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“Confronti e osservazioni conclusive” Capitolo V

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Capitolo V

“Confronti e osservazioni conclusive”

1. Introduzione

I saggi di scavo effettuati da E. Bracco nel 1942 sul pianoro orientale di Serra d’Alto e localizzati più precisamente nei fondi di proprietà Antonio Chico e Moretti, hanno permesso di rilevare alcune strutture attribuibili a diversi momenti di frequentazione durante il neolitico, dalla ceramica impressa, alle bande rosse e a Serra d’Alto.

I saggi, effettuati in un breve periodo, sono stati verosimilmente condotti nel tentativo di individuare una sorta di continuità, sia a livello di strutture sia di materiali, con le ricerche precedenti di D. Ridola e U. Rellini sul pianoro di Serra d’Alto: questo potrebbe essere dimostrato dal fatto che in molti casi i saggi sono localizzati nelle immediate vicinanze delle vecchie trincee o di altre strutture già accertate.

2.

Il quadro complessivo degli scavi di E. Bracco

I saggi di scavo di E. Bracco definiti come positivi hanno intercettato, nei fondi di proprietà Antonio Chico e Moretti, alcune strutture scavate nel substrato sabbioso fortemente cementato, ricche di materiale antropico:

- Per quanto riguarda il fondo A. Chico, il saggio effettuato sul lato nord-ovest della Lamia Braia ha portato al riconoscimento di una struttura di forma rettangolare allungata di metri 8.20 x 1.50, caratterizzata da pareti inclinate verso il fondo, il quale si presenta a due diverse profondità a seconda dei tagli: quello più vicino al riferimento Lamia Braia (taglio “b”) misura 2.35 metri rispetto a quello più lontano, che misura 1.45 metri (taglio “c”).

Dalla mappa generale della collina di Serra d’Alto si osserva che la struttura è situata nei pressi di quello che D. Ridola chiamò “lungo fosso presso la Lamia Braia”1, interpretato come un tratto di fossato appartenente a uno dei due antichi insediamenti individuati nel pianoro orientale della

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collina, in particolare quello localizzato nelle proprietà terriere Di Marzio, Gravela, Giacoia, Del Giudice e Padula2.

All’interno della struttura è stato rinvenuto materiale ceramico appartenente a un aspetto antico della cultura a ceramica impressa: si nota infatti una discreta quantità di impressioni coprenti, localizzate sulle superfici di forme vascolari semplici, associate a una minore presenza di motivi organizzati, come le sequenze e il rocker, mentre un solo frammento è caratterizzato dalla decorazione graffita a linea dentellata.

La tipologia delle ceramiche permette di ricondurre quindi l’uso della struttura a una fase piuttosto arcaica del neolitico antico e il suo riempimento volontario ad un momento di poco successivo alla fase evoluta.

La presenza nel riempimento insieme alla ceramica impressa anche di alcuni elementi decorati a bande rosse e altri della cultura di Serra d’Alto può essere dovuta al fatto che, una volta colmatasi quasi del tutto la struttura originaria, essa sia stata riutilizzata da frequentazioni successive.

2

LO PORTO F. G., 1989, pag.46, RIDOLA D., 1924-26, pag.31; RELLINI U., 1925, pag. 271. Nella sua opera “L’insediamento neolitico di Serra d’Alto nel Materano” Lo Porto individua a Serra d’Alto tre “antichi villaggi”, situati uno nel pianoro occidentale (A) nei fondi Marcosano e Vizziello e altri due nel pianoro orientale: il villaggio “B” nei fondi Tataranni e Martulli e il villaggio “C” nei fondi Di Marzio, Gravela, Giacoia, Del Giudice e Padula.

Fig.1. Pianoro orientale di Serra d’Alto: localizzazione della struttura in esame (in rosso) e della vecchia trincea del villaggio C (in verde).

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La struttura in esame può trovare confronto per la morfologia con alcune dello stesso tipo rinvenute in varie zone della collina di Serra d’Alto, situate nel pianoro occidentale (trincea del villaggio A nei fondi Marcosano e Vizziello) e nel pianoro orientale, localizzate nel fondo Di Marzio (villaggio

C) e nei fondi Tataranni e Martulli (villaggio B): in particolare una maggiore somiglianza è stata

riscontrata proprio con questa trincea, essendo anch’essa di modeste dimensioni rispetto alle altre due, con una larghezza in superficie da 1.70 a 2 metri, nel fondo da 0.45 a 1.10 metri e con un dislivello del fondo che va da 1.10 a 1.40 metri di profondità.

Anche per quanto riguarda la tipologia dei materiali si possono riscontrare analogie, in quanto all’interno di queste trincee sono state rinvenute ceramiche impresse, graffite e dipinte a bande rosse3.

Nella stessa proprietà, il saggio situato a sud-sud-est della Lamia Braia ha intercettato una struttura a pianta sub-circolare e forma “a campana”, caratterizzata da una base larga e da una imboccatura più stretta sigillata da una copertura di pietre di grandi dimensioni. La struttura ha un diametro massimo di 1.60 metri ed è profonda 2.58 metri.

3

LO PORTO F.G.,1989, pagg.31-32,41,46.Nello specifico, la trincea del villaggio A si caratterizza per l’assenza della ceramica dipinta a bande rosse, mentre in tutte e tre si riscontra abbondante ceramica impressa e graffita.

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L’individuazione di questa struttura in cartografia non è stata immediata, infatti in tutte le mappe ad essa relative, non viene indicata con alcuna denominazione, tranne in una, in cui viene chiamata

“pozzo”4

.

Cercando un riscontro con le informazioni ricavate dai cartellini di riferimento stratigrafico associati ai materiali, è stato notato che proprio nella stessa proprietà essi facevano riferimento a una struttura, definita “fondo di capanna”: tale denominazione veniva utilizzata in passato per indicare una struttura infossata, caratterizzata dalla presenza di materiali antropici e interpretata come una struttura abitativa.

Dato che entrambe le denominazioni indicano di fatto una struttura infossata e visto il ritrovamento fra i materiali di una piccola lama in ossidiana rinvenuta “nei pressi del confine col fondo Del

Giudice”, podere peraltro localizzato anche dalle mappe proprio nelle immediate vicinanze del

saggio, è stato possibile ipotizzare che esse si riferissero alla medesima struttura.

Per la sua morfologia, questa struttura può essere interpretata come una struttura di conservazione, soprattutto in base al confronto con il sito di Trasano, dove l’ottimo stato di conservazione delle strutture, costituite da una forma “a pozzetto” con pareti incurvate, una stretta imboccatura sigillata da blocchi e fondo più ampio, ha permesso di riconoscere tutte le caratteristiche e interpretare le strutture come grandi contenitori per lo stoccaggio alimentare (silo).

Queste strutture di conservazione contenevano in prevalenza materiali appartenenti alla cultura di Serra d’Alto e anche più antichi, che ne indicano una colmatura volontaria o un uso come fosse di scarico; non è dimenticare tuttavia che spesso sono state reimpiegate come ambienti funerari.

Analogamente ad esse, anche nella struttura in esame è stata riscontrata una netta abbondanza della ceramica di Serra d’Alto (sia figulina dipinta che d’impasto) con una percentuale minore di materiali appartenenti a culture precedenti, come alcuni frammenti decorati a impressione e a graffito con linea dentellata, un frammento in stile “Lagnano da piede” e alcuni elementi appartenenti al neolitico medio decorati a bande rosse.

Questa presenza all’interno della struttura può essere spiegata proprio come conseguenza di un’azione di ripulitura successiva della superficie circostante quando essa, terminata la sua funzione conservativa, fu usata probabilmente come fossa di scarico5.

4

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a b

- Riguardo invece alla proprietà Moretti, la struttura denominata “trincea –a” localizzata a poca distanza da un tratto della trincea Rellini è caratterizzata da una forma conica di 3.80 metri di diametro e profonda 1.75 metri.

Tale struttura è risultata di difficile interpretazione funzionale: forse potrebbe essere interpretata come una fossa utilizzata per cavare l’argilla, ipotesi proposta spesso per quelle strutture infossate non ben caratterizzate, tuttavia rimane il dubbio sulla sua definizione.

Nonostante sia stata ritenuta positiva, si è riscontrata una quantità più modesta di materiali rispetto alle altre strutture che potrebbe essere spiegata con una loro possibile dispersione dopo il rinvenimento.

I materiali rinvenuti al suo interno appartengono nella quasi totalità al neolitico antico, per la presenza di ceramica impressa di tipo coprente e di due frammenti decorati, l’uno a graffito e l’altro con incisioni sottili, che rimandano a una fase evoluta della cultura a ceramica impressa.

L’altra struttura, situata al centro della proprietà Moretti, si trova a circa 13 metri di distanza dal confine con la proprietà Tataranni e ha una forma sub – rettangolare di 3.20 x 2.50 metri e una profondità di 0.90 metri.

5

RADI G., 1999, pag.58. I silos di Trasano sono meglio conservati rispetto alle “capanne” di Serra d’Alto: queste ultime sono spesso parzialmente conservate e mancanti della parte superiore.

Fig.3: confronto tra la struttura in esame (nel riquadro) e quelle situate nel fondo Martulli (a) e Tataranni (b) nel pianoro orientale della collina.

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La struttura è caratterizzata dalla presenza di un pavimento di pietre disposte su buona parte del fondo; ad essa sono stati riferiti i materiali i cui cartellini recano l’indicazione “focolaio” in quanto alcune precisazioni presenti in essi fanno riferimento proprio a un pavimento di pietre.

Si può verosimilmente ritenere che sia una struttura legata ad attività di combustione per la presenza di concrezioni di cenere depositate sui materiali.

Il complesso ceramico rinvenuto è costituito soprattutto da materiali riferibili alla cultura di Serra d’Alto, in particolare recipienti in impasto e scarsa figulina dipinta e da rari elementi della ceramica impressa e delle bande rosse.

Negli scavi precedenti di Serra d’Alto strutture simili a questa non vengono citate in letteratura: si hanno informazioni circa quattro focolari, due localizzati nel pianoro occidentale (fondo Marcosano) caratterizzati da una forma concoide profonda circa 0.50 metri con fondo concotto e resti di cenere e carboni, e due in quello orientale (podere Del Giudice e Di Marzio), i quali sono di dimensioni più ampie6 e interpretati come fornaci adibite alla cottura di vasi, per la presenza sul luogo di pani d’argilla cotti in un caso, e di una doppia camera di combustione nell’altro. All’interno di queste strutture sono stati rinvenuti, oltre a ceneri e carboni, anche resti di ceramica d’impasto e figulina dipinta a bande rosse.

a b

6

LO PORTO F. G., 1989, pag. 33,48.; RELLINI U.,1925, pag. 262.

La fornace del fondo Del Giudice ha una forma concoide con diametro massimo di 1.40 metri e profonda 0.50 metri; la fornace del fondo Di Marzio è costituita da due cavità ovoidali, una di circa 1.10 metri di diametro e profonda 1.80 metri, l’altra tangente e comunicante, è più stretta e meno profonda.

Fig.4: confronto tra la struttura in esame (nel riquadro) e quelle localizzate nel fondo Del Giudice (a) e a poca distanza dal fondo Di Marzio (b).

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3.

La successione delle frequentazioni in base ai materiali studiati

3.1 La ceramica impressa

Il quadro complessivo dei materiali ceramici attribuibili all’aspetto culturale della ceramica impressa deriva dallo studio dei materiali di due strutture, quella a nord-ovest delle Lamia Braia e quella denominata “trincea-a”, che sono caratterizzate da un’alta incidenza della decorazione impressa di tipo coprente, associata a scarsi elementi più evoluti, come il rocker e le sequenze, e a rari frammenti con decoro graffito a linea dentellata.

Tali caratteri inducono a pensare che queste strutture siano da riferire ad un momento iniziale del neolitico antico, in quanto la scarsa presenza del graffito a linea dentellata, presente con un solo frammento in entrambe, potrebbe essere considerata come una intrusione, anche in relazione al fatto che, proprio nella struttura limitrofa alla Lamia, il frammento decorato a graffito è stato rinvenuto nello stesso settore e alla stessa profondità (spazio III, tra 0.80 e 1.10 metri) in cui sono stati recuperati i frammenti decorati a bande rosse e dello stile di Serra d’Alto.

Per quanto riguarda la struttura denominata “fondo di capanna”, anche in questo caso si riscontra un insieme di ceramiche attribuibili al neolitico antico ma con tipologie più variate in quanto compare anche un frammento dipinto a bande brune tipo “Lagnano da piede”: si può ritenere che la frequentazione sia continuata più a lungo nel tempo in questa zona rispetto alle altre aree.

I due insiemi di materiali, presenti nella struttura a nord-ovest della Lamia e nella struttura “trincea

–a”, possono trovare una corrispondenza con alcune fasi cronologiche del sito di Trasano, in

particolare possono essere inseriti in una fase di passaggio fra la fase I e la fase II , quest’ultima caratterizzata dalla prevalenza della decorazione impressa ma con uso maggiore di sequenze e

rocker, realizzati su recipienti dalle superfici più curate, regolari e levigate7.

Un’ulteriore osservazione riguarda il graffito a linea sottile, il quale è totalmente assente fra i materiali in esame: ciò potrebbe suggerire la possibilità di un intervallo nella frequentazione di questa area.

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3.2 La ceramica a bande rosse

Per quanto riguarda questo aspetto culturale, la scarsità e la frammentarietà dei materiali non permette di definire le caratteristiche del complesso ceramico che è costituito prevalentemente da porzioni di parete, decorate a larghe bande parallele, che non danno alcuna informazione sulla morfologia dei recipienti.

Tali elementi sono da attribuire a una fase successiva alla cultura della ceramica impressa, ad un momento iniziale del neolitico medio, fase conosciuta già negli altri siti del materano.

3.3

La ceramica di Serra d’Alto

3.3.1 Le forme vascolari: confronti ed analogie con i materiali degli scavi precedenti a Serra d’Alto.

Nel complesso, l’aspetto di Serra d’Alto riscontrato nelle strutture chiamate “fondo di capanna” e

“focolaio - b”, rispettivamente localizzate nei poderi di proprietà Antonio Chico e Moretti, non

presenta una notevole varietà di forme, ma sembra essere caratterizzato da una relativa ripetitività di modelli.

- In ceramica figulina, fra le forme vascolari sono riconoscibili soprattutto le tazze, con vari elementi più o meno frammentati ad esse riferibili. Due sono le tipologie riscontrate con maggior numero di presenze:

- la tazza carenata dove il collo, alto e troncoconico leggermente svasato verso l’esterno, è l’elemento dominante del recipiente, impostato mediante la carena sulla bassa vasca troncoconica. - la tazza a corpo globulare o arrotondato con collo cilindrico.

Rappresentati da un solo o due esemplari molto frammentari sono i vasi a collo, le scodelle e i vasetti miniaturistici.

Per quanto riguarda le anse, esse sono formate da un ampio nastro verticale, dotato di avvolgimento (in un caso) e sono interessate, oltre che dalla decorazione dipinta, talvolta anche da applicazioni plastiche composte da pasticche e protomi zoomorfe.

Le anse in figulina presenti nel nostro materiale sono scarse e spesso non è possibile individuare la loro specifica disposizione, tuttavia è stato possibile individuare la loro disposizione sui recipienti grazie all’osservazione effettuata sui materiali provenienti dai precedenti scavi di Serra d’Alto, dove

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si nota che nelle tazze a corpo globulare le anse sono impostate sul corpo, mentre in quelle carenate si trovano sul collo e sulla spalla.

- All’interno della ceramica d’impasto si riconoscono prevalentemente recipienti profondi, caratterizzati da un collo cilindrico o troncoconico leggermente svasato verso l’esterno, orlo decorato a tacche, corpo arrotondato o ovoidale e base distinta piana; le anse di questi recipienti sono semplici, a nastro verticale, che solo in un caso presenta un avvolgimento all’attacco inferiore, e sono impostate sul collo e sulla spalla.

Qualche somiglianza con i tipi individuati si nota nei materiali emersi dagli scavi precedenti a Serra d’Alto8

:

- per la ceramica figulina si riscontrano somiglianze con le tazze carenate, caratterizzate da un collo troncoconico molto alto talvolta leggermente svasato verso l’esterno, e da una carena molto bassa; la decorazione è localizzata esclusivamente sul collo del recipiente ed è costituita, come nel materiale in esame, da motivi complessi disposti fittamente.

La tazza a corpo globulare presente fra i nostri materiali è costituita da due varianti, una con alto collo di forma cilindrica, molto rigido e diritto (riscontrata in due esemplari) e una invece con largo e più breve collo (in tre casi): la stessa varietà è stata rilevata anche nei materiali provenienti dagli scavi precedenti di Serra d’Alto, in cui la tipologia più diffusa è quella costituita da un collo più alto.

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LO PORTO F. G., 1989.

Fig.5: confronto tra le tazze carenate presenti nel materiale in esame (in alto) e quelle provenienti dagli scavi precedenti di Serra d’Alto (in basso), rinvenute nei fondi L. Chico e Lacopeta nel pianoro occidentale.

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Analogamente al nostro materiale, è stato osservato inoltre che la decorazione principale si dispone prevalentemente sul corpo del recipiente.

a

b

Per quanto riguarda i vasi a collo, le scodelle e i vasetti miniaturistici, pochi sono i confronti che si possono riscontrare fra i nostri materiali e quelli di Serra d’Alto:

- nel materiale in esame la prima tipologia è presente con un solo elemento caratterizzato da un collo stretto, di cui non se ne conosce però la forma del corpo. A Serra d’Alto invece questi recipienti, di grandi dimensioni, sono molto diffusi e caratterizzati da un collo cilindrico molto stretto e da un corpo ovoidale.

- L’attribuzione di due frammenti alla tipologia vascolare della scodella è stata possibile in un caso grazie al profilo curvilineo e nell’altro per la presenza della decorazione sulla superficie interna, posizione che si riscontra nelle scodelle di Serra d’Alto.

- I vasetti miniaturistici sono indiziati da due frammenti appartenenti a un corpo globulare, che si distinguono dagli esemplari presenti nei materiali dei precedenti scavi di Serra d’Alto: uno è caratterizzato da un orlo estroflesso, collo molto stretto e corpo ellissoidale schiacciato alle estremità, l’altro ha un collo cilindrico, corpo ovoidale e base distinta.

Fig.6. Confronto tra i materiale in esame e quello di Serra d’Alto (nei riquadri): per la tazza a corpo globulare si notano due varietà, una con collo basso e largo (a) e una con collo più alto e rigido (b).

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a

b c

Per quanto riguarda le anse in figulina, quelle presenti fra i materiali degli scavi precedenti di Serra d’Alto sono molto elaborate e varie, sono dotate di un nastro verticale, piatto e ampio, con foro circolare e possono essere caratterizzate da avvolgimenti alle estremità o essere decorate con diverse protomi animali: il materiale in esame può trovare somiglianze nella forma ampia dei nastri, mentre gli avvolgimenti e le protomi non trovano riferimenti puntuali.

Fig.7. Confronti tra il nostro materiale e quello di Serra d’Alto (nei riquadri): si trovano analogie per i vasi a collo (a) e le scodelle (b) ma non per i vasetti miniaturistici (c).

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Alcune forme vascolari che non si riscontrano fra i nostri materiali sono i bicchieri cilindrici, le tazze ellissoidali, le anfore biansate e i recipienti composti da breve colletto e corpo globulare con base a piede, le quali invece sono molto diffuse nei materiali di Serra d’Alto.

- Riguardo alla ceramica di impasto, si possono riscontrare analogie in particolare fra

il frammento n°817 proveniente dai nostri materiali con alcuni dei recipienti profondi presenti a Serra d’Alto: si può infatti osservare la medesima forma cilindrica del collo, l’orlo decorato da tacche impresse e il corpo arrotondato.

Fra i nostri materiali si hanno scarsissime anse in impasto: si tratta di due esemplari piuttosto semplici, l’uno costituito da un ansa a nastro verticale con ripiegamento alle due estremità e foro ellissoidale, l’altro da un ansa a nastro parzialmente conservata con avvolgimento inferiore, le quali non trovano confronto con quelle presenti tra i materiali degli scavi precedenti nel medesimo sito, caratterizzate invece da ricche volute e avvolgimenti più elaborati.

3.3. 2 Le forme vascolari: confronti ed analogie con altri di cultura Serra d’Alto

La cultura di Serra d’Alto è presente in molti siti del territorio materano: alcune somiglianze si possono osservare con i materiali del sito di Trasano9, in particolare per le tazze con alto collo cilindrico e corpo globulare ma non per quelle carenate che sono quasi totalmente assenti.

La anse in figulina sono molto più elaborate rispetto a quelle in esame, in quanto sono dotate prevalentemente di protomi zoomorfe.

9

BERNARDO M. T., 2005.

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Alcune analogie si possono osservare con i recipienti d’ impasto10

, caratterizzati come nel nostro caso da colli cilindrici o troncoconici e orli decorati a tacche, anse a nastro verticale impostate sul collo e sulla spalla, corpo ovoidale e base distinta piana.

Queste somiglianze si possono riscontrare anche con gli stessi recipienti rinvenuti nel sito di Setteponti11, da cui provengono inoltre tazze con alto collo cilindrico e corpo globulare dotate di anse ad ampio nastro verticale; particolare risulta una tazza carenata, costituita da una bassa carena e soprattutto da un ansa molto elaborata che sormonta tutto il recipiente, la quale però non trova confronti con quelle in esame.

a b

a

a b

10

GUILAINE J., 1995, pagg. 534-537; GUILAINE J., CREMONESI G., 1992, pagg. 518-523.

11 TRAMONTI A., 1976, pagg. 62-66.

Fig.10. Confronti tra i materiali in esame (a sinistra) e quelli dei siti di Trasano (a) e Setteponti (b) (riquadri a destra).

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Alcuni confronti si possono effettuare anche con il sito di Timmari12, da cui proviene una tazza carenata in figulina, con alto collo troncoconico leggermente svasato verso l’esterno e ansa a nastro verticale decorata con il tremolo, la quale trova confronto con la tipologia nota fra i nostri materiali. La decorazione è caratterizzata da un meandro continuo disposto orizzontalmente sul collo del recipiente, motivo invece quasi del tutto assente nel nostro caso.

A Murgecchia non sono state trovate forme intere, ma solo frammenti appartenenti a colli cilindrici e corpi globulari di tazze; le anse sono a nastro con protome zoomorfa o a rocchetto, queste ultime assenti nei nostri materiali.13

Riguardo agli altri siti con materiale tipo Serra d’Alto, pochi confronti si riscontrano con quello di Saldone, in quanto la ceramica figulina comprende prevalentemente forme ellissoidali, biconiche con collo troncoconico e scodelle emisferiche, mentre per l’impasto sono presenti forme globulari e con bassa carena. 14

Scarsi confronti possono essere effettuati con i siti di Cala Colombo e Cala Scizzo in Puglia e con la Grotta del Santuario della Madonna di Praia a Mare in Calabria15, dove sono pochi i materiali integri: nel primo sito vi sono alcuni frammenti di colli cilindrici e soprattutto forme aperte (scodelle e ciotole) con orlo svasato e anse tubolari, la decorazione è assente o limitata a sottili tremoli: tali caratteri sono molto diversi dai tipi noti nel nostro materiale e lo stesso si può osservare anche per il sito calabrese, caratterizzato anch’esso dalla presenza di scodelle emisferiche e troncoconiche in figulina e di olle a corpo globulare e basso collo in ceramica d’impasto.

A Lipari il livello che ha restituito materiali tipo Serra d’Alto è molto ricco di elementi in figulina, come alcune ollette con alto orlo espanso decorate con il motivo del tremolo marginato sia sottile che grossolano, le quali non trovano però alcun confronto con il nostro materiale. Di particolare interesse sono le anse, per la loro complessa forma e per la loro varietà: vi sono e anse tubolari a rocchetto e anse a nastro verticale con avvolgimenti alle estremità talvolta molto elaborati e con decorazioni incise16. Solamente una tra le più semplici è molto simile al fr. n°805.

12 BARRA INCADORNA A., 1976, pagg. 92-93.

13 LO PORTO F.G.,1988.

14 DI FRAIA T.,1970.

15 per Cala Colombo si veda GENIOLA A., 1977, 1987( a e b) in DE LUCIA et alii; per Praia a Mare si veda

BERNABO’ BREA L.,CAVALIER M., 2000. 16

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3.3.3 I motivi decorativi: confronti ed analogie con gli altri siti di cultura Serra d’Alto

- I motivi decorativi più diffusi tra i materiali oggetto della trattazione sono il tremolo marginato e i triangoli disposti in file e “a scacchiera”; sono presenti inoltre le figure geometriche, i motivi lineari e alcuni decori particolari come la “girandola” di triangoli e il motivo a “S”. Assenti sono invece i motivi a spirale.

Molte analogie si riscontrano con il sito di Serra d’Alto: il tremolo marginato è largamente utilizzato, ma si è osservato che, mentre nel materiale in esame esso si riscontra quasi esclusivamente sull’orlo interno dei recipienti, a Serra d’Alto si trova anche in quello esterno; si nota inoltre che il tremolo localizzato sui nastri delle anse è disposto talvolta obliquamente, come nelle nostre.

a b c

La “scacchiera” di triangoli si riscontra spesso a Serra d’Alto (in due casi anche a Trasano), localizzata perlopiù sul collo delle tazze carenate; il motivo dei triangoli disposti in fila (anche obliqua) si trova invece localizzato sul corpo delle tazze a corpo globulare.

Fig.11. Confronto tra il fr. n°805 e quello proveniente da Lipari.

Fig.11. La disposizione del tremolo sulle anse: sul materiale in esame (a) e in quello di Serra d’Alto (b,c).

(16)

86 a b a a b a

Altre somiglianze si osservano con il motivo dei triangoli con bordo interno ondulato, con il motivo ad “S”, anche se quello di Serra d’Alto è più schematico e spigoloso, e con triangoli uniti ai vertici

(“girandola”).

Si è inoltre potuto osservare che a Serra d’Alto si possono trovare motivi decorativi composti

dall’associazione di più schemi in uno stesso recipiente (ad esempio meandri insieme a triangoli e motivi lineari insieme a composizione di triangoli), come riscontrato talvolta nel nostro materiale.

Fig.12. Confronti tra i motivi decorativi: quelli a sinistra sono i materiali in esame, quelli segnati con “a” provengono da Serra d’Alto e quelli indicati con “b” da Trasano.Si individuano dall’alto verso il basso: scacchiere di triangoli e file di triangoli variamente disposti.

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a b a b

a b

Sono da riferire alla cultura di Serra d’Alto alcune delle decorazioni parietali rinvenute nella Grotta dei Cervi di Porto Badisco17 in provincia di Lecce, scoperta da P. Graziosi negli anni settanta, come i motivi a “S” denominati da Graziosi “serpentiformi”, le “scacchiere” e i motivi costituiti da due o più triangoli uniti al vertice, i quali sono simili a quelli sopra illustrati e presenti fra i nostri materiali.

Fra i motivi decorativi compaiono alcuni che non rientrano negli schemi classici: si tratta di alcuni motivi, come porzioni di bande campite di colore e di un ampio zig-zag a fasci di linee, questo ultimo disposto sul collo esterno di una tazza carenata, che all’interno presenta una serie di ovali

17

GRAZIOSI P., 1972; 1980.

Fig. 12. Confronti con i motivi decorativi: quelli segnati con “a” sono appartenenti al materiale in esame, quelli indicati con “b” provengono da Serra d’Alto. Si riscontrano, da sinistra verso destra: triangoli con bordi ondulati, motivo a “S” e la “girandola” di triangoli.

Fig.13. Alcuni dei motivi parietali di Porto Badisco riferibili alla cultura di Serra d’Alto.

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marginati da linee sull’orlo (fr. n°528). Tali motivi decorativi sono stati realizzati con poca accuratezza, con sbavature e tratti incerti.

Questi motivi decorativi, seppur poco affini con le caratteristiche tipiche, si riscontrano su una tazza carenata in figulina di Serra d’Alto e su di alcuni frammenti di parete.

Si potrebbe pensare quindi che questi decori possano essere associati ad un “aspetto arcaico” e iniziale della cultura, quando la qualità della decorazione non era ancora arrivata alla piena fioritura.

3.4 La ceramica del neolitico recente-finale

Come è stato osservato nei capitoli precedenti, all’interno di alcune strutture, in particolare in quella denominata “fondo di capanna” e nella struttura detta “focolaio”, sono stati rinvenuti alcuni frammenti che, per le loro caratteristiche, sono stati ritenuti appartenenti a un aspetto più tardo del neolitico: si tratta dei frammenti n°812, n°829 e n°1078.

I primi due sono frammenti di parete con orlo caratterizzati, l’uno da una decorazione impressa a pasta cruda di tipo strumentale, consistente in una fila di elementi arcuati localizzati al di sotto dell’orlo stesso, l’altro invece consiste in una porzione di collo e accenno di spalla, non è decorato ed è caratterizzato da superfici levigate di colore nero.

Il frammento n°1078, una porzione di parete in impasto grossolano di colore grigio scuro poco compatto, è interessato da una decorazione plastica a fitte pasticche di varie dimensioni disposte su tutta la superficie esterna.

Fig.14. Frammenti con decorazioni particolari, probabilmente associati ad un aspetto arcaico della cultura.

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Se per i primi due frammenti non è stato possibile riscontrare un confronto puntuale, per quest’ultimo si può proporre un accostamento con alcuni recipienti costituiti da una decorazione a pasticche appiattite (in genere bicchieri cilindrici o vasi a fiasco), provenienti dal sito di Contrada Diana a Lipari e appartenenti alla cultura di Diana del neolitico finale18.

4.

Cronologia

Per le strutture indagate da E. Bracco nel 1942 sul pianoro orientale di Serra d’Alto non si hanno datazioni, in quanto non sono state condotte analisi radiometriche di alcun tipo sulla documentazione, quindi per l’inquadramento cronologico si deve ricorrere a datazioni di altri siti. Riguardo alle strutture in cui sono stati rinvenuti materiali omogenei appartenenti alla cultura della ceramica impressa nell’ambito del neolitico antico (quella vicina alla Lamia Braia e la “trincea –

a”), è stato suggerito un confronto con un momento di passaggio tra la fase I e II del sito di

Trasano, collocato tra 6300 e 5200 anni BC (cal.).

Per quanto riguarda invece i materiali rinvenuti all’interno della struttura denominata “fondo di

capanna”, risultati appartenenti a un aspetto più evoluto dello stesso orizzonte culturale, è stato

18

BERNABÒ BREA L., CAVALIER M., 1960, vedi tavola XVI.

Fig. 15. In alto i fr. n°812 e n°829; in basso a sinistra, particolare del fr. n°1078 e confronto con alcuni materiali provenienti da Lipari (Cultura Diana).

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proposto un accostamento con la fase III del medesimo sito, datata a 6090-5325 anni BC (cal.) 19. Si tratta quindi di un periodo che occupa quasi tutto il VI millennio a.C. Tuttavia queste datazioni hanno un ampio margine di errore e non forniscono per ogni fase un riferimento ad un periodo più specifico20.

Per l’aspetto di Serra d’Alto cui sono da riferire le strutture denominate “fondo di capanna” e

“focolaio”, è possibile fare riferimento alle datazioni dei seguenti siti:

Il sito pugliese di Ipogeo Manfredi ha restituito le datazioni più antiche riferibili a Serra d’Alto, cioè di circa 6020 e 5920 BP, mentre la datazione del sito calabrese del Santuario della Madonna di Praia a Mare, a 5555 BP14 appartiene a un periodo più avanzato, in quanto le caratteristiche dei materiali possono essere confrontate con un momento finale della cultura , il cosiddetto “aspetto

della capanna Gravela”, caratterizzato dalla presenza di forme di transizione con la successiva

cultura di Diana, le quali sono prive di decorazione o decorate solamente da tremoli marginati e interessate da anse a rocchetto.

Le datazioni di Cala Scizzo e Cala Colombo, eccessivamente alte, sono spiegabili con il fatto che i materiali erano associati a quelli della cultura di Diana.

19

CREMONESI G., GUILAINE J., 1996, pagg. 443-446; VARTANIAN E., GUIBERT P., NEY C., BECHTEL F., SCHVOERER M., GUILAINE J., CREMONESI G., 2000, pp. 245-266

20

RADI G., GUILAINE J., CREMONESI G., COULAROU J., 2000, pag.448.

SITO LABORATORIO DAT. BP C 14 BC (Cal. 1σ) BC (Cal. 2 σ)

Ipogeo Manfredi BM - 2256R BM - 2258R BM - 2257R 6120 +-170 6020 +-120 5920 +- 170 5240 – 4845 5210 – 4780 5047 - 4600 5410 – 4680 5314 – 4534 5230 - 4402 Praia a Mare R - 284 5555 +-75 4468 -4347 4576 - 4246 Cala Scizzo BM - 2253R 5200+- 250 4340 - 3708 4573 - 3384 Cala Colombo BM - 2260R BM - 2302R 5180 +- 140 5080 +- 250 4226 – 3814 4228 -3640 4340 – 3700 4457 – 3350

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L’aspetto di Serra d’Alto riscontrato nelle nostre strutture mostra i caratteri di un momento centrale della cultura, con forme vascolari tipiche e motivi decorativi che, seppur con qualche eccezione, rimangono nello schema classico di Serra d’Alto. Anche l’assenza di caratteri di transizione con l’aspetto successivo di Diana fa propendere per questa ipotesi di lavoro.

Figura

Fig. 12. Confronti con i motivi decorativi: quelli segnati con “a” sono appartenenti al materiale in esame, quelli  indicati con “b” provengono da Serra d’Alto
Fig.  15.  In  alto  i  fr.  n°812  e  n°829;  in  basso  a  sinistra,  particolare  del  fr

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