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e rappresenta un campo vulcanico la cui estensione originaria era superiore a quella attualmente emersa (Chiesa et al., 1987; Vezzoli, 1988; Orsi et al., 1991).

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Academic year: 2021

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INTRODUZIONE

L’isola d’Ischia è collocata a nord ovest del golfo di Napoli e rappresenta, assieme all’isola di Procida, l’area insulare del distretto vulcanico dei Campi Flegrei, ben nota per essere, insieme al Somma - Vesuvio, la zona vulcanica attiva della Provincia Potassica Romana dell’Italia centro - meridionale. Tale vulcanismo è in relazione con la tettonica estensionale Plio - Quaternaria che ha formato strutture ad horst e graben di direzione NW-SE e NE-SW lungo il margine Tirrenico della catena dell’Appennino meridionale (Carrara et al., 1973).

L’isola di Ischia ha un’estensione di 46,4 Km

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e rappresenta un campo vulcanico la cui estensione originaria era superiore a quella attualmente emersa (Chiesa et al., 1987; Vezzoli, 1988; Orsi et al., 1991).

Essa è interamente costituita da rocce vulcaniche ed epivulcaniche, tra cui depositi sedimentari di origine marina, accumuli detritici, debris flow e depositi la cui messa in posto è correlata a fenomenologie di instabilità di versante (Mele et al., 1998). In particolare le rocce vulcaniche appartengono alla serie bassa in K (Appleton, 1972) della regione potassica tirrenica e variano in composizione da trachibasalti a latiti e da trachiti a fonoliti, con prodotti più abbondanti tra le trachiti e le alcalitrachiti.

L’ultima eruzione avvenuta sull’isola risale al 1302, tale eruzione ha portato alla formazione della colata dell’Arso collocata nel settore orientale dell’isola. Il sistema magmatico di Ischia è tuttora attivo, ma le attività connesse con il vulcanismo sono attività secondarie come bradisismi, fenomeni fumarolici e termalismo.

Il lineamento morfologico più caratteristico dell’isola è il Monte Epomeo (787 m), che costituisce un horst vulcano - tettonico formatosi in ambiente di caldera risorgente.

La storia geologica, vulcanologica e magmatologica dell’isola d’Ischia

è stata ricostruita per la prima volta da Rittmann (1930; 1948), mentre

studi più recenti (Forcella et al., 1981; 1983; Gillot et al., 1982; Chiesa et

al., 1985; 1987; Poli et al., 1987; Vezzoli, 1988; Crisci et al., 1989; Poli et

al., 1989; Civetta et al., 1991; Orsi et al., 1991) hanno contribuito ad una

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INTRODUZIONE

2 più dettagliata ricostruzione ed hanno descritto il comportamento del sistema magmatico nel tempo.

Il lavoro di questa Tesi, condotta assieme alla candidata Laura Andreazzoli, rappresenta un dettagliato studio petrografico, mineralogico, geochimico e vulcanologico di una serie di prodotti piroclastici, denominati P1, P2 e P4, affioranti nell’area sud - occidentale dell’isola. Tali prodotti sono stati distinti all’interno dell’ Unità delle Pomici di Panza, unità che è stata introdotta nella nuova carta geologica dell’isola di Ischia (1:50.000) in fase di realizzazione per il progetto CARG.

Il lavoro di campagna si è concentrato sulla ricostruzione della stratigrafia delle unità analizzate nonché sull’individuazione dell’area sorgente dei tre eventi eruttivi.

Successivamente sui campioni raccolti sono state condotte analisi in fluorescenza a raggi X (XRF) per lo studio della composizione chimica della roccia totale e microanalisi al microscopio a scansione elettronica (SEM- EDS) per lo studio della composizione chimica dei minerali e dei vetri residuali. Dal punto di vista petrografico, invece, sono state fatte osservazioni al microscopio ottico sulle sezioni sottili.

Allo scopo di stabilire le età delle fasi eruttive in esame si è proceduto alla preparazione di cristalli di sanidino da tre campioni scelti, successivamente inviati all’Istituto di Geologia degli Isotopi dell’Università di Berna (Svizzera) per effettuare datazioni col metodo

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Una parte importante del lavoro di Tesi ha riguardato lo studio delle inclusioni silicatiche ritrovate nei cristalli di clinopirosseno e sanidino. Tale studio, effettuato per la prima volta sulle rocce ischitane, è stato fatto per ricavare indicazioni sulle condizioni pre-eruttive del magma all’interno della camera magmatica.

Tramite analisi di microtermometria ottica si è proceduto a definire la temperatura a cui si trovava il magma in condizioni pre-eruttive.

La stima di tali temperature è stata svolta parallelamente allo studio

sulla pressione totale del magma di cristallizzazione, sviluppato nella Tesi

della candidata Laura Andreazzoli, usando la tecnica di analisi FTIR (Fourier

Transform Infra-Red).

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INTRODUZIONE

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I dati ottenuti dall’integrazione delle due Tesi ci hanno permesso di

caratterizzare i processi evolutivi del magma eruttato durante i tre eventi

nonché di ipotizzare quali fossero le condizioni chimico - fisiche della camera

magmatica che ha alimentato tali eruzioni.

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