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CAPITOLO 2

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 2

IL QUADRO INTERNAZIONALE E NAZIONALE

2.1 Il commercio internazionale

Il settore dei materiali lapidei ha mantenuto, nel corso dei secoli,

una sua particolarità rappresentata dal fatto che la sua materia prima viene nella maggior parte utilizzata nello stesso luogo in cui si estrae.

Da ciò è derivato che i Paesi più avanzati per quanto riguarda le attività

estrattive erano quelli che disponevano di un mercato interno di consumo più o meno sviluppato.

Questo ha portato a un maggior sviluppo che si è ripercosso sulle attività, migliorandone alcuni aspetti tra i quali: la più alta diversificazione, la maggiore qualità, e la più ampia diffusione.

Quindi si può affermare che da ciò ha avuto nascita il moderno commercio internazionale dei materiali lapidei, che ha raggiunto il primo splendore verso la fine degli anni '30 del secolo scorso.

Infatti in questo periodo l'Italia esportava da sola circa il 60% di tutto il materiale immesso nel commercio internazionale, e tutta la produzione, lavorazione, commercio e l'utilizzo dei materiali lapidei, erano sostenuti da 6 principali Paesi (Italia, Francia, Germania, Belgio, Stati Uniti, Inghilterra) che detenevano l'80% delle estrazioni e il 75% dei consumi.

Schematizzando si può affermare che all'Italia spettava il ruolo di Paese esportatore di materiale grezzo; l'Inghilterra e la Germania e gli stati Uniti erano Paesi importatori; la Francia e il Belgio avevano sviluppato invece le attività di trasformazione.

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Negli anni '80 la situazione invece è cambiata.

Rispetto al periodo precedente, la percentuale del materiale destinata al commercio internazionale rispetto al totale della produzione è molto diminuita, dal 50% al 25%, e conseguentemente è aumentata la parte della produzione per i mercati locali.

Questo perché in tutti i Paesi provvisti di risorse vi è stata la tendenza a soddisfare in primo luogo la domanda interna coi materiali prodotti

localmente. Tutto ciò è stato favorito anche dalla diffusione delle tecnologie e dalla mobilità del lavoro qualificato.

L'Italia era al centro di questo commercio producendo, rispetto alla produzione mondiale, il 30%, consumando il 20% e trasformando il 30%.

Quindi è riuscita ad acquistare la preminenza settoriale dove ancora non l'aveva.

Oggi giorno vediamo che la ripresa dell’economia internazionale del 2004 è proseguita nel 2005 anche se leggermente più lentamente, anche grazie a due imponenti economie come quella cinese e quella statunitense.

Agli Stati Uniti viene riconosciuto il novero di grande consumatore di materiali soprattutto trasformati, mentre alla Cina quello di produttore e trasformatore di pietre., marmi e graniti.

Successivamente il 2006 è proseguito nello stesso andamento, non solo confermando il trend di espansione su un anno già favorevole, ma consolidandolo ulteriormente con cifre superiori alle aspettative. Un miglioramento che ha consentito di reggere anche ad elementi di possibile indebolimento del quadro, e di possibili future insidie come quelle suggerite dai segnali provenienti dal mercato immobiliare americano, e dalle oscillazioni di inizio 2007 della borsa di Shanghai.

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In questi ultimi anni sono cresciuti i rapporti di collaborazione produttiva tra soggetti di provenienza diversa sia geografica che economica ed il settore è diventato sempre più complesso ed evoluto, collocandosi nello scenario mondiale come un settore diversificato e diffuso in tutto il mondo.

Nel 2006 i produttori europei di materia prima hanno avuto un quadro favorevole, mentre, il settore della lavorazione è risultato più penalizzato; ad ogni modo hanno continuato ad aumentare i movimenti di materiali lavorati e non solo di grezzi, a dimostrazione che il settore è in fase di rinnovamento e questo anche grazie al ruolo importante di Cina, Brasile e Turchia.

E così anche il 2007 è iniziato in condizioni di sostanziale ottimismo internazionale, trainato dal ruolo attivo di Paesi asiatici ed europei, e protetto dalla sicurezza del Nord America.

Le previsioni future sono ancora di crescita, anche se è stata più debole già nel secondo trimestre 2007, ma alcuni elementi del quadro generale sono di deciso interesse anche per le conseguenze che possono avere poi sul settore specifico delle pietre. Il 2007, comunque, ha visto ancora un forte protagonismo dei due maggiori Paesi asiatici, Cina e India, con una ripresa progressiva dell’economia europea, che ha portato l’euro ai massimi sullo yen e sul dollaro USA.

Quindi ne è molto semplificato e avvantaggiato l’acquisto di materie prime per gli europei , anche se la competizione con le esportazioni americane ne risente; tuttavia è l’andamento del mercato immobiliare statunitense che può avere conseguenze negative maggiori di quanto rilevato, anche se nel corso del 2006 è solo verso il quarto trimestre che si è cominciato a parlarne seriamente. Secondo gli esperti internazionali, il rischio non è ancora grave e infatti è possibile ancora controllare l'inflazione nelle maggiori aree produttive.

Nel 2007 i ritmi sono rimasti molto elevati con un PIL a due cifre per i Paesi emergenti, soprattutto la Cina.

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Dal canto suo l'Unione Europea è riuscita a ridurre il proprio disavanzo pubblico.

Il processo è sostenuto in primo luogo dalla Germania, che è ampiamente tornata a svolgere il ruolo di traino dell’economia continentale, ma anche in Italia il risultato è più positivo delle attese, soprattutto in seguito alle performance dell’export.

I graniti lavorati vedono ancora nell’Unione Europea l’area di maggiore interesse, che copre da sola oltre il 44% del totale di questa voce. E proprio la Germania è il maggior mercato, anche se in calo particolarmente nell’ambito dei volumi. Insieme a quest’ultima si affacciano nuovi mercati decisamente minori, ma vivaci e in progresso veloce come la Polonia, Repubblica Ceca, l’Ungheria, la Slovenia e le Repubbliche Baltiche.

Solo nel tempo potremo verificare la stabilità di queste performances, ma per ora esse costituiscono una realtà premiante per la nostra produzione, anche se ancora contenuta e giovane.

Per quanto riguarda il Nord Europa, Regno Unito, Irlanda e Francia si riscontra un miglioramento dei mercati di consumo.

Per quanto riguarda l’Europa non comunitaria un paese positivo e importante è la Svizzera, mentre la Russia accusa un calo sensibile, soprattutto sul valore. Infatti è da qualche tempo però che questo Paese mostra oscillazioni di anno in anno, che nel tempo tuttavia generano un trend sostanzialmente positivo e complessivamente importante.

Nell’Estremo Oriente solo Singapore e la Thailandia danno segni positivi, e tutta l’area resta un po’ ai margini del nostro panorama.

Si può affermare che il processo di adeguamento del settore lapideo internazionale ai profili dei settori più avanzati ed evoluti ha vissuto un ulteriore anno di crescita.

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Per quanto riguarda la globalizzazione, termine ormai abusato, si può definirla come un processo reale e inarrestabile che sta cambiando il volto anche del settore lapideo e, un ritorno al passato, non solo non sarebbe più possibile ma non sarebbe nemmeno opportuno, poiché i nuovi assetti costituiscono a questo punto un elemento di stabilità e di evoluzione per il settore stesso.

La filiera produttiva non è più semplicemente localizzata in un’area di produzione, ma si ricompone in più forme, in più luoghi e con più modalità, per catturare al meglio la domanda e darvi la risposta ottimale a seconda della situazione e il distretto produttivo, anche laddove sopravvive, si apre e in un certo senso si solleva dal radicamento locale, per acquisire i vantaggi competitivi delle altre aree produttive, e cercare di farli propri.

La disponibilità di tecnologia, comunicazioni, capitali e lavoro condivisi o condivisibili a livello internazionale renderà questi processi sempre più diffusi e standardizzati.

Analizzando i mercati abbiamo visto che in primo luogo gli Stati Uniti rimangono il miglior luogo di consumo dei materiali lapidei prodotti in tutto il mondo. Se questo mercato dovesse, per un motivo o per l’altro, entrare bruscamente in crisi, prima di un’ulteriore crescita di altri consumatori alternativi, l’intero comparto ne risentirebbe sensibilmente.

Intanto per la fine del 2008 a causa delle Olimpiadi ci sono prospettive di rallentamento per il consumo cinese, e ciò costituisce una possibile diminuzione d’insieme dello sviluppo del settore. Quindi dovranno essere altre le aree geografico-economiche a farsi avanti nelle dinamiche espansive dei processi che più da vicino ci riguardano, per lo sviluppo economico sia generale che del settore lapideo ed edile.

Per ciò che riguarda nuove possibili aree, troviamo l’India, che cresce sia come commerciante che come produttore.

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Al suo interno ci sono distretti che hanno dimostrato una grande capacità di investimento, sviluppo e spinta tecnologica, che si ricongiunge con l’espansione di altri Paesi vicini, come la Corea del Sud e il Giappone, ancora presente e ricettivo su molte tipologie importanti di prodotto.

Infine hanno un ruolo determinante le dimensioni, la capacità di innovazione e il ruolo geo-economico facendola cosi diventare una realtà del presente e non solo del futuro del settore.

Importante è poi il Medio Oriente che continua ad investire nell’uso e nella produzione di marmi e pietre intensificando le attività che assorbono lavorati di tutta la gamma e che tuttora rappresenta con i suoi cantieri e le sue attività nel settore edile un mercato fondamentale e di profilo globale.

Anche il Nord Africa si colloca in questa prospettiva di futuro per il settore; infatti paesi come l’Egitto stanno intrattenendo importanti rapporti con molti soggetti, come L’Italia e la Spagna da un lato, e la Cina dall’altro.

E poi, Algeria, Tunisia, Marocco sono tutti anch’essi molto pratici nello sfruttamento autonomo delle proprie risorse, sia di materiali che di lavoro complessivo.

Anche l’America Latina avrà molto da dire nel prossimo futuro, infatti il ruolo che in questi ultimi due anni ha giocato un Paese come il Brasile è esemplare: produce, consuma, trasforma, esporta e si ritaglia spazi sempre più ampi in mercati importanti. Rimangono anche i grandi mercati storici europei, dove Germania, Regno Unito, Spagna, Italia, Francia continuano a produrre, consumare, sperimentare, impiegare in maniera visivamente innovativa, e con modalità e contenuti di ricerca che non subiscono fermate.

Ci sono prospettive anche nei nuovi mercati europei dell’Est, che crescono e si affiancano a quelli più tradizionali.

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E’ proprio l’innovazione, a cominciare dalle tecnologie, che contribuisce ad accelerare fortemente quel processo di internazionalizzazione del settore; anche se nel settore lapideo, soprattutto nel prodotto, le novità ci sono, ma non sempre ma non sempre sono migliori delle conquiste tradizionali. Così l’innovazione viene ritrovata in altri aspetti del settore come nelle garanzie generali del prodotto, del processo, nella sicurezza e nelle modalità di gestione del cantiere, della commessa, dei controlli e della parte comunque più immateriale del ciclo.

Rimangono ancora presenti alcuni luoghi di tensione internazionale, ma a fianco di questi c'è un’importante gruppo di Paesi attivi e importanti che fungono da motore per l’espansione economica internazionale riuscendo a mantenere i commerci illesi dalle linee di tensione evitando quindi pericolose rotture e coinvolgimenti interni.

2.2 Il settore lapideo

Anche il settore lapideo ha beneficiato delle positive performance

internazionali, continuando nel segno di un’espansione che ormai è attiva da molti anni.

Infatti la produzione di pietre per uso ornamentale, in cava, nel mondo, anche per questo 2007 si è confermata come una attività molto significativa per il totale di volumi che utilizza e per il mercato che ne segue

Sono ormai più di cinquanta i Paesi con un’attività rilevante e tecnologicamente apprezzabile, e anche se i grandi produttori rimangono sempre un numero ristretto, ogni anno ci sono sempre nuovi ingressi, con nuove caratteristiche (colore, trama etc), che si aggiungono alle precedenti, facendo rimanere il saldo ancora attivo.

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Così, vediamo arrivare, una Paese recente come il Cile, che si presenta a carattere internazionale con materiali propri e una industria estrattiva e di prima trasformazione giovane ma sicura e con belle prospettive.

E seguendo questa linea, bisogna introdurre anche l'economia marmifera turca, che proprio negli ultimi due o tre anni, ha vissuto un momento di espansione importante su alcuni mercati importanti per il consumo come quello nordamericano, e quello tedesco. La specializzazione di questi due Paesi ( Cile e Turchia ) è soprattutto sul marmo, ed è anche grazie a Paesi come questi che l’espansione quantitativa del mercato lapideo nel 2006 ha riguardato anche i marmi, e non solo i graniti.

Hanno svolto, infatti, un ruolo come sempre significativo Italia, Spagna e Grecia, assieme a molti altri produttori, sia storici che nuovi, in misura minore. I graniti hanno superato l'import-export del marmo nello scenario internazionale, con soggetti come Stati Uniti e Cina a fare decisamente da grandi macchine di produzione, trasformazione e consumo e da grandi sostenitori dell’espansione mondiale del mercato.

Le tre tabelle seguenti contengono i dati relativamente all'Import-Export di graniti, marmi e lavorati nell'arco temporale 2004-2006.

Tutti i dati sono stati reperiti dallo Stone Sector 2006, scaricabile dal sito WWW.IMMCARRARA.COM

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tab. 2 Import-Export graniti nell’arco temporale 2004-2006 (in migl. di tonn.)1

IMPORT PAESI 2004 2005 2006 Variazioni% 06/05 Brasile 740 570 1740 205,26 Cina 1.945.680 2.054.250 2.485.300 20,85 Egitto 1550 9060 nd/na -Francia 286.310 299.450 360.670 20,44 Grecia 103.300 122.760 162.100 32,05 Hong Kong 122.520 140.730 161.820 14,99 Iran 0 0 0 -Italia 1.963.300 1.902.590 1.979.080 4,02 Portogallo 114.530 112.550 102.500 -8,93 Spagna 952.580 953.030 879.070 -7,76 Stati Uniti 2.212.680 2.573.090 3.224.000 25,20 Turchia 175.610 243.240 nd/na -TOTALE 15.097.520 17.443.271 17.870.300 2,45

Note: Il totale è calcolato tralasciando altri Paesi che ho ritenuto più opportuno non trascrivere.

EXPORT PAESI 2004 2005 2006 Variazioni% 06/05 Brasile 1.485.320 1.771.500 2.171.680 22,6 Cina 6.413.600 7.975.910 8.517.390 6,8 Egitto 2.230 5.090 nd/na -Francia 91.894 89.110 100.330 12,6 Grecia 7.540 8.330 5.390 -35,3 Hong Kong 52.020 67.590 34.180 -49,4 Iran 36.130 58.078 65.970 13,6 Italia 1.380.650 1.341.340 1.333.480 -0,6 Portogallo 343.110 385.850 391.940 1,6 Spagna 545.370 531.810 547.890 3,0 Stati Uniti 189.560 204.820 178.900 -12,7 Turchia 215.240 228.410 161.420 -29,3 TOTALE 13.394.184 15.399.028 15.587.710 1,2

Note: Il totale è calcolato tralasciando altri Paesi che ho ritenuto più opportuno non trascrivere.

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tab. 3 Import-Export marmi nell’arco temporale 2004-2006 (in migl. di tonn.)2

IMPORT PAESI 2004 2005 2006 Variazioni% 06/05 Brasile 41.690 47.900 57,290 19,6 Cina 2.210.960 2.432.700 3.391.850 39,4 Egitto 39.660 73.270 nd/na -Francia 68.250 75.010 83.670 11,5 Grecia 253.120 272.790 293.170 7,5 Hong Kong 137.870 126.430 125.380 -0,8 Iran 7.470 9.340 13.640 46,0 Italia 512.060 528.070 691.200 30,9 Portogallo 39.990 38.720 36.920 -4,6 Spagna 345.850 331.040 353.380 6,7 Stati Uniti 1.018.010 1.401.090 1.559.220 11,3 Turchia 13.260 17.160 nd/na -TOTALE 5.876.140 6.667.760 8.023.927 20,3

Note: Il totale è calcolato tralasciando altri Paesi che ho ritenuto più opportuno non trascrivere.

EXPORT PAESI 2004 2005 2006 Variazioni% 06/05 Brasile 12.020 14.350 12.960 -9,7 Cina 470.030 672.720 934.020 38,8 Egitto 533.930 720.670 nd/na -Francia 13.300 10.320 12.330 19,4 Grecia 362.720 335.120 388.420 15,9 Hong Kong 64.350 43.780 23.690 -45,9 Iran 475.620 468.210 426.810 -8,8 Italia 1.775.670 1.750.720 1.905.930 8,3 Portogallo 333.120 358.690 437.740 22,0 Spagna 911.750 982.610 1.072.020 9,1 Stati Uniti 62.400 64.870 65.110 0,4 Turchia 2.281.970 2.668.530 3.206.805 20,2 TOTALE 7.470.880 8.385.090 8.808.310 5,0

Note: Il totale è calcolato tralasciando altri Paesi che ho ritenuto più opportuno non trascrivere.

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tab. 4 Import-Export lavorati nell’arco temporale 2004-2006 (in migl. di tonn.)3

IMPORT

PAESI 2004 2005 2006 Variazioni% 06/05

Brasile 68.980 80.060 95.900 19,79

Cina 97.980 108.380 118.480 9,32

Egitto nd/na 29.360 nd/na

-Francia 279.700 335.280 470.620 40,37 Grecia 133.180 168.540 202.760 20,30 Hong Kong 301.000 306.240 302.560 -1,20 Iran 14.940 18.680 27.280 46,04 Italia 689.200 827.800 813.280 -1,75 Portogallo 143.560 132.620 134.040 1,07 Spagna 391.280 439.180 610.600 39,03 Stati Uniti 5.692.820 7.149.900 8.553.040 19,62 Turchia 154.120 255.640 nd/na -TOTALE 18.195.020 21.049.620 23.733.347 12,75

Note: Il totale è calcolato tralasciando altri Paesi che ho ritenuto più opportuno non trascrivere.

EXPORT

PAESI 2004 2005 2006 Variazioni% 06/05

Brasile 1.317.940 1.533.260 1.853.220 20,87

Cina 11.572.140 13.591.560 17.002.500 25,10

Egitto nd/na 490.300 nd/na

-Francia 104.800 103.880 91.620 -11,80 Grecia 251.760 223.740 229.140 2,41 Hong Kong 70.720 42.560 39.400 -7,42 Iran 322.800 295.476 347.540 17,62 Italia 4.432.160 4.219.880 4.330.720 2,03 Portogallo 488.380 472.960 498.380 5,37 Spagna 908.400 975.880 1.020.300 4,55 Stati Uniti 158.880 201.780 221.940 9,99 Turchia 2.130.100 2.539.940 2.855.840 12,44 TOTALE 23.839.720 27.071.556 28.849.160 10,26

Note: Il totale è calcolato tralasciando altri Paesi che ho ritenuto più opportuno non trascrivere.

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La Cina, infatti, non è importante solo come Paese produttore, ma soprattutto nel consumo e nell'utilizzo svolge un ruolo di prim'ordine su tutto quello che riguarda edilizia e arredo urbano: le statistiche riportate sopra e presenti sul sito statistico della IMM, descrivono chiaramente lo svolgersi del processo negli ultimi anni, in termini quantitativi, che meglio rappresentano al momento le dimensioni del fenomeno.

Per quanto riguarda le escavazioni, ci siamo trovati di fronte a un grande aumento dei produttori, seguito a grandi passi da un elevato aumento delle quantità estratte.

Sono state preferite innanzitutto le qualità innovative e quelle più affermate dei materiali per accontentare, sul lato del commercio esterno, i mercati che accolgono produzioni di pregio, mentre le altre qualità rimangono stabili ma solo nei mercati interni. Entrambi crescono e le differenze dipendono solo dai mercati in cui vengono commercializzati: in alcuni la loro crescita è ben distinta, in altri più mescolata.

Per quanto riguarda la commercializzazione prosegue negli anni la stretta intersconnessione tra i Paesi del Mediterraneo, con Italia Spagna ed Egitto tra i maggiori protagonisti, affiancati un po’ da tutta l’area costiera del Nord Africa. Ha un ruolo importante lo scambio di materia prima, e in riferimento all'Italia, soprattutto grazie al marmo bianco di Carrara, che emigra in direzione dei Paesi del Nord Africa.

Nel Nuovo Continente, assistiamo a un'intensificazione degli scambi tra Stati Uniti, Messico e Canada, affiancati poi da Brasile e altri produttori di dimensioni minori, tutti molto concentrati sul consumo degli Stati Uniti. Infatti nelle acquisizioni di lavorati lapidei, il Nord America preferisce il sud continentale come fonte di maggior approvvigionamento per i graniti, mentre rimangono i produttori mediterranei i preferiti per i marmi, dall’Italia per i prodotti più costosi, alla Turchia e alla Spagna, in generale.

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Questi prodotti, però, sono spesso soggetti anche a scambi di più lungo percorso, soprattutto quando si tratta di acquirenti che possono contare su un mercato interno di buone dimensioni, e capacità di trasformazione ampia e a costi contenuti. Pensiamo, ancora, alla Cina, che è tra i maggiori acquirenti di calcarei grezzi e semigrezzi proprio di provenienza mediterranea o mediorientale: Italia, Egitto, Spagna, Turchia e Iran sono i suoi maggiori fornitori attuali.

Questo perché, anche pur non avendo dei dati certi sul 2008, comunque rimane il più forte produttore di graniti a livello mondiale. Rimane la realtà di un Paese che importa materia prima ed esporta e consuma lavorati da e verso tutto il mondo, conquistando ogni anno quote maggiori, e sostenendo una buona parte di quella crescita internazionale del settore, che è presente ormai da molti anni.

Il suo mercato maggiore rimane il territorio vicino e naturalmente quello interno dove lo sviluppo ha creato un boom immobiliare che cerca sempre di più questi materiali.

Nell’Unione Europea, invece si sono intensificati gli scambi soprattutto con Cina e Turchia. L'unico problema rimane quello della confusione statistica sugli scambi di grezzi di granito, che vengono spesso classificati in maniera diversa a seconda dei vari Stati: gli scambi dichiarati tra Paesi esportatori e partner importatori in molti casi sono fortemente discordi, e costringono a ridurre l’informazione disponibile, perché chiaramente le modalità di classificazione dei movimenti non sono omogenee.

Per la Turchia, va detto che da quest’anno verranno meno, sembra, le statistiche dettagliate e precise che solitamente uscivano in questo periodo: gli uffici nazionali hanno deciso di considerarle come un dato “sensibile” e quindi da non diffondere nel modo seguito dagli altri Paesi.

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Sarà un importante tassello in meno nel quadro internazionale, soprattutto con il ruolo crescente che viene svolto nelle dinamiche del settore. Per ora, si può ricostruire il dato indirettamente, attraverso i mercati partner, in attesa che una decisione più favorevole allo scambio di conoscenze venga adottata.

Come già detto i graniti lavorati vedono ancora nell’Unione Europea l’area di maggiore interesse, che riguarda quasi il 50% del totale.

La Germania è il maggior mercato, seguita dalla crescente Finlandia e altri Paesi minori, come la Polonia, Repubblica Ceca, l’Ungheria, la Slovenia e le Repubbliche Baltiche.

Rimane il dato di un traffico attivo, che però oltre al movimento di pietre di pregio, coinvolge anche materiali minori, di grande volume e scarso valore, e di destinazione non ornamentale.

Per quanto riguarda l'UE, possiamo concludere dicendo che è patria di un mercato molto attivo, che però chiaramente coinvolge anche materiali vili, di grande volume e scarso valore, e di destinazione non ornamentale, a oscurare i movimenti di pietre a destinazione più nobile.

Ma le novità più positive riguardano i valori e vengono dal Medio Oriente, dove Arabia Saudita e Emirati Arabi sono riusciti in una bella performance. Oltre questi mercati ci sono poi Mozambico e Zimbabwe in Africa, mentre cala leggermente il Sudafrica e scende un po’ anche l’Angola.

Ma in tema di graniti grezzi e semigrezzi la novità maggiore viene dalla dialettica di ruolo tra Brasile e India: l’India continua ancora ad essere il nostro primo fornitore, ma sui valori medi per tonnellata di importato il Brasile è chiaramente più importante ed è il più mediamente qualificato dei due, per l’industria lapidea nazionale.

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Molto importante per quanto riguarda il nostro Paese è l'esternalizzazione della lavorazione

Molte aziende,infatti, particolarmente interessate e attive fuori dai confini, hanno iniziato ad effettuare investimenti all'estero, principalmente dove le produzioni permettono di generare prodotti che mantengono sempre un controllo e una garanzia italiani, ma che vengono lavorati fuori dal territorio nazionale.

Cioè si tratta di un prodotto almeno in parte lavorato fuori dai nostri confini nazionali, ma in nome e per conto, e soprattutto sotto la garanzia e il controllo tecnico di produttori italiani, i quali fanno da garante nei confronti

dell’acquirente nordamericano, ma si appoggiano a stabilimenti collocati fuori dai confini nazionali

Tutto ciò per avere vantaggi di costo, di vicinanza ai mercati di sbocco, di agevolazioni al reperimento di materia prima e molti altri, sempre però mantenendo intatta la qualità per far si che il produttore italiano possa mantenere gli standard che da sempre lo hanno contraddistinto coi clienti. Tale strategia riguarda per lo più i Paesi produttori di materia prima, dove i costi di produzione sono sensibilmente più bassi dei nostri, che devono essere in grado di lavorare con accuratezza sufficiente a garantire lo standard di un prodotto italiano, e, ovviamente, riguarda prodotti a standard lavorativo non di altissima fascia, ma per i quali sia sufficiente il ricorso a tecnologia diffusa, e facile da usare.

Spesso, le produzioni all’estero sono poi integrate con forniture provenienti dall’Italia, per mantenere una più diretta presenza sul mercato e presso il cliente. E nella maggior parte dei casi queste integrazioni riguardano

specializzazioni produttive dell’azienda in questione, che vede così migliorare il proprio posizionamento competitivo ampliando il proprio ventaglio di offerta.

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Ma il processo non è privo di rischi,in quanto i Paesi presso i quali si svolge crescono in maniera talmente rapida, che rischiano di allargare il settore a livello internazionale che potrebbe portare alla globalizzazione delle marce. Fortunatamente le specializzazioni produttive delle imprese leader del settore italiano , per alcuni settori, si collocano in genere ad un livello non facilmente raggiungibile dai concorrenti, mentre per gli altri si renderà ogni giorno più forte il bisogno di presidiare le proprie nicchie di mercato, le specializzazioni qualificanti, le presenze altamente competitive, a cui attribuire anche il ruolo di difesa complessiva dell’intero settore nazionale.

È la strada lungo la quale evolve non solo il settore lapideo italiano, appunto, ma anche altri settori, e altri Paesi, che stanno seguendo lo stesso modello di complessità produttiva crescente, per portare la competizione verso profili più avanzati e complessi, e per utilizzare la globalizzazione, senza doverla solo subire.

Questo non è l’unico percorso possibile, ma per ora, possiamo affermare che gli investimenti italiani all’estero nel 2007 crescono anche nel settore lapideo, e che il settore si configura in maniera sempre più articolata e dinamica.

2.3 Il settore lapideo italiano

La fama dei marmi bianchi di Carrara è diffusa da vari secoli, ma il

vero e proprio flusso di esportazione ha avuto inizio solo verso la fine del Settecento, accrescendosi nel XIX e XX secolo. A metà degli anni Venti l’Italia esportava circa il 56% di tutti i materiali immessi nel commercio internazionale.

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L’esportazione nazionale in questi anni era di circa 360 mila tonnellate, di poco superiore a quella di altri Paesi. Pur estraendo molto più materiale di questi, l’Italia non riusciva a mantenere un vantaggio competitivo a causa dei centri produttivi che puntavano soprattutto alla commercializzazione di materiali grezzi senza cercare di specializzarsi anche come centri di lavorazione e di trasformazione.

A causa delle vicende del 1929-'32 e delle due guerre mondiali si ebbe una flessione del settore, dal quale si uscì solo nel triennio ’50-’52 grazie alla crescita della domanda interna e il successo ottenuto nei gusti del pubblico dei marmi colorati.

A partire dagli anni Sessanta l’Italia pur continuando ad esportare notevoli quantità di lapidei grezzi riusci ad acquistare importanza anche come Paese importatore e trasformatore.

Nel ventennio '60-'80 la quantità assorbita dal mercato italiano dei propri materiali si è mantenuta a livelli alti (65-80%), vedendo diminuire, quindi, le esportazioni di materiale grezzo e aumentare la vendita delle pietre lavorate, come conseguenza di un arricchimento del settore di trasformazione.

Negli anni Settanta l’esportazione italiana del marmo, in rapporto al livello mondiale, era del 70%, grazie all’entrata in campo di nuovi Paesi importatori come quelli del medio-oriente, con i quali l’Italia e il suo comprensorio apuano riesce a mantenere il primato.

Però alla fine degli anni Ottanta questo rapporto è andato decrescendo ma, grazie all’aumento delle esportazioni verso i Paesi dell’Estremo Oriente, le conseguenze non sono state cosi dannose. Sempre in questi anni l’escavazione di materiale litico in Italia si aggirava sul 25% del totale mondiale, ma con un aumento medio annuo di circa il 3%, anche se più contenuto di quello di altri Paesi.

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Tuttavia, la qualità dei marmi, la tradizione consolidata e l’alta professionalità hanno permesso di annullare o almeno contenere l’effetto negativo dei costi più elevati e di far si che USA e Giappone, pur possedendo strutture produttive di alto livello, iniziassero uno stretto rapporto di commerci con il nostro Paese. A metà degli anni Novanta rispetto agli anni Cinquanta è aumentata la quota destinata ai consumi locali diminuendo cosi le esportazioni, e questo per non gravare la bilancia commerciale con importazioni di beni di lusso come le pietre ornamentali. Ad ogni modo l’Italia rimane il perno del commercio internazionale.

La produzione italiana di cava ha raggiunto nel 2006 le 10.924.008 tonnellate annue e si avvale di 2.263.640 di tonnellate di grezzi importati. Nell’insieme l’industria italiana consiste di marmi bianchi e colorati con proporzione del 55%, di silicei per il 25%, di travertini per il 15% e la parte rimanente di altre pietre ornamentali.

Le regioni alle quali appartengono i totali più elevati di estrazione e trasformazione sono nell’ordine: Toscana, Sardegna, Sicilia, Lazio, Puglia e Lombardia.

Possiamo quindi dire che la produzione odierna si è più che decuplicata rispetto al 1961 raggiungendo valori mai visti in precedenza e questo grazie ad un sistema “misto” in cui hanno avuto un ruolo determinante da un lato, l’iniziativa privata con autonome capacità finanziarie e, dall’altro, gli enti pubblici che hanno reso agevoli i finanziamenti e soprattutto rinunciato ad una loro presenza diretta nell’attività industriale.

Sono poche le regioni italiane che hanno raggiunto una certa importanza per l’attività di estrazione e di lavorazione dei materiali lapidei, ma queste sono state capaci di sviluppare “aree sistema” nelle quali le numerose imprese esistenti,

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essendo collegate fra loro da molteplici legami funzionali, sono riuscite a raggiungere economie di scala e mantenere la tradizione professionale.

tab. 5 Produzione italiana di grezzo nel 2005 e 2006 ( tonn.)4 REGIONE 2005 2006 Campania 500.000 450.000 Valle D'Aosta 25.732 33.000 Piemonte 600.000 650.000 Lombardia 796.751 800.000 Trentino 1.136.519 1.200.000 Friuli V.G. 190.000 190.000 Veneto 640.000 650.000 Liguria 88.726 85.000 Toscana 1.500.000 1.450.000 Marche 217.050 294.645 Lazio 1.400.000 1.200.000 Puglia 1.150.00 1.250.000 Sicilia 1.823.990 1.871.363 Sardegna 800.000 800.000 TOTALE 10.868.758 10.924.008

Fonti: fonti ufficiali locali (Uff. regionali, Associazioni di categoria, ecc.)

La più importante area sistema italiana è il “comprensorio apuano” che investe le province di Massa Carrara, Lucca e La Spezia e che realizza la più alta concentrazione di produzione, investimenti fissi, commercio e occupazione. Essa ha saputo fare del settore lapideo non solo la struttura portante dell’economia, ma soprattutto un elemento fondamentale della propria storia e della propria cultura.

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Un’altra importante area sistema è quella veneta concentrata nelle province di Verona e Vicenza, con le sue tradizioni estrattive risalenti al Rinascimento e ai suoi marmi pregiati, come e soprattutto per la nota “pietra di Vicenza”. Per quanto riguarda la Lombardia emergono le province di Bergamo e di Brescia. In Puglia l’area sistema trova la sua localizzazione nelle province di Bari e Foggia. Infine, nel Lazio emerge la provincia di Roma e in Sicilia la provincia di Trapani con il suo “perlato di Sicilia”.

Per ottenere il rango di area sistema occorre un concorso di condizioni come prestigiose referenze internazionali, qualità di prodotto, presenza di fiere e manifestazioni promozionali affermate, una buona posizione geografica e infine la disponibilità di infrastrutture di trasporto efficienti.

2.3.1 Analisi del settore

Il sistema italiano è riuscito a mantenersi stabile negli anni

2003-2005 confermando sempre la presenza dello stesso settore lapideo, anche a fronte di una concorrenza maggiore e in continua mutazione.

Infatti rimane il primo paese esportatore considerando contemporaneamente quantità e valore.

Tutto ciò è la conferma della posizione ormai riconosciuta dell’industria lapidea italiana che mantiene i suoi fattori massimi di competizione nella qualità dell’output domestico anche in condizioni di minore quantitativo apportato.

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Andiamo quindi ad analizzare i dati sulle esportazioni, che hanno avuto un peso importante nel miglioramento del settore nel 2006, soprattutto in un momento in cui il mercato del consumo interno è cominciato invece a calare insieme al rallentamento dell’attività di edilizia soprattutto privata.

Le esportazioni italiane di materiali lapidei hanno raggiunto e superato i 4 milioni e le 800 mila tonnellate di prodotto in varia forma, dai blocchi grezzi alle lastre, ai lavorati e finiti, alle polveri e i granulati.

Come possiamo vedere dalla tavola5 sotto, al primo posto ci sono i lavorati,

che portano con loro un aumento e miglioramento della qualità delle esportazioni.

Va ribadito che l’Italia non ha ancora recuperato i totali del 2000 e 2001, come mostra la tavola 7 6, ma è importante il trend che si è avviato ormai da

almeno due anni, con l'inversione della tendenza negativa, che era iniziata a metà 2001, portando una crisi di alcuni mercati.

5 S. NAPOLI, Stone sector 2006 (WWW.IMMCARRARA.COM)

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E' giusto sottolineare che per l’Italia il mercato dei granulati sia in rapida e continua salita, anche dal punto di vista dei valori coinvolti.

Vediamo dove si sono collocate le nostre produzioni destinate all’estero7

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Come dimostra la tabella precedente, gli Stati Uniti, se confrontati con tutti gli altri mercati esteri, sono decisamente il mercato singolo più importante per l’industria lapidea italiana. Un ruolo importante lo hanno anche le realtà africane che si affacciano sul Mediterraneo e che hanno con il nostro Paese un rapporto di collaborazione e interscambio anche di tecnologie, macchinari e servizi.

Sempre molto complesso è il rapporto con l’Estremo Oriente, dove le difficoltà indotte dalla distanza, dalla velocità dei cambiamenti in atto e dalla presenza di realtà diverse rendono il quadro sempre in movimento e differente dalle aspettative. E proprio per questo che, come è stato spiegato precedentemente come caso italiano, c'è stato, già dallo scorso anno, un ingresso nel mercato un po’ più indiretto, mediato attraverso produttori di altri Paesi.

Questo per poter raggiungere i mercati più lontani, sfruttando le prossimità degli altri, laddove si può.

Per i marmi in blocchi e lastre il primo fornitore per l’Italia rimane l’Egitto, seguito da Turchia, Tunisia, Spagna, Portogallo e,in maniera minore, Marocco e Namibia.

Le esportazioni della stessa voce vedono, invece, come partners la Spagna, gli Stati Uniti, il Libano, il Medio-Oriente, la Cina e l’India.

Per quanto riguarda i graniti in blocchi e lastre le nostre esportazioni sono aumentate rispetto al 2004, ma solo in considerazione dei volumi; al contrario i valori mostrano una sensibile diminuzione e la voce nel suo complesso conta sempre meno. Le importazioni sono invece aumentate dopo il decremento del 2005 ma non in maniera decisa a conferma che i Paesi produttori sono sempre più spinti nella trasformazione interna dei loro materiali anche se comunque India, Sudafrica e Brasile rimangono importanti fornitori.

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Questo perché l’Italia ha vissuto negli anni 90 e nei primi anni 2000 il ciclo espansivo del comparto dell’edilizia più lungo della storia del suo dopoguerra. E’ necessario, quindi, che rimanga ferma la consapevolezza che non esistono aree di mercato protette, e nemmeno nicchie di specializzazione totalmente al riparo dalla competizione esterna, sta al settore adattarsi e strutturarsi per rispondere nei tempi e nei modi migliori.

Le imprese lapidee italiane stanno vivendo un processo di riposizionamento progressivo nello scenario internazionale dei mercati, ma soprattutto al proprio interno, come organizzazione produttiva. La piccola dimensione ha una problematica sempre più accentuata, per motivi di soglia di rendimento minimo delle attività, che ora più che mai richiede investimenti in tecnologia, in formazione, in professionalità gestionale e in capacità di business complessivo.

Trovandosi in una competizione molto selettiva, le piccole imprese sono costrette a crescere e ad evolversi per evitare di soccombere e di conseguenza lasciare il mercato e questo fenomeno farà si che il settore ne esca rafforzato, più articolato e complesso, così come più articolato e complesso è appunto il mondo esterno. Questo processo può però non essere indolore, soprattutto in zone dove il livello di specializzazione comporta coinvolgimenti territoriali e sociali non facilmente gestibili.

Il fattore tempo è ormai l’elemento veramente strategico per lo sviluppo del settore e l’industria lapidea italiana ha le risorse, sia tecniche che umane e strutturali per farlo con successo, ad ogni modo comunque i primi passi importanti sono già stati mossi.

Altro fattore importante nell’evoluzione recente del settore lapideo è rimasto senza dubbio il prezzo finale sul mercato, affiancato dai tempi e dalle modalità di fornitura.

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Infine vestono un ruolo determinante l'organizzazione, le dimensioni, la capacità di innovazione e il ruolo geo-economico facendola cosi diventare una realtà del presente e non solo del futuro del settore.

Infatti le economie, anche del settore lapideo, sono sempre più interrelate tra loro, e la spinta verso una ridefinizione dei ruoli e un loro rimescolamento è forte e inarrestabile e per mantenere il successo occorre sapersi inserire in un contesto ad alto rischio individuale, che richiede dimensioni di scala, efficienza di operatività e capacità di sopravvivenza in una situazione molto più instabile e mutevole del passato.

L’innovazione è sempre più facilmente trasferibile e i vantaggi dell’arrivare primi alla soluzione di un problema complesso spesso vengono

vanificati dai costi sostenuti in relazione alla durata dei benefici stessi. Nel complesso il futuro, anche nel settore lapideo, è appena cominciato.

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Bibliografia capitolo 2

– PINNA S. : “Il comprensorio apuano del marmo”, Società Geografica Italiana, Roma 1999. Relativamente alle pag. 71-86;

– CONTI G. : “Il commercio internazionale” in “Il marmo nel mondo” Società Editrice Apuana 1986;

– MONTANI C. : “L'industria lapidea italiana” in “Il marmo nel mondo” Società Editrice Apuana 1986;

– CRESME : “Il mercato dei prodotti lapidei in Francia e Germania” , Roma 1985;

– NAPOLI S : “Stone sector 2005” IMM;

– CRESME Ricerche s.p.a. “1995-2000 Il mercato dell’edilizia in Italia – la misura del cambiamento strutturale”;

– “Settore lapideo: mercato del lavoro e fattori di competitività” IMM 1996; – ARTINI E. : “I mercati esteri del marmo : Cina - Indie olandesi - Filippine

– Siria”, in “Rassegna apuana: il marmo nell'arte, nell'industria, nel commercio”, rivista mensile illustrata A. 5, n. 3 (mag./giu. 1927), p. 129-135;

– DE SENSI F. : “Il problema dei costi di produzione nell'industria del marmo”;

– “Progetto Promateo” , rapporto di ricerca novembre 2006;

– SARTI F. : “Gli studi di pre-investimento nel commercio estero e nella cooperazione internazionale” , ETS, Pisa 1988;

– “Aspetti delle cave di marmo”, in “Rassegna apuana: il marmo nell'arte, nell'industria, nel commercio”, rivista mensile illustrata, A. 1, n. 4 (nov. 1923), relativamente alle pag. 33-34;

– www.marbleandmore.it – www.ice.gov.it

– www.unindustria.bg

– www.assomarmomacchine.com – www.immcarrara.com

Figura

tab. 2 Import-Export graniti nell’arco temporale 2004-2006 (in migl. di tonn.) 1
tab. 3 Import-Export marmi nell’arco temporale 2004-2006 (in migl. di tonn.) 2
tab. 4 Import-Export lavorati nell’arco temporale 2004-2006 (in migl. di tonn.) 3
tab. 5 Produzione italiana di grezzo nel 2005 e 2006 ( tonn.) 4 REGIONE 2005 2006 Campania 500.000 450.000 Valle D'Aosta 25.732 33.000 Piemonte 600.000 650.000 Lombardia 796.751 800.000 Trentino 1.136.519 1.200.000 Friuli V.G

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