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86 2.4 Glenn Murcutt e il funzionalismo ecologico Architetto australiano di origini inglesi, Murcutt

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2.4 Glenn Murcutt e il funzionalismo ecologico

Architetto australiano di origini inglesi, Murcutt73 si forma alla scuola dei grandi maestri del moderno europeo e statunitense, Alvar Aalto74 e Mies van der Rohe75 per citare quelli cui la sua opera offre il maggior tributo, senza rinunziare alla ricerca dei princìpi che sono alla base dell’architettura spontanea australiana indigena e coloniale. Alla cultura nomade, e alle conseguenti ricadute sulle forme e i modi dell’abitare, a quella della fattoria, caratterizzata soprattutto negli edifici non destinati all’abitazione da un’estrema libertà espressiva, Murcutt deve l’originalità del suo metodo di lavoro. Ciò costituisce inoltre uno dei motivi per cui le sue architetture si adattano così bene al paesaggio, tanto che sembrano esserne sempre state parte. La cura dedicata alla ricerca della migliore soluzione progettuale, infatti, si fonda su un’attenta lettura del territorio, dalle sue caratteristiche fisiche all’analisi dei suoi abitanti, sia animali che vegetali, e dei loro prodotti. Naturalmente il fenomeno della migrazione, dello scambio, della contaminazione di culture tra loro diverse assume oggi, in piena globalizzazione, un significato e un peso enormi, che valicano i confini nazionali australiani per affermarsi come condizione inalienabile del prodotto intellettuale contemporaneo. In tal senso l’esperienza maturata da Glenn Murcutt in Australia può, a giusto titolo, costituire un bagaglio utile da condividere, capace di avere ricadute anche sull’architettura occidentale.

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Glenn Murcutt è nato nel 1936 a Londra, vive e lavora in Australia. Ha definito le sue progettazioni come funzionalismo ecologico. Nel 2002 ha ricevuto il Premio Pritzker.

74 Hugo Alvar Henrik Aalto: architetto, designer e accademico finlandese, tra le figure più importanti dell’Architettura del XX secolo e ricordato – assieme a Ludwig Mies van der Rohe, Walter Gropius, Frank Lloyd Wright e Le Corbusier – come maestro del Movimento Moderno.

75 Ludwig Mies van der Rohe: architetto e designer tedesco. E’ considerato uno dei maestri del Movimento Moderno. La sua lunga carriera si è sviluppata principalmente tra Germania e USA.

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Le principali caratteristiche della sua architettura derivano dal paesaggio australiano, quello naturale, incontaminato, un vero e proprio ecosistema delicato e al tempo stesso molto forte.

“Cerco di costruire quelli che io chiamo edifici minimali, ma edifici che siano sensibili al loro ambiente […] Non rifiuto l’urbanizzazione e non vado in cerca di una specie di utopia nella boscaglia. Ma riconosco l’importanza di una varietà dell’ambiente, del milieu. Il paesaggio ci chiede di prendersi cura di lui e noi abbiamo bisogno di diventare suoi amici e non di sentirci minacciati da esso.”76

Importante per la progettazione sono il controllo dello spazio in sezione e l’impiego di materiali modesti. Estremamente sensibile al luogo ed alla cultura, l’architetto affianca i valori dell’architettura contemporanea al rispetto per le esigenze imposte dal sito e dalla cultura aborigena.

Non accetta di lavorare lontano dalla sua terra, l’Australia, non ama cimentarsi con grandi opere, preferisce la sperimentazione sul terreno della casa unifamiliare.

Murcutt è considerato un caposcuola: il suo interesse per la tradizione australiana è guidato soprattutto dal gusto per le soluzioni di buon senso, semplici e razionali. Si ispira alla produzione edilizia locale, non agli stili importati al tempo della colonizzazione inglese per le case di abitazione, riadattate in modo poco convincente, ma alle costruzioni primitive degli aborigeni e alla creazione tradizionale di edifici agricoli o industriali, costruzioni sviluppatesi in base ai principi di adattamento al clima e libere da pregiudizi estetici.

Le popolazioni aborigene, essenzialmente nomadi, sfruttavano le limitate risorse del territorio costruendo capanne temporanee in rami ricoperti di foglie o di larghe strisce di corteccia, esempio di adattamento al territorio che egli seguirà usando i nuovi materiali della tecnica moderna. Murcutt trova particolare interesse nei woolsheds, edifici tipici per la produzione della lana: “Questa architettura

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appropriata è chiara, diretta, evidente, logica; e in più è bella.”77 Anche l’uso della lamiera ondulata di metallo, molto comune nelle costruzioni rurali australiane, viene ripresa nei suoi edifici residenziali. Si appropria, inoltre, dell’abitudine al fai da te (il make do tipico della tradizione popolare australiana): materiali di scarto o vecchi oggetti vengono riutilizzati e recuperati dando loro nuova forma e funzione.

Per le sue realizzazioni adotta soluzioni e percorsi che privilegiano viste su panorami scelti e soluzioni architettoniche che permettano la regolazione climatica, in modo da mantenere le condizioni all’interno dell’edificio simili a quelle esterne.

Nella progettazione di un suo edificio intervengono l’orientamento dell’area, la direzione dei venti dominanti, la geologia, l’idrografia e gli aspetti climatici della zona quali elementi fondamentali.

Fa proprio un principio ereditato dagli aborigeni, “la terra va toccata delicatamente”78: i suoi edifici si collocano sempre in modo rispettoso nei confronti del paesaggio, non mettendosi mai con questo in competizione, privilegiando forme semplici, sviluppo orizzontale e collocazioni non invasive.

Pur non seguendo né la tendenza mimetica, né quella organica, le sue opere traggono spunto dalla natura: per lui “la bellezza è la risposta giusta ad una domanda ben posta.”79

Trae lezione dal modo con cui la natura ha risolto i problemi di adattamento al clima, che sono gli stessi dell’uomo nel suo incontro con il sito, riportandone i princìpi e le forme.

Gli edifici di Murcutt seguono il principio della casa regolabile, permettendo potenzialmente tutte le risposte alle continue modificazioni climatiche.

77 R. Pallavicini, Glenn Murcutt Architetto di Natura, op. cit., (pag. 29)

78 R. Pallavicini, Glenn Murcutt Architetto di Natura, op. cit., (pag. 30)

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Progetta edifici dove la struttura si assottiglia progressivamente rendendo graduale il passaggio verso il paesaggio.

Il piano terra è rialzato per ridurre al minimo l’impatto della costruzione sul sito: questo permette il passaggio dell’acqua, il rifugio di animali, la ventilazione del solaio e non lascia grandi ferite al luogo dopo la rimozione dell’edificio. L’acqua piovana viene raccolta e utilizzata per le attività domestiche, ma anche come isolante acustico e come specchio visivo e spazio meditativo.

Le pareti sono traspiranti e regolabili, permeabili alla luce e al vento. Gli elementi orizzontali sono accentuati per intercettare le ombre. Ogni soluzione formale nasce da una riflessione sulla sua funzione. Le abitazioni hanno spesso una pianta stretta e allungata, forma ripresa dal woolshed, che si adatta al paesaggio australiano, che per Murcutt è essenzialmente a sviluppo orizzontale.

La distribuzione degli spazi è solitamente progettata secondo un asse principale e una successione di spazi e di funzioni. Nei primi progetti egli separa le funzioni domestiche in zone serventi e servite; successivamente, in conseguenza della ramificazione dei percorsi, le parti serventi vengono ridotte a unità minime e disposte in aree riservate in ogni stanza.

I prospetti principali sono disposti generalmente lungo l’asse nord-sud e trattati in modo differente: verso nord le aperture più ampie e la permeabilità delle pareti consentono una maggiore apertura sul panorama; al lato esposto ai venti o al freddo, di solito il lato sud, si addossano i servizi e, per garantire una buona protezione, le pareti sono opache e prive di aperture; la luce viene fornita da aperture in alto. La lamiera grecata viene usata con grande fantasia: non solo nelle coperture per incanalare l’acqua, ma come rivestimento di pareti o di contenitori di acqua piovana.

I dettagli, come i pluviali, le pensiline e i sistemi per le aperture sono studiati attentamente: ogni soluzione funzionale è accompagnata da una forma che ne traduce il funzionamento.

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Gli edifici di Murcutt hanno una lunga gestazione, ma il risultato è un pezzo unico, una casa fatta su misura per i suoi abitanti, per le loro abitudini e per la sua ubicazione. Dopo questa prima fase egli lascia che il progetto maturi mentalmente prima di entrare nel dettaglio: scaturiscono, quindi, una serie di schizzi e alcune soluzioni di partenza che saranno la base per successivi sviluppi. La sua attenzione si sposta sempre più verso il dettaglio: lo studio del clima porta a studiare i particolari e le soluzioni tecnologiche più adatte.

Il disegno è uno strumento fondamentale: i suoi schizzi e le sue prospettive illustrano a lui stesso e ai suoi committenti le sue idee e le sue ragioni.

Il prodotto finale è costituito da poche tavole in formato A2 o A1, disegnate a mano: vi sono rappresentate planimetrie dettagliate del luogo, piante, una sezione, prospetti e una quantità di dettagli con commenti approfonditi e spiegazioni.

“Penso che il paesaggio australiano, non quello dei sobborghi ma quello naturale, incontaminato, sia un ecosistema incredibilmente delicato e al tempo stesso molto forte. La flora è sottoposta a un continuo irraggiamento solare molto forte e a una luce di intensità superiore a quella dell’emisfero settentrionale. Le foglie di molti alberi, per esempio, sono molto sottili in modo da poter sopravvivere e si muovono seguendo il ciclo del sole, mettendosi di taglio per assorbire il minor calore possibile. Le foglie quindi lasciano passare il sole e non danno ombra, come invece accade in Europa; qui al contrario il sole attraversa la pianta illuminandone il tronco e la parte sottostante. Questo dà una grande leggibilità al paesaggio che credo sia una delle caratteristiche emergenti del nostro landscape. Il paesaggio può essere letto chiaramente, e a me interessa leggere l’architettura nello stesso modo in cui leggo il paesaggio: ecco la struttura, ecco la pelle, qui l’ombra, qui l’elemento che li connette, lì quello che mi permette di vedere all’esterno, e poi la ventilazione, e qui le zanzariere. In poche parole il paesaggio è talmente chiaro,

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leggibile, che gli elementi, distinti dal diverso livello di luce, diventano presenze stesse nell’ambiente. Gli alberi sono così leggeri che si assottigliano alle estremità e i loro rami sfumano nel cielo; amo gli edifici che diventano sempre più leggeri e si affilano verso il cielo. Questa è una delle lezioni che viene dalla Natura, e poi affondare gli edifici profondamente dentro la terra è controproducente, non solo ostacola il cammino dell’acqua ma, facendone deviare il percorso, contribuisce in superficie ad aumentare l’erosione. In Australia bisogna stare molto attenti, la terra è molto secca, arida, senza fiumi, e i letti dei corsi d’acqua - che per lunghi periodi l’anno restano asciutti - quando piove si riempiono all’improvviso, e le piene scorrendo velocemente si ingrossano sempre più. Analogamente, le grondaie e i pluviali per gli edifici devono essere dimensionati per queste portate molto differenziate. Nei miei progetti tutti i pluviali portano ad un grande recipiente ad imbuto perché le foglie possono essere lunghe anche 25/30cm e se si accumulano all’ingresso dello scolo fanno da tappo, diventando la miglior chiusura sigillata al mondo. Inoltre gli scoli che portano l’acqua al suolo non arrivano mai a toccare terra ma sono troncati prima, perché le foglie potrebbero appiccicarsi all’uscita della gronda e creare resistenza. In questo modo, invece, le foglie cadono al suolo e, dopo il temporale, le lavi via. Infine poiché l’acqua non scorre in gronde squadrate o rettangolari, perché scende in modo centrifugo, i pluviali devono avere sezione circolare e i condotti non devono avere angoli retti. Dolci curve o, meglio ancora, pluviali diritti, favoriscono l’allontanamento dell’acqua. Questi sono tutti principi importanti per progettare in Australia.”80

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Intervista a Glenn Murcutt, Area n° 43 Marzo/Aprile 1999, Federico Motta Editore, pp. 2-3.

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Casa Glenn Murcutt, Mosman, 1968-1969

Si tratta della ristrutturazione della sua casa, un bungalow posizionato su un lotto stretto, nella periferia di Sidney, valorizzata dai fiumi settentrionali della baia. E’ la prima progettazione da quando ha deciso di lavorare in proprio. (Fig. 33)

Interviene principalmente sulla ridistribuzione degli ambienti, eliminando la suddivisione esistente: ogni cambiamento è segnalato da un gradino e da un diverso pavimento (sughero, legno, lastre di cemento). Ha conservato solo le finestre rivolte a nord; la sala da pranzo è illuminata da un nuovo inserto di luce zenitale; il prospetto sul giardino è vetrato.

Fig. 33 Sezione di casa Murcutt, schizzo

Per Fromonot: “Sebbene abbia adattato qui l’immagine della casa Farnsworth all’idea e alla scala di un progetto modesto, il riferimento a Mies van der Rohe è notevole: nei due piani flottanti collegati da una scala che costeggia il giardino e nel particolare dei pilastri eccentrici che sostengono la piattaforma esterna, nell’orizzontalità della facciata a vetri divisa in pannelli scorrevoli, nell’unitarietà conferita all’intervento dall’uso esclusivo del bianco, e infine nell’organizzazione degli spazi di soggiorno in sequenza progressiva e aperta in relazione con lo spazio esterno, che resterà uno dei temi di tutti i progetti successivi dell’architetto.”81

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Casa Marie Short, Kempsey, 1974-1980

Questa casa, situata in una grande proprietà a Kempsey, cittadina a 50 km da Sidney, è la prima concepita da Murcutt in una zona agricola e rappresenta il vero punto di partenza per la sua architettura. Il terreno fa parte di una vasta proprietà costituita da boschi e prati in un’area paludosa delimitata a est da uno stagno e a ovest da un meandro del Maria River. Il clima subtropicale della zona è causa di piogge abbondanti e l’atmosfera è spesso afosa; in estate il clima è raffrescato dalla brezza dell’oceano a nord-est, mentre i venti invernali soffiano da ovest. Non potendo seguire costantemente lo svolgimento dei lavori, per la distanza del posto da Sidney, concepisce un edificio con dettagli semplici e soluzioni che richiedono l’applicazione di tecniche familiari alle imprese della regione abituate a costruire abitazioni rurali, e con l’impiego di materiali reperibili sul posto o prefabbricati, come finestre standard, lamiera ondulata e louvres industriali (telai a lamelle regolabili in vetro o in metallo usate tradizionalmente nei climi caldi). (Fig. 34)

Murcutt posiziona il nuovo edificio, concepito per tre persone di cui una sola residente in modo permanente, in lieve pendenza, al limite della prateria da cui si accede al terreno, in alto rispetto alle costruzioni agricole. L’edificio, ispirato al woolshed tradizionale, è composto da due padiglioni simmetrici a sviluppo orizzontale accostati di lato e leggermente sfalsati. Le due ali, coperte da tetti a capanna, sono collegate da un grande pluviale e sono rialzate di circa 80 cm dal suolo per proteggersi dalle piene stagionali del fiume. Lo stretto prospetto che guarda a ovest permette di ridurre l’impatto dei venti invernali, mentre sul lato nord, su cui si affacciano in sequenza lineare il soggiorno, la sala da pranzo, la cucina e un nucleo di servizi, la parete è costituita per tutta la lunghezza da un sistema formato da tre strati traspiranti, quello interno dei louvres orientabili, le zanzariere e le veneziane in alluminio all’esterno.

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Fig. 34 Casa Marie Short

L’ala sud, non illuminata dal sole, nella quale è situata la zona notte, ha invece un fronte più chiuso rivestito da pannelli di cedro.

Sul corridoio centrale, delimitato ai due estremi da semplici pluviali, si aprono porte rotanti che permettono il collegamento dei due padiglioni e la ventilazione incrociata di tutta la casa. La struttura è costituita da un reticolo modulare in legno di pino dell’Oregon; di legno è anche il rivestimento interno, frassino australiano in doghe orizzontali per le pareti e per il soffitto, legno duro per il parquet; il sottotetto è ventilato grazie a fessure nel rivestimento di cedro.

Le fondamenta, puntiformi per quanto possibile, la struttura modulare, imbullonata, e l’impiego di elementi seriali rendono possibile il suo smantellamento e il recupero di tutte le sue parti. Nel 1980 Murcutt ha acquistato la casa e ha potuto aggiungere un soggiorno e una camera matrimoniale riutilizzando gli stessi lucernari, le porte e le scale. Nel progetto della casa per Marie Short, nata come ampliamento di un edificio preesistente, sono già presenti molti temi e soluzioni che Murcutt svilupperà nei successivi progetti. Dall’aspetto molto simile a

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quello dei depositi per la lana grezza, la casa si presenta come un’abitazione razionale, semplice e sofisticata al tempo stesso. Razionale per la disposizione della zona giorno e della zona notte e di come sono concepite: uno spazio comune aperto sul panorama e uno spazio privato più chiuso, così da offrire le sensazioni di apertura e di protezione; razionale per l’attenzione all’illuminazione degli ambienti e alla protezione dagli agenti atmosferici, per la semplicità dell’impianto compositivo, degli interni e dei prospetti. Semplice per le soluzioni tecniche e i materiali molto comuni ed economici, che rendono la messa in opera più facile. Sofisticata per la versatilità dell’edificio in tutte le sue parti, in grado di adattarsi, mediante le pareti traspiranti e le porte ruotanti, alle condizioni climatiche, potendo quindi evitare l’uso di sistemi di condizionamento o di illuminazione dispendiosi. Il rispetto per l’ambiente e le sue risorse sarà una costante nelle opere successive.

Questa casa è stata definita un ibrido tra la casa Farnsworth di Mies van der Rohe e gli woolshed australiani. La prima fornisce la componente razionale e poetica all’abitazione, la seconda la funzionalità e i criteri di adattamento alla natura e al clima del luogo. “La casa di Kempsey è, se non un manifesto, almeno un’opera generatrice, che spiega e determina largamente gli sviluppi successivi del suo lavoro.”82

Casa Magney, Bingi Point, 1982-1984

La casa è costruita lungo la costa del Pacifico, in un vasto paesaggio marittimo deserto, vicino alla cittadina di Morula, 250 km a sud di Sidney.

I committenti, abituati a campeggiare nella zona, volevano un’abitazione simile a una tenda più che un’abitazione rurale; desideravano una casa pratica, semplice e aperta, con

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un’organizzazione interna in due zone collegate e indipendenti al tempo stesso, una parte per loro, una per i figli e gli ospiti.

Murcutt posiziona la casa in un punto elevato, per proteggerla dall’esposizione e per godere della vista. Il volume è lineare, con il fronte dei servizi rivolto alle colline e il prospetto principale verso il lago e il mare. Le stanze della zona giorno sono a nord e i servizi a sud, su due fasce parallele, intervallate da un disimpegno longitudinale. Le due unità abitative sono unite dallo stesso tetto, con soggiorni speculari ai lati di una veranda, interna, comune. Il tetto è pensato per i dati climatici (inclinazione del sole a seconda delle stagioni, profilo adattato alla forza e alla direzione dei venti), mentre la sua altezza varia a seconda degli spazi da coprire: il prospetto posteriore, battuto dai venti freddi del sud, è in muratura fino a 2,10 metri di altezza e termina con una vetrata inclinata per tutta la lunghezza. Nell’intervallo, praticato tra la base della vetrata e la sommità della parte opaca (nello spazio dell’inclinazione), una serie di strette imposte di legno orientabili permette d’estate la ventilazione dell’interno. Il prospetto a nord si affaccia sul panorama, è alto 3,40 metri e completamente vetrato, protetto da grandi veneziane in alluminio, che permettono alla luce di entrare: le porte-finestre sono scorrevoli e collegano con l’esterno tutte le camere. (Fig. 35)

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A differenza di altre abitazioni, la casa poggia su un basamento in cemento e possiede a livello interrato una tavernetta e i serbatoi per raccogliere l’acqua piovana, che scorre alle estremità del canale centrale di gronda, mediante due colonne, poste sui due fronti corti. La struttura in acciaio è composta da portali che delimitano il percorso di distribuzione e da travi a L che formano gli angoli della scatola vetrata. Le travi a L sostengono anche le travi di colmo, la cui curvatura è formata dall’assemblaggio di tre tubi metallici centinati. La copertura è in lamiera ondulata galvanizzata. L’armatura del tetto è nascosta, all’interno, da un controsoffitto in cartongesso curvato e dipinto di bianco. Tutti i tramezzi sono in mattoni dipinti di bianco fino all’altezza di m 2,10, in vetro sino al tetto.

“La casa di Bingi è l’apoteosi lirica del tipo inventato da Murcutt: il lungo padiglione metallico, in contrappunto con le forme della natura ma in armonia con i suoi vincoli, che incarna gli ideali di continuità e di unità da lui attribuiti ai due ordini della natura e dell’architettura.”83

Casa Magney, Paddington, 1986-1990

I proprietari della casa di Bingi gli chiedono di ristrutturare la terrace house di loro proprietà nel quartiere di Puddington, nel centro di Sidney: vogliono una casa in città con le stesse caratteristiche di contatto con la natura che hanno in quella di villeggiatura. Il lotto, su tre piani, è pieno di vincoli: il prospetto sulla strada è tutelato perché in centro storico, per cui non può essere modificato; due lati della casa sono costruiti in aderenza a proprietà diverse; la planimetria è lunga e stretta; la casa presenta un dislivello tra il piano strada e il lato verso il giardino. (Fig. 36)

Il prospetto verso il giardino sarà trattato come una grande finestra che illumina tutta la casa, progettando una veranda, racchiusa da muri ai

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Fig. 36 Casa Magney a Paddington

fianchi, che prende la luce da nord, incornicia il paesaggio e protegge l’intimità domestica. L’interno è completamente ristrutturato: il pavimento del piano sulla strada è tagliato in due e alzato di 60 centimetri nella porzione che affaccia sul giardino, trasformata questa stanza in camera matrimoniale. L’illuminazione della zona d’ingresso è assicurata da una finestra sulla strada esistente e da una fascia vetrata inserita nella copertura. Il collegamento verticale è inserito lungo il lato ovest e i servizi in quello a est. Nel piano del giardino, a partire dalla parte seminterrata, sono collocate le zone cucina-pranzo-soggiorno.

Per Fromonot sono ancora presenti le influenze di Mies: “[…] l’immagine della casa Farnsworth persiste nella filigrana di numerosi progetti […] Si notano ancora certe reminescenze, a volte inattese - la

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sovrapposizione di piani galleggianti collegati da una scala metallica […].”84

La struttura portante e a vista è formata da un montante cruciforme traforato, di sei metri d’altezza, che sorregge la copertura e il solaio della camera. Il pavimento è rivestito in arenaria grigia, i controsoffitti sono in lamierino bianco leggermente ondulato. La zona giorno si espande lungo la terrazza e nel giardino. Il colore dei muri dell’edificio riprende i colori del deserto australiano.

“Nelle case urbane, Murcutt ricrea spesso un riferimento fisico e simbolico all’acqua. Nella casa Magney di Paddington una fontana si riversa in un lungo bacino con vegetazione umida, che si arresta contro una finestra ai piedi della facciata per riverberare all’interno schegge di luce. La vasca senza bordi termina all’estremità contro una rientranza nel muro del giardino per suggerire una scomparsa misteriosa dell’acqua verso l’infinito. Fonte viva e sonora, o specchio orizzontale propizio alla meditazione poetica, l’acqua è qui trattata come un elemento vitale, statico o dinamico, con una strizzatina d’occhio deferente verso l’imperativo metafisico dei giardini di Barragan.”85

Casa Marika-Alderton Yirrkala, Community, Eastern Arnhem Land, 1991-1994

Nel progetto di casa per un artista aborigeno e per la sua famiglia Murcutt si trova di fronte a diversi problemi: il clima tropicale del nord dell’Australia, i pochi soldi a disposizione e il cantiere in una zona dove mancano le competenze edili; il far convivere i propri princìpi spaziali con il modo di abitare degli aborigeni. (Fig. 37) Progetta una lunga sala finestrata che si apre e si chiude, come fosse un organismo vivente.

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Fig. 37 Casa Marika-Alderton Yirrkala

La struttura metallica, colonne e grossi tiranti imbullonati alle terzere, è calcolata per resistere ai forti venti della zona.

I prospetti sono costituiti da larghi elementi in compensato o da persiane in stecche di legno (tallow wood) distanti fra loro 8 millimetri. I pannelli ribaltabili si aprono durante il giorno come fossero tettoie: la casa si trasforma in una piattaforma riparata, quasi completamente aperta su ogni lato; la notte vengono chiusi. La ventilazione naturale è permanente; rimane preservata l’intimità all’interno dell’abitazione. La copertura sporge sulla facciata nord per proteggere la veranda d’ingresso. Nel prospetto sud, Murcutt sviluppa il suo concetto di muro servente fino ad inglobare i letti ad alcova delle camere singole, separati da lamelle di legno verticale che impediscono la penetrazione del sole, con un aggetto a due metri dal piano esterno, per salvaguardare l’introspezione. I tramezzi di compensato delle pareti interne hanno la parte superiore a listelli per favorire la ventilazione; il tetto ha un’inclinazione pronunciata per stabilizzare, grazie anche alla presenza delle numerose bocchette Venturi, la pressione atmosferica all’interno della casa. L’edificio è inoltre realizzato per essere resistente all’acqua: si può bagnare dentro

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e fuori a causa di un temporale senza che venga arrecato nessun danno all’interno: tutti gli armadi e i cassetti per conservare gli oggetti o i cibi sono assolutamente impermeabili, così solo poche ore dopo la pioggia tutto torna ad essere asciutto. La casa è stata interamente prefabbricata da falegnami a Sidney e assemblata sul posto in poche settimane. Un produttore di acciaio BHP86 ha donato gli elementi metallici e Murcutt ha rinunciato al suo onorario. Questo ha permesso di rimanere nel budget e di rendere possibile questa costruzione concepita come prototipo di abitazione per alloggiare gli aborigeni.87 Per Martini: “Una costruzione concepita come prototipo abitativo, leggera, scarna ed economica, con un rapporto cangiante tra interno ed esterno e un concetto di riparo in simbiosi con il paesaggio, è una alternativa ai bungalow di mattoni costruiti dalle autorità per gli aborigeni. L’ambiguità tra fuori e dentro, dettata dal clima, è l’origine dell’espressionismo del manufatto; struttura esile, copertura stesa e parete dissoluta, trattate come se fossero scheletro e pelle, valorizzano la plasticità.”88

Racconta Murcutt che questo progetto ha costituito per lui un’esperienza incredibile: fin dall’infanzia, che ha trascorso in Papua Nuova Guinea, ha avuto modo di conoscere e di stare a contatto con molti nativi, ma progettare e lavorare a stretto contatto con loro, capire i loro bisogni, le loro abitudini, i loro ritmi gli ha dato la possibilità di imparare molto. “Voglio però dire che questa è la casa della famiglia Marika-Alderton, che risponde ai loro desideri e bisogni, e non è la casa per tutto il popolo aborigeno. La prossima casa non sarà prefabbricata, soluzione adottata in questo caso per consentirne il trasporto, ma verrà costruita direttamente sul posto; credo

86BHP (Broken Hill Proprietary Company) nome della società australiana di acciaio che dal 2001 si è fusa con la società inglese Billiton.

87 F. Fromonot, Glenn Murcutt - Opere e progetti, op. cit., pag. 142.

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A. Martini, Touch this earth lightly. Bioclimatologia in architettura: la

progettazione ecologica come disciplina del costruire, in “Architettura e

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fermamente infatti che sia meglio insegnare alla gente come lavorare la terra che dargli i soldi per comprarsi il cibo.”89

Centro d’arte e scuola Arthur e Yvonne Boyd, Sidney, 1996-1999

Il centro d’arte di Riversale è stato realizzato in collaborazione con gli architetti Wendy Lewin e Reg Lark, già allievi di Murcutt, con i quali egli condivide idee e punti di vista.

La fondazione, che gestisce le opere donate allo Stato dal pittore Arthur Boyd90, aveva affidato loro la progettazione di un nuovo edificio da affiancare a quelli preesistenti, completandolo con un refettorio e un dormitorio per artisti residenti e studenti da ospitare per soggiorni di poche settimane. Il luogo è molto importante, perché è lo stesso che aveva ispirato l’artista inglese nei suoi soggiorni australiani: il terreno si trova a sud di Sidney sulle rive del fiume Shoalhaven e fa parte di una vasta proprietà agricola composto da pascoli scoscesi verso il fiume e circondato da una fascia di boscaglia. (Fig. 38)

Fig. 38 Centro d’arte e scuola Arthur e Yvonne Boyd

89Intervista a Glenn Murcutt,op.cit., pag. 4.

90 Arthur (di origine inglese) e Yvonne Boyd sono stati importanti pittori australiani della fine del Novecento.

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Murcutt posiziona l’edificio al limite fra la zona coltivata e la vegetazione spontanea, poco sopra il livello di piena del fiume: l’edificio domina, quindi, la valle e gode del panorama senza imporsi sull’ambiente circostante. Un grande padiglione dotato di veranda ospita il refettorio in uno spazio aperto a nord-est; alle sue spalle si trovano le cucine, da cui parte un percorso lungo il quale sono allineate le camere; davanti alla veranda si trova il piazzale che unisce il nuovo nucleo agli edifici esistenti.

Il percorso, che si snoda dall’abitazione e dallo studio preesistenti del pittore, mette in risalto le caratteristiche del luogo: gli edifici esistenti, la tipologia del luogo e le viste sul panorama. Verso le vecchie costruzioni si apre l’ala metallica della veranda; questa, a forma di piramide rovesciata, indica il passaggio al ballatoio per gli accessi alle camere. Il percorso prosegue lungo il ballatoio a ridosso del bosco e le camere che vi si affacciano sono intervallate da logge aperte sul panorama. Al termine si trova una scala che, chiusa da due ali di cemento, porta al pianterreno e chiude temporaneamente la vista del paesaggio per farlo poi riapparire di colpo nel momento in cui il visitatore è immerso nella natura.

Le otto camere da quattro letti ciascuna sono orientate a est; i servizi igienici sono ridotti al minimo, uno ogni due camere.

Sebbene sia piuttosto grande, l’edificio è realizzato su pilotis che permettono lo scorrimento dell’acqua delle piene del fiume. L’attenzione per l’uso intelligente dell’energia e delle risorse è molto evidente: vengono recuperati i rifiuti domestici e trattati sul posto; le acque sono raccolte e conservate in serbatoi sotterranei in cemento; il legno riciclato è il materiale usato per i controsoffitti e le pareti; sono completamente assenti sistemi di condizionamento e di ventilazione meccanizzati.

Come in altri edifici progettati da Murcutt, il passaggio dall’edificio alla natura è reso graduale: questo avviene mediante l’assottigliamento degli elementi (come le travi e la copertura), il prolungamento di

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alcuni elementi (come le pareti di divisione tra camera e camera, che sembrano proiettare l’edificio verso l’esterno, inquadrando il panorama), gli squarci luminosi delle logge o la lama luminosa tra la copertura e il corpo dell’edificio.

La conservazione del paesaggio è per Murcutt da sempre il fine della sua progettazione, ma in questo progetto la natura diventa uno strumento di lavoro, un oggetto di studio oltre che di contemplazione. Tutti gli spazi sono distribuiti in modo semplice e funzionale, sfruttando gli spazi e le poche risorse economiche.

Bibliografia

Area n° 43 Marzo/Aprile 1999,Federico Motta Editore.

F. Fromonot, Glenn Murcutt - Opere e progetti, Electa, Milano, 1998.

A. Martini, “Touch this earth lightly”. Bioclimatologia in architettura: la

progettazione ecologica come disciplina del costruire, in “Architettura e

sostenibilità”, Quaderni di Architettura e Composizione architettonica, n. 6, ETS Edizioni, Pisa 2009.

R. Pallavicini, Glenn Murcutt Architetto di Natura, l’Unità.it, 29 maggio 2002, pubblicato nell’edizione Nazionale (pagina 29) nella sezione “Cultura”.

Siti web

Figura

Fig. 33 Sezione di casa Murcutt, schizzo
Fig. 34 Casa Marie Short
Fig. 35 Casa Magney a Bingi Point
Fig. 37 Casa Marika-Alderton Yirrkala
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Riferimenti

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