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LA SPERANZA. 3. Tommaso d Aquino

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LA SPERANZA 3. Tommaso d’Aquino

3.1. La speranza-passione e la speranza-virtù

Tommaso d’Aquino (1224-1274) lesse sistematicamente una dozzina opere di Aristotele nell’ultimo periodo della sua vita. Oltre a lasciarci commenti a dodici delle opere dello Stagirita , il pensatore medievale sviluppò una visione filosofica diversa 1 da quella presente nelle sue opere precedenti . Nella celebre Summa theologiae, 2 composta contemporaneamente al Commento all’Etica Nicomachea, i riferimenti alle opere aristoteliche è frequente, in modo particolare nel trattato De homine, della Prima Parte della Seconda Parte , nelle sue centoquatordici quaestiones. 3

In quel trattato sull’essere umano, la speranza compare come una delle passioni fondamentali, argomento chiave per spiegare l’agire umano . La comprensione di ciò 4 che oggi chiamiamo emozioni è capitale per capire le connessioni che vi sono fra gli stimoli che riceviamo, l’impatto che causano in noi, e la gamma di risposte che possiamo darne. C’è un’altra trattazione della speranza all’interno della Summa, ma in un contesto assai diverso, che è quello delle cosiddette virtù teologali . In quei 5 passaggi non si studia più il motore interno della persona di fronte alle sfide che comportano sforzo, cioè la speranza-passione, bensì l’eccellenza del carattere che si

Testo in elaborazione, A. Palumbo – J. A. Mercado, 2020.

Sulla cronologia delle opere, si veda Weisheipl, James A., Tommaso d'Aquino: vita,

1

pensiero, opere, Jaca Book, Milano 1988, pp. 372-378.

È questa un’idea molto presente in due opere di Giuseppe Abbà, Lex et virtus: studi

2

sull'evoluzione della dottrina morale di san Tommaso d'Aquino, LAS, Roma 1983, e Felicità, vita buona e virtù. Saggio di filosofia morale, LAS, Roma 19952.

Più nota come Prima secundae, qui abbreviata nel modo classico I-II. La Summa è

3

divisa in tre Partes e un Supplementum. Le Parti si suddividono in quaestiones, e queste a loro volta in articoli che raccolgono obiezioni, risposte alle obiezioni, e un corpo che conclude ogni singola discussione.

La I-II è divisa in otto grandi argomenti, fra cui il terzo corrisponde alle passioni, che

4

seguono il discorso sul fine ultimo della persona e gli atti umani. Precede il capitolo sulle virtù.

II-II, qq. 17-18. C’è un’altra opera del Tommaso maturo, cioè le cinque Quaestiones de

5

virtutibus, di cui la quarta corrisponde alla speranza. Nell’articolo 1 del Proemio di quella questione, l’Aquinate ribadisce la distinzione fra la speranza-passione e la speranza virtù.

Per giungere alla conclusione fa un riassunto del luogo e delle caratteristiche della passione della speranza. Cfr. Weisheipl, James A., Tommaso d'Aquino, cit., p. 364 e l’Introduzione di Vaccarezza, Maria Silvia, Tommaso. Le virtù. Quaestiones de virtutibus, I e 5, Bompiani, Milano 2014, pp. 7-14. L’argomento ricompare nell’incompiuto trattato De spe, del Compendio di teologia per il fratello Reginaldo: cfr. Weisheipl, J., cit., pp. 383-384.

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forgia grazie alla certezza di raggiungere il bene assoluto – la contemplazione eterna di Dio – e possederlo per l’eternità. Il carattere teologale di questa virtù implica che il principio fondante della disposizione interiore dipende da Dio stesso. Le dimensioni e la portata esistenziale di questo elemento della dottrina teologica cristiana ha fatto sì che la speranza-passione sia spesso ignorata, e che per parlarne direttamente sia indispensabile dare rilievo a questa netta distinzione. Ai fini di questo scritto la divisione è basilare, perché ci occupiamo quasi interamente della passione umana della speranza, cioè della speranza come fenomeno antropologico . 6

3.2. La speranza fra le passioni fondamentali

Dato il carattere sistematico dell’antropologia filosofica dell’Aquinate, vale la pena abbozzare il quadro generale delle emozioni della sua proposta . Per l’Autore 7 medievale, le passioni sono dei sentimenti –o affezioni– con i quali devono fare i conti le nostre capacità di decisione e di azione. Infatti, le virtù, in quanto disposizioni stabili, ordinano il nostro agire e in questo compito non possono fare a meno della situazione interna del soggetto, che esperisce certe alterazioni dell’animo come il godimento, l’ira, l’amore, il dolore o l’odio. È emerso più volte come nella proposta aristotelica queste mozioni interiori si spiegano nel contesto della ricerca del bene: l’essere umano si mette in moto o intraprende perché vuole raggiungere qualcosa di percepito come conveniente per lei o per lui, qui e ora, o come un mezzo per raggiungere un fine più lontano. Le passioni gli indicano “come sta” o “come si sente” di fronte ai beni o ai pericoli. Tommaso d’Aquino riprende l’argomento e la metodologia sui passi dello Stagirita, in cui tutta la dinamica tendenziale umana è basata sul potere stimolante del bene e, secondariamente, sulla ripugnanza verso le diverse fonti di dolore, presenti o previste.

Anche per quanto riguarda gli aspetti fisiologici delle passioni, cioè le diverse manifestazioni fisiche alle sollecitazioni dei beni o delle minacce, Tommaso sfrutta la strada battuta dai Greci. Queste alterazioni vanno accompagnate da cambiamenti fisiologici (oggi diremmo risposte periferiche regolate dal sistema nervoso autonomo, reazioni ormonali ed elettrocorticali) e comportamenti espressivi (postura e movimenti del corpo, emissioni vocali) . Le passioni o emozioni sono quindi 8 situazioni transeunti che dipendono in origine da uno stimolo esteriore il cui effetto Fra gli studiosi che spiegano chiaramente queste due “speranze” si trova Josef Pieper,

6

il quale comunque si occupa più della virtù teologale della speranza. Merito di Pieper è confrontarsi con gli aspetti sociali della speranza cristiana e le proposte del pensiero laico del Novecento, soprattutto quella di E. Bloch. Cfr. Pieper, J. Sulla speranza, Morcelliana, Brescia 1953 (orig. Über die Hoffnung, J. Hegner, Lipsia 1935).

Questo paragrafo ripropone le idee contenute in Mercado, Juan A., Emotion

7

Management. Happiness and Virtue for Modern Readers, ebook, StreetLib 2019 (it. Il management delle emozioni. Felicità e virtù fra antico e moderno, ebook, StreetLib 2017).

STh, I-II sono frequenti le osservazioni sulle alterazioni corporee riguardanti le

8

passioni. Cfr. qq. 31, 33, 38, 44, 48, 50, etc.

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successivo può essere più o meno duraturo, e normalmente costituisce una spinta per affrontare o evitare determinate situazioni. La stragrande maggioranza di questi moti affettivi è comune agli esseri umani e agli animali, e Tommaso d’Aquino sta molto attento a rilevare sia i parallelismi che le divergenze di questi fenomeni organici negli umani e negli altri animali.

Per quanto riguarda il mettersi in movimento, cioè le manifestazioni delle nostre tendenze elementari, i Classici si riferivano agli appetiti sensitivi, per i quali la percezione di qualcosa di piacevole muove a ottenere certi oggetti, e la prospettiva di un dispiacere muove a evitarne di altri . In latino venne coniato il termine appetitus 9 irascibilis per spiegare la potenza interna che ci consente di avviarci per raggiungere i beni che richiedono fatica e sforzo, descritti prima con il nome di beni ardui. È anche evidente che abbiamo una tendenza verso scopi la cui ricerca è segnata dal loro carattere dilettevole. Per questa tendenza che è più elementare ancora di quella irascibile, coniarono il termine appetitus concupiscibilis. Come si è visto brevemente, nei testi di Etica Nicomachea e nel commento medievale, Aristotele assegna un ruolo fondamentale al coraggio o fortezza come disposizione profonda per moderare l’aggressività e le aspettative, e quindi in collegamento stretto con la speranza. Anche se il quadrante superiore destro della Figura 1 è meno rilevante per la speranza, vale la pena menzionare che la modulazione delle tendenze dell’appetito concupiscibile è particolarmente importante la moderazione o temperanza.

Cfr. STh I-II, q. 22.

9

Passioni fondamentali

irascibile concupiscibile bene arduo

male arduo

bene dilett.

male

Presente Assente Assente Presente

speranza

disperazione

ira

tristezza godimento desiderio

amore

timore audacia

odio

avversione

Figura 1. Passioni fondamentali

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In questa “mappa” delle tendenze congenite, ciò che ci interessa sottolineare sono le relazioni fra i beni ardui, il loro l’impatto su di noi e le proiezioni che ne facciamo grazie alla fantasia, che poggia sull’esperienza. Quindi, si tratta di capire i rapporti fra le diverse estimazioni per cui un obiettivo “ci mette in movimento”. Di nuovo sulla scia della psicologia aristotelica, san Tommaso conferma la capacità valutativa della conoscenza sensibile, condivisa dai bruti, che misurano per esempio le condizioni in cui si presenta loro una preda, come la distanza cui si trova, o le sue dimensioni, o se si trova in compagnia. Una prima valutazione positiva della

“proposta” è emotiva, e come esseri umani possiamo sentirci in grado di raggiungere un obiettivo, ce la sentiamo di poter ottenere qualcosa di buono (una relazione, una situazione nuova, un oggetto del nostro desiderio).

È chiaro che questi beni o situazioni positive richiedono sforzo, cioè appartengono ai summenzionati beni ardui. La speranza è fondamentale per stimolarci alla ricerca di qualcosa, malgrado lo sforzo che prevedibilmente bisognerà effondervi e gli eventuali pericoli che si potrebbero presentare.

Osservare l’insorgere della speranza può aiutare a capire l’importanza dei sentimenti nei confronti delle cose buone che conosciamo: quando l’oggetto del desiderio è considerato alla nostra portata proviamo una passione positiva, una sorta di carica, che ci sprona ad agire.

Sorge quindi la domanda su come la speranza “sensibile” possa essere regolata dalla ragione. Basta pensare alle sollecitazioni di tanti beni raggiungibili per capire che i conflitti fra di essi sono frequenti, e che bisogna stabilire un ordine per gestirli.

Ci sarà occasione di tornare su questi intrecci delle nostre capacità e sul peso della ragione e la responsabilità nel promuovere la loro crescita.

Per san Tommaso, è necessario che la ragione determini un ordine e armonizzi gli stimoli della speranza. La messa in atto dei piani dipenderà dalle virtù che ci rendono capaci di conoscere e valutare la situazione, il come fare, e quelle che ci rendono capaci di intraprendere. Il ruolo di due disposizioni virtuose è capitale in questa modulazione degli stimoli, cioè l’umiltà per riconoscere la nostra posizione, e la magnanimità, per spendere tutte le energie che saranno richieste nell’impresa . 10

La disperazione invece nasce quando il bene viene percepito come irraggiungibile.

Nella figura 1 è uno schema più ampio delle diverse correlazioni fra il bene, il male, e la situazione interna del soggetto quando prevede la loro presenza o assenza.

La speranza, pur essendo qualcosa di molto elementare, suppone uno sviluppo significativo della nostra conoscenza e delle nostre tendenze verso l’azione. Alla base di essa si trova una tendenza generale che chiameremo, sempre con i classici, amore.

Questa distinzione ci servirà anche per assegnare un posto fra le passioni alla soddisfazione nel raggiungere un bene e al dolore come perdita o irraggiungibilità di un altro (ad es. tristezza). L’odio invece sta alla base delle avversioni, ma dipende Queste qualità umane si trovano ad un altro livello, cioè quello delle virtù o

10

eccellenze del carattere. Non saranno trattate direttamente, ma compariranno più volte in questo studio.

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comunque dall’amore perché consiste nel percepire qualcosa come ripugnante a ciò che si ama. Vedi le indicazioni più vicine all’appetito concupiscibile, nella Figura 1.

Dall’amore sorge il desiderio e, se questo viene appagato, si prova godimento (gioia, soddisfazione, gaudio). Nella stessa Figura 1 si evince come questo dipenda dalla prospettiva di avere un bene o dal suo possesso presente, o dalla unione con esso. La speranza può produrre gaudio facendo presente un bene come possibile, e anche la memoria lo può provocare con il ricordo.

Nella parte inferiore della Figura 1 si possono vedere gli effetti del male sull’animo. Quando il male è presente produce tristezza, cioè una forma di dolore, che a sua volta si può declinare come misericordia, invidia, ansietà o accidia, a seconda della nostra relazione con il male e con chi lo subisce. La prima è dolersi del male altrui, è una sofferta partecipazione al male dell’altro. L’invidia è provare dolore per il bene altrui. L’ansietà è l’affannosa incertezza o apprensione provocata da un male possibile. L’accidia è una sorta di tristezza diffusa e permanente che porta a trascurare le normali attività.

Sempre nella zona inferiore della Figura 1 si trovano il timore e l’audacia. Il primo muove a fuggire un male futuro, mentre l’audacia è il suo contrario, perché spinge ad affrontare quel male, alimentata dalla speranza di conseguire un bene.

L’ira proviene dal dolore subito e dalla speranza di rivincita o compenso. È molto importante la proporzione dell’ira e per questo è indispensabile l’intervento della ragione per moderarla.

3.3. Caratteristiche della speranza

Dopo questa visione panoramica sulle passioni fondamentali, conviene concentrarsi sulla spiegazione tommasiana che prende direttamente in 11 considerazione la speranza.

La questione 40 della I-II è divisa in otto articoli. Per cominciare, San Tommaso distingue la speranza dal mero desiderio, e così enuncia con chiarezza gli elementi che erano già presenti nei testi aristotelici, definendo l’oggetto della speranza. In questo modo, la distingue anche dalle altre passioni “sorelle”: l’oggetto della speranza, dunque, è percepito come un bene da parte del soggetto; un bene che sia futuro, perché se è presente proviamo godimento (gaudium) e che sia arduo, così differisce dal mero desiderio, che vuole il bene futuro in genere e in qualche modo si trova alla base della speranza.

L’Aquinate si pone la domanda se ci sia speranza nei bruti, e ne fornisce una risposta “per salvare le apparenze”, cioè interpretando il comportamento esterno delle bestie, perché “nell'operare degli animali si notano dei procedimenti analoghi a quelli della tecnica umana” (q. 40, a 3, corpo): se il lupo vede una lepre, o l’avvoltoio un uccello, troppo distante, non si muove verso la preda, quasi disperando dei poterlo

Prediligiamo il termine “tommasiana” per fare riferimento diretto alle opere di San

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Tommaso, anziché il termine più scolastico “tomista”.

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raggiungere; si mette in moto invece se è vicina, quasi nella speranza di raggiungerla (q. 40, a 3, corpo).

Il rapporto fra l’elemento conoscitivo e valutativo sulla raggiungibilità del bene desiderato e lo stato d’animo è rilevante, perché quando l’oggetto si considera troppo lontano o troppo arduo sorge lo scoraggiamento o disperazione. Nel corpo dell’articolo quarto, Tommaso assimila questa situazione alla ripulsa, perché fa perdere l’attrattiva del bene, e chiama in causa di nuovo Aristotele, il quale afferma che “quando ci si imbatte in qualcosa di impossibile, si rinuncia” (EN 3, 1112 b 24-25).

Nel quinto articolo si discutono i rapporti fra l’esperienza e la speranza, e in esso l’Aquinate raggruppa numerose osservazioni di Retorica ed Etica nicomachea già citate in questo paragrafo.

Dopo aver accolto nel corpo dell’articolo l’osservazione aristotelica sull’ottimismo di chi ha vinto più volte in battaglia , Tommaso asserisce che la speranza può essere 12 causata da qualcosa che rende raggiungibile una meta, o che la fa credere tale al soggetto. Così elenca un primo gruppo di fattori, cioè di elementi che aiutano a raggiungere l’oggetto desiderato: le ricchezze, la potenza e l’esperienza, perché avere imparato è una valida risorsa. A far sorgere la persuasione della raggiungibilità del traguardo servono, invece, la conoscenza e qualsiasi tipo di esortazione. Quindi il sapere acquisito, cioè l’esperienza, può essere causa della speranza in entrambi i modi, ma può anche essere causa del suo depotenziamento nel secondo caso, perché può far nascere la convinzione dell’irraggiungibilità di ciò che prima si riteneva conquistabile.

Forte di questa introduzione sui rapporti normali fra la speranza e l’esperienza, San Tommaso affronta alcuni degli estremi già riscontrati da Aristotele, cioè il pessimismo dei vecchi e la fasulla speranza degli stolti. Sui vecchi rileva che sono impervi alla speranza perché molte cose sono capitate loro “a rovescio” (ad 2, cfr. Ret.

1390 a 4), e i secondi, insieme agli ignoranti, sono speranzosi incidentalmente, cioè perché sono privi della conoscenza che consentirebbe loro di capire che la meta è troppo lontana o ardua.

Poi c’è un articolo dedicato alla speranza nei giovani e negli ubriachi, e anche qui i riferimenti ad Aristotele sono importanti.

I tre motivi addotti da Aristotele per spiegare perché i giovani sono pieni di speranza sono speculari alle tre caratteristiche del bene oggetto di speranza:

futuro I giovani hanno molto avvenire (oggetto di speranza) e poco passato (oggetto del ricordo).

arduo Sono ferventi, il che li rende propensi alle cose ardue.

raggiungibile Non sono in grado di soppesare gli ostacoli (comprese le loro debolezze) e i pericoli, per mancanza di esperienza.

Cfr. i riferimenti della nota 6, supra.

12

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Nelle due ultime caratteristiche coincidono con gli ubriachi, che sono incapaci di valutare gli inconvenienti: “per questo hanno forte speranza e tentano ogni cosa gli stolti, e tutti coloro che agiscono senza deliberazione” (art. 5, c.).

All’obiezione sulla fermezza delle determinazioni dei giovani, San Tommaso sostiene che tale saldezza sia soltanto apparente. Loro, come gli ubriachi, sono persuasi che ci sia realmente questa solidità nelle risoluzioni che prendono.

È importante una sottolineatura dell’Aquinate sul rapporto fra l’esperienza e la speranza, quando afferma che l’esperienza in operabilibus genera anche disposizioni stabili (habitus) che rendono più agevoli le azioni. Quindi il feedback fra l’intelletto e le azioni è una crescita nella capacità di fare (art. 5., ad 1) e non si riduce a eventi scollegati. Su questo dinamismo di crescita ci sarà occasione di tornare in diversi momenti di questo saggio.

Nel penultimo articolo si spiegano i rapporti fra la speranza e l’amore. Il sunto del testo è che la speranza è causata dall’amore verso l’oggetto arduo raggiungibile ma che spesso fra noi e la cosa amata c’è un qualcuno tramite il quale possiamo raggiungere questo bene difficile. Così, sulla scia della speranza nasce l’amore verso chi può aiutarci a colmarla (art. 7, c.).

L’ottavo e ultimo articolo pone la questione su come la speranza favorisca la nostra attività e si spiega che essa promuove l’impegno nell’attività a due livelli:

primo, perché la consapevolezza degli ostacoli mantiene l’attenzione sul da farsi e perché il pensiero della raggiungibilità della cosa desiderata alimenta l’impulso;

secondo, perché la speranza causa il godimento e questo favorisce l’attività.

Domande per l’elaborato:

1. Riassume la distinzione fra la speranza-passione e la speranza-virtù teologale.

2. Come si definiscono le passioni?

3. Cosa sono gli appetiti?

4. Come distingue S. Tommaso il mero desiderio dalla speranza?

5. Perché è importante considerare gli elementi che ci persuadono di essere capaci di raggiungere un bene?

6. Come favorisce la speranza le nostre attività per raggiungere il bene?

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