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Il problema della legittimità

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Academic year: 2021

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Il problema della legittimità

I neoconservatori (e soprattutto la figura di Kagan) sono stati spesso accusati di considerare il mondo alla stregua dello stato

di natura descritto da Hobbes: un mondo dove legge ed ordine

non esistono, e dove solo la forza permette di sopravvivere. In effetti c’è una parte di verità in questo: per i neoconservatori, come si è visto nei precedenti capitoli, l’idea di un ordine mondiale che non sia basato sul potere e sulla minaccia dell’uso della forza è del tutto illusorio.

Ma questo implica che se vi è al mondo un potere così forte da garantirlo, costringendo quindi tutti a piegarsi ad esso, un ordine stabile che garantisca tutti è possibile.

I neoconservatori non postulano infatti un mondo violento ed incontrollabile, dove gli USA abbiano a muoversi in maniera

spregiudicata verso il perseguimento dei propri interessi1; al

contrario l’ordine mondiale è garantito proprio dagli stessi USA, a guisa di immenso Leviatano globale.

1

Ed anzi, come si è visto nei capitoli 1 e 2, vogliono l’esatto contrario, ovvero una politica estera basata su considerazioni morali.

(2)

Quindi le accuse di concepire uno scenario globale in preda alla guerra e alla violenza, sono fuori luogo: per i neoconservatori (ed in primis per Kagan) lo scenario internazionale sarebbe in tali condizioni, solo se non vi fosse l’America ad impedirlo; ma dato che l’America di fatto c’è, ciò non avviene (anche se in effetti essi stessi ammettono come la situazione sia perfettibile2).

O meglio, per i neoconservatori vi sono di certo aree del mondo violente ed instabili, ma lo sono in quanto trascurate od ignorate dall’azione USA (che comunque riesce, pur con alcuni distinguo, a proteggere buona parte del globo).

Se il potere americano, per essere il più efficace possibile, deve poter idealmente intervenire ovunque e sempre, è evidente che la sua azione non può avvenire sistematicamente a sprezzo dell’opinione internazionale.

Vi deve cioè essere un “consenso”, o quantomeno una sorta di accettazione dell’ordine globale creato dagli USA, altrimenti tale ordine non può essere “stabile”.

2

In effetti l’intervento in Iraq aveva lo scopo di fare appunto questo: rimediare ad alcuni dei problemi dell’ordine globale garantito dall’America, rendendolo così più efficace e più saldo, e diffondendo stabilità e democrazia in zone che ne erano fino ad allora del tutto prive.

(3)

Si pone quindi il problema della sua effettiva legittimità: come giustificare un sistema mondiale egemonizzato dagli USA? Ed in cui essi pretendano ed abbiano l’ultima parola?

Kagan, Hobbes e l’anarchia globale.

Non sono questioni nuove: il problema della legittimità di un potere assoluto, e quindi autonomo da ogni altra autorità e subordinato solo al proprio insindacabile giudizio, era già stato

a suo tempo affrontato anche da Thomas Hobbes3, autore con

cui i neoconservatori, soprattutto e più compiutamente Robert Kagan, hanno molti punti di contatto (ma anche differenze decisive, come si vedrà).

La posizione di Kagan è particolarmente interessante in confronto a quanto espresso da Hobbes: egli è infatti tra gli

esponenti più acuti e lungimiranti del movimento

neoconservatore, e, come si è già affermato nel capitolo

precedente, ha ben presenti4 i possibili pericoli che possono

scaturire dalla posizione di predominanza assunta dagli USA,

3

Cfr Thomas Hobbes, Leviatano, Laterza, Bari 2001.

4

O forse è meglio dire come li abbia molto più presenti di altri neoconservatori: la testimonianza di William Kristol davanti al Comitato del Senato USA per la Politica Estera dell’8 aprile 2003 è molto meno interessata a comprendere o a giustificare le preoccupazioni degli alleati europei riguardo ad un potere senza controllo o legittimità: tali preoccupazioni vengono rigettate in partenza come assurde. Cfr. http://www.newamericancentury.org/nato-20030408.htm

(4)

nonché gli aspetti svantaggiosi di una percezione globale degli

USA che consideri le loro azioni come illegittime o arbitrarie5.

Giustificare e legittimare la predominanza USA nel mondo significa quindi per Kagan tranquillizzare riguardo al ruolo positivo giocato da tale supremazia, e rassicurare l’opinione pubblica globale sulla necessità di quelle che appaiono azioni arbitrarie ed illegittime: la risposta fornita, come si vedrà, sarà quella che senza tali azioni infatti nessuna legittimità vi sarebbe, in quanto verrebbe meno l’ordine globale da cui

proviene ogni legittimità6.

Il pericolo maggiore, dice Kagan, non verrebbe certo dal potere eccessivo degli USA, ma semmai da una sua eventuale assenza: un mondo in cui non vi fosse una supremazia gerarchicamente superiore a tutto e tutti, non potrebbe conoscere alcuna legittimità che non consistesse nella grezza valutazione degli effettivi rapporti di forza.

Rapporti internazionali pacifici, il multilateralismo, la risoluzione negoziata delle questioni globali è possibile solo perché vi è un potere supremo a garantire tutta l’infrastruttura internazionale.

5

Cfr. Robert Kagan, Paradiso e Potere , op.cit. , p.116.

6

(5)

La legittimità di tale sistema, a cui tutti cercano di ricondurre gli USA, non è altro che qualcosa di calato dall’alto dagli Stati Uniti stessi.

È una gabbia che imprigiona tutti tranne gli USA, che devono

continuamente tenerla ferma con il proprio peso.

Paradossalmente, quando si chiede che gli USA si sottopongano alle stesse restrizioni cui vorrebbero sottomettere gli altri, ci si dimentica che il sistema deriva da loro, e che senza il loro potere, o con il loro potere indebolito o bloccato, il sistema stesso viene scosso via, e cade nell’anarchia.

Sottoporre gli USA agli stessi vincoli di legittimità cui sono vincolati gli altri non aumenterebbe quindi la legittimità

dell’ordine globale, ma ne minerebbe la stessa esistenza7. Il

mondo può stare fuori della storia, nella misura in cui gli USA

accettano di immergervisi per il bene proprio e di tutti8.

Come non vedere il parallelo con le parole di Hobbes riguardo all’autorità sovrana? Se è vero che tutti i sudditi sono sottoposti al patto, in cui rinunciano e trasferiscono parte dei poteri, è anche altrettanto vero che il sovrano è esplicitamente escluso

7

Ibid. p. 112.

8

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da esso9, e che si limita a diventare il depositario dei poteri trasferiti (e di tutti i mezzi necessari ad esercitarli), senza essere vincolato ad altro che non sia il proprio insindacabile giudizio. Il sovrano è quindi esplicitamente esente dal dover rispondere davanti alla legge, ed infatti, come dice lo stesso Hobbes, non può né essere accusato di ingiustizia, né essere

punito dai sudditi, qualunque cosa faccia10.

Nonostante quindi sia il garante e l’autorità da cui emanano le leggi, non ne è vincolato, in quanto tale vincolo renderebbe vana la garanzia data dalle leggi, e si ricadrebbe nella situazione di guerra civile che il Leviatano incarnato dal sovrano

deve impedire11.

Al sovrano appartiene anche il diritto di decidere in piena e totale autonomia quali siano i mezzi destinati a garantire la pace e la difesa, nonché quali siano i pericoli da cui salvaguardare i sudditi, nonché di decidere qualsiasi azione che reputi necessaria a tale scopo, compresi eventuali attacchi

9

“Una quarta opinione inconciliabile con la natura dello Stato è che chi detiene il potere sovrano è soggetto alle leggi civili. […] Infatti essere soggetti alle leggi significa essere soggetto allo Stato, cioè al rappresentante sovrano, cioè a se stesso; il che non è soggezione ma piuttosto libertà dalle leggi.” Cfr. Thomas Hobbes, Leviatano, op.cit. , p.265.

10

Ibid. , p.148.

11

“..ponendo le leggi al di sopra del sovrano, pone un giudice sopra di lui, e un potere di punirlo; il che equivale a fare un nuovo sovrano e, per la stessa ragione, un terzo per punire il secondo e così via senza fine, verso la confusione e la dissoluzione dello Stato” cfr. ibid. p.265.

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preventivi, persino quando il pericolo non sia imminente, o non

appaia tale alla generalità dei sudditi12.

A tutti gli effetti, la libertà d’azione del sovrano coincide con quella del singolo individuo nello stato di natura, con la sola differenza che condensando in sé i poteri di tutti i sudditi, il sovrano è incomparabilmente più efficace nell’esercitare la sua volontà, ed è in grado di difendere tutti i sudditi dalle minacce, mentre il singolo non ne era capace: per quanto forte, o per quanto intelligente, poteva sempre essere eliminato con la forza

del numero, o mediante inganni e macchinazioni segrete13.

La creazione del Leviatano quindi non muta radicalmente l’ambiente in cui esso si muove: lo stato di natura continua infatti a sussistere al di fuori della cerchia degli inclusi nel patto; sono infatti i sudditi a mutare la maniera di rapportarsi tra di loro, ed a rifarsi al sovrano per essere protetti gli uni dagli altri, nonché difesi dalle eventuali minacce esterne.

E naturalmente questo vale anche per gli USA nello scenario attuale: l’ordine internazionale è imposto dalla forza americana, ma quest’ultima non cancella l’anarchia cui il mondo tenderebbe naturalmente, si limita a comprimerla a livelli

12

Ibid. p.148.

13

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accettabili, con maggiore o minore successo a seconda delle varie parti del mondo (in pratica a seconda della grandezza dell’impegno americano nella particolare area). O almeno così

pensano i neoconservatori14.

Il sovrano può regolarsi come meglio crede di fronte alle minacce, per quanto solo potenziali o persino improbabili; e come il singolo individuo nello stato di natura può agire

d’anticipo del tutto legittimamente15.

Quanto dice Hobbes viene ripreso integralmente da Kagan, che è ovviamente colpito da questa visione, la quale, se applicata al contesto attuale, trasformerebbe il modo di interpretare tutte le azioni USA: in luogo di essere illegittime “forzature” (dannose per la stabilità del sistema globale), le azioni di forza autonome da ogni vincolo diverrebbero necessarie e fondamentali per garantire la stabilità e la legittimità di tutto l’ordine internazionale.

Accusare infatti gli USA di violare la legittimità di tale ordine sarebbe assolutamente privo di senso, così come privo di

14

La validità di tale principio è però molto a rischio: nonostante la stragrande maggioranza delle forze terrestri USA all’estero sia dispiegata sul suolo iracheno, ben difficilmente si potrebbe chiamare quest’area del mondo come pacifica e stabile.

15

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senso è per Hobbes l’idea di poter accusare il sovrano di ingiustizia.

Simili accuse sarebbero infatti frutto dell’errata concezione che il funzionamento di questi sistemi (il Leviatano per Hobbes, e l’ordine internazionale per Kagan) sia frutto delle norme che impongono, e non della forza che vi sta dietro. Per rendere più “perfetto” il loro funzionamento, si riterrebbe erroneamente che tali norme debbano essere applicate a tutti, sovrano compreso, quando non è affatto così, ed anzi tale estensione, qualora realmente adottata, porterebbe al crollo di tutto, ed al ricadere nel conflitto.

In effetti un intero capitolo del II° libro del Levi atano è dedicato alle “cose che indeboliscono lo Stato, o che ne favoriscono la

dissoluzione”, e consistono praticamente tutte in elementi che

indeboliscono o rendono meno completa l’assolutezza

dell’autorità sovrana16.

Provvedimenti quindi che apparirebbero volti a garantire e proteggere la cittadinanza del Leviatano dall’arbitrarietà del potere, ne causerebbero invece l’indebolimento e persino il dissolvimento totale.

16

(10)

Anche Kagan, come si è già visto, si preoccupa del pericolo dell’imposizione di vincoli all’azione USA, e di come questo, invece di aumentare la sicurezza, possa diminuirla; se però nel suo testo Paradiso e Potere, tale possibilità era esplicitamente

esclusa17, nel successivo Il Diritto di Fare la Guerra18, è

presentata come possibile e preoccupante, se non imminente. La possibilità che si concretizzi un simile indebolimento della forza USA (a causa di vincoli esterni) spinge Kagan a fare ulteriori considerazioni sul pericolo del vuoto di potere globale; quella che era un’ipotesi accademica in Paradiso e Potere è un’eventualità realistica nel nuovo pamphlet, e non basta più assicurare dell’invincibilità della forza militare americana per convincere i riottosi a sostenerla: bisogna anche descrivere quale catastrofe deriverebbe dal suo venire meno, e di come gli USA non agiscano solo per i propri interessi.

Ma il Diritto di Fare la Guerra compie diversi altri mutamenti di prospettiva rispetto a Paradiso e Potere, e si allontana molto

17

“I loro leader (europei) anziché figurarsi che gli Stati Uniti siano come Gulliver, un gigante legato da fili lillipuziani, farebbero bene a capire che quei fili sono inesistenti, che l’Europa non ha la capacità di vincolare gli Stati Uniti” cfr. Robert Kagan, Paradiso e Potere, op. cit. p.116.

18

“Gli europei potrebbero così riuscire ad indebolire gli Stati Uniti, ma dal momento che non hanno alcuna intenzione di sostituire con il proprio potere quello americano, il risultato sarebbe…” cfr. Robert Kagan, Il Diritto di Fare la Guerra, op.cit. , p.64.

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dal pensiero di Hobbes sotto molti punti di vista: l’argomento verrà ripreso.

Più importante al momento è notare come Kagan affronti tale questione degli svantaggi del potere americano: secondo lo studioso americano tutti gli inconvenienti che possono derivare dall’essere soggetti all’azione autonoma e svincolata degli USA, sono ben poca cosa rispetto alle alternative; vi è per esempio la possibilità che l’egemonia americana venga sostituita da una superpotenza meno compatibile degli USA con i valori liberali che Europa ed USA condividono.

Ancora peggio sarebbe la possibilità di un’anarchia globale, dovuta all’assenza di un potere supremo capace di garantire la sicurezza del sistema, non tanto in seguito ad una mancanza americana in ambito di forza militare (cosa che Kagan ritiene nel medio termine impossibile), quanto per una mancanza di volontà, o per uno scoraggiamento dovuto all’ostilità mondiale

alle iniziative americane19.

In fin dei conti, sembra suggerire Kagan, la possibilità di qualche occasionale guerra preventiva a totale arbitrio degli

19

“ Ciò che solleva maggiori dubbi è se il popolo americano avrà la capacità e la volontà di farsi carico delle azioni militari e dei costi delle ricostruzioni postbelliche sopportando al tempo le stesso le accuse di illegittimità da parte dei suoi più stretti alleati democratici.” Ibid. p.55.

(12)

USA non è certo la cosa peggiore possibile: il proliferare degli attacchi terroristici su scala globale, nonché il continuo scoppio di guerre regionali (con la possibilità di ulteriori escalation, fino all’uso di armi nucleari, batteriologiche e chimiche), sarebbero alternative molto peggiori dell’egemonia americana.

Affermazioni molto simili si trovano in Hobbes: egli riconosce che la condizione del suddito sotto la sovranità possa essere vista come “davvero miserabile”, in quanto del tutto soggetto alle decisioni del sovrano, che può metterlo a morte, privarlo di beni, o imprigionarlo a sua discrezione; ma Hobbes fa anche notare come tale valutazione non tenga conto di come l’alternativa dello stato di natura sia infinitamente peggiore, in quanto la propria vita sarebbe sempre a rischio, sarebbe impossibile accumulare beni, e la libertà sarebbe relativa, in quanto ci si dovrebbe guardare sempre dai propri simili, che

potrebbero ucciderci a loro arbitrio20.

L’idea quindi è in entrambi i casi (Hobbes e Kagan), che la creazione con la forza di un ordine, non sia una costruzione definitiva, che, una volta fatta, sta in piedi benissimo da sola, e che quindi può riassorbire all’interno delle sue leggi e strutture

20

(13)

vincolanti anche i poteri che le hanno rese possibili: al contrario questi poteri devono rimanere sempre vigili ed attivi, e reagire con la forza ad ogni tentativo (o sospetto tale) di sovversione del sistema; con tutti i mezzi possibili, disponibili, o reputati necessari.

Poiché ogni legittimità e legalità procede dal potere che ne garantisce l’esistenza (sia esso il Leviatano statale, o la

supremazia USA), questo stesso potere non può

strutturalmente essere illegale od illegittimo. Su questo punto Hobbes è molto chiaro, ed anche Kagan è sostanzialmente

d’accordo, anche se lo afferma in maniera più sfumata21, e con i

distinguo che vedremo.

Tollerare i possibili inconvenienti derivati dall’arbitrarietà ed autonomia di questi poteri sarebbe l’inevitabile ed accettabile prezzo da pagare per poter fruire della tranquillità e dell’ordine che sono così resi possibili.

Benché questo (nel caso di Kagan, e dei neoconservatori in generale) appaia un giudizio fortemente interessato, non è il caso di rifiutare in blocco tali argomentazioni come speciose: il

21

L’uscita dalla storia (dell’Europa) è stata resa possibile dalla permanenza nella storia degli StatiUniti. Cfr. Robert Kagan, Paradiso e Potere, op. cit. , p.82.

(14)

timore di un mondo privo di un centro di gravità ed in preda a violenze ed a guerre, non è in sé assurdo.

Non solo infatti si assiste al proliferare di un numero sempre maggiore di potenze regionali instabili ed in grado di acquisire il

possesso di armi di distruzione di massa22, ma il rischio viene

anche dalla nascita di attori globali non-statali ed incontrollabili: i moderni gruppi terroristici globali possono fruire della moderna tecnologia per attaccare popolazione ed infrastrutture dei paesi individuati come nemici, e la loro inafferrabilità tende a deresponsabilizzarli di fronte alla scarsa possibilità di rappresaglia.

L’assenza di un potere sovrano non dovrebbe quindi provocare una gioia iconoclasta per avere acquistato la libertà: a causa dei suddetti pericoli, la possibilità che il globo cada in un’anarchia globale distruttiva e disgregante, è almeno tanto

probabile quanto l’utopia kantiana23 di una confederazione

mondiale di repubbliche.

È interessante fra l’altro notare come tale visione kantiana (e cioè di struttura internazionale stabile ed espressa dal basso,

22

Questo è però, tutto sommato, un problema minore: una leadership nazionale è pur sempre responsabilizzata dal suo ruolo, e non può sfuggire alla rappresaglia, in quanto uno Stato, per sua natura, è inamovibile.

23

(15)

senza alcun centro di gravità) costituisca secondo Kagan l’esatto contrario di una visione del mondo hobbesiana: in

Paradiso e Potere le due visioni sono esplicitamente

contrapposte24.

In realtà, come si è visto nel capitolo precedente, per Kagan tale opposizione è solo frutto dell’apparenza, in quanto gli europei possono vivere nel mondo kantiano solo perché la loro difesa è assicurata da un soggetto esterno: a tutti gli effetti per il neoconservatore il modello kantiano non è realistico o applicabile.

Potere e Volontà come fonte di Legittimità.

Ma con che motivazione gli USA possono avocarsi, ed estendere a tutto il globo, la posizione e lo status che Hobbes attribuiva al sovrano nel Leviatano?

La risposta più ovvia è anche estremamente semplice: gli americani sono legittimati in tale status poiché non solo

possono esercitare tale egemonia, ma vogliono anche farlo.

24

“ Il nuovo ordine kantiano del vecchio continente poteva fiorire soltanto all’ombra della potenza americana, che obbediva alle regole del vecchio ordine hobbesiano” cfr. Robert Kagan, Paradiso e Potere, op.cit. , p-

(16)

La ovvietà di questa considerazione non ci deve però impedire di prenderla in esame: secondo Kagan una delle principali differenze tra Europa ed USA sta proprio nell’attitudine americana a farsi carico dei problemi globali, ed a mantenere la necessaria potenza per farlo.

Come si potrebbe essere i garanti dell’ordine globali, se mancasse la forza necessaria? Oppure se mancasse la volontà necessaria a mantenere ed a impiegare tale forza?

A prescindere da ogni altra considerazione, per poter svolgere il ruolo di Leviatano globale serve come minimo una forte disponibilità di pura potenza coercitiva, in quanto, come dice lo stesso Hobbes, parole date e leggi non hanno alcuna presa, se non sostenute dall’autorità sovrana.

Ma la pura e semplice forza può essere di per sé una fonte di legittimità? La risposta è sempre sì sia nel caso di Hobbes, che in quello di Kagan, ma le differenze fra le due concezioni saranno radicali, e i due punti di vista per niente congruenti, sebbene presentino analogie: nel primo caso il potere è in sé fonte di legittimità sufficiente, e bastante a se stesso; nel caso

(17)

neoconservatori), il potere può fungere da fonte accessoria di legittimità, ma non in esclusiva.

Nel Leviatano si possono trovare tanti esempi a tale riguardo: per esempio il dominio dispotico, ottenuto dal sovrano per conquista militare, come quello per istituzione, è originato dalla paura dei sudditi, con l’unica differenza che non è più paura l’uno dell’altro, ma la paura che ogni singolo suddito prova di fronte alla forza del sovrano.

A parte questa minima differenza25, tale tipo di dominio è però

assolutamente identico a quello originato dal patto fra i sudditi, e in quanto dominio assoluto risponde comunque alle esigenze di ordine e sicurezza dei sudditi, ed è quindi considerato

perfettamente legittimo da Hobbes26.

Egli infatti afferma esplicitamente come i diritti del sovrano rimangano immutati a prescindere dalla modalità con cui il suo dominio è venuto a crearsi, e che quindi non vi sia nessuna

25

Che del resto Hobbes mette subito da parte affermando che la cosa importante è che vi sia la paura, e non quale ne sia la causa.

26

“Questa specie di dominio o sovranità differisce dalla sovranità per istituzione solo in ciò, che gli uomini che scelgono il loro sovrano lo fanno per paura l’uno dell’altro e non di colui che istituiscono [sovrano]; mentre in questo caso si sottomettono a colui di cui hanno timore.” cfr. Thomas Hobbes, Leviatano, op.cit. , p.166.

(18)

differenza “operativa” tra le due forme di creazione della sovranità27.

La semplice capacità di incutere timore a tutti i sudditi (nel caso in cui questi non possano opporsi con successo neanche coalizzandosi), sulla base della propria forza e del proprio potere (nel caso in cui conduca all’accettazione di questo

dominio da parte dei sudditi28) è ragione sufficiente di legittimità,

senza bisogno di ulteriori elementi.

Ma oltre a questo passaggio ve n’è un altro altrettanto, e forse anche più, significativo: la legittimità del potere di Dio sugli

uomini viene dalla sua onnipotenza, e da nient’altro29.

Infatti la necessità del patto tra i sudditi, che conduce all’istituzione dello Stato, deriva dall’impossibilità da parte dei singoli di imporsi sugli altri (che possono coalizzarsi o attaccare di sorpresa): se viceversa il potere che pretende sottomissione è irresistibile di per sé, allora ottiene il dominio naturalmente,

27

“Ma i diritti della sovranità e le proprietà che ne derivano sono gli stessi in entrambi i tipi di Stato.” cfr. ibid. pp.166-167.

28

Ma questo è un falso problema: se i sudditi non accettano vengono distrutti, esattamente come coloro che in uno Stato istituito si oppongono illegittimamente al sovrano.

29

“Il diritto di natura con cui Dio regna sugli uomini e punisce quelli che infrangono le sue leggi, va derivato non già dal fatto che li ha creati – come se richiedesse obbedienza a titolo di gratitudine per i suoi benefici- ma dal suo potere irresistibile.” cfr. ibid. p.291.

(19)

senza bisogno del patto: nessuno potrebbe opporsi, pena la

distruzione30.

Se da quanto detto consegue che per Hobbes un potere sufficientemente forte è di per sé fonte di legittimità, riguardo a Kagan la faccenda è più complessa: in quanto neoconservatore (e quindi fautore della democratizzazione globale e della fondazione dell’egemonia americana sui valori democratici), non può certo avallare una visione come quella hobbesiana, in cui il potere possa essere l’unico elemento, necessario e

sufficiente, a garantire la legittimità31.

La democrazia è sicuramente la fonte primaria di legittimità per Kagan e per i neoconservatori, della cui fede democratica non

vi è ragione di dubitare32 (e sul legame che per loro hanno

democrazia e legittimità si ritornerà); ma all’interno di tale imprescindibile considerazione, c’è posto per valutare il potere come fonte di legittimità “accessoria”.

Se la democrazia è infatti la base fondante della legittimità per i neoconservatori, è evidente che come criterio isolato non

30

“Invece, se ci fosse stato qualcuno con un potere irresistibile, non ci sarebbe stata alcuna ragione per cui egli con quel potere non avrebbe governato e difeso se stesso e gli altri, a sua discrezione.” cfr. ibid. p.291.

31

Cosa del resto logica: se la forza è una sufficiente ragione di legittimità, allora tutta la visione neoconservatrice ne viene invalidata.

32

Valutando semmai criticamente il realismo e gli effettivi esiti materiali delle loro posizioni, che sono obiettivamente disastrosi.

(20)

sarebbe sufficiente per giustificare od avallare l’egemonia globale statunitense: vi sono numerosi paesi democratici, eppure i neoconservatori non propongono un direttorio di democrazie per gestire i problemi globali (e se lo fanno lo fanno con l’idea che tale direttorio sia in realtà diretto in base alle esigenze e decisioni statunitensi).

Essi propongono specificamente un’egemonia solo USA, ed in cui le altre democrazie svolgano un ruolo subalterno, od al limite di partner minore.

Utilizzando il potere come fonte di legittimità accessoria tale problema viene risolto: gli Stati Uniti meritano la loro egemonia perché sono l’unico paese democratico con un potere irresistibile e veramente globale.

È infatti innegabile come il potere statunitense sia

incomparabile con quello di qualunque altra democrazia

compiuta33 (quali quelle europee, sudamericane od asiatiche), e

quindi, se una nazione democratica deve rivendicare il primato globale, non possono che essere gli USA: del resto Kagan, come abbiamo visto, ribadisce in Paradiso e Potere come il

33

O comunque di qualunque altro paese, indipendentemente dalla forma di governo da cui sia retto.

(21)

potere statunitense sia sufficiente già da solo a garantire

l’ordine globale34.

Un altro fattore che Kagan identifica come fondamentale per avere e mantenere il primato è non solo la forza, ma anche la volontà di usarla: poiché, per Kagan, l’Europa non ha nessuno di questi due elementi non può in nessun caso rivendicare il primato o egemonia globale che dir si voglia.

Del resto, come già si è detto, potere e volontà di usarlo sono mal distinguibili: entrambi sono fondamentalmente condizioni di possibilità per esercitare l’egemonia, e la mancanza di uno o dell’altro causa un’impossibilità di fatto all’esercizio stesso.

È infatti pericoloso ed inutile reclamare un ruolo che poi si è impossibilitati a sostenere nella realtà: sarebbe un semplice bluff, destinato al fallimento non appena qualcuno decidesse di andare a “vedere”, con gravi conseguenze per tutti.

Poiché “di fatto” gli USA sono l’unico candidato a disporre dei requisiti (e cioè l’avere un governo democratico, e disporre

effettivo potere con disponibilità ad usarlo), per i

34

“Gli Stati Uniti sono in grado di prepararsi alle sfide strategiche globali e di rispondervi senza ricevere grandi aiuti dall’Europa? La risposta è semplice: lo fanno già.” cfr. Robert Kagan, Paradiso e Potere, op.cit. , pp.110-111.

(22)

neoconservatori essi sono i soli realmente legittimati al primato globale.

Democrazia e Primato.

Come si è visto, il potere in sé non è condizione di legittimità sufficiente per i neoconservatori, e sebbene abbia utilità accessoria, non può comunque sussistere da solo (perlomeno se si vuole mantenerne la legittimità).

La giustezza dell’egemonia, assunta di fatto dagli USA, dipenderebbe infatti principalmente dal suo status di nazione democratica, che informa quasi ogni aspetto della loro vita nazionale, compresa la mentalità dei cittadini statunitensi, ed il loro modo di rapportarsi con il resto del mondo.

Se l’America, dicono i neoconservatori, ha diritto ad intervenire nelle questioni globali è proprio perché le sue azioni non dipendono dall’egoistica brama di gloria e di conquista delle dittature e delle autocrazie illiberali, ma sono originate dal desiderio di estendere libertà e democrazia in ogni parte del mondo.

Certo, come Kagan stesso ammette, sarebbe utopistico pensare che le azioni dell’America siano sempre disinteressate

(23)

e dirette a fini altruistici, ma Kagan ne rivendica comunque l’idealismo e la generosità, così come la fiducia nelle proprie

possibilità di cambiare il mondo in meglio35.

Gli USA non si espanderebbero per conquistare e sottomettere,

ma per liberare e democratizzare36: uno scopo generoso, ma

che può essere ottenuto solo con la forza ed il potere.

L’accumulazione del potere da parte degli USA è quindi legittimata dalla necessità di diffondere e salvaguardare la democrazia, mentre viceversa sarebbe inaccettabile una simile concentrazione di forza nelle mani di un’autocrazia quale era sia l’URSS che la Germania nazista.

Che il potere americano sia più rassicurante di altre egemonie del passato è certamente vero: a tutti gli effetti dal 1991 al mondo era rimasta una sola superpotenza, con un potere sconvolgente, eppure i paesi europei non se ne sentivano assolutamente minacciati.

Se infatti sono in molti ad accusare gli USA di utilizzare il proprio potere in maniera avventata, nessuno potrebbe

35

“Gli americani sono idealisti. […] Gli americani credono ancora nella perfettibilità dell’uomo e non hanno ancora perso la speranza nella perfettibilità del mondo.” cfr. ibid. 107. Una tale fiducia è peraltro sorprendente in un approccio che si appoggi così tanto ad Hobbes: è quindi evidente che le idee del pensatore inglese vengono accettate solo parzialmente, ed estese all’ambito della politica internazionale, mentre il suo pessimismo antropologico viene lasciato da parte

36

Kagan cita Harry Truman: “Abbiamo sconfitto completamente i nostri nemici e li abbiamo costretti ad arrendersi. E poi li abbiamo aiutati a riprendersi, a diventare democratici e a reinserirsi nella comunità delle nazioni.” Cfr. ibid. p.106.

(24)

realisticamente pensare ad un’invasione dell’Europa da parte americana, eventualità largamente paventata nel caso dell’URSS.

Lo status democratico degli USA, permette loro di ottenere legittimazione anche in un’altra maniera: possono infatti giustificare le loro azioni di forza facendo riferimento alla volontà dei cittadini dei paesi dittatoriali, di cui si postula l’adesione alla democrazia, che non può esplicarsi a causa dell’apparato repressivo del regime cui sono sottoposti (e quindi non a causa di differenze storico-culturali, che i neoconservatori

bollano come sotterraneamente razziste)37.

Gli USA possono quindi, su tali basi, dare per acquisito l’assenso delle popolazioni in questione alle eventuali operazioni belliche dirette a liberarle dalla tirannia.

Tale consenso è tanto più spendibile in quanto non verificabile né quantificabile, ed allo stesso tempo non criticabile pubblicamente: non molti sono disposti, in un paese democratico, ad affermare che una popolazione sottoposta alla dittatura si trovi bene o che non desideri la fine della stessa.

37

“Non mostriamo rispetto per le differenze umane mostrando indifferenza quando persone leggermente diverse da noi subiscono atti brutali. Se ad un popolo straniero manca la libertà, la situazione non è l’effetto di una scelta culturale errata, ma la conseguenza di un’oppressione, di una tirannia che lo vessa.” cfr. David Frum e Richard Perle, Estirpare il Male, op.cit. , p.321.

(25)

Affermare quindi di agire anche per le popolazioni oppresse fornisce un’utile aggiunta di legittimità all’azione; legittimità che i neoconservatori oppongono alla fasulla legittimità fornita dal consesso internazionale, accusato di vigliaccheria e di intelligenza con le dittature.

A tale proposito l’apporto fornito dai paesi dell’Europa dell’Est era considerato, dalla maggior parte dei neoconservatori, particolarmente importante: infatti tali paesi erano sì democrazie, ma erano anche democrazie molto recenti, e la dittatura era ancora un ricordo fresco.

Il loro appoggio era significativo, per i neoconservatori, proprio

perché veniva contrapposto all’opposizione imbelle

dell’opinione pubblica europeo-occidentale, la quale, ormai assuefatta alla democrazia ed alla libertà, rimaneva fredda e disinteressata alle sofferenze delle popolazioni ancora oppresse, che viceversa popoli come i polacchi e i cechi ben

potevano comprendere38.

L’appoggio dell’Europa Orientale permetteva quindi di simulare le aspettative degli iracheni (o di qualsiasi altro popolo

38

“With the Soviet and communist threats safely behind them and the Balkan crises settled, most Western Europeans either don't remember, don't choose to remember or perhaps even resent America's long record of strategic "generosity" toward them. Certainly they do not feel a scintilla of generosity toward the United States”cfr. Robert Kagan, Politicians with guts, 31 gennaio 2003 http://www.newamericancentury.org/iraq-20030131.htm

(26)

oppresso), e di legittimare ogni azione di forza di tale tipo: la gioia provata dagli europei dell’Est nel 1989 comproverebbe come il desiderio di libertà e democrazia sia universale.

Ogni azione diretta ad ampliare il numero di persone che ne godono sarebbe quindi legittima di per sé, e voluta primariamente dalle stesse popolazioni oppresse, che, per ovvi motivi, non possono esprimere tale desiderio pubblicamente.

Legittimità importata?

A questo punto è interessante esaminare un particolare approccio alla legittimità ideato da Robert Kagan: dopo la

pubblicazione di Paradiso e Potere39, lo studioso americano ha

cominciato a mostrarsi sempre più preoccupato per le conseguenze della rottura tra Europa e USA; al punto di scrivere un altro pamphlet sulla questione, dove modificava e cambiava alquanto le concezioni e le idee affrontate nel precedente lavoro.

Il libro è il già citato Il Diritto di Fare la Guerra, edito nel 2004, dopo che le difficoltà della guerra in Iraq avevano cominciato a

39

Il quale forse risentiva un po’ troppo dell’euforia per l’imminente guerra in Iraq, che avrebbe dovuto confermare la piena validità della visione neocon.

(27)

divenire evidenti, smentendo così le speranze neoconservatrici di una veloce ed esemplare vittoria per gli USA.

In esso la preoccupazione riguardo alla legittimità diviene pressante, e per Kagan non basta più accontentarsi delle autonome fonti di legittimità garantite dal potere e dallo status democratico del governo statunitense: benché tali fonti siano “autarchiche”, e quindi permettano una certa autosufficienza nel legittimare le azioni di forza, esse si sono rivelate insufficienti, e Kagan stesso rileva come l’avventura irachena non sia risultata così felice come aveva sperato, e come il suo effetto più preoccupante sia proprio una clamorosa crisi della legittimità

del potere americano40.

Ma se la fonte della legittimità in questione è interna, e quindi presumibilmente indipendente dalle condizioni esterne, come fa a risultare insufficiente? Come può esaurirsi?

Bisogna quindi ammettere che tale legittimazione proviene dall’esterno, e se è così, allora molto di quanto postulano i

40

Per quanto riguarda il potere materiale dell’America è molto meno preoccupato, e definisce tale possibilità (quella di un esaurimento materiale) come ancora lontana nel tempo: “Se gli Stati Uniti potranno farcela da soli dal punto di vista materiale è una questione aperta. Sul piano militare sono virtualmente in grado di operare da soli […]. Sul piano economico potrebbero tranquillamente affrontare da soli il compito della ricostruzione di paesi come l’Iraq, e del resto, cinquanta anni fa, hanno completamente ricostruito l’Europa ed il Giappone contando solo sulle proprie risorse.” Cfr. Robert Kagan, Il Diritto di Fare la Guerra, op. cit. , pp.54-55.

Risulta peraltro interessante che i neoconservatori come Kagan continuino a piangere miseria all’interno di documenti come il RAD (vedi capitolo 3) o in articoli in cui si richiede l’espansione della forza militare USA, e che poi risultino così sicuri della forza materiale dell’America in brani come quello citato.

(28)

neoconservatori è sbagliato: se serve qualcosa di esterno per permettere l’azione, allora l’idea di un’America che agisce isolata e svincolata viene meno, e quindi si ammette implicitamente che il potere dell’America non sia sufficiente, in quanto insufficienti i presupposti per impiegarlo quando

necessario41.

Va a merito dell’onestà e della flessibilità intellettuale di Kagan ammettere questo, ma ciò non ci deve far pensare che lo studioso americano abbia cambiato radicalmente idea, o che arrivi a rinnegare totalmente le sue idee.

Infatti la crisi di legittimità patita dagli USA non deriva dall’assenza della sanzione ONU per le proprie azioni: per Kagan le organizzazioni internazionali come l’ONU (dove sono presenti paesi dittatoriali) continuano ad essere “carrozzoni” corrotti ed inefficaci, la cui azione è bloccata dai veti e dall’opposizione delle rogue nation che, di fatto, rendono impossibile un loro utilizzo concreto per risolvere i problemi.

41

“Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, l’America si trova quindi a soffrire di una crisi di legittimità internazionale. Gli americani dovranno prima o poi rendersi conto di non poter più ignorare tale problema. In questa nuova era, la lotta per definire ed ottenere la legittimità internazionale potrebbe rivelarsi una delle sfide più ardue del nostro tempo; per certi aspetti, tanto importante nel determinare il futuro assetto mondiale e la conseguente posizione dell’America al suo interno quanto lo sono il potere e l’influenza puramente materiali.” cfr. ibid. , pp.6-7.

(29)

Durante tutta la Guerra Fredda l’ONU è stata bloccata dai veti incrociati, eppure mai gli USA sono risultati privi della legittimità che veniva loro riconosciuta: se la legittimità viene meno adesso a causa dell’assenza dell’appoggio in sede ONU, perché non veniva meno anche allora?

E’ quindi evidente che la legittimità non venga dall’ONU,

nonostante sia un’opinione abbastanza diffusa42.

Ma allora da dove viene? Per Kagan la legittimità degli USA nella guerra fredda era garantita dal consenso delle nazioni europee, che pur sospettose a volte della leadership americana, non osavano metterla in discussione, in quanto ritenuta necessaria ed insostituibile per contrastare la minaccia sovietica. Insomma: un matrimonio di convenienza tenuto insieme dalle circostanze.

La fine dell’URSS fa venire meno la necessità di tale matrimonio, che però continua a sussistere ancora per diverso tempo, e sono gli stessi europei a volerne la continuazione a causa dei problemi causati dalla disintegrazione della ex-Jugoslavia.

42

“Contrariamente alle leggende che di questi tempi fioriscono da una parte e dall’altra dell’Atlantico, l’origine della legittimità acquisita dall’America durante la guerra fredda è poco o per nulla legata al fatto che gli Stati Uniti abbiano creato le Nazioni Unite o che si siano attenuti con grande integrità ai precetti delle leggi internazionali sanciti dalla Carta dell’ONU” cfr. ibid. pp.7-8.

(30)

Quando nel 1999 scoppia la guerra nel Kosovo, non vi è alcuna sanzione ONU, eppure gli USA non si percepiscono privati di legittimità internazionale: questo avviene perché i paesi europei appoggiano senza troppi problemi l’unilateralismo dell’azione

americana, cui contribuiscono attivamente43.

Come dice Kagan, non è tanto importante che Bangkok, Beijing, Mosca, o Brasilia si oppongano alle iniziative americane: il problema sorge quando sono Parigi o Berlino a farlo, soprattutto se appoggiate dall’opinione pubblica europea. Perché il fatto che queste poche capitali si oppongano diviene un problema? Perché il loro parere dovrebbe essere così decisivo, quando quello di altri paesi, spesso più popolosi, non

è altrettanto influente44?

Il problema non sorge tanto da quello che l’Europa è, ma da come viene percepita dalla maggior parte degli americani: a dispetto di tutte le incomprensioni e le ostilità tra le due sponde dell’Atlantico, per gli statunitensi quello che pensa l’Europa di loro è ancora importante, ed il fatto che la maggior parte degli

43

“Nel 1999, solo quattro anni prima della guerra in Iraq, gli europei non credevano che la legittimità internazionale risiedesse esclusivamente nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, o nella Carta delle Nazioni Unite, né nei tradizionali principi di diritto internazionale, bensì nei comuni valori morali.” cfr. ibid. p.28.

44

“Per buona parte del secolo scorso la maggioranza della popolazione mondiale si è opposta spesso alla politica americana, e a quella europea, senza per questo causare una crisi di legittimità dell’Occidente” cfr. ibid. p.50.

(31)

europei consideri gli USA pericolosi, e non intenda più

legittimarli come leader mondiali è per loro demoralizzante45.

Ma questo non spiega ancora il motivo per cui l’opinione tedesca sia più importante di quella di New Delhi, o di Tokyo: il motivo è che l’Europa insieme agli Stati Uniti, costituisce il “fulcro del mondo democratico e liberale”, e poiché per gli statunitensi non è pensabile il non tenere conto delle proprie radici democratiche e liberali, l’opposizione europea risulta lacerante.

Il perché è chiaro: che senso ha lottare per il bene del mondo democratico e liberale se metà di esso ti ritiene un pericoloso e dannoso perturbatore dell’ordine?

Alla fine l’America non può fare a meno di “importare” la

legittimità dall’esterno: deve ricevere approvazione e

gratificazione da altri, se non vuole venire meno alla sua natura

liberale, cosa che sarebbe inaccettabile per lei46.

Come dice Kagan l’Europa non può contrastare materialmente l’azione USA, ma lo può fare in altro modo, con la semplice

45

“Si trattava semmai di ottenere l’aura di legittimità internazionale che l’appoggio di Blair faceva intraveder, una legittimità che il popolo americano voleva e di cui aveva bisogno…” cfr. ibid. p.53.

46

“Esistono solide ragioni per cui gli Stati Uniti necessitano dell’approvazione dell’Europa, ragioni indipendenti dal diritto internazionale, dalla forza del Consiglio di Sicurezza, o dall’ancora inesistente tessuto dell’ordine internazionale. L’Europa conta perché, insieme agli Stati Uniti, rappresenta il fulcro del mondo democratico e liberale” cfr. ibid. pp.53-54.

(32)

disapprovazione, o esprimendo sfiducia e timore per le sue iniziative.

Con la Germania nazista simili metodi sarebbero stati completamente inefficaci, ma con l’America è diverso; lo stesso Kagan ammette come sia difficile che gli statunitensi possano agire senza l’approvazione del resto del mondo liberale, da loro stessi identificato con l’Europa: come disse il futuro governatore Winthrop facendo vela per la Virginia nel XVII secolo, l’America ambisce ad essere “la città sulla collina”, rispettata ed ammirata da tutti, e non odiata e temuta, o trattata come un paria

irresponsabile47.

Se anche nei fatti gli USA sono ben lungi da essere “la città sulla collina globale”, i suoi cittadini amano crederlo, e non potranno sostenere a lungo la disapprovazione universale per il

proprio operato48.

Kagan arriva quindi ad ammettere quello che per i

neoconservatori dovrebbe essere inaccettabile: l’azione

dell’America è effettivamente sottoposta a vincoli, e se non

47

“l’essenza liberale e democratica degli Stati Uniti rende difficile, se non impossibile, agli stessi americani di ignorare le paure, le preoccupazioni, gli interessi e le richieste delle democrazie liberali amiche” cfr. p.54.

48

“Poiché si tratta di un quesito che sta particolarmente a cuore agli americani, il fermo rifiuto da parte delle democrazie di riconoscere legittimità internazionale alla leadership statunitense potrebbe giungere ad indebolire, se non a paralizzare il paese” cfr. ibid. p.56.

(33)

sono vincoli materiali, ciò non può essere rassicurante; i vincoli morali sono ancora più difficili da superare, mentre alle carenze

materiali, se c’è volontà di farlo, si può porre rimedio49.

Siamo quindi ben lontani da Hobbes, che riteneva ogni vincolo esterno come distruttivo per la stessa essenza ed efficacia della sovranità.

Come risolvere questo problema? Quali soluzioni propone Kagan? La soluzione proposta da Kagan non è certo la fine di ogni coinvolgimento estero (che troncherebbe il problema della legittimità americana alla radice, ma che esporrebbe il paese e tutte le nazioni democratiche a gravi rischi), ma semmai una più oculata gestione di tali impegni, per evitare che le sue intenzioni generose vengano soffocate dai propri egoismi nazionali, o dai propri errori nell’agire.

Per ottenere la legittimazione che vuole e di cui ha bisogno, l’America deve agire non solo tutelando i propri interessi, ma mostrando di avere a cuore gli interessi di tutti, di rispettare e proteggere le popolazioni civili, e mostrando che il suo intervento è mirato al benessere dei coinvolti ed alla tutela dei

49

Se i carri armati, gli aerei da combattimento, o le navi da guerra sono in numero insufficiente, se ne possono costruire altri, ma non si può costringere gli altri popoli democratici ad ammirare per forza l’America. E se per l’America tale riconoscimento è essenziale il dilemma è difficilmente risolvibile.

(34)

diritti umani50, alla diffusione della democrazia; e non solamente alla propria sicurezza nazionale: solo così potranno recuperare

la fiducia e la legittimità perduta51.

Europa e USA dovrebbero, dice Kagan, imparare a cooperare di fronte alle sfide comuni, poiché solo gli USA possono affrontarle, e solo l’Europa può dare o negare agli stessi USA la legittimità di cui questi abbisognano per agire.

Ma di fatto ammette che il comportamento USA non può cambiare (a meno di porre a rischio l’ordine globale), e di conseguenza non riesce a spiegare come possa essere possibile l’accomodamento con gli europei che renderebbe

finalmente disponibile agli USA la legittimità di cui

abbisognano52.

Conclude infatti il suo intervento facendo riferimento ad una scommessa: l’Europa scommette che l’unilateralismo USA sia

50

Ed a tale proposito Kagan riteneva l’intervento in Iraq fondamentale per dimostrare questo. Il libro è del 2004, ed è questo il motivo dell’obsolescenza di tali sue considerazioni.

51

“In breve gli Stati Uniti devono perseguire la legittimità nei modi più consoni alla loro natura, promuovendo i principi della democrazia liberale non soltanto come un mezzo per ottenere maggiore sicurezza, ma come un fine in se stesso. Se ci riusciranno, il mondo democratico e liberale, e anche l’Europa, riconosceranno la legittimità della loro leadership.” cfr. ibid. p. 60. Di fatto però tali considerazioni non sono molto diverse dal classico idealismo neoconservatore, quindi più che un cambiamento di azione Kagan prescrive una maggiore aderenza alle ricette neocon.

52

“Ma gli USA possono cedere parte del loro potere all’Europa senza mettere a rischio la propria sicurezza e, di conseguenza, quella dell’Europa e dell’intero mondo liberale e democratico?” cfr. ibid. p.61.

“Cosa devono fare allora gli Stati Uniti? Potrebbero forse, nell’interesse di un’armonia transatlantica, provare a modificare la propria percezione delle minacce mondiali per adeguarla a quella degli amici europei? Sarebbe un comportamento irresponsabile.” Cfr. ibid. p.62.

(35)

più pericoloso delle possibili alternative, ma secondo Kagan essa non riflette molto su cosa significherebbe la possibilità che questa scommessa venga persa dagli europei.

Kagan si limita cioè a paventare i rischi derivanti dall’assenza di accordo transatlantico: ma non può risultare convincente solo parlando di ipotesi e scommesse riguardo a ciò che potrebbe succedere, poiché gli effetti dannosi dell’unilateralismo sono invece terribilmente concreti ed evidenti, e sono questi su cui si appunta l’attenzione degli europei.

Se è vero che il potere materiale dell’America è considerato da Kagan irresistibile, il potere di veto morale di cui l’Europa dispone, in quanto fornitore monopolista di legittimità, è un potente contrappeso, e limita fortemente l’efficacia del primo. E per Hobbes, cui Kagan deve così tanto, un organismo in cui il potere è spartito fra più attori senza una direzione suprema, se non vi è uno scopo comune ben definito, è fatalmente destinato

a dissolversi53.

53

“Infatti, anche se col loro sforzo unanime ottengono una vittoria contro un nemico straniero, tuttavia dopo, quando non hanno [più] alcun nemico comune, oppure quando una parte ritiene nemico colui che l’altra ritiene amico, accade necessariamente che si disgreghino a causa della differenza dei loro interessi e cadano di nuovo in guerra fra loro stessi.” cfr. Thomas Hobbes, Leviatano, op. cit. , p.141.

(36)

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