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1 A. Labriola, Discorrendo di Socialismo e di Filosofia (1902), in A. Labriola, Tutti gli scritti filosofici e di teoria

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PREMESSA

«Agli eruditi, ai ricercatori di temi per dissertazione, ai dottori novellini, tutto è possibile. Come han messo assieme l'etica di Erodoto, la psicologia di Pindaro, la geologia di Dante […] così a fortiori, e a più giusto titolo, potrebbero scrivere della logica del Capitale, anzi costruire un insieme della filosofia di Marx, tutta specificata e spartita secondo le sacramentali rubriche della scienza professionale. Questione di gusti!»1

Questa che presento non è altro che la traccia di una ricerca tutta da compiere. Ma è anche e soprattutto – poiché pur qualcosa di particolare ho scelto di presentare – la posizione e la costruzione di questa traccia, per quanto ho potuto e saputo rifarmi a una certa idea di criticismo sottesa al fare una storia della filosofia teorica, del porre, cioè, sempre, come intrinseca alla ricerca filosofica, la domanda: a quali condizioni è possibile...? Tale interrogativo fa da filo conduttore alla lettura e all'analisi dei testi degli autori a cui mi rivolgo. Ad esempio, nella Prima dissertazione si tratta di capire a quali condizioni è stato possibile in Kant concepire una storia universale, in relazione all'architettonica e all'idea della conoscenza sistematica teorizzata nella prima Critica. Nella Seconda invece mi chiedo a quali condizioni si può significativamente parlare di una storia universale in Schiller. E infine, nella Terza dissertazione, la questione diventa: a quali condizioni il «metodo scientificamente corretto» di Marx può aprire, da un lato, a una considerazione critica della Filosofia classica della Storia, a una esposizione della sua propria storia e alla critica di questa per mezzo dell'esposizione stessa? E, dall'altro, a quali condizioni l'idea del conoscere conformemente alla conoscenza propria e specifica di Marx offre la possibilità di

1 A. Labriola, Discorrendo di Socialismo e di Filosofia (1902), in A. Labriola, Tutti gli scritti filosofici e di teoria

dell'educazione, a cura di Luca Basile e Lorenzo Steardo, Bompiani, Milano 2014, p. 1448.

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ri-concepire un universale da assegnare alla storia, di ri-concepirlo, cioè, a partire dalla sua effettiva socializzazione?

Il titolo che adopero, almeno nella prima parte, e cioè almeno per quel Per una idea di storia universale da un punto di vista critico, designa l'indole dell'esposizione, e ne segna i precisi confini. Intanto, come appare evidente, parafraso il titolo del noto saggio kantiano, Idea per una storia universale dal punto di vista cosmopolitico, e Kant è, appunto, l'effettivo presupposto della ricerca: presupposto non tanto cronologico, quanto logico e tematico del discorso che svolgo nelle tre dissertazioni. Il titolo, però, fa riferimento diretto anche al percorso che definisce in senso proprio e stretto il metodo di Marx; percorso che mostra come Marx avesse concepito, nel tempo, l'oggetto della sua ʻcriticaʼ in modo che questo concepire lo portasse a superare il «modo della ricerca», del continuare a scrivere delle Introduzioni, delle Zur..., e lo facesse arrivare al «modo dell'esposizione», alla scrittura dell'autoesposizione dell'oggetto, per la quale l'espressione «Critica dell'economia politica»

poteva finalmente essere solo un sottotitolo. L'espressione, tuttavia, può richiamare un altro importante «Zur», ovvero ricordare quel Zur Genialogie der Maral. Non sembra estrinseco far riferimento in questo luogo all'idea che fonda e orienta la Genealogia di Nietzsche poiché anche in quello “scritto polemico” si tratta di critica e di storia, si tratta di una

«nuova esigenza», ovvero del «bisogno di una critica dei valori morali, di cominciare a porre una buona volta in questione il valore stesso di questi valori – »

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, e che a tale scopo «è necessaria una conoscenza delle condizioni e delle circostanze in cui sono attecchiti, poste le quali si sono andati sviluppando e modificando [...]»

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, per dare «a uno sguardo così acuto ed equanime una direzione migliore»

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: la direzione verso «il grigio, il documentato, l'effettivamente verificabile, l'effettivamente esistito», perché si possa concepire finalmente

2 F. Nietzsche, Genealogia della morale. Uno scritto polemico, tr. it. di Ferruccio Masini, Adelphi, Milano 2010, p. 8.

3 Ibid.

4 Ivi, p. 9.

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«l'effettiva storia della morale»

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. In breve, anche in Nietzsche la questione è quella di intraprendere una indagine che deve essere condotta a partire da una nuova e diversa prospettiva, da un nuovo e diverso punto di vista: critico, appunto.

Ora, nel discorso che vengo facendo mi limito a dire delle principali questioni d'indole generale e formale che nascono nelle argomentazioni degli autori a cui mi rivolgo, in luogo di determinare ab intrinseco i principi, le questioni di metodo e di sistema, le aporie che si sviluppano in queste stesse argomentazioni. Il mio è, per ciò detto, ancora un muovere da alcune semplici definizioni formali che parafrasando sviluppo in un discorso. È ancora un ricercare temi per dissertazione: è ancora una esposizione determinata essenzialmente dal modo della ricerca, da uno Zur... preliminare e propedeutico. È per ciò una indagine che deve ancora appropriarsi il materiale nei particolari, che deve ancora analizzare le differenti forme di sviluppo e rintracciare l'intimo concatenamento di questo materiale stesso. Solo dopo che questa indagine sarà portata a compimento, il movimento reale potrà essere esposto in maniera convincente, e riprodotto come una totalità concreta, come un che di spiritualmente concreto: anche quando questo movimento reale si identifichi con il corso della storia dei modelli di intendimento filosofico della storia.

Riguardo a ciò che specificamente dico nelle dissertazioni e alla trama determinata di relazioni in cui si collocano, rimando alle Introduzioni che precedono queste. Riguardo al modo in cui possono essere lette, si può però aggiungere: ciascuna dissertazione è stata concepita e sviluppata come un discorso a sé stante, e in questo senso può anche essere letta;

tuttavia, poiché le dissertazioni rispondono di un principio di stesura sistematico, ognuna di esse offre in sé e per sé l'instradamento per quella successiva, nel rimando di temi e di termini che le costituisce essenzialmente. Con il rischio di disperdere l'integralità delle questioni trattate «in ammanicoli di postuma analisi»

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, come avvertiva il Labriola quando

5 Ivi, p. 10.

6 A. Labriola, Discorrendo di Socialismo e di Filosofia, cit., p. 1448.

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ʻdiscorreva di socialismo e di filosofiaʼ, ho cercato di sviluppare, per quanto mi è stato possibile, l'ideale critico-formale che ha mosso questa indagine.

Certo, si potrà osservare, quando si tratta di filosofia della storia dopo la restituzione che ne ha fatto Karl Lӧwith – anzitutto se si guarda a Significato e fine della storia – il punto di partenza dell'indagine non può che essere molto problematico. Anzi, il senso stesso dell'indagine risulta molto problematico perché, in relazione a tale restituzione, non si può continuare a porsi nella prospettiva di una ricerca che guardi ai problemi della filosofia della storia senza assumere la prospettiva di una ricerca che guarda alla stessa filosofia della storia come problema. Ma una interlocuzione ideale con Lӧwith e con l'ambito di problematicità dischiuso dalla sua opera, allo stato attuale della mia ricerca, era semplicemente fuori discussione. Tuttavia, guardando a Marx, a Schiller, ma, per certi aspetti, anche a Kant, ed avendo comunque presente la dis-soluzione della filosofia della storia in quanto sapere filosofico operata da Lӧwith, perché sua ri-soluzione in altro, in una visione teologica in veste mondanizzata, secolarizzata, posso riproporre in questa Premessa l'interrogativo che da altri è stato posto proprio in relazione all'operazione teorica di Lӧwith:

«veramente le filosofie della storia sono consistite solo in una futurizzazione storicistica? O molte filosofie della storia sono state anche produzione di una coscienza critica, in quanto produzione di una coscienza del presente come storia?»

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. En attendant che, chi sa mai, la compiuta retrospezione dell'oggetto di ricerca scelto sia realizzata, e che riesca poi a rispondere esaustivamente al quesito posto e riproposto, contentiamoci della parziale visione che mi è dato di raggiungere in questa occasione. Quanto a questa, se non posso dirmene pago, almeno posso definirla come un punto di partenza determinato, risultato coerente di tutto ciò da cui risulta.

7 L. Calabi, La filosofia della storia come problema. Karl Löwith tra Heidegger e Rosenzweig, ETS, Pisa 2008, p. 89.

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