Insegnare ed educare pre- e
adolescenti oppositivi, aggressivi e
iperattivi
Se si perde il loro (gli ultimi) la scuola non è più scuola.
È un ospedale che cura i sani e respinge i malati.
Lorenzo Milani
Oggi in classe troviamo:
• Studenti a dir poco difficili
• Ostili verso l’adulto
• oppositivi alle consegne didattiche, persino provocatori
• Talvolta aggressivi al limite della violenza verbale, emotiva e addirittura fisica
• Sembrano immuni e resistenti agli interventi educativi di ogni sorta:
le punizioni, come l’uso del potere dell’autorità, sembrano acuire la loro ostilità mentre il permissivismo pare in ugual modo deleterio””
Stefano Rossi, 2016
Problematiche sociali:
• Problemi famigliari, educazione autoritaria o troppo permissiva
• Separazioni
• Trascuratezza
• Abbandoni
• Lutti
• Abusi di vario tipo
• Immigrazione e difficoltà di integrazione, frantumazione dei nuclei familiari e affettivi
• …
Insegnante competente?
• Sulla propria disciplina e
• sui processi educativi
Quali strade possibili?
• Resistenza
• Tentativo di contenimento
• Conflitto
• …
Quali emozioni nel docente?
• Rabbia
• Frustrazione
• Ansia
• Stress
• Paura delle reazioni imprevedibili di questi ragazzi
• impotenza
Quali emozioni nel ragazzo?
Dietro un muro apparentemente insormontabili ed esplosivo,
• Solitudine
• Storie dolorose
• Cuore ferito e martoriato proprio dagli adulti che avrebbero dovuto sostenerlo, supportarlo, amarlo
un bisogno comune a tutti ragazzi
“ trovare adulti significativi che credono in loro e siano per loro un riferimento educativo “
• Senza una relazione di fiducia non c’è spazio per l’insegnamento dell’apprendimento
• “ I ragazzi difficili non solo soffrono un codice autoritario o
permissivo, ma soffrono in modo terribile l’immobilismo della didattica esclusivamente frontale. Bilanciando meglio
spiegazione e attività cooperative potrete, invece incanalare la loro energia, creatività e anche la loro motivazione “
Quale pedagogia? repressiva, libertaria?...?
Differenze tra i 3 approcci
Approccio punitivo Non dialoga con i ragazzi ma sgrida e punisce senza motivarne la scelta
Approccio permissivo Non punisce, permette qualsiasi cosa, e non investe tempo nel ragionare con gli adolescenti
Approccio dialogico Utilizza il dialogo e l’empatia come strumento elettivo e dedica tempo all’analisi dell’errore insieme
all’adolescente, a partire dalle regole che diventano l’oggetto principale del
ragionamento: analizzate, discusse, spiegate e se necessario anche co- costruite con i ragazzi
Educare gli studenti difficili
il segreto per l’alleanza educativa
Pedagogia repressiva
Pedagogia
libertaria
Avere un approccio dialogico con gli studenti non significa assenza di limiti, regole o sanzioni
Ma
Prendersi del tempo è importante per dare senso alle regole, ai limiti e se necessario anche alle eventuali sanzioni
Pedagogia permissiva Pedagogia libertaria
“ non sono abbastanza forte per educarti
“
“ non mi interessa farti da educatore “ ovvero non mi interessi
Nel caso dei genitori: genera
disprezzo/manipolazione e figli insicuri che non si sentono protetti.
Il genitore non merita né stima né affetto
Nel caso dei genitori: i figli percepiscono la mancanza di cura da parte dei genitori 2 conseguenze o ferite:
1. ferita nel cuore: “ è colpa mia se non mi amano di più “
2. ferita nell’autostima: “ non merito di essere amato, non sono il figlio che desideravano “
Una corretta pedagogia: relazione educativa basata sull’empatia
• l’Adolescente sente che l’adulto non è lì per sottometterlo suo potere
• “ io ho piacere di fare questo percorso con te, desidero conoscerti e aiutarti, e se ci saranno dei problemi voglio ascoltare il tuo punto di vista per trovare insieme una soluzione “
• tono emotivo: approccio caldo, relazionale e cooperativo
• Conseguenze: empatia, sensibilità, rispetto
Dare rispetto ed empatia anziché pretenderli a priori
• No a: “ tu mi devi rispettare perché sono tuo padre o il tuo
insegnante “ che ha come Conseguenza: non mi sento amato e considerato “ non ti rispetto e sfido apertamente la tua
autorità “
• Robert Cialdini: principio della reciprocità
Se tu mi rispetti
Io ti do rispetto= se tu
credi in me
Io ti seguirò ovunque
Scopo educativo: dalla gestione del problema all’apprendimento
• “Non solo gestire gli adolescenti (limitando i loro
comportamenti problematici), ma costruire percorsi di crescita e cambiamento ( facendoli apprendere dai loro errori)”
• Bisogna interessarsi dei SIGNIFICATI, e non solo reprimere i comportamenti, affinché si possa ottenere un
APPRENDIMENTO DURATURO
• L’intervento deve permettere al ragazzo e all’insegnante di poter apprendere la causa e la soluzione di quel
comportamento negativo
“ Un intervento che non contempli l’apprendimento della situazione problematica non può essere considerato un intervento pedagogico “ Rossi, 2016
Un approccio centrato sul dialogo e sull’empatia
Costruire un colloquio efficace con genitori e studente qualora il problema persista:
• Approccio punitivo comportamentale usato dall’insegnante si trasferisce nel rapporto tra genitori e figlio
• Si incrementa il ciclo della rabbia
• Si perde tempo (5 minuti per ogni richiamo da ora in poi)
• Peggiora il clima della classe e la qualità della relazione didattica educativa
• Crea scontro e oppositività, sfiducia
Insegnante arrabbiato
• L’insegnante è dispiaciuto per il problema comportamentale e offre al ragazzo la possibilità di esprimere il suo punto di vista così da trovare insieme una soluzione
• Colloquio individuale di 20 minuti
• Migliora la relazione con il ragazzo
• Migliore il clima in classe
• Previene e contiene sviluppi indesiderati con risparmio di tempo
• Crea ammirazione, esempio positivo di equilibrio emotivo, passione
Insegnante
deluso
Cosa vogliamo veramente?
quali delle 2 situazioni dimostrano
• Rispetto e disposizione all’aiuto
• Considera prima la persona poi lo studente
• Stimola lo studente a impegnarsi per migliorare le sue difficoltà
• Migliora la relazione educativa e la fiducia con l’adulto
• Offre una soluzione costruttiva, condivisa insieme e non subita
• Diminuisce il carico emotivo per tutto il sistema
I limiti dell’approccio punitivo
comportamentale e i vantaggi del dialogo
educativo
Approccio punitivo
comportamentale
Scarsamente efficiente nell’immediato: il ragazzo non ha appreso
dal problema
Non insegna nulla allo studente: nessuna
riflessione solo opposizione
Deteriora la relazione educativa con l’adulto
Approccio dialogico
Efficacia
nell’immediato come contenitore emotivo
del comportamento negativo
Efficacia a lungo termine: crescita emotiva e sociale
Costante miglioramento della
relazione educativa
La pedagogia permissiva e libertaria
• Gli adolescenti godono di grande autonomia rispetto ai propri errori e raramente vengono puniti o sgridati
• Manca un dialogo responsabilizzante sugli errori e i problemi causati
• Gli adulti libertari e permissivi fingono di non vedere o, se vedono, giustificano il ragazzo
Quali ragioni alla base della pedagogia permissiva?
Ragioni emotive Ragioni educative
EDUCATORI SPAVENTATI con scarsa autostima, stress e ansia, deleganti.
Gli adulti hanno paura: temono letteralmente le reazioni degli adolescenti
EDUCATORI CHE CREDONO CHE
LIBERTA’+AUTONOMIA=FELICITA’ E RISPETTO Spesso adulti che hanno avuto genitori
autoritari rigidi rispetto alla gestione dei limiti, delle regole e delle punizioni. Hanno sofferto durante l’infanzia e l’adolescenza la severità e la durezza delle figure genitoriali dunque ritengono di dover difendere i propri figli / alunni
L’approccio permissivo provoca disagi a livello psicologico perché tutte le emozioni negative vissute quotidianamente hanno un costo:
ansia, stress, nervosismo, rabbia, depressione, burnout
L’approccio libertario permissivo crea “ piccoli mostri “, adolescenti tirannici pronti a
esplodere da un momento all’altro non appena non ottengono ciò che vogliono. Nessuna
tolleranza alla frustrazione perché è assente la percezione del limite. Ragazzi tanto onnipotenti quanto insicuri
Scopo di un intervento sull’educatore: sviluppo della leadership dell’educatore, riappropriarsi
Scopo di un intervento sull’adolescente:
sviluppare la capacità emotiva e fisica di
Una terza via: l’approccio dialogico basato sull’empatia
3 specifici obiettivi fra loro interconnessi:
1. Costruire una alleanza educativa positiva con lo studente difficile
2. Gestire il comportamento problematico
3. Utilizzare il problema per stimolare un apprendimento utile per tutta la vita (su di sé, sugli altri o sulla propria visione del mondo)
Sviluppare empatia
Come riuscire ad essere empatici? Cambiamo la lettura del problema
Sto male, sto soffrendo Non c’è un attacco al mio SE’
personale o professionale: devo riconoscere il dolore sotto la loro
rabbia e oppositività
Lettura io- centrica
Approccio centrato sugli
studenti
Dalla psicologia post comportamentale, a partire da quella umanistica di Rogers, alla base dei comportamenti umani ci sono sempre dei bisogni
Comportamenti negativi «studenti
difficili»
Reazione o
interpretazione o ruolo:
rabbia e oppositività
Ferita (affettiva, familiare, sociale)
Il potere del colloquio educativo fuori dalla classe per evitare due errori: effetto platea e profezia che si auto avvera
Perché l’intervento in classe non è sufficiente?
« per gli adolescenti essere arrabbiati, e di conseguenza
oppositivi, provocatori e conflittuali, è molto più semplice che stare a contatto con il dolore « (S. Rossi)
Due pericoli legati al comportamento negativo in classe
• L’effetto platea: Pericoloso senso di auto efficacia e
competenza nel fare ridere la classe o disturbare la lezione ( triade di McClelland in negativo)
• L’effetto della profezia che si auto avvera (Merton): l’identità
psicologica complessiva del ragazzo va via via a coincidere con i rimproveri che riceve dagli adulti: « ti comporti sempre male «,
« sei un pessimo studente «, ecc.
È fondamentale offrire a questi ragazzi una profezia auto determinante diversa
(tramite colloqui individuali)
• Usare letture e parti di testi stimolanti, film, storie formative di persone che dalle rispettive macerie familiari si erano rialzate trovando la propria strada, ascolto, empatia, rispetto, paziente presenza
• È l’insegnante che deve essere la base sicura di questi ragazzi (BES)
Quattro fasi del colloquio educativo
Dal braccio di ferro alla condivisione: il colloquio educativo
• Dopo aver provato rabbia, ansia, stress, frustrazione, paura per le reazioni violente,… Rimane soltanto il colloquio sui
comportamenti-problema centrato sul sedersi accanto a lui (da soli e dallo stesso lato del tavolo) offrendogli ascolto, empatia, desiderio di comprendere non tanto il problema
comportamentale quanto lui stesso. Affrontando insieme sia i successi che le difficoltà
Fasi del colloquio
(S. Rossi, 2017)Fase uno La sospensione del giudizio Non si parla del problema del comportamento ne’ si punisce o rimprovera perché ciò porta
esclusivamente alla
chiusura dell’adolescente esplicita (contro attacco) o implicita(fuga
momentanea)
Fase due La narrazione del punto di
vista dell’adolescente
Fase tre I bisogni Far emergere il bisogno al
di sotto del
comportamento
problematico, la ferita, il disagio specifico
Fase uno: la sospensione del giudizio
Quali Emozioni prova in realtà l’adolescente all’inizio del colloquio?
• Rabbia per l’adulto che intervenendo lo vorrà guidare e orientare
• Paura per le punizioni e le conseguenze della conversazione
• Ansia per il problema se muove diverse emozioni di difficile gestione
• Dolore legato al problema
• Colpa rispetto ad alcune dinamiche in atto nella situazione
Cosa fare? Sospendere il giudizio
• Per non far sentire attaccato subito l’adolescente
• Per non arrivare subito a delle veloci conclusioni Conseguenza? Gratitudine verso l’adulto e reciprocità ________________
No alle prediche, su ciò che è giusto fare, pensare, sentire.
Al massimo portano ad adeguamento forzato alla situazione e attacca l’autostima e l’identità ovvero:
• Attiva le difese per la minaccia al proprio sé e alla propria autostima
• Blocca la comunicazione sul problema: tu non mi capisci, vuoi sapere tutto tu
• Spacca la relazione educativa che mi fai capire che ho meno valore di te
L’errore come preziosa occasione di crescita
L’educatore che vede l’errore come un problema: ansia,
preoccupazione, rabbia.
Ecc.
L’educatore che vede l’errore come una risorsa per apprendere
e maturare
Sviluppare il pensiero riflessivo
Il lavoro con le famiglie
• OMS ha stabilito a seguito di numerose ricerche sul campo che gli approcci informativi (dico cosa è bene e cosa è male)sono scarsamente efficaci con preadolescenti e adolescenti. Ben più efficace un approccio legato allo sviluppo di competenze
emotive e sociali che fungeranno da fattori protettivi per la crescita dei ragazzi: la co-costruzione delle possibili soluzioni
Competenze di vita
• L’OMS segnala come fondamentali per la prevenzione dei
comportamenti a rischio dei ragazzi le stesse competenze emotive che si possono sviluppare con un colloquio educativo addestrato di tipo riflessivo:
• Autostima
• Empatia
• Intelligenza emotiva
• Intelligenza sociale
• Problem solving e decision making
• Senso critico
L’alleanza educativa con i genitori degli studenti difficili
1. Riconoscere il cambiamento culturale: codice permissivo, no alleanza con genitori, maternage iperprotettivo
2. L’alleanza educativa come obiettivo: non diamo per scontato una alleanza educativa genitori-insegnanti, va costruita come obiettivo di lavoro, nulla di personale
3. L’empatia con i genitori di studenti difficili: il genitore
IPERTUTELANTE attacca l’insegnante perché lo vede e vive come una minaccia per il benessere emotivo del figlio. Esplicitare ai genitori che l’obiettivo è costruire un’alleanza formativa che
valorizzi le risorse del ragazzo migliorando anche i comportamenti negativi. Sono ipersensibili alle critiche, hanno meccanismi di
resistenza alla collaborazione: va esplicitato che non li avete
chiamati per accusati o per accusare il figlio: non siamo alla ricerca di un colpevole ma alla ricerca di soluzioni
L’alleanza educativa con i genitori degli studenti difficili
1. Intervenire insieme sulle difficoltà: apprendimento dall’errore, no danni, se necessario introdurre conseguenze riparative che permettano al
ragazzo di rimediare a quanto fatto
2. proporre una presa in carico:negazione del problema come meccanismo difensivo del genitore. Meglio gestire il colloquio con un atteggiamento simpatico, rispettoso e comprensivo. Proporre UNA PRESA IN CARICO
SOLO dopo che si sia creato un vero rapporto di reciproca fiducia dunque non primo incontro.
NO alla ricerca di un colpevole
SI alla ricerca di soluzioni che aiutino il ragazzo a esprimere al meglio il proprio potenziale
Modelli di famiglia (Nardone 2001): es. ragazzo che arriva a dar fuoco alla scuola
MODELLO DI GENITORE REAZIONE CORRETTIVO POSTO
DALL’INSEGNANTE? MAI
UTILIZZATE LO STESSO MODELLO IPER PROTETTIVO Sapete, in fondo è un buon ragazzo, ha fatto
solo una bravata
Bravata=reato carabinieri servizi sociali
PERMISSIVO DEMOCRATICO Io parlo tanto con lui, siamo d’accordo su tante cose, siamo amici, e in questo caso si è trattato solo di un gioco che gli è sfuggito di mano, ma sicuramente non era nei suoi intenti arrivare a tanto
Hai il paese contro (perbenismo, perbuonismo)
DELEGANTE Si sente incapace e chiede un aiuto del tipo:
io non so cosa fare, fai tu
Deresponsabilizzazione, delega.
Storia del ragazzo, cosa avete fatto finora voi
SACRIFICANTE Si sacrifica in toto per il figlio, magari offrendosi di pagare le sue colpe
Deve farlo crescere il figlio
INTERMITTENTE Talvolta iper protettivo, altre volte permissivo, per poi divenire delegante, fino ad arrivare a sacrificarsi, provando, ma spesso senza successo, anche illudersi di riuscire qualche
Le ho provate tutte
La gestione della rabbia
Studenti irascibili ed esplosivi: approcci educativi sulla gestione della rabbia
Due opposte pedagogie naturali:
• L’approccio punitivo: la rabbia è un sentimento sbagliato che non va solo agito ma neanche provato
• L’approccio permissivo libertario: tutte le emozioni sono sane, la rabbia va comunque sempre espressa sorvolando sulle
correlate conseguenze comportamentali
Terza via: umanistica. Distingue tra emozioni e comportamenti
• Tutte le emozioni sono legittime ma i comportamenti possono essere costruttivi o distruttivi
Tre approcci educativi sulla gestione della rabbia
• Sentimento sbagliato:
• non va provato
• Non va agito Approccio punitivo rispetto
alla rabbia:
alla lunga effetti autodistruttivi
• Tutto è permesso:
• Si può provarlo
• Si può agirlo Approccio permissivo rispetto
alla rabbia:
alla lunga effetti etero distruttivi
• Distingue in:
• Emozione= legittima
• Comportamento= violenza non è accettabile Approccio umanistico rispetto
alla rabbia
La limitazione del comportamento
• L’approccio educativo permissivo è inefficace
• Necessario utilizzare un contenimento educativo che dia delle limitazioni con un atteggiamento fermo ma gentile
• Dialogo empatico e costruttivo affinché il cervello superiore regoli la reattività e impulsività del cervello inferiore
Il percorso educativo dell’iceberg (Stefano Rossi)
1. Fase uno: spiegare il funzionamento della rabbia con l’iceberg 2. Fase due : iceberg nel comprendere e gestire la propria rabbia 3. Fase tre :Per comprendere e gestire La rabbia altrui
4. Fase quattro: l’iceberg in classe per imparare a gestire le emergenze