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(1)

Sistema di gestione per la qualità certificato da DNV UNI EN ISO 9001:2008

CERT-12313-2003-AQ-MIL-SINCERT

Sistema di gestione ambientale certificato da DNV UNI EN ISO 14001:2004

CERT-98617-2011-AE-ITA-ACCREDIA

Progettazione ed erogazione di servizi di ricerca, analisi, pianificazione e consulenza nel campo dell’ambiente e del territorio

AZIENDA AGRICOLA MAGGIOLO

ALLEVAMENTO DI POLLI DA CARNE NEL COMUNE DI

CASTELFRANCO VENETO (TV)

Studio per la valutazione di incidenza ambientale

Selezione preliminare (Screening)

Settembre 2015

(2)

PAGINA 2 / 62 Settembre 2015

Società proponente

Az. Agricola Maggiolo

Via Bella Venezia 147, Castelfranco

Società responsabile dello Studio per la Valutazione di Incidenza Ambientale

AMBIENTE ITALIA S.R.L.

Via Carlo Poerio 39 - 20129 Milano tel +39.02.27744.1 / fax +39.02.27744.222 www.ambienteitalia.it

Posta elettronica certificata:

ambienteitaliasrl@pec.ambienteitalia.it

Il gruppo di lavoro, che ha eseguito le analisi e contribuito alla stesura dello Studio per la valutazione di Incidenza ambientale, è così composto:

Approvazione degli elaborati Dott. Mario Zambrini

Responsabile dello Studio di Incidenza Dott.ssa Valentina Toninelli

Aspetti progettuali Dott.ssa Anna Geotti

Ing. Teresa Freixo Santos Aspetti programmatici

Analisi Ambientali Stima degli impatti

Ing. Teresa Freixo Santos Arch. Mario Miglio

Dott.ssa Valentina Toninelli Dott. Mario Zambrini Elaborazioni cartografiche e simulazioni fotografiche Dott.ssa Valentina Toninelli

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Studio per la Valutazione di Incidenza Ambientale

COD: 15V055 PAGINA 3 / 62

INDICE

PREMESSA 5

RIFERIMENTI NORMATIVI 5

Normativa europea 5

Normativa nazionale 6

Normativa regionale 7

METODOLOGIA 9

FASE 1 (ALL. A DGR 2299/14) – NECESSITÀ DI PROCEDERE ALLA VALUTAZIONE DI

INCIDENZA 12

FASE 2 (ALL. A DGR 2299/14) 14

2.1 Descrizione del Progetto 14

2.1.1 Caratteristiche dei capannoni di allevamento 14

2.1.2 Silos per lo stoccaggio di mangime 17

2.1.3 Attività di allevamento – Descrizione delle fasi di allevamento nella situazione

attuale e nello scenario di progetto 18

2.1.4 Attività di allevamento nella situazione attuale 19 2.1.5 Attività di allevamento nello scenario di progetto 20 2.1.6 Gestione del materiale palabile esistente e previsto dal Progetto di ampliamento

del numero di capi 20

2.1.7 Conformità dell’allevamento ai requisiti di biosicurezza aviaria 21

2.2 Identificazione e misura degli effetti 22

2.2.1 Inquinamento delle acque superficiali (H01.03) e sotterranee (H02.06) 22

2.2.2 Inquinamento dell’aria (H.04.02; H.04.03) 23

2.2.3 Inquinamento del suolo e rifiuti solidi (H05) 26

2.2.4 Inquinamento da rumore (H.06.01.01) 27

2.2.5 Introduzione di malattie (K03.03) 28

2.3 Definizione dei limiti spaziali e temporali dell’analisi 30 2.4 Identificazione di tutti i Piani, Progetti e interventi che possono interagire

congiuntamente 31

FASE 3 (ALL. A DGR 2299/14) – VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÀ DEGLI EFFETTI 32 3.1 Identificazione degli elementi e siti della Rete Natura 2000 32

3.1.1 La ZPS IT3240026 Prai di Castello di Godego 32

3.1.1.1 Obiettivi di conservazione 32

3.1.1.2 Habitat di interesse comunitario 33

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PAGINA 4 / 62 Settembre 2015

3.1.1.3 Habitat DGR 4240/08 34

3.1.1.4 Specie di interesse comunitario 36

3.1.1.5 Specie DGR 2200/14 38

3.2 Indicazioni e vincoli derivanti dalle normative vigenti e dagli strumenti di

pianificazione 41

3.2.1 Misure di conservazione (DGR 2371/06) 41

3.2.1.1 Riferimenti per l’area di analisi 43

3.2.2 Pianificazione territoriale 44

3.2.2.1 Riferimenti per l’area di analisi 44

3.2.3 Aree Protette 46

3.2.3.1 Riferimenti per l’area di analisi 46

3.2.4 Important Bird Area (IBA) 46

3.2.4.1 Riferimenti per l’area di analisi 46

3.2.5 Zone umide di importanza internazionale 46

3.2.5.1 Riferimenti per l’area di analisi 47

3.2.6 Piano di Tutela delle Acque della Regione Veneto (e norme in materia di salvaguardia da rischio di inquinamento da nitrati) 47

3.2.6.1 Riferimenti per l’area di analisi 47

3.2.7 Piano per l’Assetto Idrogeologico del Bacino scolante nella Laguna di

Venezia 47

3.2.7.1 Riferimenti per l’area di analisi 47

3.2.8 Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria 48

3.2.8.1 Riferimenti per l’area di analisi 48

3.2.9 Vincolo sismico 48

3.2.9.1 Riferimenti per l’area di analisi 48

3.2.10 Vincolo idrogeologico 48

3.2.10.1 Riferimenti per l’area di analisi 49

3.3 Identificazione degli effetti con riferimento agli habitat, habitat di specie e specie

nei confronti dei quali si producono 49

3.4 Previsione e valutazione della significatività degli effetti con riferimento agli

habitat, habitat di specie e specie 52

3.4.1 Immissioni di inquinanti nell’aria (04.02 e H.04.03) 52

3.4.2 Inquinamento da rumore (H06.01.01) 56

FASE 4 (ALL. A DGR 2299/14) – SINTESI DELLE INFORMAZIONI ED ESITO DELLA

SELEZIONE PRELIMINARE 58

ALLEGATO CARTOGRAFICO E FOTOGRAFICO 62

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Studio per la Valutazione di Incidenza Ambientale

COD: 15V055 PAGINA 5 / 62

PREMESSA

L’Azienda Agricola Maggiolo è localizzata in Via Bella Venezia 147, nel Comune di Castelfranco Veneto, in Provincia di Treviso. Nell’azienda agricola si svolge l’attività di allevamento di polli a terra.

L’azienda intende sfruttare la potenzialità massima pari a 110.000 capi per ciclo utilizzando le strutture già esistenti, non è pertanto prevista la realizzazione di nessuna nuova struttura o manufatto a servizio dell’allevamento.

L’Azienda Agricola si localizza nella parte sud-orientale della Zona di Protezione Speciale (ZPS, identificata ai sensi della Direttiva Uccelli 79/409/CEE e s.m.i) IT3240026 “Prai di Castello di Godego.

La presente relazione costituisce quindi lo studio di incidenza ambientale funzionale all’espletamento della procedura di Valutazione di incidenza ambientale in capo alla Provincia di Treviso, procedura necessaria a verificare se sussistano incidenze significative negative su habitat e specie tutelate dalla Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat) e dalla Direttiva 2009/147/CE (Direttiva Uccelli).

RIFERIMENTI NORMATIVI

Normativa europea

La Rete Natura 2000 costituisce la più importante strategia d’intervento dell’Unione Europea per la tutela del territorio. Tenuto conto della necessità di attuare una politica più incisiva di salvaguardia degli habitat e delle specie di flora e fauna, si è voluto dar vita ad una Rete coerente di aree destinate alla conservazione della biodiversità del territorio dell’Unione Europea. I siti che compongono la Rete (Siti Natura 2000) sono rappresentati dai Siti d’Importanza Comunitaria (SIC) e dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS).

I SIC e la Rete Natura 2000 sono definiti dalla Direttiva Habitat 92/43/CEE – art. 3, comma1: “É costituita una rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione, denominata Natura 2000. Questa rete, formata dai siti in cui si trovano tipi di habitat naturali elencati nell'allegato I e habitat delle specie di cui all'allegato II, deve garantire il mantenimento ovvero, all'occorrenza, il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, dei tipi di habitat naturali e degli habitat delle specie interessati nella loro area di ripartizione naturale. La rete Natura 2000 comprende anche le zone di protezione speciale classificate dagli Stati membri a norma della direttiva 79/409/CEE”.

Le ZPS sono state previste dalla Direttiva Uccelli 79/409/CEE, oggi abrogata e sostituita dalla Direttiva 2009/147/CEE “concernente la conservazione degli uccelli selvatici”. Quest’ultima direttiva, all’art. 3, commi 1 e 2 riporta: “…,gli Stati membri adottano le misure necessarie per preservare, mantenere o ristabilire, per tutte le specie di uccelli di cui all’art. 1, una varietà ed una superficie sufficienti di habitat.

La preservazione, il mantenimento ed il ripristino dei biotopi e degli habitat comportano innanzitutto le seguenti misure:

a) Istituzione di zone di protezione;

b) Mantenimento e sistemazione conforme alle esigenze ecologiche degli habitat situati all’interno e all’esterno delle zone di protezione;

c) Ripristino dei biotopi distrutti;

d) Creazione dei biotipi.”

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PAGINA 6 / 62 Settembre 2015 All’art. 4 della stessa direttiva si indica inoltre che “Per le specie elencate nell’allegato I sono previste misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat, per garantire la sopravvivenza e la riproduzione di dette specie nella loro area di distribuzione”.

SIC e ZPS sono definite dagli Stati membri (in Italia su proposta delle Regioni). Quando un SIC viene inserito ufficialmente nell’Elenco Comunitario lo Stato membro designa tale sito come Zona Speciale di Conservazione (ZSC).

A livello europeo il più recente elenco ufficiale dei SIC appartenenti alle regioni biogeografiche alpina e continentale, nelle quali si inserisce la Regione Veneto, sono state definite con Decisioni della Commissione del 3 dicembre 2014 (rispettivamente 2015/71/UE e 2015/69/UE).

L'individuazione delle ZPS spetta alle Regioni e alle Province autonome, che trasmettono i dati al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare il quale, dopo la verifica della completezza e congruenza delle informazioni acquisite, trasmette i dati alla Commissione Europea. Le ZPS si intendono designate dalla data di trasmissione alla Commissione e dalla pubblicazione sul sito del Ministero dell’elenco aggiornato. Il DM dell’8 agosto 2014 indica che l’elenco delle ZPS istituite ai sensi del DM del 17 ottobre 2007 “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS)” è pubblicato sul sito www.minambiente.it, ed è tenuto aggiornato con le eventuali modifiche apportate nel rispetto delle procedure comunitarie. Contestualmente viene abrogato il DM del 19 giugno 2009 “Elenco delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) classificate ai sensi della Direttiva 79/409/CEE)”. L’ultima trasmissione della banca dati alla Commissione Europea è stata effettuata dal Ministero dell’Ambiente ad ottobre 2014.

Anche la regolamentazione dei siti della Rete Natura 2000 è definita dalle sopra citate Direttive (2009/147/CEE e 92/43/CEE e successive modifiche): per garantire lo stato di conservazione dei siti ed evitarne il degrado e la perturbazione infatti la Direttiva “Habitat“ (articolo 6, comma 3) stabilisce che

“Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione dell'incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo”.

La valutazione d’incidenza, che come detto si applica sia ai piani/progetti che ricadono all'interno dei Siti Natura 2000 sia a quelli che, pur sviluppandosi all'esterno, possono comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito, costituisce pertanto un procedimento d’analisi preventivo la cui corretta applicazione dovrebbe garantire il raggiungimento di un soddisfacente compromesso tra la salvaguardia degli habitat e delle specie e un uso sostenibile del territorio.

Normativa nazionale

La direttiva 92/43/CEE, la cosiddetta direttiva “Habitat”, è stata recepita dallo stato italiano con DPR 8 settembre 1997, n. 357 “Regolamento recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”. Il DPR

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Studio per la Valutazione di Incidenza Ambientale

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n. 357/1997, così come modificato dal successivo DPR 120/20031, definisce il Sito di Importanza Comunitaria (SIC) come “un sito che è stato inserito nella lista dei siti selezionati dalla Commissione europea e che, nella o nelle regioni biogeografiche cui appartiene, contribuisce in modo significativo a mantenere o a ripristinare un tipo di habitat naturale di cui all'allegato A o di una specie di cui all'allegato B in uno stato di conservazione soddisfacente e che può, inoltre, contribuire in modo significativo alla coerenza della rete ecologica “Natura 2000” di cui all'articolo 3, al fine di mantenere la diversità biologica nella regione biogeografica o nelle regioni biogeografiche in questione. Per le specie animali che occupano ampi territori, i siti di importanza comunitaria corrispondono ai luoghi, all'interno della loro area di distribuzione naturale, che presentano gli elementi fisici o biologici essenziali alla loro vita e riproduzione”.

Gli stessi DPR stabiliscono che le regioni e le province Autonome di Trento e Bolzano debbano individuare i siti in cui si trovano le tipologie di habitat elencate nell'allegato A e gli habitat delle specie di cui all'allegato B, dandone comunicazione al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ai fini della formulazione alla Commissione europea, da parte dello stesso Ministero, dell'elenco dei proposti siti di importanza comunitaria (pSIC) per la costituzione della rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione denominata "Natura 2000". Il Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, designa, con proprio decreto, adottato d'intesa con ciascuna regione interessata, i pSIC quali

"Zone speciali di conservazione" (ZSC), entro il termine massimo di sei anni dalla definizione, da parte della Commissione europea, dell'elenco dei siti.

Ad oggi in Italia sono state designate 272 ZSC appartenenti a quattro Regioni, tra le quali non figura la Regione Veneto.

A livello nazionale la valutazione d’incidenza è disciplinata dall’art 6 del DPR 120/2003. Nel comma 1 si esprime un principio di carattere generale laddove si dice che “… nella pianificazione e programmazione territoriale si deve tenere conto della valenza naturalistico-ambientale dei proposti siti di importanza comunitaria, dei siti di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione”

mentre il comma 2 entra nel dettaglio delle prescrizioni asserendo che devono essere sottoposti a valutazione di incidenza tutti i piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico-venatori e le loro varianti. Nel comma 3, infine, si sottolinea che la procedura della valutazione di incidenza deve essere estesa a tutti2 gli interventi non direttamente necessari alla conservazione delle specie e degli habitat presenti in un sito Natura 2000 e che possono avere incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi.

Normativa regionale

A livello regionale la principale normativa di riferimento per l’istituzione e la gestione della Rete Natura 2000 è la seguente:

1 DPR n. 120 del 12/03/2003 “Regolamento recante modifiche ed integrazioni al Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”.

2 L'articolo 5 del DPR 357/97 circoscriveva l'applicazione della procedura di valutazione di incidenza a categorie definite di progetti, non recependo quanto prescritto dall'art.6, paragrafo 3 della direttiva "Habitat".

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 DGR n. 2299 del 9 dicembre 2014 “Nuove disposizioni relative all'attuazione della direttiva comunitaria 92/43/Cee e D.P.R. 357/1997 e ss.mm.ii. Guida metodologica per la valutazione di incidenza. Procedure e modalità operative”.

 DGR n. 2200 del 27 novembre 2014 “Approvazione del database della cartografia distributiva delle specie della Regione del Veneto a supporto della valutazione di incidenza (D.P.R. n. 357/97 e successive modificazioni, articoli 5 e 6).

 DGR n. 2816 del 22 settembre 2009 “Rete ecologica europea Natura 2000. Approvazione della cartografia degli habitat e degli habitat di specie di alcuni siti della rete Natura 2000 del Veneto (D.G.R. 2702/2006; D.G.R. 2992/2008)”.

 DGR n. 4241 del 30 dicembre 2008 “Rete Natura 2000. Indicazioni operative per la redazione dei Piani di gestione dei siti di rete Natura 2000. Procedure di formazione e approvazione dei Piani di gestione”.

 DGR n. 4003 del 16 dicembre 2008 “Rete ecologica europea Natura 2000. Modifiche ai siti esistenti in ottemperanza degli obblighi derivanti dall’applicazione delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE.

Aggiornamento banca dati”.

 DGR n. 4240 del 30 dicembre 2008 “Approvazione della cartografia degli habitat e degli habitat di specie di alcuni siti della rete Natura 2000 del Veneto (D.G.R. 2702/2006; D.G.R. 1627/2008)”.

 DGR n. 2702 del 7 agosto 2006 e smi “Approvazione programma per il completamento della realizzazione della cartografia degli habitat della Rete Natura 2000”.

 DGR n. 2371 del 27 luglio 2006 “Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE. D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357.

Approvazione del documento relativo alle misure di conservazione per le Zone di Protezione Speciale ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE e del D.P.R. 357/1997”;

 DGR n. 1180 del 18 aprile 2006 “Rete ecologica europea Natura 2000.Aggiornamento banca dati” e ss mm ii.

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Studio per la Valutazione di Incidenza Ambientale

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METODOLOGIA

Il percorso logico della valutazione d'incidenza è delineato nella guida metodologica "Assessment of plans and projects significantly affecting Natura 2000 sites. Methodological guidance on the provisions of Article 6 (3) and (4) of the Habitats Directive 92/43/EEC" redatto dalla Oxford Brookes University per conto della Commissione Europea DG Ambiente.

Il documento è disponibile in una traduzione italiana, non ufficiale, a cura dell'Ufficio Stampa e della Direzione regionale dell'ambiente Servizio VIA - Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, "Valutazione di piani e progetti aventi un'incidenza significativa sui siti della rete Natura 2000. Guida metodologica alle disposizioni dell'articolo 6, paragrafi 3 e 4 della direttiva "Habitat" 92/43/CEE".

La metodologia procedurale proposta nella guida della Commissione è un percorso di analisi e valutazione progressiva che si compone di 4 fasi principali:

 Valutazione di screening: in questa fase si esaminano i probabili impatti del progetto sul sito Natura 2000 e se ne valuta la significatività. Qualora si identifichi una possibile incidenza significativa si passa alla realizzazione di una valutazione d’incidenza completa.

 Valutazione appropriata: gli impatti del progetto sono considerati in relazione agli obiettivi di conservazione del sito ed alla sua struttura e funzionalità ecologica. Comprende l’individuazione delle misure di compensazione eventualmente necessarie.

 Valutazione delle soluzioni alternative: questa fase consiste nell’esaminare le possibilità alternative di raggiungere gli obiettivi del progetto evitando impatti negativi sull’integrità del sito.

 Valutazione in mancanza di soluzioni alternative: in assenza di soluzioni alternative e qualora esistano motivi imperativi di rilevante interesse pubblico (salute umana, sicurezza pubblica, ambiente) che impongano la realizzazione del progetto, vengono esaminate le misure necessarie per compensare il danno arrecato all’integrità del sito e quindi per tutelare la coerenza globale della rete Natura 2000.

Il percorso suesposto non è comunque vincolante e la realizzazione di tutte le attività descritte dipende, ovviamente, dal contenuto informativo emerso da ciascuna fase.

Lo Studio di incidenza dell’allevamento di polli da carne dell’azienda agricola Maggiolo sulla ZPS IT3240023 “Prai di Castello di Godego” è stato effettuato facendo riferimento a quanto indicato nella seguente documentazione:

 DPR 357/19973 – Allegato G (Contenuti della Relazione per la Valutazione di incidenza di Piani e Progetti);

 DGR n. 2371/2006 “Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE. D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357.

Approvazione del documento relativo alle misure di conservazione per le Zone di Protezione Speciale ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE e del D.P.R. 357/1997”;

 DGR n. 2200 del 27 novembre 2014 “Approvazione del database della cartografia distributiva delle specie della Regione Veneto a supporto della Valutazione di Incidenza” – Allegato A;

3 DPR n. 357 dell’8 settembre 1997 “Regolamento recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”

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 DGR n. 2299 del 9 dicembre 2014 “Nuove disposizioni relative all'attuazione della direttiva comunitaria 92/43/Cee e D.P.R. 357/1997 e ss.mm.ii. Guida metodologica per la valutazione di incidenza. Procedure e modalità operative”". Allegati A e B.

Il DPR 359/1997-Allegato G, indica che, all’interno dello Studio di Incidenza il Piano debba essere descritto con riferimento, in particolare, a quanto segue:

 Tipologia di azioni e/o opere previste;

 Dimensioni e/o ambito di riferimento;

 Complementarietà con altri piani e/o progetti;

 Uso delle risorse naturali;

 Produzione di rifiuti;

 Inquinamento e disturbi ambientali;

 Rischio di incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate.

Le interferenze dei Piani con il sistema ambientale devono essere descritte considerando le componenti abiotiche, biotiche e le connessioni ecologiche.

La DGR n. 2371/06 definisce, nell’Allegato A, le ZPS che necessitano di un Piano di Gestione ed identifica le misure di carattere generale (Allegato C) da applicare per la conservazione di tutte le ZPS della Regione Veneto e quelle sito specifiche (Allegato B).

La DGR n. 2200/14 ha permesso una selezione e successiva georeferenziazione dei dati faunistici raccolti a partire dal 1980, segnalando la presenza di ogni specie all’interno di una griglia di 10x10 km.

La DGR 2299/14 costituisce una guida metodologica per la valutazione di incidenza ed in particolare, all’Allegato A, indica che “tutti gli studi per la valutazione di incidenza prevedono l’effettuazione della selezione preliminare (screening). Nei casi in cui siano evidenziate incidenze significative negative su habitat o specie dovrà essere sempre effettuata anche la valutazione appropriata…”.

Come indicato nell’Allegato A della DGR la fase di screening si compone dei seguenti step:

1. Verifica della necessità di procedere allo Studio in quanto il piano, progetto o intervento non ricade tra quelli per i quali non è necessaria alla valutazione di incidenza (elencati al paragrafo 2.2 dello stesso allegato);

2. Descrizione del Piano, Progetto o intervento ed individuazione e misura degli effetti. In particolare, relativamente all’identificazione e misura degli effetti, la DGR indica che ciascuno dei fattori identificati nell’Allegato B della stessa dovrà essere esaminato per verificarne l’effettiva sussistenza. Per ogni fattore considerato l’identificazione degli effetti deve essere descritta considerandone: estensione, durata, intensità, periodicità, frequenza e probabilità di accadimento. In questa fase è inoltre prevista la definizione dei limiti spaziali e temporali dell’analisi, al fine di ricostruire i domini massimi spaziali e temporali di influenza del piano, progetto o intervento, determinando in tale modo i limiti di validità dell’analisi. Dovranno inoltre essere valutati tutti gli ulteriori piani, progetti ed interventi già adottati o approvati i cui effetti si manifestano, anche solo parzialmente, all’interno dei limiti spaziali e temporali dell’analisi.

3. Valutazione della significatività degli effetti, che passa attraverso le seguenti fasi:

a. Identificazione dei Siti Natura 2000 interessati: gli elementi – habitat e specie - dei siti della rete Natura 2000 interessati e i siti stessi sono individuati in quanto localizzati,

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Studio per la Valutazione di Incidenza Ambientale

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interamente o parzialmente, all’interno dei limiti massimi sottesi dagli effetti, oppure poiché tali limiti massimi interessano ambiti in cui possono essere presenti popolazioni di specie in diretta connessione con tali siti. Per ogni Sito identificato vanno opportunamente descritti gli habitat e le specie in essi presenti.

b. Valutazione della coerenza con le indicazioni derivanti dalle misure di conservazione nazionali e regionali e dagli eventuali piani di gestione dei siti interessati;

c. Identificazione degli effetti che si producono con riferimento ad habitat, habitat di specie e specie presenti all’interno dell’area di analisi, indicando per ciascun effetto se è diretto, indiretto, a breve o a lungo termine, durevole o reversibile, singolo o cumulativo;

d. Valutazione, sulla base di evidenze scientifiche comprovabili e con metodi coerenti rispetto agli effetti individuati, della significatività degli effetti. L’effetto ha incidenza significativa negativa se il grado di conservazione di habitat e specie cambia sfavorevolmente all’interno dell’area di analisi. I diversi livelli di significatività sono: alta, media, bassa, nulla (non significativa).

4. Sintesi delle informazioni ed esito della selezione preliminare.

La Valutazione Appropriata deve valutare:

1. Soluzioni alternative al piano, progetto o intervento, tra le quali deve sempre essere considerata l’opzione zero (non procedere con il piano, progetto od intervento). Ogni alternativa deve essere analizzata secondo lo schema precedentemente descritto della selezione preliminare.

2. Misure di mitigazione e, solo in caso di rilevante interesse pubblico, eventuali misure di compensazione,

3. Sintesi delle informazioni ed esito della valutazione appropriata.

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FASE 1 (ALL. A DGR 2299/14) – NECESSITÀ DI PROCEDERE ALLA VALUTAZIONE DI INCIDENZA

L’Azienda Agricola Maggiolo ricade interamente all’interno della ZPS IT3240026 “Prai di Castello di Godego”.

L’azienda intende sfruttare la potenzialità massima delle proprie strutture, allevando 110.000 capi per ciclo, contro i 39.500 capi allevati attualmente. Verranno quindi utilizzate le strutture già esistenti, non è pertanto prevista la realizzazione di nessuna nuova struttura o manufatto a servizio dell’allevamento.

L’Allegato A della DGR 2299/14, al paragrafo 2.2, elenca i Piani, Progetti ed interventi per i quali non è necessaria la procedura di valutazione di incidenza, come di seguito indicato.

“…la valutazione di incidenza non è necessaria al ricorrere delle seguenti condizioni:

a) piani, progetti, interventi connessi e necessari alla gestione dei siti della rete Natura 2000;

b) piani, progetti, interventi la cui valutazione di incidenza è ricompresa negli studi per la valutazione di incidenza degli strumenti di pianificazione di settore o di progetti e interventi in precedenza autorizzati.

Ciò posto, si elencano i casi relativi a piani, progetti e interventi per i quali, singolarmente o congiuntamente ad altri piani non e necessaria la valutazione di incidenza:

1. piani, progetti e interventi da realizzarsi in attuazione del piano di gestione approvato del sito Natura 2000;

2. progetti e interventi espressamente individuati e valutati non significativamente incidenti dal relativo strumento di pianificazione, sottoposto con esito favorevole a procedura di valutazione di incidenza, a seguito della decisione dell’autorità regionale per la valutazione di incidenza;

3. modifiche non sostanziali a progetti e interventi già sottoposti con esito favorevole alla procedura di valutazione di incidenza, fermo restando il rispetto di prescrizioni riportate nel provvedimento di approvazione;

4. rinnovo di autorizzazioni rilasciate per progetti e interventi già sottoposti con esito favorevole alla procedura di valutazione di incidenza, fermo restando il rispetto di prescrizioni riportate nel provvedimento di approvazione e in assenza di modifiche sostanziali;

5. progetti e interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di restauro, di risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia su fabbricati, che non comportino aumento di superficie occupata al suolo e non comportino modifica della destinazione d'uso, ad eccezione della modifica verso destinazione d’uso residenziale;

6. piani, progetti e interventi, nelle aree a destinazione d’uso residenziale, espressamente individuati e valutati non significativamente incidenti dal relativo strumento di pianificazione, sottoposto con esito favorevole a procedura di valutazione di incidenza, a seguito della decisione dell’autorità regionale per la valutazione di incidenza;

7. progetti o interventi espressamente individuati e valutati non significativamente incidenti da linee guida, che ne definiscono l’esecuzione e la realizzazione, sottoposte con esito favorevole a procedura di valutazione di incidenza, a seguito della decisione dell’autorità regionale per la valutazione di incidenza;

8. programmi e progetti di ricerca o monitoraggio su habitat e specie di interesse comunitario effettuati senza l’uso di mezzi o veicoli motorizzati all’interno degli habitat terrestri, senza mezzi invasivi o che prevedano l’uccisione di esemplari e, per quanto riguarda le specie, previa autorizzazione del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

…la valutazione di incidenza non e necessaria per i piani, i progetti e gli interventi per i quali non risultano possibili effetti significativi negativi sui siti della rete Natura 2000”.

L’attività di allevamento non è tra gli interventi per i quali si può escludere l’effettuazione della Valutazione di incidenza.

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Studio per la Valutazione di Incidenza Ambientale

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Come indicato nella DGR 2299/14 lo Studio per la Valutazione di incidenza dovrà prevedere l’effettuazione della selezione preliminare (screening) e, solo nel caso in cui dovessero evidenziarsi incidenze significative negative su habitat o specie, dovrà essere ultimata anche la valutazione appropriata.

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PAGINA 14 / 62 Settembre 2015

FASE 2 (ALL. A DGR 2299/14)

2.1 Descrizione del Progetto

L’Azienda Agricola Maggiolo è localizzata in Via Bella Venezia 147, Comune di Castelfranco, Provincia di Treviso. Il territorio in cui si inserisce l’Allevamento Maggiolo è caratterizzato dalla netta predominanza di aree agricole. In particolare la coltura più diffusa è quella del mais, cui si accompagnano, in subordine, superfici a copertura erbacea, colture di soia, tabacco, colza, arboricoltura da legno ed alcune aree coltivate a vigneti. Le principali zone urbanizzate si trovano ad ovest (Castelli di Godego), a sud (Castelfranco veneto) e ad est (Riese Pio X) dell’allevamento. Lungo i numerosi canali che attraversano il territorio ed in corrispondenza dei confini poderali si trovano frequentemente formazioni di latifoglie arboree a siepe, oltre che, in particolare modo lungo il Torrente Muson dei Sassi, che scorre ad est dell’abitato di Castello di Godego, formazioni ripariali a salici (Salix sp.) e pioppi (Populus sp.).

Nello specifico l’allevamento confina su tre lati (est, sud e, parzialmente, nord) con aree coltivate a mais, mentre sul lato ovest ed in parte dell’area a nord sono presenti superfici a copertura arbustiva ed erbacea (graminacee non soggette a rotazione)4.

Nell’azienda agricola si svolge l’attività di allevamento di polli a terra potendo quindi i capi muoversi liberamente all’interno del capannone. L’azienda è attualmente costituita dai seguenti fabbricati:

N. 1 fabbricato ad uso civile (abitazione);

N. 5 capannoni adibiti all’allevamento dei polli;

N. 1 fabbricato adibito a magazzino;

N. 1 tettoia coperta adibita a magazzino.

L’area sulla quale insiste l’azienda occupa una superficie di circa 25.000 m2 di cui: circa 6.200 m2 coperti; 3.900 m2 scoperti pavimentati e i rimanenti scoperti non pavimentati.

Fabbricati – Capannoni di allevamento

Capannone Larghezza, m Lunghezza, m Superficie Utile di allevamento, m2

Superficie dell’anticamera, m2

Superficie totale, m2

Capannone 1 9 102 918 13,5 932

Capannone 2 9 121 1.089 22,5 1.112

Capannone 3 9 128 1.152 18 1.170

Capannone 4 9 128 1.152 18 1.170

Capannone 5 10 117 1.170 30 1.200

Totale 5.481 102 5.583

2.1.1 Caratteristiche dei capannoni di allevamento

L’allevamento è costituito da 5 capannoni per l’allevamento, ciascun capannone è dotato di:

4 Si rimanda alle riprese fotografiche “Azienda Agricola Maggiolo” inserite nell’Allegato fotografico.

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 Isolamento della copertura che permette di ottimizzare i consumi di energia termica ed elettrica.

 Anticamera, in cui sono presenti gli impianti e i quadri di controllo;

 Sistema di alimentazione automatica, costituito da mangiatoie con piatto circolare;

 Sistema di abbeveraggio automatico di tipo a gocce (nipples);

 Sistema di raffrescamento con pannelli cooling in fibra dotata di canali attraverso cui scorre l’acqua, l’aria passa attraverso e si raffredda consumando in evaporazione una parte dell’acqua in circolo, la parte restante viene raccolta in cisterne interrate e riutilizzata;

 Sistema di ventilazione mediante l’azionamento di ventilatori assiali a parete, collocati sul lato ovest di ciascun capannone.

Azienda agricola Maggiolo – Capannoni di allevamento – Documentazione fotografica

Sistema di raffrescamento laterale (pannelli cooling)

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PAGINA 16 / 62 Settembre 2015 Interno di un capannone

Sistema di ventilazione e ventole di areazione

Lo spazio utile calpestabile di allevamento (escludendo la superficie di anticamera) risulta pari a 5.499 m2. Per la lettiera viene utilizzato truciolo collocato su tutta la superficie utile di allevamento.

Caratteristiche strutturali capannoni

Capannone

Superficie Utile di allevamento,

m2

Superficie dell’anticamer

a, m2

Superficie

totale, m2 Materiale costruttivo Isolamento coperture

1 918 13,5 932 Struttura metallica e telo PVC doppio pannella lana di vetro

da 4 cm ( 8 cm)

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COD: 15V055 PAGINA 17 / 62

Capannone

Superficie Utile di allevamento,

m2

Superficie dell’anticamer

a, m2

Superficie

totale, m2 Materiale costruttivo Isolamento coperture

2 1.089 22,5 1.112 Struttura metallica e telo PVC doppio pannella lana di vetro

da 4 cm ( 8 cm)

3 1.152 18 1.170 Struttura metallica e telo PVC doppio pannella lana di vetro

da 4 cm ( 8 cm)

4 1.152 18 1.170 Struttura metallica e telo PVC doppio pannella lana di vetro

da 4 cm ( 8 cm)

5 1.170 30 1.200 Struttura metallica e telo PVC doppio pannella lana di vetro

da 4 cm ( 8 cm)

Totale 5.481 102 5.583

Caratteristiche strutturali capannoni (continuazione)

Capannone Mangiatoie, n. Abbeveratoi, n. n° neon Finestrature, m2

pannelli raffrescanti, m2

sistema baumec

1 200 1.500 10 160 50 X

2 240 1.700 12 110 60 X

3 254 1.750 12 110 60 X

4 254 1.750 14 204 - X

5 304 1.710 12 200 - X

2.1.2 Silos per lo stoccaggio di mangime

Sul lato est della proprietà sono collocati 8 silos per lo stoccaggio del mangime, ciascuno con capacità variabile tra 7 e 13 t, per una capacità di stoccaggio complessiva di 85 t.

Capacità di stoccaggio di mangime

Capannone silos silos silos silos silos Capacità (t) 1

9 14 23

2

3 7 13 20

4 7 13 20

5 7 15 22

Capacità

totale 85

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PAGINA 18 / 62 Settembre 2015 2.1.3 Attività di allevamento – Descrizione delle fasi di allevamento nella situazione attuale e

nello scenario di progetto

Al fine di un inquadramento dettagliato del processo produttivo attuale e in caso di ampliamento del numero di polli allevati, si riporta di seguito una descrizione per fasi.

 Accasamento: i pulcini arrivano, su mezzi adeguati al trasporto, in contenitori che vengono svuotati direttamente all’interno di ciascun capannone. L’incubatoio da cui provengono i pulcini di norma è ubicato nel Comune di San Pietro in Gù a circa 25 km circa di distanza dall’azienda agricola Maggiolo. Dopo avere sistemato gli animali, le casse sono accatastate sul mezzo e spedite all’incubatoio senza che vengano lavate.

 Allevamento: Le tipologie di capi richiesti dal soccidante dipendono dal mercato e dalla stagione; a conclusione di un ciclo, il soccidante pianifica l’accasamento successivo nel rispetto dei vincoli di densità imposti dalla normativa vigente. La maggior parte dei cicli sarà di tipo misto.

 Caricamento: a fine ciclo, i polli vengono caricati su apposite gabbie previamente pulite e disinfettate e quindi trasportati da trasportatori autorizzati fino al macello, senza che venga effettuata alcuna sosta in altri allevamenti.

 Svuotamento dei capannoni e preparazione per un nuovo ciclo: pulizia e disinfezione dell’ambiente e di tutte le attrezzature presenti all’interno del ricovero, compresi i silos, i sistemi di distribuzione del mangime e dell’acqua e ventilatori, nonché la cella frigorifera.

 Gestione della pollina e della lettiera: consegna della pollina e lettiera ad una ditta specializzata (fungaia Agrifung).

 Vuoto sanitario: durante questo periodo, l’allevamento rimane completamente libero di capi di allevamento. Durante questo periodo l’azienda effettua le attività di manutenzione che consistono nella verifica della funzionalità: dei dispositivi per distribuzione di acqua e cibo e della centralina di controllo delle condizioni interna dei capannoni, punti di illuminazione. L’esecuzione delle manutenzioni viene fatta nel rispetto dei tempi del vuoto sanitario.

Pulizia e disinfezione dei capannoni

Pulizia Disinfezione

Luogo di applicazione

Pavimenti e attrezzature Pavimenti e pareti

Agente di lavaggio Acqua a pressione, non viene fatto lavaggio, ma solo bagnatura

Acqua con disinfettante

Mezzo utilizzato Pala meccanica con raschiatore e spazzatura manuale

Idropulitrice o atomizzatore per applicazione della soluzione disinfettante sulle superfici Descrizione modalità Viene effettuata la pulizia delle superfici interne e

delle apparecchiature, in modo che i residui si depositino sul pavimento, poi con scope a mano viene effettuato la pulizia a fondo

Terminata la pulizia si spruzza la soluzione sulle pareti e sui pavimenti fino a completa bagnatura, lasciando che il disinfettante espleti la sua azione

I trattamenti di derattizzazione vengono svolti mensilmente dal gestore con prodotto MOURIN; il gestore compila ad ogni trattamento il relativo registro.

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COD: 15V055 PAGINA 19 / 62

Per la salvaguardia della sicurezza biologica, il sito di allevamento è completamente recintato con rete metallica altra 2,5 m sul lato est e parzialmente sul lato nord e con muro alto 2,5 m in calcestruzzo sui lati sud, ovest e parzialmente sul lato nord. Lungo tutto il lato anteriore dei capannoni (lato est) e tutto lungo il lato posteriore degli stessi (lato ovest) è stato realizzato un pazziale in cemento armato lavabile e facilmente disinfettabile, di dimensioni adeguate al passaggio dei mezzi per il trasporto e scarico del mangime direttamente sui silos collocati tutti sul lato frontale e per il carico, a fine ciclo, della pollina (lettiera mista pollina) da effettuare sul lato posteriore. L’allevamento dispone di due aree di stoccaggio chiuse: una per il truciolo utilizzato come lettiera e per i mezzi meccanici e una, separata e adeguatamente segnalata, per il deposito dei rifiuti prodotti.

I mezzi che accedono all’area, qualora ritenuto opportuno, vengono irrorati con disinfettante sui pneumatici utilizzando soluzioni di Eviron D che viene nebulizzata sulle ruote con pompa a spalla.

2.1.4 Attività di allevamento nella situazione attuale

Attualmente l’azienda opera fino ad una capacità massima pari a 39.500 capi di peso variabile tra 1,8 e 3,6 kg/capo. Indicativamente il pollo leggero (da 1,6/1,8 kg circa) ha bisogno di circa 34/37 giorni di crescita, il pollo da 2,5/2,7 kg ha bisogno di circa a 45/47 giorni ed il pollo pesante (da 3,5/3,7 kg) ha bisogno di circa 55/60 giorni.

Un tipico ciclo misto ha una durata di circa 60 giorni complessivi con due momenti di sfoltimento:

 dopo circa 34/37 giorni, quando i capi raggiungono un peso medio di 1,8 kg;

 dopo 45/47 giorni, quando i capi rimanenti raggiungono un peso di 2,7 kg circa.

I rimanenti capi verranno quindi caricati verso il macello al raggiungimento di circa 3,6 kg, cioè dopo 60 giorni circa.

Tra due cicli di allevamento, viene garantito il periodo di vuoto sanitario previsto dalle normative vigenti per un periodo di 21 giorni.

L’azienda realizza quindi un totale massimo di 5 cicli ogni anno (di cui l’ultimo ricade parzialmente nell’anno successivo).

Prima dell’inizio del vuoto sanitario viene asportata la lettiera, segue la pulizia e disinfezione dell’ambiente e di tutte le attrezzature presenti all’interno del ricovero, compresi i sistemi di distribuzione del mangime e dell’acqua. Questa pratica è prevista dal piano di profilassi sanitaria per evitare propagazione di agenti patogeni sul ciclo successivo.

Il ciclo produttivo consiste quindi nell’allevamento di polli da carne in 5 capannoni per una superficie utile di allevamento complessiva di 5.499 m2. L’azienda lavora in soccida con il gruppo Veronesi pertanto riceve dal soccidante pulcini, mangime, farmaci e disinfettanti e consegna i capi a fine ciclo.

L’impostazione tiene chiaramente conto di quanto richiesto dal Decreto legislativo 27 settembre 2010, n. 181 e quindi dal Decreto 4 febbraio 2013, relativamente alla densità massima da non superare pari a 33 kg/m2.

(20)

PAGINA 20 / 62 Settembre 2015 2.1.5 Attività di allevamento nello scenario di progetto

Considerata la superficie utile di allevamento disponibile, l’Azienda Agricola Maggiolo intende ampliare la propria capacità di allevamento di polli da carne fino ad una massimo pari a 110.000 capi per ciclo.

Si tratta quindi esclusivamente di un ampliamento del numero di capi allevato senza alcun ampliamento delle strutture o costruzione di nuove.

L’azienda intende quindi operare fino ad una consistenza massima di allevamento pari a 110.000 capi di peso variabile tra 1,8 e 3,6 kg/capo, ricorrendo allo stesso schema di allevamento già in pratica attualmente. Quindi realizzando cicli di allevamento di tipo misto di durata complessiva pari a circa 60 giorni complessivi con due momenti di sfoltimento:

 dopo circa 34/37 giorni, quando i capi raggiungono un peso medio di 1,8 kg;

 dopo 45/47 giorni, quando i capi rimanenti raggiungono un peso di 2,7 kg circa.

I rimanenti capi verranno quindi caricati verso il macello al raggiungimento di circa 3,6 kg dopo 60 giorni circa.

Tra due cicli di allevamento, verrà allo stesso modo garantito il periodo di vuoto sanitario previsto dalle normative vigenti per un periodo di 21 giorni. L’azienda realizzerà un totale massimo di 5 cicli ogni anno (di cui l’ultimo potrà ricadere parzialmente nell’anno successivo). Prima dell’inizio del vuoto sanitario verrà sempre asportata la lettiera, seguendo la fase di pulizia e disinfezione dell’ambiente e di tutte le attrezzature presenti all’interno del ricovero, compresi i sistemi di distribuzione del mangime e dell’acqua.

2.1.6 Gestione del materiale palabile esistente e previsto dal Progetto di ampliamento del numero di capi

Nell’azienda agricola Maggiolo non è presente alcuna concimaia, in quanto tutta la pollina (il misto di deiezioni del pollame, piume, mangimi e lettiere di truciolo) è consegnata, alla fine di ogni ciclo, alla fungaia Agrifung. Nello scenario di progetto, la pollina verrà consegnata alla stessa ditta. Il materiale è ritirato come sottoprodotto di origine animale.

La pollina originata nell’azienda agricola Maggiolo è da considerarsi un sottoprodotto di origine animale che viene consegnata a terzi per un successivo processo di produzione o di utilizzazione, non rientrando per tanto nell’ambito dell’applicazione delle Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati di cui al D.Lgs 152/2006 smi.

L’azienda agricola Maggiolo non effettua e non effettuerà nello scenario di progetto lo spandimento della pollina.

Produzione di pollina nella situazione attuale e nello scenario futuro in caso di ampliamento Situazione

attuale

Scenario di progetto

Consistenza massima dell’allevamento n. di capi 39.500 110.000

Consistenza media dell'allevamento

(calcolato come da indicazioni di cui all’Allegato A alla DGR 2217 del 8/8/2008)

Considerando un:

tasso di mortalità fisiologica pari al 5%;

ciclo di durata pari a 60 giorni;

periodo di vuoto sanitario pari a 21 giorni;

n. di capi 23.787 63.138

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COD: 15V055 PAGINA 21 / 62

Situazione attuale

Scenario di progetto

4,6 cicli all’anno nella situazione attuale e 4,4 cicli all’anno nello scenario di progetto.

Consistenza media dell'allevamento t in peso vivo

Produzione di pollina per capo (DGR 2217 del 8/8/2008 – allegato A - tabella 1, polli da carne a terra con uso lettiera (p.v. medio 1 kg)

m3/capo/anno 0,0095 0,0095

Produzione di pollina per capo (DGR 2217 del 8/8/2008 – allegato A -

tabella 1, polli da carne a terra con uso lettiera (p.v. medio 1 kg) t/capo/anno 0,0062 0,0062

Produzione pollina (volume) m3 / anno 226 600

Produzione pollina (peso) t/anno 147 391

2.1.7 Conformità dell’allevamento ai requisiti di biosicurezza aviaria

La tabella che segue riporta il riscontro sulla conformità dell’allevamento ai requisiti di biosicurezza aviaria.

Requisiti strutturali degli allevamenti avicoli Situazione allevamento 1) I locali di allevamento (capannoni) debbono avere:

pavimento in cemento o in materiale lavabile per facilitare le operazioni di pulizia e disinfezione;

applicato

pareti e soffitti pulibili; applicato

attrezzature facilmente pulibili e disinfettabili; applicato

presenza di sistemi che impediscono l’accesso di volatili; applicato

chiusure adeguate. applicato

2) Tutti gli allevamenti debbono inoltre essere dotati di:

barriere all’ingresso idonee ad evitare l’ingresso non controllato di automezzi (cancelli o sbarre mobili);

applicato

piazzole di carico e scarico dei materiali d’uso e degli animali con dimensioni minime pari all’apertura del capannone;

applicato - le aree intorno ai capannoni sono pavimentate

una superficie larga un metro lungo tutta la lunghezza esterna del capannone che dovrà essere mantenuta pulita;

applicato

aree di stoccaggio dei materiali d’uso (lettiere vergini, mezzi meccanici etc.) protette;

applicato

una zona filtro dotata di spogliatoio, lavandini e detergenti all’entrata di ogni azienda vietata agli estranei. Deve essere prevista anche una dotazione di indumenti adeguati;

applicato

uno spazio per il deposito temporaneo dei rifiuti. applicato - presente area dedicata Gestione degli allevamenti avicoli

Le attrezzature di allevamento, se utilizzate da più aziende, devono essere sottoposte ad accurato lavaggio e disinfezione ad ogni ingresso ed uscita;

non applicabile - solo una azienda

nelle zone attigue ai capannoni non ci deve essere alcun materiale; applicato

negli allevamenti di svezzamento ogni ambiente di allevamento deve essere delimitato da pareti e dotato di proprio accesso indipendente, anche nel caso

non applicabile - i capi arrivano in allevamento già

(22)

PAGINA 22 / 62 Settembre 2015 Requisiti strutturali degli allevamenti avicoli Situazione allevamento

confini su uno o più lati con altre unità produttive; svezzati

per lo stoccaggio degli animali morti devono essere installate idonee celle di congelazione collocate all’esterno del perimetro dell’area di allevamento, assicurando che il trasporto sia effettuato da Ditte regolarmente autorizzate.

Le celle possono essere collocate anche all'interno, a condizione che l'operazione di carico degli animali morti avvenga all'esterno

Applicato - presente cella frigorifera da 20 m3

2.2 Identificazione e misura degli effetti

L’identificazione degli eventuali effetti derivanti dalla realizzazione del Progetto è stata fatta prendendo in considerazione ciascuno dei fattori indicati nell’Allegato B della DGR n. 2299/14 “Elenco dei fattori che possono determinare incidenze sul grado di conservazione di habitat e specie tutelati dalle direttive 92/43/Cee e 2009/147/Ce”.

L’Allevamento di polli da carne potenzialmente potrebbe determinare la presenza di alcuni effetti negativi sull’ambiente circostante ed in particolare ricadenti nelle seguenti categorie definite dall’Allegato B della DGR n. 2299/14:

 H01.03 – Altre fonti puntuali di inquinamento delle acque superficiali,

 H02.06 – Inquinamento diffuso delle acque sotterranee dovuto ad attività agricole e forestali;

 H04.02 – Immissioni di azoto e composti dell’azoto;

 H04.03 – Altri inquinanti dell’aria;

 H05 – Inquinamento del suolo e rifiuti solidi:

 H06.01.01 – Inquinamento da rumore e disturbi sonori puntuali o irregolari;

 K03.03 – Introduzione di malattie (presenza di organismi patogeni)

Come indicato dall’Allegato A della DGR 2299/14, Per ciascuno dei fattori considerati, l’identificazione degli effetti deve essere effettuata sulla base delle possibili variazioni delle condizioni in assenza del piano, progetto o intervento e queste dovranno essere descritte facendo riferimento ai seguenti parametri: estensione, durata, magnitudine/intensità, periodicità, frequenza, probabilità di accadimento.

2.2.1 Inquinamento delle acque superficiali (H01.03) e sotterranee (H02.06)

La contaminazione delle acque può essere causata dalla non corretta gestione dei reflui zootecnici e delle carcasse degli animali o da sversamenti di sostanze pericolose utilizzate nell’allevamento (es.

prodotti fitosanitari o prodotti per la disinfezione). I contaminanti possono essere costituiti da nutrienti (nitrati e fosfati), agenti patogeni, residui di medicinali e metalli pesanti (es rame e zinco). La contaminazione quindi può essere determinata da fuoriuscite da strutture di stoccaggio non adeguate, da applicazioni agronomiche non corrette e da fenomeni di ruscellamento o percolazione.

Relativamente all’Azienda agricola Maggiolo si sottolinea che le attività svolte non generano scarichi idrici poiché i polli bevono direttamente beccando i nipples senza che avvenga spreco e dispersione d'acqua nell'ambiente. Il raffrescamento è garantito dal sistema di pannelli cooling con riutilizzo dell’acqua non evaporata evitando sprechi e in parte con il sistema baumac. L’abbeveraggio ed il sistema di raffrescamento non generano quindi scarichi idrici.

Una volta svuotato il capannone dai capi, si provvede alla raccolta della lettiera, alla pulizia e alla preparazione per il nuovo ciclo. La pulizia si effettua in due fasi:

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COD: 15V055 PAGINA 23 / 62

 mediante stazzamento a secco accurato di pavimenti, pareti e attrezzature raccolta della pollina residua che vien unita a quella già accumulata in attesa di essere ritirata da parte della ditta incaricata. Segue bagnatura delle pareti con idropulitrice, che non genera reflui in quanto ha la sola funzione di preparare le superfici per la fase successiva;

 con idropulitrice o atomizzatore si applica a tutte le superfici la soluzione disinfettante al 1%

circa di eviron D ( per ciclo se ne consumano circa 20 l per preparare 2 m3 di soluzione per ogni ciclo). Non si generano effluenti, la soluzione è lasciata sulle superfici al fine di lasciare che il disinfettante espleti al sua funzione.

Il sistema di pulizia non produce scarichi idrici: infatti dopo aver effettuato una estesa pulizia a secco, le superfici interne ai capannoni sono bagnate con soluzione di disinfettante con pompa a pressione, senza creare ruscellamenti.

Attualmente l’allevamento produce circa 147 t/anno di pollina, nello scenario di progetto, contestualmente all’aumento del numero di capi allevati, ci sarà un proporzionale aumento della pollina prodotta (391 t/anno).Nell’azienda agricola Maggiolo non è presente alcuna concimaia, in quanto tutta la pollina è consegnata, alla fine di ogni ciclo, alla fungaia Agrifung. Nello scenario di progetto, la pollina verrà consegnata alla stessa ditta, che la utilizzerà come sottoprodotto nei propri processi produttivi e non effettuerà spandimenti, questa voce di potenziale impatto viene quindi meno sia con riferimento alla situazione attuale che allo scenario di progetto. L’azienda non contribuisce quindi all’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee.

2.2.2 Inquinamento dell’aria (H.04.02; H.04.03)

Nell’ambito dello Studio di Impatto Ambientale è stata effettuata una valutazione specifica (cui si rimanda per approfondimenti) sulle emissioni e dispersioni in atmosfera di inquinanti atmosferici e composti odorigeni, derivanti dalle strutture di produzione animale dell’Allevamento.

Le emissioni del settore zootecnico possono essere raggruppate in 4 grandi categorie in relazione ai loro effetti sulla salute e sull’ambiente:

 gas ad effetto serra: biossido di carbonio (CO2), metano (CH4) e protossido di azoto (N2O). La zootecnia contribuisce con una quota modesta alle emissioni di CO2, mentre rappresenta una fonte molto significativa di metano (CH4) e, in minor misura, di protossido di azoto (N2O);

 ammoniaca (NH3): questo composto contribuisce all’acidificazione delle precipitazioni e, di conseguenza, dei suoli e delle acque, nonché ai fenomeni di eutrofizzazione. La zootecnia è la principale fonte di emissione di questo composto. Le azioni proposte per ridurre le emissioni di ammoniaca riguardano sia la gestione ordinaria degli allevamenti zootecnici e degli spandimenti che le caratteristiche delle strutture dedicate a queste attività produttive;

 particolato fine: le particelle di diametro inferiore ai 2,5 e 10 μm (PM2,5 e PM10) hanno effetti negativi sulla salute umana e ne sono normati i limiti delle concentrazioni nell’aria ambiente. La zootecnia della Pianura Padana partecipa con il 10-15% alle emissioni di questo inquinante. Le particelle che lo compongono sono potenziali vettori di composti odorigeni;

 composti odorigeni: insieme eterogeneo di sostanze (oltre 200), tra cui l’idrogeno solforato e i mercaptani, che sono percepite dall’olfatto umano anche a concentrazioni molto modeste. Sono

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PAGINA 24 / 62 Settembre 2015 fonti di fastidio fino al disturbo intenso in relazione alla loro concentrazione, alla durata e frequenza degli eventi percepiti.

L’entità delle emissioni dipende dalla specie animale, dalle modalità di allevamento, dalle strutture dedicate. L’impatto delle emissioni di composti inquinanti, ma anche di odorigeni, da parte del settore zootecnico, può essere diverso in relazione alle caratteristiche del territorio e dipende essenzialmente dalle condizioni meteoclimatiche, dall’uso del territorio, dalla presenza di vegetazione, ecc.).

Per la presente indagine i fattori di emissione adottati per la quantificazione delle emissioni e il calcolo della dispersione sono stati indicati da uffici provinciali veneti per il settore agricoltura e utilizzati per analoghe valutazioni (ing. Tassari, com. pers.), nella tabella successiva vengono indicate le emissioni aziendali complessive relative allo scenario attuale e a quello di progetto.

Composto Unità di misura

Emissioni totali annue Stato attuale Ipotesi di incremento

Metano t/anno 0,015 0,039

Ammoniaca t/anno 2,006 5,214

PM10 t/anno 0,274 0,711

Idrogeno solforato t/anno 0.014 0,036

Odore UO/s (media) 976,3 2.494,8

Emissioni aziendali complessive allo stato attuale e nell’ipotesi incremento della produzione: stima sulla base di 285 gg di attività produttiva (senza considerare quindi i periodi di vuoto sanitario).

In allevamento sono presenti inoltre alcune sorgenti fugitive, ossia punti di rilascio di inquinanti o composti odorigeni di natura incontrollata e involontaria, di piccole dimensioni e di carattere occasionale. L’impianto di produzione animale in esame ha una struttura assai semplice e le caratteristiche, nonché l’età dei ricoveri, risultano tali da poter garantire un buon controllo degli scambi d’aria con l’esterno.

Il rilascio di odorigeni e inquinanti può verificarsi in occasione della pulizia dei ricoveri. Tuttavia, dal sopralluogo condotto in Azienda si è evidenziata un’attenta movimentazione dei materiali e condizioni ottimali di pulizia dei piazzali e delle aree adiacenti i ricoveri e i silos.

Le emissioni diffuse derivanti da metabolismo animale sono tenute sotto controllo mediante adozione di un’adeguata ventilazione dei capannoni per ridurre il tenore di umidità della lettiera ed il ribaltamento della stessa funzionale a limitare l’insorgere di fenomeni di fermentazione anaerobica. Anche la composizione dei mangimi è effettuata in modo da ottimizzare l’assorbimento dei nutrienti e limitare l’escrezione di azoto e fosforo. Ciò fa ritenere che queste emissioni possano essere considerate trascurabili.

Di seguito si riportano i risultati delle simulazioni effettuate per la valutazione previsionale della diffusione delle emissioni in atmosfera (riportate nel dettaglio all’interno dello Studio di Impatto Ambientale, cui si rimanda per approfondimenti). Il metano non è stato oggetto di simulazione in quanto composto che non interagisce direttamente con l’ambiente (salvo chiaramente modificare con il suo accumulo il bilancio termico terrestre) e non ha effetti sulla salute umana e animale. Non vi sono infine

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