CAPITOLO 2 LE POLVERI ATMOSFERICHE
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2. LE POLVERI ATMOSFERICHE
2.1 Caratteristiche generali delle polveri atmosferiche
Le polveri atmosferiche (o materiale particellare) costituiscono una miscela molto eterogenea di particelle, solide e liquide, di varie caratteristiche dimensionali, composizione chimica o origine; vengono definite con svariati termini, ma generalmente i più usati sono: PTS (Polveri Totali Sospese) ossia TSP (Total Sospended Particles) e PM (Particulate Matter, Materiale Particolato)
/3/. Le particelle hanno un diametro compreso tra 0,005 µm e 50- 100 µm (lo spessore di un capello umano è di 100 µm!) e proprio a causa delle ridotte dimensioni restano in sospensione nell’aria; tuttavia come tutti i corpi che salgono in alto, successivamente ricadono al suolo per effetto della gravità.
Esistono diversi meccanismi di deposizione e vari fattori che devono essere considerati; il tempo di permanenza nell’aria, ad esempio, dipende soprattutto dalle dimensioni (le particelle più piccole possono rimanere in sospensione anche per lunghi periodi, mentre quelle più grandi generalmente raggiungono il suolo in tempi piuttosto brevi, causando fenomeni di inquinamento su scala molto ristretta), oltre che dalle caratteristiche del terreno (rugosità, orografia, ecc.), dei venti e delle precipitazioni. L’aria inoltre esercita un effetto ritardante, con una forza diretta verso l’alto, proporzionale alla velocità di caduta e al raggio delle particelle. Alla fine gli urti casuali e la reciproca attrazione fanno ingrossare le stesse al punto da far loro raggiungere una velocità sufficiente a farle depositare al suolo. Oltre a questo meccanismo (di deposizione a secco) l’eliminazione dall’atmosfera avviene anche (e soprattutto) per effetto delle precipitazioni (deposizione a umido).
Le particelle si possono classificare in primarie, se sono originate per emissione diretta (cioè emesse come tali dalle sorgenti) e secondarie, se formate in seguito a una serie di reazioni chimiche e fisiche in atmosfera (generalmente di composti chimici quali ossidi di azoto, ossidi di zolfo, ammoniaca e composti organici).
Le fonti del particolato atmosferico possono essere sia di origine
antropica che di tipo naturale. Quelle di origine antropica sono riconducibili
principalmente ai processi di combustione, in particolare da emissioni da traffico
veicolare, utilizzo di combustibili (quali carbone, oli, legno, rifiuti, rifiuti agricoli,
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Le fonti naturali sono costituiti essenzialmente da aerosol marino, particelle di suolo sollevate e trasportate dal vento, aerosol biogenico, incendi boschivi, emissioni vulcaniche, etc. Sia le fonti antropiche che quelle naturali possono dar luogo a particolato primario o secondario. Le sostanze costituenti, in relazione all’origine del particolato, possono variare in un ampia gamma di tipologie (sabbie, ceneri, polveri, fuliggine, sostanze silicee di varia natura, sostanze vegetali, composti metallici, fibre tessili naturali e artificiali, sali, etc.) e di composti/elementi chimici (tra i principali si possono annoverare elementi quali carbonio, piombo, nichel, nitrati, solfati, composti organici).
Per quanto riguarda le aree urbane, le cause principali delle alte concentrazioni di polveri sono dovute in gran parte alla crescente intensità di traffico veicolare, in particolare dei motori diesel e dei ciclomotori. Una percentuale minore è legata all’usura degli pneumatici e dei corpi frenanti delle auto. Un ulteriore elemento che contribuisce alle alte concentrazioni di polveri è connesso anche al risollevamento delle frazioni depositate per cause naturali o legate allo stesso traffico.
Esistono vari modi per classificare il particolato atmosferico e tra questi i più usati sono basati su:
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Distribuzione dimensionale
Taglio
Dosimetria
La classificazione basata sulla dimensioni delle particelle distingue tre
“modi” diversi di distribuzione (distribuzione trimodale):
1. il modo più piccolo corrisponde alle particelle di dimensioni inferiori a 0,1 µm (“modo di nucleazione”); questo tipo di particelle derivano principalmente da combustioni e trasformazione gas-particella;
2. il modo centrale comprende le particelle di dimensioni comprese nell’intervallo 0,1-1 µm (modo di accumulazione), derivanti soprattutto da processi di coagulazione di particelle più piccole;
3. il modo più grande corrisponde a particelle con diametro compreso tra 2 e 100 µm
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