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Academic year: 2021

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1 Introduzione

Il concetto di deflusso minimo vitale è entrato in uso in tempi relativamente recenti in relazione all’esigenza di garantire, a fronte delle riduzioni artificiali delle portate naturali dovute a prelievi idrici singoli o plurimi, la conservazione, negli alvei fluviali, di flussi sufficienti a supportare la funzionalità ecologica minima dei corsi d’acqua.

Si tratta quindi di un concetto ecologico, strettamente correlato ai processi biologici naturali delle acque correnti e alle biocenosi acquatiche. Tale concetto si basa sull’evidenza che la riduzione della portata naturale per cause artificiali comporta sensibili alterazioni dell’ecosistema fluviale, specialmente quando viene superato un valore soglia, che costituisce un limite di tolleranza per la conservazione delle caratteristiche essenziali dell’ambiente acquatico preesistente e dei suoi processi ecologici.

Il deflusso minimo vitale è quindi quella portata che garantisce il mantenimento di tali caratteristiche ambientali e biologiche strutturali e assicura lo svolgimento delle funzioni ecologiche principali del corpo idrico. Il valore di tale portata è quindi strettamente dipendente non solo dal corso d’acqua in esame, ma anche dalle particolari specificità geomorfologiche (pool, riffle) ed ecologiche (presenza di inquinanti, tutela di una specie ittica, tutela del paesaggio, ecc.) presenti lungo il corso d’acqua stesso. Inoltre tale portata varia in funzione della stagionalità idrologica, nell’esigenza di garantire le condizioni che favoriscono il susseguirsi dei cicli vitali delle specie ittiche (acque basse e veloci a scopo riproduttivo e alimentare, acque alte e lente per sosta e rifugio).

Il lavoro di questa tesi riguarda la valutazione del deflusso minimo vitale,

finalizzata alla determinazione delle portate disponibili per gli usi antropici nel

rispetto dell’ecologia fluviale, per alcuni fiumi e torrenti della Toscana, dal bacino

del fiume Serchio, al bacino del fiume Cornia, bacini aventi caratteristiche

morfologiche e regimi pluviometrici e dei deflussi piuttosto diversi. Tale

determinazione parte da indagini di campo svolte nei mesi Giugno-Agosto 2005 e

Aprile-Maggio 2007 durante le quali sono state rilevate alcune sezioni ritenute

significative e sono state effettuate misure di velocità della corrente, misure di

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2 temperatura, conducibilità, pH e ossigeno disciolto, e prelievi di materiale d’alveo. I risultati di tali rilievi sono serviti a tarare i modelli per la determinazione del DMV, e a verificare la presenza o meno in alveo di tale portata e delle condizioni chimico- fisiche necessarie alla vita acquatica in periodi di magra.

La scelta del metodo da utilizzare per la determinazione del deflusso minimo vitale è stata effettuata, in seguito ad una ricerca e classificazione dei metodi presenti nella letteratura specifica e nelle varie normative locali, nazionali e internazionali, in base al tipo di indagine richiesta e al tipo di informazioni disponibili per ogni caso in studio.

Per il bacino del fiume Serchio quindi, dal momento che la valutazione del DMV era finalizzata alla determinazione delle portate disponibili per usi idroelettrici nell’ambito di una pianificazione territoriale, si è seguito un metodo regionale, i cui risultati si sono visti comunque essere piuttosto cautelativi.

Per il bacino del fiume Cornia, la ricerca era finalizzata alla determinazione del regime di magra del fiume stesso e dei suoi principali affluenti. Essendo il bacino di più piccola estensione, è stato possibile effettuare delle indagini di campo più dettagliate, ed essendo infine presenti su di esso numerose stazioni idrometriche e pluviometriche, è stato scelto un metodo statistico basato sulla determinazione della Q

7,10

.

Per il bacino del fiume Fine è stato seguito un duplice approccio: uno teorico statistico, basato sulle portate medie mensili anziché giornaliere come per il Cornia, non essendo disponibili dati relativi all’idrometria, e uno sperimentale basato sull’utilizzo del programma PHABSIM, utilizzando i risultati dei rilievi per calibrare il modello.

Come accennato, la ragione principale della riduzione di portata negli alvei fluviali è dovuta agli usi antropici, tra cui si ricorda, per l’importanza e l’attualità della questione delle energie rinnovabili e in riferimento alla finalità del primo caso in studio, quello idroelettrico. In particolare, in questa tesi, ci si riferisce ai micro e mini impianti idroelettrici, i quali si inseriscono nell’ambiente con una maggiore sostenibilità rispetto ai grandi impianti, in quanto poco ingombranti e visibili, e soprattutto poiché non necessitano di un invaso.

Dagli altri casi in studio è invece emerso che può essere presente in alveo una portata inferiore al DMV anche per ragioni naturali e climatiche.

Se da un lato ha senso garantire un deflusso minimo vitale per le situazioni

in cui si verifica una riduzione artificiale di portata, allo scopo di limitare le

alterazioni dell’ecosistema fluviale, dall’altro è lecito chiedersi se ciò abbia senso

nei casi in cui si verificano potate naturali di magra prossime allo zero o comunque

inferiori al DMV. In queste situazioni, il valore teorico di portata minima vitale è

ottenibile, ove ritenuto necessario, mediante una opportuna pianificazione di

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3 bacino, che tenda al raggiungimento di portate sufficienti a sostenere la vita acquatica attraverso il rilascio di scorte accumulate nei periodi di disponibilità della risorsa [1].

Durante la stesura di questa tesi è stato fondamentale l’aiuto e la

competenza forniti dall’ Ing. Ilaria Lotti alla quale va un ringraziamento particolare.

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