Conclusione
Terminata questa trattazione non resta che cercare di riassumere e ribadire quali potrebbero essere le vie più percorribili per le società e per il sistema calcistico italiano nel tentativo di recuperare terreno e credibilità in ambito europeo. Ed è chiaro che un esempio tutto italiano da seguire per i grandi club c'è già: la Juventus. Vediamo di analizzare per punti, in realtà spesso incrociati fra loro, ciò che ha aiutato nel giro di poche stagioni a realizzare la rinascita dopo calciopoli e la riconquista di una caratura internazionale di alto livello.
a. Stabilità ed indirizzo dirigenziale. Una delle caratteristiche juventine è sempre stata la stabilità e la continuità in ambito dirigente: la famiglia Agnelli ha contribuito molto alla costruzione ed al mantenimento dell'immagine di una società sobria ed efficiente e senza mai confondersi in trattative e collaborazioni con inesperti magnati stranieri o improbabili soci orientali. Grazie alla potenza economica della famiglia Agnelli la Juventus non ha mai conosciuto crisi finanziarie, ma non per questo ha speso in modo non oculato, avvalendosi di collaboratori e direttori sportivi dall'oggettiva abilità e competenza calcistica. E' importante infatti pensare che fra le grandi stelle della storia e del presente juventino furono molto poche quelle che necessitarono esborsi eccezionali ed aste con le altre potenze europee per aggiudicarsene il cartellino; pochi inoltre sono stati i gravi ma fisiologici fallimenti in questo ambito. Viene spontaneo pensare ai grandi campioni coltivati fin dalla più tenera età o acquistati ad inizio carriera e diventati poi bandiere della squadra, da Giampiero Boniperti a Gaetano Scirea ad Alessandro del Piero. Oggi basti pensare a Paul Pogba, acquistato diciannovenne dal Manchester United per soltanto 3,5 mln. Inoltre la società bianconera, come già abbiamo visto, si è rivelata negli ultimi anni assai intraprendente e previdente nell'indossare le vesti che sono ormai obbligatoriamente richieste ad una società con ambizioni internazionali: un merito che la società ha dimostrato in misura non paragonabile a quanto fatto dalle altre società di vertice italiane; e probabilmente va ringraziata anche la città di Torino, indiscutibile capitale d'Italia da ormai qualche anno in tema di recettività e fermento verso ciò che è nuovo ed internazionale. Rientrano in questo discorso anche
progetti, alcuni già citati, come il canale televisivo, l'idea della Juventus Nation, il J-Village, il Museo, la J1897 Membership, le iniziative per i bambini e molti altri ancora.1
b. Stadio di proprietà e distretto collegato. Come già abbiamo ampiamente trattato oggi è quasi imprescindibile la presenza di uno stadio di proprietà societaria o strettamente collegata e rispondente ai parametri architettonici, strutturali ed organizzativi propri al concetto odierno di stadio nel senso più ampio del temine. Oltre a poter essere fonte di enormi aumenti degli introiti economici societari, grazie alla possibilità di usufruire delle solite entrate del matchday differenziate e moltiplicate ed estese a tutti i giorni della settimana, questo rappresenta anche un brillante biglietto da visita per l'estero sia per la singola società che per tutto il movimento calcistico italiano, attraendo quindi più verosimilmente anche le attenzioni di tifosi e investitori stranieri. E come insegna, ad esempio, il modello dello stadio Mapei del Sassuolo a Reggio Emilia, le ricadute positive sia economiche che di immagine vanno a beneficio di tutta la città ed offrono anche molte opportunità di creazione di nuovi posti di lavoro accresciuti da un ampio indotto.
c. Credibilità e forza del marchio. Ovunque nel mondo, facendo il nome della Juventus, appaiono subito ben chiare e conosciute nella mente di chi ascolta le strisce bianconere, gli scudetti, i campioni più famosi. Ovunque la Juventus è conosciuta e tifata. I dati parlano di oltre 38 mln di sostenitori in Europa2, ed addirittura un massimo di 250 mln di tifosi e simpatizzanti nel mondo;3 e si tratta di dati in crescita, nonostante l'assenza di risultati di spicco in Europa durata un decennio e di vittorie continentali che continua dalla Supercoppa Europea del febbraio 1997 e dalla modesta Coppa Intertoto 2000. E' stato pertanto sufficiente il ritorno allo scudetto e a risultati importanti in Europa per accrescere un entusiasmo mondiale in realtà mai spentosi. Certamente l'emigrazione italiana e le relazioni fra la famiglia Agnelli e la Libia possono aver incentivato questa affezione ai colori della società piemontese
1 E' sufficiente dare un'occhiata al sito ufficiale, juventus.com, per avere un'idea della varietà di progetti rivolti ai tifosi ideati dalla società bianconera.
2 sportmediaset.mediaset.it.
3 Sport+Markt, oggi confluito nel marchio Repucom, 2012. Tuttavia va detto che i dati al riguardo sono, come comprensibile, estremamente flessibili e differenti fra le varie fonti. Secondo la maggior parte di queste la squadra italiana più tifata all'estero è però il Milan, grazie alle famose politiche di marketing effettuate negli anni che permettono alla società milanese di mantenere la propria supremazia e caratura mondiale anche in periodi di scarsi risultati sportivi come quello attuale. Al secondo posto risulta l'Inter, complici le politiche di espansione orientale attuate e facilitate dalla presidenza indonesiana di Erick Thohir. Al terzo posto troviamo la Juventus.
in certe aree in realtà già piuttosto appassionate di questo sport. Non si può però parlare d'altro che di una sorta di fortunata ed intelligente anticipazione di quelli che oggi sono gli abusatissimi procedimenti di esportazione forzata della passione per una maglia in terre che di calcio fino a pochissimi anni fa avevano sempre saputo ben poco e nutrito ancor meno interesse. Il rischio di queste politiche sta nel fatto che il tifoso uncommitted può presto abbandonare il suo supporto nel caso di periodi di scarsi risultati sportivi. Certamente è pertinente a questo punto del discorso tornare a pensare alla tabella dei coefficienti di correlazione fra prestazioni economiche e sportive: la Juventus ha un indice piuttosto alto, ma va detto che nelle stagioni analizzate ha anche dovuto attraversare una delle tempeste più brutte e dolorose della storia del calcio, ovvero calciopoli, che ha messo enormemente alla prova la stabilità sia della società che dei tifosi e simpatizzanti. Nonostante questo e grazie anche alla già più volte elogiata capacità di rifondare la squadra (unitamente alla sua credibilità sportiva, alla sua identità, al suo valore in campo) rapidamente e con risultati eccellenti, la Juventus ha registrato l'indice di correlazione più basso fra le società italiane e molto minore rispetto a superpotenze quali Barcellona e Bayern Monaco. Tutto questo significa che il marchio Juventus ha un valore che va oltre a quello della squadra soltanto vincente: il modello Manchester United non è poi così lontano. In Italia poi, si sa, i bianconeri sono la squadra più seguita (con ben il 35% di preferenze fra chi si è dichiarato interessato al calcio)4 e certamente la preferita dei tifosi uncommitted nostrani: nata come compagine della Torino "bene", la Juventus è presto diventata la società più nazionalpopolare d'Italia, fenomeno nato a partire dall'acquisto da parte della famiglia Agnelli (con apertura conseguente al proletariato cittadino), la conquista dello status di squadra vincente e la nascita dell'enorme flusso migratorio meridionale diretto verso Torino. Vedere lo stadio pieno di striscioni recanti i nomi di città e paesi di tutt'Italia e soprattutto del Sud non fa che legittimare il fatto che i tifosi del Torino si considerino i soli veri piemontesi e che tutte le altre tifoserie italiane guardino ai sostenitori bianconeri (e piuttosto similmente anche ai milanisti ed agli interisti, seppur meno) come un insieme di "occasionali" che scelgono di stare dalla parte del più forte e più adatti a vedere le partite in poltrona che allo stadio. Accade la stessa cosa, ad esempio a Manchester, dove i tifosi del City incarnano con fierezza lo spirito operaio cittadino (anche se l'arrivo dello sceicco Mansur ha scompigliato un po' le carte), mentre lo
4 Sondaggio Demos-Coop pubblicato su Repubblica del 25 settembre 2015.
United è la squadra tradizionalmente ricca e vincente che ha conquistato sostenitori in tutto il mondo con le sue pionieristiche ed esemplari politiche espansionistiche ed aziendali ed i suoi costanti successi sportivi, ma gli spalti dello stadio molto più silenziosi. A Madrid, invece, i tifosi dell'Atletico chiamano ironicamente i cugini del Real comepipas, ovvero "mangiatori di bruscolini", essendo evidentemente i sostenitori presenti al Santiago Bernabeu più interessati ed impegnati a mangiare semi di zucca piuttosto che a cantare per i propri colori. Ma in tutto questo c'è evidentemente un grande merito nelle squadre più "commerciali": essere riuscite a costruire e mantenere, anche a suon di vittorie e di politiche di marketing, un nome attrattivo per così tanti sostenitori in tutto il proprio Stato ed anche nel mondo intero, sinonimo di squadra vincente e prestigiosa. Va poi aggiunto, nello specifico della trattazione juventina, la costruzione del modello di quel cosiddetto "stile Juventus", emblema e testimonianza delle radici sabaude della società e garanzia di serietà, sobrietà e signorilità, costruitosi nel tempo e restato intaccato anche dopo gli spiacevoli fatti di calciopoli.
d. Giovani ed italiani. La Juventus sembra essere immune da una delle più gravi "malattie"
che stanno affliggendo il calcio italiano negli ultimi anni, ovvero la trasformazione del calciomercato in una sorta di shopping effettuato senza molti scrupoli per fare incetta di mediocri e sconosciuti calciatori low cost provenienti da tutto il mondo nell'intento di costruire un insieme di undici modesti ed economici "operai"; e all'allenatore, tra esoneri e capricci societari, sarà richiesto di tirare fuori tutte le proprie capacità per trasformare queste improbabili formazioni in una squadra sorprendente e dal bel gioco. La speranza è chiaramente quella di attrarre l'attenzione di compratori per i calciatori messisi più in luce realizzando plusvalenze e tentare quindi in estate di ricostruire da capo la squadra nella nuova speranza che l'allenatore riesca nuovamente a realizzare le imprese fatte l'anno precedente.
La Juventus, come stavamo dicendo, non ha quasi mai ceduto alla tentazione dell'impazienza verso gli allenatori; anche nei periodi meno brillanti sono raramente emersi i brutti siparietti che mettono il mister di turno alla mercé di presidenti impazienti e lunatici o alla graticola mediatica. Allo stesso modo il mercato juventino si sta distinguendo per brillantezza e capacità di previdenza: anche le spese più onerose degli ultimi tempi hanno solitamente avuto come oggetto giovani calciatori che hanno presto dato risultati ed accresciuto ancora il proprio valore (Paulo Dybala, Alex Sandro, Alvaro Morata); altri acquisti di calciatori esperti e dalla affermata caratura internazionale non hanno portato i soliti inconvenienti che spesso
mettono a rischio operazioni di questo tipo, quali lunghi tempi di ambientamento o cali di rendimento legati all'età (Patrice Evra, Sami Khedira, Mario Mandžukić; tutt'altra riuscita rispetto, ad esempio, a Nemanja Vidić, Edin Džeko, Mario Gomez o Luiz Adriano tanto per citare recenti acquisti delle altre grandi italiane); molti calciatori sono stati acquistati ad inizio carriera e sono poi diventati colonne della squadra e stelle riconosciute (Giorgio Chiellini, Paul Pogba); il settore giovanile è oggetto di molta cura e investimenti e sta portando frutti. Infine va fatto un plauso alla politica sempre più incentrata sulla ricerca di calciatori giovani, italiani e spesso a basso costo da far crescere e maturare facendone moltiplicare anche il valore del cartellino, come fatto con Simone Zaza o Daniele Rugani; vari di questi calciatori sono cresciuti nel vivaio juventino oppure la società ne detiene già almeno parte del cartellino. Sono attesi, ad esempio, per l'anno venturo Rolando Mandragora, Domenico Berardi e ci sono interessamenti anche per tanti altri giovani calciatori di squadre di Serie B o di bassa Serie A.
Così la Juventus, che già schiera tutto il reparto difensivo della Nazionale, promette di continuare ad essere la principale "fornitrice" della nostra rappresentativa anche di domani.
Una politica basata su investimenti giovani, spese ridotte ed italianità: tutto quello che le altre squadre italiane, soprattutto le grandi, sembrano più rifuggire. L'unica società che è sempre stata rappresentante di questo tipo di indirizzo è il Sassuolo: siamo sicuri che sia solo un caso il fatto che, fra le grandi, la Juventus vince scudetti in serie mentre le milanesi o la Roma continuano ad inanellare stagioni fallimentari e, fra le piccole, il Sassuolo può sognare un'incredibile qualificazione europea, mentre Genoa, Palermo o Verona sembrano dirette, o comunque a rischio, alla retrocessione in Serie B? Sembra quasi paradossale che il modello non venga imitato, probabilmente a causa del fatto che richiede tempo ed offre colpi sul momento poco sensazionali a piazze ormai poco pazienti e poco fiduciose verso le dirigenze.
Ma non si dica poi che la famiglia Agnelli o Giorgio Squinzi possono assicurare investimenti economici superiori rispetto a quelli delle dirette rivali: le proprietà straniere di Inter o Roma, ad esempio, non hanno certamente budget limitati, ma, soprattutto, va ripetuto che molto del merito della tranquillità economica di Juventus e Sassuolo è delle politiche aziendali moderne ed intelligenti capaci di valorizzare e potenziare anche le piccole.
e. Fedeltà e legami con la propria storia e tradizione. La Juventus ha sempre dimostrato orgoglio e profondo rispetto per la sua gloriosa storia. Questo è testimoniato, ad esempio, dai frequenti richiami fatti al colore rosa, ovvero il colore sociale originario della squadra o dalla
consapevolezza dei suoi legami con tutta l'Italia, onorando il soprannome di "fidanzata d'Italia". Ma anche il famoso "stile Juventus", si cui abbiamo detto sopra, è sempre stato gelosamente custodito e continua ad essere motivo di vanto e simbolo di prestigio per la società. Anche l'iniziativa "Accendi una Stella" testimonia l'affetto e la gratitudine che lega la società ai grandi calciatori che ne hanno fatto la storia. Inoltre non va sottovalutato il pregio della Juventus di non essersi prestata in modo supino alle necessità di internazionalizzazione delle proprie politiche di marketing evitando di vendersi ad acquirenti e dirigenti stranieri ed estranei o assecondando squallidi progetti di rebranding fuori da quello fisiologico. La Vecchia Signora deve tenere fede al suo titolo.
f. Progetti tecnici e risultati vincenti. Si tratta dell'aspetto finale e in definitiva il più importante per poter parlare di una grande squadra e di un progetto di successo e poter attrarre tifosi e simpatizzanti. Non sono mai mancate le soddisfazioni per i tifosi bianconeri:
anche la crisi del dopo calciopoli è stata risolta con un periodo di riassestamento, tornando poi più forti di prima. Sono infatti bastati quattro anni d'attesa dal ritorno in Serie A per tornare alla vittoria dello scudetto, aprendo un ciclo, tuttora ininterrotto, fra i più vincenti della storia del nostro campionato; ed anche in ambito europeo la Juventus è ormai tornata ad essere una temuta potenza calcistica. Tutto questo mentre, eccezion fatta per la stagione 2009/10 dell'Inter, le squadre nostrane sono sparite dai vertici continentali come ben sappiamo.
In definitiva non ha torto chi potrebbe non aver apprezzato una tesi conclusa e coronata con un tale capitolo, il cui titolo potrebbe essere mutato in "Elogio alla Juventus". Ma, chiarito il fatto che chi sta scrivendo non è mai stato bianconero, va comunque dato oggettivamente atto dei successi recenti juventini. In campionato, in Europa, nei fatturati, fra i tifosi: fra le società calcistiche italiane la Vecchia Signora guida trionfalmente (e non occasionalmente) in tutti i contesti. Pertanto, chi vuole seguire il campione si metta in scia e cerchi di imitarlo.