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maggior parte del tempo all’ombra dei loro studi, come nota polemicamente Bougainville,

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INTRODUZIONE

Il Settecento è conosciuto per antonomasia come il secolo delle grandi spedizioni commerciali e delle maestose scoperte geografiche, l’era in cui il modello culturale del viaggio, con le strutture relative alla logica di movimento, offre alla filosofia forme originali di razionalità: nuove dimensioni, nuovi incontri, nuove prospettive, evidenza di dati e di fatti, esercizio incessante dell’osservazione e sguardi curiosi, rinnovate alleanze tra il sapere e l’esperienza sul campo, dissoluzione di certezze, confronto di idee e analogie tra il noto e l’ignoto, divulgazione di informazioni e conoscenze, circolazione di immagini e di oggetti, inventari, revisioni, missioni e indagini. Il fascino dei viaggi e la passione che essi infondono nell’uomo rappresentano un esempio eclatante della crisi della coscienza europea settecentesca, metamorfosi culturale e psicologica, passaggio dalla staticità alla frenesia del pensiero tipicamente moderno.

Il topos del viaggio è stato un argomento notevolmente approfondito da parte dei philosophes, viaggio inteso come leitmotif, congegno utile a sollevare importanti discussioni di natura filosofica, nonché profondi dibattiti nei confronti della cultura e società del tempo o come possibile alternativa ad una data civiltà e ai codici a essa legati, come si avrà modo di vedere nel Supplément diderotiano. La letteratura di viaggio a cavallo tra Seicento e Settecento prolifera enormemente secondo le forme più disparate, resoconti, lettere, relazioni, dialoghi, miscellanee, dunque ampio ventaglio di stili e generi, per i quali è arduo stabilire una netta linea di demarcazione tra ciò che può definirsi esperienza filosofica, immaginaria, pedagogica, utopica o critica.

Filosofi e umanisti viaggiano secondo le loro possibilità, essi rimangono per la

maggior parte del tempo all’ombra dei loro studi, come nota polemicamente Bougainville,

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voyageur et marin, essi si muovono attraverso le altrui imprese o lanciando i personaggi

immaginari delle loro opere nelle varie esplorazioni. Nella seconda metà del secolo XVIII,

quindi, la storia dei viaggi registra un progresso notevole per quanto riguarda le scoperte

geografiche avvenute nell’oceano Pacifico grazie alle spedizioni di Anson, Wallis,

Bougainville e Cook. Ne risulta di conseguenza un ampio miglioramento nella letteratura di

viaggio e una trasformazione nel modo di scrivere relazioni. Si apre un nuovo rapporto tra

viaggio reale e viaggio immaginario che fa sognare tutta una generazione. Si tratta di

destinazioni senza mete precise, guidate essenzialmente dall’interesse commerciale dei

navigatori per gli arcipelaghi del Pacifico. Inoltre, nel XVIII secolo c’erano ancora molte

zone bianche sulle cartine geografiche, per le quali l’immaginazione poteva ampiamente

sbizzarrirsi. Ed è proprio la necessità di confermare l’ipotesi dell’esistenza di una vasta terra

australe nell’oceano Pacifico, situata agli antipodi del mondo occidentale che spinge i

navigatori più agguerriti all’esperienza della conquista. Negli anni che precedettero

l’esplorazione scientifica dei Lumi, il continente australe era un luogo immaginario, fonte e

incontro di utopie e satire della società occidentale. Si trattava di organizzazioni perfette,

realtà basate interamente sul principio della comunione dei beni, poiché ciò permetteva un

accordo completo tra individuo e gruppo sociale. La conseguenza di questi principi era la

perdita del concetto di interesse, di denaro, fonti di disordini sociali e di squilibri economici,

per conquistare invece la vera felicità e la virtù. La Francia e l’Inghilterra, in seguito al

Conflitto dei Sette Anni, erano due paesi in forte concorrenza tra loro che lottavano per

assicurarsi la supremazia sui mari. Di notevole importanza è la figura di Charles de Brosses,

il quale tentò di approfondire la questione delle terre australi e, dopo aver letto l’Histoire

générale des voyages di Prévost, pubblicò nel 1756 l’Histoire des navigations aux terres

australes.

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Il presidente di parlamento sviluppò tutte le teorie scientifiche e commerciali atte a promuovere le scoperte o le conquiste coloniali. Pur non incoraggiando il primitivismo, egli credeva alle virtù delle società australi ed era convinto che i selvaggi di quei luoghi avrebbero potuto trarre grandi vantaggi dal contatto con gli europei. Infatti, per il presidente, la missione europea non avrebbe avuto altro scopo se non quello di civilizzare i popoli selvaggi mediante metodi dolci e umanitari. De Brosses proponeva, quindi, una specie di codice morale ai futuri viaggiatori, i quali avrebbero dovuto documentarsi sugli aspetti dei luoghi da esplorare. La sua opera costituisce, dunque, un bilancio delle conoscenze geografiche sull’emisfero australe e propone un metodo migliore per le esplorazioni.

L’oceano Pacifico rappresentava una forte attrazione per gli europei e i primi che

tenteranno di esplorarlo furono proprio gli inglesi. George Anson, aveva comandato una

spedizione nel 1740-1744 contro gli spagnoli nel Pacifico, la guerra anglo-spagnola, infatti,

durò ben otto anni, dal 1740 al 1748. Dalla spedizione di Anson nacque un notevole interesse

per le isole Malvine e una volta instaurata la pace con gli spagnoli, il capitano Byron si

diresse verso i mari del sud e le zone antartiche. Byron è considerato colui che aveva

compiuto il primo passo verso la scoperta delle grandi terre del Pacifico. Nel momento in

cui il capitano inglese ritorna in patria nel 1766, altri due viaggiatori, Wallis e Carteret,

partiranno, spinti dalla convinzione di Byron della presenza di un continente australe, molto

ricco e ancora sconosciuto. È fondamentale citare il viaggio di Wallis, poiché egli fu il primo

esploratore che scoprì l’isola di Tahiti, sebbene questo primato sia stato attribuito

erroneamente a Bougainville. Wallis annunciò la scoperta di Tahiti il 19 maggio 1768, dieci

mesi prima del ritorno di Bougainville che non poteva che riportare una scoperta di seconda

mano.

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Lo scopo principale del seguente progetto di tesi, quindi, è quello di redigere un excursus dei racconti di viaggio e delle scoperte geografiche avvenute nel Settecento; si è deciso di farlo prendendo in esame les récits des voyages di navigatori quali Bougainville e Cook per poi giungere, in una fase conclusiva, allo studio particolareggiato del Supplément au Voyage de Bougainville ou Dialogue entre A et B sur l’inconvénient d’attacher des idées morales à certaines actions physiques qui n’en comportent pas.

Come si evince dal titolo, l’interessante dialogue diderotiano rimanda al nome del navigatore francese Louis-Antoine de Bougainville conosciuto non solo per aver importato al ritorno della propria esperienza tahitiana la meravigliosa tipologia di fiore che porta il suo stesso nome, ma soprattutto noto per aver compiuto un importante viaggio di circumnavigazione del globo terrestre nel corso del quale scoprì numerosi arcipelaghi della Polinesia tramandando la propria esperienza ai posteri attraverso il Voyage autour du monde, par la frégate du roi La Boudeuse, et la flûte L’Étoile. È nel corso di tale avventura che Bougainville toccherà per la prima volta il paradiso di Tahiti, da egli ribattezzato Nouvelle Cythère, in ricordo della mitica terra che diede i natali a Venere.

L’elaborato finale è suddiviso in tre sezioni ben precise: il punto di partenza della seguente ricerca è rappresentato dall’analisi delle relazioni di viaggio di Bougainville e Cook andando a focalizzare l’attenzione soprattutto sui tratti salienti delle loro spedizioni, ovvero la dibattuta e controversa scoperta della Nouvelle Cythère. I capitoli tahitiani che appariranno come idilliaca idealizzazione di uno stato edenico di natura e come trascrizione di un sogno sensuale e arcadico, si rivelano essere, in realtà, intessuti di molte ambiguità e oscillazioni.

In tale racconto di viaggio, infatti, si desume una critica feroce ai fondamenti culturali ed

etici della società europea del tempo. A Diderot e al suo Supplément, invece, è dedicato il

secondo capitolo del presente lavoro; il titolo del conte allude alla volontà di voler

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completare il Supplément del pubblicista Fréville. Si tratta di un gesto strategico da parte del philosophe che compone e propone il vero complemento al resoconto di Bougainville. In modo quasi polemico egli riprende il titolo del pubblicista ma di fatto scrive un testo differente in cui descrive l’utopia tahitiana attraverso un dialogo tra due interlocutori europei. Ciò che aveva particolarmente colpito Diderot del Voyage bougainvilliano, era la rappresentazione dei costumi comunistici degli isolani e della libertà sessuale degli indigeni di Tahiti che gli servivano per dare una base storica alla sua utopia sociale.

Il Supplément è una narrazione inquadrata in un dialogo tra A. e B., i quali discutono

circa i costumi morali degli abitanti del Pacifico, paragonati a quelli degli europei. Infine, è

sembrato doveroso elaborare anche un confronto ideologico tra i due grandi colossi

dell’Illuminismo francese, Diderot e Rousseau, andando soprattutto a sottolineare le varie

analogie e divergenze di pensiero in relazione alle tematiche fondamentali presenti nel

Supplément diderotiano.

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