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1. Gli elementi costitutivi dell’architettura

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A Michele

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Indice

Introduzione pag. 5

1. Gli elementi costitutivi dell’architettura

pag. 13

1.1 Gli elementi costitutivi dell’architettura pag. 14 1.1.1 Gli elementi costitutivi dell’architettura visibili

all’interno dell’edificio pag. 22 1.1.2 Gli elementi costitutivi dell’architettura visibili

all’esterno dell’edificio pag. 22

2. Nascita di una nuova architettura

pag. 24

2.1 Le tendenze dell’architettura sostenibile pag. 25 2.2 High- Tech e Bioarchitettura in Rogers e Foster pag. 44 2.2.1 Gli elementi costitutivi dell’architettura in Rogers pag. 60 2.2.2 Gli elementi costitutivi dell’architettura in Foster pag. 65 2.3 Thomas Herzog e l’architettura bioclimatica pag. 70 2.4. Glenn Murcutt e il funzionalismo ecologico pag. 86 2.5 Ugo Sasso e il progetto ecologico pag. 105

3. Tecnologia e Architettura

pag. 117

3.1 Casa passiva pag. 120 3.2 Casa attiva pag. 128 3.3 Casa a emissioni zero pag. 132 3.3.1 Case passive a emissione zero pag. 132 3.3.2 Case attive a emissione zero pag. 138 3.4 Case con muri e tetti verdi pag. 143 3.5 Gli elementi costitutivi visibili all’esterno nelle opere

di architettura sostenibile pag. 151

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4. Città e quartieri solari

pag. 173

4.1 Ecolonia, Alphen aan den Rijn, Olanda pag. 176 4.2 Quartieri solari a Friburgo, Germania pag. 181 4.3 BedZED, Londra, G.B. pag. 189 4.4 Solar City, Linz, Austria pag. 193 4.5 Lunghezzina 2, Roma, Italia pag. 198

5. I casi studio

pag. 201

5.1 Am Schlierberg a Friburgo: la nave solare pag. 202 5.2 BedZED a Londra pag. 203

6. Conclusioni

pag. 205

6.1 L’applicazione e la verifica percettiva degli elementi costitutivi nella nuova Architettura pag. 206

7. Bibliografia

pag. 223

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Introduzione

L’ architettura bioclimatica, così come la definiamo ora, nasce in Germania alla fine degli anni Settanta quando, in seguito alla crisi energetica mondiale del 1973, sulla spinta dei movimenti ecologisti, il mondo della produzione edilizia comincia a pensare all’utilizzo dell’energia solare nelle abitazioni. Ma cos’è l’architettura bioclimatica?1

E’ un’architettura progettata per migliorare le relazioni energetiche con l’ambiente naturale circostante: sfrutta le brezze estive per rinfrescare e ventilare gli ambienti interni; si apre al sole in inverno e si chiude in estate; le superfici vetrate si orientano verso sud e si schermano durante la notte per evitare le fughe di calore. La forma dell’edificio e le sue aperture si adeguano alle condizioni atmosferiche, difesa dal freddo e dai venti invernali. L’edificio si adatta all’ambiente circostante per ottenerne il maggior vantaggio dal punto di vista termico e luminoso e sfrutta lo stesso intorno per migliorare le proprie condizioni di comfort.

Fino all’uso del cemento armato era normale costruire un’abitazione a seconda del clima: i trulli, le case coloniche toscane, le baite altoatesine sono esempi di abitazioni molto diverse tra loro e per forma e per materiale. Non mancano, tuttavia, illustri precedenti di questo modo di intendere l’architettura: si costruiscono con princìpi bioclimatici la Villa di Adriano a Tivoli, dove i cortili e le stanze sono orientati a seconda delle diverse esigenze termiche estive e invernali;

il palazzo della Zisa2 di Palermo, costruito per i re normanni da maestranze di estrazione musulmana, che, rivolto verso il mare, ne capta le brezze, inumidite dal passaggio sopra l’antistante peschiera, raffrescato dall’acqua della Sala della Fontana e da canne di

1 www.progettoenergiazero.it

2 F. Santoro, I giardini arabo-normanni nella Conca d'Oro a Palermo, in old.presstletter.com

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ventilazione; o l’Alhambra3 (in arabo al-Hamrā', la Rossa) di Granada, in cui l’elemento acqua è presente in numerosi ambienti ed è portatore di freschezza e valori simbolici; si costruiscono secondo tali principi le ville rinascimentali di Costozza, in Veneto, dove un sistema di raffrescamento sfrutta l’aria fredda proveniente da grandi cavità sotterranee, i covoli, situate all’interno delle colline su cui sorgono le ville. Il trullo pugliese, i dammusi di Pantelleria, gli stessi sassi di Matera sfruttano la capacità termica dei materiali utilizzati per mantenere quasi costante la temperatura interna, sia in estate che in inverno, proteggendo l’ambiente costruito e dal sole e dai venti. Con la scoperta dell’energia elettrica, questi metodi costruttivi hanno perduto la loro importanza. L’industria edile ha portato ad un’espansione delle tecnologie costruttive, utilizzando sempre meno materiali e metodi costruttivi disponibili localmente, prediligendo l’uso del prefabbricato in cemento armato e i tamponamenti in laterizio.

Nei primi anni del Novecento, in Europa, nasce la teoria sulla disposizione delle costruzioni lungo l’asse eliotermico4 per migliorarne i valori termici e luminosi, disponendo gli edifici lungo l’asse nord-sud inclinato di 19°, con i prospetti principali all’incirca verso est e ovest.

La tecnologia costruttiva e i nuovi approcci alla progettazione hanno, quindi, modificato i metodi costruttivi legati al territorio e al clima.

Sono stati i problemi legati all’inquinamento ambientale a suggerire negli ultimi anni di ripensare il modo in cui usare le risorse energetiche, così da offrire un buon livello di comfort ambientale, pur limitando l’impiego delle risorse inquinanti, e aumentare invece l’uso di fonti energetiche rinnovabili pulite, come l’energia solare, l’energia

3 P. Campanella, L’Alhambra di Granada, in www.fotoartearchitettura.it

4 G. Cammarata, Climatologia dell’ambiente costruito, Siracusa 2006 in www.diim.unict.it

S. Torri, L’orientamento degli edifici rispetto all’asse eliotermico, in www.architetturaecosostenibile.it

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eolica, l’energia idroelettrica e l’energia geotermica. Si progettano, quindi, condotti d’aria sotterranei per climatizzare l’aria, superfici vetrate o serre rivolte a sud per catturare il calore d’inverno, materiali trasparenti innovativi per selezionare la radiazione solare e aumentare l’uso dell’illuminazione naturale negli ambienti interni, camini solari per aumentare la ventilazione naturale, pannelli fotovoltaici per produrre elettricità e pannelli solari per produrre acqua calda, per diminuire i consumi energetici, ma soprattutto per migliorare la qualità di vita.

Le odierne problematiche energetiche e gli studi legati ad esse hanno confutato anche la teoria dell’asse eliotermico5, in quanto nell’orientamento eliotermico la radiazione solare, pur risultando equamente distribuita nei due prospetti principali, viene captata solo nei periodi in cui essa è meno utile per il comfort termico. In inverno, infatti, tale radiazione raggiunge soltanto di striscio i fronti est e ovest, fornendo un modesto contributo al guadagno termico proprio quando ce n’è più bisogno, mentre in estate, sia al mattino che nel pomeriggio, il sole colpisce in maniera molto più diretta i prospetti, entrando nel fabbricato attraverso le aperture e surriscaldando eccessivamente l’edificio nella maggior parte della giornata, causando disagio agli occupanti.

Dal punto di vista bioclimatico, per quanto riguarda il clima temperato italiano, risulta maggiormente efficace l’orientamento dell’asse principale degli edifici secondo la direzione est-ovest, ovvero con la disposizione dei prospetti principali a sud e a nord, preoccupandosi di schermare adeguatamente le componenti trasparenti a sud di modo che la radiazione solare possa penetrare in inverno ed essere ostacolata in estate, al fine di ottimizzare i guadagni termici solari.

5 G. Cammarata, Climatologia dell’ambiente costruito, op. cit. e S. Torri, L’orientamento degli edifici rispetto all’asse eliotermico, op. cit.

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Ma questi nuovi progetti seguono i canoni della composizione architettonica?6 Sanno ancora accostare, sovrapporre, compattare, moltiplicare, semplificare, complessificare, compenetrare, confrontare due volumi incompatibili, confrontare dentro e fuori, giocare? (Fig. 1)

Fig. 1 La composizione architettonica7

O, come spesso vediamo, questi nuovi accorgimenti ecologici sono semplicemente applicati, aggiunti al volume progettato?

E sono ancora leggibili attraverso gli elementi costitutivi dell’architettura?

Reputa Purini8 che il valore di un’architettura sta nel suo progetto, inteso come costruzione meditata di azioni destinate a dare una risposta convincente a questioni formali, funzionali, tecnologiche; non si può parlare di regole per la composizione, semmai di scelte, di un certo numero di idee-strumento, entità a metà strada tra il concettuale

6 M. Trisciuoglio, Scatola di montaggio, Carocci editore, Roma, 2008, pag. 53 e pp.

56-58.

7 M. Trisciuoglio, Scatola di montaggio, op. cit., pp. 54-55.

8 F. Purini, Comporre l’architettura, Editori Laterza, Bari, 2000, p. 13, p. 29 p. 64.

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e l’operativo, tra la teoria e la pratica, tra la sostanza oggettiva di un procedimento descrivibile e la disponibilità a un’interpretazione soggettiva delle operazioni compositive e dei loro contenuti. E ancora che un’opera di architettura è riuscita quando le sue parti sono connesse in un modo che sembra l’unico possibile.

Per Herzog9 si può ancora parlare di composizione architettonica:

“Verso la fine degli anni Settanta sono stati effettuati molti esperimenti relativi alla trasformazione del funzionamento dell’edificio in relazione alla sua capacità di interagire con l’ambiente, utilizzando metodologie e strumentazioni in maniera spesso scoordinata e inappropriata; basti pensare all’uso casuale di collettori solari, che ha quasi sempre prodotto risultati architettonici disastrosi. Ho sempre preso le distanze da un tale tipo di architettura, reputando più importante legare gli aspetti morfologici alle esigenze e ai caratteri ambientali dei differenti contesti. Per questo attribuisco così tanta importanza alla necessità di un cambiamento della concezione progettuale, cercando di focalizzare la ricerca sull’elemento-chiave di tale interazione: l’involucro, la pelle esterna degli edifici. C’è una forte tendenza ad occuparsi solo della forma degli edifici, tralasciando a volte la dimensione più propriamente tecnologica-costruttiva.”

L’ interesse per l’architettura bioclimatica10, dopo i primi anni Settanta, è stato condiviso in molti Stati dell’Europa del Nord, negli Stati Uniti e in alcuni Stati dell’Africa. Nei primi esempi di architetture solari realizzati in America e in Europa l’aspetto esteriore è decisamente finalizzato a mostrare, come una sorta di manifesto culturale, la forza e la funzione dei sistemi di captazione, per cui la necessità di costruire secondo i nuovi princìpi della biocompatibilità e della eco-sostenibilità viene sottolineata da segni architettonici

9 A. Battisti, F. Tucci, Ambiente e Cultura dell’Abitare, Editrice Librerie Dedalo, Roma, 2000, p. 239.

10 www.sapere.it

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evidenti. Con il diffondersi della coscienza ambientale una certa parte di progettisti interessati alle relazioni tra consistenza formale e funzionamento del sistema costruito comincia a sperimentare un nuovo linguaggio per l’architettura, capace di esprimere i caratteri del rispetto ecologico e del miglioramento delle condizioni di vivibilità senza dover per questo accettare il prezzo di una riduzione dei valori qualitativi ed estetici.

Vengono valorizzati una serie di princìpi fondamentali come l’ombreggiamento, la ventilazione, l’isolamento termico, il raffrescamento, la deumidificazione, la protezione dalle precipitazioni, la riduzione dalle dispersioni termiche, l’illuminamento naturale, la captazione solare, recuperando anche soluzioni architettoniche millenarie nate dall’adattamento ambientale delle più diverse popolazioni. I problemi aspetto formale, tecnico e metodologico dell’

architettura bioclimatica sono quelli di progettare edifici in cui non siano più distinguibili i sistemi solari attivi da quelli passivi, ma in cui l’intero sistema edificato rappresenti la soluzione insieme formale e tecnica al problema climatico locale; sono quelli di impiegare alcune risorse naturali come l’acqua, la luce, il suono, la vegetazione; di realizzare infine architetture reattive, capaci cioè di adeguarsi nel tempo alle condizioni esterne. Nelle opere di nuova generazione ricorrente è la sperimentazione di materiali scelti tra quelli con rendimento più elevato, costo minore e impatto ambientale più limitato, come il legno, la pietra, la calce, il gesso.

OBIETTIVO DELLA RICERCA

QUADRO CONOSCITIVO

Elementi costitutivi e origini dell’Architettura sostenibile:

- teoria;

- diffusione;

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- tendenze;

- progettisti;

- lettura degli elementi costitutivi

CLASSIFICAZIONE E TIPOLOGIA

Unità Abitativa:

- Casa passiva - Casa attiva

- Casa a emissione zero - Casa con muri e tetti verdi

Aggregazioni:

- Quartieri solari - Città solari

Elementi costitutivi nelle opere di Architettura Sostenibile

Casi studio:

- Quartieri

INTERAZIONE COMPOSIZIONE E SOSTENIBILITÀ

Individuazione Qualità Progettuale:

- Forma - Funzione - Tecnologia

Individuazione Condizioni:

- Ambiente - Contesto

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RECIPROCO RICONOSCIMENTO TRA LA COMPOSIZIONE E LA SOSTENIBILITÀ

Valorizzazione dei princìpi fondamentali Visibilità progettuale

Verifica percettiva degli elementi costitutivi

GLI ELEMENTI COSTITUTIVI COME VERIFICA

PERCETTIVA DELL’ARCHITETTURA SOSTENIBILE

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1. Gli elementi costitutivi dell’ architettura

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1.1 Gli elementi costitutivi dell’ architettura

Nella progettazione architettonica11 è praticamente, scomparsa in termini quasi generali la figura isolata del progettista. In architettura le produzioni sono prevalentemente espressione di sforzi collettivi, esercitati da gruppi formati da competenze diverse, che si affiancano alla figura centrale del professionista cui si deve l’attribuzione dell’idea progettuale complessiva.

La comunicazione diventa un elemento primario dell’oggetto architettonico sia come atto che lo genera, sia come obiettivo da raggiungere dall’oggetto stesso quando sarà costruito. Infatti, quello che sempre più spesso i progettisti vogliono raggiungere sono qualità come la trasparenza - che può tradursi in quella comunicazione con l’esterno che, se non viene raggiunta in termini materiali, si esprime in termini concettuali - trasparenza, quindi, nel senso di comunicazione tra la struttura e l’uomo, tra l’oggetto e il luogo, tra il contenitore e il fruitore: in poche parole tra l’architettura e la complessità del contesto. La comunicazione, infatti, altera i confini stessi delle nostre aree, intese come fisiche, ideologiche, sociali o culturali. Dall’incontro di questi linguaggi, e dalla rivoluzione attuata dalla società dell’informazione, nasce un nuovo modo di concepire la spazialità architettonica.

Il linguaggio architettonico contemporaneo, con l’introduzione negli anni ’80 di software specializzati per la progettazione, come il CAD12, ha usufruito di un mutamento radicale nella fase di progettazione dell’oggetto architettonico.

L’architettura ha individuato, quindi, nelle potenzialità del disegno CAD, nuove possibilità espressive, altissimi livelli di manipolazione

11 P. Campanella, Ultime tendenze dell’architettura contemporanea, in www.fotoartearchitettura.it

12 Computer-Aided Drafting, cioè disegno tecnico assistito dall’elaboratore.

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delle forme e possibilità di farle funzionare grazie alle modalità di calcolo strutturale elettroniche.

Queste innovazioni sono indice di una evoluzione tecnologica che conduce necessariamente anche ad un diverso approccio metodologico nel progettare. La vera evoluzione, il vero progresso, si ottiene soltanto utilizzando le possibilità offerte dalle nuove tecnologie per venire incontro alle esigenze abitative dell’uomo.

Nell’attuale panorama architettonico c’è stata un’evoluzione tecnico- strutturale anche nei rivestimenti. Si adoperano materiali che non si pensava di potere usare in architettura e si scoprono nuovi modi di trattare i materiali tradizionali. Le innovazioni fornite dialogano con le nuove forme realizzabili grazie alle aumentate possibilità di calcolo strutturale tramite software e assecondano le più ardite ipotesi di progetto.

Spesso, in architettura, si parla di pelle13 dell’edificio, ed è proprio l’alto contenuto tecnologico dei materiali che costituiscono tale pelle a consentire di separare efficacemente le condizioni ambientali esterne da quelle interne. Si tratta di involucri complessi che a volte utilizzano, a strati, materiali come marmo, rame, zinco-titanio, alluminio, ciascuno preposto ad una specifica funzione che va dalla tenuta, all’isolamento termico e acustico. Nell’ambito dei rivestimenti, orientati a garantire la massima sostenibilità ambientale, grande diffusione stanno avendo i materiali porcellanati, non più relegati al ruolo di pavimentazione ma estesi anche ai prospetti14. La ricerca tecnologica ha anche migliorato la qualità del vetro per l’architettura, aumentando il livello di trasmissione luminosa unitamente alla più efficiente protezione dall’irradiazione solare: esistono oggi vetri a isolamento termico rinforzato, a controllo solare. Spazio viene dato

13 F. Tucci, Ecoefficienza dell’involucro architettonico. La pelle dell’edificio da barriera protettiva a complesso sistema-filtro selettivo e polivalente, Editrice Dedalo, Roma, 2012.

14 www.darc.unict.it/Le facciate ventilate

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anche alle soluzioni che garantiscono vari livelli di creatività, come quelle che propongono vetri stratificati dotati di intercalari colorati.

Questo nuovo modo di progettare non esclude la comprensione del progetto mediante gli Elementi costitutivi dell’architettura, ossia le parole del linguaggio architettonico.

“Nel mio precedente libro Introduzione al primo corso di elementi di architettura, che raccoglieva le lezioni introduttive fatte nell’anno accademico 1957-58, spiegavo la possibilità di compiere uno studio dell’architettura, come esercizio propedeutico alla composizione, mediante l’analisi delle varie costanti che si presentano in ogni opera, sia costruita che in fieri, cioè allo stadio di progetto.

Questo studio, che io ho chiamato degli elementi dell’architettura, ha come sua caratteristica principale quella di non volersi porre come estetica nel senso tradizionale di critica del giudizio sul bello; ma esso, come introduzione allo studio del linguaggio architettonico, vuol essere solo una analisi fenomenologia dei vari aspetti del linguaggio architettonico.

Nel mio studio avevo dato per certo il fatto che l’architettura fosse un linguaggio, cioè che i vari elementi dell’architettura potessero porsi come altrettanti segni di questo linguaggio, ognuno dei quali con un suo proprio preciso significato: la somma di questi negli aspetti più disparati costituisce, appunto, la composizione architettonica. Avevo anche distinto fra i valori più immediatamente percepibili quelli, per così dire, grammaticali, legati esclusivamente agli elementi in sé, e i valori sintattici, cioè più propriamente compositivi, legati quindi ai valori di linea, di superficie, di massa e di colore.

Debbo riconoscere che la mia costruzione logica si basava su ciò che io ritenevo assiomatico, tanto mi sembravano logiche e intuitive le conseguenze di queste premesse. Ma, poiché qualcuno dubita ancora che l’architettura possa veramente considerarsi un linguaggio, ho spinto il mio allievo ed assistente Koenig a lavorare in questo senso.

Nelle sue dispense recentemente pubblicate, il Koenig ha dato una

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lunga ed esauriente dimostrazione che l’architettura deve considerarsi anch’essa un linguaggio, ed a questa dimostrazione rimando coloro che volessero ripropormi l’obiezione preliminare di cui ho parlato sopra. […]

Dovevo, quindi, dimostrare l’utilità di questo studio linguistico dell’architettura nei suoi vari elementi costitutivi; a questo scopo ho fatto compiere, dal 1958 ad oggi, agli allievi del 1° corso varie analisi su questi elementi. I risultati sono stati, anche in questa fase iniziale, così incoraggianti per me, da spingermi a raccogliere sistematicamente questo materiale […].15

Con queste parole Gamberini introduce il libroAnalisi degli elementi costitutivi della architettura” per comprendere il progetto mediante tali elementi costitutivi, ossia per comprendere le parole del linguaggio architettonico.

Gamberini16 ne individua un numero limitato, sette invarianti che classifica come di seguito indicato.

15 I. Gamberini, “Analisi degli elementi costitutivi della architettura. Raccolta delle lezioni tenute nell’anno accademico 1959-60”, Coppini, Firenze, 1961

16 I. Gamberini, “Per una analisi degli elementi dell’architettura. Introduzione ai corsi propedeutici di architettura nella Facoltà di Firenze”, Editrice universitaria, Firenze 1953.

I. Gamberini, “Analisi degli elementi costitutivi della architettura. Raccolta delle lezioni tenute nell’anno accademico 1959-60”, op. cit.

D. Taddei, “Elementi costitutivi dell’architettura nelle grandi opere bioclimatiche”, in “Architettura e sostenibilità”, Quaderni di Architettura e Composizione architettonica, n. 6, ETS Edizioni, Pisa 2009.

A. Bulleri, “Metodo e memoria nell’opera di Gamberini. L’applicazione degli elementi costitutivi nell’edificio per uffici BICA in via Nazionale”, in “Linguaggi e significati.”_ Ricerche e riflessioni sull’architettura contemporanea, Quaderni di Architettura e Composizione architettonica, n. 2, ETS Edizioni, Pisa 2005.

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1. ELEMENTI DI DETERMINAZIONE PLANIMETRICA DELLO SPAZIO ARCHITETTONICO

Esigenza fondamentale in ogni attività umana è quella di avere un piano, o più piani, di vita il più possibile orizzontale.

2. ELEMENTI DI CONTENIMENTO DELLO SPAZIO ARCHITETTONICO

Altra esigenza è quella di isolare l’uomo dallo spazio naturale e di contenere questo spazio. Queste superfici verticali continue danno un limite allo spazio, racchiudendo e dividendo la costruzione, e possono essere opache o trasparenti.

3. ELEMENTI DI COPERTURA

L’esigenza di ripararsi dagli agenti atmosferici porta alla necessità di coprire lo spazio nel quale l’uomo vive.

4. ELEMENTI DI SOSTEGNO AUTONOMI

L’esigenza di sostenere i piani di vita o l’elemento di copertura, qualora questa funzione non venga affidata ai muri, porta alla creazione di elementi di sostegno, non continui, essenzialmente verticali, come pilastri, colonne, pilotis.

5. ELEMENTI DI COLLEGAMENTO FRA PIANI A QUOTA DIFFERENTE

L’esigenza di poter passare comodamente da un piano all’altro fa nascere elementi di collegamento, che, a seconda della loro configurazione, possono dividersi in elementi di collegamento

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continui - cioè attraverso piani inclinati, come le rampe – ed elementi di collegamento mediante una successione di gradini, come la scala.

6. ELEMENTI DI COMUNICAZIONE FRA SPAZI DI NATURA DIVERSA

La necessità di determinare nella costruzione zone di collegamento sia con lo spazio esterno, sia fra i diversi spazi interni nei quali essa si articola, porta alla creazione degli elementi di comunicazione, nei quali vengono raccolte tutte le cosiddette aperture.

7. ELEMENTI DI ACCENTUAZIONE QUALIFICATIVA DELLO SPAZIO ARCHITETTONICO

Spesso questi elementi qualificano uno spazio: un volume interno deve avere già di per sé una particolare conformazione che qualifichi lo spazio, una camera da letto deve esprimere lo spazio-dormire e nient’altro che quello.

“La grande maggioranza di questi segni è di solito raggruppata sotto il nome di oggetti di arredamento o di industrial design; la prima parola denota il fatto che questi oggetti sono per lo più mobili ed aggiunti al volume architettonico; la seconda denota il fatto che tali segni sono standardizzati, cioè prodotti in serie. […] questi elementi possono essere anche alberi, statue, simboli, tappeti, oggetti d’uso.

Tutti questi segni sono come aggettivi del discorso architettonico, segni senza la presenza dei quali la comprensione dello spazio sarebbe egualmente possibile, ma che danno sapore e colore al discorso, cioè, per uscir di metafora, si pongono a rendere più immediatamente percepibile una qualificazione dello spazio […].

Fra tutti questi segni possiamo far luogo ad una ulteriore classificazione, distinguendoli in tre gruppi, ognuno dei quali ha una

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sua semantica particolare. Potremo quindi distinguere fra gli elementi di accentuazione qualificativa quelli di

a): valore evocativo e descrittivo;

b): valore simbolico;

c): valore come oggetti d’uso.

Fra i primi della classe a) possiamo citare soprattutto quelli naturali, come gli alberi e le piante, il giardino insomma. Dire che esso non è architettura […] è compiere lo stesso errore che si fa dicendo che la fotografia non può esser arte […]. Si tratta pur sempre di un intervento della volontà formatrice dell’uomo […]. Fra questi segni di valore descrittivo ed evocativo possiamo raggruppare anche tutte quelle statue, vasche e fontane che arricchiscono gli spazi esterni ed interni, dalla fontana di Trevi alla statua di Kolbe nel padiglione di Barcellona di Mies Van der Rohe. […]

Una seconda categoria di elementi di accentazione qualificativa dello spazio è quella dei simboli. Categoria vecchia quanto il mondo, ma bisogna che l’architetto non abusi di questa facile scorciatoia per qualificare una architettura. […] Il ricorso al simbolo dimostra mancanza di forza qualificante: la casa del fascio di Como, del Terragni, senza nessun fascio littorio esposto, era ben più definita di tutte quelle che avevano le colonne doriche trasformate in fasci littori con l’aggiunta di una scure a metà colonna. Spesso, fortunatamente, il simbolo è pura incrostazione. La stazione di Firenze ad esempio, priva oggi dei fasci in facciata, sta meglio di prima, e dimostra la sua vitalità funzionale al di fuori di ogni denotazione politica. […]

La terza categoria degli elementi di qualificazione dello spazio architettonico è quella che raggruppa gli oggetti d’uso un tempo di esclusiva produzione artigiana, ed oggi in gran parte prodotti industrialmente […].”17

17 I. Gamberini, “Analisi degli elementi costitutivi della architettura. Raccolta delle lezioni tenute nell’anno accademico 1959-60”, op. cit., cap. 7 pagg. 113-123.

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Gli elementi costitutivi dell’architettura sono ormai disciplina nei corsi di Architettura e Composizione architettonica, in particolare in quello tenuto dal Prof. Arch. Domenico Taddei nel corso di Laurea Specialistica in Ingegneria Edile-Architettura alla Scuola di Ingegneria di Pisa.

LEGENDA ELEMENTI COSTITUTIVI DELL’ARCHITETTURA18

Gli elementi costitutivi rappresentano, quindi, un metodo di valutazione per ogni architettura, anche contemporanea, costruita in qualsiasi luogo.

Possiamo ora provare a suddividere ulteriormente gli elementi costitutivi in quelli che si percepiscono all’interno di un edificio e quelli visibili all’esterno.

18 Scuola di Ingegneria di Pisa - Architettura e Composizione architettonica III - Prof. Arch. Domenico Taddei - Schema 1° Esercitazione - Legenda elementi costitutivi dell’architettura

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1.1.1 Gli elementi costitutivi dell’architettura visibili all’interno dell’edificio.

All’interno di un edificio si trovano tutti gli elementi costitutivi, tranne la copertura (raro l’elemento di collegamento orizzontale meccanizzato).

Nei progetti di architettura sostenibile non è più impossibile vedere la copertura perché l’uso delle trasparenze permette, in alcuni progetti, di scorgere l’elemento della copertura anche dai piani sottostanti.

L’architettura bioclimatica non ha modificato molto l’interno degli edifici, tendendo ancora ad usare tutte le tipologie edilizie.

Ha, invece, modificato profondamente la percezione degli elementi costitutivi dell’esterno.

1.1.2 Gli elementi costitutivi dell’architettura visibili all’esterno dell’edificio

Guardando un edificio, nel suo insieme, possiamo vedere gli elementi di contenimento laterale che saranno opachi e trasparenti, la copertura e quegli elementi che rappresentano l’accentuazione qualificativa del progetto.

Non di rado, nei progetti di architettura sostenibile, è possibile distinguere anche gli elementi di struttura orizzontale e verticale, la determinazione planimetrica - soprattutto nei progetti che hanno trasformato il piano terra in luogo di aggregazione più simile a una piazza che ad un ingresso - e, sempre più spesso, i collegamenti verticali pedonali e meccanizzati.

Quello che nei primi progetti di architettura bioclimatica appariva immediatamente evidente era l’uso delle nuove tecnologie applicate all’architettura.

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Negli ultimi anni i nuovi progetti inglobano, invece, trasformano le nuove tecnologie in composizione architettonica: diventano contenimento laterale, elemento di copertura e spesso accentuazione qualificativa.

Progettazione architettonica e tecnologia camminano nuovamente insieme.

Bibliografia

M. Trisciuoglio, Scatola di montaggio, Carocci editore, Roma, 2008 F. Purini, Comporre l’architettura, Editori Laterza, Bari, 2000

A. Battisti, F. Tucci, Ambiente e Cultura dell’Abitare, Editrice Librerie Dedalo, Roma, 2000

I. Gamberini, Per una analisi degli elementi dell’architettura. Introduzione ai corsi propedeutici di architettura nella Facoltà di Firenze, Editrice universitaria, Firenze 1953

I. Gamberini, Analisi degli elementi costitutivi della architettura. Raccolta delle lezioni tenute nell’anno accademico 1959-60, Coppini, Firenze, 1961

D. Taddei, Elementi costitutivi dell’architettura nelle grandi opere bioclimatiche, in

“Architettura e sostenibilità”, Quaderni di Architettura e Composizione architettonica, n. 6, ETS Edizioni, Pisa 2009

A. Bulleri, Metodo e memoria nell’opera di Gamberini. L’applicazione degli elementi costitutivi nell’edificio per uffici BICA in via Nazionale, in “Linguaggi e significati.”_ Ricerche e riflessioni sull’architettura contemporanea, Quaderni di Architettura e Composizione architettonica, n. 2, ETS Edizioni, Pisa 2005

F. Tucci, Ecoefficienza dell’involucro architettonico. La pelle dell’edificio da barriera protettiva a complesso sistema-filtro selettivo e polivalente, Editrice Dedalo, Roma, 2012

Siti web www.sapere.it

www.progettoenergiazero.it/

www.old.presstletter.com www.fotoartearchitettura.it www.diim.unict.it

www.architetturasostenibile.it www.ordinearchitetticomo.it

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