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L’amore, la passione e i “caldi” legami che dovrebbero dominare all’interno della famiglia, e ancor più nella coppia, sembrano svanire alla prova della realtà.

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Academic year: 2021

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INTRODUZIONE

Camminando per le strade di Pisa mi sono domandata che cosa succedesse in molte case dove le tapparelle sono abbassate e dietro le quali le donne si trovano, spesso, costrette a vivere con uomini violenti. Da donna sognatrice ho sempre fantasticato un principe azzurro e un finale da “vissero per sempre felici e contenti”, ma purtroppo nel mondo reale le cose non vanno così, o per lo meno, non a tutte le donne “il ranocchio si trasforma in un principe”.

L’amore, la passione e i “caldi” legami che dovrebbero dominare all’interno della famiglia, e ancor più nella coppia, sembrano svanire alla prova della realtà.

L’incantesimo si scioglie: l’uomo, a volte, si trasforma in un rospo alcolizzato e la donna, vittima ormai di un amore cieco e unidirezionale, smette di sognare “i grandi balli a palazzo” e diventa vittima di un “amore” che la costringerà alla violenza.

Questo lavoro ha come oggetto di studio una realtà dura da accettare perché luogo privilegiato di una fiaba che s’interrompe, è proprio l’ambito familiare, la casa.

Il tema, dunque, che intendo trattare è quello della violenza contro le donne all’interno delle mura domestiche. Un argomento così crudele, ma altrettanto attuale da comparire nelle prime pagine delle più note testate giornalistiche. Un fenomeno trasversale che non ha tempo né confini precisi e non risparmia nessuno.

La struttura del lavoro si articola in tre parti.

Con il primo capitolo si cerca di evidenziare come, negli anni, si sia assistito a un mutamento dei rapporti tra i partners, dove l’emergere della donna in una posizione che si avvicina molto a quella del maschio, comporta una riorganizzazione dei ruoli di genere, che l’uomo si dimostra, in molti casi, incapace di accettare.

Per affrontare questo tema cercheremo di ripercorrere le trasformazioni della famiglia parlando, in particolar modo, delle mutazioni nelle configurazioni familiari, nei ruoli di genere e nelle relazioni derivanti dall’aumento della complessità culturale che ha inevitabilmente modificato il modo di vivere di uomini e donne: dalle famiglie patriarcali arriveremo a quelle degli anni ’60 del XX secolo quando, l’emergere della donna in una posizione più attiva e presente, ha comportato un nuovo “gioco di ruoli”.

Una volta messe in luce le varie forme di disparità che si registravano in

ambito domestico, mostreremo anche le trasformazioni che sono avvenute in ambito

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extra domestico, un contesto ancor più che mai ostile a un’affermazione del sesso femminile, nonostante i risultati parziali raggiunti.

Ovviamente tutto questo presuppone anche un’attenzione particolare alle trasformazioni nell’intimità dove, in seguito all’affermarsi dell’emancipazione femminile, la donna ha sviluppato un nuovo modo di rapportarsi al partner maschile che ha determinato, nuovi modi di stare assieme, dove l’amore convergente in quanto amore attivo diventa centrare nella relazione di coppia. Spesso però una relazione affettiva paritaria con il partner maschile può diventare la causa principale delle discussioni di coppia, infatti, come vedremo, l’uomo rifiuta questa parità e cerca sempre di predominare.

Una volta fatta chiarezza su tali premesse, si sposteremo a indagare il motivo per cui, nonostante il clima di grande sofferenza che la donna vive all’interno dell’ambiente familiare, perché vittima di un uomo violento, dimostra difficoltà ad abbandonare la casa del suo aggressore. Il tutto sarà analizzato attraverso, in un primo momento, l’esplicitazione di una serie di teorie formulate negli anni ’70, e in seguito mediante l’analisi della teoria dell’attaccamento come possibile spiegazione della dipendenza psicologica della donna dal partner violento: la ricerca di contatto e la vicinanza a un altro significativo portano la donna a rimanere intrappolata del circuito della violenza.

Infine in questo capitolo saranno trattati i numerosi luoghi comuni legati alla problematica in questione, purtroppo tristemente attuale, nel tentativo di contrastare tali pregiudizi in favore di una comprensione più ragionata che permetta di superare l’idea che “le donne sono più a rischio di violenza da parte di uomini a loro sconosciuti”.

Nel secondo capitolo analizzeremo più dettagliatamente la violenza di genere, dandone prima una definizione e poi analizzandone la causa principale: la gelosia che si presenta come un sentimento che investe chiunque e in qualsiasi contesto storico;

chi soffre di una gelosia “patologica” perde lo sguardo sulla realtà, e quando non si sente più al centro del mondo della partner, usa la violenza per riportare equilibrio.

Il tema diventa di tale portare da invadere anche il panorama internazionale

tanto che, nel 1979 s’inizia a parlare di diritti umani delle donne con Convention on

the Elimination of All forms of Discrimination Against Women – CEDAW.

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Un percorso lungo e tortuoso che vedrà protagonisti numerosi Stati alla realizzazione delle conferenze a Pechino. In seguito sarà affrontato il fenomeno della violenza contro le donne da un punto di vista quantitativo, cercando di capirne la gravità attraverso i dati dell’Istat e le campagne di Amnesty International, comprendendo anche, quanto il fenomeno della violenza sulle donne sia di tale gravità anche in altri paesi europei come Francia e Spagna. I dati che vengono qua di seguito riportati hanno l’obiettivo di incoraggiare la riflessione sulla violenza contro le donne allo scopo di superarla e di trovare strumenti utili per combatterla.

Nel terzo capitolo tratteremo il contesto normativo del fenomeno attraverso un excursus storico delle principali leggi, con particolare riguardo all’approvazione da parte del governo Enrico Letta del Decreto legge n. 93, del 14 agosto 2013

“Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province” e la ratifica, da parte dell’Italia, della “Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica” (Convenzione di Istanbul).

Concluderemo questa parte con la messa in evidenza dell’operato dell’Unione Europea in tema di violenza di genere, fino ad arrivare a trattare la realizzazione del programma Daphne.

Questo studio, lo auspichiamo, dovrà essere utile per superare l’idea che la

violenza di genere sia da rilegare a un ambiente povero ed emarginato, in quanto, in

realtà, si tratta piuttosto di un fenomeno trasversale, che non conosce differenza di

stato sociale, razza, di religione o di età.

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