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HESPERIA, 9 STUDI SULLA GRECITÀ DI OCCIDENTE. «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER. «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER

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(1)

HESPERIA, 9

STUDI SULLA GRECITÀ DI OCCIDENTE a cura di LolwNzo

B1\ccEsI

«L'ERMA» di BRETSCHNEIDER

HESPERIA, 9

STUDI SULLA GRECITÀ DI OCCIDENTE a cura di LORENZO Braccesi

«L'ERMA» di BRETSCHNEIDER

(2)

Università di Padova

Dipartimento di Scienze dell'Antichità

Università di Padova

Dipartimento di Scienze dell'Antichità

(3)

HESPERÌA, 9

STUDI SULLA GRECITÀ DI OCCIDENTE a cura di LoP.ENzo BRACCESI

Contributi di

P. ANELLO, L. ANTONELLI, M. ASOLATI, L. BRACCESI,

A. COPPOLA, B. KmIGTN-S, M. L. LAZZARINI,

G. MAFODDA, D. SINATRA, R. VATTUONE

«L'ERMA» di BRETSCHNEIDER

HESPERÌA, 9

STUDI SULLA GRECITÀ DI OCCIDENTE a cura di Lorenzo Braccesi

Contributi di

P. Anello, E. Antonelli, M. Asolati, E. Braccesi, A. Coppola, B. Kirigin-S. CaCe, M. E. Lazzarini,

G. Mafodda, D. Sinatra, R. Vattuone

«L'ERMA» di BRETSCHNEIDER

(4)

Hesperìa, 9

a cura di LORENZO BRAccEsI

© Copyright 1998 «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER Via Cassiodoro, 19 - Roma

Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione di testi e illustrazioni senza il permesso scritto dell'Editore.

Hesperìa : studi sulla grecità di Occidente / a cura di Lorenzo Braccesi . - Roma

«L'ERMA» di BRETSCHNEIDER. - v. ; 25 cm.

9 / contributi di P. Anello ... [et al.]. - Roma «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER, 1998. - 184 p. iii. ; 24 cm, - Nell'occhietto: Università di Padova, Dipartimento di scienze dell'antichità.

ISBN 88-8265-008-I CDD 20. 938.02

I. Grecia antica - Sec. 8.-4, a.C. I. Braccesi, Lorenzo Il. Anello, Pietrina

Il volume è pubblicato con il contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Hesperia, 9

a cura di Lorenzo Braccesi

© Copyright 1998 «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER Via Cassiodoro, 19 - Roma

Tutti i diritti riservati. E vietata la riproduzione di testi e illustrazioni senza il permesso scritto dell'Editore.

Hesperia : studi sulla grecità di Occidente / a cura di Lorenzo Braccesi . - Roma :

«L'ERMA» di BRETSCHNEIDER. - v. ; 25 cm.

9 / contributi di P. Anello ... [et al.]. - Roma : «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER, 1998. - 184 p. : ili. ; 24 cm. - Nell'occhietto: Università di Padova. Dipartimento di scienze dell'antichità.

ISBN 88-8265-008-1 CDD 20. 938.02

1. Grecia antica - Sec. 8.-4. a.C. 1. Braccesi, Lorenzo IL Anello, Pietrina

II volume è pubblicato con il contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

(5)

SOMMARIO

CONTRIBUTI

9 L. BR.AccESI, Cronologia e fondazioni coloniarie, 2 (Miscello e le tre spedizioni a Crotone)

19 G. MAF0DDA, Tiranni ed indigeni di Sicilia in età arcaica tra schiavitù, guerra e mercenariato

33 L. BRACcESI, Gelone, Dorieo e la guerra per gli emp6ria 41 D. SINATRA, Camarina: città difrontiera?

53 L. BRACCESI, lerone, Erodoto e l'origine degli Etruschi

63 B. KIIUGIN - S. CAE, Archaeological Evidence for the Cult of Diomedes in the Adriatic

111 P. ANELLO, L'ambasceria di Lisandro a Siracusa: Plut. Lys., 2, 7-8 131 R. VATTUONE, Teopompo e la dinastia siracusana

141 M. A50LATI, Per la storia di Ancona greca: elementi di datazione della moneta- zione

155 M. L. LAZZARINI, I7APAKATATIOENA!

COMMENTO STORICO A LICOFRONE

163 L. ANTONELLT, i - Commento storico a Licofrone (Alex. 681-711) DISCUSSIONI

179 A. COPPOLA, Parlando diArcadi 181 L. BRACCESI, I Greci di Palazzo Grassi

185 L. BRACCESI, Dinamismi coloniali, dinamismi accademici SOMMARIO

Contributi

9 L. Braccesi, Cronologia e fondazioni coloniarie, 2 (Miscello e le tre spedizioni a Crotone)

19 G. Mafodda, Tiranni ed indigeni di Sicilia in età arcaica tra schiavitù, guerra e mercenariato

33 L. BRACCESI, Gelone, Dorieo e la guerra per gli empória 41 D. SlNATRA, Camarina: città di frontiera?

53 L. BRACCESI, ¡erone, Erodoto e l'origine degli Etruschi

63 B. Kirigin-S. CaCe, Archaeological Evidence for the Cult of Diomedes in the Adriatic

111 P. ANELLO, L'ambasceria di Lisandro a Siracusa: Plut. Lys., 2, 7-8 131 R. Vattuone, Teopompo e la dinastia siracusana

141 M. Asolati, Per la storia di Ancona greca: elementi di datazione della moneta- zione

155 M. L. Lazzarini, TIAPAKATATIGENAI Commento storico a Licofrone

163 L. Antonelli, 1 - Commento storico a Licofrone (Alex. 681-711) Discussioni

179 A. COPPOLA, Parlando di Arcadi 181 L. BRACCESI, / Greci di Palazzo Grassi

185 L. BRACCESI, Dinamismi coloniali, dinamismi accademici

(6)

CONTRIBUTI

CONTRIBUTI

(7)

LORENZO BRAcCEsI

CRONOLOGIA E FONDAZIONI COLONIAmE, 2 (Miscello e ie tre spedizioni a Crotone)

Miscello è l'ecista di Crotone e, ripercorrendone i viaggi, parleremo qui di date di fondazione. Ma quanto diremo - spezzando una lancia a favore di cronologie alte - si limiterà solo all'ambito di indagine sulla tradizione storiografica. Infatti una cosa è risalire, storiograficamente, a filoni di tradizioni omogenee; altra cosa è determinare la datazione assoluta della fondazione di un sito, ovvero della sua più arcaica frequenta- zione in età precoloniale. E assolutamente scontato che siffatta datazione non possa essere recuperata in alcuna formulazione ad annum.

Ciò premesso, possiamo catapultarci nel vivo dell'argomento. Crotone è fondata intorno all'anno 708 per concorde testimonianza della tradizione letteraria 1 . E Strabone (6, 1, 12. 262) a informarci della sua fondazione riferendo notizie desunte da Antioco (FGrHist 555 F 10):

Antioco dice che, avendo l'oracolo ordinato agli Achei di fondare Crotone (Kp6twvct icti- cciv), Miscello venne a esplorare il paese e vedendo che ivi già era stata fondata Sibari (i6vc(x ' tttàv1iv j&i aptv) presso il fiume omonimo, gli parve che fosse da prefe- rire questa città. Tornò quindi nuovamente dall'oracolo per domandare se gli fosse consen- tito fermarsi a Sibari, anziché a Crotone. Il dio però gli rispose (si dava il caso che Miscello fosse gobbo): «0 Miscello dal dorso corto, cercando altro al di fuori di quello che ti è con- cesso, corri incontro alla tua rovina; accetta di buon animo il dono che ti è destinato». Di ritorno dall'oracolo Miscello perciò fondò Crotone e con lui cooperò anche Archia, il fon- datore di Siracusa ( p6.avto iaì 'Ap(ou co t&; Th)paK01So; oiKlavto), appro- dato lì per caso mentre andava a fondare questa città. A dire di Eforo, prima abitavano nella zona di Crotone gli lapigi.

Nel 709/708, in sincronia con Sibari, per Eusebio (=Gcrolamo, 01. XVII, 4); nel 708/707 sempre per Eusebio (=vcrs. armena, 01. XVIII, 1); nel 7 10/709 (quindi 01. XVII, 3) per Dionigi di Alicarnasso (2, 59, 3). Vd. M. GIANGIu1-I0, Ricerche su Crotoae arcaica, Pisa 1989, 284 sa.

Lorenzo Braccesi

CRONOLOGIA E FONDAZIONI COLONIARIE, 2 (Miscello e le tre spedizioni a Crotone)

1.

Miscello è l'ecista di Crotone e, ripercorrendone i viaggi, parleremo qui di date di fondazione. Ma quanto diremo - spezzando una lancia a favore di cronologie alte - si limiterà solo all'ambito di indagine sulla tradizione storiografica. Infatti una cosa è risalire, storiograficamente, a filoni di tradizioni omogenee; altra cosa è determinare la datazione assoluta della fondazione di un sito, ovvero della sua più arcaica frequenta- zione in età precoloniale. E assolutamente scontato che siffatta datazione non possa essere recuperata in alcuna formulazione ad annum.

2.

Ciò premesso, possiamo catapultarci nel vivo dell'argomento. Crotone è fondata intorno all'anno 708 per concorde testimonianza della tradizione letteraria1. E Strabone (6, 1, 12. 262) a informarci della sua fondazione riferendo notizie desunte da Antioco (FGrHist 555 F 10):

Antioco dice che, avendo l'oracolo ordinato agli Achei di fondare Crotone (Kpótcova kxì-

^eiv), Miscello venne a esplorare il paese e vedendo che ivi già era stata fondata Sihari (ìòóvxcx 5' ¿KTiagévriv r^Ôr) Znßapiv) presso il fiume omonimo, gli parve che fosse da prefe- rire questa città. Tornò quindi nuovamente dall'oracolo per domandare se gli fosse consen- tito fermarsi a Sihari, anziché a Crotone. Il dio però gli rispose (si dava il caso che Miscello fosse gobbo): «O Miscello dal dorso corto, cercando altro al di fuori di quello che ti è con- cesso, corri incontro alla tua rovina; accetta di buon animo il dono che ti è destinato». Di ritorno dall'oracolo Miscello perciò fondò Crotone e con lui cooperò anche Archia, il fon- datore di Siracusa (ougjipà^avxoç Kai 'Apxiou xoû xàç ZupaKoùaaç otKiaavxoç), appro- dato lì per caso mentre andava a fondare questa città. A dire di Eforo, prima abitavano nella zona di Crotone gli Iapigi.

1 Nel 709/708, in sincronia con Sibari, per Eusebio (=Gerolamo, Ol. XVII, 4); nel 708/707 sempre per Eusebio (=vers, armena, OI. XVIII, 1); nel 710/709 (quindi OI. XVII, 3) per Dionigi di Alicarnasso (2, 59, 3). Vd. M. Giancuulio, Ricerche su Crotone arcaica. Pisa 1989, 284 ss.

(8)

io

LORENZO BRACCESI

Miscello - a stare al racconto di Antioco - sarebbe dunque venuto due volte in Italia: la prima per esplorare il sito, la seconda per fondare la colonia di Crotone. Ora, poiché la data di fondazione di quest'ultima cade nell'anno 708 ca., ne consegue che medesima è anche la data della seconda spedizione di Miscello. Ma a quando riportare la sua prima esplorazione dei lidi di Italia? Sappiamo solo che, quando egli vi giunge, Si- bari esiste già. Il che, anche storicamente, è un dato accettabile. Infatti, pure all'interno di un medesimo quadro conologico di riferimento, esiste in tutta la tradizione un innega- bile rapporto di successione temporale fra l'insediamento di Sibari e quello di Crotone 2.

Orbene, disponiamo di due date per la fondazione di Sibari: il 709 Ca. e il 720 Ca.

La prima data ci viene da Eusebio (=Girolamo, 01. XVII, V. La seconda da Ps.

Scimno (357-360), che fissa la nascita della colonia achea duecentodieci anni prima della sua distruzione. La critica 4 abitualmente privilegia la data del 709 Ca. Ma è mai possibile che Miscello, nell'arco di così poco tempo, abbia organizzato ben due spedi- zioni, e con esse si sia diretto, entrambe le volte, verso le remotissime coste di Italia?

Ma è mai posssibile che il medesimo autore attribuisca a Miscello due imprese colo- niarie tanto ravvicinate fra loro? E difficile crederlo, e ciò potrebbe indurre a conclu- dere che, per Antioco, Sibari non sia stata fondata nel 709 ca., ma, appunto, assai prima: un decennio innanzi, nel 720 ca. Il che ci consentirebbe di datare il viaggio esplorativo di Miscello, cioè il suo primo viaggio, in un lasso di tempo molto più ragio- nevole: compreso fra il 720 Ca. (fondazione di Sibari) e il 708 ca. (fondazione di Crotone). Si può obiettare che la data 'alta' del 720 Ca. potrebbe essere arrotondata per addizione di sei generazioni, di trentacinque 5 o trentatrè 6 anni, alla data di distru- zione di Sibari. Ma si deve anche sottolinare che, oggi, il dato archeologico, fornito dalla ceramica, riconduce a una cronologia che àncora la prima frequentazione greca del sito nell'arco del cinquantennio 775-725: in un lasso di tempo, quindi, che più si armonizza con la data 'alta', anziché 'bassa', relativa alla fondazione di Sibari 7.

Dunque Miscello, prima di fondare Crotone, approda in Italia in un lasso di tempo compreso fra il 720 e il 708 Ca. Ma è davvero questo il primo viaggio occidenta- le di Miscello? Non dobbiamo infatti dimenticare che - a stare sempre ad Antioco - si accompagna con lui Archia, diretto in Sicilia per fondare Siracusa. Evento, quest'ulti- mo, che si data nell'anno 733 c'a., CIOè tredici anni prima della data 'alta' relativa alla

2 Così GIANGIULIO, Ricerche, 284, con riferimento non soio ad Antioco (FGrHist 555 F 10), ma an- che a Ippi (FGrHist 554 F 1).

Vd. n. 1 per il sincronismo con la fondazione di Crotone. Per l'ecista di Sibari, vd. W. LEs:1 iL IORN, Gri3nderderStadt, Stuttgart 1984,25 ss,

Così giàJ. 136LARD, La Magna Grecia, Torino 19632 [Paris 1957 2], 149. Ma, in margine alle due date di fondazione di Sibari, A. le conclusioni di V. MERANTE, Sulle date di fondazione di 5/bari, Crotone e Siracusa, «Klearchos» 8, 1966, 105-119,

Così R. VAN COMI'ERNOLLE, Éiude de chronologie ct d'historiographie sicilioies, Bruxdlles-Rome 1960,237 Ss.

6 Così A. MELE, Crotone e la sua storia, in AttiCon Crotone (Taranto 1983), Taranto 1984, 9-87, pars.

9n. I.

Documentazione in C. SALSISR >NE, Le aree di colonizzazione di Crotone e Locri Epizefiri nell'Vili e Vii sec. a.C., «ASAA» 59, 1981, 275-289. part. 255s. Vd. anche GtANGIUI.Io, Ricerche, 285.

10 Lorenzo Braccesi

Miscello - a stare al racconto di Antioco - sarebbe dunque venuto due volte in Italia: la prima per esplorare il sito, la seconda per fondare la colonia di Crotone. Ora, poiché la data di fondazione di quest'ultima cade nell'anno 708 ca., ne consegue che medesima è anche la data della seconda spedizione di Miscello. Ma a quando riportare la sua prima esplorazione dei lidi di Italia? Sappiamo solo che, quando egli vi giunge, Si- bari esiste già. Il che, anche storicamente, è un dato accettabile. Infatti, pure all'interno di un medesimo quadro conologico di riferimento, esiste in tutta la tradizione un innega- bile rapporto di successione temporale fra l'insediamento di Sibari e quello di Crotone2. Orbene, disponiamo di due date per la fondazione di Sibari: il 709 ca. e il 720 ca.

La prima data ci viene da Eusebio (= Girolamo, OI. XVII, 4)3. La seconda da Ps.

Scimno (357-360), che fissa la nascita della colonia achea duecentodieci anni prima della sua distruzione. La critica4 abitualmente privilegia la data del 709 ca. Ma è mai possibile che Miscello, nell'arco di cosi poco tempo, abbia organizzato ben due spedi- zioni, e con esse si sia diretto, entrambe le volte, verso le remotissime coste di Italia?

Ma è mai posssibile che il medesimo autore attribuisca a Miscello due imprese colo- niarie tanto ravvicinate fra loro? E difficile crederlo, e ciò potrebbe indurre a conclu- dere che, per Antioco, Sibari non sia stata fondata nel 709 ca., ma, appunto, assai prima: un decennio innanzi, nel 720 ca. Il che ci consentirebbe di datare il viaggio esplorativo di Miscello, cioè il suo primo viaggio, in un lasso di tempo molto più ragio- nevole: compreso fra il 720 ca. (fondazione di Sibari) e il 708 ca. (fondazione di Crotone). Si può obiettare che la data 'alta' del 720 ca. potrebbe essere arrotondata per addizione di sei generazioni, di trentacinque3 o trentatrè6 anni, alla data di distru- zione di Sibari. Ma si deve anche sottolinare che, oggi, il dato archeologico, fornito dalla ceramica, riconduce a una cronologia che àncora la prima frequentazione greca del sito nell'arco del cinquantennio 775-725: in un lasso di tempo, quindi, che più si armonizza con la data 'alta', anziché 'bassa', relativa alla fondazione di Sibari7.

Dunque Miscello, prima di fondare Crotone, approda in Italia in un lasso di tempo compreso fra il 720 e il 708 ca. Ma è davvero questo il primo viaggio occidenta- le di Miscello? Non dobbiamo infatti dimenticare che - a stare sempre ad Antioco - si accompagna con lui Archia, diretto in Sicilia per fondare Siracusa. Evento, quest'ulti- mo, che si data nell'anno 733 ca., cioè tredici anni prima della data 'alta' relativa alla

2 Così GlANC.lULU), Ricerche, 284, con riferimento non solo ad Antioco (FGrUisi 555 F 10), ma an- che a Ippi (FGrHisl 554 F 1).

5 Vd. n. 1 per il sincronismo con la fondazione di Crotone. Per l'ecista di Sibari, vd. W. Lesci II IORN, Gründer der Stadt, Stuttgart 1984, 25 ss.

A Così già J. BéRARD, lui Magna Grecia, Torino 19632 [Paris 19572], 149. Ma, in margine alle due date di fondazione di Sibari, vd. le conclusioni di V. Merante, Sulle date di fondazione di Sihari, Crotone e Siracusa, «Klcarchos» 8, 1966, 105-119.

5 Così R, VAN COMPERNOLLE, Étude de chronologie et d'historiographie siciliotes, Bruxelles-Rome I960. 237 ss.

6 Così A. Mele, Crotone e la sua storia, in AttiCon Crotone (Taranto 19H3), Taranto 1984, 9-87, part.

9 n. 1.

7 Documentazione in C. SABBIONE, Le aree di colonizzazione di Crotone e Locri Epizcfiri nell'VIII e VII sec. a.C., «ASAA» 59, 1981,275-289, part. 255 s. Vd. anche Giangiui.IO, Ricerche, 285.

(9)

CRONOLOGIA E FONDAZIONI COLONIARIE, 2 11 fondazione di Sibarit. Cosa dobbiamo allora pensare? Che la tradizione testimonia un'insuperabile contraddizione cronologica? Ovvero che Miscello, per la prima volta, e in forma non altrimenti documentata, è davvero arrivato a Crotone in questa data?

Ipotesi sì in apparenza aberrante, ma di fatto resa legittima dalla constatazione che il legame fra Miscello e Archia è presente in due tradizioni fra loro indipendenti. Non solo nella tradizione riferita da Antioco in margine alla fondazione di Crotone, ma anche in quella, divulgata presumibilmente da Eforo, relativa alla fondazione di Siracusa. Tradizione riferita sempre da Strabone (6, 2, 4. 269):

Siracusa fu fondata da Archia, che vi giunse, navigando da Corinto, all'incirca nello stesso tempo in cui furono fondate Nasso e Megara. Si racconta che Misceflo e Archia si siano recati insieme a Delfi (à.ia 3è M i&ov té pctv cíq UX(poù9 éX0Eiv Kctt tòv 'Apiav) e che il dio abbia chiesto a essi che lo interrogavano se preferissero la ricchezza o la salute.

Archia scelse la ricchezza, Miscello la salute: il dio, allora, avrebbe concesso all'uno di fon- dare Siracusa, all'altro Crotone [ ... 1. Mentre navigava verso la Sicilia, Archia lasciò a colo- nizzare l'odierna Corcira, che in passato si chiamava Scheria, Chersicrate, della stirpe degli Eraclidi, con una parte dei compagni di viaggio. Chersicrate colonizzò l'isola Il ... ]. Archia, invece, approdato al Capo Zefirio e trovativi alcuni Dori, lì giunti mentre tornavano a casa dalla Sicilia E ... ], li prese con sé e insieme a loro fondò Siracusa.

In ottica di storia arcaica è privo di qualsiasi valore documentario il contenuto della sentenza oracolare, poiché qui il responso che istituisce un'alternativa tra 'salute' crotoniate e 'ricchezza' siracusana presuppone una conoscenza delle vicende future delle due città '. Non ci interessa dunque ragionare su questo dato, ma semplicemente constatare come il nesso Archia-Miscello sia profondamente radicato nella memoria della tradizione storiografica: tanto in Antioco, che ci parla della fondazione di Crotone, quanto nell'autore cui attinge Strabone (6, 2, 4. 269) in un luogo relativo alle vicende pertinenti la ktésir di Siracusa. Autore che, con tutta probabilità, è appunto Eforo, come ripetutamente ha ribadito la critica IO Ma che, comunque, non può essere Antioco, dato che questi, riecheggiato da Tucidide (6, 3, 2), colloca - in contrasto con Strabone - la fondazione della 'sua' Siracusa in età anteriore a quella di Megara Iblea.

Ora, poiché, il nesso Archia-Miscello, e quindi il sincronismo Crotone-Siracusa, è presente in Antioco, citato da Strabone (6, 1, 12. 262) con riferimento alla fondazione di Crotone, ne consegue - se l'ipotesi di lavoro è conseguente - che il medesimo Antioco doveva essere a conoscenza di tre spedizioni coloniarie di Miscello. Le quali, da Strabone, sono contratte in due, perché la prima spedizione, quella al seguito di Archia, non può interessare il momento della fondazione achea di Crotone, bensì quello di una sua pre-fondazione in età anteriore.

Se davvero le cose stessero così, se davvero Archia e Miscello fossero stati compa- gni di avventura, ed entrambi interessati a una spedizione coloniaria nel medesimo

8 Documentazione sulla data tucididea, e quindi antiochea, della fondazione di Siracusa in VAN COMPERNOLLE, Etude, 422-425 SS.

Vd. MELE, in Crotone, 17 ss., nonché, successivamente, GIANGIVLIO, Ricerche, 134 SS.

10 Così, ancora ultimamente, D. MUSTI, Strabone e la Magna Grecia, Padova 19942,45 s., che ne collo- ca la dipendenza per parte di Strabone in seno a tradizioni «un po' variegate e contaminate».

Cronologia e fondazioni coloniarie. 2 11

fondazione di Sibari8. Cosa dobbiamo allora pensare? Che la tradizione testimonia un'insuperabile contraddizione cronologica? Ovvero che Miscello, per la prima volta, e in forma non altrimenti documentata, è davvero arrivato a Crotone in questa data?

Ipotesi sì in apparenza aberrante, ma di fatto resa legittima dalla constatazione che il legame fra Miscello e Archia è presente in due tradizioni fra loro indipendenti. Non solo nella tradizione riferita da Antioco in margine alla fondazione di Crotone, ma anche in quella, divulgata presumibilmente da Eforo, relativa alla fondazione di Siracusa. Tradizione riferita sempre da Strabene (6, 2, 4. 269):

Siracusa fu fondata da Archia, che vi giunse, navigando da Corinto, all'inarca nello stesso tempo in cui furono fondate Nasso e Megara. Si racconta che Miscello e Archia si siano recati insieme a Delfi (apa ôè MúaKeAAov xé (paaiv eiç Aetapoùç èÀ,0eiv Kai xòv 'Apxíav) e che il dio abbia chiesto a essi che lo interrogavano se preferissero la ricchezza o la salute.

Archia scelse la ricchezza, Miscello la salute: il dio, allora, avrebbe concesso all'uno di fon- dare Siracusa, all'altro Crotone [...]. Mentre navigava verso la Sicilia, Archia lasciò a colo- nizzare l'odierna Corcira, che in passato si chiamava Scheria, Chersicrate, della stirpe degli Eraclidi, con una parte dei compagni di viaggio. Chersicrate colonizzò l'isola [...]. Archia, invece, approdato al Capo Zefirio e trovativi alcuni Dori, lì giunti mentre tornavano a casa dalla Sicilia [...], li prese con sé e insieme a loro fondò Siracusa.

In ottica di storia arcaica è privo di qualsiasi valore documentario il contenuto della sentenza oracolare, poiché qui il responso che istituisce un'alternativa tra 'salute' crotoniate e 'ricchezza' siracusana presuppone una conoscenza delle vicende future delle due città 9. Non ci interessa dunque ragionare su questo dato, ma semplicemente constatare come il nesso Archia-Miscello sia profondamente radicato nella memoria della tradizione storiografica: tanto in Antioco, che ci parla della fondazione di Crotone, quanto nell'autore cui attinge Strabene (6, 2, 4. 269) in un luogo relativo alle vicende pertinenti la ktisis di Siracusa. Autore che, con tutta probabilità, è appunto Eforo, come ripetutamente ha ribadito la critica10. Ma che, comunque, non può essere Antioco, dato che questi, riecheggiato da Tucidide (6, 3,2), colloca - in contrasto con Strabene - la fondazione della 'sua' Siracusa in età anteriore a quella di Megara Iblea.

Ora, poiché, il nesso Archia-Miscello, e quindi il sincronismo Crotone-Siracusa, è presente in Antioco, citato da Strabene (6, 1, 12. 262) con riferimento alla fondazione di Crotone, ne consegue - se l'ipotesi di lavoro è conseguente - che il medesimo Antioco doveva essere a conoscenza di tre spedizioni coloniarie di Miscello. Le quali, da Strabene, sono contratte in due, perché la prima spedizione, quella al seguito di Archia, non può interessare il momento della fondazione achea di Crotone, bensì quello di una sua pre-fondazione in età anteriore.

Se davvero le cose stessero così, se davvero Archia e Miscello fossero stati compa- gni di avventura, ed entrambi interessati a una spedizione coloniaria nel medesimo

8 Documentazione sulla data tucididea, e quindi antiochea, della fondazione di Siracusa in VAN COMPERNOLLE, Étude, 422-425 ss.

9 Vd. Mele, in Crotone, 17 ss., nonché, successivamente, Giangiulio, Ricerche, 134 ss.

10 Così, ancora ultimamente, D. MuSTI, Strabone e la Magna Grecia, Padova 19942, 45 s., che ne collo- ca la dipendenza per parte di Strabone in seno a tradizioni «un po' variegate e contaminate».

(10)

12 Lo1Nzo Bitccesi

sito, allora si comprenderebbero assai meglio gli stretti legami esistenti, in ambito di memorie leggendarie, fra Crotone e Corcira. Infatti Strabone (6, 2, 4. 269), neI luogo relativo alla fondazione di Siracusa, ci informa come Archia, il suo fondatore, prima di giungere a destinazione, faccia sosta anche a Corcira:

Mentre navigava verso la Sicilia, Archia lasciò a colonizzare l'odierna Corcira, che in pas- sato si chiamava Scheria (cr»votKío~yTcc tiv vGv K&pKDpav K&01)év11v, itp6trpov 6&

aptctv), Chersicrate, della stirpe degli Eraclidi, con una parte dei compagni di viaggio.

Corcira è appunto Scheria, l'isola dei Feaci sulla quale regnava Alcinoo. Orbene, la tradizione leggendaria vuole che Crotone, l'eroe eponimo, sia stato figlio di Feace e fratel- lo di Alcinoo; vuole inoltre che Lacinio, l'altro eroe eponimo della Crotoniatide, sia nati- vo di Corcira . Il sincronismo Crotone-Siracusa è anche sincronismo Crotone-Corcira, e ciò spiega come possa sopravvivere così vistosa circolarità di memorie leggendarie tra la colonia achea di Italia e la fondazione corinzia dello lonio. Circolarità, appunto, che legit- tima la tradizione dell'incontro fra Archia e Miscello. Memorie leggendarie che, a loro volta, giustificano, rafforzata da questa tradizione, la persistenza di una loro componente euboica già qui filtrata, in età precedente, proprio da Corcira eretriese e precorinzia 12

3.

Ma abbiamo elementi, anche minimi, per affermare che le cose stanno davvero così? Per affermare che il sito di Crotone ha davvero conosciuto una sorta di pre-fon- dazione coloniaria? E, se sì, possiamo datare tale pre-fondazione nel 733 ca., cioè nell'anno stesso in cui Archia giunge a Siracusa? A entrambe le domande possiamo dare risposta affermativa. Infatti, teste Pausania (3, 3, 1), sappiamo che gli Spartani, al tempo della prima guerra messenica, inviano coloni a Crotone e Locri Epizefiri:

Morto Alcamene, ereditò il regno [di Spartal il figlio Polidoro e gli Spartani inviarono in Italia le colonie di Crotone (Kcd &itoudav TE ir 'l'rctXiav AaKr8xt96VlOt tuiv ég Kp6rmv(t tcsXcv) e di Locri presso il capo Zefirio, e sotto il regno di Polidoro la guerra detta mes- senica raggiunse il suo culmine.

Siamo nel terzo quarto del secolo VIII, negli anni compresi fra il 750 e il 72513, ed è questa, almeno per Crotone, nonostante lo scetticismo della critica 14, notizia sostan- zialmente attendibile per una somma di elementi concatenati tra loro.

Documentazione ora in A. CoI'l'oIA, ,4rchaiologhéa e propaganda, Roma 1995, 155.

12 Vd. (non in distonia) le convincenti conclusioni di COPPOLA, Archaiologhia, 158s.

3 Del sincronismo fra Polidoro e la I guerra messenica i moderni sono inclini a dubitare, ma si tratta di un dato profondamente radicato nella tradizione antica. Vd. le considerazioni di L. MOSCATI CASTEL-

NU( )VO, Pausania e l'invio di coloni spartani a Crotone e a Locri, in MGR 19, 1995, 85-100, part. 99.

Il Così D. MusTl-(M. TWJSLLI), Pausania, Guida della Grecia, Libro 111, La Laconia, Milano 1991, 172 s. Ma vd., più possibilista, I. MALKIN, Myth and Territory in the Spartan Mediterranean, Cambridge 1994, 63 s. e, favorevole alla sua valorizzazione, MOSCATI CASTELNUOVO, in MGR 19, 1995, 92 ss. (che però ne giustifica la genesi nell'ambito della propaganda spartana di V secolo).

12 Lorenzo Braccesi

sito, allora si comprenderebbero assai meglio gli stretti legami esistenti, in ambito di memorie leggendarie, fra Crotone e Corcira. Infatti Strabene (6, 2, 4. 269), nel luogo relativo alla fondazione di Siracusa, ci informa come Archia, il suo fondatore, prima di giungere a destinazione, faccia sosta anche a Corcira:

Mentre navigava verso la Sicilia, Archia lasciò a colonizzare l'odierna Corcira, che in pas- sato si chiamava Scheria ((TUVoikiotjvtcc Tf]v vûv Képtcupccv tcatarugévriv, npoxepov Ôè Ixepiav), Chersicrate, della stirpe degli Eraclidi, con una parte dei compagni di viaggio.

Corcira è appunto Scheria, l'isola dei Feaci sulla quale regnava Alcinoo. Orbene, la tradizione leggendaria vuole che Crotone, l'eroe eponimo, sia stato figlio di Feace e fratel- lo di Alcinoo; vuole inoltre che Lacinie, l'altro eroe eponimo della Crotoniatide, sia nati- vo di Corcira". Il sincronismo Crotone-Siracusa è anche sincronismo Crotone-Corcira, e ciò spiega come possa sopravvivere così vistosa circolarità di memorie leggendarie tra la colonia achea di Italia e la fondazione corinzia dello Ionio. Circolarità, appunto, che legit- tima la tradizione dell'incontro fra Archia e Miscello. Memorie leggendarie che, a loro volta, giustificano, rafforzata da questa tradizione, la persistenza di una loro componente euboica già qui filtrata, in età precedente, proprio da Corcira eretriese e precorinzia12.

3.

Ma abbiamo elementi, anche minimi, per affermare che le cose stanno davvero così? Per affermare che il sito di Crotone ha davvero conosciuto una sorta di pre-fon- dazione coloniaria? E, se sì, possiamo datare tale pre-fondazione nel 733 ca., cioè nell'anno stesso in cui Archia giunge a Siracusa? A entrambe le domande possiamo dare risposta affermativa. Infatti, teste Pausania (3,3, 1), sappiamo che gli Spartani, al tempo della prima guerra messenica, inviano coloni a Crotone e Locri Epizefiri:

Morto Alcamene, ereditò il regno [di Sparta] il figlio Polidoro e gli Spartani inviarono in Italia le colonie di Crotone (koÙ aTtoudav te èç 'IiaA-íav AooceÓcagoviot triv èç Kpóxo)va ËoxetAav) e di Locri presso il capo Zefirio, e sotto il regno di Polidoro la guerra detta mes- senica raggiunse il suo culmine.

Siamo nel terzo quarto del secolo Vili, negli anni compresi fra il 750 e il 72513, ed è questa, almeno per Crotone, nonostante lo scetticismo della critica14, notizia sostan- zialmente attendibile per una somma di elementi concatenati tra loro.

11 Documentazione ora in A. CoPPOl-A, Archaiologhia e propaganda, Roma 1995, 155.

12 Vd. (non in distonia) le convincenti conclusioni di Coppola, Archaiologhia, 158 s.

" Del sincronismo fra Polidoro e la 1 guerra messenica i moderni sono inclini a dubitare, ma si tratta di un dato profondamente radicato nella tradizione antica. Vd. le considerazioni di L. MOSCATI Castel- N UC )V( ), Pausania e l'invio di coloni spartani a Crotone e a Locri, in MGR 19, 1995,85-100, part. 99.

14 Così D. MUSTI-(M. Torelli), Pausania, Guida della Grecia, Libro III, lui Laconia, Milano 1991, 172 s. Ma vd., più possibilista, I. Malkin, Myth and Territory in the Spartan Mediterranean, Cambridge 1994, 6} s. e, favorevole alla sua valorizzazione, MOSCATI CastelnuOVO, in MGR 19, 1995, 92 ss. (che però ne giustifica la genesi nell'ambito della propaganda spartana di V secolo).

(11)

CRONOLOGIA E FONDAZIONI COLONIARIE, 2 13 In primo luogo perché la tradizione ci segnala, presso il promontorio Lacinio, la presenza di tradizioni leggendarie pertinenti Elena e Menelao, e quindi facilmente riconducibili ad ambito laconico 15.

In secondo luogo perché Strabone (6, 2, 4. 269), neI luogo relativo alla fondazione di Siracusa, ci informa come Archia, il suo fondatore, prima di giungere a destinazio- ne, non soio faccia sosta a Corcira, ma anche al Capo Zefirio, cioè in quello che sarà il futuro territorio di Locri:

Archia, invece, approdato al Capo Zefirio e trovativi alcuni Dori, lì giunti mentre tornavano a casa dalla Sicilia [ ... ], li prese con sé e insieme a loro fondò Siracusa.

I Dori con tutta probabilità sono essi pure corinzi, come ha chiarito la critica 6, Ma il dato qui non ha rilevanza. Importa invece sottolineare come, agli effetti del nostro assunto, la notizia non sia priva di incidenza documentaria poiché Pausania salda proprio Locri a Crotone come mete di destinazione per i coloni spartani. I quali, ancora una volta, sarebbero solo precolonizzatori del sito, qui giunti frammisti a genti della Locride 17

In terzo luogo perché una tradizione leggendaria vuole che lo stratega crotoniate Formione, ferito a morte nella battaglia della Sagra, sia stato miracolosamente curato a Sparta. E la Suda (sv. I)opl.Ljo)v) che ci riferisce la notizia, attingendo alla pagina di Teopompo (FGrHist 115 F392):

Su di lui [Formione] anche Teopompo nel VII (?) libro dei Philippikd. Era un crotoniate e fu ferito nella battaglia della Sagra. Essendo la sua ferita incurabile, ricevette il responso di recarsi a Sparta (pr.tòv au.PEv Fiq AaKEaI.tova aoifv).

Qui suoi guaritori sono gli stessi Dioscuri che l'avevano ferito, i quali lo rimanda- no in patria sano e salvo. La leggenda ha poi ulteriori sviluppi che trasformano Formione in uno dei tanti 'uomini prodigiosi', dei molti Wwidermiinner, che affollano il mondo greco arcaico 18 . Il dato per noi è però privo di rilevanza; mentre è da sottoli- neare come il nesso Crotone-Sparta sopravviva anche in un contesto di memorie leg- gendarie di segno diametralmente opposto: quali quelle pertinenti i fatti miracolosi della Sagra. Leggende che germinano tutte nell'ambiente di Locri, che mirano a enfa- tizzare il nesso antitetico Locri-Sparta e che, di conseguenza, sono pervase di forti umori ostili a Crotone' 9

° Così G. GIANNEI.LI , Culti e miti della Magna Grecia, Firenze 19632, 148 ss, con documentazione.

Vd. ultimamente anche MALKIN, Myth, 64. Su posizioni contrarie GIANoIuLIO, Ricerche, 183 Ss.

' Così BIIARD, La Magna Grecia, 121. Vd. in generale anche G. VALLE!- E. VILLARD, Les dates de fondation de Megara Hyhlaca ci de Syra case, «BCI-l», 72, 1952, 301-309.

7 Vd., su tutto il problema, L. BRACCESI, Cronologia e fondazioni coloniarie, 3 (Il caso di Locri), in Hesperfa, pross, pubbl.

111 Discussione del problema in M. GIANGWLIO, Locri, Sparta, Crotone e le tradizioni leggendarie in- torno alla battaglia della Sagra, «MEFRA» 95, 1983, 473-521, part. 504 ss.

IO Documentazione e discussione del problema in R. VAN COMPERNOLLE, ilfax et les Dioscures au secours des Locricns zar les riues de la Sagra (ca. 575-565 av. no/re ère), in Hommages à Marcel Renard, 2,

Cronologia e fondazioni coloniarie, 2 13

In primo luogo perché la tradizione ci segnala, presso il promontorio Lacinie, la presenza di tradizioni leggendarie pertinenti Elena e Menelao, e quindi facilmente riconducibili ad ambito laconico15.

In secondo luogo perché Strabene (6, 2, 4. 269), nel luogo relativo alla fondazione di Siracusa, ci informa come Archia, il suo fondatore, prima di giungere a destinazio- ne, non solo faccia sosta a Corcira, ma anche al Capo Zefirio, cioè in quello che sarà il futuro territorio di Locri:

Archia, invece, approdato al Capo Zefirio e trovativi alcuni Dori, lì giunti mentre tornavano a casa dalla Sicilia [...], li prese con sé e insieme a loro fondò Siracusa.

I Dori con tutta probabilità sono essi pure corinzi, come ha chiarito la critica16. Ma il dato qui non ha rilevanza. Importa invece sottolineare come, agli effetti del nostro assunto, la notizia non sia priva di incidenza documentaria poiché Pausania salda proprio Locri a Crotone come mete di destinazione per i coloni spartani. I quali, ancora una volta, sarebbero solo precolonizzatori del sito, qui giunti frammisti a genti della Locride17.

In terzo luogo perché una tradizione leggendaria vuole che Io stratega crotoniate Formione, ferito a morte nella battaglia della Sagra, sia stato miracolosamente curato a Sparta. È la Suda (.t.y, Ooppicov) che ci riferisce la notizia, attingendo alla pagina di Teopompo {FGrHist 115 F 392):

Su di lui [Formione] anche Teopompo nel VII (?) libro dei Philippika. Era un crotoniate e fu ferito nella battaglia della Sagra. Essendo la sua ferita incurabile, ricevette il responso di recarsi a Sparta (xpnapov eXaßev eiç AcoceSaigova ¿A.0eív).

Qui suoi guaritori sono gli stessi Dioscuri che l'avevano ferito, i quali lo rimanda- no in patria sano e salvo. La leggenda ha poi ulteriori sviluppi che trasformano Formione in uno dei tanti 'uomini prodigiosi', dei molti Wundermänner, che affollano il mondo greco arcaico,8. Il dato per noi è però privo di rilevanza; mentre è da sottoli- neare come il nesso Crotone-Sparta sopravviva anche in un contesto di memorie leg- gendarie di segno diametralmente opposto: quali quelle pertinenti i fatti miracolosi della Sagra. Leggende che germinano tutte nell'ambiente di Locri, che mirano a enfa- tizzare il nesso antitetico Locri-Sparta e che, di conseguenza, sono pervase di forti umori ostili a Crotone19.

" Così G. GlANNEl.Ll, Culli e miti della Magna Grecia, Firenze 1963148 ss., con documentazione.

Vd. ultimamente anche Malkin, My ih, 64. Su posizioni contrarie GlANGlULIO, Ricerche, 183 ss.

16 Così BÉRAKD, Iji Magna Grecia, 121. Vd. in generale anche G. ValleT-F. VlLLARD, Les dales de- fondation de M e gam Hyhlaea et de Syracuse, «BCH», 72, 1952, 301-309.

17 Vd., su tutto il problema, L. Braccesi, Cronologia e fondazioni coloniarie, 3 HI caso di Locri), in Hesperia, pross. pubbl.

18 Discussione del problema in M, GlANGlULIO, Locri, Sparta, Crotone e le tradizioni leggendarie in- torno alla battaglia della Sagra, «MEFRA» 95, 1983, 473-521, part. 504 ss.

^ Documentazione e discussione del problema in R. VAN COMPERNOLLE, Ajax et tes Dioscures au secours des Locriens sur les rives de la Sagra (ca. 575-565 av. notre ère), in Hommages à Marcel Renard, 2,

(12)

14 LoiNzo BRACC:ESI

In quarto luogo perché il principe spartano Dorieo si schiera al fianco dei Cro- toniati contro Sibari. Egli, infatti, nel 510 ca., nel corso della sua seconda spedizione in occidente, anziché dirigersi direttamente in Sicilia, fa sosta a Crotone, dove si lascia convincere dai suoi abitanti ad aiutarli a espugnare e distruggere la città rivale. E la pagina di Erodoto (5, 43. 44, 1) a informarci dell'avvenimento:

Allora Dorieo con la schiera che aveva condotto anche in Libia si recò in Italia. In quel tempo, a quanto narrano i Sibariti, essi e il loro re Teli erano sul punto di armare una spe- dizione contro Crotone, e i Crotoniati, spaventati, pregarono Dorieo di aiutarli, e riusciro- no a convincerlo. Allora Dorieo marciò con loro contro Sibari e con loro la conquistò

(aDaTPUTá£G0Uì te itì Th3ap1v Mptàcx scaì tnveXeTv cuiv !3aptv).

Non ci interessa né riesaminare la complessa dinamica dell'episodio né indugiare sul problema della tirannide di Teli 20 ; ma solo sottolineare il nesso esistente fra Dorieo e Crotone in uno fra i momenti più decisivi nella storia della città. Dorieo, infatti, non è un avventuriero qualsiasi, bensì il figlio e il fratello di un re di Sparta: per cui difficil- mente la sua azione può essere scissa da un deliberato programma politic021. Il quale testimonia dunque - come meglio non potremmo sperare - il persistere, anche nella successiva storia di Crotone, di un suo legame privilegiato con il mondo lacedemone.

Fin qui i dati difficilmente confutabii. Ma, oltre questi, a testimoniare sempre il nesso che corre fra Crotone e Sparta, possiamo ricordare un altro dato più vicino an- cora al nostro orizzonte cronologico. Sappiamo, infatti, da Eforo (FGrHist 70 F 216) che i Parteni, provenienti da Sparta e diretti a Taranto, prima di fondare la loro città, portano aiuto ad Achei che, probabilmente, sono da identificare negli stessi fondatori di Crotone. È nuovamente Strabone (6, 3, 3. 280) il testimone della preziosa notizia, che desume dalla pagina di Eforo (FGrHist7O F216):

Eforo racconta in questo modo la fondazione della città [...]. Essi [i Parteni] dunque parti- rono e trovarono sul posto gli Achei che stavano combattendo contro i barbari (ol

rctévte; K ce30V toa 'Aatoa ito? ovtx to; pl3itpot). Dopo avere condiviso con essi i rischi della guerra, fondarono Taranto.

Orbene, se consideriamo che la fondazione di Taranto si pone nel 706 ca. 22 , pos- siamo datare l'episodio dell'aiuto recato dai Parteni agli Achei, già stanziati in Italia, proprio due anni dopo la fondazione di Crotone. Il che giustamente ha indotto la criti- ca 23 a etichettare questi Achei come Achei/Crotoniati.

Bruxelles 1969, 733-766. Vd, pure (con molte riserve) GIANGIULIO, Ricerche, 238 ss., nonché ora (in so- stanziale sintonia con le nostre conclusioni) L. MOSCATI CASTELNUOVO, Sparta e le tradizioni ero/ornati e locresi sulla haitalia della Sagra, «QUCC» 80, 1995, 141-163.

20 Su cui ora richiama l'attenzione (nella sua tesi di dottorato di ricerca) N. LuRAGLII, Tirannidiarcai- che in Sicilia e Magna Grecia, Firenze 1994, 59 Ss.

21 Sul quale giustamente insiste G. Puc,uEsE CARRATELLI, Le vicende di Sibari e Thuri, «ASMG»

no. 13-14, 1974, 17-33 (=Scritti sul mondo antico, Napoli 1976,365-391).

22 Che è data pienamente attendibile, come mostra BÉRARn, La Magna Grecia, 166, con documentazione.

2 Così Btio.ARD, La Magna Grecia, 157 e 166. Vd. ora pure le considerazioni di W. GOrtGEBEUR, Myskellos, Aithra c/ Phalanthos: concordance C,ztre les traditions de fondation de Tarente et de Crotone?, in Studia varia Iìruxdllensia, 2, Leuven 1990, 83-99.

14 Lorenzo Braccesi

In quarto luogo perché il principe spartano Dorico si schiera al fianco dei Cro- toniati contro Sibari. Egli, infatti, nel 510 ca., nel corso della sua seconda spedizione in occidente, anziché dirigersi direttamente in Sicilia, fa sosta a Crotone, dove si lascia convincere dai suoi abitanti ad aiutarli a espugnare e distruggere la città rivale. E la pagina di Erodoto (5, 43. 44, 1) a informarci dell'avvenimento:

Allora Dorico con la schiera che aveva condotto anche in Libia si recò in Italia. In quel tempo, a quanto narrano i Sibariti, essi e il loro re Teli erano sul punto di armare una spe- dizione contro Crotone, e i Crotoniati, spaventati, pregarono Dorico di aiutarli, e riusciro- no a convincerlo. Allora Dorico marciò con loro contro Sibari e con loro la conquistò (auCTxpaxeúeaSaí xe ôf) èitì lußaptv Awptéa Kai o-uveXeiv xfiv Zußaptv).

Non ci interessa né riesaminare la complessa dinamica dell'episodio né indugiare sul problema della tirannide di Teli20; ma solo sottolineare il nesso esistente fra Dorico e Crotone in uno fra i momenti più decisivi nella storia della città. Dorico, infatti, non è un avventuriero qualsiasi, bensì il figlio e il fratello di un re di Sparta: per cui difficil- mente la sua azione può essere scissa da un deliberato programma politico21. Il quale testimonia dunque - come meglio non potremmo sperare - il persistere, anche nella successiva storia di Crotone, di un suo legame privilegiato con il mondo lacedemone.

Fin qui i dati difficilmente confutabili. Ma, oltre questi, a testimoniare sempre il nesso che corre fra Crotone e Sparta, possiamo ricordare un altro dato più vicino an- cora al nostro orizzonte cronologico. Sappiamo, infatti, da Eforo (FGrHist 70 F 216) che i Parteni, provenienti da Sparta e diretti a Taranto, prima di fondare la loro città, portano aiuto ad Achei che, probabilmente, sono da identificare negli stessi fondatori di Crotone. È nuovamente Strabene (6, 3, 3. 280) il testimone della preziosa notizia, che desume dalla pagina di Eforo (FGrHist 70 F 216):

Eforo racconta in questo modo la fondazione della città [...]. Essi [i Parteni] dunque parti- rono e trovarono sul posto gli Achei che stavano combattendo contro i barbari (ol Ôè oxa^évxeç Kccxetaxßov xoùç 'Azatoùç rcoÀegoûvxaç xoîç ßapßapou;). Dopo avere condiviso con essi i rischi della guerra, fondarono Taranto.

Orbene, se consideriamo che la fondazione di Taranto si pone nel 706 ca.22, pos- siamo datare l'episodio dell'aiuto recato dai Parteni agli Achei, già stanziati in Italia, proprio due anni dopo la fondazione di Crotone. Il che giustamente ha indotto la criti- ca23 a etichettare questi Achei come Achei/Crotoniati.

Bruxelles 1969, 733-766. Vd. pure (con molte riserve) GlANGIULIo, Ricerche, 238 ss., nonché ora (in so- stanziale sintonia con le nostre conclusioni) L. MOSCATI CaSTELNUOVO, Sparta e le tradizioni crotoniati e locresi sulla battaglia della Sagra, «QUCC» 80, 1995, 141-163.

20 Su cui ora richiama l'attenzione (nella sua tesi di dottorato di ricerca) N. LURAGHI, Tirannidi arcai- che in Sicilia e Magna Creda, Firenze 1994, 59 ss.

21 Sul quale giustamente insiste G. PUGLIESE CarraTELLI, Le vicende di Sibari e Thun, «ASMG»

n.s. 13-14, 1974, 17-33 (-Scritti sul mondo antico, Napoli 1976,365-391).

22 (die è data pienamente attendibile, come mostra BéRARD, Im Magna Creda, 166, con documentazione.

21 Così BéRARD, La Magna Creda, 157 e 166. Vd. ora pure le considerazioni di W. GoEGEBEUR, Myskellos, A il h ra et Phalanthos: concordance entre les traditions de fondation de Tarente et de Crotone?, in Studia varia fìruxellensia, 2, Leuven 1990, 83-99.

(13)

CRONOLOGIA E FONDAZIONI COLONIARIE, 2 15 Ipotesi tanto più convincente se poi consideriamo come esista nella tradizione una circolarità di motivi accessori fra le fondazioni di Taranto e di Crotone. Eforo (FGrHist 70 F216), infatti, che - scrivendo della ktisis di Taranto - ricorda l'incontro dei Parteni con gli Achei, riconducibile ad altro ambito coloniale, è il medesimo sto- riografo (FGrHist 70 F 150) che - parlando della kt/sis di Crotone localizza nell'area della città achea gli indigeni lapigi, di fatto incontrati dai Parteni solo nell'ambito ter- ritoriale del loro definitivo approdo 24:

A dire di Eforo, prima abitavano nella zona di Crotone gli lapigi (4SK0Dv ià 'Iún-o-yEg ròv

Kp&tcavct icp&tapov).

Ipotesi tanto più convincente se consideriamo ancora come esista nella tradizione la percezione che i Parteni non siano approdati solo sul suolo di Taranto. Pausania (3, 12, 5), infatti, potrebbe appunto non ignorare che i fondatori di Taranto si sono prei- minarmente fermati anche in altri siti ubicati suile coste di Italia:

E ... 1 una statua di Atena, che dicono dedicata dai coloni venuti in Italia e più precisamente a Taranto (.yaXjza, 8 Toùq èS 'ltaEv ra icaì ThpcLvtct &noiKtoUvT(xg &vaøa?vat Àéy01)m 25 .

Ma perché i Parteni avrebbero fatto sosta a Crotone prima di giungere a Taranto?

La ragione è semplice: preliminarmente essi fanno una tappa logistica in una località di Italia da sempre legata al loro stesso orizzonte culturale, dove già in età precedente sono approdati - anche se in forma episodica, o limitatamente emporica - altri coloni provenienti da Sparta. Infatti, se la si recepisce, proprio l'equivalenza Achei=Achei/

Crotoniati presuppone l'esistenza di uno stretto legame fra Sparta e Crotone: attivo, ovviamente, già da età precoloniale.

4.

Così stando le cose, è davvero difficile respingere la testimonianza di Pausania circa una pre-fondazione, o proto-frequentazione, di Crotone a opera di coloni sparta- ni. I quali - come abbiamo detto - sarebbero venuti in occidente in un arco di tempo compreso fra il 750 e il 725 Ca. Orbene, a stare a una tradizione concorde, Miscello, insieme ad Archia, sarebbe approdato a Crotone nel 733 Ca. La sostanziale risponden- za cronologica indurrebbe proprio a credere che egli, nel 733 Ca., sia stato interessato alla medesima pre-fondazione di Crotone che coinvolge i coloni spartani.

Ciò porterebbe però a concludere che Miscello sia davvero approdato tre volte in Italia. La prima volta (=733 ca.) in compagnia di Archia a capo di una spedizione colo- niaria spartana, o più probabilmente acheo-spartana, che mai ha assunto l'aspetto di stabile insediamento urbano. La seconda volta (=negli anni 720-708 ca.), a capo di una

24 Sterili, finora, i tentativi di fare quadrare il cerchio. Vd. anche i dubbi di G. NENCI, Per una defini- zione della IAI1Y1IA, «ASNP», s. 3, 8, 1978, 43-58, part. 49 n. 17. La leslimonianza è collazionata da M.

LOMBARDO, I Messapi e la Messapia nelle fonti letterarie greche e latine, Galatina 1992, nr. 30.

25 Così traduce MUSTI - (ToRELLI), Pausania, Guida della Grecia, Libro III, 75.

Cronologia e fondazioni coloniarie, 2 15

Ipotesi tanto più convincente se poi consideriamo come esista nella tradizione una circolarità di motivi accessori fra le fondazioni di Taranto e di Crotone. Eforo {FGrHist 70 F216), infatti, che - scrivendo della kttsis di Taranto - ricorda l'incontro dei Parteni con gli Achei, riconducibile ad altro ambito coloniale, è il medesimo sto- riografo (FGrHist 70 F 150) che - parlando della ktisis di Crotone - localizza nell'area della città achea gli indigeni Iapigi, di fatto incontrati dai Parteni solo nell'ambito ter- ritoriale del loro definitivo approdo24:

A dire di Eforo, prima abitavano nella zona di Crotone gli Iapigi (wkouv 6è 'làiruyei; xòv Kpóxcova jipóxepov).

Ipotesi tanto più convincente se consideriamo ancora come esista nella tradizione la percezione che i Parteni non siano approdati solo sul suolo di Taranto. Pausania (3, 12, 5), infatti, potrebbe appunto non ignorare che i fondatori di Taranto si sono preli- minarmente fermati anche in altri siti ubicati sulle coste di Italia:

[...] una statua di Atena, che dicono dedicata dai coloni venuti in Italia e più precisamente a Taranto (áyaXga, 8 xoùç èç 'IxaXíav xe Kai Tápavxa àrcoïKiaBévxaç àvaGeîvai Xéyouai)25. Ma perché i Parteni avrebbero fatto sosta a Crotone prima di giungere a Taranto?

La ragione è semplice: preliminarmente essi fanno una tappa logistica in una località di Italia da sempre legata al loro stesso orizzonte culturale, dove già in età precedente sono approdati - anche se in forma episodica, o limitatamente empórica - altri coloni provenienti da Sparta. Infatti, se la si recepisce, proprio l'equivalenza Achei = Achei/

Crotoniati presuppone l'esistenza di uno stretto legame fra Sparta e Crotone: attivo, ovviamente, già da età precoloniale.

4.

Così stando le cose, è davvero difficile respingere la testimonianza di Pausania circa una pre-fondazione, o proto-frequentazione, di Crotone a opera di coloni sparta- ni. I quali - come abbiamo detto - sarebbero venuti in occidente in un arco di tempo compreso fra il 750 e il 725 ca. Orbene, a stare a una tradizione concorde, Miscello, insieme ad Archia, sarebbe approdato a Crotone nel 733 ca. La sostanziale risponden- za cronologica indurrebbe proprio a credere che egli, nel 733 ca., sia stato interessato alla medesima pre-fondazione di Crotone che coinvolge i coloni spartani.

Ciò porterebbe però a concludere che Miscello sia davvero approdato tre volte in Italia. La prima volta (=733 ca.) in compagnia di Archia a capo di una spedizione colo- niaria spartana, o più probabilmente acheo-spartana, che mai ha assunto l'aspetto di stabile insediamento urbano. La seconda volta (=negli anni 720-708 ca.), a capo di una

24 Sterili, finora, i tentativi di fare quadrare il cerchio. Vd. anche i dubbi di G. Nenci, Per una defini- zione della lAílYFIA, «ASNP», s. 3, 8, 1978, 43-58, part. 49 n. 17. La testimonianza è collazionata da M.

LOMBARDO, I Messapi e la M essa pia nelle fonti letterarie greche e latine, Galatina 1992, nr. 30.

25 Così traduce MUSTI- (TORELLI), Pausania, Guida della Grecia, Libro III, 75.

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16 Lo1Nzo B1ccEs1

spedizione coloniaria achea, speranzoso di insediarsi nella Sibaritide. La terza volta (=708 ca.), a capo della medesima, o di analoga, spedizione, rassegnatosi a fondare la Crotone achea. L'intervallo fra il primo e l'ultimo viaggio, di venticinque anni, è sì grande, ma non a tal punto da precludere a uno stesso protagonista la possibilità di parteciparvi. Tanto più che Miscello, fra i due approdi a Crotone, per tenersi in allena- mento, sarebbe venuto un'altra volta ancora sui lidi di Italia. In quell'occasione egli constata che Sibari è già stata fondata; ciononostante - e pur sapendo di disattendere il volere di Apollo - tenta ugualmente di insediarsi nella stessa contrada. Perché mai?

Per la ragione, appunto, che non vuole proprio fondare una colonia nel territorio di Crotone. Ma perché? Il motivo è semplice: egli, già una volta, molti anni prima, ac- compagnato da Archia, unitosi con coloni spartani, ha fallito in una spedizione inte- ressata proprio a una Ietésis nel sito di Crotone.

È questa senz'altro la soluzione più economica del problema: quella, dunque, che presuppone per Crotone il medesimo ecista Miscello tanto al tempo della sua ipotetica pre-fondazione spartana (=733 ca.) quanto al tempo della sua reale fondazione achea (=708 ca.). Certo non pochi sono i venticinque anni che intercorrono fra i due eventi.

Ma, a chi obietti in questo senso, possiamo rispondere che, non a caso, la tradizione dipinge Miscello come uomo «dal dorso corto»: cioè gobbo, e quindi vecchio 26. E comunque, a nostro avviso, preferibile l'ipotesi di un Miscello che, dopo venticinque anni, torni nel medesimo sito a quella di un Miscello che si sdoppi in due personaggi omonimi: entrambi, oltretutto, fondatori di una colonia in identica contrada.

Quanto abbiamo detto riguarda, ovviamente, l'ambito di indagine sulla tradizione storiografica. Altra cosa è determinare la datazione assoluta della fondazione di Crotone, ovvero della più arcaica frequentazione del sito in età precoloniale. Il quadro che abbiamo ricostruito induce però all'accettazione e alla valorizzazione di cronolo- gie assai 'alte': tanto per la fondazione di Sibari quanto per una proto-frequentazione spartana, o acheo-spartana, del sito di Crotone. Orbene, la documentazione offertaci dalla ceramica porta a «collocare i due insediamenti entro uno stesso quadro cronolo- gic0» 27 , che è da individuare in «un momento posto tra il terzo ed il secondo quarto del secolo» 28: cioè, grosso modo, nell'arco del cinquantennio 775-725 ca. Non dobbia- mo, certo, pretendere coincidenze precise tra differenti evidenze documentarie, né chiedere mai conferme assolute al dato di scavo; ma è innegabile che oggi il quadro archeologico pare suffragare in pieno le nostre congetture.

5.

Si potrà obiettare che la ripetitività delle navigazioni di Miscello alla volta del- l'Italia rende scarsamente credibile la loro storicità. Ma egli è un navigatore espertissi-

26 La tradizione, anche aneddotica, su Miscello, è ora riesaminata da LEsCI-11-1ORN, Grunder, 27 Ss.

Per una differente spiegazione della deformità di Miscello, vd. GIANGIuuO, Deforinitd eroiche e tradizioni difondazione: Batto Miscello e l'oracolo de/fico, «ASNP» 11, 1981, 1-24.

27 Così GTANGLULTO, Ricerche, 284.

28 Così sempre GJAN;IuLIo. Ricerche, 285.

16 Lorenzo Braccesi

spedizione coloniaria achea, speranzoso di insediarsi nella Sibaritide. La terza volta (=708 ca.), a capo della medesima, o di analoga, spedizione, rassegnatosi a fondare la Crotone achea. L'intervallo fra il primo e l'ultimo viaggio, di venticinque anni, è sì grande, ma non a tal punto da precludere a uno stesso protagonista la possibilità di parteciparvi. Tanto più che Miscello, fra i due approdi a Crotone, per tenersi in allena- mento, sarebbe venuto un'altra volta ancora sui lidi di Italia. In quell'occasione egli constata che Sibari è già stata fondata; ciononostante - e pur sapendo di disattendere il volere di Apollo - tenta ugualmente di insediarsi nella stessa contrada. Perché mai?

Per la ragione, appunto, che non vuole proprio fondare una colonia nel territorio di Crotone. Ma perché? Il motivo è semplice: egli, già una volta, molti anni prima, ac- compagnato da Archia, unitosi con coloni spartani, ha fallito in una spedizione inte- ressata proprio a una ktisis nel sito di Crotone.

È questa senz'altro la soluzione più economica del problema: quella, dunque, che presuppone per Crotone il medesimo ecista Miscello tanto al tempo della sua ipotetica pre-fondazione spartana (=733 ca.) quanto al tempo della sua reale fondazione achea (=708 ca.). Certo non pochi sono i venticinque anni che intercorrono fra i due eventi.

Ma, a chi obietti in questo senso, possiamo rispondere che, non a caso, la tradizione dipinge Miscello come uomo «dal dorso corto»: cioè gobbo, e quindi vecchio26. E comunque, a nostro avviso, preferibile l'ipotesi di un Miscello che, dopo venticinque anni, torni nel medesimo sito a quella di un Miscello che si sdoppi in due personaggi omonimi: entrambi, oltretutto, fondatori di una colonia in identica contrada.

Quanto abbiamo detto riguarda, ovviamente, l'ambito di indagine sulla tradizione storiografica. Altra cosa è determinare la datazione assoluta della fondazione di Crotone, ovvero della più arcaica frequentazione del sito in età precoloniale. Il quadro che abbiamo ricostruito induce però all'accettazione e alla valorizzazione di cronolo- gie assai 'alte': tanto per la fondazione di Sibari quanto per una proto-frequentazione spartana, o acheo-spartana, del sito di Crotone. Orbene, la documentazione offertaci dalla ceramica porta a «collocare i due insediamenti entro uno stesso quadro cronolo- gico»27, che è da individuare in «un momento posto tra il terzo ed il secondo quarto del secolo»28: cioè, grosso modo, nell'arco del cinquantennio 775-725 ca. Non dobbia- mo, certo, pretendere coincidenze precise tra differenti evidenze documentarie, né chiedere mai conferme assolute al dato di scavo; ma è innegabile che oggi il quadro archeologico pare suffragare in pieno le nostre congetture.

5.

Si potrà obiettare che la ripetitività delle navigazioni di Miscello alla volta del- l'Italia rende scarsamente credibile la loro storicità. Ma egli è un navigatore espertissi-

26 La tradizione, anche aneddotica, su Miscello, è ora riesaminata da LESCHHORN, Gründer, 27 ss.

Per una differente spiegazione della deformità di Miscello, vd. GlANGIULIO, Deformità eroiche e tradizioni di fondazione: Batto Miscello e l'oracolo delfico, «KSNV» 11, 1981, 1-24.

27 Così GlANGIULIO, Ricerche, 284.

28 Così sempre GlANGIULIO, Ricerche, 285.

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CRONOLOGIA E FONDAZIONI COLONIARIE, 2 17 mo, è un esploratore del lontano occidente, è uno fra i pochissimi che conoscono la rotta verso l'Italia. Non ci deve quindi stupire che l'oracolo delfico lo destini a guidare più di una spedizione coloniaria: allestita, secondo l'occorrenza, sia da propri compae- sani sia da connazionali di altra stirpe.

Si potrà objettare che il latente contrasto politico esistente fra Achei e Spartani rende scarsamente credibile l'accoppiata fra Miscello e i coloni lacedemoni. Ma sarà bene ricordare che la contrapposizione di Spartani ad Achei o ad Argivi 29 si origina solo dopo la conclusione della I guerra messenica. Quando proprio la conquista della Messenia risveglia gli altri stati del Peloponneso, di stirpe predorica, dal loro atteggia- mento passivo nei confronti di Sparta 30 . E questa, dunque, una contrapposizione an- cora estranea alla storia coloniaria di VIII secolo, e quindi, per essa, priva di incidenza.

Si potrà, infine, obiettare che la propaganda di marca siracusana, per nazionali- smo, potrebbe avere proiettato la figura di Archia sul circuito di due distinte tradizio- ni storiografiche. Tanto nella tradizione elaborata da Antioco quanto in quella, di segno opposto, recepita da Strabone con ogni probabilità attraverso Eforo: la prima interessata alla kUsis di Crotone, la seconda a quella di Siracusa. L'obiezione è di fatto poco credibile, e tale, per giunta, da incrinare consolidati credi metodologici. Ma, non volendo ignorarla, ci pare doveroso, e comunque prudente, concludere l'indagine invocando il beneficio del dubbio.

29 11 padre di Miscello è Argolicus per Ovidio (mcl. 15, 19); ma il termine è usato genericamente per designare la sua origine greca. Così pure GIANGIuLI0, Ricerche, 166 n. 17 (il quale però cade in contraddi.

zione con quanto in precedenza asserilo a 74 n. 92).

° Così L. MORETTI, Ricerche sulle leghe greche, Roma 1962, 11.

Cronologia e fondazioni coloniarie, 2 17

mo, è un esploratore del lontano occidente, è uno fra i pochissimi che conoscono la rotta verso l'Italia. Non ci deve quindi stupire che l'oracolo delfico lo destini a guidare più di una spedizione coloniaria: allestita, secondo l'occorrenza, sia da propri compae- sani sia da connazionali di altra stirpe.

Si potrà obiettare che il latente contrasto politico esistente fra Achei e Spartani rende scarsamente credibile l'accoppiata fra Miscello e i coloni lacedemoni. Ma sarà bene ricordare che la contrapposizione di Spartani ad Achei o ad Argivi29 si origina solo dopo la conclusione della I guerra messenica. Quando proprio la conquista della Messenia risveglia gli altri stati del Peloponneso, di stirpe predorica, dal loro atteggia- mento passivo nei confronti di Sparta30. È questa, dunque, una contrapposizione an- cora estranea alla storia coloniaria di Vili secolo, e quindi, per essa, priva di incidenza.

Si potrà, infine, obiettare che la propaganda di marca siracusana, per nazionali- smo, potrebbe avere proiettato la figura di Archia sul circuito di due distinte tradizio- ni storiografiche. Tanto nella tradizione elaborata da Antioco quanto in quella, di segno opposto, recepita da Strabone con ogni probabilità attraverso Eforo: la prima interessata alla ktisis di Crotone, la seconda a quella di Siracusa. L'obiezione è di fatto poco credibile, e tale, per giunta, da incrinare consolidati credi metodologici. Ma, non volendo ignorarla, ci pare doveroso, e comunque prudente, concludere l'indagine invocando il beneficio del dubbio.

29 II padre di Miscello è Argolicus per Ovidio (met. 15, 19); ma il termine è usato genericamente per designare la sua origine greca. Così pure GlANGIULIO, Ricerche, 166 n. 17 (il quale però cade in contraddi- zione con quanto in precedenza asserito a 74 n. 92).

>0 Così L. MORETTI, Ricerche sulle leghe greche, Roma 1962, 11.

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GIUSEPPE MAFODDA

TIRANNI ED INDIGENI DI SICILIA IN ETÀ ARCAICA TRA SCHIAVITÙ, GUERRA E MERCENARIATO

La tradizione storiografica sui rapporti tra Greci ed Indigeni in Sicilia 1 al tempo delle prime ktt'seis (VIII-VII secolo) rivela, nella frammentarietà dell'informazione che la caratterizza, una diffusa degenerazione ditali rapporti in aperta ostilità, di contro alle rare testimonianze di pacifiche relazioni quali risultano documentate tra gli dpoikoi megaresi ed il re siculo Iblone al tempo dell'acquisizione del sito interessato alla fondazione di Megara Iblea 2.

Nella kt(sis di Siracusa infatti, all'espulsione dei Siculi abitanti l'isoletta di Ortigia da parte degli dpoikoi corinzii 3, guidati da Archia, era seguito con lo sviluppo del- l'impianto urbano l'asservimento degli indigeni ivi residenti 4 , antenati di quei 3oSXot (i KuXXipto), che Erodoto 5 ricorda tra i protagonisti degli avvenimenti che sconvol- sero la p6lis dopo la sconfitta subita ad opera del tiranno di Gela, Ippocrate, e che portarono nel 485 all'affermazione della monarchia di Gelone 6.

I rapporti conflittuali tra gli dpoikoi rodio-cretesi di Gela ed i Sicani, ai quali fa

Considerazioni sulla complessità dci rapporti tra Greci cd Indigeni di Sicilia e Magna Grecia in età coloniale, non riconducibili ad un unico e generalizzato modello interpretativo, in D. MusTi, Storia e storio- grafia della Sicilia greca. Ricerche 1980-1984, in Atti Vi Congresso internazionale di studi sulla Sicilia antica,

«Kokalos» 30-3 1, 1984-1985, 1,331-334, Sul problema vd. anche F. C0RDANO,Jl ntiche fondazioni greche, Palermo 1986, 31 Ss.; S. N. CoNSOLO LANGI-IER, Siracusa e la Sicilia greca tra età arcaica ed alto ellenismo, Messina 1996, 200 ss.

2 Thuc. 6,4, 1-2.

'Thuc. 6,3,2.

Vd. T.J. DUNBABIN, The Western Greeks, Oxford 1948, 111; G. VALLET, La ciié ci son terriioire dans les colonica grecques d'Occident, in AttiCon La citttì e il suo territorio (Taranto 1967), Napoli 1968, 111.

Sostanzialmente differenti, improntati ad una pacifica contiguità, è da ritenersi siano stati i rapporti tra Camarina, fondata da Siracusa sulla costa meridionale della Sicilia agli inizi del VI secolo (Thuc. 6, 5, 3), cd i Siculi del massiccio degli Iblei, alleati dell'apoik/a siracusana nella guerra contro la madrepatria, che scop- piò verso la metà dcl Vi secolo (Thuc. loc. cit.; Philist. FGrHist 556 F5). Vd. anche VALLET, in AttiCon La citid e il suo territorio, 115 5.; CONSoLO LANGHEIt, Siracusa e la Sicilia greca, 251.

Flerod. 7, 155,2.

Su tali avvenimenti CONSOLO LANGIIER, Siracusa e la Sicilia greca, 220 Ss.; G. MAFODDA, La mo- narchia di Gelone tra pragmatis!no, ideologia e propaganda, Messina 1996, 67 s., con precedente bibliografia.

Giuseppe Mafodda

TIRANNI ED INDIGENI DI SICILIA IN ETÀ ARCAICA TRA SCHIAVITÙ, GUERRA E MERCENARIATO

La tradizione storiografica sui rapporti tra Greci ed Indigeni in Sicilia1 al tempo delle prime kttseis (VIII-VII secolo) rivela, nella frammentarietà dell'informazione che la caratterizza, una diffusa degenerazione di tali rapporti in aperta ostilità, di contro alle rare testimonianze di pacifiche relazioni quali risultano documentate tra gli ápoikoi megaresi ed il re siculo Iblone al tempo dell'acquisizione del sito interessato alla fondazione di Megara Iblea2.

Nella ktisis di Siracusa infatti, all'espulsione dei Siculi abitanti l'isoletta di Ortigia da parte degli ápoikoi corinzii5, guidati da Archia, era seguito con lo sviluppo del- l'impianto urbano l'asservimento degli indigeni ivi residenti4, antenati di quei SotjA-oi (i KuAAúpioi), che Erodoto5 ricorda tra i protagonisti degli avvenimenti che sconvol- sero la pòlis dopo la sconfitta subita ad opera del tiranno di Gela, Ippocrate, e che portarono nel 485 all'affermazione della monarchia di Gelone6.

I rapporti conflittuali tra gli ápoikoi rodio-cretesi di Gela ed i Sicani, ai quali fa

1 Considerazioni sulla complessità dei rapporti tra Greci ed Indigeni di Sicilia e Magna Grecia in età coloniale, non riconducibili ad un unico e generalizzato modello interpretativo, in D. MOSTI, Storia e storio- grafia della Sicilia greca. Ricerche 1980-1984, in Atti VI Congresso internazionale di studi sulla Sicilia antica,

«Kokalos» 30-31, 1984-1985, 1, 331-334. Sul problema vd. anche F. CORDANO, Antiche fondazioni greche, Palermo 1986, 31 ss.; S. N. CONSOLO LANGHER, Siracusa e la Sicilia greca tra età arcaica ed alto ellenismo, Messina 1996, 200 ss.

2 Thuc. 6, 4, 1-2.

1 Thuc. 6, 3, 2.

A Vd. T.J. Dunbabin, The Western Greeks, Oxford 1948, 111; G. VallET, La cite et son territoire dans les colonies grecques d'Occident, in AttiCon La città e il suo territorio ('Taranto 1967), Napoli 1968, 111, Sostanzialmente differenti, improntati ad una pacifica contiguità, è da ritenersi siano stati i rapporti tra Camarina, fondata da Siracusa sulla costa meridionale della Sicilia agli inizi del VI secolo (Thuc. 6, 5. 3). ed i Siculi del massiccio degli Iblei, alleati déi'apoikia siracusana nella guerra contro la madrepatria, che scop- piò verso la metà del VI secolo (Thuc. loc. cit.-, Philist. FGrHist 556 F 5). Vd. anche Vai.LET, in AttiCon La città e il suo territorio, 115s.; CONSOLO LANG! lEK, Siracusa e la Sicilia greca, 251.

1 Herod.7, 155,2.

6 Su tali avvenimenti CONSOLO LANGHER, Siracusa e la Sicilia greca, 220 ss.; G. MAFODDA, Im mo- narchia di Gelone tra pragmatismo, ideologia e propaganda, Messina 1996, 67 s., con precedente bibliografia.

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