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Le simmetrie dell’organismo. Arte e scienza da Haeckel alla morfologia contemporanea

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(1)

U

NIVERSITÀ DEGLI

S

TUDI DI

M

ESSINA

D

IPARTIMENTO

C

OSPECS

D

OTTORATO

DI

R

ICERCA IN

F

ILOSOFIA

XXIX

C

ICLO

Le simmetrie dell’organismo.

Arte e scienza

da Haeckel alla morfologia contemporanea

Tesi di Dottorato di:

Valeria Maggiore

(2)
(3)

«Il bello è una manifestazione di segrete leggi della natura che, senza una tale apparizione, ci sarebbero rimaste per sempre nascoste». J.W. Goethe, Massime e riflessioni

«Disse la Bestia alla Bella: “La tua povera Bestia morirà di dolore per la tua assenza; io non posso vivere senza di te”. Rispose la Bella alla Bestia: “Tu vivrai per essere mio marito, perché ti amo davvero”. E così, secondo la storia, la bellezza e l’animale si unirono e divennero un tutt’uno in eterno. Del tutto naturale. Perché la bellezza è ordine; la vita è ordine; quindi la vita è bellezza. È un sillogismo». P. Weiss, Beauty and the Beast:

(4)
(5)

Indice

I

NTRODUZIONE

... 7

P

ARTE

P

RIMA

E

RNST

H

AECKEL E LA

M

ORFOLOGIA

.

U

N PENSIERO CHE

PRENDE FORMA

” ... 13

S

EZIONE

I.

L

E RADICI ESTETICHE DEL PENSIERO MORFOLOGICO

... 23

Capitolo 1. Estetica e biologia. Un ritorno alle origini del pensiero estetico ... 23

1.1. Aperture originarie della disciplina estetica ... 23

1.2. L’estetica contemporanea e il recupero del bello naturale ... 30

Capitolo 2. Il problema dell’apparire e la biologia ... 35

2.1. Un confronto difficile ... 35

2.2. Le qualità “carnali” della materia: due diverse interpretazioni ... 42

2.3. Prospettive per una rivalutazione del φανερόv ... 49

S

EZIONE

II. I

L BIOCENTRISMO ROMANTICO E LA TEORIA DELLA FORMA

... 55

Capitolo 1. La natura come “serie infinita dei singoli fenomeni formali” ... 63

Capitolo 2. La visione monistica ... 77

2.1. Dualismo ontologico e monismo epistemico... 77

2.2. La triade di materia, forma e forza ... 83

Capitolo 3. L’individuo e la collettività organica. Riflessioni

su differenziazione corporea e costruzione morfologica del vivente ... 93

3.1. Il problema dell’individuo nell’analisi tectologica ... 93

3.2. Prolegomeni dell’individualità: la ricerca dell’individuale

nella Critica della facoltà di giudizio e nell’Origine delle Specie ... 95

3.3. La definizione biologica d’individuo ... 101

3.4. La scala dell’individualità morfologica ... 108

S

EZIONE

III.

L

A POSIZIONE E IL SIGNIFICATO DELLA

M

ORFOLOGIA

... 121

Capitolo 1. Definizione e suddivisione della Morfologia degli organismi ... 127

1.1. Definizione e compito della scienza morfologica ... 127

1.2. Divisione della Morfologia in scienze subordinate ... 131

Capitolo 2. Logica tassonomica e logica morfologica ... 137

Capitolo 3. Un pensiero analogico che costruisce omologie ... 149

Capitolo 4. Fondamenti morfologici del trasformismo haeckeliano ... 161

4.1. L’evoluzione si fa ordinamento storico: dall’analogia all’omologia ... 161

4.2. L’immagine di una teoria: l’albero della vita ... 165

4.3. Eredità e adattamento, le due forze evolutive... 170

Capitolo 5. La Morfologia come esperienza filosofica della Natura ... 175

S

EZIONE

IV.

L’

EVOLUZIONE SI FA IMMAGINE

:

L

’“

INSOLITA ESTETICA BIOLOGICA

DI UN DARWINISTA ROMANTICO

... 183

Capitolo 1. Lo sguardo artistico dello scienziato ... 193

Capitolo 2. Arte naturale e natura artistica:

dai radiolari a una nuova concezione dell’estetica ... 201

(6)

Capitolo 3. Simmetrie su un foglio bianco:

dalle illustrazioni naturalistiche all’Art Nouveau ... 215

3.1. Confronti simmetrici ... 215

3.2. Natura artistica e arte naturale ... 222

P

ARTE

S

ECONDA

L

E

S

IMMETRIE DELL

’O

RGANISMO

... 229

S

EZIONE

I.

S

IMMETRIE INTERNE

:

L

INVARIANZA NELLA METAMORFOSI

... 241

Capitolo 1. Metamorfosi illimitata vs. metamorfosi vincolata ... 245

1.1. I vincoli della fantasia. Riflessioni sulla metamorfosi tra letteratura e scienza ... 245

1.2. Prospettive per una metamorfosi vincolata ... 252

Capitolo 2. Vincolo metamorfico e invarianti morfologiche:

dal tipo goethiano alla promorfologia haeckeliana ... 261

2.1. L’Urpflanze e la storia di un’“illuminazione” ... 261

2.2. La promorfologia haeckeliana come scienza dei vincoli immaginativi:

riflessioni sull’apprezzamento naturale da Haeckel

al dibattito contemporaneo ... 273

Capitolo 3. La morfologia come scienza dei vincoli plastici ... 293

3.1. Metamorfosi e plasticità fenotipica ... 293

3.2. Il concetto morfologico di Gestalt: invarianza e trasformazioni modulari ... 303

S

EZIONE

II.

S

IMMETRIE DI SVILUPPO E PARALLELISMI EMBRIONALI

... 315

Capitolo 1. Una galleria di ritratti embrionali... 325

Capitolo 2. Similitudini e simmetrie dello sviluppo embrionale. ... 339

2.1. Dai parallelismi ottocenteschi agli Hox genes ... 339

2.2. Le leggi biogenetiche ... 348

S

EZIONE

III.

S

IMMETRIE SENSORIALI

:

L

ORIGINE DEI SENSI E DELLA SINESTESIA

... 359

Capitolo 1. Le radici corporee della conoscenza ... 367

1.1. Da Haller a Herder, da Haeckel all‘estesiologia... 367

1.2. L’archeologia degli organi dell’anima ... 375

Capitolo 2. La grammatica sinestetica dei sensi ... 385

2.1. Sinestesie tattili... 385

2.2. Rigidità gerarchica e plasticità ontogenetica: un confronto evolutivo ... 390

C

ONCLUSIONI

... 397

A

PPENDICI

... 399

A

PPENDICE

I.

Vita e opere di Ernst Haeckel ... 401

A

PPENDICE

II.

Glossario ... 409

1. Il lessico della forma ... 409

2. Terminologia haeckeliana ... 410

I

NDICI

... 413

I

NDICE DELLE ILLUSTRAZIONI

... 415

(7)

Introduzione

Nel 1914, in occasione dell’ottantesimo compleanno di Ernst Haeckel, fu dato alle stampe

un volume commemorativo per onorare la vita e i riconoscimenti scientifici del celebre

naturalista: esso conteneva, oltre a una lunga retrospettiva sulle sue opere e il suo pensiero,

anche brevi brani (circa centoventi) d’intellettuali, amici e semplici lettori che intendevano

manifestare il proprio apprezzamento nei confronti di una delle figure più eminenti del

darwinismo europeo

1

. A differenza di altri scienziati del periodo, la cui fama era relegata al

cenacolo degli addetti ai lavori, Haeckel era divenuto in pochi decenni una vera e propria

celebrità letteraria, grazie alla popolarità dei suoi scritti e alle numerose controversie pubbliche,

suscitate dall’autore su temi che tutt’oggi stanno al centro del dibattito filosofico e scientifico

contemporaneo come l’origine della vita, la necessità di una tutela ambientale, la

contemplazione estetica della natura. Erano questi temi che il pensatore tedesco affrontava con

tale vigore ed energia da spingere uno dei suoi lettori, il medico di Charlottenburg Iwan Bloch,

a definirlo metaforicamente il “San Giorgio” della scienza, colui che aveva ucciso il “drago”,

rappresentazione allegorica del conflitto interiore che in epoca positivista attanagliava l’essere

umano, stretto in una morsa fra le esigenze di rigore imposte dalla ricerca scientifica e gli ideali

artistici della cultura romantica

2

. Strenuo difensore del libero pensiero, Haeckel era infatti un

intellettuale pubblicamente impegnato che lottava contro ogni dualismo umano e lo faceva con

le armi che aveva forgiato per lui il padre dell’evoluzionismo, Charles Darwin.

Un legame, quello tra Haeckel e il naturalista inglese così stretto da indurre lo storico

della biologia Erik Nordenskiöld a scrivere nella sua imponente The Hystory of Biology che il

darwinismo era sì nato in Inghilterra, ma con Haeckel aveva trovato accoglienza e dimora in

Germania

3

. L’affermazione è certamente giustificata dal fatto che nei decenni successivi alla

pubblicazione dell’Origin of Species

4

, la confederazione tedesca aveva assunto una posizione di

leadership nell’ambito delle ricerche biologiche grazie al notevole sviluppo delle scienze di

laboratorio e a una solida tradizione filosofica nazionale che, attenta ai problemi del mondo

naturale, aveva preparato la ricezione dell’evoluzionismo, favorendone però una lettura tanto

alterata quanto affascinante. Il pensiero haeckeliano è rappresentativo di tale temperie culturale,

1

H. Schmidt (a cura di), Was wir Ernst Haeckel verdanken. Ein Buch der Verehrung und Dankbarkeit, 2 voll., Leipzig, Verlag Unesma G.m.b.H., 1914.

2

Ivi, vol. 2, p. 357.

3

E. Nordenskiöld, The History of Biology. A survey, New York, Tudor Publishing Co., 1936, vol. 1, p. 498.

4

C. Darwin, On the Origin of Species by Means of Natural Selection on the Preservation of Favored Races in the

struggle for Life, London, Murray, 1872; tr. it. a cura di C. Balducci, L’origine delle Specie per selezione naturale o preservazione delle razze privilegiate nella lotta per la vita, Roma, Newton Compton Editori, 2006.

(8)

non solo per la sua importanza storica e la popolarità che l’autore riuscì ad ottenere ma anche

per l’eterodossia che contraddistingue il suo pensiero e che si traduce nel tentativo di

armonizzare la teoria della selezione naturale di Darwin con interpretazioni che da decenni

animavano il dibattito europeo sulle scienze del vivente: la teoria trasformista avanzata dal

francese Jean-Baptiste Lamarck e, soprattutto, le teorie morfologiche sostenute dal grande poeta

tedesco Johann Wolfgang Goethe, entrambi considerati da Haeckel precursori del naturalista

inglese.

Il problema centrale delle ricerche haeckeliane, infatti, fu comprendere l’ordine delle

forme viventi e le leggi della loro metamorfosi; oggetto delle sue indagini, la sfera

dell’apparire, il mostrarsi della vita in un’infinita molteplicità di forme; il suo metodo,

l’osservazione, condotta sbirciando con un occhio nelle profondità del microscopio e

disegnando con l’altro sul foglio bianco le simmetrie e le bellissime configurazioni delle

«nascoste opere d’arte della natura»

5

. Un mondo – quello dei

protisti e degli esseri unicellulari protagonisti delle sue

illustrazioni naturalistiche – “sensibilmente” differente dal

nostro, ma, proprio per questo, forse ancora

più affascinante; un vero e proprio tesoro di

capolavori artistici, «rari e difficilmente

accessibili a un pubblico non specialistico»

6

,

che Haeckel si propose di studiare e di far

conoscere a tutti coloro che definisce “amici dell’arte

e della natura”. Una vita quindi, quella del

naturalista tedesco, vissuta in una tensione

costante fra arte e scienza e che possiamo

schematizzare in poche righe, affidandoci alle parole di

Haeckel stesso: «affascinato fin da giovanissimo dalle

incantevoli forme degli esseri viventi e occupato da mezzo

secolo preferibilmente in studi morfologici, non mi sono

solo sforzato di conoscere le leggi della loro formazione e

5

E. Haeckel, Die Natur als Künstlerin. Nebst Wilhelm Breitenbach: Formenschatz der Schöpfung. Mit 76

Bildertafeln, Berlin, Vita Deutsches Verlagshaus, 1913; tr. it. a cura di V. Maggiore, La Natura come artista, in

Idem, Forme in evoluzione. Morfologia del vivente e psicologia cellulare, Milano, Mimesis Edizioni, 2016, p. 35.

6

Idem, Kunstformen der Natur. Erste Sammlung. Fünfzig Illustrationstafeln mit beschreibenden Text, Leipzig und Wien, Bibliographischen Institut, 1899; tr. it. a cura di D. De Rosa, Forme artistiche della natura, Torino, UTET, 1900, s.p. [ristampa delle tavole in Idem, Art Forms in Nature. The Prints of Ernst Haeckel, con testi di O. Breidbach e I. Eibl-Eibesfeldt, Munich – London – New York, Prestel Verlag, 1998]., s.p. (traduzione modificata).

Figura 1. E. Haeckel, Asteridea.

Seesterne, particolare della Tavola 40 – Asterias dell’opera Kunstformen der Natur, 1899-1904. Fonte: Idem, Art Forms in Nature, op. cit., s.p

(9)

evoluzione, ma anche, con il disegno e la pittura, di penetrare più a fondo nel segreto della loro

bellezza»

7

.

Arte e scienza, morfologia ed embriologia, letteratura e ricerca sul campo costituiscono

perciò i fili di una trama teorica volta a comprendere congiuntamente, nella migliore tradizione

goethiana, la complessità del reale e dell’uomo che la indaga. Non suscita pertanto alcuno

stupore il fatto che la riscoperta del pensiero morfologico nel dibattito scientifico internazionale

abbia posto nuova luce su quest’autore, né che tale interesse sia stato condiviso negli ultimi

decenni anche dalla filosofia, sollecitata a cercare nuovi spunti di riflessione sulla natura dalla

cresciuta sensibilità ecologica e dalla necessità di un confronto etico con i temi del bios.

Haeckel, infatti, considerando le manifestazioni vitali troppo complesse per poter essere

“semplificate” in rigide formule matematiche e troppo mutevoli per poter rintracciare nel loro

esplicarsi un comportamento uniforme e invariabile, prendeva le distanze da ogni riduzionismo

scientifico e invocava l’autonomia della biologia dalle scienze dure (fisica e matematica). A

parere di chi scrive, tale via si mostra affine ai percorsi recentemente intrapresi da coloro che

propongono un ampliamento della Sintesi Moderna, orientamento teorico dominante nel

pensiero biologico novecentesco che, integrando la teoria darwiniana con le leggi di Mendel,

eclissò il “darwinismo morfologico” haeckeliano, promuovendo un approccio popolazionale

interessato alle mutazioni genetiche più che alle modificazioni formali. Attento lettore di

Baumgarten, Kant e Humboldt, Haeckel può rappresentare altresì un riferimento filosofico

importante al fine di riscoprire la solidità concettuale del vincolo fra forma e vita, estremi di un

binomio su cui è stata edificata gran parte della riflessione estetica contemporanea.

Il presente lavoro mira, dunque, ad approfondire il pensiero morfologico haeckeliano,

adottando una prospettiva interdisciplinare, che consenta di tenere in considerazione non

soltanto le riflessioni di carattere filosofico (in particolar modo estetico), ma anche quelle

scientifiche. Cercheremo di comprendere la crescita intellettuale e il movimento di pensiero

dell’autore, mettendo in luce i nuclei teorici alla base della sua riflessione e chiarendo il modo

in cui questi ultimi si sono sviluppati in relazione al dibattito culturale dell’epoca. Per far ciò,

rileggeremo con gli occhi di Haeckel le opere dei pensatori che maggiormente lo influenzarono

in età giovanile (J.W. Goethe, I. Kant, J.-B. Lamarck, A. von Humboldt e C. Darwin), oltre,

ovviamente, ai lavori scientifici di quegli autori, come Rudolf Virchow e Johannes Müller

(professori di Haeckel rispettivamente alle Università di Würzburg e Berlino), che egli definisce

espressamente “i suoi maestri”.

La presente trattazione si articola in due parti di cui la prima, intitolata Ernst Haeckel e la

morfologia. Un pensiero che prende forma, è suddivisa in quattro sezioni che, rispettando la

7

(10)

miglior tradizione haeckeliana, sono introdotte da una citazione di Goethe, guida indiscussa del

cammino del nostro autore.

Nella prima di tali sezioni, volta a chiarire le radici estetiche del pensiero morfologico, si

cercherà di mettere in luce il percorso teorico che ha progressivamente condotto alla riduzione

della definizione originaria di estetica, intesa come “teoria della sensibilità”, a quella di

“filosofia dell’arte”. Analizzeremo le perdite teoriche derivanti da tale restrizione e indicheremo

le motivazioni che, grazie alla sempre maggiore influenza delle discipline ecologiche sulle

riflessioni filosofiche, hanno favorito il recupero della concezione originaria dell’Estetica nel

dibattito contemporaneo. Si cercherà inoltre di evidenziare il rapporto di reciproca

compenetrazione tra Estetica e Scienza Morfologica, soffermando l’attenzione soprattutto sul

concetto di forma vivente e sulle ragioni che condussero la scienza della forma all’isolamento

dalle altre discipline biologiche. Punto di partenza per le riflessioni ivi condotte sono le parole

del padre dell’estetica, Alexander Gottlieb Baumgarten, le cui opere Haeckel aveva letto con

zelo, ma anche gli scritti del morfologo svizzero Adolf Portmann e le argomentazioni presentate

da Hannah Arendt nel primo capitolo della Filosofia della mente, la cui stesura fu fortemente

influenzata dal pensiero di Portmann stesso. Il fine di tale analisi consiste nell’evidenziare il

percorso teorico che nel dibattito biologico contemporaneo ha determinato la rivalutazione di

quelle che il biologo statunitense Stuart A. Newman ha definito “le qualità carnali” della

materia: prendendo le distanze dall’approccio matematico/statistico predominante nella scienza

contemporanea, tenteremo di indicare un percorso filosofico alternativo che dal Kant dei

Metaphysische Anfangsgründe der Naturwissenschaft, attraverso la mediazione goethiana,

giunge allo stesso Haeckel e si fa portavoce dell’esigenza di una rivalutazione del φανερόv nelle

metodologie scientifiche.

Nella seconda sezione, intitolata Il biocentrismo romantico e la teoria della forma, ci

soffermeremo sull’analisi di tre concetti filosofici (serialità, monismo e individuo) sui quali si

fondano le indagini naturalistiche haeckeliane, presupposti che nascono da un sommovimento

concettuale di cui non si può trascurare l’importanza e che consentono di comprendere perché il

pensiero morfologico nasca proprio in Germania e perché i caratteri peculiari di tale

atteggiamento teorico furono facilmente armonizzati da Haeckel con le teorie evoluzioniste.

La terza sezione è, invece, dedicata alla comprensione della posizione e del significato

della Morfologia nel sistema dei saperi. In essa ci proponiamo di chiarire, in un dialogo fra

Haeckel e i padri fondatori della Morfologia (il già citato Goethe e il fisiologo tedesco Friedrich

Burdach), le relazioni teoriche che tale disciplina intrattiene con le altre scienze del vivente, gli

equilibri che il suo inserimento nel dibattito scientifico contribuisce a mettere in crisi e quelli

che essa concorre a costruire.

(11)

La quarta sezione (L’evoluzione si fa immagine: l’“insolita estetica biologica” di un

darwinista romantico) mira, infine, a mostrare l’originale contributo di Haeckel alla

Morfologia, cercando di comprendere il costruirsi della sua estetica evoluzionista. Dalle analisi

di quest’ultima si evince chiaramente che al centro degli interessi del nostro autore vi è la

volontà di stabilire una continuità tra ricerca scientifica ed espressioni artistiche, promuovendo

una comprensione poetica del vivente che ci consente di accedere a quello che Georges Bataille

ha definito “il carattere imperativo dell’aspetto”

8

.

La seconda parte della trattazione è, invece, dedicata alle Simmetrie dell’organismo e si

articola a sua volta in tre sezioni. Se la domanda guida dell’argomentazione sostenuta nella

prima parte del nostro lavoro era chiarire quali fossero le fonti haeckeliane e in che modo esse

hanno contribuito alla costruzione di una visione estetica della scienza, qui si tenterà invece di

comprendere come un concetto, quello di simmetria, possa divenire la chiave di lettura per il

recupero del pensiero haeckeliano nel dibattito odierno. Le tre sezioni in cui è divisa la seconda

parte della trattazione rappresentano infatti tre percorsi, indipendenti eppur strettamente legati;

tre possibili linee di ricerca che, a nostro parere, hanno avuto un momento di elaborazione

fondamentale nel pensiero del nostro autore e nel cui solco continuano a muoversi alcuni

epistemologi e gruppi di ricerca contemporanei.

In particolare, le tre sezioni mirano a capire in che termini si possano applicare alle

riflessioni haeckeliane rispettivamente i concetti di simmetria interna, simmetria di sviluppo e

simmetria sensoriale. Come preciseremo nell’introduzione alla seconda sezione, è bene

puntualizzare che il termine “simmetria” non è qui utilizzato in riferimento al suo significato

artistico (come equivalenza speculare della parte destra e sinistra di un corpo) quanto piuttosto

nel suo significato matematico, originatosi già in ambito greco e giunto al culmine della sua

teorizzazione solo nel Novecento. Scopriremo così che, in tale accezione, “simmetria” indica

l’armonia e l’equilibrio delle componenti, che l’espressione “gruppo di simmetria” si riferisce a

un insieme di enti che condividono certe caratteristiche pur consentendo un elevato margine di

differenziazione interna e che termini ampiamente utilizzati da Haeckel, quali metamorfosi,

tipo, vincolo, plasticità, parallelismo e ritmo di sviluppo, si muovono tutti nell’ambito

semantico di tale concetto matematico.

Il cammino tracciato nella seconda parte della trattazione non vuole e non può essere in

alcun modo esaustivo: si tratta di linee di ricerca, come quelle intraprese da Catherine Malabou,

dall’Evo-Devo e dall’odierna psicologia evolutiva, che hanno preso avvio solo da pochi decenni

e il cui peso nella storia del pensiero e della scienza è ancora tutto da calibrare. Ci riterremo,

pertanto, soddisfatti anche se riusciremo soltanto a cogliere le giuste relazioni fra i numerosi fili

8G. Bataille, Le Langage des Fleurs, “Documents. Doctrines, Archéologie, Beaux-Arts, Ethnographie”, n. 3, 1929, p.

(12)

argomentativi. È un percorso, però, che abbiamo ritenuto importante abbozzare non solo per

dimostrare, parafrasando Vico, che il pensiero come la vita è fatto di corsi e ricorsi storici, ma

anche per porre l’accento sulla necessità che la nostra società, dominata sempre più dalla

tecnologia e dalla pratica scientifica, si volga verso una nuova forma di umanesimo. In un’epoca

in cui la datità matematica s’impone in ogni aspetto della nostra vita, diventa infatti sempre più

urgente rivalutare la qualità dei fenomeni e il ruolo della nostra sensibilità. Haeckel, due secoli

fa, ci aveva mostrato una via da seguire: recuperare il soggetto e il suo peso anche nel fare

scientifico, guardare all’aspetto dei fenomeni per comprenderne la legalità interna, fidarsi dei

sensi e fare di questi ultimi gli interpreti del dato, utilizzare strumenti tecnici e numeri solo

come mezzi per una comprensione più alta del reale e non come fine della comprensione stessa.

Il percorso qui tratteggiato è indubbiamente complesso e i temi trattati molteplici. Citando

le parole del grande Goethe, ci appelliamo pertanto al lettore, affinché perdoni «alla nostra dea

di essere stata più prolissa di quanto si convenga […]. Basta un solo gesto a metterti in mano un

gomitolo tutto ingarbugliato, ma se si vuole mostrare il filo in tutta la sua lunghezza occorrono

tempo e spazio»

9

.

9 J.W. Goethe, Diderots Versuch über die Malerei, in “Propyläen”, I, 2 e II, 1, 1799; tr. it., Il “Saggio sulla pittura” di Diderot, in Idem, Scritti sull’arte e la letteratura, a cura di S. Zecchi, Torino, Bollati Boringhieri, 1992, p. 127.

(13)

P

ARTE

P

RIMA

E

RNST

H

AECKEL E LA

M

ORFOLOGIA

.

U

N

(14)
(15)

Figura 2. E. Haeckel, Rhizosphaera

leptomita, particolare della Tavola

XXV dell’opera Die Radiolarien

(Rhizopoda radiaria). Eine Monographie, vol. 2 – Atlas, 1862.

“La natura […] parla a noi e a se stessa attraverso mille manifestazioni. Per l’uomo attento essa è mai in alcun suo luogo morta o muta.”

J.W. Goethe, La teoria dei colori10

Nel marzo 1864, Charles Darwin

11

ricevette per

corrispondenza

una

monografia

sui

radiolari,

microscopici

organismi

marini

di

eccezionale

splendore, il cui morbido corpo centrale è avvolto da

una serie di lamelle silicee, connesse in una

meravigliosa rete cristallina

12

.

10 J.W. Goethe, Zur Farbenlehre, in Idem, Goethes Werke. Hamburger Ausgabe, vol. 13 – Naturwissenschaftliche Schriften. Erster Teil, a cura di D. Kuhn, Hamburg, Christian Wegner Verlag, 1955, p. 315; tr. it. a cura di R.

Troncon, La teoria dei colori. Lineamenti di una Teoria dei colori, Milano, Il Saggiatore, 1979, p. 3.

11

Charles Robert Darwin (1809-1882), il celebre naturalista inglese padre dell’evoluzionismo, fu nipote di Erasmus Darwin (1731-1802), anch’egli studioso di scienze naturali e autore della Zoonomia or the Law of Organic Life [Zoonomia o le leggi della vita organica, 1794]. Charles studiò medicina a Edimburgo, ma a causa dello scarso profitto, si trasferì a Cambridge per prepararsi alla carriera ecclesiastica. Qui crebbe il suo interereste per le scienze naturali in cui eccelleva al punto da essere raccomandato dal reverendo J.S. Henslow (1796-1861), suo mentore, come naturalista al seguito di R. Fitzroy (1805-1865), capitano del brigantino Beagle in partenza per una spedizione cartografica della durata di cinque anni (dalla fine del 1831 all’autunno del 1836) intorno alle coste del Sud America. La possibilità di lavorare durante la spedizione gli permise non solo di analizzare le caratteristiche geologiche di continenti e isole, compito per il quale era stato assunto, ma anche di studiare direttamente sul campo un gran numero di organismi viventi e fossili. Egli raccolse metodicamente numerosi campioni di creature sconosciute in Europa e inviò al British Museum di Londra esemplari appartenenti a oltre 1500 diverse specie. Nel 1839 pubblicò il diario del suo viaggio di esplorazione con il titolo Journal of Researches into the Geology and Natural History of the various

countries visited by H.M.S. Beagle (London, Henry Colburn, 1839; tr. it. a cura di M. Magistretti, Viaggio di un naturalista intorno al mondo, Torino, Einaudi, 2005) e nel 1859 diede alle stampe l’opera che lo avrebbe reso noto

nel mondo scientifico, On the Origins of the Species, in cui le opinioni di T. Malthus (1766-1834) sull’equilibrio instabile delle popolazioni, l’ipotesi attualistica del geologo C. Lyell (1797-1875) e le riflessioni sulle tecniche utilizzate dagli allevatori nella selezione degli individui biologicamente avvantaggiati gli offrirono gli strumenti concettuali per determinare il meccanismo elementare dell’evoluzione. In un’opera successiva, intitolata The

Variation of Animals and Plants under Domestication [La variazione degli animali e delle piante allo stato domestico, 1868], studiò le modificazioni acquisite da determinati caratteri, concepite come ereditarie e tali da

garantire il formarsi dei phyla, sui quali in seguito agiscono la selezione naturale e la selezione sessuale, oggetto a sua volta del saggio The Descent of Man [L’origine dell’uomo,1871]. Le idee esposte in The Origin of Species ebbero una profonda influenza sulle discipline biologiche e orientarono queste ultime verso problemi che caratterizzano ancor oggi il dibattito scientifico. Per un’analisi della vita di C. Darwin cfr. T. Pievani, Introduzione a Darwin, Roma-Bari, Editori Laterza, 2012.

12

L’opera cui si fa riferimento è: E. Haeckel, Die Radiolarien (Rhizopoda radiaria). Eine Monographie, Bd. 1: Text; Bd. 2: Grundniss einer allgemeinen Naturgeschichte der Radiolarien mit 64 Tafeln, Berlin, G. Reimer, 1862 [ristampa delle tavole in Idem, Art Forms from the Ocean, a cura di O. Breidbach, Munich – London – New York, Prestel Verlag, 2005]. Redatta come Habilitationschrift, l’opera descrive in più di cinquecento pagine le specie di

Radiolaria – un’ampia classe di organismi marini unicellulari caratterizzati da splendidi scheletri silicei – scoperte

dallo zoologo nel corso del suo viaggio di studio in Italia. Haeckel fu il primo ad analizzare la struttura interna di tali microscopiche creature, meritando nel 1864 la Cothenius-Medaille, prestigioso premio scientifico conferitogli dalla

(16)

Sfogliando le pagine del trattato, il naturalista inglese si rese immediatamente conto che non si

trovava di fronte alla consueta opera di sistematica: la bellezza gotica delle numerose tavole che

corredavano lo scritto, l’inusuale geometria che caratterizzava lo scheletro siliceo di questi

minuscoli esseri e, allo stesso tempo, i passaggi nel testo in cui si ricorreva alla teoria della

selezione naturale per costruire i rapporti di discendenza fra le varie specie di tali creature, lo

avevano immediatamente colpito

13

. L’autore, un giovane zoologo di Jena di nome Ernst

Haeckel, lo aveva contattato pochi mesi prima, nel dicembre del 1863, per chiedergli l’onore di

fargli pervenire una copia della sua opera, frutto di un intenso lavoro di ricerca compiuto in

Italia

14

. Di ritorno dalla sua Italienfahrt egli aveva per la prima volta letto il saggio Über die

Entstehung der Arten, traduzione tedesca del capolavoro darwiniano The Origin of Species

15

l’osservazione di tali creature al microscopio elettronico. Per un’analisi più dettagliata del percorso che portò Haeckel alla stesura della sua monografia sui radiolari cfr. O. Breidbach, The Most Charming Creatures. Haeckel’s 1862

Monograph on Radiolarians, in E. Haeckel, Art Forms from the Ocean, op. cit., pp. 7-23 e R.J. Richards, The Aesthetic and Morphological Foundations of Ernst Haeckel’s Evolutionary Project, in M. Kemperink, P. Dassen (a

cura di), The Many Faces of Evolution in Europe, 1860-1914, Amsterdam, Peeters, 2005, pp. 25-50.

13

La prima sezione dell’opera è dedicata alla descrizione minuziosa dei radiolari e utilizza la teoria della selezione naturale di Darwin come strumento per comprendere le relazioni fra le varie specie, mentre la seconda parte della monografia è costituita da un atlante illustrato composto da 35 tavole. La tavola I riproduce alcuni radiolari dell’ordine dei Thalassicolla pelagica che possiedono una capsula centrale, ma non uno scheletro siliceo; i radiolari rappresentati nelle tavole successive mostrano, invece, un sempre maggiore livello di scheletrizzazione e, conseguentemente, di complessificazione formale, facendosi testimonianza secondo Haeckel del paradigma darwiniano di progresso evolutivo.

14

La lettera inviata da E. Haeckel a C. Darwin nel dicembre 1863 è andata perduta; la risposta del naturalista inglese è, invece conservata nell’archivio della corrispondenza darwiniana. «Mio caro signore», scrive il padre dell’evoluzionismo in risposta a Haeckel il 30 dicembre 1863, «le vostre lettere sono sempre molto gentili. Sarò orgoglioso di ricevere la vostra monografia sui Radiolari che ho visto e ammirato a Londra;ma le mie conoscenze sono talmente limitate su questo gruppo che in verità non merito tale presente» (C. Darwin, The Corrispondence of

Charles Darwin, a cura di F. Burkhardt, et al., Cambridge, Cambridge University Press, 1985-, vol. 11 – 1863, p.

697). La risposta dello zoologo tedesco non tardò a sua volta ad arrivare. Nella lettera del 2 gennaio 1864 il naturalista di Jena si mostra sicuramente compiaciuto per l’apprezzamento ricevuto dal naturalista inglese che tanto stimava; allo stesso tempo egli è, però, consapevole dei limiti scientifici della propria opera. Scrive, infatti: «fortunatamente la Vostra lettera m’informa che avete accettato con piacere la mia opera “Die Radiolarien”. Tuttavia potreste non trovare in essa, a eccezione della dettagliata rappresentazione degli organismi dell’ordine dei Rhizopodi, nulla di prezioso, soprattutto nulla che possa esserVi di qualche utilità per la teoria della discendenza. Forse i delicati gusci silicei Vi potranno fornire un qualche piacere estetico o, almeno, potranno forse essere utili ai membri femminili della Vostra famiglia come modelli da ricamo o ornamenti architettonici per la realizzazione di opere femminili» (ivi, vol. 12 – 1864, pp. 3-4, 481-482).

15

Come Haeckel stesso ci informa nei suoi appunti autobiografici redatti in terza persona, «il famoso libro di Darwin,

L’Origine delle specie, che inaugurò una nuova epoca della biologia, comparve quando Haeckel era in Sicilia» per

portare avanti proprio le ricerche sui radiolari (E. Haeckel, Ernst Haeckel. Eine autobiographischer Skizze, in Idem,

Ernst Haeckel. Gemeinverständliche Werke, a cura di H. Schmidt, Bd. I, Leipzig und Berlin, Alfred Kröner Verlag

und Carl Henschel Verlag, 1924, p. XX). Il naturalista tedesco lesse quindi l’Origin of Species solo nel 1860 al suo ritorno in Germania, nella traduzione tedesca curata dal naturalista H.G. Bronn (C. Darwin, Über die Entstehung der

Arten Im Their- und Planzenreich durch natüliche Züchtung oder Erhaltung der vervollkommneten Rassen im Kampfe um’s Daseyn, Stuttgart, E. Schweizerbart’sche Verlagshandlung und Druckerei, 18632

), traduzione che fu in seguito inserita dallo zoologo J.V. Carus (1823-1903) nella collezione delle opere darwiniane da lui curata e pubblicata nel 1875. Ricordiamo che negli anni intercorsi fra la stesura dell’abbozzo dell’Origin of Species, risalente al 1842 (C. Darwin, Sketch, in Idem, Foundations of the Origins of Species, Two essays written in 1842 and 1844, a cura di F. Darwin, Cambridge, Cambridge University Press, 1909; tr. it. di I. Blum a cura di T. Pievani, L’origine

delle specie. Abbozzo del 1842. Lettere 1844-1858. Comunicazione del 1852, Torino, Einaudi, 2009), e la

pubblicazione integrale dell’opera nel 1859, Darwin si era creato una fitta rete di corrispondenti ai quali aveva reso note le proprie teorie e che spesso sollecitava per opinioni e commenti su argomenti a essa afferenti. Tra questi ultimi figuravano, però, ben pochi scienziati tedeschi, sebbene la Germania dell’epoca fosse all’avanguardia nell’indagine naturalistica e, soprattutto, nelle cosiddette “scienze da laboratorio” (embrologia, istologia, ecc.). Probabilmente fu la volontà di aprire un dibattito anche con i naturalisti teutonici a spingere Darwin a proporre una traduzione della sua

(17)

curata dal naturalista Heinrich Georg Bronn

16

, e ne era rimasto profondamente affascinato,

soffermando la propria attenzione soprattutto sui capitoli intitolati Abänderung im

Natur-Zustande [Variazione allo stato di natura] e Gesetze der Abänderung [Leggi della variazione]

17

in cui Darwin esponeva i principi di legalità che, a suo parere, davano ragione della

mutevolezza e della varietà delle forme viventi. La variabilità continua dei radiolari e, in

particolare, la molteplicità formale [Mannigfaltigkeit] delle loro configurazioni silicee agli occhi

del giovane zoologo costituivano, infatti, un ulteriore supporto empirico alle teorie evolutive.

È sulla base di tale convinzione che poco prima della pubblicazione dell’opera destinata

a renderlo noto nel panorama scientifico tedesco, Haeckel si preoccupò di inserire nella sua

monografia una nota, un’aggiunta che non si rivela un gratuito sfoggio di stima per il naturalista

inglese, ma la prima delineazione di quei nuclei problematici che favorirono l’avvicinamento

dello zoologo di Jena al darwinismo e che costituirono i capisaldi su cui il giovane naturalista

edificò in seguito il proprio percorso di ricerca. In essa egli definisce l’opera di Darwin come

«il primo serio tentativo scientifico di spiegare tutti i fenomeni della natura organica da un grande punto di vista unificato e di sostituire la meraviglia incomprensibile con una comprensibile legge di natura»18.

opera in tedesco già pochi mesi dopo la pubblicazione di quest’ultima in Inghilterra. Si era pensato inizialmente di affidare il compito ad A. Kölliker (1817-1905), fisiologo che sarebbe poi divenuto insegnante di Haeckel all’Università di Würzburg. Il 2 febbraio 1860, tuttavia, Darwin scrisse a Huxley: «mio caro Huxley, ho ricevuto stamattina una lettera dal vecchio Bronn (che con mia sorpresa sembra leggermente interessato alla Selezione Naturale) e sostiene che un editore di Stoccarda sarebbe disposto a pubblicarne una traduzione e che egli, Bronn, vuole in qualche modo sovraintenderla. Hai scritto a Kölliker? Se no, forse io sarei più propenso per questa proposta: che ne pensi?» (C. Darwin, The Corrispondence of Charles Darwin, op. cit., vol. 8 – 1860, p. 64). Due giorni dopo, il 4 febbraio, Darwin conferma a Bronn il proprio assenso, non sapendo che sarebbe stato Bronn stesso, naturalista e paleontologo già di nota fama, a tradurre l’opera: mescolando le proprie convinzioni con quelle darwiniane e aggiungendo un capitolo finale, scritto di suo pugno e dal titolo Schlusswort des Übersetzers [Conclusione del

traduttore], egli influenzò non poco la comprensione del pensiero di Darwin nei lettori di lingua tedesca. Per

un’analisi dell’influenza della traduzione di Bronn sulla ricezione del darwinismo in Germania si rimanda all’interessante saggio di S. Glifford, H.G. Bronn, Ernst Haeckel and the Origins of German Darwinism. A Study in

Translation and Transformation, Cambridge (Mass.) – London, The MIT Press, 2008. 16

Heinrich Georg Bronn (1800-1862) studiò all’Università di Heidelberg, dove conseguì il dottorato in medicina e divenne professore di Storia Naturale. Interessato soprattutto alla paleontologia collaborò dal 1830 al 1860 all’edizione dello Jahrbuch für Mineralogie [Annuario di mineralogia]. La sua opera più importante è lo Handbuch

einer Geschichte der Natur [Manuale di storia della natura1841], una delle opere più annotate nella biblioteca

darwiniana, pubblicata in tre volumi, di cui il secondo interamente dedicato allo studio della vita e degli esseri viventi.

17

C. Darwin, Über die Entstehung der Arten, tr. ted. cit., p. 55 ss. e p. 157 ss. Cfr. a tal proposito S. Glifford, H.G.

Bronn, Ernst Haeckel and the Origins of German Darwinism, op. cit., p. 160. La lettura del capolavoro darwiniano

coinvolse a tal punto il giovane zoologo da spingerlo ad affermare in una lettera indirizzata l’anno dopo al celebre naturalista inglese: «di tutti i libri che io abbia mai letto, non uno è arrivato a produrre su di me un’impressione talmente sopraffacente e duratura, come la vostra teoria dell’evoluzione delle specie […] la vostra teoria – posso dirlo senza esagerare – ha occupato la mia mente ogni giorno» (lettera di E. Haeckel a C. Darwin del 9 giugno 1864 pubblicata in C. Darwin, The Corrispondence of Charles Darwin, vol. 12 – 1864, op. cit., p. 265). Il naturalista tedesco annotava i passaggi che lo interessavano della traduzione di Bronn in un quaderno dal titolo Charles Darwin.

Über den Ursprung der Arten. Gelesen in Berlin Sommer 1860 von Ernst Haeckel; per una breve analisi di tale

quaderno cfr. M. Di Gregorio, From Here to Eternity. Ernst Haeckel and Scientific Faith, Göttingen, Vandenhoeck Ruprecht, 2005, p. 77 ss.

18

(18)

La teoria sostenuta dal padre dell’evoluzionismo

per lo zoologo tedesco ha, infatti, il pregio di

individuare e spiegare l’operare dei meccanismi

che unificano la natura organica, le leggi che

stanno a fondamento e danno senso alle

classificazioni sistematiche, le ragioni

che stanno alla base della modificabilità

di una specie e delle infinite variazioni

formali che hanno luogo in essa: «insieme

al traduttore Bronn», afferma perciò con

fermezza Haeckel, «io vedo nella direzione

intrapresa da Darwin l’unica via possibile per avvicinarci

alla comprensione della grande legge dello sviluppo

che determina i fenomeni del mondo organico, della

loro origine e, infine, del loro trapasso»

19

.

Il padre dell’evoluzionismo, che aveva letto attentamente l’opera – seppur con qualche

difficoltà dovuta alla scarsa dimestichezza con la lingua tedesca – e al quale non era sfuggita la

nota in questione, rispose con cortesia all’autore affermando che i suoi disegni “erano le opere

più belle che avesse mai visto” e che era “orgoglioso di possederne una copia”

20

. Il naturalista

inglese, ormai celebre nel mondo della scienza, aveva riconosciuto nel giovane Ernst Haeckel

un biologo al proprio livello, dalle considerevoli doti di ricercatore e dal grande senso estetico e,

per tale motivo, un pensatore pienamente in grado di comprendere il valore della teoria

evolutiva. Forse aveva perfino visto in lui quel «futuro naturalista, giovane e ancora in

formazione»

21

che nel capitolo conclusivo dell’Origin of Species indicava come colui che si

sarebbe impegnato con tale solerzia e passione nella promozione delle teorie evoluzionistiche da

scacciare definitivamente via dal dibattito biologico l’idea d’immutabilità delle specie

22

.

19 Ibidem. 20

Darwin inviò una lettera a Haeckel il 3 marzo muovendo, come abbiamo messo in luce, un apprezzamento esplicito all’opera dello scienziato di Jena: «ho ricevuto una settimana fa il vostro gentilissimo dono, la vostra opera sui Radiolari», scrive Darwin. «È uno dei lavori più belli che io abbia mai visto e sono fiero di possederne una copia donatami dall’autore» (C. Darwin, The Corrispondence of Charles Darwin, op. cit., vol. 12 – 1864, p. 61).

21

C. Darwin, L’origine delle Specie, tr. it. cit., p. 423.

22

Cfr. a tal proposito quanto Haeckel stesso afferma nella nota dedicata a Darwin della sua monografia sui radiolari: «non posso fare a meno di cogliere l’occasione per esprimere la grande ammirazione che la stimolante teoria di Darwin sull’origine delle specie ha generato in me. […] Darwin stesso spera che la sua teoria possa essere ampiamente verificata e guarda a un “naturalista giovane e ancora in formazione in grado di cogliere con imparzialità entrambi gli aspetti del problema. Chiunque si senta portato a credere che le specie sono mutevoli renderà un utile servizio esprimendo coscienziosamente la propria convinzione; infatti questo è l’unico modo per eliminare i preconcetti che opprimono la dottrina”. Io condivido tale concezione con tutto il cuore e credo di dover qui esprimere la mia fede nella mutabilità delle specie e nelle linee di discendenza in tutti gli organismi» (E. Haeckel, Die

Radiolarien (Rhizopoda radiaria), op. cit., vol. I, pp. 231-232 nota). Cfr. anche R.J. Richards, The German Reception

Figura 3. E. Haeckel, Polycyttaria.

Vereins-Strahlinge,

particolare della Tavola 51,

(19)

Haeckel, che aveva per Darwin una «hohe Bewunderung»

23

[alta ammirazione], fu all’altezza

delle aspettative: dedicò la sua intera vita e i suoi sforzi alla popolarizzazione della teoria

evolutiva

24

divenendo, insieme a Thomas H. Huxley

25

, una delle figure più influenti del

darwinismo tardo ottocentesco.

of Darwin’s Theory, 1860-1945, in M. Ruse (a cura di), The Cambridge Encyclopedia of Darwin and Evolutionary Thought, Cambridge, Cambridge University Press, 2013, p. 235.

23

Ivi, p. 231 nota.

24

Cfr. lettera di E. Haeckel a H. Allmers del 5 dicembre 1863 riportata da J. Sandmann nell’articolo Ernst Haeckels

Entwickelungslehre als Teil seiner biologistischen Weltanschauung, in E.-M. Engels, (a cura di), Die Rezeption von Evolutionstheorien im 19. Jahrhundert, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1995, p. 327. A testimonianza del proprio

impegno per la diffusione del darwinismo e incoraggiato dalla risposta positiva di Darwin alla sua monografia sui radiolari, il naturalista aveva inviato all’anziano collega britannico un articolo comparso sul quotidiano Stettin

Zeitung (n. 439, 20 Settembre, 1863) che elencava i principali contributi della conferenza della Gesellschaft deutscher Naturforscher und Ärtzte [Società dei Naturalisti e Medici tedeschi], tenutasi pochi mesi prima nella città

di Stettino (Szczecin, oggi Polonia). Nel corso di tale conferenza il giovane zoologo era stato invitato a intervenire e, con il discorso dal titolo Über die Entwickelungstheorie Darwin’s [1863; ristampa in Idem, Ernst Haeckel.

Gemeinverständliche Werke, op. cit., vol. V – Vorträge und Abhandlungen, pp. 3-32; tr. ingl. The darwinian theory,

in Idem, The pedigree of man and other essays, a cura di Edward B. Aveling, London, Freethought Publishing Company, 1883, pp. 3-26] aveva inaugurato il darwinismo in Germania. «Il primo oratore [Haeckel]», scriveva il giornalista nel suo articolo, «salì su podio e riuscì a catturarsi l’attenzione con un intervento sulla teoria della creazione di Darwin. L’intervento affascinò l’auditorio per la sua presentazione chiara e illuminante e per la sua forma estremamente elegante». Darwin ne fu entusiasta e rispose al giovane: «sono deliziato del fatto che un così distinto naturalista possa confermare e diffondere la mia concezione; posso affermare chiaramente che tu sei uno dei pochi che capisce veramente la selezione naturale» (lettera di C. Darwin a E. Haeckel del 9 marzo 1864 pubblicata in C. Darwin, The Correspondence of Charles Darwin, op. cit., vol. 12 – 1864, pp. 63-64). Il più noto biografo di Haeckel, W. Bölsche (1861-1939) enfatizza il carisma che lo zoologo di Jena esercitò in occasione di tale conferenza, sottolineando che per Darwin era una fortuna avere l’appoggio di un pensatore giovane, entusiasta e di bella presenza, in grado di suscitare molto più interesse per le sue teorie di quanto egli stesso era stato in grado di fare in Inghilterra: «Haeckel, giovane e di bell’aspetto», afferma Bölsche, «era l’incarnazione del “mens sana in corpore sano” […] egli portava con sè la miglior cosa che possa accompagnare una nuova idea: l’aria della nuova generazione, di una giovinezza che accoglie ogni nuova idea con ottimistico coraggio. Dietro di lui c’era il pensiero di Darwin stesso, un’onda che spazzava via qualsiasi ostacolo» (W. Bölsche, Ernst Haeckel. Ein Lebensbild, Berlin und Leipzig, Hermann Seemann Nachfolger, 1900; tr. ingl. a cura di J. McCabe, Haeckel. His life and works, Philadelphia, George W. Jacobs and Co., 1906, pp. 146-147). A testimonianza della popolarità raggiunta dallo zoologo tedesco riportiamo il fatto che uno dei più celebri saggi haeckeliani, Die Welträthsel. Gemeinverständliche Studien über monistische

Philosophie (Bonn, Emil Strauß, 1899; ; ripubblicato in Idem, Ernst Haeckel. Gemeinverständliche Werke, op. cit.,

Bd. III, pp. 1-422; tr. it. a cura di A. Herlitzka con aggiunte di E. Morselli, I problemi dell’universo, Torino, UTET, 1904), fu tradotto in 24 lingue (incluso l’armeno, il cinese, l’ebraico e l’esperanto) e vendette 40.000 copie soltanto nel primo anno di pubblicazione. Fu un “best-seller” scientifico, un vero successo editoriale, il cui impatto sulla cultura dell’epoca si coglie ancor meglio per contrasto, ponendo l’accento sul fatto che l’Origin of Species di Darwin aveva venduto nelle tre decadi successive alla sua pubblicazione solo 39.000 copie (si cfr. per tali dati l’articolo di R.J. Richards dal titolo Ernst Haeckel, in M. Ruse, J. Travis (a cura di), Evolution: the first four billion years, Cambridge (Mass.) – London, Harvard University Press, 2008, pp. 622-626). L’evoluzionismo, nella sua versione popolare, fu quindi fortemente filtrato dal pensiero haeckeliano, sebbene le posizioni teoriche nate nei primi decenni del Novecento in seno al darwinismo abbiano progressivamente eclissato l’opera di tale scienziato. Sulla popolarizzazione del pensiero darwiniano e sull’influenza del pensiero darwinista sull’arte e la letteratura cfr. E. Canadelli, Pop-Darwin. Evoluzionismo e Cultura Popolare, in C. Pagetti (a cura di), Darwin nel tempo. Modernità

letteraria e immaginario scientifico, Milano, Cisalpino. Istituto editoriale universitario, 2009, pp. 265-78. Per quanto

concerne il rapporto teorico fra Haeckel e Darwin si confrontino, invece, M. Di Gregorio, From Here to Eternity, op. cit., p. 74 ss. e R.J. Richards, The Tragic Sense of Life. Ernst Haeckel and the Struggle over Evolutionary Thought, Chicago and London, The University of Chicago Press, 2008.

25

Thomas Henry Huxley (1825-1895) iniziò la sua carriera scientifica come medico nella marina militare britannica: in qualità di aiuto-chirurgo fu imbarcato sulla fregata Rattlesnake, incaricata di compiere un viaggio nei mari australi, per lo più per scopi idrografici. Nel corso del viaggio, durato quattro anni, poté acquisire numerose conoscenze sulla flora e la fauna locali, cominciando a dedicarsi con maggior solerzia alle scienze naturali. La pubblicazione dell’opera The Origin of Species di Darwin rappresentò uno dei principali fattori che influirono sul suo orientamento teorico e che fecero del giovane naturalista inglese il più strenuo e convinto assertore delle dottrine darwiniane, al punto da essere soprannominato il “mastino di Darwin”. È ricordato soprattutto per l’opera Evidence as to man’s

place in Nature (New York, D. Appleton & Company, 1863; tr. it a cura di G. Giacobini, Il posto dell’uomo nella natura, Torino, UTET, 2005), saggio che rappresenta il culmine del processo d’inserimento formale dell’essere

(20)

Sebbene Haeckel sia stato «il più noto, attivo e chiassoso darwinista di Germania»

26

,

circoscriverne però la figura a quella di un mero divulgatore delle tesi evoluzioniste

significherebbe sminuire la portata di tale pensatore, nonché limitare notevolmente l’impatto

che le teorie di quest’ultimo ebbero non solo sulla riflessione scientifica dell’epoca, ma anche su

quella filosofica e letteraria. Non possiamo, infatti, definire il pensiero haeckeliano come una

forma di “darwinismo puro”, poiché lo sforzo che sta alla base dell’articolazione teorica

proposta dal naturalista tedesco consiste nell’armonizzare le teorie darwiniane con idee che da

decenni costituivano la linfa del dibattito biologico europeo: la teoria trasformista avanzata da

Jean-Baptiste Lamarck

27

e il principio metamorfico tanto caro a colui che possiamo definire

come l’autorità indiscussa della cultura tedesca di fine Ottocento, Johann Wolfgang von

Goethe

28

.

umano nell’ordinamento zoologico, processo già avviato dalla pubblicazione del Systema Naturae di Linneo. Collegando i risultati dell’antropologia con le teorie evolutive elaborate da Darwin, Huxley cercò di chiarire quale fosse la posizione zoologica dell’uomo nel sistema naturale, rintracciandone le somiglianze con altri animali e portando avanti uno studio comparativo in particolar modo con le scimmie antropomorfe.

26

A. La Vergata, Filosofia e biologia, in P. Rossi (a cura di), La Filosofia, Torino, UTET, 1995, vol. II – La filosofia

e le scienze, p. 104. 27

Jean-Baptiste-Pierre-Antoine de Monet, cavaliere di Lamarck (1744-1829), undicesimo figlio di una piccola famiglia della nobiltà piccarda, fu un illustre botanico e zoologo francese. Destinato alla carriera ecclesiastica, dopo la morte del padre si volse a quella militare che fu tuttavia costretto ad abbandonare dopo breve tempo per motivi di salute. Solo intorno al 1768 cominciò, per svago, a occuparsi di scienze naturali e in particolare di botanica, redigendo la Flore française [La Flora francese], un’opera in 3 volumi, pubblicata nel 1779, per intervento di G.-L. Leclerc de Buffon (1707-1788). In quest’opera Lamarck attaccava il sistema linneano e i metodi di classificazione artificiale, affermando la necessità di non imporre un ordine arbitrario alla Natura ma di comprendere il suo vero procedere: classi e generi sono concetti inventati dall’uomo per rendere più semplice e lineare l’indagine del mondo naturale; quest’ultimo, infatti, non conosce che le specie, concepite come immutabili e individuate sulla base del criterio riproduttivo. Tale scritto ebbe un enorme successo e gli valse il sostegno dell’intelligentia dell’epoca, permettendogli di ottenere un impiego come botanico al Jardin du Roi e, in seguito, nel 1795 l’incarico di professore di zoologia degli invertebrati nel Muséum National d’Histoire Naturelle (cattedra che riuniva gli insegnamenti linneiani di Insecta e Vermes). Spirito poliedrico s’interessò anche di geologia, chimica e paleontologia, pubblicando numerose opere fra cui ricordiamo l’Hydrogéologie [Idrogeologia, 1801], le Recherches sur l’organisation des corps

vivants [Ricerche sull’organizzazione dei corpi viventi, 1802], la Philosophie zoologique (1809; tr. it. parziale a cura

di G. Barsanti, Filosofia Zoologica, Firenze, La Nuova Italia, 1976) e l’Introduction à l’histoire naturelle des

animaux sans vertébres (1815-1822, tr. it. a cura di P. Omodei, Introduzione alla storia naturale degli invertebrati, in

Idem, Opere di Jean-Baptiste Lamarck, Torino, UTET, 1969), non ricevendo però, a eccezione della sua prima opera, grandi apprezzamenti dai suoi contemporanei. Il discredito che accompagnò a lungo la sua immagine pubblica fu ulteriormente accentuato dal fatto che Napoleone si rifiutò di accettare in dono una copia della Philosophie

zoologique credendo che si trattasse di un almanacco meteorologico. Isolato quindi dalla comunità scientifica morì

cieco e in assoluta povertà, ma con la convinzione di essere un antesignano del progresso scientifico e che le sue opere avrebbero in futuro ottenuto il giusto apprezzamento. Per un’analisi della vita e del pensiero di J.-B. Lamarck si consiglia la consultazione di: H.C.D. De Wit, Jean-Baptiste, chevelier de Lamarck, in Idem, Histoire du

développement de la biologie, Heelsum (Pays-Bas), Pudoc – Centre for Agricoltural Publishing and Documentation,

1982, tr. fr. a cura di H.C.D. de Wit, A. Baudière, Lausanne, Presses Polytechniques et Universitaires Romandes, 1994, vol. III, pp. 443-445; Idem, Le lamarckisme (transformisme), in ivi, pp. 445-452; S.J. Gould, The Structure of

Evolutionary Theory, Cambridge (Mass.) – London, Harvard University Press, 2002, tr. it. a cura di T. Pievani, La struttura della teoria dell’evoluzione, Torino, Codice Edizioni, 2003, p. 219 ss.; A. Pichot, Histoire de la notion de vie, Paris, Éditions Gallimard, 1995, p. 577 ss.

28

«Fra i grandi filosofi della natura», scrive Haeckel, «cui noi dobbiamo la prima fondazione di una teoria dell’evoluzione organica e che brillano a lato di Charles Darwin come primi sostenitori del trasformismo, stanno primi Jean Lamarck e Wolfgang Goethe» [E. Haeckel, Natürliche Schöpfungsgeschichte. Gemeinverständliche

wissenschaftliche Vorträge über die Entwickelungslehre im Allgemeinen und diejenige von Darwin, Goethe und Lamarck im Besonderen, über die Anwendung derselben auf den Ursprung des Menschen und andere damit zusammenhängende Grundfragen der Naturwissenschaft, Berlin, G. Reimer, 1868; tr. it. a cura di D. Rosa, Storia della creazione naturale. Conferenze scientifico-popolari sulla teoria dell’evoluzione generale e specialmente su

(21)

Per quanto affascinato dalla letteratura biologica anglosassone, Haeckel rimane quindi

pur sempre un figlio della cultura tedesca di metà Ottocento e la sua Weltanschauung,

quell’orizzonte culturale che tanto risente delle influenze della Naturphilosophie

29

e più

specificatamente del romanticismo d’impronta goethiana, non poteva non modificare la

meccanica che sta alla base della selezione naturale di Darwin, aprendosi alla teorizzazione

estetica

30

. Egli può, pertanto, essere definito a buon diritto come uno dei massimi esponenti di

quella di Darwin, Goethe e Lamarck, Torino, UTET, 1892, p. 50 (traduzione modificata)]. Cfr. a tal proposito E.

Canadelli, Icone organiche. Estetica della natura in Karl Blossfeldt ed Ernst Haeckel, Milano, Mimesis Edizioni, 2006, p. 36 in cui l’autrice sottolinea che «la compresenza stratificata e non priva di contraddizioni tra il paradigma morfologico e quello evolutivo non è comunque rara nel panorama tedesco della seconda metà dell’Ottocento, in cui le tradizioni che facevano capo a Lamarck, Goethe, e Darwin convergevano in una forma eterogenea di darwinismo, rappresentata in maniera esemplare da Haeckel. Questi non promuoveva un darwinismo puro, ma un concetto tipologico di evoluzione, che sfociò in una morfologia generale degli organismi […], una sorta di spiegazione meccanica della morfologia, per certi versi più vicina a Lamarck che a Darwin». Si noti che la Generelle

Morphologie der Organismen [Morfologia generale degli organismi], opera principale dello zoologo di Jena cui la

Canadelli fa implicitamente riferimento, è infatti esplicitamente dedicata, oltre che al caro amico e collega C. Gegenbaur (1826-1903), anche a quelli che Haeckel considera “i tre fondatori della teoria della discendenza”, appunto Darwin, Goethe e Lamarck (cfr. E. Haeckel, Generelle Morphologie der Organismen. Allgemeine

Grundzüge der organischen Formen-Wissenschaft, Mechanisch begründet durch die von Charles Darwin reformirte Descendenz-Theorie, Berlin, G. Reimer, 1866, p. VII). Lo stesso interesse è manifestato dallo zoologo nell’articolo Goethe on evolution (“The Open Court”, n. 131, 1890, pp. 2111-2114) e nella conferenza dal titolo Die Naturanschauung von Darwin, Goethe und Lamarck (Jena, Verlag von G. Fischer, 1882; tr. fr., Darwin, Goethe et Lamarck, “Revue Scientifique de la France et de l’étranger”, 3e Serie, n. 23, 1882, p. 706; tr. ingl., On Darwin,

Goethe and Lamarck, “Nature”, vol. 26, 1882, p. 554) pronunciata per commemorare la morte di Darwin alla

riunione dell’Associazione dei Medici e Naturalisti tedeschi tenutasi a Eisenach 18 settembre 1882 e in seguito data alle stampe. Per questo come scrive F. Moiso nell’articolo Morfologia e filosofia, “Annuario filosofico”, 8, 1992, p. 79 «tutta l’opera di Haeckel può essere definita “un ritorno conclamato a Goethe attraverso l’impulso fornito dalla teoria darwiniana dell’evoluzione della specie». Per aver accostato il pensiero darwiniano a quello dei due pensatori predarwinisti e al pensiero goethiano in particolare egli fu, infatti, accusato di essere un “darwiniano non ortodosso”: E.S. Russell nell’opera Form and Function. A Contribution to the History of Animal Morphology, London, John Murray, 1916, pp. 247-248 ha definito il suo pensiero come «non tanto darwiniano quanto pre-darwiniano» e M. Ruse, nel saggio Monad to Man. The Concept of Progress in Evolutionary Biology, Cambridge (Mass.) – London, Harvard University Press, 1996, p. 181, afferma che «Haeckel e i suoi amici non erano veri darwinisti». Per quanto concerne le differenti radici teoriche darwiniane e haeckeliane cfr., invece, R.J. Richards, If This Be Heresy.

Haeckel’s Conversion to Darwinism, in A. Lustig, R.J. Richards, M. Ruse Darwinian Heresies, Cambridge,

Cambridge University Press, 2004, pp. 101-130 e, soprattutto, M. Di Gregorio, Under Darwin’s Banner: Ernst

Haeckel, Carl Gegembaur and Evolutionary Morphology, in E.-M. Engel, T. F. Glick (a cura di), The Reception of Charles Darwin in Europe, London – New York, Continuum, 2008, vol. 1, pp. 81-82 in cui l’autore afferma che le

fonti e i riferimenti filosofici dei due autori sono differenti per cui, utilizzando una metafora morfologica, si potrebbe affermare che le loro visioni rivelano delle somiglianze per “analogia” d’interessi, non per “omologia”: essi convergono su alcune considerazioni, ma discendono da differenti “antenati filosofici”.

29

Con il termine Naturphilosophie si fa riferimento al movimento di pensiero tedesco, nato negli anni ottanta del Settecento, che esercitò una notevole influenza non solo sulle arti e sulle lettere, ma anche sulle ricerche scientifiche. Legato ai nomi di grandi pensatori come F. Schelling (1775-1854), J.G. Herder (1744-1803) e J.W. Goethe (1749-1832), ebbe fra i suoi principali rappresentanti in ambito scientifico L. Oken (1779-1851) e G. Carus (1789-1869) le cui opere influirono enormemente sulla riflessione e sulla pratica scientifica fino al trionfo del positivo. Per un’analisi più approfondita di tale movimento filosofico cfr. G. Gusdorf, Le romantisme II. L’homme et la nature, Paris, Éditions Payot & Rivages, 1993; per un’esposizione del pensiero dei principali esponenti di tale movimento in ambito biologico si consiglia, invece, la consultazione di F. Mondella, La scienza tedesca nel periodo romantico e la

Naturphilosophie, in L. Geymonat (a cura di), Storia del pensiero filosofico e scientifico, Milano, Garzanti Editore,

19813, vol. IV - L’ottocento (I), pp. 225-258; S. Poggi, Il genio e l’unità della natura. La scienza della Germania

romantica (1790-1830), Bologna, Il Mulino, 2008 e S. Schmitt, Histoire d’une question anatomique: la répétition des parties, Paris, Publications Scientifiques du Muséum National d’Histoire Naturelle, 2004, p. 35 ss.

30

Si noti che l’accostamento fra il pensiero darwiniano e le teorie della Naturphilosophie è stato oggetto di studio di numerose pubblicazioni negli ultimi anni. Citiamo in particolare il saggio di R.J. Richards, Darwin’s Romantic

Biology. The Foundation of His Evolutionary Ethics, in J. Maienschein, M. Ruse (a cura di), Biology and the Foundation of Ethics, Cambridge, Cambridge University Press, 1999, pp. 113-153.

(22)

una “stana estetica biologica”

31

e la sua opera come «un caso che fornisce l’occasione per

mostrare come il confine tra l’immaginario artistico e quello scientifico non sia poi così netto e

come spesso la natura guardata semplicemente con occhi diversi non sia altro che una

manifestazione originaria dell’arte»

32

.

Nella presente sezione ci proponiamo, pertanto, di analizzare le radici estetiche del

pensiero morfologico, di quella scienza della forma che costituisce l’asse portante delle

riflessioni haeckeliane e che, come cercheremo di mettere in luce nel corso della nostra

argomentazione, mostra non pochi punti di contatto con la disciplina estetica. Si tenterà, altresì,

di evidenziare le problematiche, interne al pensiero filosofico stesso, problematiche che hanno

condotto nel tempo a un sempre maggiore deprezzamento delle indagini morfologiche

nell’ambito della pratica scientifica e si cercherà di proporre un percorso alternativo che

favorisca la rivalutazione delle apparenze formali nella sfera del bios.

31

Cfr. E. Canadelli, Un caso di estetica della natura. Le Kunstformen der Natur di Ernst Haeckel, “Immagini per la filosofia”, 2003, s.p.

32

Figura

Figura  2.  E.  Haeckel,  Rhizosphaera
Figura 3. E. Haeckel, Polycyttaria.
Figura 4.   E. Haeckel,  Trochilidae.   Kolibris,   particolare della  Tavola 99,  Kunstformen   der Natur,   1899-1904.
Figura 5. E. Haeckel,  Discomedusae.  Scheibenquallen,  particolare della   Tavola 8,   Kunstformen   der Natur,  1899-1904
+7

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