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Capitolo 2 Il progetto

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Academic year: 2021

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Capitolo 2

Il progetto

2.1 Descrizione dell’intervento

(Si vedano le tavole relative)

L’intervento sull’area della Bozzana consiste nel recupero dell’area stessa, attualmente non interessata da alcuna attività, al fine di destinarla alla costruzione di una struttura mista residenziale – commerciale – uffici per fronteggiare il problema delle emergenze abitative; tale progetto si integra con una serie di iniziative e progetti, che l’amministrazione comunale di Viareggio ha da tempo intrapreso in accordo con gli indirizzi di massima delle politiche abitative regionali.

Nel dettaglio il progetto si articola nei seguenti punti: - Costruzione ex novo di 12 unità abitative

- Costruzione ex novo di edifici da destinare ad attività commerciale - Demolizione del fabbricato ex fienile

- Recupero del fabbricato ex casa colonica e suo ampliamento al fine di destinarla ad uffici socio – assistenziali

Più precisamente le unità abitative e commerciali si svilupperanno nella zona ovest dell’area sotto forma di due corpi di fabbrica di tre piani ciascuno che vedranno sorgere, al piano terra, le attività commerciali, e al piano primo e secondo, le unità abitative.

Il recupero della ex casa colonica invece si articolerà nel seguente modo: il fabbricato in muratura verrà adeguatamente consolidato con un intervento atto a migliorare le sue capacità sismo – resistenti, ed ampliato mediante una struttura di nuova costruzione esterna in acciaio, strutturalmente indipendente dalla muratura portante e connessa funzionalmente a quest’ultima mediante idonei corpi di collegamento.

Entrando nello specifico dell’intervento sulla ex casa colonica (aspetto su cui si concentra maggiormente la trattazione della tesi), esso avrà le seguenti

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- L’adeguamento della struttura in muratura sarà realizzato tramite la sostituzione dei solai al fine di dotare l’edificio di orizzontamenti considerabili infinitamente rigidi nel loro piano, e l’integrazione di interventi volti a sgravare l’edificio di parte delle azioni orizzontali derivanti dalla sollecitazione sismica; per motivi nel seguito specificati, gli interventi saranno lasciati a vista

- L’ampliamento sarà realizzato mediante una struttura in acciaio a telaio controventato che si svilupperà intorno e sopra alla esistente struttura in muratura; il collegamento funzionale fra i due corpi sarà assicurato mediante un adeguato volume in cui saranno ubicati ascensore e scale per permettere la percorrenza ,in senso verticale, dell’edificio finale.

2.2 Le motivazioni dell’intervento

Come già accennato, l’intervento oggetto di tesi si integra con una serie di iniziative intraprese dall’amministrazione comunale di Viareggio, volte a fronteggiare il problema delle emergenze abitative, iniziative che, a loro volta, si allineano con gli indirizzi di massima delle politiche abitative regionali; si riporta pertanto un quadro riassuntivo di quelli che sono i punti cardine alla base dell’intervento stesso: emergenza abitativa – politiche abitative regionali.

Lo scenario attuale delle emergenze abitative – Inquadramento del Progetto della Bozzana nell’ambito delle politiche regionali per fronteggiare l’emergenza abitativa

Caratteristiche del nuovo disagio abitativo

Una corretta risposta al problema delle emergenze abitative può essere data solo a fronte di una adeguata conoscenza del problema, il quale ha acquisito, negli ultimi anni connotati del tutto nuovi e del tutto particolari.

Molte delle situazioni critiche, infatti, che alla fine degli anni ottanta caratterizzavano la tematica abitativa, allo stato attuale possono considerarsi in larga misura superate, o comunque di intensità assai più ridotta.Ciò come risultato

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delle energie impiegate ed anche come conseguenza di processi complessi e di portata generale, da cui sono derivate modificazioni ai fattori che costituiscono i riferimenti ed i presupposti dell’abitare e del vivere urano.

Non per questo può dirsi pienamente soddisfatta la condizione abitativa: altre problematiche sono emerse, a segnalare la necessità di un costante adeguamento delle politiche di settore.

Nelle politiche pubbliche finora attuate non c’è traccia degli elementi sociali ed economici che connotano il problema della casa nelle aree urbane con maggiore presenza di cittadini stranieri, ed è quindi in sede locale che si registrano le uniche, seppur isolate, esperienze.

Secondo la Caritas, nell’anno 2002, i permessi di soggiorno ufficialmente registrati sono stati 1512324 (con un incremento prossimo al 9% rispetto all’anno 2000) che risultano assai inferiori rispetto alle presenze regolari totali, essendo queste ultime pari a 2469324.

Anche in Toscana il fenomeno ha una notevole incidenza visto che i permessi di soggiorno registrati nel 2003 sono stati ben 174000.

Dato che la presenza di cittadini stranieri appare destinata ad innalzarsi, sarebbe insensato ignorare la questione abitativa degli immigrati, alla luce di una efficace politica di integrazione.

Gli anziani, secondo stime Istat, rappresentano il 18,1 % della popolazione italiana e si ipotizza che tale percentuale, sulla base di proiezione, debba sensibilmente aumentare da qui ai prossimi anni; in Toscana il processo di invecchiamento della popolazione risulta ancora più evidente presentando percentuali maggiori di quelle citate: il peso degli anziani è attorno al 22,4% e si prevede possa raggiungere il 25% tra un ventennio.

Si tratta di uno strato sociale in larga parte in condizioni di disagio, ed è inoltre da considerare che il mercato abitativo, calibrato in relazione ad una domanda per la qual vengono estrapolati soltanto requisiti standardizzati, risponde in modo parziale ed inadeguato alle loro esigenze.

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L’accresciuta flessibilità del mercato del lavoro ha condotto inoltre alla proliferazione di situazioni lavorative diverse, ma tutte caratterizzate da una maggiore mobilità, ma anche da una maggiore incertezza circa la possibilità di mantenere il posto di lavoro acquisito: nel 2001 solo il 25% delle nuove assunzioni è avvenuto facendo riferimento a contratti a tempo indeterminato.

Tra le conseguenze di questa sostanziale modifica vi è, oltre ad una maggiore precarietà, anche una maggiore mobilità territoriale dei lavoratori, per cui, ai problemi economici, si affiancano anche problemi di incertezza circa il luogo di lavoro.

La trasformazione demografica, culturale ed economica della società comporta quindi, il sostanziarsi delle nuove forme di disagio abitativo.

In effetti, l’accresciuta mobilità che deriva sia dalla presenza di una forte flessibilità del lavoro, ma anche da una maggiore instabilità delle strutture familiari, hanno condotto alla formazione di esigenze abitative particolari, estendendo il problema della casa anche a nuclei familiari con reddito non necessariamente basso. Si tratta di singoli, giovani coppie, lavoratori flessibili e ad alta mobilità, per i quali la disponibilità di una casa non deriva tanto da problemi di natura economica quanto dal particolare status in cui si trovano in quella determinata fase della loro vita.

Per tutti questi soggetti, la casa in proprietà rappresenta: o una scelta impraticabile per evidenti problemi reddituali, o una scelta indesiderata vista l’incertezza della loro posizione. Per motivi diversi, quindi, entrambe le categorie di soggetti intravedono nell’affitto, l’alternativa più valida.

A fronte di una accresciuta domanda di abitazioni in affitto non corrisponde però un adeguamento dell’offerta; negli ultimi trenta anni il comparto ha infatti mostrato una continua riduzione: negli anni settanta la contrazione procede ad un ritmo di 54000 abitazioni l’anno; negli anni ottanta di 123000 abitazioni; negli anni novanta infine, di 80000 abitazioni.

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Del resto ilo ritardo di questo segmento dl mercato abitativo rispetto al resto dell’Europa è evidente: in alcuni paesi il peso dell’affitto si aggira infatti attorno al 50% del patrimonio abitativo.

La condizione economica delle famiglie

La carenza di un’offerta rapportabile alle esigenze della domanda, unitamente alla crescita nel tempo dei livelli di costo degli alloggi in vendita, produce nel mercato distorsioni tali da coinvolgere e condizionare anche i nuclei familiari non rientranti nelle fasce di reddito più basse. Per i redditi fino a 10000 euro, in particolare, l’incidenza dell’affitto, è pari al 33,4%, percentuale che si attesta al 24,9% (21% attualmente in Toscana) per i redditi compresi tra 10000 e 20000 euro, ed è da notare che tali valori sono in sensibile crescita se confrontati con le rilevazioni degli anni precedenti.

Per questi motivi, la questione che, più di altre, si presenta come il nodo centrale, in relazione al quale deve misurarsi l’efficacia delle politiche pubbliche, si identifica con una strutturale carenza di alloggi in locazione.

A sostegno della centralità del comparto delle locazioni, in funzione della riduzione del disagio abitativo, si evidenziano due aspetti: nel patrimonio in affitto, si ritrovano in prevalenza , rispetto al valore percentuale medio del 20,9%, i nuclei familiari che abitano gli alloggi fino a 60 mq (39,1%), nei comuni con più di 500000 abitanti (54,2%) e con redditi fino a 10000 euro (44,0%); l’obiettivo di ridurre a non più del 10% l’incidenza del canone sul reddito dei nuclei familiari con reddito sino a 10000 euro (che dispongono mediamente di 7000 euro l’anno) comporterebbe, solo per questa classe di reddito, una spesa pubblica di 15551 milioni di euro e conseguentemente, il Fondo nazionale dovrebbe essere incrementato di 4,6 volte rispetto al gettito attuale.

In Toscana la situazione non è diversa da quella descritta. La diretta proprietà della casa è la soluzione largamente prevalente: il 72% dei nuclei familiari, secondo l’indagine Irpet del 2004, è proprietario della propria abitazione, mentre solo il 17% è in locazione. Il restante 11% delle famiglie dispone della casa a titolo

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Le caratteristiche socio – economiche delle famiglie proprietarie sono profondamente diverse da quelle dei nuclei familiari in affitto: le prime mostrano un’età media più alta, un livello medi di istruzione più elevato, una maggiore frequenza di dirigenti, imprenditori e liberi professionisti, una maggiore incidenza di pensionati e, per converso, una minore presenza di singoli e soggetti in condizione non attiva. Il reddito medio annuale familiare dei nuclei proprietari è di 34480 euro, contro i 18508 euro degli affittuari. Le abitazioni in proprietà sono solitamente più grandi (80 – 100 mq è l’ordine di grandezza più frequente) di quelle in affitto (in maggioranza tra i 60 e gli 80 mq) e risultano in genere di maggiore qualità, sia per tipologia, sia per stato di manutenzione dell’immobile. Anche in Toscana, dunque, il segmento dell’affitto appare residuale con conseguenze negative sul mercato delle proprietà in particolare per quanto riguarda l’incremento dei prezzi, e quindi, sui nuclei familiari che si rivolgono a tale comparto. Ma non mancano situazioni in cui l’affitto sembra essere una scelta; vi sono infatti categorie di soggetti non certamente caratterizzate da problemi economici le quali preferiscono comunque l’affitto alla proprietà ad indicare come in talune situazioni l’affitto possa rappresentare comunque la scelta migliore. Il mercato delle locazioni appare insufficiente non solo sotto il profilo della quantità, ma anche della qualità e della tipologia di abitazioni offerte e, quindi, ne vengono allontanati coloro che, per preferenze individuali, non sarebbero portati all’acquisto dell’alloggio. La netta prevalenza della proprietà, diversamente da quanto accade negli altri paesi europei, se da un lato risponde ad un diverso modello di comportamento, dall’altro può rappresentare un vincolo per un sistema che dovrebbe introdurre in modo crescente elementi di maggiore flessibilità per rafforzare la propria competitività. Un maggior sviluppo del mercato delle locazioni, quindi, non solo va incontro alle esigenze dei singoli, ma incide positivamente sulla stessa produttività dell’intero sistema economico.

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Inquadramento del progetto nell’ambito delle politiche volte a fronteggiare le emergenze abitative

Una diversa strategia per le politiche pubbliche nell’edilizia sociale

Il ridursi delle disponibilità pubbliche al finanziamento dell’edilizia residenziale e, soprattutto, le mutate condizioni economico – sociali dei nuclei familiari, impongono una sostanziale ridefinizione delle politiche di settore. Allo stato attuale, risulterebbe di limitata efficacia assumere come obiettivo esclusivo la realizzazione, o meglio, il recupero, di un patrimonio abitativo che compensi, senza produrre interazioni, l’incapacità del mercato a fornire soluzioni per i redditi più bassi; si tratterebbe in ogni caso, di una risposta parziale in relazione alla spesa occorrente. Diversamente, appare necessario introdurre regolamentazioni e ricercare sistemi di convenienze tali da stimolare un’offerta abitativa la più vasta possibile. Si tratta di modi divergenti di affrontare il problema che differenziano, e non da ora, le politiche praticate dai paesi dell’ Unione Europea.

Il CNEL, in un documento del 1998, rilevava l’esistenza, anche se ammetteva aree di sovrapposizione, di una linea di demarcazione tra due comportamenti, in relazione alla quale: da un lato, si collocano i paesi nei quali l’intervento pubblico ha assunto prevalentemente il carattere di intervento diretto che affianca il mercato e si fa carico della domanda che non può accedere al mercato ( e in questa area rientra, sino ad ora, certamente il nostro paese); dall’altro, si collocano i paesi nei quali l’azione dei poteri pubblici ha assunto prevalentemente il carattere di intervento di regolamentazione del mercato attraverso un complesso sistema di premi e penalizzazioni, la costituzione di apposite strutture per favorire la combinazione di risorse pubbliche e private, la sostanziale accettazione di principi di efficienza economica, di remuneratività e di efficacia, e infine, la definizione dei prezzi di locazione che siano commisurati alla necessità di assicurare condizioni di compatibilità economica.

In altri termini, mentre per il primo gruppo di paesi il problema da risolvere consiste nel definire le quantità e le qualità dell’intervento pubblico realizzabile con le risorse date, nel secondo raggruppamento il sistema consiste nella

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efficienza economica ed obiettivi di solidarietà sociale, agendo contemporaneamente sul piano normativo, amministrativo e finanziario.

Ciò che interessa evidenziare, in relazione alle particolari carenze del mercato dell’affitto riscontrabili nel nostro Paese, è il significato e la portata dovuti alle differenti politiche adottate rispetto ad altri Paesi, nei quali, Regno Unito e Olanda su tutte, il sistema di regole e di convenienze è stato in grado di determinare un assetto del mercato capace di soddisfare quote ampie di domanda e di creare scenari che hanno comportato un minor utilizzo di risorse per tutelare le fasce di reddito più basse; dove ciò non è accaduto, come in Italia, la risposta alle istanze sociali più urgenti, seppur a fronte di ingenti risorse impiegate nel tempo, è stata parziale, e nemmeno priva di effetti distorsivi.

Il riferimento, in particolare, è ai tradizionali programmi di edilizia sovvenzionata: le rigidità di questo tipo di interventi e gli effetti indesiderati prodotti, soprattutto a livello urbanistico, come l’insoddisfacente mix sociale generalmente osservabile nei piani di zona, risultano ancora oggi più esiziali di fronte alle nuove forme di disagio abitativo, sulle quali i tradizionali interventi di edilizia sociale pubblica non avrebbero un impatto apprezzabile.

L’edilizia agevolata, che storicamente può essere considerato il secondo pilastro delle politiche pubbliche, ha certamente contribuito a soddisfare la domanda in proprietà di famiglie a reddito medio (spesso di nuova o recente composizione). L’edilizia agevolata, tuttavia, facilita l’accesso alla proprietà della casa, riproponendo questioni di rigidità non dissimili da quelle evidenziate dai programmi ERP non affrontando il nodo, centrale per quanto si è detto prima e caratteristico del nostro paese, della sottigliezza del mercato dell’affitto.

A quest’ultimo problema si può rispondere, in linea teorica, attraverso politiche pubbliche di incentivazione della domanda e dell’offerta di abitazioni in locazione. Il contributo affitti della legge 431/1998 si inserisce in questa strategia, ma si espone alle controindicazioni genericamente appuntabili per interventi di questo tipo: rischi di scarsa efficacia dei contributi assegnati, senza considerare la difficoltà di reperire risorse sufficienti per raggiungere un certo grado di incisività.

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In più, il contributo, permettendo alle famiglie di sostenere i canoni di locazione, non impatta sui livelli di offerta e sui prezzi, che dovrebbero essere invece, le variabili – obiettivo dell’intervento pubblico. La strada degli incentivi all’offerta di locazioni peraltro, non è stata, in Italia sufficientemente esperita, né esplorata teoricamente; il problema dell’insufficienza delle risorse si porrebbe, per questo tipo di contributi, non diversamente da quanto accennato con riferimento al contributo affitti.

I programmi regionali di edilizia sociale in corso

La revisione delle strategie di politica pubblica per la casa, dato il vincolo sempre più stringente sui finanziamenti e la rilevazione delle nuove forme di disagio abitativo, richiede di dover calibrare e coordinare interventi maggiormente mirati e selettivi, che potrebbero avere un impatto non trascurabile come quello di fare da calmiere per la generalità del mercato.

Selettività sulle categorie obiettivo e concentrazione territoriale, possono essere i presupposti di una reale incisività degli interventi, pur in presenza di minori risorse.

In questo contesto, iniziative in ambito regionale sono comunque in corso.

Di recente, infatti, la Regione Toscana ha approvato un programma riguardante il settore dell’edilizia sociale articolato in più azioni che, nell’insieme, prevedono un impegno di nuove risorse finanziarie prossimo a 100 milioni di euro.

Si tratta di proposte in grado di trasmettere segnali precisi anche nella fase attuale che va necessariamente considerata di transizione: l’obiettivo, infatti, non è soltanto quello di accelerare il completamento delle realizzazioni in corso e di rendere operativi i finanziamenti residui, ma anche di attivare interventi che si caratterizzino per quelle stesse modalità che dovranno costituire elementi centrali dei programmi futuri.

Tra queste iniziative sono da evidenziare, nel merito, la collocazione dell’edilizia sociale all’interno dei più complessivi processi di riqualificazione delle strutture urbane, e nel metodo, la formalizzazione di percorsi procedurali che impegnino e

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responsabilizzino nel loro ruolo i diversi soggetti istituzionali coinvolti (in particolare: comuni e livelli ottimali di esercizio associato alle funzioni).

Con questi presupposti, l’iniziativa più rilevante, a cui vengono riservati circa 50 milioni di euro, persegue la finalità di recuperare o realizzare alloggi da offrire in locazione a canone controllato da includere all’interno di programmi integrati. Altre iniziative riguardano le modalità di utilizzo delle risorse derivanti principalmente dalla cessione degli alloggi ERP, la promozione di forme sperimentali concernenti la partecipazione dell’utenza alla manutenzione del patrimonio edilizio, il sostegno ad interventi di ripristino di alloggi ( o di conversione alla destinazione residenziale) e di edifici da concedere in locazione mediante forme auto – organizzate della domanda e l’acquisto della nuda proprietà di alloggi abitati da anziani (o di altro tipo), in modo da incrementare il patrimonio di edilizia pubblica.

Il progetto relativo all’utilizzazione dell’area della Bozzana rientra nell’ambito di questo tipo di interventi presentando caratteristiche :

• Acquisto di patrimonio immobiliare (terreno e immobili insistenti su di esso) da parte di soggetto pubblico, nella fattispecie il Comune di Viareggio, con conseguente incremento del patrimonio di edilizia pubblica.

• Riqualificazione di una zona dell’ambito urbano, attraverso un intervento che la doterebbe di servizi attualmente assenti.

• Recupero di immobili preesistenti e loro destinazione alla risposta ad un problema nuovo come quello delle emergenze abitative.

• Nuova costruzione di immobili, ad integrare il recupero del patrimonio esistente, secondo la soddisfazione di determinate esigenze.

• Locazione a canone controllato, necessario visti i problemi che caratterizzano l’utenza cui l’intervento si rivolge.

• Carattere temporaneo della permanenza nella struttura, da parte degli utenti, in funzione di una loro propria mobilità, o di un loro reinserimento nel circuito urbano preesistente.

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Le caratteristiche descritte fanno si che il progetto per il recupero dell’area della Bozzana,si allinei perfettamente con la direzione presa dalle politiche abitative della regione Toscana.

2.3 Gli ambiti spaziali omogenei e i loro requisiti

Alle aree funzionali omogenei elencati nel Documento preliminare all’avvio della progettazione, corrispondono i seguenti ambiti spaziali omogenei:

ASO1 = Informazioni – sala d’attesa:

Questo ambito spaziale omogeneo, ha l’importante ruolo di primo contatto con la struttura da parte dell’utente (sia esso già ospite della struttura residenziale, o nuovo accesso); in questo ambiente vengono fornite tutte le informazioni relative alle attività che caratterizzano la struttura e alle possibilità di fruizione da parte dell’utenza; la sua articolazione deve rispondere a requisiti di funzionalità e di aspetto. La conformazione di tale ambiente dipende, in linea generale, dal tipo di spazi e di attività che si sviluppano in collegamento con esso e quindi dall’articolazione complessiva del piano di accesso all’edificio. Nel caso specifico, consiste in un locale, posto in posizione di mediazione fra gli ambienti destinati ad uffici, i corpi di collegamento per la mobilità verticale all’interno della struttura, nonché i servizi igienici.

L’ambiente comprenderà arredi atti alla seduta degli utenti in attesa del loro turno di ricevimento da parte degli operatori presenti negli uffici, nonché arredi adatti alle attività di accettazione ed informazione: un banco, una zona di seduta o stazionamento in piedi per il personale.

Il locale sarà inoltre fornito di attaccapanni, depliant e poster informativi sulle pareti, le quali dovranno essere munite di appositi sostegni permanenti.

Dovrà ospitare più persone in piedi contemporaneamente.

L’impianto di illuminazione sarà del tipo regolabile a seconda dell’illuminazione naturale passante dalle finestre, o dalle attività che si stano svolgendo in un determinato momento.

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La stanza sarà predisposta per un eventuale condizionatore regolabile tramite termostato quando ciò sarà richiesto.

Ovviamente fondamentale l’accesso e la fruibilità di questo ambiente da parte di persone con handicap; in particolare, nella progettazione si sono evitati dislivelli che rendano difficoltosa la percorrenza degli spazi.

ASO2 = Uffici

Tutti gli uffici, siano essi aperti al pubblico o meno, dovranno risultare areati, ben illuminati e dotati di collegamenti alla rete, linea telefonica, computer in posizione tale da rendere agevole la visione del monitor senza abbagliamenti.

La dotazione di arredo sarà sufficiente per ospitare il prefissato numero di postazioni di lavoro, oltre alla possibilità di effettuare riunioni estemporanee con almeno quattro o cinque posti a sedere; ciò sarà realizzabile attraverso l’utilizzo di mobili componibili o movimentabili in modo semplice e veloce.

Gli uffici di competenza di uno o più assistenti sociali, conterranno un piccolo archivio relativo agli utenti ed alle attività in carico nel corso dell’anno attuale e degli anni passati, e quindi saranno dotati di arredi sufficienti alla conservazione dei carteggi necessari.

L’impianto di illuminazione sarà del tipo regolabile manualmente a seconda dell’illuminazione naturale entrante dalle finestre, o delle attività che si stanno svolgendo in un particolare momento.

Anche questi locali dovranno essere predisposti per essere serviti da un impianto di condizionamento regolabile all’occorrenza tramite termostato.

Gli spazi sono in contatto, tramite corridoi, con la zona di attesa e con i servizi igienici.

ASO3 = Spazi di movimento orizzontale e verticale

I corridoi e i disimpegni di accesso alle varie zone della struttura sono stati dimensionati in base alle esigenze di carattere funzionale; in linea generale i corridoi hanno una larghezza netta uguale o superiore ad 1,20 m.

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Le scale ed i dispositivi meccanici per la percorrenza verticale (ascensori), sono state dimensionate in base alle esigenze di carattere funzionale, nonché alle prescrizioni normative relative ala fruibilità della struttura da parte dei soggetti portatori di handicap, e alle normative relative alla sicurezza.

Particolare attenzione è stata rivolta agli spazi di movimento, i quali devono connettere in modo adeguato e funzionalmente corretto tutti gli altri ambienti e devono pertanto essere articolati in modo che tutte le parti della struttura siano servite da essi.

ASO4 = Servizi igienici

L’articolazione in pianta della zona dei servizi igienici è stata studiata in modo da rispondere fondamentalmente ad esigenze di ottimizzazione funzionale e distributiva, di fruibilità, di sicurezza, di flessibilità, ai fini della sua utilizzazione, sia da parte del personale della struttura, sia da parte degli utenti, anche da quelli diversamente abili.

Il dimensionamento dei servizi igienici è stato fatto in ragione, minimo,di un servizio igienico ogni dieci utenti della struttura, come stabilito dalla normativa tecnica sugli uffici; tutti i servizi comprendono bagno e antibagno, e sono differenziati maschi e femmine, ognuno dei due con antibagno separato.

Il bagno per portatori di handicap è stato localizzato, come la normativa permette, nella zona di competenza dei servizi per le signore.

Tutti i servizi devono essere accessibili dagli spazi di ingresso e si trovano pertanto in posizione limitrofa rispetto alle scale ed agli ascensori.

Sarà essere prevista aerazione naturale per ogni servizio, ed ogni ambiente avrà dispositivi per l’illuminazione artificiale e naturale.

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ASO5 = Residenze

Saranno realizzate in un numero di dodici unità suddivise in due corpi di fabbrica: uno contenente otto unità, l’altro quattro unità.

Ogni unità dovrà poter ospitare al suo interno un totale minimo di tre persone, per un totale di almeno trentasei persone ospitabili contemporaneamente all’interno della struttura.

Importante la collocazione delle residenze ai piani superiori degli esercizi commerciali, nonché la collocazione strategica nell’intero lotto di terreno: il posizionamento della parte residenziale – commerciale del progetto esprime una connessione con gli uffici Socio - assistenziali, ma mantenendo da essi una sorta di distanza concettuale, al fine di comunicare la già citata volontà di svincolo degli utenti dall’assistenzialismo passivo.

L’intento sopra specificato si traduce in esigenze riguardanti l’aspetto della struttura, che richiama l’architettura dell’edificio per uffici, pur mostrando suoi caratteri peculiari ed autonomi, anche attraverso il rapporto con le sistemazioni esterne.

Ogni unità residenziale è servita sia da scale che da dispositivi di percorrenza verticale meccanica (ascensore o servoscala), che giungono su spazi di smistamento (pianerottoli), dalle dimensioni tali da permettere la fruizione o l’adattabilità alla fruizione da parte di utenti con ridotta capacità motoria.

All’interno degli appartamenti, tramite la progettazione, si è garantita l’adattabilità.

ASO6 = Esercizi commerciali al dettaglio

Sono posti al piano terra dei due corpi di fabbrica relativi alle residenze; saranno suddivisi in ragione di nove piccoli negozi, sei dei quali nella struttura contenente otto unità residenziali; gli altri tre nella struttura contenente quattro unità residenziali.

Gli ambienti sono stati pensati in modo da avere involucro esterno in superficie vetrata trasparente o parzialmente tale, in modo da permettere il riconoscimento,

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da parte della potenziale clientela deambulante all’esterno, dei generi venduti nell’esercizio stesso.

Sono stati previsti servizi igienici per il personale, costituiti almeno da bagno e antibagno, eventualmente adattabili alla fruizione da parte di utenti portatori di handicap.

Non essendo specificato a priori il tipo di attività commerciali o i generi venduti negli esercizi, gli ambienti prevedono aree idonee all’allestimento di ambienti aggiuntivi, eventualmente funzionali all’espletamento di determinate attività. La collocazione degli esercizi, al piano terra delle residenze, è stato organizzato in modo da non arrecare disturbo agli accessi delle residenze stesse, in particolare, i percorsi di ingresso e uscita dagli appartamenti non si intersecano con i percorsi in ingresso e uscita dagli esercizi commerciali.

ASO5 = Area destinata a verde

L’area destinata a verde attrezzato comprende tutte le sistemazioni esterne eccetto gli spazi dedicati alla sosta dei veicoli.

Gli spazi sono stati progettati per essere percorsi solo da pedoni; essi sono connessi con gli spazi di arrivo di veicoli e più in generale dei fruitori, ovvero con i parcheggi e gli accessi all’area attraverso percorsi chiari e facilmente leggibili. Considerato il fatto che le sistemazioni esterne saranno utilizzate anche da utenti occasionali, essere sono state progettate affinché si presentino anche come un luogo di svago e piacevole utilizzo, oltre che come semplici spazi di connessione; si dovranno prevedere pertanto determinati accorgimenti: adeguata illuminazione puntuale che assicurino una diffusione uniforme della luce, anche in condizioni di luce solare inibita a causa di avverse condizioni climatiche o orari successivi alle ore del tramonto; presenza di arredi esterni atti allo stazionamento di gruppi di persone (panchine, tavoli, etc…); presenza di arredi atti all’utilizzo dell’area da parte di bambini (spazi per giochi all’aperto, etc…); presenza di almeno un punto, reso ben visibile, in cui sia presente una fontanella per la distribuzione e l’utilizzo di acqua potabile; presenza, sia di superficie verde calpestabile, che di superficie pavimentata, in particolare, la superficie pavimentata, costituirà uno o più percorsi

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stesso ad invitare ad una godibile fruizione dello spazio aperto; previsione di zone d’ombra adeguatamente distribuite planimetricamente, da ottenersi mediante essenze arboree; differenziazione delle essenze arboree utilizzate al fine di un rapido e chiaro riconoscimento degli spazi di percorso e transito da quelli di stazionamento; i percorsi pedonali coperti da pavimentazione potranno essere a destinazione mista pedonali e ciclabile: in tal caso la larghezza della sede stradale dovrà essere progettata in modo che pedoni e ciclisti non si arrechino reciproco disturbo; eventualmente separare percorsi pedonali e ciclabili tramite siepi.

E’ stata infine prevista anche una zona a bosco di nuova plantumazione nella zona ovest dell’area, allo scopo di dare alla natura un ruolo piuttosto centrale nell’ambito del progetto, nonché allo scopo pratico di costituire una efficace barriera acustica nei confronti della linea ferroviaria passante ad ovest dell’area.

ASO6 = Area destinata a sosta mezzi di locomozione

L’area destinata al parcheggio dei veicoli, essendo il primo contatto con l’area da parte dei fruitori, è stata progettata secondo criteri di funzionalità ed aspetto. I parcheggi sono stati strutturati in un’ unica area di parcheggio, situata nella zona est dell’area.

L’area di sosta ha gli accessi posti su Via della Bozzana, essendo quest’ultima ortogonale alla Statale Aurelia, e per cui destinata ad essere la via attraverso la quale avverrà il maggior numero di accessi alla zona.

Gli stalli dell’area di parcheggio sono stati dimensionati e posizionati in modo da favorire semplici manovre dei veicoli; il loro numero sarà commisurato alla potenzialità di afflusso alla struttura non solo da parte degli utenti fissi, ma anche dei fruitori occasionali, siano essi visitatori, nuovi accessi ai servizi socio – assistenziali, avventori delle attività commerciali.

L’area di sosta è completamente progettata su prato, al fine di non impermeabilizzare una superficie troppo elevata del lotto.

Particolare attenzione è stata posta agli stalli dedicati ai veicoli di utenti portatori di handicap; tali stalli sono in numero sufficiente secondo quanto stabilito dalla

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normativa per l’abbattimento delle barriere architettoniche, e posizionati in modo strategico rispetto alla disposizione planimetrica globale di tutta l’area.

Requisiti ambientali

I requisiti ambientali da soddisfare saranno quelli relativi agli aspetti termo-igrometrico, visivo-ottico luminoso, acustico e igienico olfattivo.

1. Termoigrometrico

Il comfort termoigrometrico può essere definito come “quello stato psicofisico in

cui il soggetto esprime soddisfazione nei riguardi del microclima oppure come la condizione in cui il soggetto non ha né sensazione di freddo né di caldo, condizione che si dice anche di neutralità termica”

Possiamo individuare i parametri che influenzano il comfort termico e suddividerli in tre categorie:

- PARAMETRI FISICI: temperatura ambientale;

temperatura media radiante (temperatura media delle superfici che costituiscono la frontiera dell’ambiente di riferimento);

umidità relativa; pressione atmosferica.

- PARAMETRI ORGANICI: età degli utenti;

sesso degli utenti;

stato di salute degli utenti. - PARAMETRI ESTERNI: tipo di attività svolta; tipo di abbigliamento.

Per ottenere il benessere termoigrometrico bisogna agire sui seguenti parametri: temperatura dell’aria;

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2. Visivo-olfattivo

“Il benessere visivo è caratterizzato dall’individuazione delle condizioni che permettano all’occhio di svolgere i vari compiti nel modo migliore. Fra questi, oltre alla visione generica, vanno annoverati il rilievo dei contrasti di luminosità e di colore, la capacità di distinguere oggetti piccoli e lontani ovvero i particolari di un oggetto o di osservare oggetti in movimento e di consentire percezioni in tempi stretti”.

Nell’edificio in esame il soddisfacimento delle esigenze visivo-ottiche non è di primaria importanza, dovrà comunque essere soddisfatto.

Le caratteristiche generali di tutti gli ambienti dovranno far si che siano il più possibile garantite le seguenti caratteristiche:

- impedire alla fonte di illuminazione di entrare nell’angolo di incidenza visuale degli utenti;

- privilegiare la luce naturale al campo visivo; - preferire per le pareti superfici non riflettenti.

Nella seguente tabella [Tab.2.1] riportiamo i valori ottimali dell’intensità luminosa e altre informazioni utili alla progettazione degli ambienti dal punto di vista illuminotecnico.

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Livelli di intensità luminosa per la progettazione dal punto di vista illuminotecnico. [Tab.2.1] Ambito spaziale omogeneo Livello di intensità luminosa (lux) Possibilità di regolazione dell’int. lum. Possibilità di oscuramento completo Uffici Servizi socio

assistenziali 300 SI NO Informazioni Sala d’attesa 300 SI NO Servizi igienici 30 NO NO Spazi di connessione 100 NO NO Unità abitative Zona giorno 300 NO SI Unità abitative Zona notte 300 NO SI Attività commerciali 300 SI NO 3. Acustico

Il livello sonoro dei locali deve essere tale da non costituire elemento di fastidio e di disturbo degli utenti.

Vanno eliminati o comunque ridotti i rumori che non hanno attinenza con l’attività esercitata: a tal fine possono essere adottati pannelli fonoassorbenti, può essere curata la silenziosità degli impianti e l’isolamento acustico dai rumori esterni. Nel caso in esame, prima di adottare pannelli fonoassorbenti, sarebbe opportuno ottenere un buon livello di isolamento acustico con il solo uso dei materiali costruttivi.

(20)

sonora posto in relazione all’intensità e all’istante di emissione dal suono da parte delle sorgenti, cioè la durata della coda sonora o tempo di riverberazione.

4. Igienico olfattivo

I requisiti igienici e olfattivi da rispettare nell’edificio in esame saranno relativi alla generazione di odori dai materiali e dai corretti valori dei ricambi d’aria dei vari locali.

I materiali utilizzati per la realizzazione dell’edificio, anche negli stati di progressivo deterioramento a cui dovessero andare incontro, non devono presentare o provocare effetti olfattivi sgradevoli.

I ricambi d’aria previsti per ogni ambiente sono riportati nella sottostante tabella [Tab.2.2].

Numero dei ricambi orari dei volumi d’aria per ogni ambiente. [Tab.2.2]

Ambito spaziale omogeneo

Numero dei ricambi orari dei volumi d’aria per ogni ambiente

Uffici Servizi socio

assistenziali 1 Informazioni Sala d’attesa 4 Servizi igienici 10 Spazi di connessione 1 Unità abitative Zona giorno 1 Unità abitative Zona notte 1 Attività commerciali 4

(21)

Requisiti tecnologici

Per requisito tecnologico si intende la “traduzione di un’ esigenza in fattori

tecnico-scientifici atti a individuarne le condizioni di soddisfacimento da parte di un sub sistema tecnologico e/odi un elemento tecnico”

Riportiamo i requisiti richiesti, nell’ambito tecnologico, per ogni ambiente nella seguente tabella [Tab.2.3].

Requisiti tecnologici richiesti per ogni ambiente. [Tab.2.3]

Ambito spaziale omogeneo

1 2 3 4 5 6

Uffici Servizi socio

assistenziali SI SI SI NO NO SI Informazioni Sala d’attesa SI SI NO NO NO NO Servizi igienici SI NO NO SI NO NO Spazi di connessione SI NO NO NO NO NO Unità abitative Zona giorno SI SI SI SI SI NO Unità abitative Zona notte SI NO SI SI NO NO Attività commerciali SI SI NO SI NO SI Legenda: 1.Climatizzazione 2.Telefono 3. Impianti audiovisivi 4. Acqua calda e fredda 5. Gas

(22)

In particolare per l’impianto di climatizzazione dovranno essere adottate soluzioni tecnologiche in grado di migliorare i processi di trasformazione dell’energia, di ridurre i consumi e migliorare le condizioni di compatibilità ambientale, a parità di servizio reso e di qualità della vita.

Il D.P.R. del 16 agosto 1993 n° 412, all’art. 5 comma 15 prevede infatti, per gli edifici di proprietà pubblica o adibiti ad uso pubblico, l’obbligo di soddisfare il fabbisogno energetico favorendo il ricorso a fonti rinnovabili di energia o assimilate, salvo impedimenti di natura tecnica o economica (ai sensi della Legge del 9 gennaio 1991, n° 10, art. 1 comma 3).

Secondo la L. 10/91 sono fonti di energia rinnovabili o assimilate: - il sole; - il vento; - l’energia idraulica; - le risorse geotermiche; - le maree; - il moto ondoso;

- la trasformazione di rifiuti organici o di prodotti vegetali;

- la cogenerazione (produzione combinata di energia elettrica o meccanica e di calore);

- il calore recuperabile dai fumi di scarico, impianti termici; impianti elettrici; processi industriali;

- altre forme di energia recuperabile, in impianti e in prodotti (compresi i risparmi di energia conseguibili nella climatizzazione e nella illuminazione degli edifici con interventi sull’involucro edilizio e sugli impianti).

Requisiti di durabilità

Il requisito di durabilità viene definito dalla norma come la “traduzione di un

requisito tecnologico nelle caratteristiche funzionali alla durata e alla sua affidabilità che connotano un elemento tecnico per il soddisfacimento del requisito stesso”.

(23)

I materiali utilizzati nella realizzazione dell’edificio dovranno essere in grado di mantenere nel tempo le prestazioni attese senza presentare evidenti segni di decadenza irreversibile.

I sistemi di assemblaggio delle parti componenti l’edificio dovranno essere tali da garantire anch’essi il mantenimento delle prestazioni senza che si presentino segni di degrado non sanabile o prematuro.

Requisiti di manutenibilità

Un requisito di manutenibilità è la “traduzione di un requisito tecnico nelle

caratteristiche di operabilità manutentiva che connotano un elemento tecnico per il soddisfacimento del requisito stesso”.

Le parti componenti l’edificio soggette a manutenzione dovranno essere progettate in modo da poter rispondere a prestabilite condizioni nel periodo di tempo in cui è compiuta l’azione di manutenzione.

In particolare le azioni di manutenzione dovranno potersi svolgere in tempi il più possibile brevi, limitando i disagi agli utenti eventualmente presenti durante l’azione manutentiva. Ciò sarà realizzabile utilizzando sistemi costruttivi amovibili, facilmente ispezionabili e/o sostituibili che consentano, all’atto della manutenzione, limitati ingombri in modo da non intralciare altre, eventuali, attività presenti.

(24)

Tabelle riassuntive

Vengono adesso riportate alcune tabelle riassuntive con le unità spaziali del progetto, le loro relazioni e le loro caratteristiche dimensionali, tecnologiche e costruttive[Tab.2.4-Tab.2.9].

AFO e ASO servizi complementari = attività d’ufficio [Tab.2.4]

AFO e ASO SERVIZI COMPLEMENTARI Attività di ufficio

Attività / funzioni - Attività di segretariato sociale

- Attività di orientamento al lavoro - Attività di mediazione culturale - Attività di mediazione familiare

- Attività di sostegno educativo e scolastico

- Attività di conversazione e ricevimento fra due o più persone - Attività di direzione della struttura

- Attività di consultazione di documentazioni - Attività di produzione di documentazioni - Attività di lettura e scrittura di documenti

- Attività di informazione riguardo al lavoro svolto all’interno della struttura

Specifiche funzionali, tecnologiche e dimensionali

Uffici servizi socio assistenziali

Informazioni Sala d’attesa

- Rispetto dei minimi dimensionali normativi, nonché dei vincoli relativi alla fruibilità.

- Predisposizione per adeguati dispositivi per il controllo della temperatura e della luminosità. - Comodità d’uso e manovra in ogni punto degli

ambienti.

- Dotazione di arredi atti al ricevimento del pubblico nell’ambito di un colloquio privato fra due o più persone.

- Dotazione di arredi ed utensili atti a redigere ed archiviare documenti in formato cartaceo o informatico.

- Ogni ufficio sarà connesso funzionalmente agli altri, tramite i corridoi, che dovranno essere di facile accessibilità e fruizione.

- Dotazione di arredi componibili per riunioni estemporanee.

(25)

AFO e ASO servizi complementari = attività legate all’igiene personale [Tab.2.5]

AFO e ASO SERVIZI COMPLEMENTARI Attività legate all’igiene personale

Attività / funzioni - Uso dei servizi igienici da parte del personale

- Uso dei servizi igienici da parte degli utenti della struttura

- Uso dei servizi igienici da parte di utenti o personale portatore di handicap

Specifiche funzionali, tecnologiche e dimensionali

Servizi igienici

- Devono distinguersi in bagno ed antibagno.

- Devono prevedere servizi igienici per portatori di handicap.

- Gabinetti a comando non manuale (a pedale o on altri accorgimenti tecnici), con distributori di sapone liquido o in polvere e con asciugamani elettrici o con asciugamani non riutilizzabili da cestinare dopo l’uso.

- Se i lavoratori di sesso diverso sono presenti in numero non inferiore a dieci unità vi devono essere latrine separate per uomini e donne; nelle nuove costruzioni il numero delle latrine non deve essere inferiore ad uno per ogni trenta persone occupate per turno.

- I lavandini devono essere presenti in numero di almeno uno ogni cinque dipendenti occupati per turno

- I locali delle latrine non devono comunicare direttamente con i locali di lavoro.

- Per i locali in cui sono posizionate le latrine, deve essere previsto un dispositivo di aerazione naturale.

(26)

AFO e ASO servizi complementari = attività legate agli utenti fissi e occasionali

[Tab.2.6]

AFO e ASO SERVIZI COMPLEMENTARI Attività degli utenti fissi e occasionali della struttura

Attività / funzioni - Riposare - Dormire - Cambiare abiti - Riporre abiti - Conversare - Leggere

- Espletare bisogni fisiologici - Lavarsi

- Pulirsi

- Attività ricreative varie - Interazione fra soggetti

- Conservare, preparare, cuocere cibi - Lavare e riporre stoviglie

- Raccogliere rifiuti derivanti dalla consumazione e preparazione del cibo o altro

Specifiche funzionali, tecnologiche e dimensionali

Unità abitative

Unità a destinazione commerciale

- Specifiche normative relative all’adattabilità all’utilizzo da parte di utenti portatori di handicap - Rispetto delle normative igieniche per gli edifici a

destinazione residenziale e commerciale

- Dimensionamento di ogni unità abitativa in funzione del suo utilizzo da parte di un numero non inferiore a tre persone per abitazione

- Utilizzo di materiali che consentano di soddisfare il requisito di pulibilità in modo semplice e soddisfacente

- Gli edifici a destinazione commerciale devono trovarsi al piano terra degli edifici a destinazione residenziale, e i percorsi di entrata ed uscita da questi ultimi non devono intersecarsi con i percorsi di entrata e uscita dalle abitazioni

- Utilizzo, per i negozi di diaframmi trasparenti , o parzialmente tali,verso l’esterno

(27)

AFO e ASO servizi complementari = attività mobilità negli edifici[Tab.2.7]

AFO e ASO SERVIZI COMPLEMENTARI Attività legate alla mobilità negli edifici

Attività / funzioni

- Spostamenti da una parte all’altra degli edifici sia in senso orizzontale che verticale da parte dei fruitori

- Spostamenti da parte degli utenti portatori di handicap

Specifiche funzionali, tecnologiche e dimensionali

Corridoi Scale

Ascensori

- Specifiche normative relative alla fruizione degli spazi da parte dei portatori di handicap

- Posizionamento strategico rispetto agli ambienti da collegare in modo da assicurare connessioni chiare, leggibili e facilmente percorribili

AFO e ASO servizi complementari = attività svolte negli spazi esterni aperti dell’area [Tab.2.8]

AFO e ASO SERVIZI COMPLEMENTARI Attività legate agli spazi esterni

Attività / funzioni

- Stazionamento e custodia dei veicoli dei fruitori della struttura - Accesso all’area

- Accesso alle zone destinate a verde attrezzato dell’area - Accesso e distribuzione ai vari ambiti funzionali dell’area

- Svolgimento di attività ricreative all’aria aperta da parte dei fruitori della struttura

Specifiche funzionali, tecnologiche e dimensionali

Aree a verde attrezzato

Aree destinate a parcheggio

- Dotazione di accorgimenti atti a rendere possibile la fruizione di entrambi gli spazi indicati da parte di soggetti portatori di handicap

- Adeguata leggibilità dello spazio esterno tramite disposizioni planimetriche idonee e dispositivi tecnici che facilitino il compito di lettura da parte degli utenti (illuminazione, pavimentazione, etc…)

(28)

Principali destinazioni funzionali e attività ambientali [Tab.2.9]

Destinazione funzionale Attività svolta

Uffici servizi socio

assistenziali Attività di ufficio – attività servizi socio assistenziali Informazioni

Sala d’attesa

Attività di accoglienza degli utenti che si accingono ad un ricevimento con il personale socio - assistenziale Servizi igienici Attività necessarie all’insieme di accorgimenti legati

all’igiene personale

Spazi di connessione Attività che permettono l’accesso e la distribuzione ai vari spazi

Unità abitative Attività legate alla normale fruizione di una unità abitativa

Attività commerciali Attività legate alla compravendita di beni o sevizi Sistemazioni esterne Attività legate alla fruizione e alla percorrenza di spazi

aperti destinati a verde attrezzato Aree destinate al

parcheggio

Attività legate alla sosta prolungata e alla custodia di veicoli

(29)

2.4 Le scelte architettonico - funzionali del progetto

Le scelte di carattere architettonico - funzionali che caratterizzano l’intervento sull’area della Bozzana possono essere riassunte nei seguenti punti:

- Scelta dell’area della Bozzana per l’intervento.

- Scelta di integrare le funzioni: residenziale – commerciale – servizi socio assistenziali.

- Scelta di demolire l’ex fienile.

- Scelta di recuperare l’ex casa colonica e di destinarvi i servizi socio assistenziali.

- Scelta di rendere evidente ed indipendente l’ampliamento della struttura originale in muratura.

- Scelta di rendere visibile l’intervento di consolidamento della struttura in muratura.

- Scelte architettoniche caratterizzanti il complesso residenziale – commerciale.

Si riportano di seguito le motivazioni di ognuno dei punti elencati:

Scelta dell’area della Bozzana

Dopo l’originario utilizzo dell’area per attività agricole, l’area della Bozzana ha ospitato da sempre attività di carattere socio assistenziali legate alla solidarietà ed espletate dalla diocesi posta nelle immediate vicinanze; recuperare, non solo quest’area, ma anche le attività che l’hanno caratterizzata fino a pochi anni or sono, significa recuperare anche la natura dell’area stessa, e, ampliando il punto di vista, recuperare una vocazione alla solidarietà che il territorio della piccola cittadina di Bicchio ha da sempre dimostrato di possedere, dando a quest’ultima i modi ed i mezzi per esprimerla.

Scelta di integrare le funzioni residenziale – commerciale – servizi socio – assistenziali

(30)

immediato pensare alle difficoltà che si possono incontrare nel loro inserimento nel tessuto sociale, e nelle difficoltà che può avere il tessuto sociale a rapportarsi con una realtà caratterizzata da un disagio più o meno marcato; ciò può in definitiva tradursi in isolamento di strutture come quella della Bozzana.

Tenendo conto di questa premessa, l’integrazione dei servizi socio assistenziali in una struttura per fronteggiare le emergenze abitative, ha il ruolo, oltre che di sostegno degli ospiti della struttura (attività documentata nella redazione del DPP), anche di mediatore sociale, di tramite, fra il tessuto urbano e sociale preesistente e la nuova struttura, con lo scopo ultimo di favorire una costante interconnessione fra i due.

L’inserimento delle attività commerciali al dettaglio rappresenta un ulteriore incentivo alla fruizione della struttura da parte dei non – ospiti della struttura: il fine è quello di far si che l’area diventi un punto di incontro e di scambio fra due realtà, una sorta di pre – conoscenza reciproca prima che gli ospiti della struttura superino il loro problema di emergenza e siano pronti al reinserimento nel tessuto urbano e sociale.

Scelta di demolire l’ex fienile e di recuperare l’ex casa colonica

Entrando nello specifico dell’edificato, come già si è detto, l’ex fienile versa da molto in stato di abbandono, e il suo utilizzo per attività diverse da quella agricola è durato solo per poco tempo; la scelta di demolirlo è quindi dettata da due motivazioni sostanziali: una di carattere pratico, in quanto le sue piccole dimensioni e il suo stato di manutenzione non renderebbero conveniente un suo eventuale recupero, ed una di carattere concettuale: destinare l’ex fienile ad attività socio – assistenziali legate alla solidarietà, sarebbe una forzatura, e non la prosecuzione della storia di un immobile.

Viceversa lo stato di manutenzione della ex casa colonica, ed il fatto che fino a non molto tempo fa essa sia stata utilizzata per attività di natura sociale, rende possibile un intervento di recupero, sia dal punto di vista pratico, sia dal punto di vista concettuale: l’intervento rappresenta la prosecuzione di un percorso di solidarietà intrapreso nel corso degli anni anche grazie a questo immobile.

(31)

Scelta di rendere evidenti consolidamento e ampliamento della ex casa colonica

L’intervento globale sulla casa colonica consta di due aspetti: il consolidamento della muratura, e l’ampliamento tramite volume indipendente con struttura portante in acciaio[Fig.2.1].

[Fig.2.1]

Le motivazioni sono riassumibili in tre punti fondamentali: - motivazioni di carattere strutturale

- motivazioni di carattere puramente architettonico - motivazione di carattere concettuale

Dal punto di vista strutturale, bisogna fare i conti con ciò che significa ampliare: nel caso specifico significa incremento dei carichi gravanti, e quindi maggiore rischio, soprattutto dal punto di vista sismico.

Viceversa, progettare un ampliamento indipendente, sgrava la struttura dai rischi che un ampliamento può comportare, soprattutto per come l’intervento in questione è stato pensato.

(32)

secondo ha notevolmente influenzato il primo: il contrasto fra l’architettura tradizionale toscana e il volume più tecnologico a facciata continua, crea un insieme unitario e non dissonante, così come unitario e non dissonante deve essere l’accostamento delle attività socio – assistenziali tradizionali (colloqui interpersonali, assistenza sociale, etc…), interpretate, rappresentate e localizzate nel volume in muratura tradizionale, a quelle legate ad un approccio più moderno alle tematiche della solidarietà e dei servizi in genere (informatizzazione, comunicazioni telematiche etc…), interpretate, rappresentate e localizzate nel volume dall’aspetto più attuale a facciata continua.

La scelta infine di lasciare il consolidamento della muratura a vista, in modo che si integri armonicamente con quest’ultima, rappresenta il fatto che un approccio moderno e tecnologico ai servizi socio – assistenziali non può prescindere da quelli che sono i caratteri tradizionali legati alla solidarietà e al rapporto interpersonale con l’utenza; in altre parole, approcci moderni ed informatizzati alle tematiche sociali non possono prescindere dai cardini dell’assistenza sociale tradizionale, che deve sempre essere al centro, visibile e valorizzata.

Scelte architettoniche riguardanti il complesso residenziale – commerciale

Come si vede dagli elaborati grafici relativi, la struttura residenziale commercialeriprende parzialmente le scelte architettoniche fatte per gli uffici, ma per certi versi reinterpretandole[Fig.2.2] [Fig.2.2]

in particolare i corpi di distribuzione risultano ben visibili in entrambi i fabbricati, essendo progettati con tecnologie a facciata continua che, come già specificato, dialogano con i volumi più tradizionali trattati ad intonaco; la differenza risiede

(33)

però nella forma di questi corpi: volumi a spigoli vivi per il corpo uffici, forme curve per gli edifici residenziali.

Altra caratteristica comune è la già citata sovrapposizione di volumi tradizionali a volumi più tecnologici, che però risulta invertita nei due fabbricati: se negli uffici il volume più tecnologico si trova ai piani più alti, nelle residenze accade il contrario [Fig.2.3].

[Fig.2.3]

Questa riproposizione in ordine inverso è motivata da aspetti pratici e aspetti concettuali: dal punto di vista pratico la tecnologia a facciata continua mal si abbina col tema residenziale, da ciò deriva il posizionamento ai piani bassi dell’edificio; dal punto di vista concettuale, la ripresa dei temi che caratterizzano gli uffici, vuole comunicare un contatto fra le due strutture, cioè un contatto fra gli utenti con difficoltà di carattere abitativo ospiti della struttura, e il personale socio – assistenziale che si propone di essere un costante supporto per il percorso formativo degli utenti; la riproposizione in ordine inverso vuole però anche sottolineare una sorta di distanza, come a stabilire l’obiettivo finale del progetto della Bozzana: rendere l’indipendenza a soggetti che l’hanno temporaneamente perduta al fine di un loro proficuo reinserimento nel tessuto sociale ed urbano.

(34)

2.5 I materiali

Come da esigenze richiesto, si sono usati i seguenti materiali moderni per le nuove costruzioni, in aggiunta ai materiali tradizionali derivanti dal recupero di parte dei volumi preesistenti.

In particolare si evidenziano:

- Il vetro strutturale, utilizzato per costituire parte dell’involucro delle nuove costruzioni

- La muratura portante tradizionale, derivante dal recupero della ex casa colonica

Particolare attenzione va posta al vetro strutturale:

Vetro strutturale

In ogni opera di architettura, la luce naturale riveste una notevole importanza: le trasparenze, i riflessi, il tempo che passa e i cambiamenti climatici, contribuiscono a delineare l’opera nella sua interezza.

L’elemento che in qualche modo si comporta da filtro, permettendo di ammorbidire la luce e sfruttarla secondo le esigenze, è la parete vetrata; tale elemento condiziona la qualità dell’edificio, sia dal punto di vista del carattere architettonico, che dal punto di vista della vivibilità degli ambienti ai quali fa da involucro.

Volendo mettere in comunicazione lo spazio interno dell’edificio con quello esterno, evitando, per quanto possibile, le ostruzioni, si è trovato nel vetro un elemento ideale per assolvere a questa funzione; tale materiale infatti, mette insieme caratteristiche di luminosità e trasparenza, nonché di isolamento termico, acustico, protezione solare, protezione dagli urti, protezione antincendio, etc… Punto nodale, per questo tipo di materiale, sono le sollecitazioni meccaniche: è quindi fondamentale che le capacità di risposta del vetro siano adeguate a questo scopo; inoltre è stato necessario esaminare aspetti come l’installazione dei vetri, i principi di trasmissione delle sollecitazioni e le interfacce di lavoro (collegamento

(35)

- contatto) tra i diversi materiali costitutivi del sistema globale, tenendo conto di due aspetti essenziali:

- condizioni di appoggio

- spostamento tra elementi costitutivi

Altro aspetto fondamentale dell’elemento vetro, è quello dell’analisi degli apporti tecnici per avere un adeguato apporto termico nella situazione invernale e un ridotto calo energetico durante la stagione estiva.

Tra le varie tecnologie esistenti sul mercato, ne è stata scelta una particolarmente funzionale e dotata di notevoli accorgimenti tecnologici riguardanti il risparmio energetico.

Questa è costituita da vetrate temperate monolitiche o temperate stratificate ancorate ad una struttura portante in acciaio: tale struttura ha apposite staffe per ricevere quanto necessario a sostenere i vetri, ed è in grado di riprendere le tolleranze ortogonali.

Il contatto metallico tra vetro e accessori di supporto e struttura, viene accuratamente evitato; le vetrate, le vetrate, verso l’esterno, non presentano sporgenze, grazie agli attacchi perfettamente a filo con la superficie del vetro; le lastre di vetro sono collegate alla struttura portante tramite attacchi in acciaio, che attraversano il vetro in prossimità dei quattro angoli del pannello stesso.

Un sistema di fissaggio intermedio permette ad ogni singolo pannello: - di essere totalmente indipendente l’uno dall’altro;

- di assorbire tutte le dilatazioni termiche;

- In caso di sisma le lastre flottano sulla struttura senza alcun punto di bloccaggio;

- La rottura di una o più lastre non altera le tensioni e l’equilibrio della struttura portante delle altre lastre;

- In caso di rottura di una qualsiasi delle lastre, l’intervento di sostituzione è effettuato senza dover intervenire su quelle adiacenti; in questo modo non occorre nessun tipo di telaio perimetrale.

(36)

piana del vetro isolante, senza viti in vista; il vetro camera avrà la lastra esterna senza alcuna foratura e/ o bulloni o piastre in vista. La vetrata isolante avrà il vetro interno con inseriti gli accessori per consentire la regolare posa in opera della struttura.

Ogni lastra di vetro isolante è collegata alla struttura indipendentemente dalle sue limitrofe; tra le lastre isolanti rimane una fuga di 10mm, che viene sigillata con appositi mastici; la struttura di ancoraggio è stata ideata per poter dare una linea altamente tecnologica a tutta la facciata; la sua struttura modulare permette di combinare in pochi attimi tipologie di attacchi a 1, 2, 3, 4 staffe, utili negli ancoraggi sugli angoli, a muro e a pavimento, oppure nella necessità di dover inserire una porta in vetro temperato senza telaio perimetrale.

La sua forma e il materiale che gli dà corpo, si integrano con il resto della struttura, evidenziando la particolarità degli ancoraggi di ogni singolo pannello, e donando un elegante motivo architettonico, mantenendo inalterata la sua funzione strutturale.

Per migliorare ancora le prestazioni termiche della struttura, saranno impiegati cristalli laminati di alta tecnologia con un film di controllo solare posto tra due lamine di PVB.

La principale caratteristica di questi cristalli consiste in un efficace controllo selettivo dell’energia solare infrarossa, permettendo, a differenza dei normali vetri a controllo solare, un’alta trasmissione luminosa.

Tali vetri consentono:

- oltre il 70% di trasmissione luminosa; - riflessione di calore superiore al 50%; - protezione ai raggi ultravioletti del 99%; - isolamento acustico;

- sicurezza e resistenza agli attacchi esterni;

- protezione della parte riflettente al calore dagli agenti esterni;

- maggiore livello di sicurezza con minore spessore di vetro rispetto ad un vetro stratificato convenzionale

Figura

Tabelle riassuntive

Riferimenti

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