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CAPITOLO I ROMANZO GIALLO, POLIZIESCO E NOIR

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IV

CAPITOLO I

ROMANZO GIALLO, POLIZIESCO E NOIR

Quando si parla di romanzi gialli, polizieschi e noir è facile cadere in errori di generalizzazione: tra i tre, il termine più utilizzato risulta essere giallo, ma, addentrandosi in uno studio sui tre generi, si scopre subito che vi sono fondamentali differenze. Mi vorrei soffermare su quelle che vi sono a livello di storia, di trama.

In tutti questi generi rimane lo schema delitto-inchiesta-soluzione, secondo quanto affermato da Todorov in Typologie du roman policier. Secondo i giallisti Pierre Boileau e Thomas Nargejac non è giusto affermare che esistono diverse forme di romanzo poliziesco; ciò che cambia sono le epoche e per questo lo considerano un genere che sta al passo con i cambiamenti sociali e culturali.1

Innanzitutto, con il termine giallo si intende il giallo classico, chiamato anche giallo-enigma, giallo deduttivo o, in pochi casi whodunnit, forma contratta di Who has done it?, ovvero un tipo di racconto alla Sherlock Holmes o Agatha Christie dove ritroviamo un investigatore che deve scoprire chi ha commesso un crimine, solitamente messo in atto da qualcuno facente parte di una stretta cerchia di sospettati e dove il narratore racconta la storia dal punto di vista dei testimoni dell’evento. Sono i romanzi dell’epoca d’oro del giallo, compresa tra il 1920 e il 1940 e, a questo proposito, vale la pena ricordare le

Venti regole per scrivere romanzi polizieschi stilate nel 1928 da S.S. Van Dine,

noto autore di gialli e critico d’arte statunitense, in cui afferma che il lettore e il poliziotto della storia devono avere la stessa quantità di informazioni tale da poter risolvere l’enigma; non deve essere raccontata una storia d’amore; il delitto deve avvenire per motivazioni personali; il colpevole deve essere soltanto uno e scoperto tramite deduzioni logiche.

1 Peppino Ortoleva, Enciclopedia Treccani, (1997),

<http://www.treccani.it/enciclopedia/romanzo-poliziesco_(Enciclopedia-delle-scienze-sociali)/>, 10 febbraio 2014

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V

Inoltre, tra le sue regole inserisce anche elementi che il poliziotto e il lettore devono tenere in considerazione per arrivare alla soluzione finale: un mozzicone di sigaretta lasciata sul luogo del delitto, un sosia del colpevole o impronte digitali falsificate.2

Todorov, nei suoi studi su questo genere letterario, afferma che il poliziesco classico è quello da lui chiamato romanzo-enigma, che sottostà alle regole di Van Dine. In relazione a questo genere, ha affermato che nel romanzo-enigma esistono due sotto-storie: la storia del delitto e la storia della ricerca. La prima racconta cosa è effettivamente successo e finisce quando inizia la seconda, in cui si scopre come il narratore ne è venuto a conoscenza.3 La prima è la storia di un’assenza perché non è presente direttamente nel testo e proprio per questo il narratore non può raccontarlo in prima persona, ma dal punto di vista dei testimoni. La seconda è, invece, «presente ma insignificante.»4

Introducendo, poi, il romanzo noir, Todorov afferma che si differenzia dal poliziesco classico perché nel romanzo nero le due storie si fondono, cercando di ravvivare la seconda e conservandone la patina di mistero. Secondo lui, il romanzo noir non ha avuto bisogno di forti cambiamenti per affermarsi; ciò che ha segnato l’inizio di questo nuovo genere è stato l’inserimento di violenza e massacro.5

Riprendendo le regole di Van Dine, Todorov sostiene che alcune di quelle che sono valide per il romanzo poliziesco, lo sono anche per il romanzo noir e le riassume in questo modo:

 Il romanzo deve avere al massimo un detective e un colpevole, e almeno una vittima (un cadavere).

 Il colpevole non deve essere un criminale di professione, non deve essere il detective e deve uccidere per ragioni professionali.

 Nel romanzo poliziesco non c’è posto per l’amore.

 Il colpevole deve avere una certa importanza:

2 Luca Conti, Giallo Web, <http://www.gialloweb.net/recensioni/twentyrules.asp>, 12 febbraio

2014

3

Tzvetan Todorov, (1980),

<http://www.ae-lib.org.ua/texts/todorov__poetique_de_la_prose__fr.htm#01>, 21 gennaio 2014

4

Tzvetan Todorov, Poétique de la prose, (New York: Cornell University Press, 1978), 4.

5

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VI

 nella vita vera non deve essere il maggiordomo o la cameriera;

 nel libro deve essere tra i personaggi principali.

 Tutto deve essere razionalmente comprensibile, il fantastico è bandito.

 Nessuno spazio è concesso alle descrizioni o alle analisi psicologiche.

 In quanto alle informazioni sulla storia bisogna attenersi alla seguente omologia: «autore : lettore = colpevole : detective.»

 Si devono evitare situazioni e soluzioni banali.

Quello che afferma Todorov è che le regole inerenti alle tematiche, quindi alla prima storia, sono riconducibili al romanzo-enigma, le altre al noir, dove possono esservi più di un detective e di un criminale.

Infine, il saggista bulgaro afferma che dal romanzo-enigma e dal noir è nata una terza forma, il romanzo suspense, che riprende il mistero e le due storie, dal romanzo-enigma, e la centralità della seconda storia, dal noir. In questi romanzi, quindi, l’elemento che attira il lettore è l’essere portato a interrogarsi su cosa è successo.

Se nel giallo ciò che è interessante è la soluzione, nel noir assume particolare importanza la scoperta della verità.

Vediamo, quindi, che non sono generi tra loro separati ma fanno parte di un continuum di un genere che è in continua evoluzione così come lo sono le società odierne.

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VII 1.1 NOIR E HARD BOILED

«Il noir non è un genere. È un colore, uno stato d’animo, una sensazione.» (Giorgio Gosetti)6

L’accezione noir per il genere omonimo è sempre stata argomento di discussione. Spesso considerato di serie b, è il genere adatto a raccontare la società contemporanea rappresentandone il lato oscuro. Come dice Gabriele Salvatores:

«Oggi il noir è il genere letterario più titolato a raccontare la realtà in cui viviamo che è fortemente anomala, ossessiva, illegale.»7

È difficile dare una definizione precisa di noir; è un termine sfuggente, ricco di sfumature.

Alle sue origini si ritrova la volontà di suscitare terrore; precursori di questo genere sono, infatti, il romanzo gotico, nato dalla penna di Horace Walpole con

Il castello di Otranto, pubblicato nel 1764, e Frankestein, datato 1817, di Mary

Shelley, più metafisico, un intreccio di angoscia e terrore. Fu proprio lei a dare il via all’autentico romanzo nero dove, nel suo caso, il mostro uccideva il suo creatore. Questi generi volevano rappresentare il sentimento di disordine e smarrimento che caratterizzavano la società del tempo e, forse, l’America del proibizionismo e dei gangster, epoca di diffusione del noir, ha tutte le carte in regola per poter continuare questa strada.

Il noir ha un forte legame anche con il poliziesco moderno, che nasce, insieme alla rappresentazione del primo detective, dai romanzi di Edgar Allan Poe, primo fra tutti Il doppio assassinio della Rue Morgue, pubblicato nell’aprile del 1841. Nei suoi romanzi si ritrovano tutti gli ingredienti che, in seguito, caratterizzeranno i generi, quali giallo, detective story e noir: un crimine, l’enigma, l’investigatore con un potenziale superiore a tutti gli altri e

6 Giorgio Gosetti, “L'equivoco del nero” in Marina Fabbri, Elisa Resegotti, ed., I colori del

nero, (Milano: I libri quadrati, Ubulibri,1989), 11.

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VIII

una soluzione finale che lascia tutti sorpresi. Ma aspetto ancora più importante è la componente psicologica che diventerà, poi, elemento centrale nel noir.

I romanzi neri, però, hanno poco a che fare con i classici polizieschi e la crisi americana del ’29 ha visto il proliferare di scrittori non soltanto pronti a deliziare i gusti della gente comune ma anche a burlarsi del poliziesco inglese perché lo trovavano irreale sia nell’intrigo che nel modo di narrare.

Noir, termine preso in prestito dalla cultura francese, viene usato per la

prima volta nel 1946 da Nino Frank e Jean-Pierre Chartier che ritrovano nei film noir americani elementi nuovi e senza nessun legame con i polizieschi; le trame sono più psicologiche e l’azione passa in secondo piano. Inizialmente, il termine viene collegato al mondo cinematografico, non a quello letterario; quindi, si può considerare non soltanto un genere «bimediale»8 ma anche come non derivato da «nessun programma culturale deciso a tavolino.»9 Questo non significa che non vi siano elementi che possono essere presi come punto di riferimento per iniziare un’analisi sul genere: in certi casi una diversa combinazione di elementi può non bastare per descriverlo, altre volte basta un solo elemento per farci capire che siamo di fronte a un testo noir.

Importante sottolineare che tutto questo avviene nel periodo successivo alla fine della Seconda guerra mondiale e del nazismo, che avevano impedito la diffusione delle pellicole americane in Europa.

Successivamente verrà utilizzato anche per fare riferimento ai romanzi di Dashiel Hammet e Raymond Chandler pubblicati in Francia da una collana dal titolo Série Noire, nome che richiamava il colore delle loro copertine. La definizione noir avrà la sua consacrazione nel 1955, in un libro di Raymond Borde e Etienne Chaumeton, Panorama du film noir américain, dove i due autori affermano: «Il film noir nasce dal romanzo nero americano o inglese, da Dashiell Hammett – il creatore di questo nuovo genere letterario americano –

8

Fabio Giovannini, “Il noir contemporaneo e la tradizione”, in Elisabetta Mondello, ed., Roma

Noir 2005 (Roma: Sapienza, Università degli Studi di Roma, 2005), 45.

9

Fabio Giovannini, Storia del noir: dai fantasmi di Edgar Allan Poe al grande cinema di oggi, (Roma: Castelvecchi Editore, 2000), 16.

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IX in avanti.»10

In realtà, i romanzi di Hammett e Chandler non possono essere considerati

noir, piuttosto sono hard-boiled, genere nato in America alla fine degli anni

’20, grazie a Carroll John Daly, molto diverso dal giallo classico ma che sarà fondamentale per lo sviluppo del noir; rientra nel genere poliziesco o della

detective fiction e si distingue dal giallo per una rappresentazione realistica del

crimine, della violenza e del sesso. Elemento basilare è lo schema poliziesco dell’indagine: si parte da una situazione di rottura di un equilibrio che dà inizio alla ricerca che, a sua volta, trova il punto di arrivo nella soluzione finale, tutti elementi già presenti nel romanzo gotico. Spesso, però, i romanzi hard boiled si distaccano dal poliziesco per avvicinarsi al noir, dove, non c’è nessun mistero da ricostruire, perché come diceva Chandler: «La storia ideale è quella che leggereste anche se mancasse la fine.»11

Gli scrittori hard-boiled vogliono raggiungere il realismo, sia nell’azione che nella caratterizzazione dei personaggi: il loro desiderio è quello di rappresentare la realtà del mondo dei criminali e fare dei crimini un aspetto, purtroppo, sempre più dilagante. Il romanzo hard boiled non può essere narrato sotto forma di memoria, come invece succede con il giallo classico, in cui il narratore è sempre la spalla del detective. Punto di forza è l’impiego del gergo della malavita e di frasi disadorne ma tutto ha una funzione retorica: lo scrittore, infatti, collega la propria scrittura all’azione e alla suspense, utilizzando frasi brevi e semplici, spesso scorrette da un punto di vista grammaticale, ed ecco perché molti considerano questo stile “duro” ma è proprio grazie a questo che le opere hard boiled riscontreranno un enorme successo, anche perché la maggior parte dei lettori può riconoscersi nei personaggi. Inoltre, di fondamentale importanza sarà l’uso della prima persona, tratto che si ritroverà anche nei testi noir e che, oltre a creare coincidenza tra il punto di vista del narratore e quello del lettore, dà proprio l’idea della ricerca di qualcosa che crea angoscia e incertezza. Derek Raymond, scrittore di

10

Raymond Borde e Etienne Chaumeton, “Le origini del film noir”, in Marina Fabbri ed Elisa Resegotti, ed., I colori del nero, 154.

11

Peppino Ortoleva, <http://www.treccani.it/enciclopedia/romanzo-poliziesco_(Enciclopedia-delle-scienze-sociali)/>, 13 febbraio 2014

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X polizieschi, afferma che:

«La disperazione è l’anima del noir, che l’ha sempre saputa riconoscere negli altri. Il noir è la risposta della letteratura a quelli che sono sfruttati o trattati ingiustamente e morirà soltanto quando tutti avranno lo stesso diritto di vivere: allora non ci sarà più bisogno di lui.»12

E ancora:

«Lo scrittore di noir deve fare della disperazione la sua amante perché, come tutti i disperati, la mancanza di futuro è tutto ciò che ha.»13

Tra i protagonisti principali vi sono l’investigatore privato e la femme fatale che, apparentemente fragile e indifesa, rivela una natura tosta e malvagia e usa come arma la seduzione. In questo mondo la donna rappresenta ciò che più spaventa l’uomo: perdita di autonomia, inadeguatezza sessuale o perdita del proprio potere. Combatte per ottenere la propria indipendenza e questo può avverarsi soltanto perseguitando o uccidendo la figura maschile e, piuttosto che non raggiungere i propri scopi, si toglie la vita. Questa rappresentazione della donna smaschera la loro infelicità all’interno della realtà capitalista e la figura maschile incarna i classici ideali dell’uomo, come il vedere la donna come un oggetto che si può manipolare; non a caso non si incontreranno mai figure maschili sposate, quindi mancano anche di valori, come la famiglia. Non esistono casi di romanzi hard boiled o noir in cui si racconti di un amore romantico: l’amore è rappresentato in maniera negativa, come una passione distruttiva e l’uomo è solo, alle prese con un ambiente ostile.

Forte scetticismo e sensazione che vi sia sempre qualcosa che non vada, insieme a dilemmi ed enigmi, sono gli ingredienti principali di questo genere.

Se volessimo sintetizzarne i tratti principali potremmo dire che sono:

 all’ingresso in scena dell’investigatore non veniamo informati di delitti già avvenuti: i crimini a volte avvengono solo in seguito, a volte sono sepolti in un

12

Luca Crovi, Noir-Istruzioni per l’uso, (Milano: Garzanti Libri, 2013), cap. 19, 9.

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XI

oscuro passato, che riemerge durante la narrazione;

 l’inchiesta è un lungo e accidentato viaggio tra luoghi e persone: non porta a una ricostruzione integrale, ma alla raccolta di frammenti di verità, che verranno assemblati fra loro in una spiegazione finale mai o quasi mai perfettamente coerente;

 l’investigatore è sempre attivo sulla scena, stabilendo complessi (e spesso ambigui) rapporti con i diversi personaggi. In questo modello la ricostruzione del delitto non ha nulla di scientifico e l’antefatto non è mai o quasi mai ricostruito in modo perfettamente coerente.14

In un certo senso Hammett e Chandler vengono considerati i padri di questo genere e, quindi, non possiamo ritenerli scrittori di noir; piuttosto, autori di confine, perché ciò che li avvicina a questo genere è la loro stessa vita.

Dashiell Hammett, dedito all’alcol e alle donne, ha lavorato per sette anni come detective alla Pinkerton, Agenzia Investigativa Privata Statunitense e, ancora prima che scoppiasse il boom di questo genere, aveva già scritto sceneggiature per il cinema di Hollywood. Ha creato il personaggio di Sam Spade, un investigatore privato conosciuto in tutto il mondo grazie al romanzo

Il falcone Maltese, pubblicato nel 1930. Il lavoro di detective è stato

fondamentale nella sua vita di scrittore, durante la quale ha pubblicato soltanto dodici opere che, però, hanno consacrato la sua fama di scrittore hard boiled. Il suo primo racconto viene pubblicato nel 1923 su Black Mask, una rivista pulp, con lo pseudonimo di Peter Collinson; dal 1927 inizia a scrivere veri e propri racconti in cui piano piano si allontanerà dallo stile hard boiled scegliendo toni più leggeri e ironici. Nel 1934 Hollywood decide di produrre una serie di film giallo-noir basandosi sulla storia del suo romanzo L’uomo di ombra. Da questo momento in poi cadrà il silenzio su uno degli scrittori che hanno fatto la storia di questo genere e che, fino alla morte, avvenuta nel 1961, vivrà diviso tra malattia, alcol e prigione.

Raymond Chandler, anche lui famoso per le sue vicende di alcol e donne, si

14

<www.treccani.it/enciclopedia/scienzesociali/romanzo-poliziesco_%28Enciclopedia-delle-scienze-sociali%29/>, 10 febbraio 2014.

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XII

fa conoscere grazie al personaggio di Philippe Marlowe, un idealista che difende i deboli e lavora con i ricchi, personaggio che sarà il padre di tutti gli investigatori privati a venire. Nonostante Chandler non avesse mai mostrato interesse per il mondo della criminalità né lavorato come detective, Pasquale Pede si chiede «Chi meglio di Chandler incarna il paradosso su cui si fonda il noir?»15 Però, come affermato dallo stesso Chandler, «Non sono stato io a inventare il racconto poliziesco hard boiled e non ho mai fatto segreto della mia opinione per cui la paternità di questo genere letterario va attribuita a Dashiell Hammet.»16 Bisogna anche ricordare che Chandler viene eletto presidente della Mistery Writers of America, la prima organizzazione di “scrittori del mistero”. Anche lui, come il collega Hammett, scriverà per Black

Mask e successivamente si dedicherà alla pubblicazione di opere, prima fra

tutte, nel 1939, Il grande sonno, che vede la nascita di Philippe Marlowe, e a seguire, sempre con il famoso investigatore come protagonista della vicenda,

Addio, mia amata, nel 1940, Finestra sul vuoto, nel 1942, e La signora nel lago, nel 1943. Viene chiamato da Hollywood e il suo impegno nel mondo del

cinema inizia firmando la sceneggiatura di La fiamma del peccato, per poi continuare con una collaborazione con il grande Hitchcock per Delitto per

delitto, di Patricia Highsmith.

Nel 1949 pubblica dieci regole per scrivere il romanzo giallo perfetto in cui afferma, innanzitutto, che la storia, l’ambientazione, i personaggi e la rivelazione finale devono essere credibili. La storia deve essere semplice e gli indizi non devono essere concessi in fretta, così da invogliare il lettore a proseguire nella lettura; ad un certo punto, il lettore dovrà essere in grado di capire da solo quale sarà la conclusione che, però, non deve essere troppo chiara perché «la totale franchezza distruggerebbe il noir.»17

In pochi anni, però, inizia un periodo buio, acuito dalla morte della moglie nel 1953 che lo porta a buttarsi nell’alcol e a scrivere sempre meno. C’è un

15

Pasquale Pede, Le radici del noir fra letteratura e cinema, (Roma: Fondazione Rosellini, 2009), 176. 16 Crovi, cap. 9, 2. 17 S. Veronesi, <http://www.officinewort.it/articoli/raymond-chandler-dieci-regole-per-scrivere-il-romanzo-giallo-perfetto>, 18 febbraio 2014.

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XIII

episodio, in particolare, che riassume lo stato dello scrittore in questi anni: il 5 febbraio 1955 una pattuglia si reca a casa di Chandler perché più volte aveva manifestato il desiderio di suicidarsi; quando arriva, lo scrittore si trova seduto nella doccia, ubriaco e con una pistola in mano. Due pallottole sono finite nel soffitto, il bersaglio è stato mancato. Un amico ha commentato questo gesto come «il più balordo tentativo di suicido.»18

Dopo questo tentativo di suicidio mancato, ciò che rimane è un uomo distrutto e sempre più debole, ma che riesce a pubblicare uno dei romanzi hard

boiled più struggenti: Il lungo addio, storia di un’amicizia tradita in cui ciò che

viene messo in risalto è la sfera emotiva dei personaggi. Chandler morirà di polmonite nel 1959.

Ho più volte nominato Black Mask, che non solo è stato il trampolino di lancio per Hammett e Chandler, ma è stata una rivista pulp che ha riscosso enorme successo tra il 1920 e il 1950.

Il fenomeno del pulp nasce nel periodo della Prima guerra mondiale e raggiunge l’apice negli anni ’30. Il nome deriva dall’utilizzo di una carta non rifilata,19 contenente una grossa quantità di polpa di legno che viene utilizzata per i fascicoli pubblicati; questo perché secondo Frank A. Munsey, «la vicenda è più importante della carta.»20 Presentano una copertina illustrata a colori con immagini crude e i pulpster, ovvero coloro che scrivono per queste riviste, spaziano dal western al poliziesco, apportando modifiche ai tratti classici di questi generi per adattarli agli svariati gusti del pubblico. La rivista Black

Mask, nata da un’idea di Joseph T. Shaw, che vuole racconti realistici sia

nell’azione che nello stile, è stata il punto di forza per lo sviluppo del pulp. Prima, vi erano i dime novel, periodici, poi divenuti in seguito settimanali, chiamati così perché venduti a poco prezzo, in questo caso a soli dieci centesimi, contenenti un romanzo o romanzi a puntate, che iniziano a diffondersi a fine ’800. Si ispirano al mondo del West, per esempio al personaggio di Buffalo Bill, e ben presto lo scenario diventa urbano, e il primo

18 Pede, 182. 19 Giovannini, 55. 20 <www.tarantoitalia.altervista.org/pulp%20fiction20approfondimenti.htm> 12 febbraio 2014.

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XIV

eroe urbano, Nick Carter, nasce nel 1872: quindici anni dopo, Sherlock Holmes fa la sua comparsa.

Negli anni ’50 si diffondono i paperback, volumi tascabili con racconti di ogni genere che iniziano a diffondersi quando, nel 1939, si pubblicano dieci titoli dei Pocket Books: l’intento è quello di dare un impulso al mercato editoriale immettendo sul mercato volumi a basso costo e, come dice il nome stesso, paperback, ovvero tascabili.

Alla base di tutta questa letteratura di massa vi è il feuilleton, nato in Europa nell’800, quando si inizia a pubblicare la narrativa popolare a puntate per far sì che le persone siano ogni volta incuriosite e invogliate ad andare avanti con la lettura di un racconto.

Tutti questi tipi di pubblicazioni, grazie ai prezzi e ai formati sempre più ridotti, hanno permesso la diffusione dell’hard boiled, prima, e del noir, dopo.

1.2 I TRATTI DEL NOIR

Per delineare qualche tratto peculiare di questo genere, si ricorre spesso a differenziazioni con il giallo, in Italia definito anche poliziesco, del quale viene considerato una branca. Pur avendone preso in prestito alcuni aspetti, se ne possono individuare altri che non hanno niente a che vedere con il giallo classico.

In comune vi è l’assetto generale dell’intrigo: dal delitto si risale, dopo aver ricomposto tutti i tasselli, al colpevole. Dunque, si mantiene il procedimento a ritroso, ovvero dall’effetto alla causa, ricco di colpi di scena ed errori frutto di indagini sbagliate, che creano contraddizioni all’interno della trama, il cui unico scopo è quello di accrescere la suspense sino allo scioglimento finale, il tutto attraverso un ritmo serrato. A questo proposito Patricia Highsmith afferma che:

«per poter scrivere un noir che funzioni non basta avere un soggetto, bisogna saperlo mettere sulla pagina ed essere capaci di stimolare le

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XV

emozioni dei lettori catturandole fin dall’inizio.»21

Ciò che realmente interessa è capire perché è stato commesso un delitto e non tanto il tipo di delitto.

Il protagonista del giallo è un investigatore privato o un poliziotto, che rappresenta il bene e che è amareggiato dalla società perché consapevole del marcio che lo circonda e, proprio per questo, viene considerato il più grande eroe morale degli anni ’20.22 Il protagonista del noir, invece, non è sempre un detective: può essere un individuo qualunque, ad esempio un lavoratore, che si trova coinvolto in una situazione destabilizzante e può essere lui stesso un criminale che, quindi, conosce bene i suoi avversari; potremmo, in un certo senso, definirlo un antieroe. Dice George Tuttle a riguardo del noir:

«The protagonist is usually not a detective, but instead either a victim, a suspect or a penetrator. He is someone tied directly to the crime, not an outsider called to solve or fix the situation.»23

Inoltre, i confini tra bene e male non sono così netti, non vince chi è “nel giusto”, vince il più forte. Questo ci permette di dire che ciò che viene condannato non è il criminale come persona, ma la società come portatrice di valori negativi e modelli sbagliati e, proprio per questo, i protagonisti sono portati a commettere errori e a comportarsi in maniera tutt’altro che esemplare. Ma questa è la realtà nuda e cruda: la società americana dopo la guerra porta con sé un alto tasso di violenza, già presente nel periodo della Grande Depressione e il nero può essere considerato il colore rappresentativo di quel periodo.

Secondo Manchette, scrittore e critico letterario, il noir viene apprezzato se collocato nel suo contesto storico: secondo lui è giusto collocare l’inizio di quello che diventerà lo scenario del noir nel 1865, ovvero nell’anno della fine

21

Crovi, cap. 11, 4.

22 Jean-Patrick Manchette, Le ombre inquiete. Il giallo, il nero e gli altri colori del mistero,

(Roma: Cargo, 2006), 25.

23

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XVI

della Guerra di secessione. È proprio da questo momento, a cavallo tra Ottocento e Novecento, che iniziano gli sbarchi di immigrati del Sud nel Nord America; è il momento in cui iniziano gli scontri tra capitale e lavoro e gli scioperi dei lavoratori, ed è in questo scenario che nella società americana si insinua la criminalità organizzata. Il tutto accentuato dall’arrivo, nel 1919, del proibizionismo e di un avvicinamento delle classi più povere al mondo dei gangster e della corruzione.24

È proprio questo ciò che gli scrittori noir criticano: un sempre più diffuso sentimento di mancata giustizia e moralità.

Dice Alberto Casadei:

« il noir costringe il lettore a prendere atto che non può esistere una Giustizia ancella della Verità, né a livello divino né a livello umano, come invece il giallo faceva sperare. Nel mondo “nero” non c'è giustizia vera perché non esiste una ragione forte che stabilisca i parametri assoluti necessari per discriminare tra bene e male. […] Non possedendo una fede, ma al massimo una nostalgia di dignità umana, l'autentico scrittore di noir costringe il lettore a interrogarsi su se stesso, […] spingendolo a riflettere sull'etica e sulla fede (im)possibili.»25

Il noir è il mondo dei tradimenti e dei segreti e dove niente è come sembra. Troveremo sempre squallore, angoscia e, a volte, un passato che tormenta e che, in quanto elemento negativo, è ciò che porterà allo sviluppo della vicenda: «il fato non lascia scampo, il caso domina.»26 Alcuni considerano questo genere «una narrativa che guarda segretamente all’indietro»27: è nel passato del protagonista che si trova la chiave di lettura per comprendere la storia che abbiamo di fronte. Tutto questo sembra rappresentare una realtà dove non è possibile ricreare un ordine.

Se la funzione letteraria del giallo è raccontare e risolvere un crimine,

24

Ibidem.

25 Alberto Casadei, Storia e tradizione del romanzo italiano contemporaneo, (Bologna: il

Mulino, 2007), 101.

26

Giovannini, 32.

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XVII

presentando al lettore uno schema sempre adatto e accompagnandolo nella lettura per arrivare a scoprire, solo nelle ultime pagine, il colpevole, il noir va oltre, conducendo il lettore, attraverso le disgrazie e le avventure dei protagonisti, a interrogarsi e a riflettere sulla realtà, sulla base di ciò che ha letto. La chiave interpretativa del mondo che lo circonda è racchiusa nel libro stesso e il delitto passa quasi in secondo piano, per lasciare spazio alla psicologia dei personaggi e a una riflessione sui mali che affliggono la società.

Il lettore si trova immerso in una prospettiva interna, conosce i fatti come i protagonisti stessi, questo anche tramite l’espediente della prima persona; spesso, infatti, la prospettiva del narratore, dell’investigatore e del lettore possono anche coincidere, creando confusione nella mente del lettore. Bisogna sottolineare che il noir non tollera il tempo lineare: non a caso, oltre a cambi improvvisi del punto di vista, ci troveremo anche di fronte a numerosi flashback, espediente scelto per creare curiosità e suspense.

Di fronte a un romanzo noir ci si trova catapultati in un altro mondo, probabilmente del tutto diverso da quello che rappresenta la nostra vita quotidiana, ma che ci permette di scoprire i lati negativi della società in cui viviamo, le disillusioni e le denunce ed ecco perché molti ritengono che il noir sia una letteratura pessimista. Come affermato da Derek Raymond:

«Lo scopo del noir è abolire ciò che è irrilevante, pretenzioso o artificioso, e descrivere il mondo come pochi vogliono vederlo - in poche parole com’è realmente. Il noir non è concepito per essere una letteratura divertente, la sua funzione è informare la società su se stessa, mostrandole il rovescio della medaglia.»28

È interessante anche analizzare le classiche ambientazioni noir: strade malfamate, night club e bar di periferia caratterizzati da corruzione e oscurità e dove il protagonista si aggira senza timori, scenari diffusi dai film noir degli anni ’40 e ’50. La città fa sempre da sfondo ed ecco perché Elisabetta

28

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XVIII

Mondello ha ribattezzato il noir come «genere metropolitano.»29

Per quanto riguarda il tipo di linguaggio utilizzato, possiamo affermare che si predilige uno stile cronachistico con ampio uso della paratassi che costringe il lettore a «riempire vuoti lasciati dalla scrittura, sia nel contenuto che nell’espressione.»30

Secondo Manchette, la scrittura del noir è «non moralistica, antipsicologica, essenzialmente descrittiva, cinematografica.»31 Afferma, inoltre, che oggi questo genere è, da un lato, testimone del proprio tempo,32 dall’altro vittima della concorrenza da parte delle cronache dei media. Continua dicendo che:

«Un noir può includere personaggi che siano terroristi; può avere il terrorismo come tela di fondo, come ambiente. Molto difficilmente, però, può avere il terrorismo “per soggetto”. […] Se il noir deve avere a che fare con la realtà, non può che annaspare con lei. »33

1.3 IL NOIR IN ITALIA

Il termine è approdato in Italia risentendo, da un lato, della tradizione francese, dall’altro, dell’atmosfera metropolitana delle opere hard-boiled americane ed è stato diffuso dai giornali e dalla televisione come sinonimo di giallo e del romanzo poliziesco. Se in un romanzo vi sono un poliziotto, un criminale e un caso da risolvere si parla subito di noir, come se questo termine avesse una marcia in più, rispetto a giallo o detective story.

In Italia il genere tarda a svilupparsi a causa dei pregiudizi dei lettori, che lo considerano un genere di serie b, ma anche degli editori, che non vogliono investire in opere noir; mentre in Francia o in America già all’inizio del ’900 si pubblicano romanzi noir, nel nostro paese siamo ancora al feuilleton, ovvero

29

Elisabetta Mondello, Il neonoir. Autori, editori, temi di un genere metropolitano, <http://www.comuniclab.it/23684/il-noir-il-lato-oscuro-di-un-genere>, 15 gennaio 2014.

30

Girolamo de Michele, (04/09/2006), <www.carmillaonline.com/2006/09/04/la-pigra-macchina-del-noir-considerazioni-sul-genere-dopo-la-sua-morte-annunciata-23/>, 10 marzo 2014. 31 Manchette, 223. 32 Ivi, 278. 33 Ivi, 279.

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al romanzo d’appendice. Questo, a sua volta, nasce inizialmente con i romanzi d’amore ma con il tempo alcuni autori inseriscono piccoli elementi di mistero, come Francesco Mastriani, che si occupa della camorra napoletana.

Le prime opere noir italiane, se così si possono chiamare, nascono da fatti di cronaca che sconvolgono la società. Ma è grazie a questo step iniziale che si arriverà, poi, alla collana Gialli Mondadori, nata nel 1929, che darà impulso allo sviluppo del genere noir in Italia e rappresenterà una vera e propria rivoluzione nella narrativa poliziesca italiana; inoltre, il tipo di copertina scelto diventerà nel nostro paese simbolo di questa letteratura. Tale collana, però, che pubblica testi noir di autori stranieri, obbliga gli scrittori italiani ad anglicizzare il proprio nome perché si pensa che non siano in grado di scrivere un romanzo di questo genere. Durante il regime fascista, un decreto impone a tutte le case editrici di inserire nelle loro collane almeno il 15 per cento di autori italiani e questo apre nuove strade agli scrittori. Uno dei primi scrittori che otterrà subito grande fama è Augusto de Angelis, che si chiede se la letteratura gialla italiana abbia una propria originalità e possa distaccarsi dal mondo estero.34

Negli anni ’90 del secolo scorso sono stati creati tre gruppi che si dedicano all’ambito noir in tre diverse città italiane: Neonoir a Roma, la Scuola dei Duri a Milano, il Gruppo 13 a Bologna.

In realtà in Italia non è appropriato parlare di noir, piuttosto di neonoir, termine coniato a New York nel 1991, da Maitland McDonagh che lo inserisce nella sua tesi di dottorato per definire lo stile cinematografico di Dario Argento. Successivamente verrà ripreso dal gruppo letterario romano Neonoir, composto da scrittori, critici e registi che hanno iniziato a pubblicare opere ispirandosi proprio a Dario Argento, considerato il maestro dell’horror, riprendendone le atmosfere, le ambientazioni e la ferocia. Questi romanzi hanno come tratto distintivo quello di rappresentare le società nell’epoca della globalizzazione ma in maniera totalmente contraria rispetto al giallo, da un lato, e al noir, dall’altro. Se il giallo vede lo schema delitto-studio del caso-soluzione finale, se nel noir non c’è una trama ben definita, i romanzi neonoir

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raccontano stati d’animo ed emozioni dal “punto di vista di Caino”, ovvero dal punto di vista dell’assassino. Il neonoir mette in scena situazioni estreme: punto di partenza è la realtà ma, per poter comprendere al massimo un testo di questo tipo, bisogna ricorrere anche alla fantasia.

La Scuola dei Duri a Milano nasce, invece, nel 1993 da un’idea di Andrea G. Pinketts che vuole ripercorrere la storia dei crimini avvenuti negli anni ’60 a Milano.

Infine, il Gruppo 13 fa la sua apparizione nel 1990 a Bologna, dall’idea di un gruppo di scrittori riuniti non solo dalla passione per il giallo ma anche dalla volontà di volerlo far conoscere a un pubblico sempre più vasto.

1.3.1 IL CASO CARLOTTO

Oggigiorno, quando pensiamo a scrittori di noir in Italia, viene subito in mente Massimo Carlotto, che ha fatto non solo del noir, ma anche del thriller, le forme da lui scelte per raccontare le trasformazioni della società. Ciò che è interessante da raccontare è la sua stessa vita, in particolare un episodio che ha fatto sì che diventasse uno dei maggiori scrittori del noir italiano contemporaneo.

Il 20 gennaio del 1976, mentre va a trovare la sorella, sente delle urla provenire dalla palazzina dove la ragazza vive. Subito si precipita nell’appartamento e trova la porta socchiusa; quando entra vede una ragazza, Margherita Magello, per terra, in una pozza di sangue dopo essere stata colpita da cinquantanove coltellate. La tocca, il panico lo assale e scappa ma, la sera stessa, decide di andare a raccontare ciò che ha visto alla polizia: questo sarà l’inizio di un lungo caso giudiziario perché visto come l’unico indagato dell’omicidio. Nel 1979 verrà condannato a diciotto anni di carcere malgrado l’insufficienza di prove; tre anni dopo decide di scappare, prima a Parigi poi in Sudamerica. Nel 1985 torna in Italia e si costituisce. Inizia, però, un calvario durante il quale l’autore si ammala anche di bulimia e ciò suscita una reazione da parte dell’opinione pubblica. Otterrà la grazia nel 1993, grazie all’allora Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro.

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Da questa lunga vicenda, poi chiamata «caso Carlotto», sono nati i suoi più famosi libri, primo fra tutti Il fuggiasco, pubblicato nel 1995, in cui narra della sua latitanza in Europa e Sudamerica. Qualche anno dopo arriva l’Alligatore, Marco Buratti, il suo personaggio seriale.

Alla base dei suoi romanzi ritroviamo la volontà di raccontare la realtà e la verità e i suoi personaggi combattono per ottenerle; ciò che risalta è il carattere non rassicurante del noir insieme ai lati più negativi degli spazi urbani usati come sfondo nelle sue storie. Durante un’intervista di Claudia Bonadonna, Massimo Carlotto ha affermato che:

«il noir sostituisce efficacemente l'inchiesta giornalistica vecchio stile ormai scomparsa dai media nazionali. Non solo perché è cambiato il mondo dell'informazione, al giornalista, oggi, è delegato solo un ruolo di post-produzione della notizia, ma soprattutto perché in questo paese la querela per diffamazione è diventata uno strumento per imbavagliare la stampa. Il noir ovviamente non ha questo problema: mescolando fiction e realtà non lascia spazio ad alcuna censura giudiziaria.»35

1.4 IL NOIR IN AMERICA

Inizialmente in America si parla di noir solo a livello cinematografico, a partire dal 1968, quando il termine viene introdotto da Charles Higham e Joel Greenberg nel loro libro Hollywood in the forties. A livello letterario si parla ancora di hard-boiled.

Il complesso fenomeno dell’inurbamento ha portato una grande varietà di tipi che ritroviamo nei romanzi noir, quali alcolizzati o assassini. Si può dire che anche la crisi economica degli anni ’30 ha dato un notevole impulso allo sviluppo di questo genere: i cittadini non hanno più fiducia nella società e regna una forte incertezza verso il futuro. Non a caso, i tratti che da subito risaltano sono l’ambientazione urbana, la corruzione, l’insensatezza e la

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Claudia Bonadonna, <http://www.edizionieo.it/recensioni_visualizza.php?Id=2177>, 13 febbraio 2014.

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XXII nevrosi.

Il noir vede il suo decollo a partire dagli anni ’50, quando la casa editrice

Gold Medal Books immette sul mercato nuovi titoli a basso prezzo; questo

prodotto rivoluzionario viene nominato original e in molti sostengono che abbia rappresentato una svolta per il genere. Lo scopo è quello di pubblicare romanzi per un pubblico meno abbiente che possa anche ritrovare la propria vita e i problemi di tutti i giorni in ciò che legge. L’iniziativa viene lanciata da uno sceneggiatore di Hollywood, Richard Carroll, e riscuote un enorme successo non solo per i bassi costi ma anche perché, grazie al benessere economico, la gente ha più tempo per leggere.

Fra i nomi che hanno segnato il noir americano degli anni ’50, si ricordano Davis Goodis, che ha messo a punto la figura dell’eroe “negativo” e l’accento sulla figura del carnefice. Solitamente i suoi personaggi sono barboni e alcolizzati che vivono ai margini della società, con un passato che li tormenta e con la voglia di riscattarsi, ma ciò che regna nei suoi romanzi sono sconfitta, fallimento e perdita. Goodis, diversamente da molti colleghi scrittori, non beve, non è circondato da donne e a quarant’anni vive sempre con la madre. È strano nel suo essere normale perché solitamente gli scrittori hard boiled, e i loro protagonisti, hanno una vita tutt’altro che normale e tranquilla. Gli amici raccontavano che amava passare le serate nei locali più malfamati alla ricerca di donne obese, che giocano un ruolo fondamentale nei suoi romanzi.

Cassidy’s Girl è il suo romanzo più famoso dove troviamo gli aspetti principali

che compariranno anche nei romanzi successivi: povertà, un protagonista maschile sensibile ma incapace di esprimere i propri sentimenti e due donne, una alcolizzata e fragile, l’altra grassa e sboccata con l’obiettivo di tenersi il protagonista per sé. Il protagonista esce distrutto da questo conflitto di scelta fra le due donne. Un elemento basico dei suoi romanzi è che la felicità è proibita e, quindi, l’elemento predominante è una visione totalmente negativa della vita, dove i suoi personaggi sono continuamente umiliati36 e si sentono dei falliti: questo tratto, forse, rappresenta quello che provava nell’aver vissuto

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XXIII con i genitori fino alla loro morte.

Come lui, anche Jim Thompson ha dato vita a carnefici spietati che commettono delitti in maniera fredda e disarmante; nei suoi romanzi non si troveranno mai detective o eroi solitari ma soltanto una vasta gamma di criminali e truffatori di tutti i tipi, insieme a un totale pessimismo. È anche interessante notare che utilizza molto spesso il flashback, forse per dare l’idea che la storia raccontata sia un ricordo del passato o addirittura che il narratore sia morto, e la realtà esterna, a cui presta molta attenzione, è descritta proprio attraverso gli occhi del personaggio.

Dagli anni ’80, Elmore Leonard, tra i maggiori autori di crime novel, che viene ricordato anche per la sua scrittura che fluisce in maniera nitida dato che «se un pezzo sembra scritto, lo riscrivo: il noir deve essere autentico.»37

Infine, Chester Himes, inventore del noir-etnico, scrittore statunitense con un passato tutt’altro che facile: ha passato, infatti, sette anni nel Penitenziario Statale dell’Ohio per una rapina a mano armata. Ha pubblicato una serie di romanzi incentrati su due poliziotti che combattono il crimine e i problemi razziali ad Harlem, capitale della cultura afroamericana.

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Ugo Rubeo, “Quattro passi nel delirio: appunti sul noir statunitense”, in Elisabetta Mondello, ed., Roma Noir 2007 (Roma: Sapienza, Università degli Studi di Roma, 2007), 136.

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