondanza dei ciottoli e dal loro grado di cementazione. Difatti , in corrispondenza della scarpata principale che si estende immediatamente al di sotto del centro di Serrazzano , con altezze massime di circa 20 metri, i conglomerati sono abbondanti e cementati dalla matrice sabbiosa rossastra.

Immediatamente al di sotto di tale scarpata, il deposito conglomeratici si presenta invece una minor quantità di ciottoli e nella matrice aumenta la percentuale argillosa. La presenza dei livelli argillosi può dar luogo a deboli movimenti superficiali di soliflusso.

A sud dell’abitato, dove affiorano terreni argillosi, sono state rilevate alcune frane quiescenti, il cui instaurarsi è favorito dalle pratiche agricole. L’estensione dei fenomeni di dissesto è contenuta dal momento che le attività agricole non hanno obliterato completamente il reticolo idraulico minore, in particolare lungo gli impluvi maggiori, ancora marcati da fasce boscate.

2.1.5 La carta litotecnica

Osservando la carta litotecnica si individuano tre aree ben distinte interne al bacino di osservazione.

La zona centrale è delimitata a nord da un importante lineamento tettonico, con andamento NW-SE, materializzato dall’andamento delle valli dei torrente Trossa e

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Raquese , e a sud dall’abitato di Serrazzano; in questa zona si raggiungono quote massime di 700 metri s.l.m., in corrispondenza dell’estremità sud orientale del territorio comunale di Pomarance, a sud dell’abitato di Larderello.

Il paesaggio assume il tipico assetto montuoso e le quote sono le più alte di tutto il bacino e si trovano in località Poggio Gabbro, il Poggetto e Poggio Porcareccia, costituiti prevalentemente dalle formazioni apparteneti al dominio Ligure, come serpentiniti, gabbri e basalti.

Questa zona è caratterizzata dalla presenza di terreni con ottime proprietà geomeccaniche: la U.L.T. A affiora esclusivamente in questa porzione di territorio; le unità che affiorano in quest’area appartengono al dominio ligure: la lente centrale di serpentiniti e gabbri è bordata dalle formazioni di Montatone e delle Argille a Palombini; sono inoltre presenti brecce a prevalenti clasti ofiolitici.

A nord e a sud di questa zona si individuano due aree con caratteristiche litotecniche minori. Nell’area compresa tra il torrente Trossa, il torrente Raquese ed il fiume Cecina, affiorano prevalentemente terreni neogenici di ambienti fluvio-lacustri e marini. Il paesaggio che ne consegue è tipicamente collinare essendo caratterizzato da forme del terreno ondulate e da valli aperte lì dove prevalgono formazioni argilloso-sabbiose , da repentini salti di morfologia dove alle argille si intercalano formazioni ghiaiose o litoidi e da ampie superfici pianeggianti al tetto dei calcari detritico-organogeni e delle formazioni sabbioso-ghiaiose dei terrazzi alluvionali. In questo settore le quote massime raggiungono i 370 metri circa in corrispondenza dell’abitato di Pomarance. Quest’area è caratterizzata da vasti affioramenti di gessi, appartenenti alle formazioni dei gessi di Saline di Volterra e dei gessi di Ripaiola.

Nella porzione meridionale del territorio ,nell’area compresa tra Serrazzano e Lustignano affiorano ancora terreni neoautoctoni neogenici; questa zona è caratterizzata da vasti affioramenti di lenti conglomeratiche, a partire dall’abitato di Serrazzano, completamente impostato su tale formazione.

Tenendo conto delle carte di base è possibile ricavare le carte di sintesi nelle quali il territorio viene classificato in termini di pericolosità geomorfologica, pericolosità idraulica e vulnerabilità idrogeologica.

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2.2

Caratteristiche geo-morfologiche nella zona di sbarramento del

torrente Trossa

In virtù del fatto che oggetto della presente tesi è la realizzazione di invasi ,per la laminazione della piena con tempo di ritorno di 200 anni relativa al torrente Trossa al fine di ridurre la pericolosità idraulica (vedi P.A.I.), è stata presa in esame la possibilità di invasare le acque che defluiscono nel periodo autunno-inverno mediante la realizzazione di alcuni laghi. Tale intervento oltre a laminare l’onda di piena in arrivo può essere utile anche per altri motivi e anche per il ravvenamento artificiale della falda costiera (congiuntamente alla realizzazione di più sbarramenti su più corsi d’acqua appartenenti al bacino del fiume Cecina), nell’intento di contenere l’ingresso del cuneo salino; si parla in questo caso di bacini di laminazione a scopo multiplo.

L’indagine pertanto è proseguita con la valutazione quantitativa dei deflussi utilizzabili nel torrente Trossa e con la successiva verifica di fattibilità delle opere di sbarramento che si renderanno necessarie, in corrispondenza di quelle sezioni che sono risultate idonee dal punto di vista geomorfologico.

E’ stata studiata la zona di Monte Grasso, dove la valle si restringe in corrispondenza di una massa di ofioliti; a monte della stretta il fondovalle è molto ampio, con versanti debolmente inclinati e pertanto nelle migliori condizioni morfologiche per accogliere un lago artificiale. Il bacino di invaso è completamente compreso entro formazioni a forte componente argillosa che ne garantiscono la tenuta idraulica.

La sezione di imposta della diga è incisa nelle serpentine: queste formano il rilievo di Monte Grasso in destra ed il piccolo spallone che si protende verso il fondovalle, in sinistra. Da questo lato alle serpentine si sovrappongono le argille plioceniche, a loro volta sormontate da un lembo di alluvioni antiche terrazzate.

Come mostra la sezione trasversale alla valle , le serpentine costituiscono i due fianchi della stretta e si estendono per molte decine di metri in profondità. La fessurazione della roccia non è molto elevata e pertanto è possibile esprimere un preliminare giudizio positivo sulle condizioni di tenuta e di stabilità in corrispondenza dell’imposta dello sbarramento di Monte Grasso.

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La buona resistenza ai carichi del terreno di fondazione non pone limitazione alla scelta del tipo di diga e questa potrebbe anche essere realizzata del tipo a gravità in calcestruzzo ,anche in considerazione della reperibilità, sul posto, dei materiali da utilizzare come inerti. I depositi alluvionali del fondovalle sono infatti costituiti da sabbia e ciottoli, tra i quali prevalgono gli elementi calcarei; il loro spessore e la loro estensione garantirebbero la cubatura necessaria.

Possono essere presi in esame sbarramenti di diversa altezza, ma fino ad un massimo di 35 metri.

I relativi volumi di invaso variano da 4 milioni di metri cubi per sbarramenti di altezza 15 metri ma arrivano a 30 milioni di metri cubi per sbarramenti alti 35 metri.

Le condizioni di stabilità delle sponde sono generalmente buone: è stata rilevata la presenza di piccole frane e di soliflussi della copertura di suolo vegetale e pertanto, in conseguenza della variazioni di livello nel lago, in fase di esercizio sono da prevedere avvallamenti di sponda anche se questi sono valutabili di modesta entità.

L’interrimento del bacino avverrà in tempi molto lunghi , in quanto le rocce affioranti a monte sono caratterizzate da scarsa erodibilità , e le formazioni semicoerenti, situate prevalentemente in destra, sono coperte da fitta vegetazione.

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