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Oggi invece sempre più spesso i flussi di cassa sono la base per compiere le valutazioni sulle aziende

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Academic year: 2021

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CONCLUSIONI Cash is king!

Questa frase sta diventando di uso comune tra gli investitori, gli analisti finanziari e le banche.

Nel passato le aziende venivano valutate in base alla loro solvibilità, alla capacità di rispettare le scadenze di pagamento, alla capacità di realizzare degli utili. Oggi invece sempre più spesso i flussi di cassa sono la base per compiere le valutazioni sulle aziende.

I benefici che derivano dallo studio dei flussi di cassa sono molteplici e tra di essi c’è da sottolinearne uno in particolare: “il flusso di cassa non mente”. Infatti rispetto ai valori che possono trovarsi in Conto Economico o nello Stato Patrimoniale i flussi di cassa presentano la caratteristica di essere tendenzialmente oggettivi cioè sono meno esposti a manovre e politiche di bilancio. Inoltre un altro aspetto da sottolineare è che lo studio dei flussi di cassa mette in evidenza la capacità dell’azienda di autofinanziamento, aspetto che non è desumibile dallo studio del Conto Economico e dello Stato Patrimoniale.

Il fatto che questa analisi stia sempre assumendo maggiore importanza è testimoniato anche, come già ricordato, dalla recente normativa civilistica. Infatti con questa, l’obbligo di redigere il rendiconto, principale strumento di rendicontazione dei flussi finanziari, viene esteso a tutte le aziende e non solo alle quotate come avveniva in precedenza. Questo è molto importante poichè le aziende non quotate, che peraltro nello scenario italiano sono numerose, sono soggette a minori controlli e hanno una certa discrezionalità e libertà nel redigere gli schemi civilistici. Questo inevitabilmente crea delle difficoltà nella comparazione tra le aziende. Introducendo l’obbligo di redigere il rendiconto diventa possibile anche per le aziende non quotate ampliare l’analisi e approfondire l’aspetto inerente ai flussi di cassa e colmare quindi le lacune presenti nei prospetti di bilancio.

L’analisi che ho svolto sui vari gruppi è stata compiuta con un’ ottica esterna. Tutte le varie considerazioni sono state effettuate grazie ad una

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lettura delle note illustrative al bilancio consolidato. Voglio però precisare che questa analisi non è stata priva di difficoltà. Infatti mentre gli schemi di rendiconto essendo redatti per tutte le aziende analizzate secondo i principi IAS sono simili e quindi facilmente comparabili, i prospetti di Stato Patrimoniale e Conto Economico da un’azienda all’altra presentano differenze non trascurabili. Quindi la possibilità di fare confronti su questi aspetti è risultata un po’ ridotta.

Nello svolgere l’analisi, prima delle singole aziende e poi nel complesso, mi sono resa conto come le varie finalità riconosciute dalla teoria al rendiconto, fossero pienamente soddisfatte.

Prima di tutto con lo studio di questo strumento ho potuto capire ed evidenziare quale fosse la capacità delle aziende di produrre flussi di cassa.

Complessivamente nel campione che ho analizzato la maggioranza di aziende riesce nei vari periodi analizzati a produrre liquidità che vada ad incremento delle disponibilità liquide. Tuttavia si possono segnalare anche delle eccezioni. Per esempio nei gruppi Aeffe e Cucinelli in due anni non c’è stata produzione, ma bensì assorbimento di liquidità.

Molto grave è la situazione del gruppo Stefanel che in tutto il periodo non riesce a generare flussi di cassa. Questo è un campanello di allarme per il gruppo e la situazione di difficoltà sarà confermata anche dall’analisi dell’aspetto economico e patrimoniale.

Ancora più interessante è stata l’analisi dei flussi generati dall’attività operativa. Infatti si ritiene che essi debbano essere la maggiore origine di liquidità per l’azienda. Questo avviene in quasi tutte le aziende del campione. Ci sono delle situazioni diverse in alcune aziende, ma sono dovute a fatti straordinari e passeggeri. Invece ancora una volta il caso che merita attenzione è Stefanel che presenta flussi della gestione operativa costantemente negativi.

Con l’analisi del rendiconto però ho potuto approfondire un ulteriore aspetto che è sempre connesso alle finalità riconosciute a questo strumento: valutare la capacità delle imprese di soddisfare le esigenze legate al finanziamento esterno. Quindi la capacità di rimborsare

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prestiti, pagare dividendi etc.. Questo aspetto è strettamente collegato con il primo. Infatti spesso i flussi di cassa globali a fine esercizio risultano negativi proprio perché notevoli risorse sono state destinate al servizio del debito. Questo nel campione analizzato avviene per esempio nel caso Aeffe. Invece ci sono anche casi come per esempio Moncler, dove la gestione finanziaria assorbe notevoli quantità di risorse ma la gestione operativa genera elevati flussi di cassa e il risultato è un flusso complessivo sempre positivo.

Inoltre, grazie al rendiconto, è possibile evidenziare la differenza tra utile e flussi di cassa operativi.

Vi sono tra queste due grandezze delle poste intermedie che ne determinano la differenza: costi e ricavi non monetari e variazione del capitale circolante operativo. Nei gruppi considerati ho potuto constatare come principalmente la differenza tra i due valori fosse da imputare alla variazione del capitale circolante. Questa posta nel rendiconto assume notevole importanza. E’ infatti considerata la

“spugna” della liquidità. Nel caso specifico ho notato che principalmente il circolante agisce come “spugna” che assorbe liquidità.

Questa posta è molto importante perché talvolta può compensare i risultati negativi dell’esercizio. Questo per esempio avviene in Basicnet nel 2012 dove a una perdita corrisponde un flusso di cassa positivo grazie al circolante che rilascia liquidità. Ci sono anche casi opposti invece dove ad elevati utili non corrisponde elevato flusso di cassa poiché il circolante assorbe notevoli risorse, come per esempio in Cucinelli.

In conclusione dall’analisi che ho svolto su questo gruppo di aziende ho potuto apprezzare l’utilità di questo strumento e la sua capacità di evidenziare aspetti che il Conto Economico e lo Stato Patrimoniale non riescono ad evidenziare. Per esempio non sempre la realizzazione di utili in un esercizio è necessariamente sintomo di equilibrio o stabilità dell’azienda nel medio-lungo termine. Inoltre il rendiconto ha un valore prospettico, specie se si guarda agli investimenti e alla capacità di remunerare azionisti e rimborsare debiti.

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Sicuramente è uno strumento ancora poco utilizzato dalle aziende, soprattutto nel nostro Paese. Ma i recenti interventi normativi fanno ben sperare che ci si muova verso una sua sempre maggior diffusione.

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