CONCLUSIONI
CONCLUSIONI
Dai dati ottenuti dallo studio sperimentale da noi svolto è risultato che la popolazione canina presente sul territorio ha un’alta incidenza di soggetti affetti da almeno una delle malattie muscoloscheletriche considerate, raggiungendo il 50% circa del totale dei cani valutati.
Il confronto con lo stesso tipo di studio condotto negli Stati Uniti d’America dall’OFA, ha messo in evidenza come, anche se non sempre, l’incidenza di queste patologie sia minore nella popolazione canina americana rispetto alla nostra, indice di un più attento piano di selezione degli accoppiamenti. Infatti, essendo tutte le patologie studiate nel nostro lavoro di tipo ereditario, solo tramite una scelta accurata degli accoppiamenti, escludendo quindi dalla riproduzione i soggetti malati, è possibile cercare di ridurre anche nel nostro territorio la loro incidenza.
A questo scopo, risulta essere di notevole importanza la messa in atto di un programma di screening preventivo, già a partire dai primi mesi di vita, su tutti i cani appartenenti ad una delle razze considerate a rischio di sviluppare una malattia muscoloscheletrica legata all’accrescimento, in modo tale da poter correggere precocemente le alterazioni presenti, garantendo una migliore qualità della vita del soggetto, ed escludendo quindi questi cani dalla riproduzione. Infatti,
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come dimostra il nostro studio, molto spesso i proprietari si accorgono dei primi segni della presenza di un possibile problema quando il loro cane ha già un anno di età o più, talvolta ad un’età alla quale è già iniziata l’attività riproduttiva.
Sarebbe quindi auspicabile estendere l’analisi compiuta col nostro studio all’intera popolazione canina, coinvolgendo soprattutto gli allevatori, al fine di avere un quadro più completo e veritiero della situazione sul nostro territorio, iniziando a valutare i cuccioli già a partire da 3 mesi d’età e continuando a seguirli, ad intervalli regolari, durante le diverse fasi dell’accrescimento. Un controllo più sistematico, insieme al miglioramento delle tecniche diagnostiche, potrebbe portare ad un’importante diminuzione dell’incidenza di queste malattie nella popolazione canina.
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