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G IO R N A LE DI V IA G G IO D I UN PILOTA GENOVESE ADDETTO ALLA SPEDIZIONE D I F E R D IN A N D O M A G E L L A N O PUBBLICATO

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(1)

G IO R N A L E DI V IA G G IO

D I U N

P I L O T A G E N O V E S E

A D D E T T O A L L A S P E D I Z I O N E

D I

F E R D I N A N D O M A G E L L A N O

P U B B L I C A T O

D A

L U I G I H U G U E S

(2)
(3)

famosa navigazione che, sotto

condotta di Ferdinando M a-

lano, aperse alle speculazioni

commerciali ed alle ambizioni politiche del-

1 ’ Europa la via più diretta per giungere

alle coste occidentali dell’ A m erica del Sud

e svelò lae sistenza dell’ im m enso bacino

oceanico che divide il continente occidentale

dalle parti più orientali del m ondo antico ,

esistono parecchie relazion i, tra le quali è

forse la più importante quella dettata dal

nostro italiano Antonio Pigafetta com pagno

dell’ immortale navigatore portoghese, ed

(4)

Victoria poterono, dopo tre anni di assenza, rivedere 1 ’ Europa. A l racconto del Pigafetta si aggiungono : il giornale di viaggio rego­

larmente tenuto dal pilota Francisco A lb o e pubblicato nel quarto volum e della grande e interessante raccolta di M artin Fernandez de N avarrete ; — la breve relazione di un anonim o portoghese com pagno di Duarte (O d o a rd o ) Barbosa ; — una lettera scritta da M assim iliano Transylvano al Cardinale di Salisburgo sotto la data di Valladolid 21 ottobre 1 5 2 2 , e , c o s ì, pochi giorni dopo 1 ’ arrivo della nave Victoria al porto di San Luca de Barrameda; — la relazione pub­

blicata dal grande storico delle gesta porto­

ghesi , G io v a n n i di Barros , relazione che m olto probabilm ente venne scritta dietro il giornale di viaggio d ell’ astronom o della spedizione , A ndrea di S. M artin , ucciso , insiem e con altri com pagni del M agellano, tra i quali Y illustre D uarte Barbosa , nel luttuoso fatto d ell’ isola Zebù; — una let­

tera di A n to n io de Brito governatore della

fortezza di Ternate al Re di P ortogallo

(5)

sotto la data del 1523; — infine le Storie del Castanheda, dell’ O v ie d o , di L op ez de G om ara, dell’ Herrera.

E qui non ho voluto ricordare che le relazioni o contemporanee o di poco p o­

steriori alla spedizione magellanica, giacché se si trattasse di passare in rivista tutte quelle che furono pubblicate in seguito sullo stesso argomento , e tra esse alcune prege­

volissime , la serie ne sarebbe lunga assai.

Per altra parte si intende che i docum enti dei quali il geografo possa stare a fidanza sono per 1’ appunto quelli più sopra citati , com e quelli che, a lato delle cose esposte con tutta la ingenuità che distingue in così alto grado le relazioni originali delle grandi scoperte marittime e continentali del se­

colo X V I , vanno esenti da quella vana eru­

dizione , sovente unita ad una critica poco rigorosa od ingiusta, che, a vece di rischia­

rare, confonde e conduce facilmente a poco

esatte interpetrazioni. G li amici della Storia

della G eografia debbono pertanto rallegrarsi

se qualche zelante raccoglitore di antichi

manoscritti giunge a rivelarne qualcuno che

(6)

ranei già conosciuti ed illustrati, oppure ag­

giungervi interessanti notizie.

Q ueste considerazioni m i si offrono spon­

tanee nel m om en to in c u i , aderendo ben di buon grado al desiderio manifestatomi dall’ illustre C avaliere L u ig i T om m aso Bei- grano , m i accingo a trattare di un docu­

m ento della prim a metà del secolo X V I , il quale riguarda per 1’ appunto la im m or­

tale im presa di Ferdinando M agellano , ed è di grandissim a im portanza, perchè scritto da un m em bro stesso della spedizione , e per giunta italiano, e propriam ente nativo , com e si vedrà più avanti, della Riviera ge­

novese di Ponente.

Q u esto docum ento è un Roteiro (gior-' naie di viaggio o itinerario) , assai m eno particolareggiato, per vero, del giornale di A n to n io Pigafetta o del giornale di Fran­

cisco A lb o , m a tuttavia preziosissim o sotto ogni aspetto.

D i esso si hanno due manoscritti. Il primo fa parte della Biblioteca N azionale di Parigi:

il secondo si conserva nella Biblioteca di

(7)

San Francisco da cidade in Lisbona, ed apparteneva già alla libreria m onacale di S. Bento da Laude, ove era unito con altre opere, il tutto scritto dalla medesima m ano e con scrittura del secolo X V I . È quest’ ul­

timo che venne pubblicato in Lisbona nel- l’ anno .1831 nel Tom o 4.0 della Collezione di Notizie Oltramarine , insieme con una breve prefazione e con annotazioni illustra­

tive, in molte delle quali si fanno notare le varianti principali che corrono tra i due manoscritti precitati (1 ).

Il Roteiro del quale mi sto occupando non è il lavoro originale. D i questo ci av­

verte una nota che si trova al fine dell’ uno

e dell’ altro m anoscritto, nella quale è detto

che quella scrittura venne tratta o tradotta

da un quaderno di un pilota genovese. Se

ne ha pure una prova nell’ aggiunta fatta al

testo dal copista o dal traduttore , circa al-

T anno in cui i Portoghesi diedero principio

alla costruzione della fortezza di Ternate ,

per il che rimando il lettore a quanto è

detto più sotto nella nota 126. E nem m eno

sappiamo in quale lingua sia stato scritto il

(8)

lavoro originale, giacché il non trovarsi in esso alcuna traccia nè dell’ italiano nè dello spagnuolo non è ragione che basti per in­

durci ad affermare che 1’ autore si servisse della lingua portoghese , e per altra parte non è fuori del probabile che il Roteiro , quale si trova esposto nei due manoscritti di P arigi e di L is b o n a , sia nello stesso tem po una traduzione dall’ italiano.

V ed ia m o ora se i docum enti dei quali può disporre il geografo permettano di giun gere ad alcun che di positivo sull’ au­

tore del Roteiro, che la nota p oc’ anzi qua­

lifica sem plicem ente com e pilota genovese.

N ella lu n ga lista che il N avarrete (T o m o I V , pag. 12 e segg .) dà dei m em bri della spedizione m agellanica, figura, tra gli uom ini d ell’ equipaggio della Trinidad, e nella qua­

lità di nostrom o (m aestre), un Juan Bautista

de P u n zero l nativo di Cestre (Sestri) nella

riviera di G e n o v a . In altre liste egli è detto

sem plicem ente Juan Bautista ? in altre Juan

Bautista de P on cero , e lo storico H errera

lo chiam a Juan Bautista da Poncevera, con

lezione m igliore e più appropriata di quella

(9)

accennata dal Navarrete. Il Barros (D ee. 3 / , Lib. 5 cap. 10) menziona M estre Bautista G enoès, ed afferma che questi, dopo la m orte del pilota Joào Carvalho ( 1 4 febbraio 1^22 nell’ isola di Tidore), era stato incaricato della direzione della nave Trinidad , il che pare anche risultare dalla Lettera di A nton io de Brito al Re di Portogallo ( N

a v a r r e t e

,

T om o IV , pag. 31 1 , D ocum ento N um . 40), nella quale il governatore di Ternate, dopo avere nominato i diciassette dell’ equipaggio della Trinidad che per suo ordine erano stati condotti a G iorgio di Albuquerque in M a- lacca , aggiunge che altri quattro erano ri­

masti in T ern ate, tra i quali « il maestro della nave, chiamato Juan Bautista , che è il più abile di tutti, e navigò nelle navi di V . A . (cioè del Re di Portogallo) ».

Sappiamo anche dalla dichiarazione fatta

— poco tempo dopo il suo ritorno in Eu­

ropa sulla nave comandata da Francesco

Perero, e precisamente il 2 agosto dell’ anno

15 2 7 — dal Savonese Leone Pancaldo ,

uno dei diciassette nominati nella Lettera

citata di Antonio de Brito, che, dopo dieci

(10)

durante il qual tem po egli aveva invano chiesto a parecchie riprese il permesso di imbarcarsi per 1 ’ Europa, gli era riuscito di fuggire sulla nave Santa Catterina che lo condusse a M ozam bico in compagnia di Bautista de P on cero maestro della Trinidad, senza che 1’ uno sapesse dell’ altro; che inoltre, m eno fortunato del suo com patriota, Juan Bautista- m orì poco tempo dopo il suo arrivo in quella città della costa orientale d ’A frica ( V . N

a v a r r e t e

, T o m o I V , D o cu ­ m ento N u m . 40 , pag. 384).

D a alcune circostanze pare che si possa dedurre, essere questo Juan Bautista di Se­

stri 1 ’ autore del nostro Roteiro. E primiera­

m ente il posto distinto che egli occupava

nell’ equipaggio della nave capitana, e la sua

abilità certamente non com une, se lo stesso

A n to n io de Brito , giudice competente ed

im parziale, non esita, anche in paragone

del capitano G o n za lo G o m e z de Espinosa ,

dal dichiararlo com e il più abile fra tutti

quelli c h e , a bordo della Trinidad, erano

giunti a Ternate. In secondo luogo la cir-

(11)

13

costanza im portante, che il giornale si chiude per 1 ’ appunto col viaggio della Tri­

nidad da Tidore al 420 parallelo di latitu­

dine nord e col ritorno della m edesim a nave all’ arcipelago delle M olucche. O r a , stando alla dichiarazione già citata del Sa­

vonese Leone Pancaldo, tra i diciassette u o­

mini della Trinidad quattro solo erano del Genovesato , cioè lo stesso Pancaldo , — San R e m o , semplice marinaio che nella lista del Navarrete ( I V , pag. 12 ) è designato col nome di Juan G inovés e in altre con quello di Sanremo G in o v és, — il carpen­

tiere A ntonio , e infine Juan Bautista de Poncero che i voti unanimi dell’ equipaggio avevano , poco dopo la partenza dall’ isola di Borneo , scelto, insieme con Sebastiano de Elcano e G om ez de Espinosa, a governa­

tore dell’ arm ata, in allora ridotta alle due navi Victoria e Trinidad (V. N a v a r r e t e ,

I V , Docum enti 25 e 27 , pag. 292 e 296).

Queste considerazioni sono di grande va­

lore , ma non ci conducono sino alla cer­

tezza assoluta. U n altro genovese può con-

(12)

tendere a Juan Bautista la paternità del Roteiro, voglio dire L eone Pancaldo, in fa­

vore del quale si possono addurre, e la di­

chiarazione fatta da lui m edesim o , che i giornali di viaggio caduti in potere di A n ­ tonio de B rito , e scritti in italian o, erano opera s u a , e quanto racconta lo storico V e r z e llin o , savonese , in proposito di una relazione che sarebbe stata scritta dallo stesso Pancaldo (per vero non si sa se durante la spe­

dizione, o dopo) e quindi smarrita per incu­

ria del possessore di essa ( V . N

a v a r r e t e

, I V , pag. 383 e C

a n a l e

, Storia del Commercio, dei Viaggi, delle Scoperte e delle Carte Nautiche degli Italiani, pag. 3 7 3 ) , e infine il titolo che il portoghese A n to n io de Brito dà a Leone Pancaldo di pilota della nave Trinidad ( N

a

­

v a r r e t e

, I V , pag. 3 1 1 ) , nel che tuttavia, com e già si è detto più s o p r a , apparente­

m ente non concorda il Barros.

U n altro argom ento ci è fornito dalla

nota finale del m anoscritto di San Bento

da Laude in appoggio della opinione ,

che nessun altro dei genovesi addetti alla

spedizione può essere 1 ’ autore del Roteiro

(13)

i 5

all’ infuori di Juan Bautista e di Leone Pancaldo.

La nota del manoscritto di San Bento è la seguente : « E isto foy tresladado de hum quaderno de hum piloto genoès, que vynha na dita nào, que escreveho toda a viagem , corno aqui està , e foy pera Portugal ho anno de 1524 com dom A m ryque de M e- nezes ». Sono primieramente a notare in queste parole due errori di fatto. Il primo si riferisce al nome del M enezes , il se­

condo all’ anno. Sappiamo infatti dagli an­

nali storici delle Indie Orientali che Duarte

(O d oard o) de Menezes, lasciato il governo

dell’ India ai 4 di dicembre dell’ anno 1 524,

partiva alla volta del Portogallo il 20 del

gennaio 1525 a capo di cinque navi, quattro

delle quali giunsero in Europa , essendosi

1 ’ altra , comandata da L u igi de M enezes ,

perduta nel viaggio; che a O doardo de M e ­

nezes succedeva nel governo 1’ illustre am ­

m iraglio e Conte Vasco da G am a, il quale

m oriva dopo soli 20 giorni ; che infine

Enrico de M en ezes, successore del G a m a ,

m oriva in Cananor il 2 febbraio del 1 526,

(14)

com pianto da tutti i Portoghesi colà sta­

biliti (2 ). É adunque impossibile che il pi­

lota genovese, di cui nella nota finale del Roteiro , giungesse nell’ anno 1 524 in Eu­

ropa in com pagnia di D on Enrico de M e ­ nezes. Tuttavia la chiusa della nota ha una certa im portanza, giacche, considerando che in quel tem po molti erano i cavalieri por­

toghesi addetti alle armate ed agli eserciti d ell’ in d ia, i quali portavano il cognom e di M en ezes , possiamo ammettere che il tra­

duttore del docum ento sia stato indotto a confondere Enrico di M enezes con O doardo di M en ezes , del quale si è parlato prece­

dentem ente. Se la cosa fosse c o s ì , conver­

rebbe cangiare la data del 1 524 in quella del 1525, anno in cui Odoardo di M enezes giunse in Europa. Queste varian ti, punto arrischiate, concorderebbero quasi esatta­

m ente colla dichiarazione dì Leone Pancaldo, che cioè, poco tempo dopo 1’ arrivo di que­

sti e di Juan Bautista all’ isola di M o zam ­

b ic o , essi furono incatenati per ordine di

D . Duarte (de M enezes ?) ed imbarcati sulla

nave c h e , posta sotto il comando di D iego

(15)

— I ? —

de M e l o , doveva ricondurli al governa­

tore dell’ India ( V . N

a v a r r e t e

, T o m o I V , D ocum ento Num . 40 , pag. 384). Se non che, il tempo contrario ad una traver­

sata dall’ Africa orientale alle coste occiden­

tali del Dekhan non permise a D iego de M elo di mettere subito alla vela, ed avendo i due italiani ottenuta la licenza di scendere a terra, quivi morì Juan Bautista, mentre il Pancaldo, come già si è detto più sopra, giunse nascostamente in Portogallo sulla nave condotta da Francesco Perero.

Pare lecito conchiudere dalle cose anzi- dette e dalla nota finale del manoscritto di San B e n to , che il giornale di v ia g g io , del quale si tratta, venne portato in Europa nel- 1 ’ anno 1525 a cura di Leone Pancaldo.

E non credo di allontanarmi dal vero as­

serendo essere il Roteiro opera com une dei

due g e n o v e si, i qu ali, per i loro u f f iz i,

1’ uno di pilota, 1’ altro di nostromo, e anzi,

più ta r d i, di direttore della nave Trinidad,

tenevano conto minuto dei particolari della

navigazione, e si trovavano, più che ogni

altro dell’ equipaggio , adatti alla com posi-

(16)

m ente da escludersi quegli altri libri e gior­

nali di viaggio , dei quali parla G in es de M iafra nella sua dichiarazione fatta contem ­ poraneam ente a quella del Pancaldo il 2 agosto del 1 5 2 7 ( V . N

a v a r r e t e

, I V , D o cu m en to N u m . 4 0 , pag. 387) : ciò è contraddetto sia dall’ anno ( 1 5 2 6 ) in cui lo stesso G in e s de M iafra, insieme col capitano G o n z a lo G o m e z de Espinosa e col nostrom o H an s V a rg u e tedesco già artigliere a bordo della nave C on cepcion , giunse in Lisbona, sia dalla circo sta n za , anco più importante , che a nessuno di questi si addirebbe la qualificazione di pilota genovese che vedia­

m o espressamente indicata nella nota finale dei due manoscritti.

C irca all’ importanza del Roteiro per la storia di quella grande navigazione, la sem­

plice lettura del docum ento è sufficiente per farla conoscere. Tuttavia ho creduto necessario di illustrarlo con m olte note, al­

cune delle quali destinate a chiarire quei

punti che m i paiono oscuri; altre a stabilire

qualche confronto delle cose dette nel Ro-

(17)

teiro con quelle che si veggono consegnate negli scritti che trattano del medesim o ar­

gom ento ; altre a far conoscere quelle v a ­ rianti tra il manoscritto di San Bento e quello di Parigi che possono servire alla m aggiore dilucidazione del testo; altre infine a rilevare alcuni erro ri, quasi tutti dovuti però alla disattenzione del copista e del tra­

duttore (3 ). V i sono però due punti, sui quali desidero già sin d’ ora fissare l’ atten­

zione del lettore.

E prim ieramente, come nella relazione del Pigafetta, e più ancora nel giornale di Francesco A lbo, così anche nella scrittura del nostro genovese, i dati relativi alle latitudini sono assai numerosi e, che più monta, assai di rado inesatti, il che permette, in certi c a s i, di fissare molto approssimativamente quali sieno state le terre visitate nel corso della lunga navigazione. In riguardo del che basti accennare quel tratto del Roteiro, nel quale si discorre ampiamente, sia della tra­

versata da Borneo all’ isola di Tidore , sia

del viaggio della sola Trinidad da questa

ultima isola alla latitudine nord di 42°.

(18)

In secondo lu o g o , delle differenze pre­

sentate dai due manoscritti, in quanto esse si rapportano a nom i di luoghi, m olte sono più apparenti che sostanziali, giacché pro­

ven gon o semplicem ente o dallo scambio di una lettera in u n ’ altra, com e della v nella u, della r nella i, o dalla dimenticanza della virgoletta ( cédilie), com e in C a lo , Camafo, Lucori, parole che, scritte colla cédilie ( Qabo, Qamafo, Lugon) , suonano , a un dipresso, com e Zcibo (Zebù), Zamafo, Luqon. La m e­

desim a osservazione si estende eziandio ai n u m eri, i q u ali, tanto più se arabi, erano facilissimi a scambiarsi: co sì, in luogo di gradi che 1 ’ autore del Roteiro dà per latitudine alla Bahia de ìos trahajos, sulle coste orientali della P atagonia, è probabilmente a leggersi 47 gradi (4).

N ella traduzione ho cercato di stare il più letteralmente che mi fosse possibile al t e s t o , e ciò specialmente nell’ intento di conservare al lavoro quella impronta di semplicità che tanto caratterizza tutte le re­

lazioni originali di quel tempo.

N o n lievi difficoltà io dovetti cercare di

>

(19)

vincere nella trattazione dell’ importante ar­

gom ento, e forse non sarò riuscito , in al­

cuni punti, a corrispondere in modo degno alla fiducia della quale mi furono larghi gli onorevolissimi Membri della illustre e tanto benemerita Società Ligure di Storia Patria, e il suo segretario, il prelodato Cav. L. T . Belgrano. Spero tuttavia che il mio lavoro, quantunque imperfetto, varrà, non fosse altro, ad invogliare gli studiosi della Storia della G eografia a fare nuove ricerche sopra un docum ento, che per la copia e la esattezza delle notizie può essere classificato tra le più importanti relazioni della spedizione di Ferdinando Magellano.

21

(20)
(21)

N O T E

(i ) L ' illu stre C av. Cornelio Desimoni, autore di sapienti ed im portantissim i lavori riflettenti la Storia della Geografia nel Medio Evo e nel tem po delle grandi scoperte transatlantiche, aveva avuto, a parecchie riprese, notizia della edizione del Roteiro pubblicata in Lisbona nell’ anno 1831. E gli si fece istanza , a m ezzo d ell’ Abate Angelo Sanguineti, presso il Com mendatore A n ton io V iale residente in Lisbona e Prefetto di quella Reale Biblioteca, il quale, non avendo trovato disponibile alcuna copia della edizione, si com piacque di far fare a sue spese una copia m anoscritta, che gentilmente inviò in dono alla Società L ig u re di Storia Patria. È questa la copia che mi servi nel pre­

sente lavoro.

( 2 ) Ma f f e i, Storia delle Indie Orientali, (Traduzione del Serdonati) V o i. i.°, pag. 436: « Sotto questo Governatore (Enrico de Menezes) parve che la fama del nom e portoghese in India in un certo modo rifiorisse; e si con o bb e in effetto che tanto vagliono i soldati quanto il Capitano. E nelle cose civili an ­ cora si dice essere stato di molta prudenza ; e , quello che in tal go vern o è cosa m olto rara, alieno dall’ avarizia e da ogni vii guadagno ».

(3) Ho com preso tra due asterischi quelle note che si leggono n el lavoro pubblicato nel 1831 in Lisbona.

(4) D i questa , come di parecchie altre osservazioni, mi professo grato al prelodato C av aliere Desimoni.

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(23)

N A V I G A Z I O N E E V I A G G I O

DI FERNANDO DE MAGALHAES DA SIVIGLIA

l ’ isola Tenerifa, ove giunsero nel g io rn o di San M ic h ele , cioè ai 29 di settembre ( 1 ) . D a questo lu o g o si dires­

sero alle isole del Capo V e r d e , e passarono tra queste isole ed il capo (V e r d e ) senza scorgere né le une né l ’altro ( 2 ) . A v a n za n d o si di tanto quanto la detta co sta ( 3 ) , lé n avi si diressero al Brasyll ( 4 ) , e, giu n te in v is ta del­

l ’altra c o sta del B rasyll, governarono al sud-est ( 5 ) lu n g o di essa fino al Cabo F rio , il quale si trova a 23 gra d i dal la to del sud ( 6 ) . D a questo capo navigaro no a ll’o v e s t ,

A R T IR O N O

da Siviglia il

1 0

a g o sto del d e tto

anno ( 1 5 1 9 ) , e dalla imboccatura del fiu m e

(G uadalq uivir) ai 20 di settembre : appena

furono fuori, si diressero al su d -o v e st v e rso

(24)

per circa 30 l e g h e , sin o al R io -d o -J a n eiro , il q uale é alla m ed e sim a la titu d in e del C a b o F r i o , ed e n tra ro n o nel d e tto fiu m e il dì di Santa L u c ia , 13 d ice m b re . In q u e s to l u o g o fecero p r o v v is t a di legn a, e v i s te tt e r o sin o aH’in d o m a n i del N a ta le ( 2 6 d ice m b re ) del m e d e s im o a n n o ( 7 ) .

P a r titi dal R io -d e -J a n e iro il 2 6 d ic e m b r e , n a v i g a r o n o lu n g o la c o s t a per g iu n g e r e al Cabo de Santa M a rya p o s t o s o t t o la la titu d in e di 34° 2/3, e, n o n appena v id e r o q u e s t o p r o m o n t o r i o , v o ls e r o ad o v e s t- s u d -o v e s t ( 8 ) scan­

d a g lia n d o o g n i p a s s a g g io , e g iu n se ro ad un g r a n fiu m e di a c q u a d o lce , al q uale posero il n o m e di R io de Sani C ry stov a m ( 9 ) . Q u e s t o fiu m e è p o sto s o t t o la la titu d in e di 3 4 0: in esso le n a v i s o g g io rn a r o n o sino al 2 di feb­

b r a io d e l 1 5 2 0 .

P a r t i t i dal fiu m e di S am C r y s t o v a m il 2 fe b b raio , na­

v i g a r o n o l u n g o la costa, e più avanti al su d scop ersero u na p u n ta la quale é su l m ed e sim o fium e, m a più al s u d : q u e s t a s p o r g e n z a , cui fu dato il n o m e di P on ta de Sam t A n to n io ( 1 0 ) , é s o tt o la latitudine di 36°. N a v i g a n d o q u in d i al su d -ovest per 25 l e g h e , g iu n se ro ad u n altro c a p o ch e fu ch ia m a to Cabo de Santa A peionia, e la cui la titu d in e é di 36° ( 1 1 ) : da questo capo si diressero ad o v e s t - s u d - o v e s t , e g iu n se ro ad alcuni bassi fondi che fu ­ r o n o d etti B a xos das Correntes ( 1 2 ) ed h an n o per lati­

t u d in e 390. N a v ig a n d o quindi in alto m a re, p erdettero di

v i s t a la terra per due o tre g io rn i, d opo di che si r i v o l ­

sero n u o v a m e n te alla costa, e giunsero ad una baia, nella

q uale entrati, la percorsero durante la intiera g io r n a ta a

fine di ricon oscere se qualche uscita vi fosse per g i u n ­

g e re alle M o lu c c h e : se non che, so p ra g g iu n ta la n o t te e

(25)

27

tro van d o si chiusi per ogni lato, se ne tornarono per d o v e erano entrati. Q u esta b aia , posta sotto la latitudin e di

34", v en n e detta liba de San Mateus ( 1 3 ) .

D a q u e s t ’isola di San Matteo navigarono lu n g o la c o sta ed a rriv a ro n o ad u n ’ altra b a i a , nella quale t r o v a r o n o m o lti lupi marini e uccelli : questa baia, cui venne d a t o il n o m e di Bahia dos trabalhos ( 1 4 ) , è sotto la la titu ­ dine di 3 7 0 ( l e g g i : 4 7). In essa poco mancò che per causa di un temporale andasse perduta la nave capi­

tana ( 1 5 ) . Partiti da questo lu o g o e navigando lu n g o la co sta arrivarono, nell’ ultim o gio rn o del m arzo 15 2 0 , al porto de Sam Juliam che é sotto la latitudine di 490 ■/. ( 1 6 ) , e quivi passaron l ’ in v e rn o , durante il quale ebb ero un gio rno di sette o r e , poco più p o c o

m en o ( 1 7 ) .

In q u e s to porto tre delle navi si sollevarono c o n tr o

il capitano m ó r (m a g g io re ) ( 1 8 ) , dicendo i co m and anti

di esse navi che volevano condurlo prigione in Isp agn a,

giacché li p ortava tutti alla perdizione. M a per a s tu z ia e

c o ll’a iu to e favore degli stranieri ( 1 9 ) che aveva seco nella

sua nave ( la Trinidad'), il capitano generale si recò alle

tre navi che si erano ribellate : il capitano di una di esse

e tesoriere d ell’arm ata, per nom e L u is de Mendo^a, fu

ucciso, nella medesima sua nave, a colpi di p u g n a le e

per m a n o del m eyrinho m òr (p rim o usciere, a lg u a z il

m a g g i o r e ) , il quale a questo fine vi era stato m a n d a to

da F ern a n d o de Magalhaès in un battello ed insiem e con

alcuni u o m in i (2 0 ). Ridotte così ad obbedienza le dette

navi, di lì a cinque giorni Fernando de M agalhaès fece

decollare e squartare Gaspar de Q u e ix a d a capitano di

una di esse, il quale era nel num ero dei ribelli ( 2 1 ) .

(26)

N e l p o r t o di San G i u lia n o fu ro n o riparate le navi. E il cap itan o g en erale n o m i n ò A l v a r o de M esq u ita , p o r t o ­ g h e s e , a c o m a n d a n te di una delle tre navi di cui era stato u c c is o il cap itan o ( 2 2 ) . P a rtiro n o dal d e tto p o r t o il 24 del m e se di a g o s t o q u a t tr o navi s o l e , g ia c c h é nel frat­

t e m p o si era p e r d u ta la più piccola ( 2 3 ) , la quale, m an ­ d ata a fare d elle sc o p e r te , era stata assalita dal c a t tiv o t e m p o e g e t t a t a alla costa, o v e però si p o tè salvare, non s o l o l ’e q u i p a g g i o , m a ezian d io le m e r ca n zie , le a rtig lie ­ rie e t u t t i g l i apparecchi. S te tte ro nel porto, in cui a v e ­ v a n o p a s sa to l ’i n v e r n o , cinque m esi e 2 4 g io r n i ( 2 4 ) e da e sso p o r t o al su d erano 73 gradi m e n o 10 m in u ti ( 2 5 ) .

P a r t i r o n o dal p o r t o di San G iu lia n o il 2 4 del m ese di a g o s t o , e, n a v ig a n d o lu n g o la costa, e n trarono in un f i u m e ch e c h ia m a r o n o di Saula C r u z , e c u ^ f ° ce ^ s o t t o la la titu d in e di 50° ( 2 6 ) . In que sto p o rto ste ttero p r e n d e n d o m e r c a n z ie e ciò che ven iva lor d ato; e l ’equi­

p a g g i o della n a v e perduta, che era to rn a to per la v ia di terra al l u o g o in cui si tr o v a v a Fernando de M a ga lh aè s, fu a c c o lt o nelle altre q uattro navi ( 2 7 ) . N e l far p r o v ­ v i s t a di q ueste m erci stettero il m ese di a g o s t o sin o ai 18 d el sette m b re ( 2 8 ) , in cui fecero raccolta di acqua e di m o l t o pesce che venne pescato in quel fiu m e ( 2 9 ) . N e l l ’ a ltro ( p o r t o ) in cui la flotta a v e v a passato l ’ in­

v e r n o , g l i abitanti so n o quasi s e l v a g g i , e g li u o m in i a lt i da 8 a 10 p a l m i , e m o lt o ben disposti ( 3 0 ) : essi n o n h a n n o c a s e , s o lta n to van n o col bestiam e d all’ un l u o g o a ll’altro, m a n g ia n o carne m e z z o cruda, so n o tu tti arcieri ed u c c id o n o co lle freccie m olti animali. C o lle pelli di q u e s ti fanno ve stim e n ta: vale a dire, d opo averle ri­

d o tt e ad essere m o lt o m olli e p ie g h e v o li, le la v o ra n o

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dando lo ro la forma del corpo, e quindi si co p ro n o con esse il m e g l io che per lor si possa, e se le le g a n o alla cintura. Q u a n d o non vogliono coprirsi dalla cin tu ra in su, ne lasciano cadere la parte superiore, e la atta cca n o inferiorm ente alla cintola che loro avvo lge il corpo. P o r ­ tano stivali che giungono sino a quattro dita al disopra del c o llo del piede, e li riempiono di paglia per tenere i piedi caldi. T ra essi non vi ha né ferro nè altro a rti­

ficio di arm i : solo di pietra fanno le punte delle freccie, e così pure le azze delle quali si servono per tagliare, le piallette e le lesine per cucire le scarpe e le vesti.

S o n o m o lt o leggieri, e non fanno alcun male: v a n n o ( c o m e si è d etto ) col bestiame dall’ un lu o g o all’altro , e, venendo la notte, dormono là dove si trovano. C o n d u ­ cono seco le donne e tutto quanto p osseggono: le d o n n e son o m o lt e piccole ( 3 1 ) , portano grandi carichi sulle spalle, e s o n o del resto abbigliate com e gli uom in i. D e i quali ne prendem m o tre 0 quattro, e li p o rta m m o alle navi, m a tu tti morirono, all’ infuori di uno che fu c o n ­ d o tto in Ispagna nella nave che giunse in questo paese ( 3 2 ) .

P a rtiro n o dal porto di Santa C ru z il 18 di ottobre ( 3 3 ) : n avigan d o lu n g o la costa scopersero ai 21 del m e d e sim o mese, un capo, al quale posero il nom e di Cabo das V ir- gens ( C a p o delle V e rgin i) perchè v i erano g iu n ti nel g io r n o dedicato alle 1 1 .0 0 0 V e r g in i ( 3 4 ) . D a q u e s to p r o m o n to r io , che è situato approssimativamente s o t t o la latitud ine di 52°, giunsero, dopo due 0 tre leghe, alla im ­ b occatura d ’ uno stretto ( 3 5 ) , nel quale entrarono n avi­

ga n d o lu n g o la costa, e dopo qualche poco ancorarono.

D a q u e s to l u o g o Fernando de M agalhaès m andò a in­

dagarne l ’ interno (3 6 ), e furono così trovati tre canali,

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c io è d ue v e rso il sud, e u n o che attra versa va la terra dal la to delle M o lu c c h e . L e navi non estesero p erò la ric o ­ g n i z io n e di q u e sto canale, e, lim itan d o si alla e sp lo ra z io n e delle tre im b o c c a tu re , se ne to rn aro n o co n q u e sta n o tiz ia a M a g e lla n o .

L e n a vi m ise ro alla vela (dalla entrata o rien ta le dello s t r e t t o ) ed ap p ro d aro n o ( s u c c e s s iv a m e n t e ) alle tre im ­ b o cc atu re, d o p o di che M a g e lla n o diede alle d ue navi l ’in ca ric o di estendere oltre la e sp lo razio n e delle parti intern e del canale ( 3 7 ) : una di esse se ne to r n ò al ca­

p it a n o gen erale , e l ’ altra, co m and ata da A l v a r o M e s q u it a , e n tr ò in u n a delle aperture che si d ir ig e v a n o al su d e n o n fece p iù rito rn o . V e d e n d o Fernando de M a g a lh a è s che la n a v e n o n ve n iv a, co n tin u ò il su o v i a g g i o ( 3 8 ) ; e l ’altro ( c i o è A l v a r o de M esquita, o p iu tto sto E ste b an G o m e s p il o t a della nave Sant’ A n ton io) non v o lle esplorare q u e­

g l i sb o cch i, e, v o lg e n d o s i al sud, ritorn ò a ll’ a ltro che c o rre da n o rd -o v e s t a sud-est, quarta di e s t - o v e s t : M a ­ g e lla n o , lasciate nel l u o g o di partenza alcune ist r u z io n i nelle quali era indicata la strada cui avrebb e d o v u t o at­

te n ersi la n ave nel caso di r ito r n o , e n trò nel c a n a le , la c u i la r g h e z z a è in alcuni lu o g h i di 3 le g h e , di 2 le­

g h e , di una l e g a , ed in altri so lo di m e z z a le g a, e lo n a v i g ò finché fu g io r n o ; ve n u ta la n o t t e , le tre n avi s o s ta r o n o . Spediti poscia in avanti i battelli, questi re­

c a r o n o la n o tiz ia che il canale aveva una uscita, e che d a ll’altro lato si estendeva il gran mare, per il che F e r ­ n a n d o de M a ga lh aè s ord inò che in se g n o di g io ia si spa­

rassero le artiglierie ( 3 9 ) . P rim a di lasciare lo stre tto

le n a v i tr o v a r o n o due isole, la prima delle quali più

gran d e, l ’altra più vicina a ll’uscita ma più p ic c o la : esse

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usciro n o poi dallo stretto passando tra queste iso le e la costa m e r id io n a le , giacché questo spazio era m a g g i o r e di q u e llo della parte opposta. L o stretto ha una lu n ­ g h e z z a di cento leghe: tanto la uscita quanto la entrata stanno s o tt o la latitudine di 5 2° (40).

N e l d etto canale le tre navi soggiornarono dal 2 1 o tto b re al 26 di novembre ( 1 5 2 0 ) , cioè 36 g i o r n i : appena fuori di esso si incam m inarono, quasi senza ec­

c e z io n e , ad ovest-nord-ovest, onde trovarono che g li aghi norvestavan o di quasi 2/4, e dopo avere così n a v i­

g a to per m o lti giorni, giunsero (il 24 gennaio 1 5 2 1 ) ad u n ’isola situata approssimativamente alla latitudine di 18 o 19 g r a d i , e quindi (il 4 febbraio) ad un’altra posta a 13 o 1 4 gradi, amendue dal lato del sud ( 4 1 ) : queste due isole so n o spopolate. E così toccarono la linea e qu i­

noziale, o v e Fernando de Magalhaès disse che g ià si era s o tto la m edesim a latitudine delle M olucche: se n o n che, in fo rm ato che in quest’isole non erano p rovv igion i, v o l le spingersi al nord della linea per 10 0 12 gradi ( 4 2 ) , e si giu n se così alla latitudine boreale di 13 0. D a q u e sto l u o g o n avig aro n o all’ O . '/4 S. O per cento le gh e, d o p o di che trovaron o, il 6 marzo del 1 5 2 1 , due isole p o p o ­ late da m o lt a gente, in una delle quali, a 12° di la titu ­ dine b o r e a l e , approdarono ( 4 3 ) . I suoi abitanti so n o gen te di p o c a fede: essi vennero a bordo e non erano p u n to s e r v i z i e v o l i , chè a n z i, tagliata la fune che te n e va lo schifo della capitana legato alla nave, lo p ortaron o a terra, sen za che l’equipaggio potesse riuscire a salvarlo.

A questa isola fu dato il nome di lib a dos Ladrocs ( I s o la dei L a d r o n i) .

V e d e n d o Fernando de Magalhaès che la scialuppa era

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perd u ta, m ise alla ve la per essere g ià n o tte , e an d ò così q u a e là sino al g i o r n o se g u e n te : non appena fu g io r n o , ap p ro d ò nel l u o g o in cui g li S p a g n u o li a v e v a n o v e d u t o portare la sc ia lu p p a , e fece apprestare d ue b atte lli con 50 o 60 u o m in i ( 4 4 ) , d o p o di che fu in p erson a a terra, e m ise a ferro ed a fu o c o tu t t o q u e l l u o g o ( 4 5 ) . In q u e s to fa tto m o r i r o n o sette o d o t t o p erson e tra u o m in i e donne, e fu a n ch e licu p e ra ta la scialuppa. T o r n a t i alle navi, g l i S p a g n u o li v id e r o g iu n g e r e da 40 a 50 paros ( 4 6 ) dalla m e d e sim a t e r r a , i quali recavano m o lt e p r o v v i ­ g i o n i ( 4 7 ) .

F e r n a n d o de M a g a lh a è s n o n v o lle stare più a lu n g o c o l à , e , m e t te n d o s u b ito alla v e l a , g o v e r n ò a ll’ O . '/4 S. O ( 4 8 ) , e g iu n s e ad una terra p o sta s o t t o la lati­

t u d in e di q uasi 1 1 g r a d i , e questa terra era u n ’ iso la:

in essa g l i S p a g n u o li non v o lle r o a p p r o d a r e , m a sì in u n ’ altra situ a ta più avanti, la quale era v is ib ile dalla p rim a ( 4 9 ) . Il capitano gen erale m a n d ò la scialuppa a terra per esam inarne la d isposizione, m a la scialuppa fu poi r ic h ia m a t a , q u a n d o dalle n avi si v id e ro uscire due paros. A p p e n a g li u o m in i che erano im barcati so p ra q u e ­ sti le g n i si acc o rsero che lo schifo faceva rito r n o alle n a v i , si allo n tan aro n o . E s u b ito la squadra m ise alla v e la , e g iu n s e ad u n ’altra isola m o lt o v icin a a quella pur o ra lasciata, e p o sta s o t t o il parallelo boreale di 10 g r a d i : essa v e n n e ch ia m a ta Isola dei B u on i S eg n a li o Ilh a de B ons Synaes ( 5 0 ) perché v i si t r o v ò alcun p o c o di oro.

M e n t r e le n avi erano qui a n co ra te , g iu n s e r o due paros

ch e p o rta v a n o g a llin e e noci di c o c c o , e si seppe d a g li

in d ig en i che q u iv i erano stati vedu ti u o m in i sim ili ad

essi ( c i o è a gli S p a g n u o li? ); dal che questi fu ro n o tratti

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a presum ere che potessero essere lequios o m ogores, una nazione cioè che ha questo nome o quello di C hiis ( 5 1 ) . Partiti da quest’isola, navigarono più avanti in m e z z o a m o lte isole, cui fu dato il nome di Vali s m pcriguo ( 5 2 ) e anche Sani Labaro e, a 20 leghe dall’isola donde e ran o partiti ( 5 3 ) , la quale ha per latitudine 10 gradi, a p p ro ­ darono ad u n ’altra detta Macangor ( 5 4 ) la cui la titu d in e é di 9 gradi. In essa furono accolti m olto bene, ed in­

nalzarono una -+- (croce) ( 5 5 ). Il re di M a c a n g o r li c o n d u s s e , al di là di 30 le g h e , ad un’ altra isola detta Cabo ( 5 6 ) posta a 10 gradi di latitudine: in questa isola, assenzienti g li abitanti, Fernando M agalhaès fece c iò che g li parve bene, ed in un giorno 800 si fecero cristiani : per il che Magellano (v o lle ) che g li altri re vicin i ( 5 7 ) facessero o m a g g io di suggezione a questo re ( d i Z e b ù ) che si era convertito, ma quelli vi si rifiutarono. In s e g u ito a ciò Fernando de M a g a lh a è s , fatti apprestare i battelli, si recò in una notte a terra, e incendiò i lu o ­ g h i appartenenti ai principi che non avevano v o l u t o pre­

stare obbedienza (al re di Zebù) ( 5 8 ) : fatto ciò, di lì a 10 o 12 gio rn i mandò ad un lu o g o distante una m e z z a lega da quelli che erano stati incendiati, e ch iam ato M a ­ tam ( 5 9 ) , il quale è pure un’isola, e ordinò che s u b ito g li fossero rimessi tre capre, tre m aiali, tre carichi di riso e tre carichi di maiz pel m antenim ento d ell’ e q u i­

p a g g io . E ssi risposero che quanto egli chiedeva di tre in tre, non gli volevano dare che di due in due ; ch e se di ciò si fosse appagato, la cosa si sarebbe accom od ata, e che altrim enti non gli avrebbero mandato nulla. S ic ­ c o m e ( q u e lli di M atam ) non g li volevano concedere q uanto era stato richiesto , Fernando de M a g a lh a è s

Società Liguri. Si. Pairia. Voi. X V. 5

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fece apparecchiare tre battelli co n 50 o 60 u o m in i ( 6 0 ) , e nella m attin a del 28 aprile ( 6 1 ) si recò al d e t t o l u o g o di M atam , o v e t r o v ò radunata m o lt a g e n te , da 3 a 4 m ila u o m in i ( 6 2 ) , i quali c o m b a t t e r o n o co n ta n ta v a le n tia , ch e rim ase m o r t o F e rn a n d o de M a g a lh a è s c o n alcuni u o m in i dei s u o i ( 6 3 ) : e c iò fu n e ll’an n o 1 5 2 1 .

M o r t o F e rn a n d o de M a g a lh a è s , i cristiani fe c e ro r i t o r n o alle navi, e q u i v i si a c c o rd a ro n o n ello s c ie g lie r e d u e ca­

pitani e g o v e r n a to r i, ai quali d o v e sse ro essere s o g g e t t i ( 6 4 ) : c iò fatto, fu r o n o d ’a v v i s o ch e i due capitani si re casse ro alla t e r r a , di cui g li a b itan ti si erano fatti c r i s t i a n i , e c iò nel fine di ch iedere dei p ilo ti che li c o n d u c e s s e r o a Borneo. Q u e s t o ebbe l u o g o il p rim o di m a g g i o , ed e s ­ sen d osi i capitani, se c o n d o q u a n to era s ta to d e t to , recati a q ue lla t e r r a , la m ed e sim a g e n te che si era c o n v e r t it a si a v a n z ò arm a ta c o n tr o di e s s i , e , g iu n t i q u e s ti alla sp ia g g ia , li lasciò sbarcare sicuram en te, c o m e g i à p e r lo innanzi. M a b e n to s to g li isolani ve n n ero a l l ’ a s s a l t o , e uccisero i d ue capitani e 2 6 cavalieri ( 6 5 ) : g l i altri ri­

m a sti si raccolsero nei battelli, co i quali r ito r n a r o n o alle navi, e, tr o v a n d o si una seconda v o lt a senza capitani, c o n ­ ve n n e ro , essendo m o rti i principali ( m e m b r i della sped i­

z i o n e ) , che un ce rto J u am L o p e z ( 6 6 ), te so rie re g e n e ra le d e ll’ arm ata, fosse capitano generale, e l ’a lg u a z il m a g g i o r e , ch e a v e v a per n o m e G o n z a lo V a z E sp in o sa ( 6 7 ) , fosse capitano di una delle navi.

C iò fatto se ne partirono, e corsero circa 25 le g h e co lle tre n avi che ancora a v e v a n o : m a v e d e n d o ch e d el­

l’e q u ip a g g io non rim an e van o più che 108 u o m in i ( 6 8 ) ,

m o lti dei quali feriti od a m m a l a t i , e che p e r c iò n o n

eravi più personale sufficiente per g o v e rn a re le n avi, ere-

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dettero bene di incendiarne una, e si radunarono tu tti g li u o m in i nelle altre due, il che fu fatto in m a re senza essere in vista di alcuna terra. In questo m en tre si av v icin a ro n o molti paros a parlare con essi ; e, n a v i­

g a n d o per quelle isole, non riescivano ad intendersi g li uni c o g li altri giacché (gli Spagnuoli) non ave van o più l ’interprete il quale era stato ucciso con M agellano ( 6 9 ) . D o p o avere navigato più avanti in m ezzo ad altre is o ­ lette, approdarono ad un’isola che é detta Carpyam ( 7 0 ) , nella quale sono miniere d’oro : quest’ isola ha per lati­

tudine 8 gradi. Approdati in questo porto di Capyam ( 7 1 ) , ebbero parola cogli abitanti dell’i s o l a , ed entrarono in relazione co n essi, e Carvalha ( C a r v a lh o ) che era capi­

tano gen erale diede loro il battello della nave incendiata : q ue st’isola é accompagnata al di fuori da tre isolette ( 7 2 ) , ed in essa raccolsero alcuna p rovvigione ( 7 3 ) . N a v ig a n d o oltre nella direzione di O . S. O ., giunsero ad u n ’ altra isola detta Caram, la quale ha per latitudine n gradi ( 7 4 ) , e, col m antenere la medesima direzione, toccarono u n ’ isola grande della quale corsero la costa verso il nord- est ( 7 5 ) g iu n g e n d o co si sino alla latitudine di 90 '/* ( 7 6 ) . U n g io r n o si a v v ic in a ro n o a terra coi battelli per fare p ro v v ista di viveri, g ia c c h é le navi non ne avevano più che per o t t o g io rn i ( 7 7 ) ; ma gli isolani non li lasciarono approdare, e tiraron o lo r o addosso delle freccie fatte con canne ( 7 8 ) , di m an iera che ( g li Spagnuoli) furono costretti a r ito r ­ narsene alle navi.

V e d e n d o ciò, convennero di andare ad un’ altra isola,

della quale avevano avuto alcuna poca notizia, per v e ­

dere se era possibile di fare incetta di ve tto v a g lie. Se

non che ebbero il vento co ntrario, ed essendo g ià ad

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u n a le g a dal l u o g o in cui v o l e v a n o andare, p o s e r o 1 an­

cora. M en tre se ne s ta v a n o q u iv i a n c o r a t i , si acc o rsero ch e dalla terra si fa c e v a n o lo ro dei se g n i p e rch é andas­

sero c o là : per cu i si a v v ic in a r o n o coi b atte lli alla s p ia g ­ g i a , e, m en tre p arlavan o co n quella g e n t e a s e g n i , che a ltrim en ti n o n s ’ in te n d e v a n o , uno di essi, c h ia m a t o J o a m de C a m p o s ( 7 9 ) , disse che lo lasciassero andare a terra, g ia c c h é nelle n avi n o n erano p r o v v ig i o n i di so rta , e torse a v re b b e t r o v a t o a lcu n rim e d io per sop p erire a c i ò : a g ­ g i u n g e n d o che se e g li perisse, non avre b b e p e r d u t o gran c o s a , perché il S ig n o r e Iddio si sarebbe r ic o r d a to della su a a n im a ed u g u a lm e n t e si sarebbe t r o v a t o di ch e m a n ­ te n e re l ’ e q u i p a g g i o ; che se invece riuscisse a salvarsi, a v re b b e t r o v a t o m aniera di far si che le n avi fossero p r o v v e d u t e di v iv e r i. E ssen d o stata a c c o lta q u e s ta p r o ­ p o s ta , e g li fu alla d etta t e r r a , e, non appena v i g iu n s e , v e n n e r i c e v u t o d ag li abitanti di essa, i q u ali lo c o n d u s ­ sero n e ll’ in te rn o lu n g i una l e g a , o v e t u t t i v e n n e r o a v e d e r lo e g li d a v a n o da m a n g ia re tr a t ta n d o lo m o l t o a m i­

c h e v o lm e n t e , ta n to più q u a n to vid e ro ch e m a n g ia v a carne di m a i a l e , p oiché q u e ll’ isola era d ipendente dai m o r i ( m a o m e t t a n i ) di B o r n e o , i quali non v o l e v a n o ch e g li isolan i m a n g ia sse ro di tale c a r n e , nè che se ne parlasse o facesse g rid a colà. Q u e s t a terra si ch ia m a D yguasam ( 8 0 ) , ed ha per latitud in e 9 gradi.

V e d e n d o il d e tto cristiano (J o a m de C a m p o s ) che era

fa v o r it o e ben trattato (d a g li abitanti d e ll’i s o l a ) , diede

ad in te n d e r e , per m e z z o di s e g n i , che portassero v i ­

ve ri alle n a v i , o v e sarebbero pagati m o lt o bene. N u lla

e ravi in q u e lla terra a ll’ infuori di r i s o , che era ancora

da p e sta re , e s u b ito g li isolani si m isero a pestar riso

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durante l ’ intera n otte, e venendo il m attin o presero del riso ed in com pagnia del detto cristiano vennero alle n a v i, o v e fu r o n o ricevuti con molto o n o r e , e pagati ( p e r la loro p r o v v is ta ). D opo di ciò se ne tornarono al lo r o paese, ed essendo quest’ uomo (cioè Juam de C a m p o s ? ) g ià sceso a t e r r a , vennero alle navi altre persone ch e abitavan o un paese alquanto più a v a n ti, le quali d is­

sero che volessero recarsi colà, ove avrebbero o t te n u ti m o lti viv e ri in cambio del loro denaro. N o n appena giu n se alle navi l’uom o che avevano m andato, se ne partirono e vennero a porre l’ancora nel lu o g o di quelli che erano ve n u ti a chiam arli, il quale lu o g o a v e v a per n o m e Vay palay cucara canbam ( 8 1 ) . Q u i v i il C a r v a lh o entrò in a m ich ev o li relazioni col re della terra, e ve n n e stab ilito il p re zzo del riso in ragione di tre braccia di tela di B retagn a per due misure di riso del peso di 1 1 4 libbre ( 8 2 ) . Presero cosi tutto il riso che vollero, c o m e pure capre e maiali : e stando quivi, videro venire un m o r o ( m a o m e t t a n o ) il quale era stabilito nel lu o g o di D y - gancam ( 8 3 ) che é dei mori e di Corti hurcello (84*), co m e g ià si è detto, e con quegli si recarono alla sua terra.

A p p ro d a ti che furono nelle vicinanze di questo l u o g o di D y g a n c a m ( 8 5 ) videro giungere un pa ro, dal quale scese un n e g ro per nome Bastiano che li richiese di una bandiera e di un cartello per il governato re di D ig a n - cam, e g li diedero il tutto e più altre cose com e re galo . A v e n d o ch ie sto al detto Bastiano, il quale parlava abba­

stanza bene il portoghese come q uegli che era stato alle

M o lu c c h e o v e si era fatto cristian o, se voleva andare

con essi per insegnare loro ove si trovava B o rn eo, e g li

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disse che m o lt o vo len tie ri li avre b b e a c c o m p a g n a t i : m a g i u n t a l ’ora della p arte n za si n a sco se , e v e d e n d o c h e non v e n iv a , p artirono da q u e s to p o r t o di D i g u a c a m il 21 di lu g lio ( 8 6 ) per d irigersi sopra B o rn e o . N e l m o m e n t o che m e t te v a n o alla vela, v id e ro g iu n g e r e un p a ro ch e era di­

retto al p o r t o di D ig u a c a m ; se ne im p a d r o n i r o n o e vi presero tre m o ri, i q uali d ice v a n o di essere p ilo ti e che li a v r e b b e r o c o n d o t ti a B o r n e o ( 8 7 ) .

In c o m p a g n ia di q uesti m o ri g o v e r n a r o n o l u n g o 1’ i- so la a s u d - o v e s t , ne to c c a ro n o due altre a l l ’ e s t r e m ità di essa, e passaro n o in m e z z o ad esse iso le, d elle quali la m erid io n a le è bandym e la se tte n trio n a le bolyna ( 8 8 ) . N a v i g a n d o quindi ad O . S. O . per 14 le g h e , t o c c a r o n o alcu n i bassi tondi, e i m ori dissero che si a v v i c i n a s s e r o alla c o sta d ell’ isola, g ia c c h é il m are vi era p iù p r o fo n d o per essere q uesta parte più v e rso B o r n e o , e , c o si fa­

c e n d o , g i à da questi paraggi giu n se ro in v is ta d e ll’ isola di B o r n e o . In quel m e d e sim o g io r n o a p p ro d a ro n o ad al­

cu n e isole che fu ro n o ch iam ate hos ilheos de Sani P a u lo , e « o n o distanti dalla grande isola di B o r n e o da d u e le g h e e m e z z o a tre legh e, e ap p ro ssim a tiv a m e n te s o t t o la la­

titu d in e di 7 gradi : n ell’ isola di B o rn e o é u n a g r a n d is ­

s im a m o n ta g n a , alla quale fu dato il n o m e di M onte de

Sani P.° D a q ue sto l u o g o n a v ig a ro n o lu n g o la c o sta del-

l ’ isola al su d -ovest, tra questa ed u n ’altra is o la , e s e m ­

pre si avan zaro n o nella m ed esim a d ir e z io n e , g i u n g e n d o

co sì ai p a ra g g i della città di B o rn eo ( 8 9 ) , ed i m o ri

che li a cc o m p a g n a v a n o dissero che q u iv i era la città

di B o r n e o ; ma il v e n to che era contrario n o n p erm ise

alle navi di g iu n g e r e sin là. A p p ro d aro n ( p e r c i ò ) in

un ’ isola che era q uivi, distante da B o r n e o 8 le g h e .

(37)

- 39 —

V ic in o a quest’isola havvene un’altra la quale ha m o lti susini : e nel giorno seguente si diressero all’altra ch e é più vicin a al porto di Borneo, ma l’incontro di m o lt i bassi fondi li costrinsero a porre l ’ àncora (9 0 ). F u r o n o mandati i battelli a terra coi mori piloti ed un cristian o, e i battelli si avvicinarono alla detta terra, donde ( i pi­

loti e lo sp agn uo lo) dovevano recarsi alla propria città di B o rn e o che ne distava tre leghe. Di qui furono co n ­ d otti allo Xabandar di B o r n e o , il quale dom andò chi erano e s s i , e quello che venivano a fare colle navi : i m ori furon o poi, insieme col cristiano, presentati al re di B o rn e o . D o p o avere deposto a terra i detti u o m in i, quelli che erano nei battelli scandagliarono il m are per riconoscere se alle navi sarebbe stato possibile di spin­

gersi più avanti ( 9 1 ) : ed in questo mentre v id e ro tre g iu n c h i ( 9 2 ) che venivano dal porto di Borneo, ma su ­ bito torn aron o indietro alla vista delle navi. Scanda­

g lia n d o , trovarono il vero canale per il quale si entra nel porto, e subito (le navi) misero alla vela ed entra­

ron o nel detto canale, ove tuttavia posero 1’ à n c o r a , non v o le n d o avanzarsi m aggiorm ente senza avere n o t iz ia dalla te r r a , il che ottennero nel gio rn o seg u e n te per m e z z o di due paros che portavano certe artiglierie di m etallo e più di cento uomini in ciascuno, c o m e pure capre, g allin e, due vacche, fichi ed altre frutta. E s s i dis­

sero ( a g l i Spagnuoli) che si avanzassero m a g g io r m e n t e

verso le isole che erano li presso, essendo quello il v e r o

posto: e da questo ancoraggio alla detta città ( d i B o r ­

n e o ) erano tre 0 quattro leghe. Stando così ancorati,

e n trarono in amichevoli relazioni ( c o g li uom ini dei p a ro s),

e c o n v e n n e ro che loro si vendesse quanto era n e ll’ isola,

(38)

c sp ecialm en te cera, al che risp o se ro ch e assai v o le n t ie r i a v re b b ero v e n d u t o q u a n t o si a v e v a nella terra in c a m b i o del lo ro denaro. Q u e s t o p o r t o di B o r n e o h a u n a la t it u ­ dine di 8 gradi ( 9 3 ) .

P er questa risp osta a v u ta dal re di B o r n e o g l i m a n d a ­ ro n o un r e g a lo per m e z z o di G o n z a l o G o m e s E s p i n o s a ( 9 4 ) cap itan o della n a v e V ictoria : il re r ic e v e t te il r e g a l o ( 9 5 ) e diede a t u t t i dei drappi della C in a ( 9 6 ) . E s s e n d o g i à da 20 a 23 g io r n i ch e essi si s ta v a n o q u i v i t r a t t a n d o con quelli d e ll’isola, ed a v e v a n o c in q u e u o m in i a te rra nella m ed e sim a città, v e n n e r o ad approdare v i c i n o ad essi cin ­ q u e g iu n c h i a ll’ ora di s e ra , e stan d o c o sì q u e lla sera e la n o tte sin o alla m a ttin a del g io r n o s e g u e n t e , v i d e r o g i u n g e r e dalla città 200 paros , alcuni a v e l a , altri a r e m o . A l l a v is ta dei g iu n c h i e dei paros, p a r v e lo r o ch e q u i fosse tr a d im e n to ( 9 7 ) ; per il che si d ir e ss e r o v e r s o i g i u n c h i , e non appena g li u o m in i che e ra n o a b o r d o di q uesti li vid e ro a v e l a , m ise ro pure alla v e la , e f u g g i ­ r o n o nella d ire zio n e che il v e n to indicava p e r la m i g l i o r e . C o i battelli ve n n e r a g g iu n t o uno di quei g iu n c h i, il q uale fu preso co n 2 7 u om in i ( 9 8 ) , e le n avi p o s e r o l ’ à n ­ co ra n e ll’ Isola dei susini col d e tto g i u n c o l e g a t o alla poppa della nave capitana. In q u a n to ai paros, se ne t o r ­ n aron o alla terra, e v e n u ta la n o tte , ca p itò una t e m p e ­ sta da ponente, nella quale il g iu n c o calò a fo n d o , se n z a che da esso si potesse trarre alcun p rofitto.

N e lla m attina del g io r n o seg u e n te v id e r o una n ave ,

e fu ro n o ad essa e la presero: era dessa un g r a n d e g i u n c o

c o m a n d a to dal fig lio del R e di Lucam ( 9 9 ) cui a c c o m p a ­

g n a v a n o 90 u om in i. A p p en a presi c o sto r o , m a n d a r o n o

alcuni di essi al re di B o rn e o c o ll’incarico di fa rg li sa-

(39)

4

i —

pere che loro inviasse i cristiani da lui tenuti in n u m e r o di s e t t e , e che in compenso gli darebbero tu tti q u e lli trovati nel giunco. Il r e , dei sette uomini che te n e v a con sé, ne mandò due in un paro ( 1 0 0 ) : essi g li m a n d a ­ rono a dire che restituisse i cinque che ancora d im o r a ­

vano colà, ed essi alla lor volta gli avrebbero m a n d a ta tutta la g e n te che era nel giunco. D ue gio rn i, m a in ­ vano, aspettarono la risposta ; dopo di che presero tren ta u om in i del giunco, li misero in un paro del g iu n c o m e ­ desim o , e li mandarono al detto re di Borneo, e c o n 14 u om in i d e ll’ equipaggio del giunco e tre donne se ne partirono ( 1 0 1 ) . Governarono lungo la costa di essa isola al nord-est ( 1 0 2 ) , e tornarono a passare tra le altre isole e quella grande di Borneo ( 1 0 3 ) ; ove la nave capitana arrenò nella punta dell’ isola e stette co si per 4 ore ; tornata la marea, la nave potè uscire, dal ch e si vide chiaram ente che la marea era di 24 ore ( 1 0 4 ) .

F acen do la strada già detta, il vento voltossi al n o rd - est , e preso l’alto m a r e , videro venire una v e l a , e le navi m isero l’àncora, mentre i battelli, andando a ll’ in c o n ­ tro di essa se ne impadronirono: era dessa un p ic c o lo g iu n co , il quale non era carico che di noci di c o c c o . Fatta p ro v v is ta di acqua e di tavole (di le gn o ) si dires­

sero quindi, lungo la costa dell’isola, al nord-est sin o a che ne v id e ro la fine, e trovarono un’altra isola piccola, nella q uale ripararono le navi ( 1 0 5 ) . Giunsero a q u e s t’isola il di di N o s tra Signora di A g o s t o ( 1 0 6 ) , e vi tr o v a r o n o un buon p o rto per riparare le navi : esso venne ch ia m a to porto di Sam ta Maria de Agosto. L a sua latitudine é di 7 grad i ( 1 0 7 ) .

Presa che ebbero questa p re ca u z io n e , se ne parti-

(40)

d e ll’ isola Fagajam ( 1 0 9 ) d o p o una stra d a da 38 a 4 0 le g h e : ed appena g iu n t i in v is ta di essa iso la si diressero al su d -e st v e rs o u n ’ isola ch e ha n o m e Sc- lopc ( n o ) , ed e b b e ro n o tiz ia che in essa e r a n o m o lt e p erle: se n on c h e , q u a n d o la ebbero in v i s t a , il v e n t o si lece c o n t r a r i o , e n o n p o t e r o n o g i u n g e r v i . P a r e ch c q u e s t’ isola sia s o t t o la latitudine di 6 g r a d i. N e lla m e ­ d esim a n o tte g iu n s e r o a ll’ isola di Q u ip c , n a v i g a r o n o lu n g o di essa nella d ire zio n e del s u d - e s t , e p a s sa ro n o tra la stessa isola ed u n ’altra che é d etta T a m g y m ( m ) ‘ sem p re n a v ig a n d o lu n g o la co sta della d e tta iso la , t r o ­ v a r o n o un paro carico di sa g ù in pani ( 1 1 2 ) , il q uale è un pane fatto di un albero che si c h ia m a ca ja re, ed in q ue i paesi si m a n g ia c o m e da noi il pane ( 1 1 3 ) : q u e s t o paro p o rta v a 2 1 u o m in i ( 1 1 4 ) , e il c a p o di q u e sti era s ta to nelle M o lu c c h e in casa di F r a n c is c o S erra m ( 1 1 5 ) . P iù a v a n t i, lu n g o la c o s t a d ella detta i s o l a , g iu n s e r o ad alcune altre che h a n n o per n o m e Sem rrym ( 1 1 6 ) e stanno ap p ro ssim a tiv a m en te s o t t o la la­

titu d in e di 5 gradi. G li abitanti di q uesta terra si reca­

ro n o a vedere le n a v i , e cosi si venne in r e la z io n e g li uni c o g li altri: un ve cch io che era tra essi disse ch e v o ­ leva condurli alle M o lu c c h e ( 1 1 7 ) .

F issa to il te m p o con q ue sto v e cc h io , g l i d iedero per la sua opera una certa ricom pensa : tu tta v ia nel g i o r n o s e g u e n te , che era q u e llo della partenza, il v e c c h io v o l le fu g g ir e , m a fu arrestato insiem e con altri ch e e ran o co n lui e d ice van o di essere pratici p iloti, d o p o di che le navi m ise ro alla vela. Q u e lli della terra, ve d e n d o li par­

tire, co rse ro armati co n tro di essi : ma dei p a r o s , d u e s o l-

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43

tanto g iu n se ro alle navi e tanto vicine a queste ch e le treccie vi giungevano. Favorite da un forte v e n t o , le navi si tolsero però alla vista dei paros: nella m e z z a ­ notte di quel giorno giunsero ad alcune isole, e, g o v e r ­ nando più avanti, videro nel giorno seguente una terra che era u n' i s o l a , ed alla quale si avvicinarono di m o lt o nella notte successiva. Calm atosi poscia il v e n t o , le navi furon o spinte dalle correnti verso la s p ia g g ia , ed il v e c c h io p i l o t a , gettandosi in m a r e , si r ifu g iò a terra ( 1 1 8 ) .

D o p o la fuga di uno dei piloti navigarono più avanti e g iu n se ro in vista di un’altra isola, alla quale si a vvicin aro n o di m o lto , e l’altro pilota disse che le M olucche erano si­

tuate anco più in l à , e, così navigando, giu n sero nella

m attina del giorno seguente in vista di tre alte m o n t a ­

g n e appartenenti ad una nazione che si chiamava Salabos,

e su b ito videro un’isola piccola, ove ancorarono per far

provvista di acqua, nel timore che ciò non fosse lo ro

permesso alle Molucche, ma si astennero dal farlo g ia c ­

ché il pilota m oro disse, che in quell’ isola stavan o 400

uom ini ( 1 1 9 ) , i quali erano tutti re che avrebbero p o t u t o

tare alcun male (agli Spagnuoli) per essere i m ed e sim i

di poca fede; egli pertanto non li consigliava di andare

in q u e ll’isola; d’ altronde le M olucche cui essi ten d evan o ,

erano g ià vicine, ed i lore re erano buoni assai, e c o n ­

cedevano di prendere acqua a tutti quelli che g i u n g e ­

vano nelle loro terre. Così facendo, giunsero alle vere

isole M o lu c c h e ,■ ed in segno di allegrezza spararono

tu tte le artiglierie: approdarono all’isola (di T v d o r e ) il

g io r n o 8 di novembre dell’ anno 15 2 1 , dopo avere im ­

pie gato da Siviglia alle M olucche due anni, due m esi e

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