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La salute sostenibile. Perché possiamo permetterci un Servizio sanitario equo ed efficace

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Academic year: 2021

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La salute sostenibile. Perché possiamo permetterci un Servizio sanitario equo ed efficace

L’insostenibilità del nostro sistema sanitario è opinione piuttosto diffusa. Arcangelo Ceretti presenta l’ultimo volume di Marco Geddes da Filicaia, in cui l’autore dimostra il contrario.

di Arcangelo Ceretti (Geriatra, Fondazione Golgi Cenci, Abbiategrasso)

La somministrazione di adeguate prestazioni sanitarie e, tra queste, di farmaci appropriati ed efficaci, ad una popolazione come la nostra italiana che invecchia “a gran velocità” e che dopo i 75 anni utilizza in media più di 5 farmaci/die, è e resterà possibile o è utopia? È vero che il costo di un Servizio sanitario su base universalistica è insostenibile nel tempo? Qual è l’entità di spesa sanitaria che si ritiene sostenibile? È corretto pensare che un sistema misto assicuri una più adeguata risposta ai bisogni di salute in termini di efficienza, efficacia ed equità?

Sono domande tecniche in generale, ma anche concrete e ci riguardano personalmente. Per rispondere a queste domande, Marco Geddes da Filicaia (La salute sostenibile. Perché possiamo permetterci un Servizio sanitario equo ed efficace , Il Pensiero Scientifico Editore, Roma, 2018) presenta, a quarant’anni dall’introduzione del Servizio sanitario nazionale in Italia, un confronto accurato e documentato con il sistema sanitario di altri Paesi e valuta l’entità delle risorse destinate a questo settore, l’evoluzione della spesa sanitaria e le posizioni di diversi soggetti politici e imprenditoriali.

Possiamo pensare che l’affermazione: “Il Servizio sanitario per tutti è insostenibile” e quanto viene proposto: “Un sistema misto rappresenta la soluzione adeguata” abbiano delle basi empiriche solide? Non assomigliano piuttosto a quanto nella logica e nella filosofia della scienza si definisce controfattuale, cioè un’asserzione condizionale in cui l’antecedente falso “troppo oneroso e non più sostenibile”, fa scaturire una soluzione che non ha alcuna base empirica:

“Adottiamo un sistema misto, che rende la spesa sanitaria compatibile”!

Vi è in alcuni un pregiudizio ideologico molto radicato, in conseguenza del quale si considera ciò che e pubblico e collettivo un ineludibile spreco, e si vede nel mercato la fonte certa di un equilibrato meccanismo fra offerta e domanda, quale conseguenza di responsabili scelte e comportamenti individuali. Una posizione che stupisce di fronte a vent’anni di disastroso liberismo, che resiste coriacea, rigida, indifferente e insensibile alla realtà dei fatti. Visione che, trasferita al

“mercato sanitario” ha scarsissimi fondamenti, sia teorici che empirici, non solo per la asimmetria informativa, argomento assai studiato, ma anche in base a una qualche conoscenza della realtà italiana, della influenzabilità e possibilità di manipolazione di una popolazione in cui la cultura scientifica non è certo diffusamente radicata, come si evidenzia dai ricorrenti fenomeni nel nostro Paese, quali il caso Di Bella, la vicenda Stamina, il timore di diffusione dell’autismo in conseguenza della vaccinazione per il morbillo. Senza annoverare i resoconti positivi riguardo cure specifiche che giornali a tiratura nazionale e sevizi televisivi settimanalmente sottopongono all’opinione pubblica, ma che regolarmente vengono scalzati da notizie negative o da fake news che in questo decennio vanno per la maggiore.

Intanto qualche buona notizia: negli ultimi 6 anni la crescita della nostra spesa sanitaria è inferiore all’inflazione e

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(pag. 25) “la sanità ci costa, pro capite, il 35% in meno della Germania e il 19% in meno dell’Inghilterra. Se analizziamo la spesa sanitaria pubblica i valori si accentuano: meno 46% rispetto alla Germania e meno 23% rispetto all’Inghilterra!”.

Questi ed altri puntuali riferimenti alla letteratura scientifica e a una serie di documenti ufficiali di istituzioni nazionali e internazionali offrono un’aggiornata bibliografia che evidenzia il divario esistente fra molte “narrazioni” prevalenti e la documentata realtà.

Dimostrando la sostenibilità di un sistema sanitario universalistico e indagando le ragioni del suo definanziamento, l’autore contesta la necessità di un secondo pilastro, spesso presentato come l’unica soluzione possibile. Un testo quindi che contribuisce a chiarire i termini di un dibattito di estrema attualità, rivolto a tutti coloro che si interrogano sulle politiche sanitarie e sul sistema di welfare di una nazione. Un libro aggiornato ai più recenti dati economici, con numerosi riferimenti alla letteratura scientifica e a una serie di documenti ufficiali di istituzioni nazionali e internazionali per evidenziare il divario esistente fra le “narrazioni” prevalenti e la documentata realtà.

Numero 2-2018

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