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LAVORO NEL TURISMO POST-PANDEMIA: UN SONDAGGIO DÀ VOCE A IMPRESE E ADDETTI

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Academic year: 2022

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LA VOCE DEI LAVORATORI

E DEGLI IMPRENDITORI DEL TURISMO AI TEMPI DI CORONAVIRUS

Un sondaggio di LavoroTurismo per dare voce a chi nel turismo… ci lavora!

Maggio 2020

Si ringraziano i partner che fanno contribuito nella comunicazione e diffusione del progetto

(2)

INDICE

Pag.

PRESENTAZIONE 3

LA VOCE DEI LAVORATORI DEL TURISMO -

HIGHLIGHT 4

A. PER CONOSCERTI

7

B. LA TUA SITUAZIONE

10

C. LE TUE OPINIONI

15

LA VOCE DEGLI IMPRENDITORI DEL TURISMO-

HIGHLIGHT 16

A. PER CONOSCERTI

18

B. LA TUA SITUAZIONE

21

C. LE TUE OPINIONI

25

CONCLUSIONI 27

(3)

PRESENTAZIONE

In un momento nel quale politici, scienziati, economisti… parlano di turismo, debole è la voce di coloro nel turismo ci lavorano: imprenditori e lavoratori.

Dal 20 aprile al 10 maggio, LavoroTurismo ha promosso un sondaggio per dare voce ai veri protagonisti del turismo, ovvero chi ci lavora.

Il sondaggio avviene in un momento particolare, nella Fase 1, con tante persone disoccupate, aziende chiuse, dipendenti e imprenditori chiusi in casa da settimane.

Un contesto anche personale e psicologico molto difficile.

Si è trattato in realtà di due sondaggi separati: uno per i lavoratori, uno per gli imprenditori;

esso ha previsto risposte chiuse e risposte aperte a risposta libera, affinché le persone potessero esprimersi liberamente, senza una guida o indicazioni esterne.

Domande e risposte sono state elaborate dallo staff di LavoroTurismo, con la collaborazione di esperti esterni.

Prima dell’avvio del progetto, è stato fatto un invio di test a un target ridotto, per affinare efficacia ed efficienza di domande e risposte.

Il sondaggio non una la pretesa di verità globale, ma rappresenta la voce vera di una parte di collaboratori e imprenditori.

Questa crisi come aspetto collaterale ha evidenziato la debolezza dell’infrastruttura nazionale delle telecomunicazioni, che spesso ha reso le attività online difficoltose, oltre a una carenza o mancanza di computer nelle famiglie, in contrasto con l’abbondanza di smartphone.

Perché un sondaggio in un momento così critico e “unico”

Noi di LavoroTurismo siamo consapevoli che acquisire informazioni in una particolare situazione di difficoltà, di crisi, di stress psicologico, rende volatili nel tempo la validità di alcune risposte.

Peraltro è nei momenti di difficoltà che possono più facilmente emergere le reali reazioni delle persone a specifiche situazioni che comunque avranno un impatto di medio-lungo periodo. E infatti sono emersi aspetti che in altri contesti non erano stati rilevati, con informazioni di particolare importanza.

(4)

LA VOCE DEI LAVORATORI DEL TURISMO - HIGHLIGHT

Al sondaggio per i lavoratori hanno partecipato 1.367 persone, con un panel per età, situazione famigliare, tipo di impiego e professione adeguatamente diversificato.

In questa sezione ci soffermiamo su aspetti che riteniamo sia più importante valorizzare e comunicare.

Ci siamo focalizzati nel capire come le persone hanno reagito a questa situazione di crisi e come questo impatterà nella loro vita personale e professionale, e nel mercato del lavoro, nei prossimi mesi e nei prossimi anni.

Formazione e aggiornamento. Quale realtà.

Mai come in questo periodo il web ha messo a disposizione delle persone così tante risorse per potersi valutare, aggiornare e formare, gran parte delle quali a titolo gratuito.

Sono nate molte e interessanti e valide maratone di webinar che hanno affrontato molte tematiche. Molte le informazioni su comunicazione, vendita, ricerca lavoro, valorizzazione del proprio profilo professionale/brand, attività social… Molte meno, le informazioni tecniche specifiche della professione, che comunque per gran parte sono già da tempo a disposizione delle persone.

A fronte di una forte disponibilità di prodotti e servizi, solo una percentuale minoritaria ha utilizzato parte del tempo in modo professionalmente produttivo. Gran parte delle persone hanno reagito con un atteggiamento passivo, rinunciatario e di attesa. In tanti altri si è partiti con buone intenzioni per poi perdersi per discontinuità e per maggiore attenzione verso aspetti più ludici e meno impegnativi.

C’è da rilevare che noi italiani eravamo in forte ritardo in merito a un approccio di corsi e attività online, ma anche al semplice utilizzo di computer. Questa critica riguarda purtroppo anche i giovani, espertissimi nell’utilizzo di smartphone, social e giochi, molto meno in applicativi utili per il lavoro e lo studio.

Non tutte le valutazioni sono comunque negative. C’è stata più attenzione verso la famiglia, i genitori, i figli, un recupero di valori sociali, maggiore attenzione agli esercizi fisici, la cura della casa…

(5)

È indubbio che il coronavirus ci lascerà in eredità, tra le cose positive, un approccio più tecnologico, una maggior ricorso a modalità di interazione a distanza, una maggiore attenzione alle opportunità che la tecnologia e il web ci mette a disposizione.

Come mi comporto, come reagisco a questa crisi?

A fronte di una minoranza di persone che ha capito come muoversi, come sfruttare al meglio questi momenti, c’è una grande maggioranza che avrebbe bisogno di parlare e confrontarsi con persone esperte, e competenti per focalizzare meglio la propria posizione professionale e avere una guida che indirizzi loro verso scelte e comportamenti più consapevoli.

I protagonisti dovrebbero essere le istituzioni, spesso in realtà non all’altezza del ruolo.

Spaventa una diffusa quanto errata convinzione che possiede più dell’80% delle persone, che ritiene di poter cambiare settore lavorativo senza o con lievi difficoltà. È un dato che rivela una visione e valutazione troppo ottimistica della propria situazione professionale, in particolare se si tiene conto del fatto che i partecipanti hanno per il 70% più di 30 anni, pertanto sono già fortemente inseriti in un percorso professionale.

È un fenomeno che abbiamo trovato spesso: la non piena consapevolezza della propria posizione professionale, dei propri punti di forza e in particolare la non chiara visione dei punti di debolezza.

È un dato che stupisce sempre, anche perché sono informazioni che ogni persona con un minimo di spirito critico e con un minimo di volontà di auto-analisi potrebbe acquisire.

Questo aspetto è critico e può destabilizzare la persona e la famiglia nel quale la stessa è inserita.

La fuga degli specialisti del turismo

Oltre il 50% delle persone del sondaggio sta valutando di cambiare settore, per esigenze professionali e/o economiche. Il 6% lo ha già deciso. È un valore elevatissimo, certamente condizionato dalla particolare situazione, ma rivela comunque la forte propensione di molte persone, che hanno subito la situazione di debolezza e fragilità che ha toccato il turismo, la ristorazione e l’ospitalità.

Il turismo pagherà il conto più salato della crisi da covid 19. Il fatto che il settore sia

caratterizzato dalla presenza di imprese di piccole e medie dimensioni nelle situazioni di crisi rende il rapporto datore di lavoro-lavoratore ancora più precario, non per volontà del datore di lavoro ma per la fragilità dell’impresa stessa.

(6)

È un segnale di allarme che dovrebbe interessare molto le istituzioni, le imprese e le associazioni di categoria.

Il settore già in momenti di pre-crisi di evidenziava forti carenze di personale qualificato, in particolare nei settori della ristorazione ma non solo.

Quando un professionista di 30/40/50 anni cambia settore, ne derivano fenomeni

preoccupanti: difficilmente quel professionista ritornerà poi nel suo settore di origine; queste persone qualificate, non saranno sostituite nel breve e medio periodo.

Si parla molto di fuga di cervelli. È il momento di pensare anche alle problematiche della fuga di specialisti del turismo.

Tutti in queste settimane hanno parlato dell’importanza economica del turismo in forma diretta e indiretta. Dobbiamo anche iniziare a pensare che uno di questi valori è dato dalle persone e dagli imprenditori che ci lavorano.

È un segnale importante anche per le aziende, molte delle quali saranno propense a pensare che a seguito della crisi troveranno personale più facilmente e pertanto potranno offrire condizioni lavorative meno vantaggiose.

È certamente vero che nel breve periodo ci sarà una forte offerta di lavoratori, ma è

altrettanto vero che se tante aziende inaspriranno le condizioni di lavoro, nel breve periodo l’Italia si ritroverà in una situazione del personale più grave del pre-covid 19, perché i professionisti cambieranno lavoro e non saranno sostituiti.

Un segnale anche alla politica di aprire lo sguardo anche verso professionisti stranieri, in particolare provenienti da paesi europei extra UE, come già fanno altri paesi europei nostri vicini.

(7)

A. PER CONOSCERTI

1.

Da quanto tempo lavori nei settori turismo, hotel / ospitalità, ristorazione, bar / pubblici esercizi?

La stragrande maggioranza dei partecipanti al sondaggio ha esperienza pluriennale nel settore.

Questo è un aspetto importante al fine di ottenere risposte attinenti e di valore.

2.

Qual è il tuo principale tipo di impiego?

I partecipanti sono per circa un 29% lavoratori a tempo indeterminato, 56%

determinato/stagionali, 10% autonomi e altro.

3.

Quale è l’area operativa di tuo riferimento?

(8)

Sono rappresentate nel sondaggio tutte le aree operative, le principali sono nell’ordine front office/ricevimento, camerieri, cuochi e area viaggi.

4.

Tuo luogo di residenza / domicilio.

Preponderanza di persone residenti in nord Italia, centro e sud in proporzioni quasi uguali.

5.

Tuo usuale luogo di lavoro

Anche in questo caso c’è una prevalenza di lavoratori al nord, segue a distanza il centro e il sud Italia.

(9)

6.

Sesso

Predominanza – seppur non marcata - di donne rispetto agli uomini.

7.

La tua fascia d’età

Sono rappresentate tutte le età in modo abbastanza uniforme, in particolare 23% i giovani fino a 30 anni, 30% di 31-40 anni, 27% di 41-50 anni.

8.

Tua situazione famigliare

Situazione famigliare molto diversificata. Il 25% dei partecipanti ha figli in casa.

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B. LA TUA SITUAZIONE

9.

Tua situazione professionale

Dalla domanda 2 sapevamo che i partecipanti sono per circa un 29% lavoratori a tempo indeterminato, 56% determinato/stagionali, 10% autonomi e altro.

Troviamo qui la componente prioritaria dei disoccupati in attesa di lavoro stagionale (32,5) e degli inoccupati/disoccupati (21,3%).

Le persone in cassa integrazione sono il 20%, dei quali il 13% assunto a tempo indeterminato.

Meno del 15% delle persone che hanno risposto sta attualmente lavorando.

10.

Se sei in attesa di occupazione, qual è la tua opzione?

Un 28% è attualmente assunto; un 36% delle persone ha già trovato lavoro ed è in attesa di iniziare a lavorare, anche se di questo l’8,5% non è al momento in contatto con l’azienda.

Quasi il 27% deve ancora trovare impiego.

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In realtà la percentuale di coloro che dovrà trovare impiego sarà molto più alta, perché si stima che di quel 36% molti non saranno assunti, ed è facile che anche coloro che risultano attualmente assunti, saranno in parte licenziati.

Sarebbe interessante ricontattare a fine estate le stesse persone e sentire come è effettivamente andata.

11.

Scegli la frase che meglio rappresenta il tuo stato d’animo rispetto all’attuale situazione di crisi.

Metà dei partecipanti è molto preoccupato, 36% un po’ preoccupato. le risposte sono una chiara risposta alla situazione contingente. Valori che ci si aspetta scendano notevolmente con la graduale riapertura delle attività economiche.

12.

Qual è la tua situazione economica da oggi e per i prossimi 3 mesi?

Un 25% delle persone è in forte difficoltà economica e quasi il 30% in difficoltà. Questo è certamente un aspetto molto delicato, anche per la forte percentuale di lavoro stagionale / precario.

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13.

Cosa temi di più nelle prossime settimane?

La preoccupazione più elevata riguarda la perdita del lavoro (47%), seguita dai timori per famigliari e amici.

Da considerare anche l’8% delle persone che teme di contrarre il covid 19.

14.

Quali emozioni e sentimenti avverti in modo nuovo e molto forte?

A fronte della possibilità di comunicare in modo libero, in realtà poi le persone si sono espresse in modo molto uniforme. Le emozioni più comuni e ricorrenti sono state: ansia, incertezza, preoccupazione, rabbia/senso di impotenza, preoccupazione, paura, confusione, demoralizzazione, sfiducia, frustrazione. In misura minore disperazione, rassegnazione, insicurezza, tristezza. Poche le emozioni legate alla mancanza di liberta, che quindi non ha pesato in modo eccessivo. In alcuni casi c’è curiosità e cambiamento.

15.

Come queste emozioni stanno indirizzando i tuoi comportamenti?

16.

Come stai reagendo, cosa stai facendo di nuovo, di diverso rispetto al “prima- coronavirus”?

17.

Che cosa puoi fare per prepararti al meglio alla ripartenza?

Con queste 3 domande abbiamo cercato di capire come le persone stanno reagendo alla crisi e cosa hanno pensato di fare in questo periodo di chiusura forzata in casa.

In un contesto di limitazione di libertà di spostamenti e di attività con altre persone, il lavoro che si poteva fare è in parte di tipo introspettivo e di auto-analisi/valutazione, in parte attivo nel seguire corsi di formazione e aggiornamento.

A fronte di una forte disponibilità di prodotti e servizi, solo una percentuale minoritaria ha utilizzato parte del tempo in modo professionalmente produttivo. Gran parte delle persone hanno reagito con un atteggiamento passivo, rinunciatario e di attesa.

(13)

In tanti altri si è partiti con buone intenzioni per poi perdersi per discontinuità e per maggiore attenzione verso aspetti più ludici e meno impegnativi.

Non tutte le valutazioni sono comunque negative. C’è stata più attenzione verso la famiglia, i genitori, i figli, un recupero di valori sociali, maggiore attenzione agli esercizi fisici, alla cura della casa e del giardino…

Molti genitori si sono ritrovati a dover supportare i figli nelle attività scolastiche.

E confidiamo duri più a lungo possibile anche la maggior attenzione e il maggior rispetto per il nucleo famiglia, per le amicizie vere, per i rapporti solidi.

18.

Ritieni di possedere competenze che ti permettono di lavorare temporaneamente in un settore differente?

Più dell’80% delle persone ritiene di poter cambiare settore lavorativo senza o con lievi difficoltà.

È a nostro avviso una auto-valutazione troppo ottimistica, in particolare se si tiene conto del fatto che i partecipanti ha per il 70% più di 30 anni, pertanto sono già fortemente inseriti in un percorso professionale.

(14)

19.

Stai valutando la possibilità di lavorare in un settore diverso da quello del turismo, della ristorazione, dell’ospitalità e affini.

Oltre il 50% delle persone del sondaggio sta valutando di cambiare settore, per esigenze professionali / economiche. È un valore elevatissimo certamente condizionato dalla

particolare situazione. In ogni caso rivela una forte propensione di molte persone che hanno sentito sulla propria pelle questa situazione di debolezza e fragilità che ha toccato il settore del turismo, della ristorazione e dell’ospitalità.

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C. LE TUE OPINIONI

20.

Qual è la tua opinione sull’operato del governo statale?

Nonostante il momento di difficoltà nel quale si trovano le persone, c’è comunque un apprezzamento elevato rispetto all’operatività del governo.

Considerando positivo anche il dato intermedio, possiamo considerare una valutazione positiva per di circa il 66% dei partecipanti.

34% le valutazioni negative, della quali per un 14% estremamente negative.

21.

Su cosa concordi di più dell’operato del governo statale / regionale?

Gli aspetti più apprezzati e condivisi sono la decisione sul lockdown e le decisioni di distanziamento sociale.

22.

Su cosa sei più critico dell’operato del governo statale / regionale?

Gli aspetti più critici riguardano gli aiuto economici a persone e imprese, confusione e indicazioni poco chiare e spesso contraddittorie, parole, indicazioni e promesse che non hanno trovato riscontro nella realtà.

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LA VOCE DEGLI IMPRENDITORI DEL TURISMO - HIGHLIGHT

Al sondaggio per i lavoratori hanno partecipato 414 tra imprenditori e dirigenti, con un panel adeguatamente diversificato di tipologie di aziende.

Anche in questo caso, in questa sezione ci soffermiamo su aspetti di maggior rilievo e che riteniamo siano più importante da comunicare.

Troppe voci, troppe indecisioni, troppe parole, troppa comunicazione… e pochi fatti Gli imprenditori sono molto critici verso le azioni intraprese dal governo e le strategie attivate, spesso non chiare se non contraddittorie.

Questo ha influito negativamente, sia lato professionale sia, molto importante, lato

psicologico. Non scordiamoci che gli imprenditori e i dirigenti sono innanzitutto persone, con le difficoltà e debolezze di tutti, e che in Italia fare l’imprenditore comporta molta energia e resilienza.

In un contesto caotico, non si può colpevolizzare solo la politica, perché parte del caos è derivato da coloro che hanno aiutato i politici a prendere decisioni: esperti sanitari, economisti, politici locali ecc.

Di certo si è parlato troppo e con troppe voci; ma questa è una prerogativa tutta italiana.

In questo contesto, molte le iniziative attivate ma anche molte quelle bloccate in attesa di capire meglio i binari sui quali correre.

Tante le preoccupazioni, e non solo per l’impresa.

Gli imprenditori sono molto preoccupati per il futuro dell’azienda, per il ripensamento o la conversione dei servizi proposti, per le difficoltà alla riapertura e per l’incognita clienti.

Nei pensieri degli imprenditori, che spesso creano stati di stress e ansia, ci sono i servizi dell’azienda, la clientela, gli aspetti economici-finanziari ma anche i dipendenti.

Parliamo di imprese medio-piccole, di conseguenza è normale che una parte importante dei pensieri degli imprenditori riguardino la loro famiglia professionale.

(17)

Se le aziende chiudono avremo altri disoccupati da gestire

Numerosi imprenditori hanno dichiarato di essere in difficoltà. Quasi un 40% di dichiara a rischio chiusura, un 9% sta valutando la chiusura dell’azienda. Risposte certamente

condizionate dalla situazione di stress e preoccupazione presente al momento della rilevazione, ma che devono mettere in allarme la politica.

Se lo Stato non supporta le aziende -con i fatti e non proponendo ulteriori debiti-, oltre a un’elevata mortalità di imprese avremo tanti imprenditori che allungheranno le fila delle persone che cercheranno un’altra occupazione o un altro settore operativo. È doveroso aggiungere che, come è successo con le persone che in molti decessi il covid 19 è stata una concausa, anche le imprese che chiuderanno per gran parte lo faranno per una loro debolezza strutturale, già presente prima della crisi.

I piccoli imprenditori che diventeranno dipendenti avranno in molti casi difficoltà nel reinserimento lavorativo.

Sostenere le imprese in difficoltà contribuisce a mantenere l’occupazione di altre persone e costa meno che sostenere poi gli imprenditori verso nuovi percorsi professionali.

Il covid 19 ha proiettato le aziende… nel presente.

Gli imprenditori hanno testimoniato una grande voglia di agire e reagire, anche se indicazioni non chiare e contrastanti ostacolano fortemente la determinazione, trasformando talvolta l’iperattività in delusione, sconforto e attesa.

C’è la sensazione che questa crisi, abbia costretto gli imprenditori a rivalutare il proprio business, a ripensare alle proprie proposte di servizi e ad agire per cercare di trovare non semplici soluzioni.

Si prevede una crescita professionale dell’imprenditore e una maggiore predisposizione a una visione innovativa di medio termine.

Forte anche il desiderio di aggiornare la propria azienda con tecnologie più coerenti con il presente.

Queste buone intenzioni si tradurranno in pratica nella misura in cui l’impresa si troverà a competere nel mercato. E prevedendo nel breve periodo un mercato molto competitivo, ci si potrebbe attendere una grande innovazione e un’apertura a nuove visioni, nuove tecnologie, nuove sperimentazioni.

(18)

A. PER CONOSCERTI

1.

Tuo ruolo nell’azienda

Oltre il 95% delle risposte ottenute derivano dalle persone direttamente interessate alla gestione dell’azienda. Questo dato conferma la validità e l’attinenza delle risposte.

2.

Da quanto tempo la tua impresa è attiva?

I nostri interlocutori hanno per gran parte aziende avviate da molti anni: circa il 75%

calcolando un minimo di 10 anni, che arriva all’87% se si calcola un minimo di 5 anni.

(19)

3.

Qual è il tuo settore operativo?

Sono rappresentate aziende in tutti i settori; se la parte preponderante è data da hotel (40%), aziende del settore viaggi e vacanze (34%), ristorazione e bar (14%).

4.

Qual è il tuo tipo di attività?

Anche in questo caso tutte le tipologie presenti in modo adeguatamente ponderato, con preponderanza dell’annuale (60%) e stagionale mare (24%).

5.

Dimensione della tua azienda rispetto al tuo settore.

Le aziende partecipanti sono state per gran parte di piccole (57%) e medie (33%) dimensioni,

(20)

e rappresenta la realtà della situazione imprenditoriale italiana, in particolare nel settore del turismo.

Questo è un elemento da considerare perché incide notevolmente nelle risposte.

6.

Sede della tua azienda.

Preponderanza di aziende in nord Italia (64%), seguite da centro (19%) e sud (13%)

(21)

B. LA TUA SITUAZIONE

7.

Situazione professionale della tua azienda.

Per il 52% chiuse, 27% operative al 25%. Solo 12% le aziende pienamente attive.

8.

Qual è la posizione dei tuoi collaboratori?

38% in cassa integrazione, 21% in parziale, quasi 30% al momento non assunti (tipico di tutte le aziende stagionali).

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9.

Scegli la frase che meglio rappresenta il tuo stato d’animo rispetto all’attuale situazione di crisi.

Per il 74% responsabili e imprenditori molto preoccupati, 19% preoccupati.

Come era prevedibile, sereni solo per un 7%.

10.

Considerando entrate molto basse o nulle, qual è la tua situazione economica da oggi e per i prossimi 3 mesi?

Quasi un 40% a rischio chiusura se non interviene un supporto da parte dello Stato, a fronte di un 9% che sta valutando la chiusura dell’azienda. Quasi nessuno ha già deciso l’eventuale chiusura e solo il 7% è in grado di reggere senza difficoltà le mancate entrate.

Situazione molto difficile, aggravata dal fatto che il tessuto imprenditoriale di piccole e medie dimensioni, nei momenti di forte crisi come questa rivela tutta la sua debolezza.

Anche in questa occasione va ricordato che le risposte sono fortemente condizionate dalla situazione di diffuso stress e preoccupazione presente al momento della rilevazione.

(23)

11.

Cosa temi di più nelle prossime settimane?

Strettamente legata alla domanda sopra, il 50% delle persone interpellate teme di perdere l’azienda, mentre un 21% ha una situazione abbastanza tranquilla.

Un 8% teme di contrarre il Covid-19.

12.

Quali emozioni e sentimenti avverti in modo nuovo e molto forte?

Nonostante la domanda aperta, le risposte sono state molto uniformi.

Le emozioni maggiormente evidenziate sono: incertezza, senso di impotenza, preoccupazione, frustrazione, delusione.

Anche se in percentuale meno marcata, ricorrono spesso anche emozioni legate a sentimenti preoccupanti, come ansia, paura, sconforto, depressione.

Non pochi utenti hanno evidenziato una sensazione di “presa in giro” per una non coerenza della politica e degli esperti tra parole e fatti.

13.

Come queste emozioni stanno indirizzando i tuoi comportamenti?

14.

Che cosa puoi fare per prepararti al meglio alla ripartenza?

15.

Come stai reagendo, cosa stai facendo di nuovo, di diverso rispetto al “prima- coronavirus”?

Abbiamo volutamente sottoposto tre domande per stimolare risposte più ampie, più complete, più sincere.

C’è molta voglia di agire e reagire, anche se non si sa bene come. La mancanza di indicazioni chiare e di protocolli operativi rende difficile pensare a rimodulazione di proposte di prodotti e servizi.

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Molti imprenditori sono partiti molto determinati nel pensare, studiare, informarsi su nuove strategie, seguire webinar… una sorta di iperattività in parte smorzata o affievolita dal protrarsi nel tempo del periodo di “distanziamento sociale”.

Una parte minoritaria degli utenti è in una fase di attesa, di valutazione; talvolta si hanno atteggiamenti di sconforto e una visione molto negativa, che porta all’apatia e a pensieri di abbandono dell’attività e anche del nostro Paese.

Nel complesso comunque la maggioranza delle persone ha investito parte del loro tempo dedicandolo alla formazione, all’aggiornamento.

Numerose le azioni pratiche di contatto con la clientela e progetti di ristrutturazione o ripensamento delle proposte di servizi.

C’è la sensazione, che si auspica non sia solo una speranza, che questa crisi, oltre a tutte le cose negative abbia costretto gli imprenditori a rivalutare il proprio business, a ripensare alle proprie proposte di servizi e ad agire per cercare di trovare non semplici soluzioni. In

definitiva si prevede una crescita professionale dell’imprenditore e una maggiore predisposizione a una visione innovativa di medio termine.

Quanto poi queste buone intenzioni si tradurranno in pratica è difficile da misurare, ma la sensazione è comunque positiva; molto dipenderà anche dalla realtà competitiva del mercato.

Molti i pensieri riservati anche ai dipendenti e a come cautelare il loro posto di lavoro.

Forte comunque la consapevolezza di un prossimo futuro difficile e molto competitivo.

Come per i dipendenti, spesso le imprenditrici donne hanno avuto il carico della famiglia e dei figli.

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C. LE TUE OPINIONI

16.

Qual è la tua opinione sull’operato del governo statale?

Gli imprenditori hanno dato nel complesso una valutazione più equilibrata rispetto ai lavoratori. Valutazioni positive e negative si sono bilanciate con circa un 50% per parte.

17.

Su cosa concordi di più dell’operato del governo statale / regionale?

Gli aspetti più apprezzati e condivisi sono la decisione sul lockdown, le decisioni di distanziamento sociale e la cassa integrazione per i dipendenti.

18.

Su cosa sei più critico dell’operato del governo statale / regionale?

Gli aspetti più critici evidenziati sono stati gli aiuti economici non arrivati e comunque

considerati ampiamente insoddisfacenti, le proposte di finanziamenti a debito, la mancanza di coordinamento e di indicazioni chiare da parte dei responsabili.

Evidenziata anche la mancanza di contributi a fondo perduto, dei quali si è parlato ma che al momento non si sono concretizzati.

19.

Parla tu

Abbiamo dato spazio per esprimere opinioni e commenti non espressi in altre risposte.

Si chiede in molti un’apertura ponderata delle attività.

Il settore viaggi lamenta la mancanza di iniziative veramente efficaci per il settore, che nel breve periodo sarà fortemente colpito.

(26)

Molte le voci che chiedono iniziative di detassazione e di esonero dei contributi per i dipendenti.

Numerose le osservazioni sulle problematiche degli affitti, ma anche sulla protezione delle aziende in caso si verifichino casi di coronavirus in azienda e tra i dipendenti.

Numerose le segnalazioni della mancanza di un ministero del Turismo e di valorizzazione di questa risorsa.

In molti si chiedono quanti saranno gli italiani ad andare in vacanza questa estate, con meno soldi, più precarietà e anche parte delle ferie utilizzate nel primo periodo di crisi.

Alcune persone evidenziano una comunicazione troppo improntata su notizie allarmistiche, che influirà negativamente versi il turismo estero.

(27)

CONCLUSIONI

Come LavoroTurismo abbiamo acquisito la consapevolezza che noi come sito, come persone, come impresa possiamo – anzi dobbiamo – metterci in gioco e fare di meglio e di più per aiutare le persone e gli imprenditori, non solo a trovare lavoro e personale, ma anche a fornire loro un supporto professionale.

Il coronavirus ci lascerà in eredità, tra le cose positive, un approccio più tecnologico, un maggior ricorso a modalità di interazione a distanza, una maggiore attenzione alle opportunità che la tecnologia e il web ci mette a disposizione.

E non vogliamo fare come tanti che affidano il futuro alle parole; noi come sempre siamo i professionisti del fare. E a testimonianza di questo, chiudiamo con l’invito a seguirci sul nostro sito, sui social e partecipando agli eventi che periodicamente organizziamo in tutta Italia, per toccare con mano ciò che noi abbiamo fatto e faremo per coloro che nel turismo… ci lavorano!

Oscar Galeazzi, amministratore.

Si ringraziano i partner che fanno contribuito nella comunicazione e diffusione del progetto

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