Capitolo 3
Caratterizzazione della MOT
Quello che vogliamo realizzare `e un fascio atomico dotato del maggior flusso pos- sibile. Un flusso elevato porta, infatti, due vantaggi: consente di impressionare il campione in tempi pi` u brevi, e riduce di conseguenza le difficolt`a legate alla instabilit`a del sistema, nel corso del processo di deposizione. In effetti questo `e di cruciale importanza, giacch´e minore `e il tempo di lavoro necessario al depos- ito, pi` u semplice `e mantenere stabile e ben funzionante l’ apparato.
Per realizzare un fascio atomico con flusso elevato, possiamo agire su diversi parametri, quali l’allineamento dei fasci laser di collimazione e la disposizione dei campi magnetici dell’ apparato; ma prima di tutto `e essenziale che la sor- gente di Cesio utilizzata, per creare poi il fascio atomico, sia il pi` u abbondante possibile. Negli esperimenti con fasci termici non sussiste questo problema, dal momento che si dispone di un forno per generare la specie atomica da manipo- lare, e questo `e in grado di produrre un numero di atomi elevato senza alcuna difficolt`a. Nel nostro caso, invece, la sorgente di Cesio `e una MOT, che `e un sistema molto pi` u complesso da far operare efficientemente. Una volta messo a punto l’ apparato, pertanto, il primo passo che abbiamo fatto `e stato caratteriz- zare la sorgente di atomi freddi in funzione dei vari parametri sperimentali, per cercare le condizioni ottimali di lavoro e per confrontarci con i risultati ottenuti in precedenza con il vecchio apparato. Le varie misure effettuate sono in mas- sima parte effettuate seguendo gli schemi descritti in [26], eccetto una misura della temperatura della MOT, del tutto nuova, che si basa sulle idee esposte in [27]. La caratterizzazione della nostra sorgente di atomi `e costituita dalle seguenti misure:
• Determinazione del numero di atomi vs – detuning.
– corrente dei dispenser.
• Determinazione del volume della MOT vs
– detuning.
– corrente dei dispenser.
• Determinazione della densit`a.
• Determinazione della temperatura vs – detuning.
Per ogni gruppo abbiamo inoltre osservato il comportamento della nube fredda al variare della intensit`a del laser di trappola e del laser di ripompa: esso `e risultato del tutto analogo a quello riportato in [26]: il numero di atomi intrappolati cresce circa linearmente all’ aumentare dell’ intensit`a del fascio di trappola (almeno entro i valori di intensit`a di cui disponiamo, che non superano i 15 mW/cm 2 , corrispondenti a Ω ∼ 2.5Γ); invece esso cresce molto rapidamente al variare dell’ intensit`a del DBR fino a raggiungere un valore massimo che si mantiene costante per intensit`a di ripompa superiori ad 1 mW/cm 2 : d’ altra parte questo si spiega con il fatto che la probabilit`a che un atomo decada nel livello |F = 3i (anzich´e in |F = 4i) `e all’ incirca 1/1000, per cui `e sufficiente una potenza di ripompa relativamente esigua.
L’ andamento dei campi magnetici nella zona di trappola, in tutte le misure effettuate (a meno che non sia specificato altrimenti) `e fissato ad un valore di circa 10 G/cm.
3.1 Determinazione del numero di atomi
Abbiamo effettuato una misura dei segnali di fluorescenza emessi dalla MOT,
raccolti ponendo una lente di focale f = 100mm e diametro 3.8cm frontalmente
alla piramide, ma in modo da non interrompere o tagliare i fasci laser di trappo-
la. La lente `e stata disposta ad una distanza ∼ 2f (per noi a 18 cm dalla finestra
di ingresso) dalla regione in cui si forma la MOT, in modo da avere un’ immag-
ine reale e capovolta non ingrandita della nube fredda a distanza 2f dalla lente,
punto in cui abbiamo posto un fotodiodo a grande area (0.4cm 2 ) precedente-
mente calibrato (vedi figura 3.1). Abbiamo cercato di coprire il maggior angolo
solido possibile, compatibilmente con gli strumenti a nostra disposizione e con lo
spazio che ci permetteva l’ apparato stesso. L’ operazione di centrare l’ immag-
ine della MOT sulla superficie del fotodiodo `e stata difficoltosa e delicata, poich´e
il segnale di fluorescenza `e appena visibile con il viewer, ed al tempo stesso sono
presenti anche le immagini delle (quattro) riflessioni della nube sulle facce della
piramide. Chiaramente una cattiva centratura dell’ immagine- ”tagliando” la
nube o raccogliendo anche i segnali delle sue riflessioni - pu`o falsare completa-
mente la misura della popolazione di atomi intrappolati: pertanto `e chiaro che
il montaggio della lente e del fotodiodo ed il loro allineamento ha richiesto molta
attenzione. Montato il sistema di rivelazione della fluorescenza, abbiamo osser-
vato il segnale del fotodiodo su un oscilloscopio digitale. Si `e inoltre montata
una telecamera CCD, sensibile all’ infrarosso, centrata sulla finestra di ingresso
Figura 3.1: Schema del montaggio della lente e del fotodiodo per la misura del numero di atomi della trappola.
della camera, in grado di visualizzare la nube atomica che ci serve per verificare il funzionamento corretto dell’ apparato.
Per ricavare il numero di atomi intrappolati a partire dalla potenza rive- lata dal fotodiodo, si procede cos`ı: anzitutto, ipotizzando che la nube emetta isotropicamente, la potenza totale emessa `e data da
P tot = P inc
4π
Ψ (3.1)
essendo Ψ l’ angolo solido sotteso alla lente, e P inc la potenza registrata dal fotodiodo 1 . D’ altra parte la potenza totale emessa `e anche data da
P tot = ¯hωP N tot (3.2)
essendo ¯hω l’ energia di un fotone emesso, N tot il numero totale di atomi in- trappolati, e P la probabilit`a per unit`a di tempo per un atomo della nube di emettere. Quest’ ultima, per un atomo (inteso come un sistema a due livelli) illuminato da un’ onda e.m. di frequenza di Rabi Ω, pu`o essere calcolata come
P = Γ 2
Ω 2 /2
δ 2 + Γ 2 /4 + Ω 2 /2 (3.3)
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