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Capitolo 2: La Tenuta Fondi Rustici di Peccioli

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Academic year: 2021

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Capitolo 2: La Tenuta Fondi Rustici di Peccioli 2.1 Quadro generale

Anche nel caso di Peccioli, come già visto per il territorio volterrano, la situazione nelle campagne è quella dell'insediamento sparso nel territorio agricolo di case coloniche. Sono edifici nati fin dal tardo Medioevo per essere il centro di produzione di aziende agricole, i poderi a conduzione familiare, e luogo di abitazione della famiglia cui il podere era affidato. Queste si sono trasformate nei secoli da piccole abitazioni in muratura, fango e legno, a strutture più solide, con caratteristiche architettoniche valide anche rispetto ai canoni estetici contemporanei.

Sono edifici carichi di storia e di memorie collettive, e seppure allo stato attuale risultino spesso diroccate, sono tuttora visibili tratti architettonici di una certa bellezza, come ad esempio le volte al piano terreno, che coprivano i luoghi di lavoro, quali cantine, magazzini e stalle. Ora che la terra non si lavora più come in passato, l'incolto ed il bosco hanno preso nuovamente spazio, e si deve stabilire un fine per il recupero di tali spazi se non li vogliamo fare sparie definitivamente, perchè questo significherebbe cancellare una memoria ed una cultura radicate da secoli nel territorio.

Fino a cinquanta anni fa l'area era prettamente agricola, e vi dominava la grande proprietà che amministrava tramite la mezzadria poderale le proprie terre. Al censimento del 1936 i coloni parziari, quasi tutti mezzadri, rappresentavano in Toscana quasi il 60% degli addetti all'agricoltura, e nelle terre prese in esame la percentuale saliva fino all'82,1%.

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Le abitazioni mezzadrili nel XIX-XX secolo erano generalmente spaziose e ricche di annessi, come aie pavimentate, forno per la fattura casalinga del pane, capanne, stalle, resedi e piazze. Spesso crescevano nei secoli seguendo la crescita delle esigenze colturali del podere, le necessità di ricovero del bestiame, di attrezzi agricoli e prodotti,e quella della famiglia. La famiglia allo stesso tempo era un'azienda, condotta in maniera patriarcale dal capofamiglia e per la parte domestica dalla massaia, ed inizialmente erano presenti poche stanze. Un aumento dei locali si riscontra a partire dal XVIII secolo, per una maggiore attenzione alla separazione dei sessi tra i giovani; questo spiega la frequente asimmetria delle case coloniche, che a differenza di quelle cittadine non dovevano sottostare a criteri estetici, queste abitazioni erano costruite dagli stessi capimastri e muratori che operavano in città o nei borghi e per questo vi ritroviamo molti stilemi cittadini (come le volte, bifore) anche in edifici più poveri. Dato che i proprietari non erano propensi a spendere molto per le case coloniche, troviamo spesso edifici a pianta asimmetrica, in cui al corpo originario sono stati aggiunti o addossati nuovi annessi, in cui si aprono o chiudoon finestre ed ingressi; mentre altre volte le abitazioni venivano rifatte di sana pianta perchè i proprietari ne facevano motivo di “lustro”, allora presentano anche oggi piante più regolari.

Fino all'abbandono delle campagne tali case risultavano prive di ogni comfort moderno: non possedevano acqua, luce elettrica, i servizi igienici erano primitivi o assenti, situati all'esterno in baracche, l'unica fonte di calore in inverno era la cucina. Nel corso degli anni la trasformazione è stata inevitabile, ma si ritiene comunque che in un caso come questo si debba usare un atteggiamento più riflessivo da parte di chi progetterà il futuro di queste aree, tenendo conto dei bisogni della collettività, senza però dimenticare la storia del territorio.

Ai fini del piano di recupero agricolo ambientale relativo alla ex tenuta Gaslini situata a Peccioli, oggi acquisita dal Comune di Peccioli e dalla Belvedere S.p.A tramite la Società Agricola Fondi Rustici Peccioli s.r.l., con la finalità di recuperare gli edifici non utilizzabili per l'agricoltura, si è resa necessaria una ricostruzione storica del paesaggio, delle strutture architettoniche e delle modifiche avvenute nel territorio comunale a partire dall'età moderna fino ad oggi, partendo dai primi estimi settecenteschi, e dal primo punto fermo relativo alla rappresentazione grafica

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dell'area, con le piante del catasto geometrico-particellare toscano nel XIX sec. (foto 14). Il catasto toscano è un documento molto importante perchè ha permesso di ricostruire il pesaggio agrario e forestale, l'uso del suolo e la distribuzione della proprietà terriera della prima metà dell'800, essendovi descritta in maniera precisa la tipologia del terreno a coltura, con l'indicazione di piante domestiche e boschive nella loro varietà. E' stata fatta in questo modo una classificazione delle varie particelle dell'area; da tale analisi sono state individuate profonde modifiche nell'uso del suolo tra il catasto ottocentesco e la situazione attuale, constatando che le differenze maggiori sono intervenute nella seconda metà del '900.

foto 14: uso del suolo di parte dell'area interessata dal recupero al momento del catasto leopoldino negli anni 1832-34

La fine del sistema mezzadrile e l'abbandono delle campagne evidenziano alcune linee di tendenza: prima di tutto si sono estese le colture specializzate come vigne ed oliveti, quasi assenti al momento del catasto (in cui si avva la compresenza di colture arboree e seminativi, visto il bisogno di cereali), il paesaggio si semplifica avendo da un lato seminativi nudi, dall'altro colture arboree specializzate, il tutto lavorato con macchine; le particelle sono divenute più grandi perchè sono sparite le fosse di scolo di raccolta delle acque per cui il territorio è divenuto più fragile ed esposto al rischio di dilavamento, con conseguenti smottamenti e frane. Si nota inoltre un aumento della superficie lasciata a bosco nei terreni con maggiore pendenza e più lontani dalle case poderali. Nella zona della Madonna delle Serre, ad esempio, dove c'era

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seminativo nudo e vitato, ora è presente tutta vigna e parte di oliveto, ad ovest di Aiolino c'è una vigna dismessa dove prima c'era pastura e seminativo nudo, e vicino al podere Ortaglia (attuale Ortaggia) ora c'è uliveto, mentre prima c'erano pasture e seminativi vitati e olivati.

Il bosco intorno ad Ortaggia sembra essere più o meno inalterato, anche se è avanzato nella parte est invadendo il seminativo e la pastura.

Anche il sitema idrografico ha subito modifiche: i corsi d'acqua hanno oggi un percorso diverso rispetto al passato, nel Catasto Leopoldino infatti si notavano percorsi molto più serpeggianti che fungevano da confine delle particelle o delle sezioni catastali; le modifiche maggiori si hanno nei punti in cui sono cambiate le colture (vigne ed oliveti) e tutta la microidraulica ha subito un pesante ridimensionamento, come effetto della sparizione del controllo assicurato del lavoro dei mezzadri; erano loro ad avere il controllo tra microidraulica delle grandi opere di scolo e poderale, anche i rii, i torrenti e i “botri” avevano notevole importanza, oggi invece i fossi vengono ricoperti, non sono più tenuti puliti e non si controllano i drenaggi a maggiore profondità.

La viabilità ha subito notevoli modifiche, si sono aperte nuove strade rispetto al catasto leopoldino mentre si è abbandonata spesso la vecchia viabilità poderale; è stata aperta ad esempio la strada sotto Ortaggia verso Pian del Cerri.

Anche nei fabbricati si notano cambiamenti, dai dati catastali infatti apprendiamo che le abitazioni rurali erano ricche di annessi: capanna, forno, pozzo, colombaia; alcuni già presenti negli estimi settecenteschi. Alcuni edifici (case poderali) esistevano già alla compilazione degli estimi sei-settecenteschi, metre di altre troviamo testimonianza nel catasto leopoldino, e altre ancora sono state costruite tra '800 e '900 o hanno subito un cambio d'uso come capanne divenute poi case coloniche. Gli edifici presenti nella proprietà Fondi Rustici, costituita da circa 900 ettari di terreno adibiti per metà a seminativo e per metà a boschivo, con 34 immobili rurali ed una quindicina di fabbricati urbani, hanno diversa cronologia e fra le case che esistono tutt'oggi già presenti negli estimi di Legoli, erano anche gli edifici colonici dei poderi Aiolo, Ortaggia, Carpugnano, Pian del Cerri, Gelso e Tigliano.

Quasi tutte le case presenti nell'area risultano oggi in decadenza (foto 15), se non diroccate e crollate, segno inequivocabile del progressivo abbandono subito nel

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corso degli ultimi decenni, ma restano ancora segni visibili di un sistema plurisecolare che va salvaguardato.

foto 15: alcuni casolari appartenenti alla Fondi Rustici, in stato di totale abbandono

L'operazione centrale del progetto di recupero voluto dal Comune di Peccioli ruoterà attorno ad un progetto di “alta qualità” rivolto al mercato internazionale denominato appunto Agripeccioli Farm, e si occuperà prima di tutto del recupero dei casolari, che assumeranno nella loro nuova veste funzioni variegate.

Le operazioni di restauro saranno condotte seguendo un'attenta ristrutturazione dell'esistente coerente con le attuali forme di vita, volta a mantenere la tipicità storica e ad esaltare il fascino dei luoghi nei quali sono inseriti, compatibilmente con le nuove funzioni che verranno assegnate.

Questo progetto di recupero vuole essere un vero e proprio progetto di architettura del territorio, e comporterà un triplice impegno da parte del progettista, che dovrà disegnare un paesaggio nuovo sopra quello mezzadrile, che va oramai scomparendo, conservare al tempo stesso il disegno del paesaggio storico ed integrare i due linguaggi, così che il luogo possa mantenere intatta la propria identità e la propria leggibilità nel suo sviluppo.

Le case coloniche dismesse attualmente formano una sorta di collana, di anello, sulle alture boschive alternate a vigneti ed uliveti, che coronano i declivi coltivati. Non potendo più essere utilizzate per l’agricoltura, almeno nella maggior parte dei casi, rischiano il degrado dovuto all’abbandono; possono invece ritrovare la loro vo-cazione abitativa se inserite in un rapporto con la campagna diverso da quello

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mez-zadrile. Servite da una viabilità primaria ad anello, formeranno un’unità residenziale unica dotata di terreni di pertinenza propri, di proprie strutture ricettive, di sorve-glianza e di servizio. L’anello residenziale avrà il suo nodo centrale nel bosco della Madonna delle Serre (foto 16), che conclude con la sua macchia verde lo scenario collinare visibile dal paese, al quale fa da contrappunto compositivo.

foto 16: la chiesa della Madonna delle Serre vista da Gelso

La presenza del santuario che gli dà il nome, la chiesa della Madonna delle Serre, e quella della zona archeologica etrusca richiameranno sia la popolazione residen-te che nuova uresiden-tenza, per questo si prevede una sua destinazione futura a parco pubblico attrezzato. Questo tema costituirà un forte episodio di interesse sociale e culturale oltre che ricreativo per tutto l'anello, mentre le sue alberature potranno prolungarsi come tentacoli a marcare visivamente nel paesaggio il disegno anulare formato dalle residenze.

Le nuove realtà create dal progetto vogliono istituire un nuovo modo di vivere la campagna, e fare del paesaggio l’espressione di una nuova alleanza tra forme rin-novate di residenza e forme rinrin-novate di agricoltura. Questa è la chiave per legge-re il progetto di miglioramento agricolo-ambientale proposto dalla Fondi Rustici, al fine di recuperare il territorio agricolo, riconsegnarlo alla cittadinanza attraverso la creazione di posti di lavoro e produzione di ricchezza, e immaginando in futuro la dislocazione lungo l’anello di funzioni che ora insistono impropriamente nel centro storico liberando spazi per attività più adatte.

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2.2 Il podere di Ortaggia (prima era Ortaglia ): breve descrizione e sopralluogo

Il podere di Ortaggia comprende un casolare su due piani fuori terra di circa 700 mq ed annessi per circa 160 mq, ed è posizionato a nord dell'altura nella quale sono iniziati gli scavi archeologi dal 2000 ad oggi, ad un'altezza di 163.5 m slm.

Si riporta sotto lo stralcio della planimetria catastale, che mostra i dati principali riguardanti il casolare, originariamente in scala 1: 10000.

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Il complesso rurale è di epoca precedente all'impianto del Catasto Leopoldino, e consiste in un casale su due piani fuori terra, dei quali il terreno attualmente destinato a deposito e stalla con soffitti a volta a crociera, ed il primo frazionato in tre unità abitative con ingressi indipendenti, attualmente disabitate ed in condizioni di abbandono, ed alcuni annessi consistenti in un forno di circa 10 mq, un fienile di 135 mq in ottime condizioni ancora utilizzato per il deposito di macchinari agricoli e raccolti, ed un ulteriore volume diroccato di circa 15 mq.

Il casolare è provvisto di allaccio alla rete elettrica ma non idrica.

La copertura è a padiglione con manto di coppi ed embrici toscani e le superfici esterne intonacate necessitano di manutenzione, così come del resto i locali interni. Il fabbricato è situato in posizione pianeggiante, dista dal paese di Peccioli 3 km ed è raggiungibile per mezzo di una strada sterrata in buone condizioni.

Il casolare presenta molte delle caratteristiche degli edifici rurali toscani (case coloniche), come l'uso di materiali elementari grezzi, l'asimmetria dei prospetti e

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l'irregolarità delle piante, che evidenziano come la situazione attuale sia il risultato di adattamenti e riutilizzi di strutture murarie preesistenti, e la presenza di volte al piano terra che troviamo spesso in edifici di questo tipo.

La fase preliminare del progetto è stata quindi il sopralluogo nella zona di Ortaggia e degli scavi, non accessibili ad estranei, e si è svolta in più fasi: è stato fatto un rilievo della vegetazione limitrofa, un rilievo fotografico dell'esterno e di alcuni locali interni, ed un rilievo degli edifici; i risultati di questi sopralluoghi sono riportati negli allegati 3 e 4, e costituiscono, insieme all'incontro con il personale, svoltosi anche questo in più fasi, il quadro conoscitivo alla base del progetto.

L'elemento più evidente è lo stato di abbandono del casolare, che a parte i locali del piano terreno utilizzati come deposito ma poco curati, risulta deserto; prevale la presenza di vegetazione spontanea e soprattutto di rovi su tre dei quattro lati del casolare, dai quali si passa in maniera quasi impercettibile al bosco macchia, e la stessa situazione si ha sul lato posteriore del fienile, altro sintomo di abbandono o comunque di poca cura dell'area; sul lato sud del fienile è invece presente un uliveto che si protende per una vasta striscia di terreno, costeggiando la via sterrata che porta al casolare da sud, che sulla destra costeggia l'area di scavo A.

Gli uliveti caratterizzano questa zona, sono infatti presenti anche ad ovest, partendo con filari rettilinei poco lontano dal forno.

Davanti al casolare Ortaggia si ha invece uno spiazzo abbastanza ampio e pianeggiante, che consente la movimentazione delle macchine agricole e di quelle utilizzate nel cantiere. Superata quest'aia si nota invece fin da subito un innalzamento di quota che porta al fienile e ad un livello ancora più alto, quello della piana in cui si trova l'area di scavo A (pozzo).

Altra caratteristica dell'area è infatti l'alternanza di zone pianeggianti e zone con notevoli pendenze, che portano ad avere un dislivello di quasi dieci metri, all'interno di un'area contenuta. L'area di scavo B, così come la parte ovest del territorio studiato, si trovano invece ad una quota molto inferiore, e sono separati dall'area A da una scarpata. Tutti questi elementi andranno considerati e valutati all'interno del progetto per il nuovo museo, perchè rappresentano una caratteristica dell'area, ma anche uno dei suoi punti deboli, rendendone problematica l'accessibilità.

Figura

foto 14: uso del suolo di parte dell'area interessata dal recupero al momento del catasto  leopoldino negli anni 1832-34
foto 15: alcuni casolari appartenenti alla Fondi Rustici, in stato di totale abbandono
foto 16: la chiesa della Madonna delle Serre vista da Gelso

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