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CAPITOLO 5 I FIGLI NEL DIVORZIO: GENITORIALITA’ E RESILIENZA

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CAPITOLO 5

I FIGLI NEL DIVORZIO:

GENITORIALITA’ E RESILIENZA

1. Le conseguenze del divorzio sui figli

Il percorso di ricerca sin qui seguito ci ha reso consapevoli delle difficoltà, sia emotive che psicologiche, che separazione e divorzio portano con sé. Per quanto il processo di transizione possa apparire insuperabile, alcuni protagonisti hanno maggiori risorse rispetto ad altri: i genitori, ad esempio, hanno una maturità maggiore rispetto ai loro figli, sia in relazione all’età anagrafica che per quel che riguarda l’esperienza di vita, maturità che gli permetterà di affrontare la situazione con più consapevolezza.; nella maggior parte dei casi la coppia di ex coniugi giunge alla decisione di dividersi in modo autonomo e consapevoli delle conseguenze delle proprie scelte.

Purtroppo, non può dirsi lo stesso per i bambini coinvolti. In molti casi, la separazione dei genitori è il primo importante evento critico della loro vitae come tale ha il potere di sconvolgere completamente la loro routine, minando alla base le loro certezze e le loro relazioni genitoriali. Spesso l’ostacolo più grande da superare è l’alta conflittualità che accompagna la separazione dei genitori: alcune ricerche confermano, infatti, che l’adattamento dei figli alla “situazione divorzio” dipende in gran parte dal livello di stress subito dagli stessi durante la fase precedente la

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106 separazione, quindi dalla frequenza e dall’intensità dei conflitti tra i

genitori in quel periodo1. Nel caso in cui i bambini siano direttamente esposti al conflitto e, nella peggiore delle ipotesi, vi si sentano coinvolti, la separazione può addirittura rappresentare un momento di sollievo. Anche nella fase successiva, l’adattamento dei figli alla separazione dipende dal livello di conflitto che permane tra i genitori e dal loro grado di coinvolgimento in esso.

Molte volte la separazione pone i figli di fronte ad un conflitto di lealtà. Essi si trovano ad affrontare una realtà difficile: voler bene ad un padre e ad una madre che però non si amano. Situazione particolarmente pericolosa, perché capace di instaurare processi di triangolazione del tutto negativi per il benessere psicofisico del figlio, soprattutto quando i pretendono il figlio si allei con l’uno o con l’altro.

Di fatto la separazione mette i figli nella condizione di doversi impegnare per raggiungere un nuovo adattamento nei confronti di una famiglia radicalmente mutata, sia per quel che riguarda la composizione che per quel che riguarda i confini. Ciò nonostante, ogni bambino ha sempre bisogno di sapere che, anche se molte cose non sono più le stesse, una rimane comunque costante: i suoi genitori saranno sempre presenti per lui, in ogni caso.

Le ricerche tendono a confermare che, se i genitori dimostreranno di capire la prospettiva e si impegneranno per agire nell’ interesse dei loro figli, questi avranno più chance di essere soggetti resilienti, ossia con una buona capacità di mantenersi integri anche sotto stress, conservando un

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107 buon equilibrio personale nonostante la presenza di fattori di rischio2,

rispetto ai figli di coppie non separate,

Con ciò non si vuol negare che separazione e divorzio costituiscano importanti fattori di rischio per il benessere dei figli coinvolti, ma si vuole dimostrare che solo i genitori hanno il potere e le capacità di proteggere i propri figli dalle difficoltà causate dall’evento, semplicemente offrendogli le possibilità di avere rapporti stabili ed affidabili con entrambi.

Dal punto di vista della relazione genitoriale i compiti fondamentali della coppia che si separa si sintetizzano nel saper mettere in atto forme di collaborazione con l’ex coniuge al fine di garantire l’esercizio della funzione genitoriale e consentire al figlio l’accesso alla storia di entrambe le sue famiglie di origine 3.

Una variabile cruciale nella relazione genitori separati e figli è rappresentata, infatti, dalla qualità dell’esercizio della funzione genitoriale. Va considerato che separazione e divorzio impattano notevolmente sull’esercizio di tali funzioni, specie nei primi due anni dopo la separazione. Gli studi dimostrano, infatti, che è proprio in questo periodo che avviene un’involuzione degli stili educativi genitoriali, legata perlopiù ad una diminuzione della capacità genitoriale caratterizzata dalla notevole preoccupazione, facile irritabilità e mancanza di supporto nei confronti dei figli. Ciò avviene in particolar modo nelle madri sole che, preoccupate e troppo concentrate sui problemi derivati dalla separazione, perdono di vista i bisogni dei propri figli e dedicano meno energie alla

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R. E. Emery , La verità sui figli e il divorzio. Gestire le emozioni per crescere insieme, Milano, FrancoAngeli editore, 2008, p. 63

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108 loro cura. Trascorsi questi primi due anni i problemi sembrano

diminuire, anche se rimangono comunque più difficili di quelli delle famiglie unite4.

2. La resilienza familiare

Partendo dalla consapevolezza che la famiglia e le sue relazioni costituiscono il nucleo fondamentale grazie al quale si costruisce l’identità personale dei suoi componenti, e che rappresentano una delle poche organizzazioni sociali sopravvissute per millenni, nonostante i molteplici cambiamenti intervenuti nella storia, occorre considerare tale ambito come ambiente privilegiato di rafforzamento e costruzione della resilienza: è la famiglia che risponde in modo più o meno adeguato ai bisogni affettivi, cognitivi e sociali dei suoi componenti; è al suo interno che si apprendono le modalità di gestione dello stress e delle avversità alle quali si troveranno di fronte i singoli membri e il nucleo familiare nella sua interezza; ed è sempre qui che si matura e si apprendono buona parte degli strumenti fondamentali per l’inserimento nella comunità. Pertanto, vista la sempre maggiore diffusione delle rotture familiari (separazioni e divorzi) si sente il bisogno, oggi più che mai, di comprendere i processi che possono contribuire a rafforzare la resilienza. Con il termine resilienza familiare si fa riferimento a quell’ insieme di strategie di coping e processi di adattamento che vengono messi in atto all’interno del nucleo familiare. Eventi stressanti, quali la separazione o il

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109 divorzio, possono interrompere bruscamente la routine quotidiana

andando ad intaccare l’equilibrio delle dinamiche familiari: il modo in cui una famiglia affronta e gestisce un’esperienza simile, si riorganizza e prosegue la sua vita influisce sui processi di adattamento immediati e su quelli futuri di tutti i componenti del nucleo familiare.

La resilienza familiare non è una risposta immediata o una modalità di adattamento che si mette in funzione all’insorgere di una crisi, bensì è l’insieme di diversi processi che si mettono insieme nel corso del tempo: dal modo in cui la famiglia affronta una situazione critica alla sua capacità di gestire stati transitori di disorganizzazione, sino alle strategie di coping adottate di fronte all’emergere di situazioni difficili5. E’ un processo complesso che mira ad identificare e fortificare processi che permettano alle famiglie di resistere, opporsi e “rialzarsi” di fronte alle sfide, talvolta potenzialmente distruttive, della vita.

Non a caso, infatti, la definizione tratta dal vocabolario Zingarelli del termine ci dice per resilienza si intende “la capacità di un materiale di resistere a urti improvvisi senza spezzarsi”. Dunque, rapportando questo concetto alle Scienze Sociali, possiamo dire che la resilienza altro non è che la capacità umana di affrontare le avversità della vita, superarle e uscirne rinforzato e, alcune volte, addirittura trasformato.

Un evento critico può causare un importante cambiamento in quello che è il sistema di credenze di una famiglia, cambiamento che sortirà effetti sulle modalità di riorganizzazione immediata e sui processi di adattamento futuri. Non a caso, Froma Walsh identifica il sistema delle

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110 credenze familiari, assieme ai modelli organizzativi e ai processi

organizzativi, tra quelli che sono i processi chiave per la resilienza familiare.

I sistemi di credenze rappresentano il nucleo funzionale essenziale in tutte le famiglie, il cuore di tutti i funzionamenti familiari e sono le forze più potenti nella costruzione della resilienza. Il modo in cui le famiglie valutano i problemi e le opportunità determina la differenza tra la capacità di affrontare e padroneggiare le difficoltà e il precipitare nella disorganizzazione e nello sconforto6.

Le credenze sono come delle “lenti” attraverso le quali vediamo il mondo; ci permettono di organizzare la nostra esperienza, aiutandoci ad identificare e dare significato alle situazioni di crisi. Con la complessità e l’ambiguità della vita di oggi, le famiglie hanno bisogno di modelli in grado di fornirgli una vasta gamma di strategie per affrontare le sfide della vita.

Il funzionamento di una famiglia, dopo un evento destabilizzante come il divorzio, e il benessere dei suoi membri, in particolar modo dei bambini, non sono condizionati solo dall’evento in sé per sé ma anche dalle dinamiche familiari attivate per gestire le difficoltà connesse a tale evento. Quindi dai modelli organizzativi.

La famiglia deve essere in grado di strutturare la propria vita in modo da poter compiere le operazioni essenziali per la crescita e il benessere dei suoi membri. Quando si ha a che fare con crisi ed avversità, la famiglia deve mobilitare tutte le risorse disponibili, contenere lo stress e riorganizzarsi per adattarsi ai cambiamenti e ristabilire la routine.

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111 In questo senso la famiglia può essere vista come luogo di resilienza: è

capace di fronteggiare le perturbazioni, le crisi che la vita molto spesso ci propone e aiuta i suoi membri a resistere allo stress attraverso la ricerca di nuovi equilibri.

Quando la vita di una famiglia si riorganizza dopo un evento di crisi (nel nostro caso il divorzio) è importante che i suoi membri ricreino nuove routines che prevedano delle continuità con i vecchi legami ma che, allo stesso tempo, siano abili nell’adattarsi al cambiamento mettendo in atto una sorta di negoziazione che coinvolge anche i bambini.

Il modo in cui le famiglie comprendono una situazione di crisi è decisivo per la resilienza: la famiglia resiliente, di fronte ad una situazione emotivamente stressante come il divorzio, svolge una funzione di modulazione positiva dei processi di adattamento dei bambini, aiutandoli a dare una lettura chiara di ciò che sta accadendo e fungendo da contenitore delle loro ansie e paure. Assegnare un significato alla situazione critica la renderà più sostenibile agli occhi del bambino.

Nonostante sia vero esista un rischio di disagio più alto nei bambini che vivono in famiglie divise rispetto a quelli che vivono in famiglie unite, è anche necessario tenere conto delle motivazioni alla base della separazione perché, laddove il rapporto tra i genitori non sia sano ma di natura conflittuale, i figli non vivrebbero bene in ogni caso. In questi casi la maggior parte dei bambini sta relativamente bene, se non addirittura meglio, dopo la separazione dei genitori.

Quando i bambini crescono spesso conservano ricordi dolorosi del divorzio o del periodo immediatamente seguente, ma nonostante questo non sembrano mostrare segni di disagio psichico o sociale a lungo

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112 termine. Ciò che influisce di più su un adattamento equilibrato dei

bambini e sulla loro resilienza è la relazione con e tra i genitori prima e dopo il divorzio.

La resilienza familiare richiede la capacità di equilibrare stabilità e cambiamento nelle strategie che i vari membri della famiglia adottano per fronteggiare le avversità7. Anche i collegamenti con il contesto sociale sono essenziali per la resilienza familiare nei momenti di crisi. Quando una famiglia non riesce a risolvere da sola i propri problemi è giusto cha chieda auto alla famiglia estesa, agli amici, ai servizi o a figure professionali esperte. L’isolamento familiare e la mancanza di un sostegno sociale contribuirebbero a generare processi disfunzionali. Una rete sociale molto ampia, quindi, aiuterebbe anche i bambini a ricevere maggior accudimento.

E’ importante parlare di resilienza familiare perché ci permette di comprendere e promuovere al meglio quella individuale, che altro non è che un prodotto delle interazioni tra individui, famiglie e influenze socioculturali. Inoltre, il concetto di resilienza familiare si ritiene del tutto adatto ai tempi visti i repentini cambiamenti conosciuti dalla società e dalle famiglie moderne negli ultimi decenni, cambiamenti che le ha poste di fronte a sfide senza precedenti; la famiglia moderna è cambiata e sta ancora cambiando, a causa delle influenze provenienti dal contesto socioculturale e non solo, per questo motivo i suoi membri devono poter essere in grado di affrontare le numerose situazioni critiche che facilmente si troveranno di fronte.

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113 3. La genitorialità: la nascita di un figlio come fattore di rischio per

la coppia

La genitorialità costituisce una funzione complessa che ha al suo interno sia aspetti individuali, relativi cioè all’idea personale (conscia e inconscia) di come un genitore deve essere, sia aspetti di coppia, quindi la modalità relazionale che i partner adottano nell’assolvimento di questo compito.

La moderna evoluzione del sistema familiare nella cultura occidentale ha contribuito notevolmente a modificare il concetto stesso di genitorialità: oggi il genitore è colui che esercita il parenting, ovvero quell’insieme di comportamenti che attiene alle capacità di proteggere il bambino e sostenerlo nello sviluppo8. La genitorialità, quindi, si esprime nella capacità di portare avanti il ruolo genitoriale attraverso comportamenti finalizzati a nutrire, accudire, proteggere, sostenere e promuovere l’autonomia e l’indipendenza della prole.

L’impegno genitoriale racchiude compiti evolutivi in costante trasformazione: l’essere genitori è un impegno tutt’altro che statico, in quanto occorre rispondere ad impegni diversi a seconda dell’età e delle diverse esigenze dei figli. La coppia genitoriale deve dimostrarsi estremamente dinamica all’interno della triade (madre, padre, figlio) , per quel che riguarda il proprio stile educativo, in modo da poter affrontare in maniera funzionale i cambiamenti relativi alle varie fasi della vita.

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C. Patrizi et al, Caratteristiche genitoriali e stili di parenting associati ai disturbi internalizzati in età evolutiva, in <<Psichiatria e Psicoterapia>>, 2010, p. 64

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114 La transizione alla genitorialità rappresenta uno degli eventi critici della

routine familiare. Nel passaggio dall’essere semplicemente una coppia al fare una famiglia, infatti, i partner non solo sono coinvolti a livello personale con il compito di ridefinire loro stessi, ma sono anche impegnati in un lavoro congiunto, in quanto sono chiamati a rinegoziare il loro legame al fine di trovare nuovi equilibri.

Tale processo può portare o alla solidificazione del rapporto oppure a situazioni conflittuali, di tensione, nella coppia.

L’evento nascita di un figlio, dunque, può essere considerato come fattore destabilizzante della genitorialità o, per la precisione, della relazione coniugale, in quanto può causare un progressivo declino della soddisfazione di coppia e un conseguente incremento della litigiosità che rischia di portare a galla conflitti o problemi latenti e mai affrontati dai partner.

Fattori questi che, sommati tra loro, possono portare alla perdita della qualità e della stabilità della relazione coniugale.

Per questi motivi in ambito psicosociale la nascita di un figlio e, quindi, la transizione alla genitorialità è considerata come un evento stressante, potenziale fattore di rischio per la coppia.

Per fattore di rischio,in questo contesto, si intendono quelle condizioni per cui la funzione genitoriale, nelle sue componenti fondamentali di cura e protezione dei figli, viene fortemente e pericolosamente disturbata, influendo profondamente sulla qualità della relazione genitore-figlio. Relazione, questa, che rappresenta un’esperienza fondamentale, capace di influenzare la personalità del bambino , la struttura delle sue difese e le

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115 rappresentazioni che lo stesso si costruisce in merito a ciò che è possibile

aspettarsi dalle relazioni con gli altri.

Le cure e le attenzioni ricevute dalle figure genitoriali di riferimento durante le prime fasi dello sviluppo contribuiscono, infatti, a formare modelli operativi talmente importanti da rimanere attivi, con poche variazioni, durante tutto l’arco della vita, influenzando le scelte di ciascun individuo. Si rivelano duraturi, dunque, gli effetti prodotti da eventuali carenze affettive, nell’educazione o nella protezione ricevute dai genitori nei momenti del bisogno o di crisi; ciò, a sua volta, evidenzia il rischio della continuità intergenerazionale dell’inadeguatezza genitoriale in quelle persone che hanno sofferto nell’infanzia della distorsione delle cure parentali.

4. Una genitorialità positiva favorisce la resilienza

E’ proprio in un momento di difficoltà o di crisi, quale può essere la fine del rapporto coniugale, che i figli hanno maggior bisogno del supporto dei propri genitori. Ma, mentre questi possono impiegare anni per riuscire a rinegoziare la loro relazione, i bambini non possono aspettare così tanto.

Affinché la loro resilienza - la capacità di riprendersi e di uscire più forti e con nuove risorse dalle avversità - sia preservata è necessario che le loro figure di riferimento siano disponibili sin da principio, anche nel caso di divorzio conflittuale. Appare essenziale, allora, che i genitori

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116 affrontino e gestiscano al più presto le proprie questioni emotive, per il

benessere dei loro figli. La resilienza

‹‹ é un processo attivo di resistenza, di autoriparazione e di crescita in risposta alle crisi e alle difficoltà della vita ››9.

Grazie alle proprie capacità di resilienza una persona è in grado di risanare le proprie ferite e assumere nuovamente il controllo della propria esistenza. E’ naturale che, mentre l’adulto possiede maggiori risorse per affrontare le difficoltà che la vita gli pone di fronte, risorse sia personali date dalla propria rete sociale di riferimento che quelle forgiate dall’esperienze di vita e dalla maturità dell’età, un bambino ha bisogno di un forte supporto per poterlo fare.

I ricercatori, infatti, associano la maturazione di una capacità di resilienza nei bambini a rischio all’intervento di fattori protettivi essenziali all’interno del contesto familiare: la resilienza dei bambini è maggiore quando hanno a fianco almeno un genitore accudente o un altro adulto supportivo nella cerchia familiare allargata o, anche, nella comunità locale di appartenenza10.

Ed ecco, allora, che l’esigenza di portare avanti le proprie funzioni genitoriali nonostante la conflittualità derivata dalla separazione e dal divorzio appare ancora più evidente e fondamentale per la promozione del benessere dei figli.

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F. Walsh, La resilienza familiare, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2008, p.5

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117 Quando sono presenti dei figli le coppie non si lasciano mai

completamente perché l’altro rimane sempre presente come genitore e pertanto occorre trovare dei modi per cooperare con l’ex, almeno per quelli che sono gli interessi dei bambini.

Essere genitori è una sfida, un compito difficile in qualsiasi situazione, ancor di più quando non si sta più insieme e non si può contare l’uno sull’altra, se poi la coppia è divisa da conflitti e incomprensioni diventa ancora più complesso. E’ comunque indispensabile trovare il modo di educare i propri figli in maniera giusta ma ferma, riuscendo a bilanciare in modo adeguato amore, coerenza e disciplina.

A questo proposito esiste un metodo di classificazione degli stili genitoriali che divide i genitori in quattro categorie sulla base dell’affetto e dell’ostilità da un lato e della permissività e della severità dall’altro11: in primo luogo troviamo lo stile genitoriale autorevole che risulta essere il più funzionale in quanto i genitori sono sì amorevoli ma anche giusti, cioè stabiliscono regole chiare per definire sia l’amore che l’autorità. I figli di genitori autorevoli tendono ad essere maggiormente indipendenti, responsabili e sicuri di sé, anche se non vivono tutti insieme, ed in loro la resilienza è maggiormente sviluppata proprio perché i genitori riescono a mantenere, creare o ristabilire dei confini chiari. In secondo luogo troviamo i genitori autoritari che, a differenza dei primi, sono severi e ostili e offrono poco amore, supporto e comprensione ai propri figli. Questi si rivelano indipendenti ed educati ma anche poco sicuri di sé e meno competenti socialmente.

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118 Ancora, esistono i genitori permissivi, i quali mostrano ai figli molto

amore e affetto ma non danno loro regole o disciplina. La conseguenza di questo stile genitoriale è che i figli diventano troppo sicuri di sé, impulsivi ed egoisti, incapaci di rispettare i confini degli altri.

Infine troviamo lo stile genitoriale trascurante che, come suggerisce la definizione, è tipico di chi nutre uno scarso interesse per la vita dei propri figli. Ne derivano figli con maggiori probabilità di incorrere in una serie di problemi, come per esempio la delinquenza.

Esaminando questi quattro stili genitoriali se ne evince che ciò di cui un bambino ha davvero bisogno nei mesi successivi la separazione, e non solo, è la presenza quotidiana di un genitore autorevole e amorevole, cosa che può risultare difficile soprattutto in situazioni di affidamento esclusivo, dove i genitori non affidatari sentono la mancanza del senso di unità familiare quando sono lontani dai propri figli e, a volte, non si sentono più parte di una famiglia nemmeno quando sono insieme a loro. Quando vedono i figli trovano difficile ritrovare con loro un contatto vero e proprio, spesso perché il tempo è troppo poco per poterlo fare.

Non che sia più facile essere genitori per chi vive un regime di affidamento condiviso. Qui, infatti, ogni genitore oscilla continuamente tra una vita super impegnata quando i figli sono con loro e momenti di vuoto assoluto quando, invece, sono in compagnia dell’altro. E’ anche per questo motivo che l’affido condiviso rende difficile ritrovare una routine che renda la vita più organizzata per sé e il bambino.

Questo tipo di affidamento richiede anche sforzi ulteriori ai genitori: essi devono impegnarsi costantemente per coordinare le loro funzioni genitoriali e, dunque, gli stili educativi.

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119 Nonostante tutte le difficoltà che può comportare, in quanto non è certo

semplice condividere le responsabilità e i doveri genitoriali con una persona con la quale non si vorrebbe avere più nulla a che fare, questa tipologia di affidamento è senz’altro un’ottima soluzione per mantenere equilibrato il rapporto con entrambe le figure genitoriali e per rendere il meno traumatico possibile “l’evento divorzio” al minore.

A seguito della separazione, per riuscire ad affrontare meglio la crisi e il disagio che ne derivano, è indispensabile che la coppia genitoriale si impegni per organizzare le proprie risorse, contenere lo stress e ridefinire un nuovo assetto organizzativo alla vita di figli.

Quando si affrontano eventi di notevole portata è comune che non si riesca più a tornare alla vita normale come la si intendeva in precedenza, ma è proprio in quel momento che diventa necessario definire nuove modalità di agire che permettano di dar vita a nuove routine capaci di dare continuità ai legami significativi. Dopo un divorzio, infatti, la prevedibilità e l’affidabilità dei contatti con entrambi i genitori sono aspetti essenziali se si vuole aiutare i bambini ad adattarsi alla nuova situazione12.

Dato che i genitori rappresentano la principale fonte di sicurezza dei figli, quando uno dei due lascia la casa il bambino vivrà questo evento come qualcosa di sconvolgente e destabilizzante. Si pensi che una delle paure più frequenti dei figli separati, specie all’inizio della vicenda separativa, è proprio quella di essere abbandonati da uno dei genitori.

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120 L’ansia del bambino potrà essere mitigata solo garantendogli la

continuità del legame affettivo con entrambi (cosa che avviene più facilmente adottando un regime di affido condiviso).

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