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Sappiamo tutto sulle piramidi? o quasi tutto

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Academic year: 2022

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Tempo stimato di lettura: 22 minuti

In tante trasmissioni televisive ho avuto il piacere di ascoltare frasi tipo: “Sappiamo tutto delle Piramidi”. Siccome ho una personalita’ simile a San Tommaso, ho voluto verificare di persona se tutto si sa delle Piramidi , soprattutto per quel che concerne La Grande Piramide detta anche Piramide di Cheope.

Cerchiamo quindi di risolvere due precisi quesiti sulla Piramide:

1) Chi ha costruito le piramidi di Cheope Chefren e Micerino?

2)Come sono state realizzate?

Addentriamoci nel meraviglioso mondo delle piramidi di Giza e non solo, sul luogo del delitto per cercare le prove della sua origine: L’espressione del volto dei milioni di visitatori che hanno visto le piramidi di Cheope, Chefren e Micerino,soprattutto per quelli che non hanno avuto contagi dalle teorie di egittologi, storici, geologi e sacerdoti della new age. e’ uguale per tutti: bocca spalancata e occhi allargati, tutti a domandarsi come gli antichi Egizi abbiano fatto a costruire queste perfette montagne artificiali. In tutti nasce la percezione di

contemplare un’unica unità archeologica come se tutte e tre le piramidi fossero state

costruite da un unico architetto, essendo allineate non solo ai punti cardinali ma anche l’una rispetto all’altra, Tre piramidi in perfetta armonia.

Eppure se leggiamo i libri di storia, veniamo a sapere che esse sono state costruite in epoche e ovviamente da faraoni diversi. Anche dal satellite si nota la perfetta armonia delle tre piramidi

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Credereste voi che sono state costruite in epoche diverse? Ma non potendoci fidare delle nostre sensazioni sarà meglio fare una radiografia storica, scientifica e geografica , in particolare,della Grande Piramide :

Le piramidi egizie sono formate da una base quadrata e, escludendo quelle della III dinastia che sono fatte a gradoni, hanno quattro facce lisce che uniscono gli spigoli della base al vertice, in base a studi e a rilievi archeologi si ha la certezza, ad eccezione delle piramidi di Cheope Chefren e Micerino, che furono eretti come monumenti funerari al di sopra della tomba del Faraone per garantire l’immortalità dello stesso, e del loro regno.

Lo sviluppo di tali monumenti ebbe inizio nel XXVII secolo a.C., con la III dinastia, come

evoluzione della tomba a mastaba, e terminò con le piramidi costruite durante la XIII dinastia nel XVIII secolo a.C.

La costruzione chiamata Mer in egizio, non avrebbe nessun collegamento con il nome greco di Pyramous, che curiosamente identificava un dolce. Probabilmente piramide deriva

dall’egizio Pri-em-us, parola indicante un lato della piramide, così come testimoniato da un

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papiro conservato oggi a Londra.

La Piramide di Cheope a Giza, anche detta Grande piramide, è l’unica delle sette meraviglie del mondo antico che sia giunta sino a noi, nonché la più grande piramide egizia e la più famosa piramide del mondo. È la più grande delle tre piramidi della necropoli di Giza, vicino al Cairo in Egitto. Secondo l’egittologia più ortodossa fu costruita intorno al 2570 a.C. è rimasta l’edificio più alto del mondo per circa 3800 anni. Cioè’ fino alla costruzione della Cattedrale di Lincoln edificata nel 1300 d.C.

La Cattedrale di Lincoln

Sempre secondo l’egittologia ortodossa ,la Grande Piramide fu costruita, ovvero fatta

costruire da “Cheope” ,nome di derivazione greca del egiziano (Horo Medjedu) che tradotto in italiano risulta khurfu ,faraone della IV dinastia.

La piramide è situata nella piana di Giza, alla periferia del Cairo ed è la più antica delle tre grandi piramidi . Quando fu costruita, la piramide di Cheope era alta circa 146 metri . La sua altezza attuale è tuttavia di soli 138 metri. Causa di questa perdita di altezza è

probabilmente la rimozione del rivestimento di pietra calcarea che in passato rivestiva l’intera piramide, dovuto sia a fenomeni di erosione naturale, che alla rimozione delle pietre calcaree da parte degli abitanti del Cairo, che in passato sfruttarono le piramidi come cave di pietre per costruire la città anche se oggi non c’e’ praticamente traccia di queste pietre.

Per la costruzione del solo rivestimento esterno della Grande Piramide furono scelte pietre di calcare, basalto e granito, pesanti ognuna dalle 2 alle 4 tonnellate, mentre la parte interna, denominata Zed è costituita di monoliti in granito pesanti dalle 20 alle 80 tonnellate, per un peso totale che si aggira intorno ai 7 milioni di tonnellate. Il volume totale è di circa 2 600 000 m³ La base della piramide copre oltre 5 ettari di superficie, che per capire meglio

l’enormità della piramide e talmente grande da poter contenere il duomo di Milano, quello di

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Firenze l’abbazia di Westminster e la basilica di San Paolo di Roma tutte insieme, inoltre secondo Napoleone e i suoi esperti ,con i materiali ricavati dalla piramide di Cheope e Chefren si poteva costruire un muro attorno la Francia alto 3 metri e largo 1. Stupefacente vero!

L’accuratezza dell’opera è tale che i quattro lati della base presentano un errore medio di soli 1,52 cm in lunghezza e di 12″ di angolo rispetto ad un quadrato perfetto forse dovuto dal movimento dei continenti verificatosi nel corso dei secoli . ed infine come già anticipato I lati del quadrato sono allineati quasi perfettamente lungo le direzioni Nord-Sud ed Est-Ovest.

Adesso occupiamoci delle camere interne della piramide come quando e da chi e stata scoperta: prima del 840 d.C. si pensava che come tutte le altre piramidi la grande piramide aveva solo passaggi discendenti e compartimenti in basso poi agli operai del califfo al-Ma ‘un, trovarono casualmente alcune lastre di granito che chiudevano ermeticamente il passaggio ascendente. Incapaci di rimuovere queste pietre, gli operai proseguirono il tunnel sopra di esse attraverso la più morbida pietra calcarea finché non raggiunsero il passaggio

ascendente che conduceva alla Camera della regina e proseguiva fino ad arrivare alla camera del re.

La “Camera della Regina” è esattamente a metà strada tra le facce nord e sud della piramide e misura 5,75 metri per 5,23, con un’altezza al vertice della camera di 6,23 metri. In

corrispondenza dell’estremità orientale della camera è presente una nicchia di 4,67 metri di altezza. Nelle pareti nord e sud della camera si aprono dei cunicoli che, contrariamente a quelli della Camera del Re, si sviluppano orizzontalmente per 2 metri, per poi puntare verso l’altro. Il loro scopo rimane sconosciuto.

La “Camera del Re” : 10,47 metri da est a ovest e 5,234 da nord a sud. Ha un soffitto piatto collocato a 5,974 metri dal pavimento. Ha un’altezza di 91 cm, dal pavimento si trovano due stretti condotti nei muri nord e sud , non è ancora chiaro il motivo di questi condotti qualcuno sostiene che servirono alla ventilazione della stanza altri li hanno associati con il rituale dell’

ascensione dell’anima del sovrano. Comunque ipotesi che non danno certezze, La Camera del Re è interamente rivestita di granito. I blocchi sono tagliati e collocati con eccellente

precisione, tanto che è impossibile inserire tra loro un foglio di carta.

Il soffitto è formato da nove lastre di pietra del peso complessivo di 400 tonnellate. È

presente nella camera del Re un sarcofago monolitico rettangolare in granito, con un angolo

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rotto. Il sarcofago è poco più largo del passaggio ascendente, e quindi deve essere stato collocato nella camera prima che fosse messo in opera il soffitto. Contrariamente alle pareti, magistralmente lavorate, il sarcofago è rozzamente sbozzato, con tracce di sega visibili in molti punti. Ciò è in contrasto con i sarcofagi ben rifiniti e decorati trovati in altre piramidi dello stesso periodo.

Nel 1837 l’ex colonnello Vyse che con Hill si occupava all’epoca degli scavi in Egitto sospettò l’esistenza delle camere superiori quando verificò che poteva inserire un lungo palo

attraverso una crepa nel soffitto della prima camera. Aiutatosi con dell’esplosivo scopri quattro stanze vuote che inizialmente sembravano guarda caso vuote e senza nessuna decorazioni o iscrizioni per celebrare ciò Vyse denominò tali stanze con i nomi di “Camera Davidson”, “Camera Wellington”, “Camera di Lady Arbuthnotr” e “Camera Campbell”

Si ritiene che questi interstizi servano ad alleggerire la struttura, evitando che il soffitto della camera del Re collassi sotto il peso delle pietre superiori.

Dal momento che non erano state concepite per essere visibili, non sono state rifinite e le pietre in esse riportano ancora i marchi di cava. Una delle pietre nella camera di Campbell presenta un marchio, l’unico riferimento nella piramide al faraone Cheope. Più andiamo avanti e più questa piramide ci stupisce, infatti, ci sono teorie che sostengono che la piramide fu costruita secondo dei complessi calcoli matematici e alcuni sostennero che addirittura fosse usato come mappamondo:

Nel 1638 John Greaves, durante la sua visita in Egitto, prese alcune misure: il sarcofago nella Camera de Re (1.97m), l’altezza della Piramide (146.6m) e il lato base (211.2m). Lo scopo fu di scoprire l’unità di misura utilizzata dagli architetti egiziani, ma purtroppo i rilevamenti furono insufficienti.

Il tentativo successivo fu fatto dalla squadra di scienziati francesi portati da Napoleone in Egitto. Il capo-squadra, Edmè-François Jomard, come Greaves intendeva cercare l’unità di misura utilizzata e quindi verificare se le misure della Piramide poteva ricondurre alle dimensioni della Terra.

John Taylor, all’inizio del 1800, scoprì che dividendo il perimetro della Piramide per il doppio dell’altezza si otteneva un valore simile al pi-greco, che indica il rapporto costante tra la circonferenza e il suo diametro. Questo è un dato stupefacente se consideriamo che Il pi-

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greco sarebbe stato calcolato con esattezza solo nel VI secolo d.C. Tramite questa scoperta Taylor calcolò il rapporto tra l’altezza e il perimetro come uguale al rapporto tra il raggio polare terrestre e la sua circonferenza: 2 pi-greco.

Charles Piazzi Smith calcolò il “pollice piramidale” come 1/25 di cubito

. Nel 1864 Smith partì per l’Egitto. Calcolò la posizione della Piramide a 30º circa di latitudine nord. L’ombra della Piramide spariva totalmente all’equinozio di primavera.

Le sue misurazioni miglioravano il calcolo del pi-greco fino al quinto decimale. Il perimetro, in pollici piramidali, corrispondeva esattamente a 1000 volte 365.2 (il numero di giorni dell’anno solare) e questo ben 1500 anni prima che i Greci calcolassero il primo calendario.Inoltre, sempre secondo Smith, la Piramide rivelava anche la distanza tra il Sole e la Terra se si moltiplicava la sua altezza in pollici per 10 alla nona potenza (10 a 9 era il rapporto tra l’altezza e la larghezza della Piramide).

Joseph Seiss, un ecclesiastico americano, scrisse che le pietre della Piramide contenevano un sistema di numeri che indicavano misure, pesi, angoli, temperature, gradi, problemi

geometrici e rilevamenti cosmici.

Seiss fu sorpreso dalla ricorrente presenza nei suoi calcoli del numero 5.

Altri sostenitori di questa teoria posero l’accento come il meridiano e il parallelo che s’intersecano nella Piramide (30º di latitudine nord e 31º di longitudine est) incrociano più terraferma di ogni altro come se gli Egiziani volessero porre la Piramide al centro del mondo abitato. Un quadrante che si estende a nord-ovest e a nord-est dalla Piramide racchiude perfettamente il delta del Nilo.

Petrie, a sostegno questa teoria, partì per l’Egitto nel 1880 con un’attrezzatura molto affidabile. Petrie si stupì dall’incredibile precisione con cui fu costruita la Piramide: sia in lunghezza sia in pendenza gli errori erano così minimi da essere impercettibili. I muri del corridoio in discesa perfettamente diritti per i loro 107m di lunghezza con

un’approssimazione di 5mm. Petrie confermò il calcolo del pi-greco scoprendo che anche la Camera del Re conteneva un pi-greco nel rapporto tra la lunghezza e il perimetro.

Ai giorni nostri molti studiosi che credono nel significato non casuale delle misure della piramide hanno accertato che. Il parallelo e il meridiano che coprono la maggior parte di

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superficie terrestre s’incrociano nella Grande Piramide. Il perimetro della base diviso per 100 da’ 365.24 come i giorni in un anno bisestile. L’altezza della piramide moltiplicata per un milione è molto vicina alla distanza tra la Terra e il Sole. Il peso, stimato in 5.955t,

moltiplicato per un miliardo è una buona approssimazione del peso della Terra. L’altezza media dei continenti sul mare è quasi esattamente l’altezza della Piramide.

In ultimo, la curvatura delle pareti della Piramide di Cheope è identica a quella della Terra. In conclusione la Piramide di Cheope, o Grande Piramide, è la scala 1:43.200 della terra.

Dopo averci fatto un’idea della Piramide di Cheope In base alla domanda di qui sopra(chi ha costruito la Grande Piramide) il mondo scientifico si divide pressa poco in due fazioni. la stragrande maggioranza appartiene all’egittologia ortodossa: essi ritengono che la piramide sia stata fatta costruire dal faraone Cheope. L’altra di minoranza l’Egittologia di “fantasia”, non accetta di concepire le tre piramidi come costruzioni umane , ritenendo che la datazione della piramide sia più remota, di circa 100000 anni rispetto a quella ufficiale del 2570 a.C.

Le prove:

Come un buon investigatore è giusto valutare le prove di quanto affermato dagli egittologi in particolar modo quali prove fanno ritenere che il faraone Cheope/khurfu/Horo Medjedu (ma quanti nomi ha?) sia il faraone che ha progettato e fatto costruire la Grande piramide? Ho diviso le prove in due categorie quelle rilevanti e quelle non rilevanti.

Nella prima categoria troviamo I RACCONTI DI ERODOTO che nei suoi diari descrive

chiaramente che la piramide e stata fatta costruire da Cheope e descrive dettagliatamente come è stata realizzata. l’altra prova consiste in una piccola scritta di color rosso che

indicherebbe il nome di khurfu ossia Cheope trovata in una delle stanze di costruzione della grande piramide, questa incisione fu scoperta da Hill Vyse e Perring di cui tra poco

racconteremo una bellissima storia.

Nella seconda categoria troviamo LA STELE DEL INVENTARIO ritenuta non rilevante giacché sembrerebbe un “falso storico”. Passiamo ad analizzare la prima prova; i racconti di Erodoto.

Chi era Erodoto?

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Statua di Erotodo

Nato a Alicarnasso in Grecia nel 484 a.C. e circa 2000 anni dopo la costruzione delle piramidi, è stato il primo grande storico antico, i cui scritti ancor oggi sono un arduo banco si prova per gli studenti liceali, famoso per aver descritto paesi e persone da lui conosciute in numerosi viaggi, compreso l’Egitto e la piramide di Cheope.

In particolare dai suoi scritti si evince che: le piramidi furono fatte costruire da Cheope, furono impiegati circa 100000 uomini che utilizzarono delle rampe attraverso le quali trasportavano le pietre per procedere alle costruzioni della stessa, di conseguenza egli descrive Cheope come un tiranno che ridusse la popolazione dell’Egitto alla fame e disperazione per il suo megalomane desiderio di costruire la grande piramide.

Gli egittologi ortodossi sostengono che siccome, Erodoto avendo descritto nel diario

numerose civiltà, monumenti e guerre in maniera molto precisa e corrispondente alla realtà, e’ ragionevole pensare che sia molto affidabile, quando attribuisce la paternità della grande

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piramide al simpatico Cheope, pertanto costituisce prova che la grande piramide sia stata fatta costruire da Cheope.

Gli egittologi rock come li definirebbe Celentano, al contrario sostengono che negli scritti di Erodoto ci sono parecchie imprecisioni riscontrabili anche nelle misurazioni della piramide da lui descritte. Pertanto Erodoto e i suoi diari non possono essere presi in considerazione come prova effettiva. In realtà credo, anzi ne sono certo che tutte e due le categorie di egittologi hanno commesso l’errore di giudicare il comportamento di Erodoto con gli stessi parametri per giudicare scienziati e storici moderni. Cioè giudicare un uomo che è vissuto nel 500 a.C.

che nel risolvere i misteri della storia abbia avuto solo 2 piccoli strumenti

1) il sentito dire o ricavare spiegazioni storiche da leggende tramandate oralmente,

2)lo strumento principale della logica e ragionamento che utilizzava per spiegare fatti storici come la costruzione delle piramidi.

Confrontandolo con gli attuali scienziati che possono contare su informazioni dettagliate e scritte, su mezzi quale computer, internet e tanti altri strumenti moderni da rendergli molto facile il loro lavoro. Erodoto se oggi vivesse nel mondo contemporaneo sarebbe una delle personalità più brillanti. A differenza di ciò che sostengono tutti gli egittologi, in realtà i racconti di Erodoto riguardanti la grande piramide sono la prova certa che questa non sia stata costruita da Cheope o da nessun altro egiziano.

Proviamo a immergerci nel tempo di Erodoto vestendo i suoi panni: il greco Erodoto mosso dalla curiosità di vedere la piramide di Cheope si reca in Egitto ammirando la costruzione, si è sicuramente posto la canonica domanda di chi avesse e come costruito la piramide. Per risolvere tal enigma, chiede informazioni a sommi sacerdoti egizi, i quali gli rilevano che il costruttore è Cheope. Da ciò ha desunto logicamente che per costruire la piramide con la tecnologia raggiunta dagli egiziani sarebbero occorsi 100.000 uomini (anche facendo una comparazione del tipo: se per scolpire una statua sono necessari 3 greci e logico pensare che per realizzare dei cosi grossa costruzioni siano necessari tanti ……egiziani) che appunto avrebbero utilizzato delle rampe costruite intorno alla piramide sulla quale trasportare le pesanti pietre.

Stranamente gli egittologi di destra e di sinistra sono concordi nel ritenere che tale quantità di uomini sia straordinariamente eccessiva. Infatti, questa cifra ai giorni d’oggi sembra

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impossibile. Gli egittologi classici per cercare di aggiustare il tiro hanno teorizzato che grazie ad alcune macchine utilizzate dagli antichi egizi la forza utilizzata effettiva scendeva sotto le 1500 unità (mi sembra strano che in quell’epoca gli egiziani avessero gru, ruspe, macchine escavatrici per far ridurre il numero degli impiegati del 95% ma è impensabile che trabiccoli di legno possano sostituire il lavoro di 85.000 persone).

In realtà la cifra per costruire la piramide non e’ lontana dalle 100.000 unità, se analizziamo le varie fasi di costruzione, quali lo scavare le pietre dalle montagne, squadrarle

perfettamente, preparare la base del terreno che ricordiamo, essere molto vasta quasi quanto un piccolo paese, trasportare l’infinito numero di pietre lungo il Nilo fino al sito della piramide e infine ricoprirle di pietra calcare, che a sua volta devono essere finemente levigate, il tutto fatto da persone molto capaci nella loro professione, visto la perfezione geometrica della piramide.

Inoltre va ricordato che l’età media di un egiziano di allora era molto più breve di quella attuale, pertanto era necessario un notevole ricambio di personale. A tal proposito ci viene incontro il diario di Vyse nel quale si lamenta della mancanza di operai in occasione degli scavi della piramide, poiché la polvere prodotta dal lavoro effettuato dagli operai era causa di gravi malattie agli occhi.

Pertanto se questo problema persisteva nel 1800 d.C., figuriamoci al tempo di Cheope, d’altra parte questa cifra sembra giustamente assurda considerando il numero degli abitanti dell’antico Egitto , considerando l’età lavorativa ,l’assenza di schiavi, oltre il fatto che una gran parte di persone sarebbe stata distratta da altre attività quali allevamento, agricoltura, artigianato, costruzioni edili stradali, esercito, tutte attività essenziali per la sopravvivenza di uno stato. avrebbe provocato la rovina economica e anche sociale dell’Egitto: proprio quello che ha scritto Erodoto.

In realtà guarda caso dal papiro Westcar che è considerato da tutti gli egittologi fonte certa, Cheope risulta essere stato un pacifico sovrano che non fece nessuna guerra, strinse alleanze con i popoli vicini e grazie alla sua lungimiranza, l’Egitto regnò in pace e prosperità. Allora qual è la considerazione da fare? Semplice che la premessa (cioè che sia Cheope il

costruttore) è sbagliata, infatti, se è vero che per realizzare la piramide, il suo costruttore avrebbe dovuto tiranneggiare il suo popolo riducendolo alla fame e in definitiva rovinare l’economia dell’Egitto, posso affermare con certezza che non sia stato Cheope a far costruire

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la grande piramide giacché durante il suo regno l’Egitto poté’ avere un’economia molto solida.

Per analizzare la prova, quella riguardante la scritta trovata all’interno di una delle stanze di costruzione della grande piramide incisione scoperta da Hill Vyse e Perring il che

indicherebbe il nome di khurfu ossia Cheope, dobbiamo riconsiderare la personalità del citato faraone

Cosi megalomane da realizzare una tomba enorme, cosi umile da non evidenziare che sia stato il grande artefice di una delle sette meraviglie? Già ,proprio cosi, di Cheope oltre alla scritta abbiamo solo una statua di 26 cm

Statua di Cheope

E un’altra statua interamente in oro mai trovata ma descritta nella Pietra di Palermo La Pietra di Palermo è un frammento di una lastra di basalto nero che prende il nome dal capoluogo siciliano dove è stata trovata ; sui lati reca una lunga successione di anni regali che va dall’inizio della I dinastia al terzo faraone della V. Dinastia in cui oltre ai nomi dei faraoni vengono descritti tutte gli avvenimenti significativi tipo costruzioni di statue guerre livello che le piene del Nilo raggiungevano ogni anno. etc. etc.

La cosa strana di questa pietra e che mentre descrive la costruzione di una statua in onore di Cheope non menziona per niente la cosa più importante che Cheope abbia fatto: la Grande Piramide eppure Imhotep, Il progettista della prima piramide che fu costruita a Saqqara per il faraone Djoser, non paragonabile minimamente alla grande piramide, grazie a questo edificio venne ricordato nei secoli e addirittura divenne una divinità ma il faraone Cheope oltre alla

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statuina ci ha lasciato una piccola scritta che adesso analizzeremo

Nel 1837, il Colonnello Howard Vyse Perring e Hill annunciarono al mondo scientifico di aver trovato la madre di tutte le prove; finalmente dopo anni di supposizioni e incertezze avevano scoperto il padre della grande piramide: Cheope. I tre esploratori durante gli scavi che

portarono alla scoperta di quattro stanze trovarono in una di esse (la Camera del Re) un cartiglio con il nome di Khurfu in uno spazio fra due gigantesche lastre di granito.

La sensazionale scoperta e’ prova indelebile per gli egittologi ortodossi che Cheope fu il padre della piramide quando qualcuno esprimeva dei legittimi dubbi è stato fatto tacere con la cosiddetta prova madre innanzitutto proviamo a stabilire se i tre esploratori sono persone affidabili:

Durante gli scavi della piramide di Micerino anche qui Vyse e soci fecero una scoperta sensazionale trovarono un sarcofago su cui era inciso lì nome di Micerino.

Questo rappresentava la prova tangibile che la più piccola delle tre piramidi fu eretta per ospitare il faraone Micerino della IV dinastia, ma purtroppo grazie ai moderni metodi di

datazione al carbonio 14 si scopri che i resti della salma e il sarcofago avevano una datazione più recente del 2600 a.C. anno in cui regnava Micerino (IV dinastia) ma risalivano al 600 a.C.

si ritiene che le spoglie appartengano o a un operaio o addirittura a un altro faraone che guarda un po’, si chiamava Micerino omonimo ma non la stessa persona.

La cosa interessante e’ che numerosi archeologi hanno visitato la piramide prima di Vyse e soci eppure non hanno trovato nessun sarcofago, allora poiché i resti della salma e il

sarcofago hanno una datazione diversa dalla piramide, mi chiedo chi ha trasportato il sarcofago nella piramide…. fossero…… Non contenti Vyse e soci si dedicarono alla Grande Piramide con metodi poco ortodossi (la polvere esplosiva) riuscirono a trovare quattro luoghi che sembrassero essere vuoti e senza iscrizioni vollero celebrare la scoperta dedicando le quattro stanze a personalità di loro gradimento utilizzando della pittura rossa per scrivere nelle stanze i nomi di queste personalità, dopo alcuni giorni duranti i quali non fu scoperta nessuna iscrizione, voilà, il già citato cartiglio indicante il nome di Khurfu ovviamente di un colore molto simile alle pitture fatte in precedenza dai tre esploratori…… Per ufficializzare tale scoperta Vyse trascrisse il cartiglio su un documento ufficiale cioè alla presenza di testimoni e spedi’ il tutto al British Museum di Londra per essere sottoposto al controllo di Samuel Birch esperto in geroglifici. Birch mostrò tutta la sua perplessità . In particolare, egli

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notò che molti dei segni erano curiosamente poco distinti, capovolti, mentre altri simboli erano insoliti e non erano mai stati ritrovati prima di allora in Egitto. Inoltre stabili’ che lo stile utilizzato nel cartiglio era di un’epoca molto più recente quei segni: appartenevano a uno stile che sarebbe apparso 2.000 anni dopo Khurfu!

Birch inoltre trovò i nomi di altri faraoni nelle inscrizioni, e concluse che “la presenza di questi altri nomi suggerisce che si tratti di segni fatti dai muratori, ed è di notevole imbarazzo per chi vuol attribuire la costruzione a Cheope”. Malgrado i dubbi, Birch avallò la veridicità di questa scoperta Ma….. Non solo Birch mostro dubbi sul cartiglio ma anche uno studioso come Carl Richard Lepsius professore di Egittologia all’Università di Berlino e Direttore del Museo Egizio della stessa città, rimase dubbioso quando osservo’ i segni del cartiglio trascritti sul documento, non gli fu mai permesso di poter visitare gli originali siti nella Grande Piramide Lo stesso Vyse con i suoi diari ci lascia profondamente perplessi: riportava nella data del 9 maggio che all’atto della scoperta le pietre “non mostravano nessun segno d’iscrizione o scultura…” “…eccezione il ritrovamento di un frammento litico di colore marrone scuro di una parte del cartiglio reale del faraone Sufis, venuto alla luce il 2 giugno”…… strano perche’

datare il 9 maggio una scoperta verificatosi il 2 giugno?

Ma la madre di tutte le prove, cioè che quella scritta non ha nessun valore scientifico c’è l’ha data Gardner Wilkinson. Pioniere e grande appassionato delle antichità egizie. nel libro”

Materia Hieroglyphica” per indicare khurfu confuse il segno “Kh” con quello di “Ra”.

Il primo indicato da un cerchio rigato, il secondo da un cerchio con un puntino al centro ottenendo la parola “Raurfu” e non “khurfu”.

Guarda caso lo stesso identico errore che troviamo sul cartiglio trovato da Vyse.

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L’errore copia e Incolla

Or dunque ci sembra strano che uno scriba faccia un errore cosi grave, di non conoscere bene il nome del suo faraone e poi di conoscere la scrittura dei suoi discendenti di molti secoli dopo. In realtà essi Erano molto affidabili poiché i Faraoni erano poco tolleranti per questo generi di errori (uno scriba senza mani….)

Da questo possiamo stabilire la verità dei fatti: Vyse ha scritto di propria mano il cartiglio copiando i geroglifici per altro sbagliati dal libro di Wilkinson siamo in presenza di un falso archeologico, una truffa perpetrata da Vyse e soci per ottenere Onori e Denaro a danno di tutto il mondo scientifico.

Pensando al Britannico Vyse mi viene in mente che per milioni di Inglesi e non solo, il Napoletano rappresenta l’archetipo della truffa, dell’inganno e dell’ingegno sviluppato per fregare il prossimo, in poche parole il padre di tutte le truffe. I Turisti Inglesi che hanno avuto il piacere di visitare Napoli narrano di epiche truffe subite come il gioco delle tre carte con annesso complice e il mattone rifilato al posto della macchina fotografica (i più gettonati). Ma se consideriamo ciò che ha fatto il britannico Vyse, penso che i napoletani siano dei dilettanti al suo confronto. Si dovrebbe cambiare la storia e considerare il loro connazionale come padre di tutte le truffe.

Mentre possiamo, si fa’ per dire, giustificare Vyse e soci mossi da desideri di onori e soldi, mi sembra difficile capire come gli Egittologi di ieri e di oggi abbiano avallato e avallano la scritta di Vyse come prova della paternità di khurfu sulla grande piramide. E’ lecito sostenere che una scritta possa considerarsi una prova per stabilire il proprietario di un monumento,

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statua o la piramide?

Per questa domanda ci viene in aiuto la madre patria Italia, dove tanti monumenti statue chiese sono imbrattate da nomi tipo Giovanni, Aldo, Pasquale, Mario e Veronica per sempre, Casapulla regna o Pinerolo con amore. Secondo la teoria della scritta di Vyse cara agli egittologi ortodossi, Giovanni, Aldo, Casapulla regna dovrebbero essere i proprietari della statua di Marco Aurelio, di Giulio Cesare e la torre di Pisa? No…….perche se si usa così stanotte zitto mi reco nella Reggia di Caserta precisamente nella sala del Trono e con un bel pennarello indelebile scrivo il mio nome e cognome in modo tale che la mattina dopo possa reclamare giustamente la paternità della stessa reggia. E’ ridicolo vero? Eppure è quello che studiamo ancor oggi sui libri di testo.

Proviamo adesso ad analizzare la prova della seconda categoria: LA STELE DEL INVENTARIO.

Fu’ scoperta nel 1858 da Auguste Marette famoso egittologo francese, fondatore tra l’altro del Museo Egizio del Cairo, durante gli scavi attorno alla Sfinge.

Questa stele, in calcare, è alta 70 cm. e larga 42 cm. E’ composta di una cornice con iscrizioni geroglifiche e da parte interna ribassata, rispetto al livello della cornice.

Questa parte è divisa in quattro registri che presentano bassorilievi e iscrizioni in geroglifico.

La cosa che più ci interessa della stele sono appunto le iscrizioni geroglifiche presenti nella cornice dalle quali notiamo che

1) Cheope ristrutturò e reintegrò i riti di un tempio di Iside che sì trovava nelle vicinanze della sua piramide e che forse era in rovina già prima che la piramide venisse costruita .

2) Il tempio della Sfinge esisteva ancor prima della costruzione della grande piramide.

3) Nelle vicinanze c’era anche un tempio dedicato a Osiride.

4) Cheope costruì la Grande Piramide.

5) Cheope costruì anche la piramide della figlia Henutsen

Gli studiosi ritengono che in realtà sia un falso storico risalente alla XXVI dinastia o una copia postdatata di una della IV dinastia, per tanto non può essere considerata una prova efficiente per dimostrare che la grande piramide fu fatta costruire da Cheope.

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Di fatto non si può ragionare su una trascrizione eseguita da un ignoto sacerdote che a sua volta non era presente durante la sua costruzione, inoltre appare assai strano il fatto che egli attribuisca la grande piramide a khurfu mentre categoricamente sostiene che la sfinge sia stata solo restaurata da questi e quindi si presume che la stessa sia stata costruita prima della grande piramide e non dal faraone Chefren figlio di Khurfu.

Forse è per tale motivo che gli egittologi ortodossi non vogliono considerarla come prova effettiva, giacché dovrebbero complicarsi la vita non solo con la Grande Piramide, ma anche con la Misteriosa Sfinge chiamata cosi forse perche nessuno ci capisce niente di questa indefinibile creazione.

La cosa più stupefacente e che più ci addentriamo nel mistero della grande piramide più affiorano domande. A questo punto ci domandiamo di conseguenza:

come fu’ costruita la grande piramide?

A questa domanda gli egittologi si stampo classico rispondono avallando la teoria di Erodoto cioè ipotizzano l’utilizzo di rampe costruite man mano che la piramide si sviluppava in altezza sulla quale sarebbero state trasportate le pietre. Mentre possiamo giustificare Erodoto che formula un’ipotesi considerando la tecnologia sviluppata nel suo periodo storico e incredibile che si avalli la sua teoria con gli attuali mezzi d’informazione e con un’esperienza di più di 2000 anni .

John Baines, professore di Egittologia presso l’Università di Oxford, non uno qualunque, ipotizza che per costruire la grande piramide si siano utilizzate più rampe accostate alla piramide da vari lati.

La loro lunghezza e larghezza alla base erano aumentate per mantenere una pendenza costante di circa 10% necessaria per evitare che tutto crollasse. In pratica gli egiziani

avrebbero costruito una rampa di circa 1500 metri con una pendenza del 10% una salita che sarebbe un ottimo banco di prova per ciclisti professionisti e cosa più importante la rampa avrebbe avuto un volume nientepopodimeno superiore alla piramide stesse. Incredibile gli egiziani per costruire la piramide avrebbero realizzato un’opera tale da essere considerata l’ottava meraviglia del mondo.

Questa teoria non essendo abbastanza solida (scherzo) è stata migliorata da alcuni egittologi

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che si sono concentrati sul volume della rampa ebbene essi hanno ipotizzato che queste furono costruite con mattoni e fango in modo a spirale attaccate ai fianchi della piramide.

Certamente il problema del volume è stato risolto ma gli egittologi non si sono accorti del paradosso della loro teoria centinaia di squadre di operai che trascinano pesantissime pietre su un percorso in salita e pieno di curve a gomito e un’idea che fa rabbrividire i migliori piloti di F.uno e rally. Chiedo scusa per la mancanza di buongusto nel descrivere questa scena:

immergiamoci nel mondo dell’antico Egitto durante la costruzione della grande piramide notiamo diverse squadre di operai che trascinano allegramente la loro bella pietra da 2 tonnellate sulle rampe, all’improvviso la squadra che si trova nel punto più alto della rampa, lascia inavvertitamente cadere la pietra immaginate che effetto domino accadrebbe

,assisteremmo a una delle scene più tragicomiche che il cinema si ricordi: centinaia di egiziani che scapperebbero inseguiti da pietre che cercherebbero di investirli, roba da far impallidire il miglior Fantozzi.

Probabilmente se gli egittologi avessero immaginato tale scenetta, non avrebbero sprecato tempo a rincorrere teorie come quella della rampa, ma si sarebbero posti dei dubbi come me li sono posti io nell’ammirare la Camera del Re che come prima descritta e rivestita da

blocchi di granito. I blocchi sono tagliati e collocati con tale precisione, che è impossibile inserire tra loro un foglio di carta. Come hanno fatto gli egiziani ha realizzare questa meraviglia ? Nessuna risposta…. Vabbè rispondo io con due scelte A voi la scelta 1)con scalpello e martello

2) con la tecnica dei raggi laser

La prova del nove: Dopo i dubbi sviluppatosi sulla paternità della piramide e su come è stata costruita, rivolgiamo il nostro pensiero sulla sua datazione storica sempre più incerta. Ad essere sincero il mondo delle Automobili non suscita in me molta curiosità. Ma proprio

assistendo a un documentario dedicato alla storia automobilistica, ho escogitato il sistema di valutazione progressivo che applicato alla grande piramide ci da’ un’idea sulla sua posizione storica: con riferimento alle automobili valutiamo la sequenza sottostante

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Continua con

ancora

Queste foto suddivise in tre tronconi per motivi di spazio rappresenta la giusta sequenza progressiva della storia automobilistica che inizia con una macchina costruita nel 1928 e finisce con un prototipo di macchina futuristica che rappresenta il risultato finale

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dell’evoluzione automobilistica.

Ma se per caso la storia automobilistica sosterrebbe che lo sviluppo automobilistico si sia sviluppato con la sequenza di cui sotto, cioè che il prototipo sarebbe stato costruito dopo l’auto del 1938.

Continua con

Poi….

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Possiamo ipotizzare che l’industria Automobilistica abbia sviluppato una tecnologia automobilistica talmente evoluta in considerazione del periodo storico in cui e stata

progettato il prototipo, salvo poi dimenticare la tecnologia stessa e ritornare a un graduale sviluppo tecnologico.

Tale spiegazione e palesemente sbagliata in realtà la sequenza dovrebbe essere di questo tipo.

Continua con

……

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Da questa potremmo logicamente dedurre che una non identificabile civilta’ molto evoluta ha prodotto il prototipo, in seguito l’umana industria automobilistica ha copiato il prototipo che inizia la serie iniziando progressivamente lo sviluppo tecnologico dell’auto

Applichiamo di conseguenza il sistema di valutazione progressivo alla storia delle Piramidi Secondo la storia ufficiale delle piramidi abbiamo questo tipo di sequenza:

Continua

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Applicando lo stesso metodo usato per le automobili: dovremmo ipotizzare che all’improvviso gli egiziani nel costruire le tre piramidi di Giza abbiano sviluppato una tecnologia eccezionale, non proporzionale al periodo storico in cui si ritiene siano state costruite, salvo poi

dimenticare tale tecnologia e proseguire in un piu’ razionale e progressivo sviluppo tecnologico palesemente evidente nelle costruzioni delle successive piramidi

Di conseguenza questa sequenza visiva e illogica .

Dovremmo applicare una simile a quella della prima sequenza delle automobili e’ cioe’:

Continua

Cosi come per le automobili .

le Piramidi di Giza dovrebbero essere il risultato finale di un’evoluzione progressiva

dell’ingegneria egiziana. Ma sappiamo di certo che le piramidi di Giza hanno una datazione più remota di molte delle piramidi illustrate nella sequenza e grazie ai moderni metodi di

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datazione al carbonio addirittura le più vecchie Quindi la sequenza piu’ logica e’ questa:

Continua…

Le piramidi di Giza costruite con una tecnologia ben superiore a quella posseduta dagli Egiziani rappresentano il modello grazie al quale i faraoni hanno progettato i loro monumenti funebri che sebbene sono migliorati progressivamente negli anni con lo sviluppo della loro tecnologia ,non hanno mai raggiunto il livello di bellezza e tecnologia delle precedenti.

Questa è la cosiddetta prova del nove che ci permette di dire con certezza che le Tre Piramidi non sono state costruite dagli Egiziani né da nessun’altra civiltà terrestre, ma questa è

un’altra storia

Il Faraone Napoletano d’Autore

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