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I Diagnosi 3D del tumoredella prostata

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28 n M.D. Medicinae Doctor - Anno XXII numero 3 - Aprile 2015

A ggiornAmenti

I

l tumore della prostata è la più frequente neoplasia nell’uomo.

Raro prima dei 40 anni, la sua incidenza aumenta progressivamen- te con l’età: si calcola che nel corso della vita il rischio di sviluppare un carcinoma prostatico clinicamente evidente sia pari a circa il 15%.

“La diagnosi del carcinoma prostati- co è sempre stata resa difficile dal fatto che le tecniche d’immagine non lo vedono: ecograficamente il tumore della prostata ha lo stesso aspetto del tessuto normale e quindi il principio ‘vedo il tumore-pungo- faccio la biopsia’ non è mai stato va- lido”, spiega Paolo Puppo, Respon- sabile dell’Unità di Urologia Oncolo- gica e Mininvasiva dell’Istituto Clini- co Beato Matteo di Vigevano (PV).

È noto infatti che per eseguire una biopsia è necessario basarsi su un’immagine ecografica, che tuttavia non è in grado di mostrare visiva- mente la distinzione tra il tessuto sa- no e l’eventuale tessuto tumorale:

per avere un risultato sufficiente- mente attendibile deve essere effet- tuata un sorta di “mappa” della pro- stata prelevando un numero elevato di campioni di tessuto. In questo modo non c’è la possibilità di verifi- care l’effettiva collocazione spaziale dei prelievi: non esiste cioè un siste-

ma per essere sicuri da un lato di non fare la biopsia più volte nello stesso punto e dall’altro di non arrivare a tracciare intere zone della prostata.

3D e nuovi software

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A questo problema si sta ovviando con l’adozione di ecografi tridimen- sionali e con l’uso di software in gra- do di simulare, ricostruire e registrare il percorso dell’ago all’interno della prostata. La nuova tecnologia, dispo- nibile presso l’Istituto Clinico Beato Matteo, consente di avere un con- trollo di qualità del prelievo e la ragio- nevole certezza di aver effettuato un valido mappaggio della prostata.

Approfondisce ancora Paolo Puppo:

“Possiamo fare un mappaggio con le tecniche tridimensionali che copre la totalità della ghiandola; in più ab- biamo le informazioni che ci dà la RM, che sono importanti per stabili- re un target - e quindi pungere selet- tivamente quella zona - ma ancora più importanti in caso di negatività.

La vera novità è che, se una RM ben fatta e ben letta è negativa, le proba- bilità di avere un Ca della prostata significativo clinicamente (ovvero pericoloso per la vita) sono circa del 5%; quindi invece di fare la biopsia subito si può aspettare, tenere sotto

controllo il paziente e farla eventual- mente in un secondo tempo”. Per avere valore di esame discriminante, la RM deve essere eseguita con macchine di ultima generazione 1,5 T, come quella appena installata al Beato Matteo, con l’utilizzo di una bobina endorettale, e interpretata da radiologi e urologi esperti.

Un’ulteriore tecnologia è in grado di trasferire le informazioni della RM all’ecografo mentre viene effettuata la biopsia. In caso RM positiva, che indica zone sospette, un particolare software, detto di “fusione elastica”, è in grado di fondere i dati di elevatis- sima sensibilità della risonanza sull’immagine ecografica tridimen- sionale, rendendo possibile non solo un mappaggio chiaro della prostata, ma anche la visione del tessuto tu- morale differenziato dal tessuto sano nel momento in cui esegue la biopsia (target). Questo consente di concen- trare la biopsia sulle zone sospette, aumentando significativamente l’ac- curatezza diagnostica, evitando esa- mi inutili. Si vede il tumore, lo si punge con elevatissima precisione e quindi la biopsia diventa simile a quella realizzata per altre neoplasie, come quelle della mammella, per- mettendo di eseguire più biopsie utili che inutili, risparmiando al paziente disagi e ansie.

Diagnosi 3D del tumore della prostata

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Attraverso il

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presenteQR-Code è possibile ascoltare con tablet/smartphone l’intervista a

Paolo Puppo

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