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Epistolario di madre Maria della Santa Croce

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Academic year: 2022

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Ciro Romano

Epistolario di madre Maria

della Santa Croce

Le Missionarie Catechiste del Sacro Cuore negli scritti della loro prima superiora generale

Prefazione del Card. Francesco Monterisi

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© 2020 Effatà Editrice Via Tre Denti, 1

10060 Cantalupa (Torino) Tel. 0121.35.34.52 Fax 0121.35.38.39 info@effata.it www.effata.it

ISBN 978-88-6929-587-4 Collana: Le bussole

In copertina: © Garsya, Depositphotos.com Grafica: Silvia Aimar, Vito Mosca

Stampa: Printbee.it, Noventa Padovana (Padova)

Dedico questo libro ai miei genitori che, anni fa, vollero iniziare me e mia sorella all’istruzione e alla vita cristiana presso le suore missionarie catechiste del Sacro Cuore di Portici-Bellavista. A loro e a tutte le suore che ho conosciuto sia nella vita di scolaro che nella vita odierna rivolgo il mio grato pensiero, con un pio ricordo per coloro che, nel frattempo, ci hanno lasciato.

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Prefazione

di Sua Eminenza Rev.ma Card. Francesco Monterisi Arciprete emerito della Basilica Papale di San Paolo fuori le mura

Non è facile conoscere intimamente, nei vari aspetti umani e spiri- tuali, l’animo di una religiosa, che consacra la sua vita al Signore e la trascorre «nascosta con Cristo in Dio», anche se si è prodigata in un’attività febbrile per il bene delle anime e la gloria di Dio.

Ciò si può dire in particolare per madre Maria della Santa Croce – al secolo Maria Teresa D’Ippolito –, superiora generale delle Missionarie Catechiste del Sacro Cuore, morta «in odore di santità» nel 1945. Quante persone, che l’hanno conosciuta o hanno sentito parlare di lei, vorrebbero conoscere molto di più della sua spiritualità e della sua vita interiore, a cominciare dalle stesse Suore Missionarie Catechiste del Sacro Cuore, e poi tutti coloro che sperano di vedere presto madre Maria della Santa Croce elevata agli «onori degli altari».

Penso che la presente pubblicazione possa aiutare molto a pene- trare nel suo animo, dato che è soprattutto una raccolta di scritti, lettere e circolari, totalmente trasparenti, usciti dal cuore di madre Maria della Santa Croce, nella concretezza della vita e dei problemi affrontati durante il suo mandato di superiora generale.

Ella, nata nel 1870 a Latiano, piccolo centro della penisola di Brindisi, nel 1908 entrò a far parte del gruppo iniziale delle Suore

«Missionarie Catechiste del Sacro Cuore» (in verità, il Sacerdote

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Eustacchio Montemurro, della diocesi di Gravina di Puglia, nel fondarle l’anno precedente, le aveva chiamate «Figlie del Sacro Costato»; il cambio di nome fu fatto dopo la divisione dell’Isti- tuto e in occasione dell’approvazione Pontificia, nel 1949). In un periodo di soli tre anni, cioè nel 1911, la madre aveva manifestato di avere un grado tanto elevato di maturità umana e religiosa, da essere designata come superiora generale.

Svolse tale incarico fino al 1929, per un periodo molto turbo- lento, con una trafila di eventi critici: due minacce di soppressione dell’Istituto, la suddetta divisione del medesimo, mesi di stenti e ristrettezze economiche per lei e le sue comunità e, infine, un processo canonico a suo carico per accuse di immoralità, conclu- sosi con piena assoluzione dell’imputata. Ciò nonostante, la madre svolse il suo compito con profondo spirito di unione a Cristo. Si può dire che anche solo questi dati biografici di madre Maria della Santa Croce mostrano le sue virtù, in particolare la sua fortezza d’animo e la sua mitezza e pazienza.

Lo confermano le testimonianze di persone che hanno cono- sciuto e frequentato madre Maria della Santa Croce, interrogate in vista di un processo per la sua Causa di Beatificazione.

Infine, come detto sopra, forse i testi di suoi scritti, qui ripro- dotti in parte, gettano una luce ancora più vivida sui suoi senti- menti intimi.

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Da una rapida lettura dei testi si possono individuare alcuni aspetti che meglio rivelano la personalità di madre Maria. Mi limito a segnalare i seguenti. Innanzi tutto, la vivacità dell’intel- ligenza e la sensibilità umana del suo animo. Sono caratteristiche proprie dei cittadini della regione Puglia, a cui Ella apparteneva.

Si rileva nelle sue lettere come la madre percepisse rapidamente le situazioni ed i sentimenti dei corrispondenti e come si faceva prossima ad essi.

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Un’altra qualità che spicca chiaramente è la prudenza, unita ad un controllo dei suoi sentimenti, con la quale giudicava persone e fatti e decideva le cose da fare. Non si nota mai un suo diretto rimprovero alla singola suora o comunità. Piuttosto, usava un’acco- rata esortazione alle stesse, per raddrizzare strade deviate dal retto sentiero. E il «retto sentiero» per madre Maria era quello indicato dalla pratica dell’obbedienza, guidata dall’amore per Cristo, per le Sorelle e per l’Istituto.

L’obbedienza alla volontà di Dio è il motivo ricorrente dei suoi comportamenti, e quindi direi il «ritornello» che si ripete più spesso nei suoi scritti, soprattutto per quanto riguarda lei personal- mente, ma anche nei rapporti con i suoi corrispondenti. Quante volte madre Maria della Santa Croce esclama nei suoi scritti: «Viva la Divina Volontà!», o si esprime con una frase come: «Rassegnia- moci sempre al Divino volere e ripetiamo ancora spesso il dolce fiat che tosto lenisce ogni affanno e dolore [...]. Tutto come vuole Gesù».

Nelle vicende traumatiche del suo mandato di superiora gene- rale, ha avuto anche la sofferenza della disobbedienza di una responsabile locale (la quale poi ha finito per «scortare» lo strappo della divisione dell’Istituto). La sua esortazione all’obbedienza per la stessa religiosa è stata quanto mai delicata, molto «spersona- lizzata» e profondamente umile: «Mi trattate da mazza di scopa:

è vero che tale sono, ma la sottomissione che ognuna deve avere verso le proprie Superiore non deve guardare a questo, ma fare il proprio dovere, anche con chi non è idonea di occupare il posto che occupa».

Sullo sfondo, si rivela nell’animo di madre Maria il suo grande amore per il Cuore di Gesù. Lo si avverte anche quando non ne fa una menzione esplicita, nei suoi scritti. Vorrei concludere con alcune citazioni significative dalle sue lettere: «Il Signore aumenti le Sue grazie e predilezioni e vi tenga sempre più stretta sul Suo SS. Cuore». «Il nostro spirito sia sempre assorto nell’estasi dell’ar-

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dentissima carità per il Diletto Gesù S.N.». «Che santa (Teresa), le impetri da Gesù una scintilla di quell’amore che divampava nell’anima sua per il Diletto Suo Sposo Gesù».

Francesco Card. Monterisi Arciprete Emerito di San Paolo fuori le mura

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Introduzione

Sono ormai tanti gli anni in cui alcune domande riguardanti la persona di madre Maria della Santa Croce si celano nel profondo del cuore delle suore Missionarie Catechiste del Sacro Cuore esigendo una risposta: Perché il valore immenso di quest’anima consacrata a Dio, fervorosa e santa, è stato nascosto, quasi ignorato?

Qual è stato il vero ruolo di madre Maria vissuto sin dall’inizio dell’Istituto e fino alla sua divisione in due rami?

Personalmente posso affermare che è un’inquietudine che vive in me sin da quando ho sentito parlare di lei, da consorelle che hanno avuto la grazia di conoscerla personalmente e di beneficiare della sua vita santa, nascosta, umile e silenziosa.

Sì, è proprio il silenzio di madre Maria che rallentava la mia necessità di cercare risposte, sentivo quasi un reverente timore di violare il suo silenzio, di profanarlo perché da sempre sapevo e percepivo che il suo silenzio, voluto, sofferto e dignitoso, non era mancanza di opportunità o di capacità di difendersi, ma era il frutto di una forte fiducia nelle «amorevoli braccia del Signore» e ardente desiderio di partecipare alla passione redentrice del suo Diletto, in una silenziosa adorazione e accettazione senza limiti della soffe- renza come leggiamo in una sua lettera ad una consorella: «La sua ultima [lettera] è stata per me una nuova spina aggiunta a tante altre che il mio povero cuore sopporta: spine che si muteranno,

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lo spero dal Diletto e caro Gesù, in candide rose. Potrei confu- tare parte per parte la sua lettera e provarle come Lei mentisca, ma non lo faccio, pensando che in questi momenti è meglio tacere, ed abbandonarsi totalmente nelle amorevoli braccia del Signore».

«Quante pene, ma se Gesù bevve il calice delle amarezze come non dobbiamo pregiarci di averne parte anche noi?».

Il Salmo 33 afferma: «Il Signore è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito»; ebbene, il Signore cammina con noi e tutto provvede nel tempo giusto.

In queste pagine, che diverranno una fonte preziosa per la nostra letteratura fondazionale, il professor Ciro Romano con grande talento ci fa percorrere anni di intensa gioia e anche di tante sofferenze. Scorrendo e studiando le lettere di madre Maria l’autore, con una profonda delicatezza d’animo e genuinità, fa emergere dai suoi scritti oltre che le verità storiche anche i valori che adornano una donna consacrata e cosciente del grande ruolo che aveva rispetto alla neonata e fragile opera che le fu affidata.

Finalmente si realizzano le parole: «Voi siete la luce del mondo;

non... si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Mt 5,14-16).

Al descrivere gli avvenimenti di questi anni difficili per il nostro Istituto ci viene delineato attraverso alcune lettere di madre Maria

«le virtù altissime della santa ubbidienza, della santa umiltà, della santa carità, e della povertà grata a Dio» testimoniate con eroicità nella sua vita e tanto raccomandate a lei e a tutte noi Missionarie Catechiste del Sacro Cuore, dal nostro amato Fondatore come via sicura per raggiungere la santità.

Ho la certezza che ogni riga sarà di stimolo per continuare la lettura fino alla fine e che troveremo non solo delle risposte ai nostri interrogativi, ma anche un chiaro cammino per le virtù

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vissute tra le difficoltà del nostro tessuto quotidiano e che renderà in noi più forte e concreto l’amore che abbiamo per la nostra fami- glia religiosa e per tutta la famiglia spirituale di padre Eustachio Montemurro nostro Fondatore.

Madre Giuseppina Anatrone MCSC Superiora Generale Missionarie Catechiste del Sacro Cuore

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Nota teologico-pastorale

di Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Guido Pozzo, arcivescovo tit. di Bagnoregio

Sovrintendente del Coro della Cappella Sistina, membro della Congregazione delle Cause dei Santi

Ciò che si rende immediatamente visibile dalla lettura degli scritti e delle lettere di madre Maria della Santa Croce, al secolo Maria Teresa D’Ippolito, vissuta tra il secolo XIX e gli inizi del XX, è l’in- distruttibile amore verso Dio e verso il prossimo. «Il nostro spirito», scrive madre Maria, «sia sempre assorto nell’estasi dell’ardentis- sima carità per il Diletto Gesù Nostro Signore»; «L’Amore di Gesù c’infiammi e consumi, e la Divina volontà si compia sempre e in tutto in noi. Amen». Nei suoi scritti si manifesta la grande ammi- razione e un amore non comune verso Gesù crocifisso e verso la Vergine Maria addolorata. Le testimonianze sono concordi nell’af- fermare che madre Maria della Santa Croce fu fedele ai coman- damenti di Dio, alle leggi della Chiesa e ai propri doveri quoti- diani. Fin dalla sua giovinezza, la giovane Teresina coltivò una profonda spiritualità che la portò in seguito alla scelta della vita consacrata in un Istituto ancora nascente, quello delle Figlie del Sacro Costato, e sull’esempio del suo Fondatore accolse tutte le difficoltà dell’Istituto e personali con grande spirito di sacrificio e abbandonandosi con fiducia totale all’amato Gesù. Pur avendo un temperamento schietto e volitivo, mise in pratica i consigli evan-

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gelici in modo trasparente, accettando serenamente la volontà di Dio.

Sappiamo che, agli inizi dell’Istituto delle Figlie del Sacro Costato, la situazione non fu facile, anche perché l’ambiente in cui le religiose operavano era influenzato gravemente dalla masso- neria e dalle ideologie socialiste, e la presenza della fede cristiana era gravemente compromessa. Ma suor Maria non cedette mai alla rassegnazione e incoraggiò le sue consorelle a non desistere e a non rassegnarsi. In seguito, quando divenne superiora generale, provvide sempre perché il catechismo e l’insegnamento della sana dottrina cattolica venissero curati e diffusi, e nello stesso tempo la povertà evangelica venisse osservata con rigore dalle religiose a lei affidate. L’amore e il soccorso verso i poveri erano aspetti privile- giati dell’esercizio delle virtù cristiane. Così la vita di madre Maria della Santa Croce risulta essere esempio della profonda e indisso- lubile unità tra la fedeltà alla dottrina cristiana e l’afflato pasto- rale. Non è possibile infatti una separazione o una estraneità tra dottrina e vita: una carità che non sia illuminata dalla verità della fede è cieca, e una adesione teorica alla dottrina senza la pratica dell’amore e delle virtù cristiane e umane è arida e inconcludente.

La sua devozione speciale al Cuore divino di Gesù esprime la sintesi della fedeltà alla verità e all’amore di Cristo. La contempla- zione e adesione al Cuore trafitto di Gesù è donazione e consegna di sé stessa al Salvatore del mondo. Madre Maria ha capito che il mondo si salva offrendosi a Dio. Il Cuore di Gesù, che è il contenuto centrale del mistero pasquale, salva il mondo, dandosi e offrendosi per la redenzione del mondo. Il messaggio di suor Maria è quindi di una attualità sconvolgente: ci invita a rinunciare alla propria autoconservazione egoistica ed egocentrica, per incon- trare e sperimentare nel mutuo amore, nella donazione di noi stessi a Cristo e insieme con Cristo, la pienezza della carità divina.

Sappiamo che negli ultimi momenti della sua vita terrena, di grande sofferenza fisica, madre Maria si rivolgeva alle sue conso-

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relle ripetendo: «Sto bene sulla croce». Aveva quindi ben compreso che la croce è parte integrante ed essenziale della vita cristiana.

È come un cordone ombelicale che ci lega a Cristo e dal quale riceviamo nutrimento, ossigeno e vita. Il cammino di suor Maria è stato contrassegnato da esperienze di dolore e di amore. Non manca la devozione alla Madonna, perché madre del Figlio di Dio.

Il messaggio formidabile è pertanto, particolarmente oggi pregnante e attuale, non pregiudicato dal linguaggio e dalla sensi- bilità tipici dell’epoca storica e culturale in cui è vissuta: alla mentalità dell’apparire esteriore, della ricerca del benessere fisico e a tutti i costi, delle realtà effimere di questo mondo, madre Maria della Santa Croce rappresenta un esempio luminoso e concreto di vita cristiana e religiosa, testimoniata dalla sofferenza, vissuta come tempo di grazia. La grazia di Dio e la vita consacrata di suor Maria sono stati due interlocutori di un concreto e fecondo cammino verso la santità.

Mons. Guido Pozzo Arcivescovo tit. di Bagnoregio

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Nota dell’autore

Madre Maria della Santa Croce, al secolo Teresa D’Ippolito, è una figura che per la prima volta viene presentata nella sua dimen- sione storica ma, necessariamente, anche religiosa. Ella è stata protagonista di vicende storiche molto rilevanti: nata dopo pochi anni dall’unità nazionale italiana conosce direttamente le condi- zioni devastate del Mezzogiorno d’Italia, soprattutto delle zone interne di Puglia e Lucania nella loro terribile arretratezza econo- mica, sociale, ma anche religiosa in senso stretto. Ma ella visse il trauma delle due guerre mondiali e, ancor più da vicino, il peri- colo della soppressione delle Figlie del Sacro Costato che, nono- stante ogni suo sforzo ed appello, si scisse in due rami autonomi quali sono tutt’oggi. Fu una provvida madre per le Figlie del Sacro Costato che guidò, come superiora generale, dal 1911 al 1929 impegnandosi in prima persona perché l’Istituto religioso non venisse schiacciato dagli eventi, evitandogli conseguenze letali.

Ma il suo operato è stato offuscato, per decenni, dall’ombra di menzogne che, sebbene ampiamente sconfessate, hanno fatto di madre Maria un’«illustre sconosciuta» nota solo al ristretto cerchio delle sue figlie spirituali (le Missionarie Catechiste del Sacro Cuore). Queste malevole accuse, volte forse a giustificare la scis- sione attuata da una parte dell’allora Istituto delle Figlie del Sacro Costato, sono state riportate senza alcuna considerazione critica dei fatti o della realtà storica così come, ad oggi, è ampiamente certificata dai tanti documenti consultati per il presente lavoro e citati. Risultano, quindi, prive di ogni fondamento le accuse di

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deperimento spirituale 1 che hanno accompagnato ingiustamente la memoria di madre Maria, riconosciuta da tutti come una donna abile, profondamente religiosa ed onesta. Ed altrettanto infondate sono le accuse che le imputano un cambio di nome e di carisma per le Figlie del Sacro Costato che, oggi divise in Suore Missio- narie Catechiste del Sacro Cuore ed in Suore Missionarie del Sacro Costato e di Maria SS. Addolorata, esistono materialmente anche (e soprattutto) grazie a madre Maria. Fu lei, infatti, che benevol- mente supportata dal vescovo Ignazio Monterisi poté costruire, sin dai difficili inizi, l’Istituto che tutt’oggi è una realtà vitale. Madre Maria non si risparmiò, materialmente, in nulla utilizzando i cospicui proventi delle sue rendite familiari a favore delle Figlie del Sacro Costato, che furono anche il suo unico erede testamen- tario. Si presenta, qui, per la prima volta una selezione delle sue lettere che condensano le sue ansie, le sue aspirazioni, la sua spiri- tualità, tratto peculiare dei suoi scritti, con cui ha accompagnato la sua vicenda umana e, possiamo dire, «istituzionale» quale supe- riora generale.

Ringrazio, con sincero affetto e deferenza, Sua Eminenza il card. Monterisi che, con dottrina e pastorale sollecitudine, ha saputo consigliarmi e soprattutto ha voluto curare la prefazione al presente volume. Egli, pronipote del vescovo Ignazio che salvò le Figlie del Sacro Costato dalla soppressione, ha saputo sottoli- neare i tratti peculiari della spiritualità di madre Maria. Con defe- rente amicizia ringrazio Sua Eccellenza mons. Pozzo il quale ha accettato di preparare una nota teologica-pastorale per aiutare a comprendere la spiritualità propria di madre Maria che, sebbene legata ad un tempo ormai passato, non smette di esser attuale nella sua rispondenza evangelica. Alle Suore Missionarie Catechiste del Sacro Cuore, che mi hanno avviato nella loro scuola di Portici-

1 T. Tusino, Il padre e le Figlie del Sacro Costato, in Bollettino interno dei PP.

Rogazionisti, 1968/69, Tip. Belardi 1969, pp. 94-95.

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Bellavista all’istruzione ed alla vita cristiana, formulo il mio ringraziamento più sincero e il mio augurio più sentito perché, sull’esempio di madre Maria, esse possano riscoprire e rivalutare questa figura nel ruolo proprio che le compete.

Per alcuni dei personaggi di queste vicende sono stati avviati i rispettivi processi di beatificazione secondo la prassi e la normativa della Chiesa. Nel testo, però, si è preferito evitare di qualificarli secondo il rango che la Chiesa gli ha riconosciuto dopo morte.

Essi sono:

• Sant’Annibale Maria Di Francia (1851-1927), dichiarato vene- rabile nel 1989, beatificato nel 1990, canonizzato nel 2004;

• Ven. Augusto Bertazzoni (1876-1972), dichiarato venerabile nel 2019;

• Ven. Antonio Losito (1838-1917), dichiarato venerabile nel 2015;

• Servo di Dio Eustachio Montemurro (1857-1923), servo di Dio dal 1992.

L’autore Ciro Romano

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