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Archivio storico per le province napoletane. A.12, n.1/4 (1887)

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ARCHIVIO STORICO

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PROVINCE NAPOLETANE

PUBBLICATO

A CURA DELLA SOCIETÀ DI STORIA PATRIA

Anno XII. — Fascicolo I.

NAPOLI

P r e s s o F e d e r ic o F u rch liein i, lib r a io Piazza Alartiri, 59

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Soci p r o m o t o r i... pag. 3

Barone N. — Notizie storiche tratte dai Registri di

Cancelleria di Carlo III di D urazzo... » 5-3U Tocco F . — Un processo contro Luigi di Durazzo. » 39-40

Bonazzi F. — La resa di Sorrento a Filippo Doria. » 41-40

FilangieriG. Saggio d’un indice di prospetti cro­

nologici della vita e delle opere di alcuni artisti

che lavorarono in Napoli ... » 47-78

Schifa M. — Storia del Principato Longobardo in

Salerno { c o n tin u a ) ...» 79-137

Abignente G. Provvedimenti Regii nelle dispute

insorte fra i cittadini di Castellabate e gli Ufficiali

dell’Abate C á v e n s e ... » 138-150

Motta E. — I Terremoti di Napoli negli anni 1456

e 1466...» 151-155 Elenco delle Pergamene già appartenenti alla fami­

glia Fusco ed ora acquistate dalla Società di Sto­

ria P a t r i a ... » 156-164

Rassegna Bibliografica — La pace del 1796 tra

le Due Sicilie e la Francia sui documenti del- rArchivio di Stato di Napoli, p. 165 — Un divorzio ai tempi di Leone X da XV lettere inedite di Jacopo Sannazzaro, p. 169 — Una lapide del 1316 p. 170 — Antico Manoscritto di Carlo de Lellis sulla fami­ glia Filangieri, p. 172 — I Napoletani a Lepanto, p. 173 — Inscriptiones Italiae inferioris etc. p. 174.

Libri ric e v u ti in dono e per c a m b io ...» 179-181

CENTBO DI »RViZIO DI AJClKO l.£ IMBUbTECHE '«INDO CUOMO

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(7)

ARCHIVIO STORICO

PER LE

PROVINCE NAPOLETANE

PUBBLICATO

A CURA DELLA SOCIETÀ DI STORIA PATRIA

ANNO XII — FASCICOLO I.

N A P O L I

R. STABILIMENTO TIPOGRAFICO COMM. FRANCESCO GIANNINI & FIGLI V ia C i s t e r n a d e l l ’O lio , 2 a 7

(8)
(9)

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SOCI P R O M O T O R I

(continuazione degli elenchi precedenti)

Vulpes cav. Bernardo Ceci Giuseppe Eufemia (d’) Emilio Castaldo Ernesto Percopo D / Erasmo

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NOTIZIE STORICHE

Tratte dai Registri di Cancelleria

JDX CAPILO J II. IDI IDTJPl^ZZO

Carlo III, che per vera ironia di fortuna fu detto della

pace, ebbe regno breve e tempestoso. Solo maschio su})cr-

stite della numerosa progenie dei principi angioini di Napoli, tiglio a quel Ludovico diDui*azzo morto nel castello dell’Uo­ vo Tanno 1362, con sospetto d’essere stato avvelenato, S })0- sò Margherita sua cugina, nata da Maria, soi-clla di Giovan­ na I, c da Carlo di Durazzo, decollato in Avci'sa nel 1347. l'id il fatale retaggio eh’ egli raccolse, fu infausto anche a lui. Si apri la via al trono coll’assassinio di Giovanna; mori egli stesso assassinato in Ungheria nel 1386. Nei cin­ que anni del suo governo teiribili sciagure desolarono lo provincie napoletane ; da una parte la guei'i’a mossa dal francese Luigi I d’Angiò, lo civili discordie, le nii)crio, i massacri dei banditi, la pestilenza, la fame ; dall’ altra i dissidi! dello scisma religioso, e le pretensioni, e le ire di Urbano VI. Dei danni, dei furibondi contrasti, restano scarse memorie nei cosi detti Giornali del duca di Mon-

teleone, e negli Annali del Bonincontro, e meno incom­

piute in una Anonima Cronaca, che si conserva nella bi­ blioteca Vaticana. Ed a cliiarire meglio i ricordi i-accolti in questa Cronaca,' che a cura della nostra Società di storia patria ora si pone a stampa, o ad aggiungoi’iio altri, ho

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tratte queste notizie da tre registri di Cancelleria, i soli che rimangono di quell’ epoca, nell’Archivio di Stato i); e che comprendono gli anni del regno di Carlo III, e quelli della reggenza di sua moglie ^largherita.

Ni c o l a Ba r o n e di Vincenzo

q Alcuni Registri di Carlo III e di Ladislao furono (secondo che rife­ riscono il Te r m in io ed il Bo l v it o) sottratti e trasportati, verso i prin- cipii del secolo XV, in Sicilia ed in Aragona. Vedi la dotta monografia del Gomm. B . Ga passo col titolo : G li Archim i e g li stiidii paleogra/ici e diplom atici nelle provincie nap. fino a l 1818. — Napoli 1885.

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A n n o 1381

Settembre 25.— Napoli. Carlo III dona a Tirelle Caracciolo

di Napoli, milite, iustitiario scolarium studii neapolitani e ciam- berlano di corte, tutti i beni feudali e burgensatici confiscati al giudice Ruggiero Sahariano da Benevento, reo di ribellione contro il sommo pontefice e contro la reale maestà ^).

Dicembre 22 — Donato Giovanni di Arezzo, professore di di­

ritto civile, è annoverato fra i consiglieri collaterali del Re^).

A n n o 13 8 2

Gennaio 2 Napoli — Re Carlo nomina Giovanni Macedonio,

napolitano, notaio dell’Arsenale, con incarico di soprastare alla costruzione ed al restauro delle galee

4. Considerando i meriti di Francesco Dentice, detto Nacca- rella, nec non grandia utiUaque seroitia per eum a sua ptie- ritia sue Maiesiati prestita eie. iam intra quam extra regnum et in aquisitione regni etc. il re gli concede la terra di Rocca Mondragone, in feudo, usum et consuetudinem dicti regni Sicilie ac generalis humane Regie proacite santionis Edictum de feudorum successione *) in facorem comitum et haronum omnium dicti Regni Sicilie a tempore felicis adventus in ipsu/n dare memorie domini Regis K aroli prim i comitatus haronias et feuda inibì ex perpetua collatione tenentium factum dudum

1) Reg. 358, fol. 77. Alcuni tra i cittadini Beneventani nello scisma surto per l ’elezione di Urbano VI, avevano aderito all’aritipapa Clemen­ te VII. V. Bo r g ia Mem. star, d i Benev. T. IL

2) Ivi fol. 8 t.° 3) Ivi fol. 378.

■*) Vedi Gapit. di Carlo II di Angiò : rubi’ica deprivilegiis et im m uni- tatibus comitum, haronum, et aliorum fenda tenentium.

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per Inclite recordationis dominum Regem Karolum secandam in parlamento celebrato Neapoli divulgatum ^).

10. Antonio Solimene di Salerno, milite, professore di medi­ cina, è nominato maestro razionale della m. curia con lo stipendio annuo di 60 once di oro

14. Il Re ordina pagarsi lo stipendio di 10 once al notaio Antonio Russo di Napoli, nominato, addi l.° ottobre 1381, re­ gistratore della r. cancelleria ad registrandum licteras quas- libet tam gratiam quam iustitiam continentes ®).

19. Nicola Cumino di Napoli, per la rinunzia fatta da Pippo de Grazia di Napoli, viene nominato notaio o scrittore del r. fisco con l’annuo stipendio di 12 tari "i).

21. Il re concede salvocondotto per mare e per terra a frate Pietro Curiale, dell’ordine dei predicatori, maestro in sacra pa­ gina, penitenziere, nunzio apostolico e r. oratore, dovendo costui recarsi con alcuni suoi compagni in diversi luoghi per negozii apostolici, regi e suoi proprii ®).

31. A maestro Antonio de Rainaldo conferma l’ufficio di ma- gister probe utriiisque monete in Regia Sicla neapolis, con lo stipendio annuo di 24 once di oro ®).

Febbraio l i Napoli— Carlo considerando mores laudabiles

Industriam et opera virtuosa ac alios probabiles actus quibus magister Robertus de Odorisio probabiliter insignitur. Et quod inter artis pictorie , ex plurim orum testimonio,

suffi-9 Ivi, fol. 281. Francesco Denti ’e continuò a mostrarsi fedelissimo a Carlo di Durazzo, e lo segui in Ungheria, dove, alloi'chè Carlo fu as­ sassinato, anch’egli rimase ferito. Bo n in c o n t r i, Ann. R. I. S, x x i p.

2) Ivi fol. 106. 9 Ivi, fol. 109. 9 Ivi, fol. 106. 5) Ivi, fol. 145.

9 Ivi, fol. 380. M agister probe credo corrisponda al sanciator : saggia­ tore della moneta. Circa l ’ammissione degl’impiegati nella r. zecca a tempo di Giovanna 1.*^ vedi Reg.° 333 fol: 45.

’) Roberto Oderisio fu della scuola di Giotto. Di lui si conserva un dipinto nella chiesa di S. Francesco di Assisi in Eboli. Vedi St, della

(15)

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— 9 —

cientes et idoneos comprohatiir ut honor alat artem dentar bonis premium et Indicium nostra apud virtuosum et dignum iurgiter approhetur, riceve il detto Odorisio fra i suoi familiari et de regio hospitio et in magistrum pictorem regium, con lo stipendio di 30 once l’anno ^).

16. Concede salvocondotto ad alcuni oratori quos Regimina et Comune Cioitatis Camereni de provincia Marchie anconitane intendunt ad Maiestatis regie presentiam destinare ^).

19. Riceve tra i suoi familiari Donato di Iacopo de Strada di Firenze 3).

24. Emana un editto contro i malandrini diretto agli ufifìziali del regno : vi si legge fra l’altro : « ipsos malandrinos perse- quantur et ad captionem et punitionem ipsorum prò eorum demeritis rigorose procedant per ordinarias vias luris seu extraordinarias prout eis ( officialibus ) permictitur per arhi- trales ticteras et aptius viderint expedire ut qui immaniter vivere non sunt veriti, ah omni humanitate censeanturpenitus alieni. In quorum graviorem penam exterminiumque pariter illud signanter vidimus annectendum quod in defectu perso- narum eorum ad dirucionem domorum incisionem et extirpa- tionem vinearum et possessionum nec non captionem et rele- gationem in exilium uxorum et filiorum eorum ad aliquam insulam vel alio extra Regnum ne radicitus pululent, per of- ficiales ipsos irremissihiliter procedatur etc. ‘‘j.

Nel parlamento generale tenuto in Napoli, nel quale erano intervenuti prelati, conti, baroni, altri nobili nomini, ed i sindaci delle terre demaniali, fu stabilito, per difesa e sicura custodia dello stato, imporsi certe gabelle per un quinquennio, necessario al mantenimento della gente d’arme e delle galee. Il re nel detto giorno 24 ordina sollecitarsi tale imposizione “).

1) Ivi, fol. 281. Vedi pure fol. 78 t. 2) Ivi, fol. HO t.“

3) Ivi, fol. 119.

9 Ivi, fol. 17 t. Le lettere arbitrarie, alle quali si allude, furono pub­ blicate da re Roberto: consentivano una procedura more belli contro i presunti rei, senza diritto di difesa o di ‘appello.

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trai-10

28. Il re nomina Perielio de Lucifero, da Gerace, custode del mercato di detta c ittà , incarico pubblico, che non poteva es­ sere affidato ai clerici. Infatti, essendo stato riferito al re, che tale ufficio era stato occupato prima dall’abbate Gregorio Pro- tospatario canonico di Gerace, Carlo rivocò costui sostituendovi il de Lucifero i).

Marzo 1.° Napoli. Annovera anche fra i suoi familiari, e nomina suo notaio e segretario, Errico de Franconia tedesco, assegnandogli lo stipendio di 36 once 1’ anno 2). Nello stesso dì concede salvocondotto al suo segretario, signor Vannes de Amandula, il quale per r. negozi! doveva recarsi nelle Marche di Ancona 3).

6. A Nicola di Potenza ed a Covello de Michali si danno al­ cuni beni stabili già appartenuti a Nicola Giacomo e ad Antonio Genovese, figli del fu Genovese guardaroba della regina Gio­ vanna, ai quali erano stati confiscati ; perché adheaerunt A n ­ tipape *) ac ipsi olim regine post privationem eius de regno Sicilie canonice factam per sanctissimum patrem et clementis- simum dominum Urbanum sánete romane et universalis Ec clesie papam sestum ex cuius quidem notorie adhesionis cri­ mine predicti Nicolaus et fra tre s rebellionis culpam et lese

rnaiestatis regie crimen ponuntur incurrisse ^).

7. Concede a Zeulo de Peselo il possesso di alcuni beni feu­ dali confiscati al Giudice Ruggiero de’ Sahariano m ajestatisr. rebelli ac herética pravitate resperso, adherendo notorie dam- nato Antipape olim Roberto gebennensi nane Climenti vocato et eaecrabili sede sue sicut experiencie notoriat et opera m a ­ nifesta demonstrat etc.

tate e risolute in questo parlamento è inserito nello stesso Registro a fol. 189.

1) Ivi, fol. 26. 2) Ivi, fol. 112 t. 3) Ivi fol. 126 t.

Vedi la nota 27 detto. 5) Ivi. fol. 285.

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14. Si assegna l’annua provvisione di 20 once di oro a Seclimi- gali ungaro

17. Viene confermata la concessione di alcuni diritti e di certe rendite fatta da re Carlo II di Angiò al priore ^ ai canonici (r. oratori) ed al Capitolo della sacrosanta Basilica del beato Pietro in Roma. Queste rendite erano state prima assegnate sulla terra di Ortona; ma poiché dai detti proventi si erano de­ tratti alcuni diritti dovuti per la decima alla Cattedrale, e due once dovute all’Arcivescovo di quella città, il medesimo Carlo II aveva disposto prelevarsi dai proventi del baiulato di Francavilla la moneta spettante al Capitolo della basilica su mentovata

21. In seguito a giusti richiami fattigli dai popoli di alcune citià del regno contro gli abusi commessi dagli uffiziali depu­ tati ad amministrarle, il Re emana un editto, col quale dà ai suddetti uffiziali gli opportuni ammonimenti 3).

22. Durante i turbinosi eventi del regno sia per le guerre, sia per la invasione de’ malandrini, alcune terre del monastero di S. Sofia in Benevento erano rimaste disabitate, giacché i vas­ salli s’erano recati ad abitare le terre dei conti e dei baroni. Ritornata la quiete, dopo la venuta di Carlo di Darazzo, quei feudatarii impedirono ai detti vassalli di rimpatriare. E poiché ne veniva danno a costoro ed in ispecie al Monastero, le cui rendite sminuivano, secondo era stato esposto dalP abbate al R e , si danno gli opportuni provvedimenti , ingiungendosi ai conti ed ai baroni di permettere il ritorno alle proprie sedi a quei vassalli, che ne mostravano il desiderio Q.

23. Carlo, avendo stabilito d’inviare alcuni commissarii nelle provincie del regno per abboccarsi coi conti, coi baroni e feu­ datarii, super certis negotiis concernentihus commune commo- dam et preservationem a noxis status et reipuplice Regni etc. scrive al nobile Roberto Ursini, detto di Nola, capitano di guerra in Abruzzo, acciò disponga che si riuniscano in Sulmona i

feu-*) Ivi, fol. 19 t. 2) Ivi, fol. 172 t. 3) Ivi, fol. 67.

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datarli abruzzesi audituri ea qae vir M agnijicm Rogertiis Ce­ larli Comes ( Commissario in detta provincia) eis referet ').

26. Assegna la provvisione di 30 once l’anno a Gilberto Go- chsquil tedesco pei servigi che gli aveva resi anche in actis bellieis 2).

27. Ordina al maestro Giustiziere ed ai giudici della magna curia etc. che procedano ex mero officio diete curie, rigorose, contro Carullo Cannavacciuolo ed Antonio Balestriere, figlio del fu Peregrino, e contro alcuni altri colpevoli di delitto di lesa maestà, adherendo Roberto Genebensi 3) antipape et Illu stri olim Regine lohanne post privationem et depositionem ipsius et aliis centra regie maiestatis honorempuplice et notorie com- mictendo incurrisse noscuntur ; e che confischino i loro beni nel caso che sia provata la loro reità ^).

Il Re , volendo favorire gli stipendiarli ed altri ufficiali in­ caricati dalla illustre Maria di Borbone imperatrice di Costan­ tinopoli, sua consanguinea ^), di custodire i passi in Abruzzo, co­ manda ai Giustizieri di prestare loro ogni assistenza, di permet­ tere che portino le armi, purché non ne abusino, e di non mo­ lestarli in alcun modo nell’esercizio delle loro funzioni ®).

28. Re Carlo fa punire alcuni ribelli casertani, fra cui Gio- vannuccio ostiario della regina Giovanna’’).

1) Ivi, fol. 128. Simili lettere regie furono dirette ad altri ufficiali del Regno. Oltre il conte di Gelano, erano commissari! nelle provincie Bar­ tolommeo di Capua, conte di Altavilla, Nicola e Mattia de Gesualdo, Antonio, U g o , Francesco, Luigi di S. Severino,e Benedetto degli Acciainoli—ivi.

2) Ivi fol. 119. Vedi pure a fol. 29.

Roberto cardinale di Ginevra, eletto antipapa col nome di Clemente VII addì 21 settembre 1378.

^) Ivi, fol. 58 t.

s) Maria era vedova di Roberto di Taranto zio cugino di re Carlo, e nominale imperatore di Costantinopoli. Essa habebat vigorem p er r. maiestatem sibi potestatis tradite et concesse passibus a p ru tii officiates sta - tuere ac edam ordinare. Ivi fol. 60.

®) Ivi, fol. 60. Fra gli altri ufficiali incaricati della custodia de’ passi era Rainaldo Guillardo de Tornay francese, ivi.

(19)

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30. A Matteo Crispano di Napoli, milite, professore di diritto civile maestro razionale e luogotenente del Gran Camerario l'ii, pagare l’annuo assegno di 20 once *).

Aprile 9 — Napoli. Il Re invia il magnifico Tommaso di Mar-

zano a sedare alcuni scandali seguiti in Aquila 2).

10. Concede facoltà di esercitare la medicina nel regno al fisico Francesco di Nicola maestro Francesco di Guardia. Il tenore del privilegio è il seguente : « KaroLus etc. Unicersis per lie- gnum Sicilie consiitutis eie. ad egra caranda corpora divina sunt medici ordinatione provisi, qui ut effective proficiant in praticalis operationis officio ad hoc eliguntur provide medicinali scientia prediti, et per assistentes nobis medicos approbati. Sane cum magister franciscus Nicolai magistrifrancisci de Guardia licentiatus in phisica fidelis noster, de cuius fide et legalitate et quod est de genere fidelium ortus, laudabile testimonium, curam ipsa recipit et quem per fisicos nostros examinari fe - cimus diligenter, peritus in scientia medicine et ad curandum et praticandum in illa sufficiens sit inventus, nos, accepto prius ab eo solito fidelitatis, et quod iuxta tradditiones ipsius scientie, curabit fideliter, ad sancta dei evangelia luramento, licentinm sibi curandi et praticandi in dieta scientia per dictum Regnum pridem tenore presentium dussimus concedendam. Quocirca fidelitati vestre precipimus quatenus eumdem magistrum f r a ti- ciscum curare et praticare in prefata scientia per totum Re­ gnum et singulas terras et loca regni pcrmiclaUs etc. •'). Si concedono al nobile Carletto di Lagonessa alcune possessioni site in Napoli

15, Da tempo immemorabile l’ospedale di S. Giovanni Gero­ solimitano in Napoli aveva in quasi possesso un diritto chiamato decino, per cui riceveva una modica somma su ciascun’ oncia di pesci e conturnicum (sic) salati e freschi, che per mare e per terra si portavano a vendere in questa città, o nella marina di Policastro editi altri luoghi marittimi fino al porto di Napoli. Ora

1) Ivi, fol. 162. *) Reg. 358, fol. 45 t. 3) Ivi, fol. 283 t. 9 Ivi fol. 5.

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entrato l’anno della quinta indizione, a causa di carestia, man­ cando il pesce, alcuni cittadini napoletani dandosi a trafficare con barche pescarecce portarono a vendere in Napoli pesci com­ prati airingrosso, senza curarsi di pagare il decina al predetto ospedale; per il che da parte di questo fu fatto richiamo al re. E Carlo ordina al capitano della città di Napoli, che prese le opportune informazioni , provveda al riguardo secondo giu­

stizia *).

19. Carlo I di Angiò, qui tempore quo ipse in sacrosanctis- sima apostolorum principis de urbe basilica eiusdem Regni S i­ cilie Invesiituram untionem sacram et dyadema suscepit, aveva concesso al priore, ai canonici ed al Capitolo di detta basilica la rendita di 50 once di oro sui proventi della dogana di Napoli e di altri fiscali diritti. Carlo II confermando tale concessione, vi aggiunse altre 50 once di oro. E Carlo III di Durazzo, con­ fermandola egli pure ordina in questo di, che il pagamento della rendita si esegua sui proventi delle gabelle del sale, del ferro e della pece nella città di Ortona

20. Comanda lasciarsi libero il passaggio, e somministrarsi le necessarie vettovaglie al nobile Urgano, cancelliere del magni­ fico e potente signore veronese Antonio della Scala ; il quale venuto con ambasciata di costui alla r. presenza, doveva fare

ritorno al suo signore 3).

21. Orafo di Corte è Angelillo F asulo, detto Arrechesse, di Napoli, con l’annua provvisione di 6 once ^).

23. Dovendo il re inviare fuori regno per suoi negozii Tom­ maso de Spina, dottore in legge, gli concede il salvocondotto

25. Ordina pagarsi ad Eustasio di Bernavilla detto Eremita l’annua provvisione di 20 once di oro, a costui concessa da Maria di Borbone imperatrice di Costantinopoli : ritenendosi però 5 once

0 Ivi, fol. 61 t. Il dedito era l ’ imposta della decima' sulle merci. 0 Ivi, foi. 92 t.

Ivi, fol. 74. Antonio dolía Scala era figlio naturale di Can Signo- l'io, che era stato marito di Agnese di Durazzo cugina e cognata del re.

■*) Ivi, fol. 364 t. 0 Ivi, fol. 201.

(21)

— 15 —

(li oro ed un quarto su tale provvisione, nel caso che avvenis­ se la morte di detta imperatrice i).

26. Fa restituire la somma di 11 m. e 500 fiorini ai clerici di Roma, i quali gliela diedero a mutuo; e concede loro in dono altri 500 fiorini 2).

27. Conferma a Marco di Penna, fisico, la concessione di 18 once di oro fatta a costui dalla regina Giovanna 3).

30. Ludovico e Giovanna avevano concesso a Pietro Carbo­ ne di Napoli milite, magistro panectarie et armorum del detto re Ludovico, l’annua provvisione di 60 once sulla dogana di Tra- ni. Carlo ordina concedersi al medesimo la gabella della Buccia­ ria di Barletta, que a vulgo lacuscune culgariter nuncupatur ^).

Maggio 2. Dà sicurtà di passaggio per mare e per terra a

Giacomo Guidone da Firenze ed all’abbate Leone de Incantio arciprete di Ostuni, nunzii del Cardinale di Rieti Bartolommeo, i quali devono dirigersi verso Roma '’).

Fa pagare lo stipendio di 12 once di oro l’anno a Marino de Lemmo di Manuppello, notaio incaricato di registrare le r. lettere presso il Protonotario del regno ®).

4. Rimette ai cittadini di Aquila tutte le colpe da loro com­ messe : homicidia, dissentiones brigas gaerram motam partia- litates, confederationes, receptationes malandrenorum, disciir- siones, Incendia, violenccas, excessus, delieta et crimina et fo- refacta etc. culpam rebellionis seu lese maiestatis crimen ’).

1) Ivi fol. 268 t: 2) Ivi, fol. 141 t.

Ivi, fol. 76. Vedi pure a fol. 361. *) Ivi, fol. 204.

5) Ivi fol. 126 t. Bartolommeo Mezza vacca, detto il cardinale di Rieti, venuto in sospetto d’essere ti'oppo parziale del re, nella contesa che que­ sti ebbe con Urbano VI, fu dal pontefice deposto. V. Giaggonio I I , 641 e seg.

«) Ivi, fol. 269 t.

7) Ivi, fol. 202 t. Intorne alle turbolenze che a quel tempo funestarono la città di A q u ila, mosse principalmente da Lalle Gamponesebi V. le cronache di Buccio m R \n a l i.o, e Nuccio m Bo rboxa nel Mu r a t o r iAni. II. T. lY .

(22)

Rimette la colpa di ribellione e della fuga dal carcere di Ca- stelnuovo ad Agostino Arcuccio de Capitolo promettendogli al­ tresì di farlo rientrare in grazia del Pontefice i).

5. Il re aveva prima mandato ordine al maestro giustiziere del regno di Sicilia, ai giudici della curia etc. ut tara contra captores quondam Proculi de Bruno de aversa, quam contra jìortantem ipsum ad exercitum domini Octonis de Brusuhic

tunc in civitate Averse et eius circuyitu seu territorio commo- rantem in quo diram necem sue persone substinuit, et illos qui institerunt ut morti traderetur Proculus ipse procederent ex mero officio cu rie , nulla accusatione seu deminucione prece­ dente set solum fa m a publica referente Clamorem, Ipsosque de nece huiusmodi pena debita punirent. E t consequenter per inde adversus Pitognum de griffis de neapoli militem fidelem regium, agentem tunc et existentem in sequela et serviciis seu comitiva dicti Octonis diffamatum et argutum utique quod ipse una cuw. certis aliis detulerunt ipsum Proculum ad dictum Octonem et eius exercitum ex mero officio diete curie et ex fam apuplica exinde referente clamorem procedens, auctoritate literarum ip- sarum prout in actis diete Curie dicitur latius contineri. In­ tendendo poi di far eseguire il processo contro di detto Pitogno non ex mero officio ma per ordinarias vias lu ris , ordina ai mentovati ufficiali di procedere contro Pitogno giudiziaria­ mente 2),

Dispone pagarsi al Monastero di S. Giovanni in Fiore, in Ca­ labria, la somma di 50 bisanti di oro, o il valore di essi in GO carlini di argento, ossia la somma di 10 once di oro. Questa rendita il detto Monastero percepiva a titolo di decima sui pro­ venti della salina di Neto nel tenimento di S. Severina

Esonera l’università di Campobasso dal sussidio dovuto per l’anno d e lla !“ indizione, ed ordina non molestarsi i vassalli della

0 Ivi, fol. 331 t. 2) Ivi, fol. 203.

Ivi, fol. 204 t. Altre lettere regie contenenti disposizioni favoi'evoli al detto monastero ed a quello di S. Maria de perceyo di Costantinopoli in Napoli, leggonsi rispettivamente a fol. 218 t. e fol. 168.

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contessa di quella città, i quali commisero eccidii prima dell’ema­ nazione del presente indulto i).

8. Concede salvocondotto ni nobili Giovanni Caracciolo di Napoli, milite, ed a Guigliotto de Brancardis gabelloti, i quali egli vuol mandare ambasciadori in certe parti d’Italia, fino alla Francia. Dirige la sua lettera tara ad amicos et devotos quam ad Jìdeles infra et extra Regnum Sicilie ^).

Conferma l’annua concessione di 3 once fatta da suo padre al Cappellano Antonio di Ripacandida, a titolo di elemosina 3).

12. Poiché Nicola de Eboli, nipote del r e v . m o Gentile diacono cardinale col titolo di S. Adriano ^), legato della sede apostolica prestò al re grandi servigi tara in Roma, quam in fe lic i in di- cium Regnum regie maiestatis ingressu, Carlo gli dona il Ca­ stello di Carpinone in provincia di Terra di Lavoro e contea di Molise. Quel feudo era stato devoluto alla r. curia per la ri­ bellione di Giovanna duchessa di Durazzo, quam (sono le parole inserite nella r. lettera ) invenimus in fe lic i ingressu nostro Regni predicti contra nostram Maiestatis rebellem, nec non contra sanctam Romanam Ecclesiam et dominum nostrum pa- pam Urbanum sextum prout erat publicum notorium et nobis prestitit per fa r ti evidentiam manifeste et ex notoria ipsius adhesione per eam facta lolianne -regine lerusalem et Sicilie eique post ipsius prioationem de Regno dederat auxilium con- silium et favorem ^).

') Ivi, fol. 278. Copie di detto indulto, mutati i nomi particolari, furono spedite a diverse università del regno. 278 t.

■2) Ivi fol. 203. D’ una ambasceria di Giovanni Grasso Caracciolo, Gu- rello Caracciolo et lo cavaliere Salvagio parlano i Giorn. del Duca d i Montel. Costoro si recarono a sfidare, in nome del r e , Luigi d’ Angiò

che la regina aveva dichiarato suo erede. 3) Ivi fol. 261.

*) Gentile di Sangro, che fu poi tra i cardinali rinchiusi in carcere per ordine di Urbano VI.

3) Ivi, fol. 205. Giovanna di Durazzo era cugina di Carlo III e soi’ella alla moglie di lui Margherita. Aveva successivamente sposato Ludovico di Navarra, e Roberto di Artois.

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18

Il Re, per le raccomandazioni del reverendo Bartolommeo dal titolo di S. Marcello, prete, cardinale di Rieti, suo amico caris­ simo, e pei meriti di Maestro Pietro de Porli del paese d’ Austria diacono di Aquileia, nomina costui suo notaio segretario e fa­ miliare, con lo stipendio annuo di 36 once ^).

13. Moretto de Percusio espose nel r. adiutorio ^), che egli, familiare di Roberto d’Artois ^), duca di Durazzo, essendo costui in bisogno, gli aveva dato a mutuo 45 once in carlini di a r ­ gentò che il mentovato Roberto promise di restituirgli ; ed affin­ chè la promessa si adempisse più presto, si obbligò di fare tale pagamento il notaio Antonio de Boiano di Aversa allora erario del Duca nel giustizierato di Bitonto. Ma passato il tempo convenuto non fu soddisfatto, nè da Roberto, sìu' captivitatem nè dal notaio de Boiano quem ipse Robertus a dm fe d i et fa c it carceri manciparì. Per la quale ragione il de P er­ cusio, trovandosi spogliato dei suoi beni, fece l'anzidetto richiamo al Re. Costui ordina, che gli si restituisca la moneta prelevan­ dosi dalla rendita che il detto notaio percepiva dai propri beni stabili ‘^).

16. E data sicurtà di passaggio a Galeotto Caracciolo Carata di Napoli, il quale va presso Roma ®).

Dovendosi restaurare il Castello di Reggio, Carlo ordina al capitano di quella città di disporre, che coloro, a cui ciò spet­ tava di far eseguire, vi adempissero. A tali restauri erano te­ nute diverse persone, i cui nomi, inseriti nella lettera regia, fu­ rono tratti da un documento conservato nel r. Archivio. E ciò risulta dalle seguenti parole : «. cum secundam informationem

Ivi, fol. 366 t.

2) A diutorium per Auditorium : camera di udienza.

3) Roberto d’Artois marito di Giovanna di Durazzo , dopo aver com­ battuto insieme ad Ottone di Brunswicb contro Caído , s’ era accordato con lui. Ma per nuovi sospetti fu imprigionato, e finì di vivere in car­ cere. L ’ iscrizione posta sulla sua tomba nella Chiesa di s. Lorenzo in Napoli, lo dice morto nel 1387. E invece lo dicono morto il 17 aprile di questo anno i G iornali del Buca d i Monteleone.

4) Ivi, fol. 218. 5) Ivi, fol. 239.

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assumpiam et hahiiam noviter de quaternis qui in Archivo no- atro servantur reperiatur eto. La torre maestra del Castello, detta Magna de Cola, circondata da muro, e la torre Lombar­ da, dovevano restaurarsi a spese della regia Curia; la torre Pa- lombara a spese dei Giudei di Reggio; la Torre di Mesa (Mes- siano?) a spese dei cittadini di Mesa; la torre detta di S. Niceto dagli abitatori di S. Niceto; la torre detta Malarba da quei di Malaria-, le fabbriche che erano nel castello accanto la chiesa a spese della r. Corte. La chiesa del castello doveva restaurarsi a spese dell’Abbazia di S. Nicola di Calamati ; l’impennata sul­ l’entrata della porta del Castello a spese dell’Abbazia di Terrati; il vescovo di Bova doveva far restaurare le stanze ov’era la cucina e la dispensa; gli uomini del feudo di Leucio de Logoteta il forno; l’abbazia di S. Giorgio de Enchia la sala grande, e fi­ nalmente l’università di Reggio doveva curare il restauro dei barbacani circa balium ipsius castri cum porta halii ^).

19. Catalano domini lohannis de mediis aprilis di Cremona, dottore nell’uno e nell’altro diritto, viene nominato Giudice della Magna curia della Vicaria presso il Giustiziere del regno con lo stipendio di 50 once di oro l’anno, in sostituzione di Fran- ceschello Paolelle de Concha di Amalfi, che a tale ufficio ri- nunziò 2).

20. A richiesta di Matteo Crispano s’ordina che l’annuo asse­ gno a costui già fatto, di once 20, invece di pagarglisi sui proventi delle gabelle della seta cutullorum et retortorum della città di Cosenza, gli si paghi sui proventi della gabella dei cambii della città di Napoli

22. Il re, avendo considerati i meriti ed i servizii resigli da Giovanni de Tienis, dottore di leggi, tam ante susceptum per se ipsum Regìam diadema , quam postquam divina facente cle- mentia assumptus f u i t ad culmen regie dignitatis intra et extra Regnum Sicilie etc. gli aveva assegnata con diploma del dì 8 aprile l’annua rendita d i 200 once di oro in carlini di argento.

*) Ivi, fol. 355. B alliu m : propagnaculi species: Du-Ga,n g e.

*) Ivi, fo l. 365 t. ») Ivi, fol. 263 t.

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20

In questo di ordina farsene il pagamento effettivo al mentovato de Tienis ^).

2 i. Scrive al G. Camerario del regno, ai Razionali della magna curia di Napoli, vesidentibas in Archivio, ai Razionali della ca­ mera della Sommaria ed agli auditori del detto Archivio. Ap­ prova con questa r. lettera i pagamenti degli stipendi! fatti alle seguenti nobili persone ad comoda dicti regni fideliier cxercenda, cioè alla esazione delle nuove gabelle (che poi furono rivocate prò relecamine dicti Regni iìdeLium) \ Tommaso di S. Severino,Giordano de Arenié, Nicola de Alemagna,Giovanni de Rossa, Roberto Grillo di Salerno, ed Angelo di S. Croce di Barletta militi ; sir Domenico de Paganica di Aquila, Bello Mo­ scata di Gaeta, sir Giacomo di Lanciano, e Tommaso de Spina dottore di leggi, consigliere etc. Tesoriere incaricato di eseguire i pagamenti era il notaio Angelo de Campanea ^).

25. ('arlo, tenendo presenti i meriti di Burgarino Ancellotto di Portovenere, e le raccomandazioni a favore di costui fatte dal nobile Damiano Cachiani di Genova, lo nomina console dei regnicoli, i quali dovevano portarsi de riparia lanue alla terra di Portovenere ^).

27. Nomina i preti Antonio de Auria di Lettere e Basilio de- Orta di Napoli, cappellani della cappella nella cattedrale napo­ letana, con rassegno di un tari al giorno per ciascuno, dando loro incarico di celebrarvi i divini ufììzii per le anime de’ suoi [)rogenitori. 11 precedente cappellano era il defunto Francesco Sorrentino di Napoli *).

28. Ordina al giustiziere del regno di procedere giudiziaria­ mente contro Bartolommeo domini m arini profeto, cittadino di- Chieti; giacché costui dopo che la regina Giovanna fu privata del regno ac post »ingressum regis ad Regnum Sicilie et ad

ci-*) Ivi, fol. 388 t.

*) Ivi, fol. 321. Simile lettera è inserita a fol. 239 t. Vi si notano j nomi di bartolommeo Longobardo di Gragnano e Matteo de Muro deputati ad andiendum rationes et computa.

3) Ivi fol. 314. Ivi, fol. 272.

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21

vitatem neapolis, cantra maiestatem regiam multa crimina et malescia commisit et alia enormia, que crimina sapiunt lese maiestatis adherendo scilicet diete olim Regine E t specialiier impediendo quantum in eo f u i t ereciionem vexdlorum seu ba- neriarum regiarum per jìdeles ad arma regia victricia in dieta civiiaie theatina populumque et singulares personas per vertendo a debito fidelitatis regie iuxta ipsius posse in preiudicium etpar- vipendium Excellentie r. predicta detestabiliter commictendo ^).

30. Ingiunge al maestro Giustiziere del regno, ngli altri giu­ stizieri, ai capitani, ai conti, ai baroni del regno, ai maestri giu­ rati, ai baiali etc. etc. di prestare aiuto a Frate Domenico di Afragola dell’ordine dei predicatori inquisitore degli eretici per apostolica autorità

31. Carlo approva il pagamento di 150 once in carlini di argento ( in conto di 244 once e tari 10 ) fatto alla illustre Maria di Borbone, imperatrice di Costantinopoli, da Bacalo de Boncianis di Firenze e da Angelo Latuvitii di Siena, mercatanti in Napoli incaricati di riscuotere la moneta delle nuove gabelle imposte prima nel regno. Questo pagamento spettava alla detta imperatrice per avere venduto al re una galea ^).

Giugno 2. Maestro Ruggiero di Pietro da Teram o, fìsico,

aveva esposto al re, che, in occasione del suo matrimonio con Caterina figlia di Cola Muzio Jacobelli, la dote che gli spettava (essendo egli minorenne ) era in deposito presso suo padre. Ma avvenne che questi, nella cui casa Ruggiero con la moglie ed i figli dimorava, un bel dì lo cacciò via ricusando di conse­ gnargli le dote. Maestro Ruggiero, costretto a vivere d’ indu­ stria, non potendo sopportare i pesi del matrimonio, supplicava

1) Ivi, foL 327 t.

2) Ivi, fol. 249 Domenico de Stelleopardis di AtVagola, Domenicano, con breve apostolico del 7 gennaio 1379 fu incaricato di predicare con­ tro l ’antipapa Clemente VII. Scrisse alcune opere in prosa, e un poemetto. Morì sul cominciare del secolo XV. V. G.v stald i: Mem. st. d i A f)\, Nap. 1830 pag. 81. — Con diploma dello stesso di (30 maggio) il Re nomina fra Domenico suo cappellano — Reg. 358 fol. 263 t.

Ivi, fol. 337 t. Con mandato del giorno stesso ordina ai detti mer­ catanti di consegnarle altre 64 once in carlini di argento, ivi, fol. 338.

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la r. maestà acciò gli facesse rendere la dote dal padre. Re Carlo ordina al Capitano della città di Teramo di provvedere sul pro­ posito secondo giustizia ^).

4. Il Re dà incarico al giustiziere del Regno ed ai giudici della m. Curia di procedere contro la ribelle contessa di Vico

6. Dispone, che il magnifico Conte di Manopello, vicegerente in Abruzzo, si rechi nella sua provincia per punire i ribelli 3). 12. Assegna il vitalizio di 100 once di oro 1' anno a Giaco- muccio Caracciolo da Napoli primogenito di Andrea Caracciolo

I Tedeschi ed altri ribelli avevano dato il guasto alle terre di Mirabella e di Zungoli in Principato ultra. Il re ordina che, fino al suo beneplacito, sieno esenti, quelle università e gli uomini vassalli del conte di Mirabella, dalle collette di generale sov­ venzione ®).

15. Si dà ordine che siano osservati i Capitoli della città di Melfi «).

26. O rdina, a favore dei cittadini e dei mercanti genovesi, dimoranti in Napoli, che si decidano i litigi che avessero con altri dagli uffiziali del regno, con giudizio sommario ; che dalle sentenze non possa appellarsi, nè possano decidersi le contro­ versie da arbitri ; e finalmente che, giusta il desiderio di quei mercatanti, dovendosi proseguire qualche giudizio in Genova, sia esso condotto nello stesso modo ’’).

27. Il re permette che b cause civili dei Genovesi dimoranti nel regno sieno giudicate dal Console loro *}.

1) Reg. 358, fol. 230 t. 2) Ivi, fol. 249 t. 3) Ivi, fol. 322.

'<) Ivi, fol. 372 t.

Ivi, fol. 383 t. I tedeschi, dei quali si parla, erano stati assoldati da Ottone di Brunsw ich, quarto marito di Giovanna I, e dopo la vittoria riportata da Carlo III presso Gastelnuovo , e la prigionia di Ottone e della regina, furono sbanditi dal regno, v. Diurn. del Buca d i M ontel-

leone ad. an. 1381. 6) Ivi, fol. 357.

’) Reg. 359, fol. 72. *) Ivi, fol. 72 t.

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Fa pagare l’ assegno annuo di 60 once di oro a Raimondo de Tartari da Roma, nipote dell’ abate di Montecassino i).

Luglio 1.° Si concede immunità e piena sicurezza a Filippo

de Jamvilla ed ai suoi compagni e familiari, i quali vengono alla r. presenza ^).

2. Alcuni calabresi, fra cui Maestro Biagio, orefice, per giu­ dizio di Antonio RuiTo.conte di Montalto vicegerente in Calabria, erano stati imputati di ribellione, e dovevano quindi confiscarsi i loro beni. Il re dispone, che ove nel termine di due mesi essi non si rechino alla reai presenza a discolparsi, si prosegua il giudizio e si condannino alle debite pene 3).

12. Si dà ordine al maestro giustiziere del regno, ai giudici della magna Curia, agli altri Giustizieri, ai Capitani, agli Stra- tigoti, ai Conti, ai Baroni etc. di prestare ogni aiuto nell’eser­ cizio delle sue funzioni al religioso frate Leonardo da Napoli, dell’ ordine de’ predicatori r. cappellano e consigliere nominato dal Pontefice Urbano VI inquisitore degli eretici ^).

15. Carlo annovera tra i suoi familiari Agatro Malarbi da Ge- race, considerando i servigi resi dal costui avo, il nobile Gero­ nimo Malarbi al Re Carlo I, suo atavo, cum e Gallia in Italiani cum prefaio Reye Kavolo veniret ^).

Ad Agnese di Durazzo sua cognata, la quale gli aveva dati a mutuo 3800 fiorini, il re assegna in pegno la terra di Bisceglie

col castello e fortellizio, e le rendite etc. ®).

27. Viene ascritto nel numero de’regi familiari il nobile

Do-*) Reg. 358, fol. 324. Pietro de Tartaro o de Tartaris abate di Mon- tecasino, fu cancelliere di Carlo 111 e scomunicato insieme a lui, allorché il re e Urbano VI vennero a contesa, v. TostiStor. della Bad. d i Montec, I.

2) Ivi. fol, 348 t. 3) Reg. 358, fol. 347.

Reg. 359, fol. 115 t. °) Reg. 358, fol. 264 t.

Reg. 3 5 9 , fol, 302 t. Agnese era figlia a Carlo duca di Durazzo , decollato in Aversa, e a Maria sorella di Giovanna 1, e perciò sorella a Margherita moglie di Carlo 111. Sposò in prime nozze Can Signorie della S cala, e dopo la morte di c o stu i, Giacomo del Balzo. I D iurnali del Duca di Montel. segnano la sua morte ai 5 settembre 1382.

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menico Arcade di Castelvecchio, figlio del nobile Filippo discen­ dente da Girondo Arcade cubiculario olim Thamar Recolende memorie Principis Filippi consortis

28. Al nobile Giovanni de Porcellinis di Ravenna re Carlo concede in feudo la metà del castello di Pacentro con la metà della Rocchetta nelle pertinenze del castello medesimo. Questi beni erano stati confiscati al ribelle Ramondaccio Candóla, il cpaale, fra le altre colpe, in partibus aprutinis disturbans cum gentibus armigeris foristeriis seu solidatis et compatrio tis aliis- que complicibus sequacibus et fauctoribus suis equitibus et peditibus in numero copioso cum banderiis explicatis guerram puplice movit in Regno et continuatis suis illicitis ausibus fa - cere et mocere non cessât discurrendo hostili more Cicitates castra etc. procincie aprutine 2).

31. Si nomina Pietro de Faenza maestro de’corrieri postali con la provvisione annua di 12 once di oro ^).

Agosto 18. Il re riconferma un privilegio 'di Roberto, impe­

ratore di Costantinopoli ■i) col quale questi aveva assegnato al suo ciamberlano e familiare Marino Caracciolo di Napoli l’an­ nua rendita di 40 once di oro sui proventi della gabella del Baiulato di Agira nell’isola di Corfú, in cambio della Castellania di Belvedere conceduta dalla regina Giovanna al medesimo Ca­ racciolo ^).

20. Il re concede al prete Nicola de Rocca da Genosa, la cap- pellania di S. Erasmo, fondata dai re cattolici suoi predeces­ sori entro la cattedrale di Bisceglie. Questa cappellania vacava nociter per hereticam pravitatem presbiteri lohannis de M

on-0 Reg. 358, fol. 256 t., Thamar o Ithamar figlia di N iceforo— Ducas, Gomneno era stata maritata nel 1295 a Filippo principe di Taranto, figlio quartogenito di Carlo II di Angiò. Accusato Bartolomeo Siginulfo d’essere stato suo adultero, fu privato de’ beni e forbandito. v. Camera Annoi. T. IL

0 Reg. 359 fol. 150. 0 Ivi, fol. 366.

Roberto principe di Taranto nominale imperatore di Costantinopoli. Il diploma era stato concesso nel 6 febbraio 1361, anno 18 dell’impero e 33.“ del principato.

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tefalcone olim cappellani diete cappellanie, adherentis puplice Antipape complicibus et fauctoribus eius et demum ad maiesta- tem regiam spectanfem etc. Doveva il detto de Rocca celebrarvi i divini uffizii per le anime degli antecessori del re medesimo ^).

31. Ordina a Nicola di Gaeta da Napoli, notaio della teso­ reria, di soprastare ad alcuni lavori di restauro e ad altre co­ struzioni da farsi in detta città neapolitana que caput est et presevvatio regni a quibuslibet machinacionibus e tc ., fra le quali fossata, berdescas, turres, speronem, et alia propugnacula ibidem fie r i que ipjsius civitatis preservacionem respiciant a noxis quibuscumque. ì-,a moneta a ciò necessaria doveva som­ ministrarsi dai nobili Luigi de Capua e Franceschello Guindazzo di Napoli, militi etc.

Settembre. 3. Dispone che si dia l’effettivo possesso della Ga­

bella della Falanga di Napoli ai fratelli Antonio e Francesco d’Alife secondo concessione già fatta loro da Giovanna an- iequam finisse privata et deposita Regimine atquc dominio Regni Sicilie, confermata da lui con privilegio del 20 giugno di detto anno ^).

5. Dà sicurtà a Nicola de Montemilone caporale societatis Ralicorurn nominata de lo Uncino, militante ai suoi stipendii, dovendo colui recarsi presso detta compagnia ■*).

6. Antonio Russo, notaio della r. Cancelleria e Nicola Riccio di Napoli avevano fatto certo insulto con armi proibite ad An­ tonello Gattola, servo e consocio di Cariuccio detto pecori, ore­ fice abitante in Rua Francesca: or mentre trattavasi il giudizio il Re avendo saputo che offeso ed offensori cercavano di

rap-1) Ivi, fol. 142.

Ivi, fol. 65 t. Berdesca : castellum ligneum ad miinitionem castri et oppidi—Du C.VNGE. Speì'onem: sprone: muraglie per traverso nelle fortifi­ cazioni lat. Crepido.

3) Ivi, fol. 121 t. Falanga o falangaggio. Diritto che si pagava per le navi di minore grandezza, le quali gettavano l’ancora, entrando nel porto di Napoli. Ghiamavasi poi Ancoraggio per le navi maggiori. Carlo III nel 1383 riformò questo imposta che chiamò nuovo dazio. Vedi Baffi ; liep. degli antichi a tti gov. Introd.

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paciarsi in questo mese, ordina di sospendersi per tale termine il procedimento giudiziario contro gli accusati i).

Ad Andrillo de Aprea di Napoli, credenziere della Gabella del Sale in Principato ed in terra di Lavoro con lo stipendio di 12 once l’anno si dà incarico di esaminare la quantità del sale esistente nel fondaco e nella dogana di Napoli, dandogli alcune istruzioni. II prezzo legale del sale era di un tari ed un grano per ogni tomolo 2);

14. Il Re conferma alla città di Corfú alcune immunità con­ cesse dal despota Michele con privilegio, già confermato dalia regina Giovanna 1.^

15. Commette a Tommaso Pagano di Nocera milite l’incarico di esaminare quali restauri e quali fortificazioni sieno da farsi nelle terre di Basilicata e di Bari ^).

Avendo già con altra r. lettera approvato che Pietro de Tar­ tari di Roma, abbate del monastero cassinese il quale per gli altri suoi incarichi non poteva esercitare quello di Cancelliere del regno, nominasse suo luogotenente Tommaso de Pierleoni da Roma licenziato in diritto canonico, ordina in questo di pa­ garsi a costui l’annuo stipendio di 24 once di oro

16. Ad istanza fatta da Giovanni Cavasola, Riccardo de Al­ tavilla, Petrillo Capite, Giorgio Zochio, Giovanni Rechi, e Giorgio

Pararstumti siedaci di Corfú in nome dei vassalli exocasirinoram et aliorum angariorum vassallorum curie quatuor baiulatio- nurn Corfog videlicet A g iri Medii, hori et Alechine, Carlo man- tieneli con tutti i loro diritti nel demanio della città di Corfú e nel suo proprio dominio

') Ivi, fol. 121 t.

2) Reg. 359, fol. 284. In questo documento si trovano anche notizie intorno alla conservazione ed alla custodia del sale.

3) Ivi, fol. 49. Michele II Gommeho, marito di Teodora e padre di E- lena, che andò sposa a re Manfredi.

Ivi fol. 83.

Ivi, fol. 222. Con altro mandato fa aggiungere allo stipendio di Tommaso de Pierleoni altre 16 once per le spese che potranno occorrex’gli. Ivi, fol. 223.

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Conferma alla detta università ed ai suoi cittadini le posses­ sioni dei feudi concedute da Roberto imperatore di Costantinopoli e dal costui fratello Filippo ^).

Ai preti greci di Corfú, r. oratori, conferma un privilegio di esenzione dalle angario e perangarie concesso loro dal mento­ vato despota Michele e poi confermato da Roberto e da Filippo di Costantipoli e dalla regina Giovanna

Pietro de Potenza di Corfú vien confermato nell’ Ufficio di Gacarreto porte ferree et pusterule ipsius porte cicitatis Cor- phot/ con lo stipendio di 6 once di oro l’anno ad yperpera ^).

17. Il Re con suo privilegio ratifica la concessione delle isole di Thoni pilóse Mardarie e dtjapoli site nel mare di Corfú, fatta da Filippo imperatore di Costantinopoli a Mazzeo de Lu- sere di Corfú

18. Assegna la provvisione di 5 once di oro a Guglielmo de Altavilla pei servigi da costui resigli, massime circa reductio- nem cicitatis et Insule Corphoy ad regium recium principa- leque dominium et f dei regie cultum^).

E 4 once di oro sulla gabella cinariorum Rise di Butrinto a Fuscolo di Butrinto per essersi cooperato alla reintegrazione di quella terra nel r. dominio ®).

Costa Nussi di Corfú per la sua experientia artis maris è nominato Comito in quell’ isola '').

Al giustiziere di Val di Crati e di Terra Giordana ingiunge di raccogliere da quelle Università la moneta del primo e del secon­ do dono (ciascuna imposta era di once lOüO) a fine di provvede­ re alle necessità della r. Corte, e alla custodia di quella regione *).

1) Ivi fol. 25. 2) Ivi, fol. 249.

Ivi fol. 281. Yperpera o hyperperum moneta d’oro degCimperatori bizantini.

Ivi fol. 57. Ivi, fol. co.

Ivi, fol. 53. Di simili assegni fatti si trova notizia ai fol. 123, 153, 161 dello stesso registro.

’) Ivi, fol. 131. «) Ivi fol. 221 t.

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28

23. Carlo, con altro mandato aveva, ingiunto a Pietro di Ni­ cola de Massei, di pagare gli stipendii della gente d’arme con la la moneta delle generali sovvenzioni; ora ordina consegnarsi a Bartolo de Boncianis e ad Angelo Lanuncii mercanti fioren­ tini. Costoro dovevano assegnare la terza parte della somma al notaio Luca de Comite di Napoli erario presso il nobile milite Francesco Dentice detto Naccarella, affinchè l’adoperasse in conclactione naoigiorum necessariorum prò transfretatione felicis Ungarorum exercitus serenissimi domini Regis Unga- rie\ lasciarne un’altra terza parte al mentovato Pietro de Massei per gli stipendii della gente d’ arme, e quel tanto che avanzava dovevano ritenere presso di sè

A Francesco Setario di Salerno, milite, professore di diritto civile, Carlo conferma la provvisione di 40 once di oro, assegna­ tagli già da Giovanna, duchessa di Durazzo sui proventi delle terre di Pescara, Pantano e Lesina ^).

24. Raimondo Orsini, è Capitano generale di guerra in Terra di Bari e in terra d’Otranto contro i conti di Conversano e Lecce, Giacomo di Sanseverino ed i loro seguaci complici e fautori. In questo dì il Re ordina pagarglisi lo stipendio di 300 ducati al mese , dovendo egli tenere ai r. servigi 10 lance di eletta gente d’ arme, ciascuna con la paga di 18 d. di oro al mese ^).

25. Il re incarica Tommaso di Pagano milite , di Nocera, maestro della r. marescalcia, di raccogliere dalla Basilicata, dalla terra di Bari, da Barletta e da Manfredonia certa somma titolo di mutuo per sovvenire ai bisogni della r. Corte ^).

27. È nominato Maestro Pietro de Massa, da Gragnano, r a ­ zionale della Camera della Sommaria, commissario e tesoriere nelle provinole, di Bari, Terra d’Otranto ed in Puglia ®).

28. Assicura il passaggio a Francesco de Lellis e ad

Ade-1) Ivi, fol. 83 t. 2) Ivi, fol. 164 t. 3) Ivi, fol. 281 t. *) Ivi, fol. 246.

5) Ivi, fol. 131. Questo documento è citato dal Gapasso a pag. 25 della sua monografia : gli A rchivii etc. ove si tratta della istituzione della Ca­ mera della Sommai’ia.

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nolfo di Gaeta professore di diritto civile r. consiglieri, ch’egli invia a Genova i).

30. Dà parimente sicurtà di passaggio al nobile Villanuccio di Brunaforte, capitano generale socfe^a^/s ^¿a//cocam nominate de Lancino, (deU’Uncino) consigliere, il quale per ordine suo, con caporali ed armigeri della compagnia medesima deve re­ carsi nelle terre e luoghi del regno prosecuturus r. hostes et Emulos ac Rehelles alos dicti regni; regiisque diati regni Jì- delibus viriliter cam auxilio dei fa a tu ru s

Ottobre 10. Carlo concede a sir Andrea Balbi di Pesaro,

abitatore di Castel vecchio, alcuni beni burgensatici appartenuti al ribelle Nicola Berardo di S. Sebastiano; il quale aveva solle­ citata la venuta del duca d'Angiù *), offrendo al medesimo ed alla gente d’ arme la città di Aquila, affinchè più facilmente po­ tesse invadere il regno e muovere contro la r. maestà etc. ^). 12. A Sergio, arcivescovo di Amalfi f. oratore, fa pagare per la decima 27 once di oro sui proventi della tintoria dei panni, degli zenzadi, e della seta, e la sesta parte dei proventi Buzarie (macello) et plancarum (beccheria) di quella città ^).

13. Ordina a Roberto di Capua di far venire alla sua pre­ senza i conti, i baroni, e gli altri feudatarii delle terre della contea di Molise ®).

14. Nomina Lorenzo de Oferio di Napoli suo cappellano, con lo stipendio di 8 once di oro, dandogli incarico di celebrare i divini ufficii nella cappella di S.®' Agata posta in castel di Ca­ puano ’).

15. Annovera fra i suoi cappellani, consiglieri e familiari frate Bertino vescovo pactensis et liparensis ®).

Ivi, fol. 16. t.

2) Ivi, fol. 219 t.

^) Luigi d’Angiò era stato adottato da Giovanna I nel giugno 1381 V. Lììnig C o d. d i p i. I I 1141 e s e g.

'•) Ivi, fol. 19 t. D Ivi, fol. 220 t. ®) Ivi, fol. 174.

Ivi, fol. 75 t.

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21. Air Università di Salerno permette la vendita delle ga­ belle e dei dazii necessaria per la fortificazione della città et munimine armorum

24. Manda ordine al maestro giustiziere ed ai giudici della magna curia di procedere contro i ribelli della Piazza di Nido Tommaso Pignatello detto Iacono, Maso di Napoli, Maso Bran­ caccio detto Imbriaco militi, Filippo detto monaco budeca, Maf- fuccio Sersale, Maffeo Imbriaco e Florimonte Imbriaco 2).

25. A Cicco de Pissionibus da Roma, capitano delle terre dell’Abbazia di Cassino, dà facoltà di sciogliere un giurisperito, affinchè gli dia consiglio e lo coadiuvi nelle cause riguardanti così il fisco come le private persone 3).

29. Carlo conferma la concessione di 24 tomola di sale l’anno fatta dalla regina Giovanna all’ospedale di S.^ Maria dell’An­ nunziata in Napoli quod est Refugium pauperum et receptaculum Injirmorum'^). {continua) 1) Ivi, fol. 131 t. Ivi, fol. 62. 3) Ivi, fol. 323. ■*) Ivi fol. 108.

(37)

UN PROCESSO CONTRO LUIGI DI DURAZZO

II Garampi nelle Memorie ecclesiastiche appartenenti

al culto della B. Chiara d i Rim inij Roma 1755 p. 518,

cita questo processo come esistente nell’ archivio del Col­ legio reale di Bologna, o per meglio dire del collegio di Spagna fondato, dal cardinale Egidio Albornoz.

Ivi infatti il mio amico Prof. Fiorini, da me pregato, lo rinvenne, e con una cortesia, della quale non potrebbe darsi altra maggiore, me ne fece la copia, di cui qui ap­ presso pubblico una parte, riserbandomi di darla per in­ tero in un prossimo volume sui Beghini e Fraticelli. La trascrizione non era facile, perchè il codice è in uno stato deplorevole, e qualche parola non si legge più, e qualche altra a fatica s ’ indovina. Ma l’ importanza del documento valeva bene la cura che il dotto mio amico vi spese per trascriverlo ; imperocché da esso apprendiamo nuove no­ tizie* intorno a Ludovico di Durazzo ed ai Fraticelli di Napoli.

Il documento nostro non è il processo originale, che fu fatto contro Ludovico di Durazzo nel 13G2, bensì una co­ pia autentica delle deposizioni in esso contenute, fatta estrarre dall’ inquisitore fra Filippo di Novara per incarico del legato della S.^ Sede in Italia, che era allora lo stesso cardinale Albornoz, nella biblioteca del quale esiste tut­ tora il documento.

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11 processo originale fu aperto in quell’ anno 1362, in cui Luigi di Durazzo dopo avere indarno lottato per pa­ recchio tempo contro i suoi cugini, il re Luigi di Taranto e la regina Giovanna, ai quali si era ribellato , si arreso in Napoli nelle mani del re, dal quale venne fatto rinchiu­

dere nel castello dell’ Uovo. Il collegio inquirente era pre­ sieduto dall’arcivescovo di Napoli, Bertrando di Rhodez, al quale Clemente VI avea commesso di comporre i dis- sidii tra il re ed il ribelle cugino ^), e ne facevan parte gl’ in­ quisitori Francesco da ^Messina, Angelo Cicerello da Mo­ nopoli, e Ludovico da Napoli, frati domenicani.

Non saprei dire se il processo fusse aperto prima o dopo la prigionia di Ludovico, nè se ad aprirlo incitasse la ragione, più politica che religiosa, di aggravare la con­

dizione del ribelle. Comunque, sia il processo iniziato 1’ 8 marzo 1362, non ebbe seguito, perchè a non lungo andare e propriamente il 26 maggio dello stesso anno mori re Luigi di Taranto, e un mese dopo lo seguì nella tomba Luigi di Durazzo, non senza sospetto di essere stato av­ velenato dai cugini di Taranto, dubbiosi che Giovanna non si piegasse ora dalla parte del loro antico rivale.

Non abbiamo modo di accertare se l’ accusa contro Luigi di Durazzo sia vera, ma non è improbabile che sia. I testimoni uditi in sedute differenti furono concordi, e non è verisimile che inventassero di sana pianta un racconto cosi particolareggiato per luoghi, tempi, e persone. Nè poi è inverisimile, che Luigi di Durazzo, un ribelle, cercasse di sfruttare tutti gli elementi di opposizione che gli capitavano tramani, e 1’ ajuto dei Fraticelli, che avevano qualche presa

•q Dal regesto delle lettere d’ Innocenzo VI pubblicato dal Ma.rtène et Durand Thesaurus IL 2 1 2 e segg\n.^ 8 0 : Yolum us et fraternitati tuac

m andam us, quatenus ju x ta interclusae praesentibus cedulae continentiam et tenorem^ tanquam p a d s Angelus studeas inter eos fratem ae charitatis zelum , tuae solidtidinis et prudentiae studio re formare.

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sulle masse, non era certo dispregevole. Egli, che non si fece scrupolo di favorire le compagnie di ventura, prima del conte Landò, e poscia di Annecchino di Bongarten e di Niccolò Ungaro, non [>oteva avere difficoltà di proteg­ gere i Fraticelli, implacabili oppositori di quella stessa curia avignonese, che era il principale sostegno dei i*eali di Napoli. Gli è vero che Luigi di Durazzo non pare che avesse sempre sentita siffatta avversione pel Papa. Chè anzi in uno dei momenti più diffìcili dell’ impari lotta, che egli sosteneva ^ a Clemente VI era ricorso, e lui aveva ac(!ettato per arbitro delle sue contese coi reali di Napoli. Ma gli è vero altresì, che questa fiducia, se mai pur l’ebbe, venne meno ben presto. Perchè dalle lettere scrittegli da Innocenzo VI ebbe ad accorgersi, che le predilezioni del Papa eran tutte per i reali di Taranto ^). E 1’ aver com­ messa la di lui causa agli arcivescovi di Napoli e di Be­ nevento, legati naturalmente colla casa regnante, era il più sicuro indizio che la si sarebbe decisa contro il ribelle, al quale nessuna concessione sarebbe stata fatta, e men che mai gli avi*ebbero accordata la tutela delle minorenni nipoti, che fu il pretesto della prima ribellione ^). Troppe cagioni

qVedi nello stesso regesto la lettera n. 78, dove il Papa ammonisce severa­ mente Luigi di restituire le terre tolte alla nipote Giovanna contessa di Dnrazzo, figlia del decapitato Carlo : nobilitatera tuam requirim us et hor- tam iir attente, qiiatenus circa lohannam , eamdem in praem issis taliter te hahcre studeas, qiiod ipsa contentavi valeat, et p er nos... adirne super hoc adhiheri remedium non fit opus. Più severa è la lettera n. 82, in cui pur accettando 1’ arbitrato, rimprovera severamente Luigi di essersi ribellato ai sovrani, e di avere in loro danno favorite le bande mercenarie.

q Nella lettera n. 77 del citato regesto, indii'izzata a Giovanna di Du­ razzo il Papa r assicura che in un modo o nell’ altro, le sarà fatta giustizia Dubitare non debet tua nobilitas, quia prò tuae favore ju stitiae p er nos super praem issis apostolicae provisionis remedia debite et favorabiliter a p - ponatur. La lettera è data I I I K al. Aprii, anno nono (30 marzo 1361),

un anno prima che si aprisse il processo.

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