Capitolo I
Lo sviluppo dell’eolico nel contesto italiano
1.1 – Lo sviluppo dell’eolico nel contesto europeo.
Il vento rappresenta una fonte di energia pulita, gratuita ed inesauribile. Fin dall’antichità è stato impiegato per il movimento delle imbarcazioni sulla superficie del mare, consentendo un notevole sviluppo alle popolazioni sulle coste.
Nel corso del tempo inoltre l’energia del vento è stata sfruttata, seppur con sistemi di conversione aventi rendimenti molto scadenti, per la macinazione del grano nei mulini a vento, per la macinazione dei cereali, per spremere le olive oppure per pompare l’acqua.
È stato solo nel 1887 che a Cleveland, in Ohio, Charles F. Brush (1849-1929) costruì il primo impianto completamente automatico per la generazione di energia elettrica. Tale impianto era costituito da una rotore avente diametro di 17 metri formato da 144 pale in legno di cedro e produceva al massimo 12 kW.
Pochi anni dopo in Europa iniziò l’utilizzo della risorsa eolica mediante la
costruzioni di piccole centrali eoliche per fornire, con l’ausilio di piccoli generatori,
energia elettrica a ristrette comunità rurali.
Oggigiorno, la necessità di generare energia in maniera “pulita” ha dato un forte impulso all’industria produttrice di macchine in grado di convertire l’energia posseduta dalla corrente eolica in energia elettrica.
Gli aerogeneratori sono diventati quindi una tra le tecnologie di produzione di energia elettrica che ha raggiunto standard tecnici elevati. Oltre all’idroelettrico può essere ritenuta la tecnologia rinnovabile più matura.
Lo sviluppo tecnologico e la diffusione sul territorio di aerogeneratori tripala è avvenuto principalmente nei paesi sede delle aziende produttrici di turbine eoliche, come la Germania (Enercon e Repower) e la Danimarca (Vestas).
La presenza di condizioni climatiche ottimali (vento forte e costante) e le politiche dei governi nazionali, i quali hanno incentivato l’utilizzo e la diffusione delle energie rinnovabili a discapito di quelle derivanti da fonti fossili, hanno permesso alle aziende di sviluppare nel tempo, i settori della ricerca e dello sviluppo, al fine di proporre sul mercato delle macchine eoliche sempre più tecnicamente soddisfacenti. Ad esempio uno dei principali problemi derivanti dal funzionamento degli aerogeneratori, sui primi modelli era il rumore derivante dalle pale in movimento, dal generatore, dal sistema idraulico e da altri ingranaggi meccanici. Oggi, a poche centinaia di metri dalla macchina, il rumore generato può essere ritenuto trascurabile.
L’azione della ricerca e dello sviluppo ha permesso la nascita delle prime
mappature territoriali, sulla base dell’intensità del vento a diverse quote di altezza sul
livello del terreno. È infatti danese lo European Wind Atlas [1], pubblicato nel 1987
che è il primo atlante del vento a livello mondiale . Le caratteristiche morfologiche dello
stato danese, un territorio regolare con colline dolci e isolate, fornisce un flusso di vento
che può essere rappresentato tramite la teoria di Jackson e Hunt, la quale si riferisce a
un flusso di una corrente eolica, turbolenta sopra una collina isolata. Sono così stati in
grado di realizzare un software, il WA S P, in grado di costruire i campi di moto del vento
sulla superficie terrestre, utilizzando proprio come base fisica del modello le formule di
Jackson e Hunt. L’atlante del vento e il relativo software sono stati presi a modello per
l’impiego sul territorio tedesco per creare siti produttivi di energia eolica, tanto che
risulta essere lo stato con la maggior diffusione di impianti ed energia prodotta a livello
mondiale (2005).
Le ratifiche ed i trattati a livello europeo (come la direttiva europea 2001/77/CE) e del Protocollo di Kyoto hanno incentivato molti paesi appartenenti all’Unione Europea (oltre a quelli già citati) a promuovere sul territorio nazionale l’installazione delle tecnologie rinnovabili. In questo modo negli ultimi anni la potenza eolica installata su ogni territorio è cresciuta enormemente come si nota dalle figura 1.1 e 1.2 che mostrano la potenza installata per ogni nazione.
Figura 1. 1 – Potenza eolica installata in Europa alla fine del 2003
Figura 1. 2 - Potenza eolica installata in Europa alla fine del 2006
1.2 – Lo sviluppo dell’eolico nel contesto italiano.
La situazione italiana riguardante la diffusione dell’energia eolica sul territorio, se esaminata mediante un confronto rispetto ad altri paesi, è da ritenersi molto particolare, se non un’anomalia.
Basti pensare che la Riva Calzoni, la AERITALIA, la Fiat e la IWT sono state le
prime industrie a svilupparsi in Europa alla fine degli anni ’80 nella produzione di
aerogeneratori. Le strategie industriali di queste aziende, le quali hanno puntato
principalmente sulla ricerca e sviluppo delle bipala, monopala e monopala sdoppiabili, si sono rivelate nel tempo infruttuose, portandole ad un lento declino.
(a) (b)
Figura 1. 3 - Aerogeneratori monopala (a) e bipala (b) sui quali l’industria italiana ha puntato alla fine degli anni ’80 senza molto successo.
Contemporaneamente, la scelta da parte di ditte straniere di puntare sulla ricerca e sviluppo di modelli tripala si è rivelata vincente portando queste aziende ad essere oggi ai vertici del mercato europeo come le principali detentrici di tale tecnologia.
L’anomalia del caso Italia non risiede solo nella scelta strategica poco felice delle industrie, ma deriva anche da scelte ed indirizzi a livello politico talvolta sbagliati.
Se negli altri stati la promozione e diffusione delle fonti rinnovabili è incentivata in
primo luogo dagli enti governativi nazionali, in Italia l’intenzione di indirizzare la
politica energetica del paese verso fonti alternative c’è stata, ma ha subito
immediatamente un indirizzamento verso fonti energetiche cosiddette assimilabili,
portando da un lato ad un’elevata diffusione di quest’ultime e dall’altro la limitata, se
non assente, diffusione ed incentivazione delle fonti energetiche realmente rinnovabili.
Cerchiamo di capire meglio il quadro normativo italiano.
Nel 1988 tramite il Piano Energetico Nazionale veniva stabilito che l’Italia doveva raggiungere una soglia di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile per l’anno 2000 pari a 300 – 600 MW. La legge attuativa del PEN emanata il 9 gennaio 1991 ed il connesso provvedimento CIP 6 del 1992 sono stati i primi strumenti che hanno permesso lo sviluppo, seppur limitato, delle fonti eoliche. Il provvedimento stabiliva dei prezzi con cui l’ENEL doveva comprare l’energia prodotta da impianti a fonti rinnovabili o a fonti assimilate. L’introduzione di questi incentivi di ugual valore sia che l’impianto fosse costituito completamente da una o l’altra fonte, ha spalancato le porte alla diffusione sul territorio di questa seconda tipologia, oscurando le “vere”
rinnovabili. In ogni caso dal 1993 al 2001 la produzione di eolico in Italia è cresciuta da un valore nullo fino a 697 MW.
Con la successiva delibera CIPE del 19/11/98 in merito alle linee guida per la riduzione delle emissioni dei gas serra e l’uscita del Libro Bianco 1 per la valorizzazione energetica delle fonti rinnovabili approvato dal CIPE nel 1999, è stato fissato un obiettivo, per l’anno 2010, di arrivare a produrre, sul territorio nazionale, un quantitativo di energia da fonti rinnovabili pari al 25% del consumo elettrico nazionale, ripartendo tale quota per ciascuna fonte. Questo ha portato a fissare una quota pari a 2500 MW per l’energia prodotta per mezzo di aerogeneratori.
È stato successivamente emanato il Decreto Bersani (D.L. n. 79 del 16/03/1999
“attuativa della Direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica”) che sancisce la liberalizzazione del mercato elettrico in Italia:
tale delibera tende ad incentivare l’uso e la diffusione sul territorio delle fonti rinnovabili stabilendo anche che le società gestori della rete elettrica sono tenute a dispacciare l’energia prodotta da tali fonti. La sua attuazione ad oggi dovrebbe aver sostituito completamente il meccanismo previsto dal CIP 6/92 dato che sono trascorsi gli otto anni di passaggio tra le due normative e gli impianti hanno avuto il tempo necessario per l’adeguamento al sistema dei Certificati Verdi. Il Decreto Bersani stabilisce che il settore dell’energia elettrica è soggetto al controllo di un altro Ente:
l’AEEG (Autorità per l’energia Elettrica e il Gas). Questa struttura amministrativa,
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