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CAPITOLO 1 DALLA METAFORA COME VERITA' ALLA METAFORA COME STRUTTURA CONCETTUALE

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CAPITOLO 1

DALLA METAFORA COME VERITA' ALLA METAFORA COME STRUTTURA CONCETTUALE

1. Metafora fra Linguaggio Comunicativo e Linguaggio Espressivo

Durante il mio percorso di Laurea Triennale ho analizzato alcuni degli aspetti evidenziati da George Lakoff all'interno dei suoi studi, il punto di riferimento principale è stata la sua opera “Metafora e Vita Quotidiana” 1 del 1980. Nel mio lavoro ho cercato di soffermarmi sugli aspetti più inerenti al contesto letterario, mi sono ad esempio focalizzato sulla distinzione che Lakoff mette in luce fra la metafora inserita all'interno di un contesto classico, in cui viene considerata prerogativa esclusiva del linguaggio poetico o letterario in genere, e dunque molto più adatta ad esprimere l’istintività e il sentimento piuttosto che le azioni o gli avvenimenti considerati come consueti ed ordinari. E d'altra parte come egli consideri comune utilizzare metafore per riferire anche dei più semplici gesti quotidiani, per spiegare determinate situazioni, ma soprattutto per mettere in relazione tra loro entità fisicamente non tangibili o difficilmente identificabili in modo concreto. Secondo Lakoff ciò che distingue sostanzialmente la metafora dal discorso comunicativo consueto è il fatto che essa porti a “comprendere e vivere un tipo di cose nei termini di un altro” (G. Lakoff, 1980, p.21) e non si limiti ad esprimere “oggettivamente” i fatti concreti.

In questo senso egli proponeva un esempio fondato sulla metafora concettuale “La Discussione è una Guerra” (G. Lakoff, 1980, p.20):

LA DISCUSSIONE E’ UNA GUERRA Le tue richieste sono indifendibili.

Egli ha attaccato ogni punto debole nella mia argomentazione. Le sue critiche hanno colpito nel segno.

Non sei d’accordo? Va bene, spara!

Se usi questa strategia, lui ti fa fuori in un minuto. 1 George Lakoff “Metaphors We Live By” (1980)

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Tramite questi esempi ho cercato di evidenziare come gli utilizzi comuni ed “applicati” della metafora possano essere considerati un'attività comunicativa umana che non solo ci aiuta a comunicare in modo più approfondito alcuni tipi di concetti, ma che usiamo anche per adattare il nostro modo di concettualizzare ed apprendere la realtà rispetto alle nostre capacità cognitive. Come quasi tutto ciò che utilizziamo cerchiamo infatti di sfruttare anche la metafora per raggiungere i nostri scopi, che in questo caso saranno sempre di natura comunicativa. In poche parole le metafore “ci servono”. 2

In questo senso ho trovato estremamente interessante notare come, a seconda del contesto culturale in cui vengono inserite, queste categorizzazioni metaforiche tendano a creare un sistema di significati coerenti in se stessi. La cultura occidentale ad esempio, influenzata almeno in parte dalla religione cristiano/cattolica, ci ha portato a considerare positivo ciò che generalmente sta in alto, mentre ciò che si trova in basso viene considerato come negativo. Di conseguenza ciò che abbonda sarà considerato SU mentre ciò che deficita è considerato GIU’, ciò che è attivo sarà considerato SU mentre ciò che è passivo viene considerato GIU’ e così via. Seguendo ancora questo filo logico possiamo quindi dire che avere una grande disponibilità economica sarà per noi positivo, mentre non averla è negativo. Considerando poi che un termine come “criminalità” ha una connotazione negativa allora il fatto di avere un alto tasso di criminalità sarà da considerarsi come negativo mentre averne uno basso sarà all’opposto positivo. Ovviamente gli esempi in questo senso sono molteplici, ma il punto focale rimane fondato sul fatto che il modo in cui creiamo le metafore ci aiuta a capire e spiegare gran parte delle nostre azioni quotidiane, che spesso non potrebbero essere spiegate in altri termini.

2. Metafora e Verità

La filosofia ha storicamente guardato la metafora come qualcosa di legato al linguaggio poetico ed immaginativo, fuori dal comune, il cui contenuto di verità dipende strettamente dal livello di obiettività che la metafora stessa può raggiungere. Fin dai tempi di Aristotele, in filosofia il concetto di “verità” si è legato indissolubilmente al concetto di “oggettività” 3, dunque la conclusione più caratteristica per un filosofo è stata per secoli quella di asserire che la metafora non potesse essere portatrice diretta di verità, in quanto il suo linguaggio non poteva letteralmente significare una verità oggettiva, ma necessitava quantomeno di una parafrasi perché il suo contenuto fosse compreso nei termini propri del 2 Matteo Anguillesi “Metafora come Superamento della Verità” (2008)

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linguaggio letterale.

Questa considerazione non tiene di conto del fatto che noi non crediamo che la verità oggettiva possa realmente esistere, crediamo più verosimilmente che esistano diversi tipi di verità soggettive. Siamo arrivati alla conclusione che il concetto di verità oggettiva, e quindi in questo senso di verità assoluta, sia un concetto errato sia da un punto di vista logico che da un punto di vista sociale e politico. Ciò che ci interessa maggiormente non è tanto la verità in senso assoluto, piuttosto la comprensione dei fenomeni reali che viviamo, ed è proprio al fine di raggiungere questo proposito che la metafora ci può tornare estremamente utile. In conseguenza di ciò ci interesserà di più capire come le metafore possano essere considerate portatrici di un qualche tipo di verità che possiamo utilizzare per i nostri fini di comprensione della realtà, piuttosto che disquisire sulla plausibilità dell'assunto per cui la metafora possa o meno essere considerata “tanto oggettiva quanto il linguaggio letterale”.

Se proprio vogliamo parlare di oggettività, possiamo dire che sia la metafora che il linguaggio letterale non rappresentano certamente un livello di oggettività assoluta. Da un lato infatti dipendono entrambi dal modo in cui filtriamo fisicamente gli stimoli percettivi che riceviamo dall'esterno, dall'altro entrambi si basano su categorizzazioni concettuali della realtà che sono proprie dell'essere umano inteso come specie in senso generale, ed in particolare del singolo individuo che si trova ad utilizzare le sue capacità linguistiche e cognitive per relazionarsi con la realtà concreta che lo circonda.

Per capire il mondo e per muoverci al suo interno dobbiamo categorizzare gli oggetti e le esperienze che viviamo, in un modo che risulti per noi dotato di senso. Le nostre categorie sono in gran parte basate sulla nostra esperienza, sulla natura dei nostri corpi dal punto di vista fisico e sulle modalità di interazione sociale che utilizziamo per relazionarci alle altre persone. Possiamo dunque concepire e concettualizzare gli oggetti e le entità con cui veniamo a contatto secondo varie modalità che si possono riassumere considerando questo schema (Lakoff, 1980, p.184):

– Percettive: basate sulla concezione dell’oggetto per mezzo del nostro apparato sensoriale – Motorie: basate sulla natura della interazioni motorie con gli oggetti

– Funzionali: basate sulla nostra concezione delle funzioni di un oggetto

– Applicative: basate sugli usi che possiamo fare di un certo oggetto in determinate situazioni A seconda di quale di queste modalità di concettualizzazione mettiamo maggiormente in risalto ne deriverà un’attenzione maggiore o minore su determinati aspetti dell’oggetto o dell’esperienza presi in

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considerazione. Una categorizzazione è dunque un modo per noi naturale di identificare un tipo di oggetto o di esperienza mettendone in luce certe proprietà, mettendone in secondo piano altre e nascondendone altre ancora.

All'interno di questa tesi cercherò di spostare l'attenzione verso lo studio delle capacità di analisi cognitiva che stanno all'interno dei procedimenti mentali che svolgiamo quando usiamo la metafora. L'attenzione non sarà più rivolta solamente ai casi di metafora che ci troviamo ad utilizzare quotidianamente, cercherò infatti di approfondire questo aspetto e di capire anche perché l'uso della metafora risulti spesso così naturale. L'obiettivo sarà dunque quello di analizzare il modo in cui creiamo le categorie concettuali che utilizziamo, e studiare inoltre come questi processi mentali abbiano spesso legami pressoché indissolubili con lo sfruttamento della metafora e delle sue implicazioni contestuali.

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