Conclusioni
Con questo elaborato abbiamo voluto muoverci all’interno dello studio sulla sostenibilità ambientale, indicando una direzione per un nuovo paradigma di sviluppo.
Abbiamo, inoltre, voluto valutare la sostenibilità del Commercio Equo e Solidale secondo quanto emerso dall’elaborazione svolta e valutandone anche gli aspetti ambientali.
Abbiamo dunque presentato la cultura occidentale, che è il contesto per chi ha svolto questo lavoro, ma anche per chi ha sviluppato le teorie dello sviluppo così come sono state condotte sino ad oggi; elemento, questo, essenziale per cercare di orientare al meglio nella complessa problematica.
È stato così messo in evidenza che la cultura occidentale si presenta caratterizzata da un sapere frammentato, con una elevata specializzazione delle varie discipline ma una difficile capacità di interazione fra le stesse. Questo elemento ha acquistato ulteriore valore nel comprendere come sino da oggi modelli di sviluppo siano stati guidati sostanzialmente da teorie economiche, mentre è ritenuto necessario un approccio ampio e un vero dialogo fra le varie discipline per potersi muovere verso un modello di sviluppo che si realmente sostenibile per l’umanità. È stata messa in evidenza l’influenza che il metodo scientifico ha portato nel modo di pensare comune all’interno della cultura occidentale e nel suo porsi verso altre culture e altri modelli di pensiero.
Infine, è stata evidenziata la cultura consumistica che caratterizza la cultura occidentale: come sia stata generata e come, sviluppandosi, ha avuto influenze su tutta la società e il modo di pensare e di porsi nei confronti della natura. Questo ha influenze rilevanti nell’analisi che abbiamo condotto, e darne una presentazione, seppur sintetica, ha contribuito alla maggior comprensione delle problematiche affrontate.
Abbiamo presentato uno sguardo significativo sullo stato della Terra concentrandoci sui grandi cambiamenti climatici (e loro cause e conseguenze) e sulla biodiversità (il suo stato, ruolo per l’uomo e all’interno della biosfera) evidenziando il ruolo principale che l’uomo ha nell’alterazione di alcuni suoi equilibri. Equilibri che alla luce dell’ipotesi Gaia appaiono ancora più essenziali al mantenimento della stabilità della biosfera e con essa alla sopravvivenza della vita sulla Terra o dell’uomo.
Queste evidenze, assieme alla comprensione della finitezza e scarsità delle risorse utilizzate dall’uomo e considerate illimitate nelle teorie dello sviluppo che hanno guidato l’occidente prima e i Paesi in Via di Sviluppo poi (su proposta o imposizione degli stessi Paesi occidentali).
Per poterci inserire nella tematica abbiamo dato presentazione del concetto di sviluppo e della sua storia, evidenziandone le caratteristiche di linearità, ottimismo, inevitabilità, etnocentrismo, etc.. Ripercorrendo la storia del concetto e dei modelli applicati dal secondo dopoguerra ad oggi si è evidenziato l’apparente sostanziale fallimento dei modelli di sviluppo secondo le teorie di crescita e neoclassiche, con un sostanziale aumento del divario tra ricchi e poveri che voleva sanare, un peggioramento generale delle condizioni ambientali, etc.. Si è evidenziato anche il progressivo proporsi ed affermarsi di tentativi di rimettere al centro dello sviluppo non più la crescita
economica di per sé, quanto lo sviluppo dell’individuo e uno sviluppo che fosse compatibile per l’ambiente e le sue risorse. Si giunge in questo modo all’elaborazione dell’idea di sviluppo sostenibile, con tutte le definizioni e rielaborazioni che si ritrovano, in cui emerge con forza l’idea che l’attuale modello di sviluppo sia inefficace o deleterio assieme al principio di equità intragenerazionale e di equità intergenerazionale.
A partire dalla Curva di Kuznets per l’Ambiente si è sottolineato come le attuali politiche di sviluppo e per l’ambiente siano contraddittorie, effettuando un dumping ecologico che non può che aggravare sia la situazione ambientale che i legami tra Paesi
ricchi e Paesi a diverso livello di industrializzazione, nei confronti dei quali alcuni autori indicano la volontà dei Paesi ricchi di imporre una sorta di ecoimperialismo.
Dallo studio fatto, emerge l’esigenza di cambiare le categorie di pensiero con le quali avvicinarsi all’elaborazione di nuovi modelli di sviluppo che possano dirsi realmente sostenibili per questa come per le future generazioni.
Abbiamo cercato di delineare, perciò, alcuni tratti essenziali che conducono ad un nuovo paradigma di sviluppo, partendo da quanto esposto in precedenza e ricostruendo le domande fondamentali per poter ripensare lo sviluppo: quale sviluppo e per quale uomo, e soprattutto sviluppo verso cosa.
A partire dagli studi su ricchezza e felicità, con i particolari risultati ottenuti da alcuni di essi che mostrano quello che in economia è studiato e chiamato paradosso della felicità; secondo tali studi, infatti, emerge che la ricchezza, un tempo considerata come fattore fondamentale per il raggiungimento del benessere di un individuo fino a diventarne sinonimo, unico parametro di riferimento e per questo unico fine, adesso non
è più strettamente collegata con la felicità di un individuo, ovvero con la percezione che ha del proprio benessere, della soddisfazione della propria esistenza. Si verifica che all’aumentare del reddito, per redditi medio alti non corrisponde più un proporzionale aumento della felicità come ci si aspetterebbe, ma talora si presenta un vero e proprio fenomeno di inversione. A questo vanno associati anche quegli studi che colgono gli aspetti sociali della persona umana come indissolubili dalla piena realizzazione di un individuo, che invece nel sistema di pensiero consumista è spinto a consumare oltre il necessario da bisogni indotti: questo ha provocato nel nostro tempo l’affermazione dei manufatti come beni posizionali, ovvero dal forte valore simbolico associato alla volontà di distinzione che dovrebbero soddisfare. Questo porta con sé la necessità di disuguaglianza all’interno di una società (un bene posizionale non svolge il suo compito se non è “scarso”, ovvero per pochi). Questo genera competizione o frammentazione dalla società intesa nel suo insieme, lasciando l’individuo vincolato al suo consumo senza limite e per questo incapace di realizzarsi. Emerge la necessità per la persona di realizzare beni relazionali, che realizzano il principio di reciprocità e di gratuità, per realizzare anche la sfera sociale della persona e liberarsi dalla strumentalizzazione che il sistema mercato fa degli individui della società.
Si va delineando un nuovo modello di sviluppo che recupera la persona nell’insieme di tutti i suoi aspetti, e alla quale si restituisce la centralità nel tendere dello sviluppo: è la persona umana che deve svilupparsi per la sua realizzazione, in stretta relazione con tutta la popolazione umana realizzando in tal modo l’equità intergenerazionale e intragenerazionale che altrimenti apparirebbero lontane.
In ultima analisi abbiamo verificato che il COMES si presenta come una strada che concorre attivamente alla realizzazione della persona e dell’umanità, in quanto tra i principi ispiratori e i metodi di attuazione si ritrovano la centralità della persona e dei rapporti fra le persone, siano essi consumatori del Nord o produttori del Sud od operatori del COMES.
Volendo realizzare rapporti giusti tra produttori del Sud e consumatori del Nord il COMES propone e mette in atto un cambiamento di impostazioni privilegiando l’importanza dei rapporti fra i partecipanti al progetto (operatori di centrali, di Botteghe, produttori o consumatori attenti che siano).
Il COMES rappresenta una strada per la realizzazione di una cittadinanza a livello globale, per la quale il consumatore evolva a cittadino in rapporto con i produttori del Sud, che a sua volta può liberarsi dall’essere considerato come un “costo di produzione” ad un cittadino che potrà anch’esso portare la sua ricchezza e il suo contributo in una relazione tra pari con gli altri cittadini, ognuno realizzandosi secondo le proprie strade e non dovendo seguire un unico modello di sviluppo.
Per quanto concerne lo studio dei parametri ambientali legati ai metodi di coltivazione per i prodotti del COMES, per i quali si riscontra la tendenza a promuovere la conversione all’agricoltura biologica e il recupero di metodi tradizionali, abbiamo cercato di raccogliere e catalogare dati che evidenziassero i cambiamenti dalla situazione prima dell’avvio del progetto e dopo l’avvio dello stesso.
Come abbiamo presentato in dettaglio abbiamo riscontrato notevoli difficoltà nel reperimento di dati raffrontabili delle varie situazioni, dovute a varie ragioni. Tra esse vorremmo sottolineare ora la sostanziale novità dello studio che abbiamo condotto:
ragione per la quale sinora non sono stati riprodotti, se non in pochi casi specifici, dati riguardanti tipo e quantità di trattamenti effettuati sulle coltivazioni prima dell’avvio di un progetto, etc..
Lo studio ha messo in evidenza alcuni aspetti significativi del COMES, tra cui la difficoltà per i produttori del Sud di ottenere e mantenere una certificazione biologica, anche qualora i loro metodi di coltivazione siano del tutto compatibili con la certificazione suddetta. La decisione di adoperare metodi produttivi a minor impatto ambientale dipendono spesso dall’incentivazione della produzione biologica da parte degli enti importatori, ma spesso ha la sua radice nelle tradizioni delle comunità di produttori o nella visione e rapporto che hanno della natura (descritta spesso come
“madre terra”).
Dall’altro lato, abbiamo riscontrato come l’avvio di progetti del COMES, oltre ad apportare vantaggi in termini di condizioni di lavoro o di istruzione, sanità, etc., sia in grado di ridare considerazione di sé e della propria esistenza ai produttori che prendono parte ai progetti.
In definitiva, ci auguriamo che la ricerca che abbiamo iniziato possa trovare seguito non tanto per noi e i nostri ulteriori studi, ma per altri che possano valutare come utili punti di riferimento alcune delle tracce aperte, o che ne aprano altre a partire da esse od anche a partire da una critica portata alle stesse, affinché proceda il processo di conoscenza di Gaia, delle teorie dello sviluppo e di prospettive di sostenibilità.
Ci auguriamo, inoltre, che lo studio condotto all’interno del COMES funzioni almeno in parte da apripista per le ricerche di altri e per l’attività di raccolta ordinata di dati per monitorare al meglio anche tali aspetti.