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La ferita dell’altro, di Luigino Bruni, eds, Il Margine, Bologna, 2009

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La ferita dell’altro, di Luigino Bruni, eds, Il Margine, Bologna, 2009

Recensione, (a cura di), Francesca Calandra

www.narrareigruppi.it – Etnografia dell’interazione quotidiana. Prospettive cliniche e sociali, vol. 8, n° 2, Novembre 2013

Narrare i gruppi

Etnografia dell’interazione quotidiana

Prospettive cliniche e sociali, vol. 8, n° 2, Novembre 2013

ISSN: 2281-8960 Rivista semestrale pubblicata on-line dal 2006 - website: www.narrareigruppi.it

Titolo completo del testo

La ferita dell’altro, di Luigino Bruni, eds, Il Margine, Bologna, 2009

Autore Ente di appartenenza

Francesca Calandra Università di Palermo

To cite this article:

Calandra F., (2013),

La ferita dell’altro, di Luigino Bruni, eds, Il Margine, Bologna, 2009, recensione, a cura di,

in Narrare i Gruppi, vol. 8, n° 2, Novembre 2013, pp. 259-261 - website: www.narrareigruppi.it

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La ferita dell’altro, di Luigino Bruni, eds, Il Margine, Bologna, 2009, pp. 192, Euro, 14,00.

Il saggio di Luigino Bruni, “La ferita dell’altro”, catapulta il lettore nel disvela- mento delle radici antropologico-economiche del progetto immunitario della moderni- tà. L’immagine del combattimento di Giacobbe con l’angelo, tratta dal libro della ge- nesi (Genesi, 32, 23-30) si incastra con la lettura critica dell’opera di Smith, The theory of moral sentiment (1759).

Il contributo di Bruni (2009) passa in rassegna lo stato dell’arte del dibattito sulla re- sponsabilità sociale dell’impresa (Csr) e fa emergere la progressiva mercantilizzazione del civile, frutto del dilagante monofisismo che avviluppa a sé la quasi totalità delle culture di mercato. Il mercato oggi diventa teatro dell’estinzione della chàris, della non- gratuità, è il luogo idealtipico che celebra il crepuscolo di philia e agapè e che decreta l’indiscussa supremazia di eros. L’alterità appare ferita e spogliata della sua dignità onti- ca. La rarefazione dell’alterità dalle fibre costitutive del tessuto delle menti condanna la vita ad uno stato di superficie, ad essere sembiante di se stessa, a inchiodarsi ad un immaginario sterile, carnivoro e divorante che genera l’implosione di esistentività uni- dimensionali.

Nella sua tesi l’autore concepisce la crisi economica odierna come la risultante di uno stravolgimento profondo e radicale della relazionalità del munus; all’antropologia della cooperazione si è sostituita una relazionalità asettica, impersonale e contrattuale che si rifugia dietro all’immunitas garantita dalle civil society. La liquefazione della componente agapica della relazionalità interdice la possibilità di rendere ciascun altro un prossimo.

Come ricorda l’autore citando Martin Buber (2009: 97): «in questo eros […] non c’è né

“tu” né un “noi”, […] ma un incontro io-questo». Si genera un monologo travestito da dialogo, in cui l’altro cessa di essere desiderio dell’altro desiderio, per ridursi ad ogget- to di un godimento smarrito, privo di bussola fallica (Recalcati, 2010). L’impostazione aristotelico-tomista di “bene comune” è precipitata verso il concetto economico di

“bene pubblico”. La matrice individualista-materialista nutre l’infelicità delle nostre economie opulente producendo un’economia senza ferita e senza gioia (Bruni, 2009).

Restituire il diritto di cittadinanza ad agàpe, come ricorda l’autore, significa anelare alla communitas, significa restituire ragion d’essere alla fede pubblica (Genovesi, 1962), si- gnifica affermare che la felicità nasce dal far felici gli altri. La felicità, come human fluo- rishing (Bruni, 2009), è una felicità che si origina e che è insita nei beni relazionali; que- sti attengono al dominio dei fatti relazionali e in quanto tali possono essere goduti solo nella reciprocità; in questo consiste il loro valore e da questo si origina la loro fragilità.

Fragilità che è mirabilmente riepilogata in senso tangibile nell’enfer c’est les autres sartria-

no (2009), i cui protagonisti impersonano il dramma del non incontro per la paura di

perdersi. La paura dell’altro e la segregazione dall’altro (Bauman, 2005) nella post-

modernità liquida (Bauman, 2000) replica isomorficamente se stessa in senso frattale, e

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la sua espressione più vivida prende corpo sul terreno dei mercati. La realtà dell’altro che-non-sono-io è stata associata al negativo, al non-essere, al “non”. Il paradosso del- la felicità (Cantril, 1965; Easterlin, 1974; Kanheman, 1999; Scitovsky, 1976) pone così l’accento sugli effetti posizionali nefasti del reddito e del consumo. La sfida che si po- ne è assai ardua. Ripartire dalla ferita, rinunciare al “non” dell’altro, reintrodurre la gra- tuità entro le trame relazionali del rapporto con l’altro, significherebbe, come sostiene l’autore, scorgere dietro alla ferita dell’altro una benedizione, divenendo costruttori di comunità.

Del saggio, colpisce l’immediatezza con cui l’autore parla alle menti.

L’attraversamento analitico e approfondito della tematica oggetto di riflessione, fa da

sfondo ad un’osservazione partecipante e mai oggettivante della crisi economica, che

è, prima di tutto, crisi dell’umanità.

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