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1. I CAMPANILI, CONTESTO STORICO, EVOLUZIONE E TIPOLOGIE

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1.

I CAMPANILI, CONTESTO STORICO, EVOLUZIONE E

TIPOLOGIE

Un campanile è costituito da una struttura snella, verticale ed elevata. Esso ha il compito pratico di contenere le campane e diffondere il suono di esse il più lontano possibile; fin dall’alto medioevo i costruttori hanno sempre cercato di posizionare le campane in sommità, cercando di aumentare l’efficacia e la diffusione del suono. Le campane, fin dai tempi più remoti hanno sempre accompagnato i momenti di tristezza e i momenti di gioia di un paese. A Lucca viene narrato che alla morte di Santa Zita, nel 1278, tutti i campanili della città iniziarono a suonare [1, p. 11].

Le campane, nel Medioevo, erano uno strumento di richiamo civico e religioso, volte a valorizzare eventi importanti per tutta la comunità. Il campanile ha infatti l’importante funzione di valorizzare e identificare una comunità, sia piccola che grande.

I campanili delle pievi erano un punto di riferimento per i pellegrini che decidevano di percorrere, ad esempio, gli itinerari della via Francigena: i rintocchi delle campane davano al pellegrino informazioni ben precise ed erano uno strumento di richiamo per chi si era perso.

Girando l’Europa, la presenza di campanili è un fattore costante: essi hanno forma, dimensioni e caratteristiche diverse dovute al periodo storico in cui sono stati costruiti, dai materiali più utilizzati e soprattutto dallo stile più in voga. I campanili costituiscono una parte rilevante del patrimonio architettonico e culturale dell'umanità.

Data la particolare forma del campanile e le sue origini, tale costruzione viene inserita nella tipologia di edifici a “torre”.

Nel paragrafo 1.1 di questo capitolo viene studiato il contesto storico in cui sono nati e si sono diffusi i campanili sul nostro territorio.

Nel paragrafo 1.2 vengono individuate le principali tipologie di campanile, evidenziando in particolar modo i campanili della Toscana e della piana di Lucca.

1.1. Il contesto storico

Le prime difese fortificate nacquero intorno al secolo VIII. Nelle campagne cominciarono a sorgere le prime torri in legno, costruite a difesa delle famiglie e dei loro beni. Lo sviluppo della tipologia edilizia a torre in tutte le sue configurazioni: torri,

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case-torri, campanili, torri facenti parte di una cinta muraria avvenne perlopiù tra il X e il XIII secolo, anni in cui la pietra era molto diffusa. Le torri, hanno condizionato lo sviluppo ed il consolidamento urbano.

La costruzione di queste opere d’arte si diffuse in tutta Italia, alcune località, per il gran numero delle torri che erano state realizzate presero il nome di città turrite [2, p. 193], in Toscana un esempio, sono la città di Pisa e il paese di San Gimignano (fig. 1.1). Le torri venivano realizzate per la difesa delle città, avevano importanza strategica e militare inoltre alimentavano le attività di commercio e di artigianato e miglioravano il benessere interno della comunità.

fig. 1.1: San Gimignano (SI), la città Turrita

Le caratteristiche delle torri che venivano realizzate dipendevano in gran parte dalla loro funzione difensiva; per questo le torri avevano una particolare collocazione nella città, esse venivano collegate con le costruzioni vicine ma allo stesso tempo ne erano indipendenti, erano collocate nelle aree centrali oppure raggruppate per formare delle schiere, nei borghi esterni spesso venivano allineate sui margini stradali.

In tutta la Toscana, si andava pian piano rappresentando l’architettura a difesa piombante [3, p. 26], essa si sviluppava in altezza.

Le case-torri inizialmente non svolgevano l’effettivo ruolo di abitazione ma venivano utilizzate come luogo di rifugio sicuro, erano molto simili alle torri ma, mentre la torre serviva per difendersi da attacchi esterni, la casa-torre, serviva per difendersi da attacchi interni allo stesso borgo. La porta di entrata alla fortificazione era unica e rialzata rispetto alla quota del terreno; in questo modo si accedeva alla torre esclusivamente per mezzo di una scala esterna che veniva tolta in caso di attacco nemico. Per poter valorizzare la difesa, torri e case-torri erano prive di finestre ma avevano moltissimi fori

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5 e feritoie di forma allungata e molto strette. In questo primo periodo l’altezza della torre era molto limitata, da un minimo di quattro metri ad un massimo di trenta, trentacinque metri. Quando furono terminati i conflitti interni fra le diverse fazioni, ad esempio, basti pensare ai conflitti fra guelfi e ghibellini a Firenze, le torri persero le caratteristiche di strumento difensivo, esse divennero vere e proprie abitazioni caratterizzate da tecniche costruttive ricorrenti, avevano solitamente pianta quadrata con lati di dimensione intorno a 7 – 8 metri, solo in casi particolari arrivavano ai 9 metri. In questo secondo periodo l’altezza della torre era variabile, essa dipendeva di solito dalla ricchezza e dalla potenza delle famiglie e le altezze maggiori arrivavano ai 58-75 metri.

Questo è il contesto storico in cui nacque il campanile, esso infatti, ebbe molto probabilmente origine dalle antiche torri che fiancheggiavano le opere militari o le porte della cinta difensiva dei castelli e delle terre murate [4, p. 25].

Il liber pontificalis parla della presenza di campanili già nel secolo VII. Nel XIV secolo ci sono alcuni documenti che attestano di campanili utilizzati sia per scopi ecclesiastici ma anche per scopi di difesa e di avvistamento, un esempio, è un documento del 1378 [5, p. 36], in cui viene scritto che gli abitanti di Lammari, Lunata e Pieve San Paolo (frazioni della piana di Lucca) si rifiutavano di effettuare i turni di guardia sul campanile. Il campanile della Pieve di San Paolo a Capannori (fig. 1.2), ha una conformazione molto massiccia con presenza di merli, si differenzia dalla maggior parte dei campanili in stile classico “lombardo lucchese” che verranno descritti al par. 1.2.

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La funzione di difesa dei campanili viene confermata anche da un documento del 1385 [5, p. 36], in cui vengono elencate le fortificazioni da restaurare e compare anche il campanile di Camaiore.

I campanili sorgevano generalmente a fianco, di fronte o in taluni casi inglobati alla chiesa.

I primi campanili avevano forma quadrata o circolare, struttura molto robusta per tutta l’altezza della costruzione con la parte terminale merlata. In epoche più recenti, la struttura del campanile veniva alleggerita dalla presenza di aperture, inoltre, venivano realizzate decorazioni mentre nella parte terminale in molti casi veniva sostituita con un vero e proprio tetto.

Inizialmente nelle chiese più povere non era facile sostenere il costo per la realizzazione di un campanile e, spesso, rimediavano costruendo il cosiddetto campanile a “vela” (fig. 1.3). Questo campanile è composto da due pilastri che venivano murati sul tetto della chiesa e venivano collegati tra loro con uno o più archi o, in alcuni casi, da un unico architrave a due displuvi. Veniva realizzato quindi un vero e proprio muro al di sopra del tetto della chiesa sul quale venivano inserite delle aperture dove alloggiavano le campane.

fig. 1.3: Gello (PI), campanile della chiesa di San Lorenzo

Con gli anni aumentando il peso e il numero delle campane, il campanile a vela ha iniziato a manifestare le proprie debolezze ed è stata quindi abbandonata la sua costruzione a favore di una forma scatolare. Aumentare il numero delle campane nel

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7 campanile a “vela” significa aumentare le aperture, questo si traduceva in un forte indebolimento della parete in muratura.

Il nome della campana, deriva dal latino aera campana (bronzi di Campania) [6, pp. 17-18]. Le prime campane suonarono infatti a Nola (NA), per volontà di San Paolino, vescovo di Nola dal 409 al 431, ed erano realizzate in lamina di ferro curvata e saldata. Dal VIII al IX secolo, l’uso delle campane si diffuse in tutta la penisola, cosi, assunsero la forma di calice rovesciato con batacchio sospeso all’interno, realizzate attraverso la fusione di rame e stagno.

In Italia le campane vengono suonate in più modi [1, pp. 10-11]: il metodo a dondolamento col battente, ancora in vigore al centro sud, viene considerato il più antico, il metodo a staffa, simile al metodo precedente, il metodo a slancio, il più diffuso, azionato a braccia con lunghe funi legate alla stanga, il metodo a brodolone che viene utilizzato sui campanili con sei o più campane e fa molta festa, il metodo delle campane giranti, prevalentemente in uso nel nord, può esser applicato in tre modi: romagnolo-emiliano, lombardo o ambrosiano, veronese.

1.2. L’evoluzione dei campanili, le principali tipologie

Nel corso dei secoli sono state realizzate diverse tipologie di campanili, tale varietà di soluzioni deriva dall’evoluzione delle forme architettoniche delle chiese, delle basiliche e delle cattedrali, in stretto contatto con le caratteristiche del periodo storico corrispondente.

Di seguito viene riportata una descrizione delle principali tipologie di campanili, partendo dalle prime realizzate in Italia, per poi focalizzare la ricerca sulle quelle più ricorrenti in Toscana ed in particolar modo nella piana lucchese.

La tipologia del campanile Ravennate, viene considerata una fra quelle più antiche in Italia ed è risalente al IX o al X secolo. La particolare forma di questi campanili deriva, secondo l’opinione più diffusa, dalla torre scalaria della basilica di San Vitale (fig. 1.4) e dalla torre scalaria della porta Aurea di Ravenna, con le sue mura, realizzate nel VI secolo.

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fig. 1.4: Ravenna, torre scalaria della basilica di San Vitale

I campanili più importanti della tipologia ravennate sono: il campanile della basilica Sant’Apollinare nuovo (fig. 1.5) e il campanile della basilica di Sant’Apollinare in classe; entrambi a pianta cilindrica, sottolineata da marcapiani orizzontali. Vengono ricordati inoltre il campanile della chiesa di San Giovanni Evangelista (fig. 1.6) e il campanile della basilica di San Francesco, caratterizzati da una pianta quadrata. Lo stile di questi campanili è semplice e rozzo: la muratura è costituita da mattoni sottili, a grossi letti di calce e senza alcun ornamento.

fig. 1.5: Ravenna, campanile della fig. 1.6: Ravenna, campanile della chiesa

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9 La forma di campanile che si diffuse maggiormente è però quella quadrata.

In Lombardia tra il X e il XII secolo si sviluppò e si perfezionò lo stile lombardo o propriamente detto Romanico.

Tra i primi campanili realizzati in questo stile si ricordano, a Milano: il campanile della chiesa di Santa Maria presso San Satiro (fig. 1.7), del IX o del XI secolo (la data non è sicura) e il campanile detto dei monaci di S. Ambrogio della basilica di Sant’Ambrogio (fig. 1.8), questa tipologia di torre campanaria, dalla pianta quadrata, denota pilastri angolari di poco aggetto, divisioni orizzontali dei diversi piani costituite da una serie di archetti a pieno centro, finestre in numero progressivo dal basso all'alto, tetto basso a quattro displuvi, oppure (a partire dal sec. XI) guglie piramidali di laterizio.

fig. 1.7: Milano, campanile della chiesa di fig. 1.8: Milano, campanile dei

Santa Maria presso S. Satiro monaci di Sant’Ambrogio

Questi campanili sono stati realizzati in un periodo in cui era fondamentale difendersi in caso di attacco nemico, per questo, la struttura del campanile è molto robusta, pesante e massiccia. Le monofore, bifore, trifore e quadrifore avevano comunque lo scopo di valorizzare un senso di leggerezza che aumenta dal basso verso l’alto;

“la torre campanaria, inserita nello spazio sacro di una chiesa o di una basilica, esprime lo sforzo di vincere la pesantezza della materia” [7, p. 29].

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Questa tipologia si diffuse in moltissime città italiane, ebbe interpretazioni diverse a seconda delle più rilevanti caratteristiche locali, vennero adottati aspetti propri ed unici dei luoghi di appartenenza.

In Toscana sono diverse le tipologie di campanili e torri che troviamo. Si possono individuare tre tipologie particolarmente ricorrenti che lo scrittore Redi definisce “matrici fondamentali”[8, p. 71], [9]: la matrice “ravennate”, la matrice “lombarda” e la matrice “lombardo-austera”.

Nelle zone di Arezzo, Siena, Firenze e sull’appenino Pistoiese, percorrendo strade che collegano col mondo Bizantino si individua la matrice “Ravennate” a pianta circolare. In Toscana queste torri si differenziano per l’assenza di aperture dal basso verso l’alto. Purtroppo rimangono ben pochi campanili conservati di questo tipo. Di particolare interesse, nella zona senese, sono il campanile della Pieve di Santa Maria a Pacina (fig. 1.9) e la torre-campanile dell’antica Pieve dei santi Vito e Modesto a Pienza (fig. 1.10), tutti e due del X-XI secolo; il primo dei due era isolato in origine, solo successivamente è stato inglobato nell’edificio ottenuto prolungando la vicina chiesa con due finte campate. Il secondo sembra avere origini più antiche del periodo romanico di rifacimento della chiesa (XIII secolo), si ipotizza che la torre-campanile sia stata recuperata da una costruzione già presente iniziata nel VII secolo.

fig. 1.9: Castelnuovo Berardenga (SI), campanile fig. 1.10: Pienza (SI), torre-campanile della pieve

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11 L’esempio più prestigioso della matrice “ravennate” si trova però a Pisa ed è la famosissima e originalissima torre di Pisa (fig. 1.24 pag. 17), unica nel suo genere. Si denota un contatto col mondo bizantino oltre che dai campanili anche dalla presenza di altri edifici a torre quali: le case-torri cilindriche all’interno della città di Firenze e alcune fortificazioni nei castelli della lunigiana.

La seconda “matrice” diffusa in Toscana è quella detta “Lombarda”, essa si diffonde in particolare modo a Lucca, Pisa, Siena e Firenze, ed è quella più diffusa in tutta la regione.

A Lucca i campanili più antichi relativi a questo periodo si differenziano dai più recenti per la mancanza di aperture via via maggiori dal basso verso l’alto, essendo caratterizzati solo dalla presenza di monofore e bifore, inoltre le decorazioni (che caratterizzano e differenziano la maggior parte dei campanili in stile “lombardo lucchese”) sono poste su piani poco aggettanti. Lo stile di questi campanili è più vicino alle forme “lombarde tradizionali”.

Si notano queste caratteristiche nel campanile della Pieve di San Giorgio a Brancoli (fig. 1.11) e nella torre campanaria della pieve di San Giovanni Battista o pieve vecchia di Santa Maria del Giudice (fig.1.12), databili tutti e due tra il X e l’XI secolo.

fig. 1.11: Brancoli (LU), campanile della fig. 1.12: Santa Maria del Giudice (LU),

pieve di San Giorgio campanile della pieve vecchia

Il campanile della Cattedrale di San Martino a Lucca (fig. 1.13), che viene studiato in questa tesi, ha dato inizio alla tradizione “Lombardo-lucchese”. Questi campanili sono caratterizzati da paraste angolari molto robuste (in alcuni casi sostituite da lesene),

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collegate da marcapiani in ogni piano che vengono sostenuti da archetti ciechi sopra i quali si impostano aperture via via crescenti. I conci utilizzati per il paramento murario, medie e grandi dimensioni, venivano rifilati e spianati.

La struttura portante del campanile del Duomo di San Martino, è stata eseguita adoperando due tecniche costruttive murarie diverse. La parte inferiore del campanile, la più antica, di epoca inferiore al XII secolo è in muratura di pietra di Guamo. Nella parte superiore invece è stata realizzata una soluzione costruttiva mista costituita da un paramento interno in mattoni di laterizio pieni collegati ad un rivestimento esterno caratterizzato per i primi tre ordini di aperture da conci di pietra di Guamo e per gli ultimi due, da conci di marmo di San Giuliano; gli archetti, i capitelli e le colonnine delle polifore e la merlatura di coronamento superiore sono tutti realizzati in marmo di San Giuliano. I campanili in stile lombardo-lucchese si distinguono infatti da quelli in stile classico lombardo per una maggiore caratterizzazione degli elementi decorativi rispetto a quelli costruttivi. Questa caratteristica è certamente dovuta anche al possibile largo impiego del marmo nelle zone di Lucca e Pisa.

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13 La città di Lucca nel XII e nel XIII secolo era ovunque un cantiere. In quegli anni veniva realizzata la sopraelevazione di molti campanili iniziati in epoca precedente. Si ispira al campanile della cattedrale di San Martino e quindi allo stile “lombardo lucchese” il campanile della basilica di San Frediano (fig. 1.14), che è posizionato a sud ovest rispetto alla chiesa e allineato ai suoi assi. Questo campanile sembra sia voluto dal priore Rotone nel 1112 proprio per emulare il campanile del duomo di San Martino [1, p. 152], terminato nel 1070. Il basamento inferiore del campanile invece, con una certa probabilità, è da datare tra il IX e X secolo.

Anche nel campanile della chiesa di Santa Maria Foris Portam (fig.1.15), notando la posizione della torre rispetto alla facciata e l’utilizzo dei materiali, verrucano nella parte inferiore e calcare bianco nella parte superiore, la somiglianza con l’imponente campanile di San Martino è ben evidente. Purtroppo in questo campanile la sopraelevazione del tratto in calcare bianco si è fermata al primo ordine con monofora; la cella campanara realizzata in cotto è il risultato di un intervento terminato nel 1619.

fig. 1.14: Lucca, campanile della fig. 1.15: Lucca, campanile della chiesa basilica di San Frediano di Santa Maria Foris Portam

All’interno della cinta muraria è giusto citare anche il campanile della chiesa di San Michele in foro (fig. 1.16), datato al XII secolo, la parte inferiore di questo campanile è sicuramente influenzata dai moduli buschettiani (Buscheto, Pisa, XI secolo – XII secolo, architetto italiano, ha realizzato la cattedrale di Pisa), tipici dello stile “lombardo pisano”; la parte superiore invece mostra il perdurare della tradizione costruttiva locale.

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Sempre nello stile “lombardo lucchese” è invece il campanile della chiesa di San Pietro Somaldi (fig. 1.17), anche per questo campanile, la parte inferiore in pietra, è molto probabilmente databile a un periodo precedente alla fine del XII secolo. La parte superiore fa parte dell’ultima fase costruttiva, intorno alla seconda metà del XIII secolo è realizzata in cotto ed è caratterizzata dalla tipica finestratura scandita da colonnette marmoree e archeggiature cieche.

fig. 1.16: Lucca, campanile della chiesa fig. 1.17: Lucca, campanile della chiesa

di San Michele in foro di San Pietro Somaldi

Al di fuori dalla cinta muraria, sono molti gli esempi di campanili da citare, fra i più importanti viene ricordata la torre campanaria della Pieve di Santa Maria Assunta a Diecimo (fig. 1.18) sviluppata tra il X e l’XI secolo e la torre campanaria della chiesa di San Jacopo ad Altopascio (fig.1.19) datata al 1280, questi due campanili si rifanno allo stile del campanile di San Martino, la seconda di queste due viene chiamata “la smarrita” [1, p. 161] dal nome di una sua campana che fungeva da punto di riferimento sonoro per i pellegrini che venivano da Lucca. Questo campanile poggia su un imponente basamento bugnato, dove si aprono sei feritoie, che denota il carattere militaresco del campanile almeno nella parte inferiore. Nella parte superiore, dal primo ordine si nota il classico stile dei campanili alla “lucchese”.

Sempre vicino Lucca, nel comune di Capannori, il campanile della chiesa dei Santi Quirico e Giulietta (fig. 1.20) e il campanile della chiesa di San Frediano a Lunata (fig.1.21) hanno base in verrucano o arenaria, la parte superiore in cotto e la parte alta

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15 merlata. Sono libere imitazioni o varianti del classico modello lucchese, si differenziano da essi per gli archi di raccordo che sono più ampi e il paramento in mattoni è più contenuto. Questi due campanili sono di difficile datazione in quanto le rispettive chiese adiacenti hanno avuto, negli anni, diversi ristrutturazioni che hanno modificato l’aspetto medioevale, rendendo difficoltosa la loro lettura. Le caratteristiche simili di queste torri e la loro dislocazione a presidio del territorio, fanno pensare probabilmente ad una loro edificazione nel XIII secolo, a fianco di chiese già presenti di epoche diverse.

fig. 1.18: Diecimo (LU), torre campanaria della fig. 1.19: Altopascio (LU), campanile

Pieve di Santa Maria Assunta della chiesa di San Jacopo

fig. 1.20: Capannori (LU), Campanile della fig. 1.21: Lunata (LU), campanile della

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La realizzazione di questi campanili nel corso del secolo XIII mostra la volontà dei lucchesi di voler difendere, oltre che il territorio interno alle mura, anche la zona esterna, presidiando adeguatamente le vie di traffico principali.

In contemporanea allo sviluppo dello stile “lombardo-lucchese”, a Pisa si diffonde la tradizione “lombardo pisana”, in cui si evidenziano molto le paraste angolari, da esse si originano due coppie di archetti ciechi divise da una lesena centrale; un esempio di questo stile si nota nella parte ricostruita del campanile della basilica di San Pietro Apostolo a San Pietro a Grado (fig. 1.22), esso è stato purtroppo distrutto il 22 luglio del 1944 durante la guerra, ne è stato ricostruito esclusivamente il basamento; altro esempio è il campanile della pieve dei Santi Giovanni e Ermolao a Calci dell’XI secolo (fig.1.23).

fig. 1.22: San Pietro a Grado (PI), campanile fig. 1.23: Calci (PI), Pieve dei Santi

della basilica di San Pietro Apostolo Giovanni ed Ermolao

Unico nel suo genere è invece il campanile del duomo di Pisa (fig. 1.24), è un imponente torre circolare, (appartiene alla matrice “ravennate”) caratterizzata da otto gallerie sovrapposte che terminano nella parte più alta in una forma cilindrica più ristretta in cui si trova la cella campanaria, custodita come un piccolo tempio. I lavori di questo campanile iniziarono nel 1173, esso è conosciuto in tutto il mondo per l’insolita pendenza.

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fig. 1.24: Pisa, campanile del duomo di Pisa

La “matrice lombarda” si diffuse anche nel senese, esempi sono il campanile della Badia di Berardenga fig. (1.25) e il campanile della pieve di San Giovanni a Rosia (fig. 1.26), caratterizzati da uno stile vicino al campanile del Duomo di San Martino.

fig. 1.25: Castelnuovo di Berardenga (SI), campanile fig. 1.26: Rosia (SI), campanile della Pieve

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Nel territorio di Firenze, campanili con stile lombardo si caratterizzano soprattutto per la mancanza di paraste d’angolo e di archetti ciechi marcapiano, la forma è slanciata, ne sono un esempio: il campanile del monastero di Santa Maria a Rosano (fig. 1.27) databile tra l’XI e il XII secolo, con una sequenza di aperture dal basso verso l’alto e il campanile della Pieve di San Giovanni a Remole (fig.1.28) del secolo XII, è caratterizzato da una semplice sovrapposizione di bifore.

fig. 1.27: Rosano (FI), campanile del fig. 1.28: La sieci, comune di Pontassieve (FI),

monastero di Santa Maria a Rosano campanile della pieve di S. Giovanni a Remole

In Toscana, la terza tipologia di campanili riscontrabile nelle numerose abbazie e pievi rurali sparse in tutto il territorio, è quella di matrice “austera” o “lombardo semplificata”, sempre appartenente al periodo romanico e distinguibile in due varianti: Campanili costituiti da un volume unico, senza paraste angolari, marcapiani e decorazioni, caratterizzati esclusivamente da piccole feritoie con ampia cella campanaria in sommità, a volte preceduta da aperture simili a quelle della cella campanaria ma con dimensioni ridotte, ne sono un esempio nella piana di Lucca il campanile di Sesto di Moriano (fig. 1.29) e la pieve di San Paolo a Vico Pancellorum (fig.1.30).

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fig. 1.29: Sesto di Moriano (LU), campanile fig. 1.30: Vico Pancellorum (LU), campanile

della chiesa di Santa Maria Assunta della pieve di San Paolo

Oppure campanili con forme ancora più compatte, con un unico grande finestrone nella cella campanaria. Si rifanno a questo stile il campanile della pieve di San Giovanni Evangelista a Montecuccoli in Valdibure (fig. 1.31) e il campanile della pieve di Santa Maria e San Leonardo ad Artimino (fig. 1.32)

fig. 1.31: Montecuccoli in Valdibure (PT), campanile fig. 1.32: Artimino (PO), campanile della

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Nel periodo gotico:

“la forma delle torri campanarie appare più mossa, più ricca di particolari, di contrasti, di pieni e di vuoti, ma senza che il tessuto simbolico se ne arricchisca rispetto all’età precedente” [7, p. 31].

La linea di questi campanili diviene più alta e slanciata, più leggera e dinamica. Una delle caratteristiche principali del campanile gotico è la presenza di quattro contrafforti angolari che si manifestano o a tutta altezza oppure esclusivamente nella parte superiore della torre. L’innalzamento verso l’alto viene ottenuto sovrapponendo strutture a base quadrata, esagonale, ottagonale o cilindrica; strutture che, crescendo in altezza, restringono le dimensioni. E’ un esempio di questo stile il campanile dell’abbazia di Chiaravalle (fig. 1.33) a Milano in cui vengono sovrapposte strutture ottagonali fino a costituire tre gradoni con un cono sovrastante.

In Toscana un campanile che riveste particolare importanza ed interesse, è il campanile di Giotto a Firenze (fig. 1.34) alto 82 m, esso è la torre campanaria di Santa Maria del Fiore, la cattedrale di Firenze. La costruzione del campanile ebbe inizio nel 1334 sotto la direzione di Giotto di Bondone, capomastro dell’opera del Duomo. Particolare effetto fanno i pregevoli marmi bianchi, rosati e verdi eseguiti dai migliori scalpelli del periodo.

fig. 1.33: Milano, campanile fig. 1.34: Firenze, campanile di Giotto dell’abbazia di Chiaravalle

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21 Nel periodo Rinascimentale,

“l’arte dell’epoca tende ad attuare dei rapporti matematici tra le varie parti in modo tale da far prevalere su tutto il significato dell’unità quale fonte dell’ordine e della bellezza” [7, p. 34]

L’arte delle costruzioni di questo periodo diventa ritmo e numero, si costruiscono architetture dove prevale l’unità d’insieme, ottenuta dall’armonia delle varie parti dell’edificio.

In Toscana uno dei principali esempi di questa arte armoniosa è la chiesa di San Biagio (fig. 1.35), a Montepulciano del XVI secolo, per la sua monumentalità viene anche chiamato: tempio di San Biagio. In questo edificio che si erge su pianta centralizzata a croce greca, si evince l’affermazione del numero matematico. Dei due campanili che dovevano essere costruiti, uno è rimasto incompiuto. Il progetto prevedeva comunque che i due campanili nelle calcolatissime successione delle loro proporzioni fossero in perfetta sintonia con la chiesa.

fig. 1.35: Montepulciano (SI), chiesa di San Biagio con campanile

La realizzazione di chiese e campanili rispettando un procedimento modulare, si perde nell’epoca barocca dove, ogni elemento viene connesso con l’altro, creando un unico insieme. In questi edifici lo spazio viene visto in maniera dinamica,

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facendo fluire le linee architettoniche, si gioca molto sugli elementi concavi e sugli elementi convessi.

“l’esuberanza delle forme barocche corrisponde ad una fortissima vitalità umana, spirituale, religiosa e, spesso, mistica ” [7, p. 36]

Architetture di maggior spicco di quest’epoca sono tutte a Roma, si ricordano fra i più importanti il campanile della basilica di Sant’Andrea delle Fratte (fig.1.36), del 1653 e il campanile della chiesa di Sant’Agnese in Agone (fig. 1.37), del 1652.

fig. 1.36: Roma, campanile della basilica di fig. 1.37: Roma, campanile della chiesa di Sant’Andrea delle fratte Sant’Agnese in Agone

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