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1.LO SVILUPPO DI CHINZICA. STRUTTURE ECCLESIASTICHE, STORIA E URBANISTICA.

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1. LO SVILUPPO DI CHINZICA. STRUTTURE ECCLESIASTICHE, STORIA E URBANISTICA.

Il quartiere di Chinzica si sviluppa in modo particolare, successivo e indipendente rispetto al nucleo della Pisa romana, tutto concentrato a nord del fiume in un'area compresa tra le vie di Borgo Stretto, Borgo Largo e S.Maria. Le prime attestazioni di un abitato a sud dell'Arno risalgono al 10061 e riguardano un agglomerato sviluppatosi attorno alla chiesa di S.Cristina.

Questa chiesa – tuttora esistente seppur profondamente modificata nel corso dei secoli – è una delle più antiche di Pisa, già citata nell'VIII secolo e quindi di plausibile fondazione longobarda, come l'origine dello stesso toponimo “Chinzica”2 riferito all'abitato circostante.

S.Cristina e il suo primo nucleo abitativo sono inoltre posizionati nel punto d'incontro tra la Via Aemilia Scauri e il ponte che nell'XI secolo immette nella Civitas attraverso la cosiddetta Porta Aurea (stimata all'altezza dell'odierna Via Curtatone e Montanara).3 La presenza del

ponte e del tracciato della Carraia Maggiore (oggi Via S.Martino fino alla sua prosecuzione in Via Toselli), già importante via di comunicazione, favoriscono mano a mano l'insediamento, rendendo inizialmente Chinzica una specie di sobborgo satellite che non è stato considerato parte integrante di Pisa almeno fino alla metà del XII secolo.4

La ricostruzione del periodo di fondazione delle chiese successive a S.Cristina, comparse una dopo l'altra a sud dell'Arno, può fornire un'idea di quali siano le zone progressivamente occupate dalla popolazione.

1.1. L' XI secolo.

Nel corso dell'XI secolo vengono costruite altre quattro chiese in Chinzica: S.Paolo a Ripa d'Arno, S.Cristofano, S.Martino e S.Andrea. Di queste, soltanto la prima e la terza sopravvivono ancora. S.Paolo, fondata presumibilmente tra il 925 e il 10325, ospita i monaci

Vallombrosani a partire dal 1092, vivendo poi diverse fasi costruttive che le conferiscono le odierne fattezze. Sorta ad occidente dell'agglomerato originario di Chinzica, resta in una zona defilata che si popola solo in un secondo momento rispetto alla parte orientale percorsa dalla Carraia Maggiore.

Le altre tre chiese infatti sorgono tutte lungo questa direttrice, testimoniando ancora una volta come l'insediamento sulle vie di comunicazione sia quello prediletto. S.Cristofano e

1 GARZELLA, 1990 p.92. 2 Ibid., p.13.

3 Ibid, p.39. 4 Ibid, pp.154-155.

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S.Martino vengono fondate direttamente su di essa. La prima, una parrocchiale non più esistente, viene fondata prima del 10626 all'altezza dell'odierna piazza Clari, quindi piuttosto

vicino a S.Cristina. La seconda, inizialmente nota come S.Martino in Guazzolongo e di proprietà dei canonici della Cattedrale, è fondata nel 10627 nella parte più periferica della

Carraia Maggiore. Nonostante questo, già dal 1072 è nota come S.Martino in Chinzica8, a

testimonianza della progressiva espansione dell'abitato verso la zona di Guazzolongo (di cui resta il toponimo “Guadalongo”) più vicina alla curva est dell'Arno. Le cure di S.Martino e di S.Cristofano, come del resto quella di S.Cristina, sono indicate in questo periodo come controllate dalla Cattedrale attraverso livelli e proprietà.9

Infine, ancora più ad est e ancora più vicino al fiume, nel 1095 viene costruita la chiesa di S.Andrea, destinata per alcuni secoli ad essere monastero per i Vittorini di Marsiglia, ma anche base di assistenza pastorale per la popolazione.10

Nell'XI secolo quindi, vi sono tre parrocchie per la cura d'anime nella zona presumibilmente più popolata d'Oltrarno (sebbene S.Martino nel 1331 venga affidata ai regolari)11 e due

monasteri leggermente più defilati rispetto ad essa. Di lì a poco Chinzica inizia ad essere considerata a pieno titolo parte integrante di Pisa.

6 GARZELLA, 1990, p. 94. 7 PALIAGA, RENZONI, 1991, p.160. 8 GARZELLA, 1990, p.94. 9 RONZANI, 1980, p.36. 10 GARZELLA, 1990, p.101. 11 PALIAGA, RENZONI, 1991, p.160.

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1.2. Tra XII e XIII secolo.

Il lodo delle torri promulgato da Daiberto nel 1088 per contrastare la “gara verso l'alto” delle famiglie pisane, dedite a costruire torri con sovrastrutture a carattere offensivo per prevalere materialmente le une sulle altre, riguarda anche la parte di Chinzica.12 Questo provvedimento,

già di per sé importante poiché porta avanti l'idea dello spazio urbano come bene comune e non come campo di battaglia per le famiglie prominenti, è seguito dalla costruzione di un ponte in sostituzione di quello tra S.Cristina e la Porta Aurea. Questo ponte risulta spostato più ad est e finisce per saldare Chinzica (ormai intesa come tutta la parte d'Oltrarno)13 con

Civitas e Foris Portas (le due parti a nord del fiume rispettivamente a ovest e ad est di Borgo).

A questi due fatti si aggiunge l'iniziativa di Cocco Griffi di costruire una cinta muraria che racchiuda queste tre zone in un'unica città. Se nel 1154 se ne avvia il cantiere nella zona di Tramontana, in Chinzica questo comincia solo nel 1164 proseguendo a intermittenza e protraendosi fino al 1288 circa.14 I barbacani scavati e le palizzate lignee erette

provvisoriamente, però, racchiudono già le chiese più periferiche di S.Paolo a Ripa d'Arno e S.Andrea e si spingono molto più a sud rispetto alla zona effettivamente abitata al tempo, inglobando una parte di territorio inabitato e separandolo così dalle zone più paludose.

Il XII secolo è per Chinzica molto proficuo dal punto di vista delle costruzioni religiose, benché la maggior parte delle chiese costruite in questa fase siano, a conti fatti, quelle oggi non più esistenti. Costituiscono un'eccezione S.Sepolcro e la cappella di S.Agata che, oltre alla sopravvivenza nei secoli, hanno in comune, tuttora, la pianta ottagonale.

S.Sepolcro, costruita per gli Ospitalieri di Gerusalemme a partire dal 1113 nei pressi di S.Cristofano e attribuita a Diotisalvi,15 diviene dopo qualche decennio sede di un collegio

giudicante misto di giudici e previsori per cause pubbliche e private: un caso di curia con funzioni speciali16 e, nella fattispecie, il primo esempio della presenza in Chinzica di un

organo di potere, considerando che in quel periodo il centro politico e amministrativo della città si trova in Cortevecchia (attualmente la zona attorno a Piazza dei Cavalieri). La Cappella di S.Agata invece, testimoniata per la prima volta nel 1132,17 viene costruita come sala del

capitolo dei monaci di S.Paolo a Ripa d'Arno. Un'altra chiesa coeva in realtà sopravvive, seppur rifatta integralmente ai primi del '700: S.Maria Maddalena, fondata come oratorio nel

12 La misura massima per l'altezza delle torri nella zona di Chinzica fu fissata come minore o uguale alla torre di Guinizone figlio di Gontulino. Si veda GARZELLA, 1990, p.104.

13 A partire dal 1132 il toponimo Chinzica si estende anche alla zona di S.Paolo. Ibid, p.95. 14 Ibid., p.183.

15 PALIAGA, RENZONI, 1991, p.165. 16 GARZELLA, 1990, pp.167-168. 17 PALIAGA, RENZONI, 1991, p.13.

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circondario di S.Cristina nel 1156. Per il resto, le chiese mano a mano sorte nel corso del XII secolo e oggi scomparse sono S.Lorenzo, S.Verano, S.Sebastiano, SS.Ippolito e Cassiano, SS.Cosimo e Damiano e S.Egidio.

La parrocchiale di S.Lorenzo, ubicata nell'odierna piazza la Pera, viene fondata nel 112718 e,

nel 1193, le viene unita la cura di S.Verano, altra parrocchiale costruita presumibilmente in questa fase storica, ma ridotta ben presto a beneficio semplice. Sia S.Lorenzo, sia la parrocchiale di S.Sebastiano, affacciata sulla Carraia Maggiore all'altezza dell'attuale retro delle Logge dei Banchi e già testimoniata nel 1111, costituiscono ulteriori avamposti nella zona ad est del ponte a conferma della sua continua urbanizzazione.

Nonostante questo, c'è una progressiva espansione dell'abitato, seppur più lenta, anche nella parte ad ovest dello stesso ponte, provata da differenti fatti, innanzitutto la presenza anche lì di nuove chiese. La parrocchiale dei SS.Ippolito e Cassiano, attestata già nel 1147,19 viene

costruita in posizione parallela al fiume, come S.Maria Maddalena. Nel 1191 è attestata anche la presenza della chiesa parrocchiale dei SS.Cosimo e Damiano, fondata dai canonici della Cattedrale – nonostante l'ostilità dei monaci di S.Paolo per la sua vicinanza – e costruita lungo la cosiddetta Via di Ponte Nuovo,20 con riferimento ad un ulteriore ponte appena costruito per

collegare Chinzica anche con via S.Maria. La costruzione di un ponte nella parte occidentale del quartiere prova ulteriormente il progressivo popolamento della zona ovest e la necessità di tenere ben collegate le due sponde. Inerente alla costruzione del Ponte Nuovo è anche la fondazione di S.Maria della Spina, chiamata originariamente S.Maria in Ponte Nuovo proprio perché in corrispondenza di esso, iniziata nel 1250 per volontà del Senato Pisano e della famiglia Gualandi.21

Prima di questa però, bisogna ricordare l'ultima chiesa costruita nello stesso periodo, S.Egidio, altro beneficio dei monaci Vallombrosani e dunque dipendente da S.Paolo, che, nel tempo, viene affidata alternativamente a regolari e a secolari.22 Essa risulta alla fine la più

isolata rispetto alla zona abitata di Chinzica pur trovandosi comunque su una direttrice del quartiere, ossia la via che dal perimetro sud delle mura porta al ponte vecchio (Carraia Pontis

Veteris), il cui tracciato più o meno è quello dell'odierno Corso Italia. Lì, nel 1242, vengono

innalzate le mura corredate di una porta d'ingresso alla città, la Porta del Gilio,23 che dà il 18 GARZELLA, 1990, p.117.

19 Ivi.

20 GARZELLA, 1990, pp.186, 237, 240. RONZANI, 1990, p.51. Gli autori citano in proposito un documento riguardante un lodo arbitrale tra i canonici della Cattedrale e i monaci di S.Paolo a Ripa d'Arno in relazione alla chiesa dei SS.Cosimo e Damiano: questo “nuovo edificio” viene infine assegnato ai Canonici il 28 agosto 1191. 21 PALIAGA, RENZONI, 1991, p.25.

22 RONZANI, 1990, p.67. 23 GARZELLA, 1990, p.183.

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nome alla via stessa per svariati lustri, pur essendo di lì a poco tamponata e resa dunque inaccessibile.

Tra XII e XIII secolo quindi, l'abitato di Chinzica, grazie soprattutto all'immigrazione dal contado e dalle zone costiere,24 si espande sia ad est, sia ad ovest di S.Cristina, seppur ancora

con alcuni disequilibri tra l'una e l'altra parte. Il quartiere tutto entra a far parte di Pisa, viene incluso nel perimetro delle mura in corso d'opera e cambiano alcuni equilibri viari interni a causa della costruzione dei due ponti. L'abitato, dal canto suo, risulta essere ancora a carattere sparso e l'insediamento a maglie larghe.25 La maggior parte delle case, ormai chiamate tali e

quindi legate ad un insediamento divenuto di tipo urbano, vengono spesso costruite secondo la prassi del “muro comune”26 e si concentrano comunque nella fascia di territorio

prospiciente il fiume (in capite Pontis Veteris), ossia la parte più vecchia di Chinzica. Lì, una rete di vicoli paralleli tra di loro, terminanti direttamente con un accesso al fiume tramite scale, interseca le maggiori direttrici.27 Questo sviluppo in lotti regolari, al giorno d'oggi

ancora individuabile, va a risultare molto differente rispetto alla stratificazione più disordinata della parte di Tramontana. D'altro canto, l'urbanizzazione di Chinzica tutta, seppur crescente, resta comunque indietro rispetto alla velocità con cui, a nord del fiume, sia laici, sia ecclesiastici lottizzano terreni assegnandoli in livello a privati con l'impegno di costruire nuovi edifici.28

24 Ibid., p.237. 25 Ibid., p.152.

26 Il “muro comune” permette di guadagnare spazio abitativo facendo risparmiare sui costi di costruzione. Si veda BALDASSARRI, MILANESE, 2004.

27 NUTI, 1981, p.14.

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1.3. Tra XIV e XV secolo.

I cambiamenti che si susseguono in città tra XII e XIII secolo hanno ripercussioni nei secoli successivi. Nuove famiglie si affacciano sulla scena del potere cittadino e l'architettura diventa specchio di questo cambiamento. Abbandonato il modello abitativo delle case-torri tipico del secolo precedente, si afferma il differente prototipo del palazzo signorile caratterizzato da un maggiore sviluppo orizzontale in pianta e un minor sviluppo verticale. Ha inizio dunque quel procedimento per il quale le vecchie case-torri vengono mano a mano inglobate nelle nuove strutture, pur sopravvivendo spesso alla vista sui nuovi prospetti. Uno degli edifici privati più importanti costruiti a Pisa nel corso del '300 è il Palazzo Gambacorti, oggi sede del Comune. Sorto come dimora signorile, nel '400 diventa però sede della Dogana, dei Consoli del Mare e, successivamente, dei Priori, identificandosi quindi come polo amministrativo nella parte d'Oltrarno.

Inoltre, entrano a Pisa una serie di nuovi ordini mendicanti i quali, pur trovando una situazione di cura d'anime ben definita, riscuotono un buon successo pastorale all'interno della cittadinanza e procedono a costruire nuovi edifici religiosi. Chinzica non è immune da questa tendenza e, dopo aver vissuto un '200 povero di iniziative edilizie ecclesiastiche, vive nel '300 una nuova ondata di costruzioni.

Innanzitutto vengono apportate modifiche a edifici già esistenti. S.Maria in Ponte Nuovo è ampliata tra il 1325 e il 1376 soprattutto nella parte esposta verso il fiume. Oltre ad essere dotata di un nuovo apparato decorativo e di una loggia chiusa, nel 1333, in seguito al dono fatto alla chiesa di una spina della corona di Cristo come reliquia, le viene assegnato il nome di S.Maria della Spina.29 S.Martino, invece, viene rifondata per iniziativa privata in seguito ad

un lascito testamentario di fine '200 destinato proprio alla ricostruzione della stessa chiesa. Della fabbrica trecentesca di S.Martino resta infatti la parte inferiore della facciata, mentre il resto dell'edificio subisce ulteriori modifiche in un secondo momento. Dopo i lavori, conclusi presumibilmente per il 1337, la chiesa, affiancata dal nuovo complesso conventuale, viene destinata alle monache clarisse che vi rimangono fino alle soppressioni leopoldine.30 La

badessa di S.Martino inoltre, dal 1371 concede un altare alla Confraternita dell'Angelo Raffaello, fondata nel 1342 e dedita all'amministrazione dello Spedale della Carriola in S.Martino.31

Altri due oratori oggi non più esistenti vengono fondati in Chinzica nel '300: S.Maria della Neve e S.Giovanni in Spazzavento. La prima, “edificata per lo Comune e per lo Popolo di

29 PALIAGA, RENZONI, 1991, p.25. 30 Ibid., p.160.

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Pisa”,32 viene fondata nell'agosto del 1346 dirimpetto a S.Paolo, in corrispondenza della Porta

collegata al ponte della Cittadella vecchia. La seconda invece, affiancata da uno Spedale, non nasce come costruzione ex novo, ma come riuso di una serie di locali circondati da orti e acquistati nel 1340 dalla Compagnia di S.Giovanni in località Spazzavento, ossia nella parte sud del quartiere.33

Le altre costruzioni ecclesiastiche sorte in Chinzica nello stesso periodo sono fondate a beneficio dei nuovi ordini regolari e ad oggi sono ancora presenti nel tessuto cittadino. Le fondazioni avvenute prima della peste del 1348 sono S.Maria del Carmine tra 1324 e 1328 lungo la via del Gilio per i Carmelitani34 e S.Antonio in Spazzavento nel 1341 per

concessione dell'abate di S.Paolo.35 Quest'ultima sorge in prossimità delle mura in località

Spazzavento, quindi nei pressi delle Case acquistate dalla Compagnia di S.Giovanni e nel 1475 viene ceduta ai Serviti che dal 1405 sostituiscono i Vittorini in S.Andrea in Chinzica. Vari anni dopo la pestilenza, a cavallo tra '300 e '400, hanno luogo altre due fondazioni importanti. In prossimità di S.Paolo, nel 1393, viene fondato il monastero di S.Benedetto per le monache benedettine,36 mentre sulla via del Gilio, vicino alla porta omonima, viene fondato

il monastero di S.Domenico per le monache domenicane. Sebbene si abbia testimonianza di alcuni lavori al complesso finanziati dai Gambacorti nel 1392, questo edificio viene consacrato solo nel 1457 e ospita le suddette monache fino all'età napoleonica.37

Infine, un altro ordine regolare femminile ottiene uno spazio in Chinzica nel corso del secolo successivo: nel 1444 è fondato in posizione un po' più centrale rispetto agli altri il monastero di S.Bernardo, corredato di Spedale, per le monache cistercensi che lo tengono anch'esse fino all'età napoleonica.38

Chinzica si trova dunque dotata di nuove fondazioni, soprattutto monastiche, sparse a macchia d'olio sulla sua superficie. Bisogna ricordare che col passare dei secoli la realtà degli ordini regolari subisce modifiche di diversa entità. Lo scorrere del tempo, infatti, contribuisce a modificare l'applicazione purista dell'originaria Regula Benedicti, quindi tra X e XII secolo si verificano inevitabili ramificazioni accompagnate da velleità di “ritorno alla regola” che portano, al contrario, elementi di novità: nuovi ordini, nuovi edifici, nuovo vestiario e nuove abitudini come l'inclusione dei conversi nelle comunità monastiche. Successivamente, la

32 Ibid., c. CXIII r. 33 Ibid., c.CC r. 34 PALIAGA, RENZONI, 1991, p.156. 35 Ibid., p.14. 36 Ibid., p.18. 37 Ibid., p.151. 38 Ibid., p.149.

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figura del frate, legata alla diffusione basso-medievale degli ordini mendicanti (primi fra tutti i Francescani, che a Pisa trovano la propria sede a Tramontana, i Domenicani, gli Agostiniani e i Carmelitani) si trova a convivere con le preesistenti comunità di monaci neri e monaci bianchi. La tendenza degli ordini mendicanti formalmente accettati a cercare un maggiore contatto con la comunità, porta i frati a fondare conventi nelle città, specialmente quelle cosmopolite, sedi di traffici commerciali e di Università.39 Questa inclinazione a fondare

“abbazie urbane” si unisce al progressivo abbandono, da parte degli ordini più antichi, della tradizione di fondare abbazie in zone isolate e lontane dalla “corruzione morale” dei centri abitati, dove la chiesa secolare la fa da padrone. Pisa si presenta come una città adatta allo scopo. Oltre ad avere sempre avuto un ruolo importante nel commercio nel Mediterraneo, nel 1343 diventa sede universitaria (sebbene come Studium viva condizioni di avversa fortuna nei primi due secoli di attività). In più, la conformazione ancora ad isole della città, soprattutto nella zona di Chinzica, la rende particolarmente adatta all'insediamento delle case regolari

intra moenia, mostrando la possibilità di includere giardini ed orti all'interno delle costruzioni

monastiche40 e assicurando loro una sorta di posizione mediana tra l'isolamento e la vicinanza

alla vita cittadina. La maggior parte dei monasteri e conventi fondati in Chinzica in questa fase risulta infatti defilata rispetto alla zona più densamente abitata, ma allo stesso tempo ha una posizione di rilievo nei pressi delle porte d'entrata alla città o delle vie di percorrenza. Oltre a questo, il fatto di essere all'interno del perimetro murario permette ai regolari di essere più vicini alle dinamiche della città, contribuendo a gettare le basi per la definizione di quel tortuoso intrico di poteri spartiti con la chiesa secolare verso il quale si ritrova ad agire il Granduca Pietro Leopoldo alla fine del '700.

Quando viene fondata la chiesa di S.Bernardo, Pisa si trova già sotto il suo primo dominio fiorentino. Entrati in città nel 1409, i fiorentini la tengono fino alla discesa di Carlo VIII nel 1494. Oltre a instaurare un regime poco gradito ai pisani che causa una diaspora di vari esponenti di famiglie borghesi e nobiliari, essi avviano lavori di fortificazione all'interno della città, non solo a Tramontana dove ricostruiscono il complesso della Cittadella danneggiata dalle precedenti guerre civili, ma anche a Mezzogiorno. Qui, a partire dal 1475, viene costruito un primo bastione inteso come presidio fiorentino in città che va ad inglobare la chiesa di S.Andrea, motivo per cui i padri Serviti, lì presenti dal 1405, vengono trasferiti in S.Antonio. L'edificio viene in gran parte demolito e ricostruito per essere successivamente utilizzato come luogo di culto per i militari insediatisi nel forte.

39 KNOWLES, 1969, p.117. 40 GRECO, 1984, p.21.

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1.4. Tra XVI e XVII secolo.

Per Chinzica il XV secolo è, come il XIII, piuttosto scarno dal punto di vista delle nuove fondazioni. Nonostante la presenza periferica dei nuovi edifici religiosi sorti tra '300 e '400, l'abitato d'Oltrarno, nell'immediato, non si espande particolarmente nella loro direzione, complice probabilmente anche il parziale spopolamento della città sottoposta al dominio fiorentino. D'altro canto la stessa pianta Scorzi, prodotta a cavallo tra '600 e '700, mostra un quartiere le cui parti periferiche sono ancora parzialmente disabitate.

Nel 1512 Pisa viene nuovamente conquistata dai fiorentini che provvedono a ricostruire in Oltrarno la Fortezza Nuova sulle spoglie del forte costruito durante la prima conquista e parzialmente abbattuto dai pisani dopo la discesa di Carlo VIII. La chiesa di S.Andrea in Chinzica risulta definitivamente inglobata all'interno di esso continuando, come previsto, la sua funzione di cappella militare.

Verso la metà del secolo iniziano ad avere luogo in città, soprattutto a nord del fiume, una serie di interventi di matrice granducale che rendono in poco tempo Pisa una degna “seconda città” del Granducato.41 Grazie a queste iniziative, Pisa si dimostra inoltre una città in linea

con la generale realtà urbana del tardo Cinquecento in cui è ben visibile il marchio dell'assolutismo. La zona di Chinzica, però, rimane generalmente in secondo piano rispetto questi grandi interventi diretti, che, a sud dell'Arno, si riducono alla costruzione del Bastione Sangallo, della Loggia dei Banchi e del Canale dei Navicelli. Tuttavia, in materia di edifici religiosi legati all'iniziativa privata, vede alcune fondazioni dovute soprattutto alla nascita di nuove confraternite e restauri di chiese preesistenti.

Il Concilio di Trento (1545-1563) porta con sé una serie di provvedimenti gravidi di conseguenze. Il richiamo ad una religiosità più austera e a norme disciplinari più rigide

41 La seconda stagione fiorentina, inizialmente, conferisce a Pisa una nuova veste risvegliandone il prestigio sopito dopo i tempi della Repubblica. I maggiori interventi riguardano la parte di Tramontana.

Cosimo I Medici (1537-1574) riattiva lo Studium pisano nel 1543, dotandolo di una sede atta allo scopo - l'attuale Sapienza - e di un importante Orto Botanico. Nel 1544 viene aperta Piazza delle Vettovaglie per scopi alimentari: l'intervento dona un nuovo volto ad una delle aree storicamente più rilevanti e stratificate della città. Nel 1562 viene fondato l'Ordine dei Cavalieri di S.Stefano, con la conseguente sistemazione dell'attuale Piazza dei Cavalieri, del vecchio Palazzo degli Anziani e la costruzione della collegiata di S.Stefano al posto di una chiesa preesistente, S.Sebastiano alle Fabbriche Maggiori.

Successivamente Francesco I (1574-1609) fa costruire un nuovo palazzo come residenza invernale per la corte (l'odierna sede del Museo di Palazzo Reale e della Soprintendenza). Commissionato al Buontalenti, si impone come esempio di un classicismo puro e scevro di ornamenti, dove il dato principale è costituito dall'orizzontalità del prospetto e dal ritmo cadenzato e regolare delle finestre.

Ferdinando I Medici (1587-1609), dal canto suo, prosegue le opere legate allo Studium e all'Ordine di S.Stefano. La fabbrica del Collegio Ferdinando (una casa dello studente ante litteram), da lui fondato, ma spesato dalle città del Granducato che mandano studenti a Pisa, viene conclusa nel 1595 e seguita dalla costruzione del Collegio Puteano, con scopi simili, nella Piazza dei Cavalieri. Nel 1588 invece, ha inizio la costruzione degli Arsenali Medicei nella zona di Terzanaia, presso le vecchie strutture degli Arsenali Repubblicani e della Torre Guelfa, obbligando lo spostamento a nord dell'Orto Botanico.

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conduce ad un maggior intervento nel campo dei benefici ecclesiastici e del loro funzionamento.42 Se da una parte si cerca di arginare l'impiego lucroso che ne fanno i

responsabili designati, dall'altra non c'è una vera e propria razionalizzazione di ruoli e competenze in ambito ecclesiastico. Infatti, la chiesa pisana continua a vivere sulla complicata rete di poteri istituzionali formatisi a partire dall'età medievale, conservando la propria struttura articolata sulla centralità dei benefici ecclesiastici.43 La figura dell'Arcivescovo,

scelto a sua volta dal Granduca, ha in realtà scarsi poteri e la maggior parte delle chiese parrocchiali sfugge ormai alla sua giurisdizione poiché sottoposta a quella dei propri patroni, laici o religiosi. Una serie di strutture monastiche e conventuali, inoltre, ha il controllo di una fetta della cura d'anime - nonostante questo sia contrario all'originaria regola monastica - e gode del “diritto di esenzione” limitando ulteriormente la giurisdizione arcivescovile.44

Oltre a questo, il clima post-tridentino diventa fonte di una nuova vitalità, espressa tramite forme di religiosità laica. A livello locale si formano - o ri-formano, dotandosi di nuovi statuti - diverse tipologie di confraternite e compagnie. Vicine alla chiesa regolare, fondate spesso per volontà di esponenti laici, esse si configurano come organismi dediti a disparate attività, dalla cura degli infermi, all'assistenza ai carcerati.45 Inutile dire che, a Pisa, proprio come i

conventi stessi, anch'esse diventano in breve tempo parte integrante della scacchiera su cui si muovono i maggiori interessi del patriziato cittadino. Se i conventi sono il luogo giusto dove piazzare donne e uomini rampolli della buona società, le confraternite finiscono per essere popolate da laici volonterosi di entrare in questioni ecclesiastiche non tanto in virtù di una sincera predisposizione, quanto grazie alla propria posizione sociale.46

Verso la metà del '500 giunge in Chinzica la confraternita di S.Guglielmo, spostandosi dalla sua precedente sede in S.Lorenzo alla Rivolta, vicino piazza S.Caterina. Nel 1549, infatti, le viene concessa come sede la vecchia chiesa di S.Verano, ridotta da tempo a beneficio della chiesa di S.Lorenzo in Chinzica e posta nelle immediate vicinanze della chiesa del Carmine.47

Nel 1574 alcuni membri di questa si scindono fondando la confraternita della Vergine Annunziata e costruendone l'oratorio vicino a S.Maria Maddalena.48 Nella stessa fase, anche

la confraternita dell'Angelo Raffaello si dota di una propria struttura nei pressi di S.Martino, dopo avere officiato per secoli presso un altare posto in essa. Nessuna di queste tre costruzioni

42 CRISTIANI, 1985, pp.22-24.

43 Per approfondimento sul funzionamento dei benefici ecclesiastici si veda cap.3, pp.44-47. 44 GRECO, 1980, p.131.

45 Ibid., p.132.

46 GRECO, 1984, p.77.

47 TRONCI, “Descrizione...” c. CCVI r. 48 Ibid., c. CCXIV r.

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sopravvive, contrariamente alla chiesa di S.Antonio in Qualconia, seppur ad oggi sconsacrata e in stato di degrado. Questo oratorio viene edificato dietro l'abside di S.Paolo a Ripa d'Arno per la compagnia di S.Antonio,49 ma non se ne conosce la data certa poiché i documenti

relativi vengono irrimediabilmente danneggiati durante una piena dell'Arno nel 1568. È certo però che dal 1571 i suoi confratelli sono autorizzati a portare la croce dei Cavalieri di S.Stefano sulla propria cappa e nel 1605 vengono formalmente aggregati all'Ordine.

È importante ricordare che la fondazione dell'Ordine di S.Stefano contribuisce al processo di privatizzazione e frammentazione della giurisdizione ecclesiastica di cui sopra.50 Il primo

Ordine religioso cavalleresco ad avere una sede in Pisa è l'Ordine degli Ospitalieri di Gerusalemme dal quale dipendono le chiese di S.Sepolcro e S.Maria Maddalena, ma i Cavalieri di S.Stefano hanno da subito un peso molto più grande sulle dinamiche cittadine, in quanto creazione medicea51 e dunque espressione tangibile della longa manus del potere

granducale in Pisa, incarnata dal Priore dell'Ordine. L'Ordine dei Cavalieri di S.Stefano Papa e Martire, nome completo della congregazione, viene fondato da Cosimo I Medici nel 1562. Viene ufficialmente costituito per combattere i cosiddetti infedeli sul mare, ma sono molte le interpretazioni date al suo profondo significato. La sua costituzione è stata anche letta sia come un modo per rilanciare il ruolo di Pisa, caduta in secondo piano, sia come un modo per allontanare da Firenze gli intellettuali potenziali fomentatori di rivolte e le teste calde.52 Il dato

certo è che, più somigliante ad un'istituzione pia di approvazione pontificia che ad una vera e propria religione regolare,53 diventa un altro pretesto per radunare esponenti del ceto patrizio.

La collegiata di S.Stefano viene costruita tra il 1565 e il 1567 nell'allora Piazza delle Sette Vie, rimaneggiata per diventare quartier generale dell'Ordine. Il progetto globale viene affidato a Giorgio Vasari, ma sia lui, sia Cosimo I (già Duca dal 1537 e creato Granduca nel 1570) muoiono nel 1574 senza vederne la sistemazione definitiva. Pur trovandosi la collegiata e la piazza nella parte settentrionale di Pisa, fin da subito l'Ordine di S.Stefano ha un nucleo di controllo anche nella zona di Chinzica. Infatti, tra 1564 e 1565 l'abbazia di S.Paolo diventa commenda dell'Ordine di S.Stefano di patronato della famiglia Grifoni, portando con sé in questo destino anche tutte le strutture divenute nel tempo suoi possedimenti: la cappella di S.Agata, il convento di S.Benedetto e le chiese di S.Egidio, S.Sebastiano e SS.Ippolito e Cassiano.

Anche l'ultima chiesa di Chinzica fondata ex novo in questo periodo, infine, ha a che fare con

49 Ibid., c. CLXXXIIX r. 50 Si veda cap.2, pp.33-34. 51 GRECO, 1984, p.56.

52 RUPI, MARTINELLI, 1997, p.173. 53 Ibid., p.95.

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la famiglia Medici. Nel 1612 il Granduca Cosimo II dona una parte di terreno presso il monastero di S.Bernardo alle monache dell'Ordine di S.Giovanni di Gerusalemme, il cui superiore al tempo è Don Antonio de Medici, figlio illegittimo di Francesco I. Su questo terreno, negli anni immediatamente successivi, viene costruito il monastero di S.Giovanni de' Fieri, tutt'oggi in piedi.54 Ennesimo monastero fondato per raccogliere le donne del patriziato,

il suo progetto viene affidato a Cosimo Pugliani, architetto affiliato alla scuderia granducale. Lo stesso architetto, alcuni anni prima, viene impegnato nella costruzione delle Logge dei Banchi su progetto del Buontalenti.55 L'edificio, realizzato in Chinzica tra 1603 e 1605 per

volontà di Ferdinando I, segue la scia di una nuova tipologia edilizia a metà tra la struttura a corte porticata e la loggia medievale, già sperimentata all'estero quanto in Italia, dove il Mercato Nuovo di Firenze, commissionato da Cosimo I a metà '500, costituisce l'esempio più diretto per la corrispondente interpretazione pisana.56 Le Logge dei Banchi vengono costruite

per assolvere una funzione sia estetica, sia commerciale. Dal punto di vista estetico esse guadagnano ulteriore decoro e maggiore significato grazie all'abbattimento delle carceri antistanti ad esse nel 1637, le quali vengono rase al suolo per favorire la costruzione del nuovo ponte centrale, previsto leggermente più a valle rispetto al vecchio.57 Dal punto di vista

commerciale, costituiscono un polo importante nell'area di Mezzogiorno, considerando il fatto che ormai Pisa è l'emporio diretto dello scalo mercantile della neonata Livorno. La centralità della loro posizione e la vicinanza alla sede del Podestà presso il vecchio Palazzo Gambacorti, oggi sede del Comune, non può che ribadirne il ruolo considerevole.

Più o meno negli stessi anni Pugliani è anche ingaggiato in alcuni lavori di restauro e consolidamento presso la vicina S.Bernardo e la Chiesa della Spina.58 Un'ondata di

ristrutturazioni, sulla scia del Concilio di Trento, ha luogo a cavallo tra '500 e '600 e va a coinvolgere molte chiese di Chinzica, soprattutto quelle ancora esistenti.59 Il Tronci, che resta

una delle fonti maggiormente attendibili per il periodo coevo a queste trasformazioni, non riporta per contro nessun intervento strutturale su tutte le altre chiese di Chinzica ad oggi

54 PALIAGA, RENZONI, 1991, p.154. 55 TOLAINI, 1967, p.63.

56 Sulle costruzioni a loggia si veda CONFORTI, 2005, pp.98-101. 57 NUTI, 1981, p.16.

58 Ibid, p.25 e p.149.

59 Sul finire del XVI secolo in S.Sepolcro vengono aperte nuove finestre ed innalzati i muri, mentre S.Maria del Carmine viene ampliata e riconsacrata nel 1612. S.Paolo subisce alcuni restauri interni a partire dal 1615 come del resto S.Cristina tra 1639 e 1643, la quale probabilmente ne subisce alcuni anche all'esterno. S.Antonio in Qualconia, invece, dopo il 1605 viene dotata di un soffitto ligneo intagliato e dorato, mentre nel 1643 in S.Benedetto vengono distrutti gli originari affreschi di Benozzo Gozzoli. Infine, anche S.Martino è interessata da lavori a più riprese che coinvolgono sia l'assetto interno, sia la facciata esterna dove, nel 1609, viene aperta una serliana nella parte superiore. Si veda PALIAGA, RENZONI, 1991, pp. 165, 156, 29, 20, 16, 18, 160. Per una panoramica sui restauri post-tridentini a Pisa si veda anche BURRESI, CATALDI, RATTI, 1990, pp.288-305.

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scomparse, con l'eccezione di SS.Cosimo e Damiano, dove Cosimo II commissiona un altare dedicato ai santi titolari della chiesa,60 non a caso i santi protettori della famiglia Medici.

Tuttavia, considerando che molti di questi restauri post-tridentini coinvolgono l'interno delle strutture religiose per uniformarle alle nuove idee di ordine e decoro, è possibile che altre chiese scomparse vivano alcuni cambiamenti i quali non sono citati esplicitamente come tali nella Descrizione, ma sono pur sempre ravvisabili tra le righe. La disposizione simmetrica degli altari e la presenza di tele di nuova fattura, per esempio, sono da annoverare tra le spie di intervento post-conciliare all'interno delle chiese.61

Si può quindi vedere in realtà come l'interesse granducale abbia coinvolto, direttamente o indirettamente, anche l'Oltrarno, non con la serie dei grandi lavori che vanno ad interessare Tramontana, bensì con commissioni di minore entità, donazioni e grazie alla giurisdizione dei Cavalieri di S.Stefano.

Infine, va segnalato che per un breve periodo tra 1593 e 1595 il quartiere di Chinzica vede anche la presenza della sinagoga ebraica, situata all'interno di un palazzo ricavato poco tempo prima dalla fusione di tre case di proprietà Lanfranchi. Quando la sinagoga viene spostata dall'altra parte del fiume, il palazzo viene affittato alla famiglia Da Scorno che lo compra nel 1607.62

60 TRONCI, “Descrizione...” cc. LIX r. 61 Si veda cap.3, pp.52-53.

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1.5. Tra XVIII e XX secolo.

Per Chinzica il lungo periodo delle fondazioni ecclesiastiche si conclude nel '600. Successivamente, infatti, hanno luogo soltanto episodi di restauro, ricostruzione o soppressione, riuso e demolizione delle chiese precedentemente fondate. Queste iniziative si realizzano sullo sfondo dei più grandi cambiamenti che, soprattutto a partire dall'800, investono Pisa, compresa la zona d'Oltrarno.

Il '700 si configura ancora come un secolo di languore. Dopo le grandi iniziative inaugurate da Cosimo I e portate avanti dai suoi immediati successori, gli ultimi Medici non mettono in cantiere grandi progetti per le proprie città: la maggior parte degli sparuti interventi su Pisa, infatti, è regolata dalla committenza privata e risulta quindi di respiro individuale e non collettivo. Tra gli interventi in materia ecclesiastica sottoposti al patrocinio di privati figura anche una seconda ondata di massicci restauri a molte chiese cittadine.63

Successivamente, con il subentro della dinastia Lorena nel 1737 e soprattutto con Pietro Leopoldo, Granduca dal 1765 al 1790, inizia a manifestarsi un rinnovato interesse per Pisa, benché neppure questo si traduca immediatamente in lavori di ampio respiro sulla città. Gli effetti dei lunghi anni di incuria sono manifesti e la descrizione di una città sporca e trascurata si ritrova anche nei resoconti dei Grands Tours settecenteschi dove Pisa è inserita come tappa d'obbligo, ma viene descritta, un po' per veridicità e un po' per cliché, come “l'ombra di quello che è stata un tempo”.64

In questo periodo la parte di Chinzica mantiene sempre la sua struttura stradale storica articolata in una serie di vie principali perpendicolari e parallele al fiume – sulle quali si trovano le chiese, sia quelle tuttora esistenti, sia quelle scomparse – completa dei suoi sbocchi regolari sul Lungarno.65

Proprio i Lungarni vivono in questa fase una nuova considerazione del proprio ruolo quale “più bello e più sorprendente teatro”, dove “il vago giro della curva linea” produce la “vaga ed oltremodo dilettevol veduta”66 tanto riportata e celebrata dai viaggiatori. In Chinzica questa

attenzione ai prospetti sul Lungarno si manifesta inizialmente con la costruzione dell'orologio di Palazzo Pretorio67 e la nuova terminazione a volute delle Logge dei Banchi progettata da

63 CACIAGLI, 1994, pp.85 e 91. Sono qui annoverate le chiese pisane ancora esistenti individuate tra quelle profondamente rinnovate nel corso del '700: S.Maria Maddalena, S.Bernardo e S.Benedetto a Mezzogiorno; Madonna dei Galletti, S.Anna, S.Tommaso, S.Marta, S.Apollonia, S.Chiara, S.Vito, S.Giuseppe e S.Giorgio a Tramontana.

64 La Toscana descritta: incisori e viaggiatori del '700, 1990, p.101. 65 CACIAGLI, 1994, p.77.

66 DA MORRONA, 1812, pp.358-359. 67 BARSANTI, 1995, p.77.

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Ignazio Pellegrini.68 Per il resto, l'unico intervento di matrice granducale e di maggiore respiro

in Chinzica è la smilitarizzazione della Fortezza,69 venduta poi a privati.

A cavallo tra '700 e '800, nell'ambito religioso, la città vive soprattutto cambiamenti legati all'assetto istituzionale che solo di riflesso e per naturale conseguenza si traducono in mutamenti di tipo urbanistico e architettonico. Con l'insediamento di Pietro Leopoldo, accanto ad una serie di provvedimenti in materia religiosa volti sostanzialmente a limitare i privilegi del clero radicati da secoli, tra 1782 e 1785 si assiste ad un'ondata di soppressioni di enti ecclesiastici che va ad investire alcune strutture parrocchiali, ma soprattutto compagnie e confraternite laicali.70 Le conseguenze sono il riutilizzo o la demolizione di diversi edifici

religiosi pisani tra quelli oggi non più esistenti. Alle soppressioni leopoldine seguono provvedimenti di ripristino voluti dal suo successore Ferdinando III una volta creato Granduca nel 1790, attuata per placare una serie di insurrezioni popolari tra le cui concause figurano proprio la richiesta di recupero delle pratiche di culto e religiosità popolare vietate da Pietro Leopoldo.71

Quando nel 1799 la Toscana cade sotto l'occupazione francese, anche Pisa subisce la seconda ondata di soppressioni, voluta da Napoleone, molto più radicale e virulenta di quella leopoldina, sebbene entrambe abbiano tra i loro scopi il risanamento del debito pubblico dello Stato. In questa occasione, se la maggior parte delle opere d'arte e dei beni degli edifici soppressi viene dispersa e fatta confluire nelle proprietà demaniali, gli edifici stessi e i patrimoni fondiari appartenuti agli ecclesiastici vengono messi in vendita a favore di possidenti privati ed imprenditori.72

Tuttavia, nemmeno durante la fase di dominazione francese si assiste ad importanti iniziative architettoniche, né ad un particolare rinnovamento urbanistico di Pisa, la quale continua a presentarsi come una sorta di sacrario del suo passato.73 Nel 1814, con la caduta di

Napoleone, la Toscana torna sotto l'egida dei Lorena: Ferdinando III, ritornato al potere, cerca di mediare tra la vecchia legislazione e l'apparato napoleonico, ripristinando però nuovamente molti conventi ed entità ecclesiastiche soppresse.74

Bisogna aspettare ancora alcuni decenni prima di assistere agli interventi urbanistici più consistenti che andranno a modificare anche la zona di Chinzica, soprattutto nelle sue

68 TOLAINI, 2004, pp.12-13. 69 NUTI, 1981, p.19.

70 Per maggiori dettagli sulla politica ecclesiastica leopoldina si veda cap.3, pp.57-58. 71 CATALDI, 2008, p.265.

72 BARSANTI, 1999, p.249. 73 Ibid., pp.186-187. 74 ANGIOLINI, 2008, p.92.

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propaggini meridionali, ma già nella prima metà dell'800 si possono riscontrare avvisaglie di cambiamento rispetto al passato. Parlando per termini generali, il XIX secolo si configura come l'epoca della secolarizzazione della società, il salto nella modernità, il momento di definitiva cesura con molti retaggi del passato. In questa temperie, anche il ruolo dell'edilizia ecclesiastica assume una nuova valenza. Il complicato intreccio tra sfera clericale e sfera laica mano a mano si dipana, separando maggiormente i due ambiti. Dalle soppressioni leopoldine in poi le strutture ecclesiastiche pisane che non vengono mantenute come cure d'anime o per motivi storici subiscono cambi di destinazione o demolizioni. I servizi pubblici legati al beneficio della comunità ricoperti nel passato dalle compagnie o confraternite sono ormai amministrati da soggetti diversi, come lo Stato stesso, e causano il progressivo sgretolamento della maggior parte di queste entità.75

Cambia dunque in generale il ruolo rivestito dagli stessi edifici ecclesiastici all'interno della città e nei confronti della comunità. Infatti, mentre si affermano nuovi punti di riferimento di natura assolutamente differente, come le stazioni ferroviarie, i teatri e i musei, il peso delle strutture religiose nel tessuto cittadino in un certo senso diminuisce, delineandole non più come esclusivo polo di aggregazione, ma piuttosto come monumenti cittadini.

Da un lato i generici episodi di restauro alle chiese cittadine sono visti come operazioni di manutenzione, spesso intralciate da lungaggini burocratiche, così che vari edifici risultano vivere lunghi periodi di degrado. Dall'altro, però, inizia a fare capolino una volontà di conservazione dei monumenti che si traduce in alcuni casi in operazioni di restauro di grande portata, ma dal risultato controverso.76 In Chinzica è il caso delle chiese di S.Sepolcro e di

S.Maria della Spina su cui sono portati avanti lavori volti, nelle intenzioni, ad una maggiore valorizzazione, ma che nella pratica si rivelano molto invasivi. Se nel 1853 S.Sepolcro viene privata del portico in virtù del principio del “ritorno alle origini” nel corso di un restauro volto a risollevarla da uno stato di degrado, vent'anni dopo S.Maria della Spina viene smontata e rimontata più in alto rispetto alla sua posizione originaria.77

Entrambi questi interventi si intrecciano a loro volta con le trasformazioni che Chinzica vive a partire dalla metà dell'800, in misura più consistente di altre zone cittadine proprio in virtù della grande quantità di spazi inabitati ancora presenti nel suo tessuto. Gli obiettivi dei lavori pubblici svolti a Pisa in questo periodo, in linea con la generale estetica ottocentesca, sono volti a risolvere problemi di traffico e di risanamento di zone densamente costruite. I lavori su

75 ZUCCONI, 2004, p.134. 76 NUTI, 1998, pp.213-218.

77 Per approfondimento sul restauro a S.Sepolcro si veda NUTI, 1998, pp.225-231. Per approfondimento sul restauro alla chiesa della Spina si veda NUTI, 1998, pp.232-235.

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S.Sepolcro e sulla chiesa della Spina, per esempio, procedono di pari passo con interventi di innalzamento del piano stradale e di rettificazione del Lungarno, tramite i quali si cerca di risolvere il problema sempre più frequente delle alluvioni.

Con l'inclusione della Toscana nel Regno d'Italia, poi, a Pisa viene inaugurata nel 1862 una nuova stazione dei treni. Costruita al di là della cerchia muraria di Chinzica, la sua presenza concorre a rivoluzionare il punto d'ingresso alla città, favorendo anche la comparsa di attività commerciali e abitazioni nelle sue immediate vicinanze. La nuova stazione diventa a sua volta il punto di irradiamento di nuovi assi viari che modificano equilibri urbanistici consolidati da secoli. La sua collocazione è in asse con la via del Gilio (o del Carmine, successivamente intitolata a Vittorio Emanuele e ad oggi Corso Italia) e il Ponte di Mezzo. Si forma così una linea retta principale che taglia l'Oltrarno da sud a nord spostando dalla vecchia Via S.Martino sia il punto d'entrata a Pisa, sia il flusso delle attività commerciali e ricettive.

Tra gli anni '60 e gli anni '70 dell'800, nella zona detta “Campo al Canapaio” viene tracciata una nuova strada che, chiamata prima Via S.Cassiano, poi Via Fibonacci e infine Via Crispi, offre nuove possibilità per quanto riguarda l'insediamento umano, essendo questa zona non ancora satura. Inoltre, quando viene messa in opera la costruzione del ponte Solferino,78

diventa un ulteriore passaggio preferenziale per indirizzare i turisti dalla stazione alla Torre Pendente, sfruttando l'allineamento della nuova strada e del nuovo ponte con la preesistente Via Solferino, nota oggi col nome di Via Roma. L'utilità di questo raccordo è testimoniata anche nella guida francese scritta da Destantins-Anthony nel 1888 che definisce la Via Fibonacci come il cammino più breve per giungere in Piazza dei Miracoli, seppure il percorso di Via Vittorio Emanuele venga definito più gradevole.79

Pisa arriva dunque alla fine dell'800 come una città moderna, pur mantenendo il fascino della propria storia, anche in virtù del flusso di visitatori che è abituata a ricevere dal tempo dei

Grands Tours e che con la presenza della stazione centrale va incrementando. Anche il nucleo

abitato va espandendosi ed il limite urbano fissato dalla stazione viene ben presto scavalcato.80 A fronte di questa crescita dell'abitato le mura stesse si ritrovano inglobate nel

tessuto cittadino, da tempo non più intese come difesa, bensì come limite opprimente della città. Il destino della rete muraria sembra quindi accomunato in parte a quello della rete

78 Sul Piano Micheli, in cui è inserita la costruzione del ponte Solferino si veda RUPI, MARTINELLI, 1997, p.101.

79 DESTANTINS-ANTHONY, 1888, p.30. “La première pensée du touriste qui visite Pisa est de voir ses monuments et tout d'abord ceux qui sont réunis sur la Place de la Cathédrale. Pour y aller le voyageur, après avoir passé la Barrière Victor-Emanuel pourra prendre à son gré la Rue Fibonacci, chemin plus court, ou la Rue Victor-Emanuel, qui traversant le centre de la ville est plus agréable.”

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ecclesiastica: ciò che non ha un'importanza, un ruolo specifico o non costituisce fonte di reddito viene destinato a nuovo uso oppure semplicemente ignorato.81

Nel '900 la prima avvisaglia di una stagione di grandi interventi si ha nel periodo fascista: nell'agosto 1929 viene infatti indetto un concorso tra ingegneri e architetti italiani per stilare un “Progetto di massima del piano regolatore di ampliamento e di sistemazione interna della città di Pisa”.82 Le sue linee guida sono lo sviluppo esterno della città, il decongestionamento

della parte storica dal traffico in modo, però, da rispettare la cinta muraria e alcune soluzioni di “diradamento igienico”, meno massivo rispetto agli sventramenti ottocenteschi, volto a mettere in evidenza gli edifici più importanti.83 Sulla carta le intenzioni del progetto sembrano

quindi voler salvaguardare, se non addirittura valorizzare, le parti storiche della città intese come monumenti, tra cui si annoverano esplicitamente le mura e gli edifici notabili, alcuni dei quali sono senza dubbio rappresentati da fabbriche ecclesiastiche.

Durante il ventennio sono vasti gli interventi nell'ambito dell'edilizia collettiva, come dimostrano la predisposizione di rioni e case popolari e la costruzione di molte sedi universitarie, nuove scuole e nuovi reparti specialistici all'interno dell'ospedale S.Chiara, ma nell'ambito dell'architettura ecclesiastica, in generale, non si verificano molti interventi significativi.84 Nonostante questo, varie zone di Chinzica occupate da chiese e nel tempo

adibite a nuovo uso, vengono interessate da progetti di lavori pubblici, alcuni effettivamente realizzati, altri rimasti sulla carta, che non si dimostrano particolarmente attenti alla conservazione delle strutture che vi si trovano coinvolte.

Uno di questi è l'acquisto da parte del Comune del giardino di Palazzo Scotto per ripristinarlo e renderlo uno spazio verde di fruizione pubblica.85 Il secondo è lo spostamento del mercato

ortofrutticolo dalla stazione Leopolda alla nuova piazza Chiara Gambacorti, il cui invaso viene ricavato tramite un piccolo sventramento legato a motivazioni di carattere igienico. Un progetto analogo viene steso nel 1942 e prevede lo sventramento del quartiere della Nunziatina, definito infatti come “uno dei più malsani e anti-igienici della città”:86 pur 81 Sul ruolo delle mura pisane nel XIX secolo si veda NUTI, 1998, pp.238-240.

82 Il progetto vincitore è noto come “3P-ST” ed è stilato dagli architetti Paniconi, Pediconi, Petrucci, Susini e Tufaroli. Prevede la realizzazione di vie di scorrimento oltre le mura urbane, lasciando però libere le aree attorno ad esse come zone verdi, la costruzione di edifici per la collettività (quali scuole, dipartimenti universitari, cliniche e carceri) e la predisposizione di un'area industriale nella parte sud, vicino a Porta a Mare. Non tutti i punti del progetto vengono in realtà rispettati e gli interventi architettonici e urbanistici di stampo fascista su Pisa, nonostante i propositi iniziali, finiscono per non configurarsi come organici, bensì come realizzazioni isolate e poco integrate tra di loro nel tessuto cittadino. Per approfondimenti si veda RUPI, MARTINELLI, 1997, pp. 127 e 137.

83 RUPI, MARTINELLI, 1997, p.123.

84 Un'eccezione può essere costituita da alcuni lavori ai prospetti laterali di S.Stefano di Piazza dei Cavalieri, ma si tratta comunque di un intervento nella parte nord e quindi non pertinente con l'area della storica Chinzica. 85 RUPI, MARTINELLI, 1997, p.111.

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essendo tracciato fin nei dettagli, viene però realizzato solo in parte.

Del resto il 1942 vede l'Italia già impegnata sul fronte bellico e le storie di distruzione sono più prossime e reali rispetto alle storie di costruzione. Il 31 agosto 1943 Pisa subisce il primo violentissimo bombardamento della sua storia. Lo scopo degli alleati americani è quello di colpire i punti nevralgici che la rendono luogo strategico: la stazione dei treni e le industrie, soprattutto la Saint-Gobain di Porta a Mare. Essendo queste due strutture entrambe a sud dell'Arno, la parte di Mezzogiorno risulta essere quella maggiormente colpita da questo primo bombardamento. La zona della stazione e il cavalcavia di S.Giusto vengono resi un cumulo di macerie, così come gran parte di Via Vittorio Emanuele, Via Crispi, il quartiere di S.Antonio, nonché l'intero quartiere di Porta a Mare, situato extra moenia.87

Considerando che Pisa viene formalmente liberata il 2 settembre 1944, i bombardamenti proseguono, a fasi alterne, per circa un anno.88 Alla fine del conflitto tutti i ponti sono stati

fatti saltare e i danni, seppur distribuiti su tutto il tessuto cittadino, sono in proporzione molto più considerevoli nella parte di Mezzogiorno. Oltre alle private abitazioni, molti monumenti storici e molti edifici religiosi sono, da entrambe le parti, distrutti o gravemente danneggiati e, se alcuni di essi verranno ripristinati, altri non verranno mai più ricostruiti scomparendo per sempre e non lasciando quasi più traccia nel tessuto urbano.89

87 31 agosto 1943, 1993, p.52 .

88 ASP, Prefettura, f. 103, n.69 “Rapporti e prospetti su incursioni aeree”.

89 Per una panoramica sugli edifici laici e religiosi distrutti a Pisa: Pisa: 1940-1946. Le ferite di una città. Per una panoramica sugli edifici sacri distrutti a Pisa e in tutta la diocesi pisana: Nel segno della Croce... la guerra e

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