LABORATORIO BES
Piano di Formazione del personale docente neoassunto per l’a.s 2021-2022 Formatore: Prof.ssa Maria Cristina Berti
Non ci sono motivi filosofici,scientifici o morali perché la scuola debba diventare un luogo di sofferenza.
PierreVayer
L’INCONTRO DI OGGI
Fase introduttiva Pillole di teoria Lavori di Gruppo
Studio di caso
Restituzione finale in plenaria
ALUNNI BES: UNO, NESSUNO, CENTOMILA
«Il piccolo Nicholas e suoi genitori – il fiume che attraversa Parigi»
https://www.youtube.com/watch?v=YWPwpYA9VBA
«Stelle sulla Terra» dislessici famosi»
https://www.youtube.com/watch?v=-PGPXuktEIc
«The simple interview»
https://www.youtube.com/watch?v=0v8twxPsszY
LA DIRETTIVA 27/12/2012 MINISTERIALE INDIVIDUA TRE GRANDI SOTTO-CATEGORIE:
Quella della disabilità
Quella dei disturbi specifici dell’apprendimento
Quella dello svantaggio socioeconomico, linguistico,
culturale,...
BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI
Il Bisogno Educativo Speciale è qualsiasi difficoltà evolutiva del funzionamento, permanente o transitoria, in ambito educativo e/o apprenditivo, dovuta all’interazione dei vari fattori di salute secondo il modello ICF dell’OMS, e che necessita di educazione speciale individualizzata.
Dario Ianes
Università di Bolzano
LA SCUOLA INCLUSIVA
La nozione di BES, di uso comune nei paesi anglosassoni, non è univocamente definita.
Gli insegnanti descrivono situazioni in cui la proposta educativa scolastica ordinaria,
“standard” - pur considerando una fisiologica fascia di variabilità individuale - non fornisce allo studente benefici evolutivi soddisfacenti.
A ben guardare, non si tratta di un concetto innovativo, dato che il riconoscimento di situazioni di difficoltà non dovrebbe essere estraneo alla professionalità docente.
L'aspetto di novità è invece l’approccio, riferito all'uso dell'espressione "bisogni": essa infatti sposta la prospettiva dell’educatore :
❖da una posizione statica/esterna: constatare le difficoltà presentate dallo studente nel raggiungimento degli standard
❖ad una posizione più dinamica/coinvolta: rispondere alle necessità della persona in formazione.
LA SCUOLA INCLUSIVA
La scuola inclusiva vede l‘eterogeneità del gruppo classe come la nuova normalità.
Ogni alunno porta proprie peculiarità, competenze, bisogni e la scuola risponde con una didattica appropriata per incrementare la partecipazione e l‘apprendimento di tutti gli alunni individualizzando e personalizzando gli interventi.
Sposta l‘attenzione dal soggetto al contesto.
INCLUSIONE È . . .
C iò che avviene quando «ognuno sente di essere apprezzato e che la sua partecipazione è gradita»
Centre for Studies on Inclusive
LA DIDATTICA INCLUSIVA
La personalizzazione della didattica parte dalla responsabilizzazione degli alunni, gli insegnanti devono quindi abituare gli studenti a un metodo di lavoro cooperativo e riflessivo (metacognitivo).
È un’azione lenta, riguarda tutti gli alunni, non il 20% degli alunni con BES, ma deve essere esteso al 100% dei nostri bambini/ragazzi.
Bisogna abituarli a gestire il loro processo di apprendimento (gestire le proprie cose, il proprio tempo e spazio) ed a essere autonomi.
Percorso che parte dalla scuola dell’infanzia e, secondo le proprie
possibilità, deve per tutti gli alunni.
DI FRONTE
AD UN BISOGNO EDUCATIVO SPECIALE ENTRANO IN GIOCO
Il problema specifico
Il contesto che può divenire parte del problema o
concorrere alla soluzione
I L M O D O C O N C U I I L
S O G G E T T O R I S P O N D E A Q U E L
P R O B L E M A
CRITICITÀ...
Il riconoscimento dei Bisogni Educativi Speciali
talvolta rappresenta il primo passo di un
processo che conduce all’etichettatura di alcuni
alunni, e conseguentemente a un’implicita
riduzione delle attese educative nei loro
confronti: se il punto di partenza sono i limiti,
diviene difficile pensare per potenzialità, e
tenere presente che queste possono essere
illimitate
Parola d’ordine:
UNIVERSQUITÀ
«Il percorso verso una scuola inclusiva deve vivere di alleanze, di sinergie, di forze tese a uno scopo comune, pur nelle rispettive differenze.»
Andrea Canevaro
Progettazione universale per l’apprendimento
UNIVERSALITÀ
L’inclusione è
questione di giustizia sociale
EQUITÀ
CUBO DI RUBIK ED UNIVERSQUITÀ
CUBO NORMALE CUBO SPECIALE
NORMALITÀ ARRICCHITA…
DIDATTICA INCLUSIVA: in grado di AGGANCIARE le DIFFERENZE di tutte le persone e di tutti i contesti.
UNA SCUOLA INCLUSIVA E UNIVERSALE LA DIDATTICA
NEUROSCIENZE: DIVERSI STILI DI APPRENDIMENTO
INDIVIDUALIZZAZIONE/PERSONALIZZAZIONE: PER GARANTIRE LO SVILUPPO DI COMPETENZE DIVERSIFICATE
DIDATTICHE APERTE/FLESSIBILI: PER OFFRIRE DIVERSE FORME DI
PARTECIPAZIONE SOCIALE
NEL CONTESTO INCLUSIVO
Gli interventi non sono soltanto sul soggetto “speciale” ma soprattutto sul “sistema” che non viene più pensato per i soggetti “normali” e solo successivamente destinato ad accogliere più o meno efficacemente i soggetti “altri”
Ma…
Il sistema è flessibile e rende inclusivo il contesto
As pe tti st ra te gi ci
Gli alunni con BES non rappresentano una terza categoria di alunni problematiciCoinvolgimento esplicito di tutti i docenti e didattica inclusiva
per tutta la classe.
Livelli graduali di difficoltà, didattica laboratoriale, peer
to peer...
Al team docente viene attribuito un compito pedagogico
fondamentale
CIÒ È ULTERIORMENTE RAFFORZATO DALLA CITAZIONE DELL'ICF (INTERNATIONAL
CLASSIFICATION OF FUNCTIONING)
Fondandosi sul profilo di funzionamento e sull’analisi del contesto, il modello ICF consente di individuare i Bisogni Educativi Speciali (BES) dell’alunno prescindendo da preclusive tipizzazioni. (Premessa).
Si vuole cercare di dirigere l'attenzione sulle situazioni personali specifiche, al di là e al di fuori delle etichette categoriali, ad esempio: "il" borderline, "lo"
svantaggiato, "lo" straniero, e così via.
In sostanza, si indica chiaramente che occorre partire dalla
constatazione - o meno - dell'esistenza di un bisogno di
personalizzazione e non dall'appartenenza ad una
categoria nosografica o socioculturale
.ICF
International Classification of Functioning del 2002 è la
classificazione completa e articolata del funzionamento umano, della disabilità e della salute prodotta dall’OMS.
DI CHI PARLA?
Di tutti in modo
indifferenziato.Perché la salute è uno stato costitutivo di ognuno di noi
Di tutti in modo
differenziato.Perché ognuno è diverso dall’altro, così come diverso può essere il funzionamento umano che può venire
più o meno compromesso
La malattia e la disabiltà devono essere considerate in modo diverso, perché la malattia prevede la cura e la guarigione, la disabilità è un funzionamento diverso e il soggetto evolve insieme alla disabilità.
L’OBIETTIVO DELLA SCUOLA INCLUSIVA...
Lettura più ampia dei bisogni degli studenti,
con un superamento dell’anacronistica e non
equa lettura del bisogno basato solo sulle
certificazioni sanitarie di disabilità o di
disturbo
… Non deve essere intesa come un freddo etichettamento, ma come una descrizione dinamica di funzionamento .
LA CLASSIFICAZIONE ICF
Come funziono?
Una fotografia degli aspetti dell’esperienza di vita, del funzionamento di ogni bambin*/ragazz*
nel proprio contesto di esistenza.
IL MODELLO BIO-PSICOSOCIALE
Nell’ottica bio-psico-sociale il focus non è più
sulla malattia e sul deficit, per cui la disabilità non
è intesa solo come menomazione fisica o
psichica, ma fa luce sui bisogni e sull’ambiente
in cui le persone sono inserite. Propone un’ottica
più complessa e articolata
BES: LA SCUOLA ACQUISISCE LA PROSPETTIVA ICF
BES non più come categoria CLINICA ma come macrocategoria ANTROPOLOGICA
LIMITARE IL FATTORE DISCREZIONALITÀ
Le modalità della presa in carico di un allievo con BES da parte del consiglio di classe anche in assenza di certificazioni/diagnosi/segnalazioni devono però essere precisate e delimitate con attenzione; occorre cioè definire quali procedure, modalità e motivazioni consentono la certezza della presa in carico, limitandone i fattori che portano ad una eccessiva discrezionalità (in un senso o nell’altro), per evitare una eccessiva individuazione di BES in una classe o, al contrario, la loro negazione in un altro contesto;
Tali criteri oggettivi, individuati dal GLI, saranno condivisi e approvati dal Collegio Docenti.
INSEGNANTI SPECIALI
L’ORA DI LEZIONE DI MASSIMO RECALCATI
Sono maestri che non scordiamo, quelli che hanno lasciato un'impronta indelebile dentro di noi. É l'etimo del verbo insegnare: lasciare un’ impronta, un segno, nell'allievo.
Non li scordiamo, non solo per quello che ci hanno insegnato, per il contenuto dei loro enunciati, ma innanzitutto per come ce lo hanno insegnato, per l'enigma irrisolvibile della loro enunciazione, per la loro forza carismatica e misteriosa. È quello che più̀ conta nella formazione di un bambino o di un giovane. Non il contenuto del sapere, ma la trasmissione dell'amore per il sapere.
I veri insegnanti non sono quelli che ci hanno riempito la testa con un sapere già costituito, ma quelli che ci hanno fatto dei buchi al fine di animare un nuovo desiderio di sapere. Sono quelli che hanno fatto nascere domande senza offrire risposte precostituite.
È un processo che non riguarda solo l'allievo, ma l’essere del maestro stesso.
Per questo si può dire che ogni bravo insegnante non è tanto colui che sa, ma colui che sa “portare il fuoco.” Colui che sa portare e dare la parola, sa coltivare la possibilità di stare insieme a far esistere la cultura come possibilità della comunità, sa valorizzare le differenze, la singolarità̀, animando la curiosità di ciascuno senza però inseguire un'immagine di allievo ideale. Piuttosto, esalta i difetti, persino i sintomi, le storture di ciascuno dei suoi allievi, uno per uno; è insomma qualcuno che, innanzitutto, sa amare chi impara, il che significa che sa amare la vita storta.
Il maestro non è un padrone perché non esiste l'uniformità dei suoi allievi.
L’ORA DI LEZIONE DI MASSIMO RECALCATI
Qualche tempo fa incontrai, al termine di una mia conferenza su Lacan, un mio vecchio professore di filosofia che mi abbracciò dicendomi:
«Allora è vero quello che ho sentito dire su di te, che sai spiegare Lacan anche ai sassi!»
Fu un complimento che mi rivelò una verità che solo in quel momento mi balzò agli occhi in tutta la sua evidenza. Perché riuscivo a spiegare Lacan ai sassi?
Ero stato un bambino considerato idiota. Fui bocciato in seconda elementare perché giudicato incapace di apprendere.
Quando parlo, cercando di insegnare qualcosa, è sempre a lui che mi rivolgo, al bambino idiota che sono stato. È per lui che riduco, sminuzzo, mastico le cose fino all'osso. Nelle persone alle quali mi rivolgo mentre insegno cerco sempre il volto annoiato e in più un po' ebete del bambino che sono stato. Io parlo a lui, a lui che è il mio testimone. Distillo le parole, ripeto lo stesso concetto in forme leggermente differenziate, ci giro attorno, lo spremo come fosse un limone per provare a estrarne tutto il succo. Parlo a lui. È questo il mio segreto.
Devo rendere accessibile l'oggetto di cui parlo oltre che a me stesso a quell'altro che mi ascolta e non capisce.
Parlo a lui. Lo cerco nei volti sconosciuti degli altri, è il mio partner invisibile, l'uditore per eccellenza, il mio test permanente.
IL PROFILO DELL’INSEGNANTE INCLUSIVO
Quattro valori di riferimento che delineano il profilo del docente inclusivo secondo l’agenzia europea per i Bisogni Educativi Speciali:
Il Profilo dell’insegnante inclusivo deve avere quattro grandi dimensioni valoriali, ognuna delle quali racchiude diverse competenze.
1. Valorizzare le diversità degli alunni: tutte le differenze degli alunni sono una risorsa e un punto di forza per l’educazione.
2. Sostenere tutti gli alunni: gli insegnanti devono avere elevate aspettative di apprendimento per tutti gli alunni.
3. Lavorare in team: la collaborazione e il lavoro in gruppo sono approcci essenziali per tutti gli insegnanti.
4. Coltivare personalmente il proprio lifelong learning professionale:
l’insegnamento è un’attività di apprendimento e gli insegnanti hanno la responsabilità del proprio sviluppo professionale continuo.
https://www.european-agency.org/sites/default/files/te4i-profile-of-inclusive-teachers_Profile-of-Inclusive-Teachers- IT.pdf
La sfide della scuola inclusiva:
Far parti disuguali tra disuguali !
LA NORMATIVA ITALIANA ALL’AVANGUARDIA
Legge 05 febbraio 192, n.104 Integrazione alunni con disabilità
Legge 53 del 28 marzo 2003 Personalizzazione degli apprendimenti Legge 170 dell'08/10/2010 - Nuove norme per DSA
Circolari ADHD, in particolare la 4089/2010 Linea guida per l’Autismo del 2011
D.M. 5669 12/7/2011-Linee guida DSA DIRETT. MIN. 27/12/2012- Direttiva Bes
C.M n° 8 6/o3/ 2013 - Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica
NOTA MINIST. 1551 del 27/6/2013: Piano annuale inclusività Legge 107/2015: La Buona Scuola
Decreto Legislativo 66/2017 : Norme per la promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità Decreto legislativo 96/2019:«Norme per la promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilita.
Decreto interministeriale n°182/2020: «Adozione del modello nazionale di piano educativo individualizzato e delle correlate linee guida, nonché modalità di assegnazione delle misure di sostegno agli alunni con disabilità, ai sensi dell’articolo 7, comma 2-ter del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66.»
LA DIDATTICA INCLUSIVA
ITALIA
Classi comuniPERSONALIZZAZIONE
ALTRI PAESI EUROPEI
• Istituti speciali
• Classi speciali
• Classi comuni con gruppi di livello
STANDARDIZZAZIONE
MODELLO ITALIANO DI INCLUSIONE DIDATTICA
Viene assunto come punto di riferimento per le politiche di inclusione in Europa, mira a rendere il sistema di istruzione italiano un luogo di conoscenza, sviluppo e socializzazione per tutti.
https://www.superando.it/2018/12/07/come-si-sta-evolvendo-in-
europa-linclusione-scolastica/
Una piccola scuola di Copenhagen è descritta dalla serie Rita, prodotta nelle sue prime due stagioni dalla tv di stato TV2 e, a partire dalla terza, anche da Netflix, che la distribuisce in tutto il mondo.
Una scuola in cui ci sono consulenti psicologici, corsi extrascolastici, comitati di coordinamento, metodi didattici e iniziative di inclusione.
IL CASO DELLA SCUOLA DI ESSUNGA IN SVEZIA
Essunga, piccola cittadina della Svezia, paese dove ancora ci sono le scuole speciali, per risolvere l’alto tasso di bocciature nel passaggio tra la scuola primaria e la scuola secondaria, il responsabile dell’Agenzia svedese per i bisogni educativi speciali, Peer Skoglund propone di passare al “modello italiano di inclusione”:
abolire la scuola speciale e costituire classi integrate.
In circa due anni la scuola di Essunga si è rilevata una delle tre migliori istituzioni in Svezia, azzerando, di fatto, il tasso di bocciature.
Il 1° punto di forza è stato la collaborazione e la sinergia insegnanti curricolari e docenti specializzati.
Da Riviste digitali Erickson, L’integrazione scolastica e sociale, vol.16 novembre 2017, Raffaele Ciambrone
QUALI SONO LE CRITICITÀ
DELL’INCLUSIONE NELLA SCUOLA ITALIANA?
➢ Problemi di organico (continuità didattica)
➢ Eccessiva burocratizzazione
➢ Difficoltà nel progettare in equipe
➢ Difficoltà di realizzare percorsi diversi
➢ Solitudine dei docenti
Pubblicato Ottobre 2021
▪ Nel 2020/21 il 3,6% del totale degli alunni, nelle scuole secondarie di I grado si è giunti al 4,4% del totale.
UNA RIFLESSIONE. . .
Non si può considerare un fatto normale che le certificazioni continuino ad aumentare, è necessario che si analizzino con cura le cause :
▪
se è un problema sanitario bisogna intervenire e intercettare le cause (stress familiare, videogiochi, mancanza da stimoli,...)
▪
Se è un problema pedagogico, se gli approcci
metodologici, l’organizzazione della scuola non sono
efficaci, deve essere la scuola che deve essere
modificata.
STRUMENTI DIDATTICI PER …
Disabili – PEI insegnante di sostegno- possono cambiare le competenze in uscita.
DSA - PDP rivedibile ma non temporaneo- personalizzazione ed individualizzazione - strumenti dispensativi e compensativi – non cambiano le competenze in uscita.
Altri BES - rivedibile e temporaneo - personalizzazione ed
individualizzazione - strumenti dispensativi e compensativi – non cambiano
le competenze in uscita.
STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE DIDATTICA PER . . .
Disabili : esiste il Gruppo di Lavoro sul PEI;
DSA : Gruppo di lavoro/ team di classe-Consiglio di classe per il PDP;
BES: team docenti/Consiglio di classe per il PDP
PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALE
Compilazione del PEI frutto del lavoro di tutti gli insegnanti, degli assistenti/educatori, viene letto e approvato dal Consiglio di classe o in sede di programmazione.
In caso di alunni in stato di gravità anche l’assistente di base deve essere messo al corrente delle barriere e dei facilitatori .
L’insegnante di sostegno è il coordinatore
IL PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO
…”si evidenzia, in particolare, la necessità di elaborare un percorso individualizzato e personalizzato per alunni e studenti con Bisogni Educativi Speciali, anche attraverso la redazione di un Piano Didattico Personalizzato, individuale o anche riferito a tutti i bambini della classe con BES, ma articolato, che serva come strumento di lavoro in itinere per gli insegnanti ed abbia la funzione di documentare alle famiglie le strategie di intervento programmate.”
Direttiva 27/12/2012
IL PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO
Il Piano Didattico Personalizzato non può più essere inteso come mera esplicitazione di strumenti compensativi e dispensativi per gli alunni con DSA; esso è bensì lo strumento in cui si potranno, ad esempio, includere progettazioni didattico-educative calibrate sui livelli minimi attesi per le competenze in uscita (di cui moltissimi alunni con BES, privi di qualsivoglia certificazione diagnostica, abbisognano), strumenti programmatici utili in maggior misura rispetto a compensazioni o dispense, a carattere squisitamente didattico- strumentale.
CM.n.8/13
È necessario inoltre prevedere strumenti agili e “leggeri” di documentazione dei percorsi personalizzati, riservando la documentazione più dettagliata (PDP) ai casi più complessi: non è realistico pensare che sia possibile documentare allo stesso modo tutti i diversi e numerosi BES presenti nelle classi.
Conferenza Nazionale dei CTS giugno 2013 )
DOCUMENTO BUROCRATICO O STRUMENTO FUNZIONALE
Flavio Fogarolo afferma:
Il PDP deve funzionare e quindi contenere indicazioni
➢
Significative
➢
Realistiche
➢
Coerenti
➢
Concrete e verificabili
NON SOLO STRUMENTI COMPENSATIVI E
MISURE DISPENSATIVE
SICURAMENTE ANCHE PER I BES COMPENSARE E DISPENSARE, MA...
Le misure dispensative devono:
➢ Riguardare le prestazioni e non gli obiettivi didattici
➢Evitare che il disturbo o la difficoltà possa comportare un generale insuccesso scolastico
➢Essere sempre accompagnate da sistemi alternativi per svolgere in modo diverso, e possibilmente in autonomia, le medesime prestazioni richieste ai compagni.
MA QUANTO LAVORO PER GLI INSEGNANTI!!!
IL PDP, SE BEN FATTO, NON È UNA FATICA IN PIÙ
MA MI AIUTA A FATICARE MENO IN CLASSE …
PIANO ANNUALE PER L’INCLUSIVITÀ: PAI
"(...) elaborazione di una proposta di Piano Annuale per l’Inclusività riferito a tutti gli alunni con BES, da redigere al termine di ogni anno scolastico (entro il mese di Giugno).“
C. M. n. 8/2013
STUDIO DI CASO
La situazione: nella vostra sezione/classe viene iscritto, nel mese di gennaio, un alunno con Disturbo del comportamento ADHD, senza certificazione 104/92.
L’ipotetico gruppo sezione/classe comprende:
1.Un alunno/a tutelato ai sensi della L.104/92 (specificare il tipo di disabilità);
2.Un alunno/a con DSA (specificare il tipo);
3.Un alunno con Disturbo Evolutivo Specifico (Funzionamento intellettivo limite).
Lo studio di caso dovrà prevedere:
▪ Una sintetica descrizione della classe e dei percorsi individualizzati o personalizzati attivati;
▪ Le strategie inclusive da progettare per accogliere il nuovo alunno, tenendo conto del contesto;
▪ La descrizione di un’attività di carattere trasversale e inclusivo, che coinvolga tutti gli alunni della classe, con particolare attenzione nei riguardi dell'uso degli strumenti compensativi, delle eventuali misure dispensative e delle strategie di didattica inclusiva utilizzate.