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CONCLUSIONI Con questo elaborato si è proposta una classificazione tipologica della ceramica comune

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FORME CHIUSE FORME APERTE

CONCLUSIONI

Con questo elaborato si è proposta una classificazione tipologica della ceramica comune rinvenuta nel cortile D, tentando di leggerla alla luce del suo contesto di rinvenimento.

Per prima cosa i frammenti sono stati suddivisi in due macro-categorie: forme chiuse, costituite esclusivamente da olle, e forme aperte, che comprendono ciotole, ciotole- coperchio e coperchi. Si è rilevata una netta predominanza (del 71% circa) delle prime sulle seconde.

VASI

FORME CHIUSE FORME APERTE

Totale 151 61

Fig.22

Sia nelle forme chiuse che in quelle aperte prevalgono nettamente le forme semplici, funzionali, senza grandi velleità artistiche (una percentuale molto bassa presenta una decorazione, che comunque risulta piuttosto semplice). Questa situazione trova un importante parallelo con i dati emersi dall’esplorazione dell’area archeologica presso il lago dell’Accesa (Massa Marittima- GR): qui, tra il 1980 e il 1984 è stato messo in luce un vero e proprio quartiere industriale. Il 90% del materiale recuperato è costituito da vasellame di forma chiusa e di uso comune, di impasto grezzo o comunque scarsamente depurato, il cui colore varia dal rossiccio al bruno di ogni gradazione;

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anche in questo caso i vasi recano spesso segni di un’esposizione frequente alla fiamma viva52.

Tornando al materiale populoniese, la qualità dei frammenti risulta essere piuttosto modesta, coerentemente con l’utilizzo che se ne faceva: le pareti sono generalmente prive di rivestimenti, anche se in pochi esemplari è stata notata quella che potrebbe essere la traccia di un ingobbio bianco.

Le olle, di dimensioni piccole, grandi o molto grandi, erano qui utilizzate per la cottura di cibi, come dimostrano le ombre lasciate sulle superfici dalle fiamme con cui erano a contatto quotidianamente; non si esclude tuttavia anche un loro utilizzo come contenitore da dispensa, mentre, dato il contesto di riferimento, si esclude decisamente una loro destinazione funeraria.

Nei campioni in esame è stata constatata una grande varietà cromatica delle pareti, con una gamma di colorazioni che va dal bruno scuro al rosso, con frammenti anche di colore molto chiaro, quasi sabbia, o con tonalità più rosate. Gli impasti si sono rivelati variamente grossolani, con inclusi soprattutto miche ma anche scisti e forse quarzo: questo dato è interessante perché è già stato asserito che l’argilla con inclusi di natura scistosa, utilizzata per la realizzazione di coppe ma anche di olle a tre bugne, è indicatore di una produzione locale. È stato poi osservato che gli impasti estremamente grezzi sono soprattutto ascrivibili ad olle di maggiori dimensioni, ovvero con un diametro misurato in corrispondenza dell’orlo. Per le olle non è stato possibile seguire un andamento evolutivo vero e proprio, caratterizzato da cesure nette e cronologicamente determinate. Esse sono state distinte, a seconda di quello che sembrava essere l’andamento delle pareti, in olle con corpo di forma arrotondato (definite genericamente ‹‹ ovoidi ››) e troncoconiche; in pochi casi è stato possibile riconoscere addirittura quelle globulari.

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Le varianti di queste categorie principali, sono state individuate sulla base dell’andamento della parete interna (con spigolo netto oppure arrotondato) e delle peculiarità morfologiche dell’orlo.

Quasi tutte le olle presentano un orlo distinto inclinato verso l’esterno: questa situazione trova un riscontro nella stessa Populonia, tra la ceramica

acroma grezza proveniente dagli scavi sull’acropoli53. L’orlo può presentarsi più o meno estroflesso, fino ad essere, in alcuni casi, addirittura quasi a tesa.

La parete interna dell’olla può essere a profilo continuo (più o meno arrotondata) oppure caratterizzata da uno spigolo netto: si presume che quest’ultima caratteristica consentisse un più agevole alloggiamento del coperchio.

Per quanto riguarda la morfologia dell’orlo, esso è contraddistinto praticamente sempre da un profilo esterno più o meno arrotondato, con piccole variazioni di forma: in particolare si segnala la variante che presenta la parte superiore appiattita.

Gli orli distinti estroflessi con profilo esterno arrotondato sono ascrivibili ad un tipo attestato frequentemente nelle produzioni populoniesi di

ceramica comune di differenti funzioni e a diversi livelli cronologici54.

Anche spostando lo sguardo al di fuori di Populonia, si possono trovare confronti che consentono di stabilire come questa sia una tipologia molto diffusa in tutta l’Etruria e per un lungo periodo: ad Artiminum è attestata già nel VI-V sec a.C.; a Volterra, nell’area dell’acropoli, tra fine IV/inizi III

sec a.C. e metà II sec a.C.; in Versilia in età ellenistica55; a Castiglione S.

Martino, sull’isola d’Elba56. Per l’Etruria Meridionale si possono trovare

confronti con i materiali di Caere- Vigna Parrocchiale, in impasti di età

53 BARONCELLI 1995, pp. 475-492 54 CURTI- TANI 1995, pp.421-422; 55 BONAMICI 2003, p.405 56 Elba preromana, pp. 43 ss

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orientalizzante, arcaica e tardo arcaica.57 E’ quindi un tipo diacronico, con un lungo periodo d’uso che può essere fissato tra il VI sec a.C. e la metà del II 58.

Solo quattro frammenti riconducibili a tre vasi a corpo ovoide e/o globulare presentano un orlo indistinto dal profilo esterno più o meno arrotondato, sottolineato da una strozzatura più o meno netta. E’ questa una tipologia alquanto diffusa in Etruria Settentrionale per un arco cronologico abbastanza ampio (VI- III sec a.C.), soprattutto nell’area pisana (Pisa, Migliarino), in Versilia, a Populonia e nelle zone limitrofe. É stata notata una certa persistenza dei caratteri morfologici risalenti all’arcaismo anche in esemplari riferibili a contesti più recenti, di età ellenistica.59 Potrebbe esserci un richiamo addirittura a tipologie dell’età del Ferro, come per

esempio si evince dai rinvenimenti di Caere- Vigna Parrocchiale.60

Per questi tipi si propende, almeno per Populonia, per una produzione locale, per un arco di tempo che comprende il IV e il III sec a.C.: l’analisi petrografica su alcuni campioni provenienti dal saggio IX sembrerebbe avvalorare questa ipotesi61.

Solo due olle presentano un orlo a sezione triangolare, collo distinto cilindrico e solco interno per l’alloggiamento del coperchio: per esse, come è stato specificato nel catalogo, si propende, grazie a confronti, per una datazione piuttosto recente. (n. 52 e 53)

I fondi conservati sono sempre privi di piede, tranne in due casi, perciò si può affermare che le olle dovessero essere per la maggior parte apode. Per quanto riguarda le forme aperte, nella maggior parte dei casi la variabile-chiave per definire i tipi e sottotipi è costituita dalla morfologia del piede (o presa), che può essere a disco, ad anello o a cilindro; in

57 Caere 3.2, pp.217 ss 58 BONAMICI 2003, p.405 59 BARONCELLI 1995, pp. 475- 492 60 Caere 3.2, pp. 217 ss 61

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alternativa le specificità dell’orlo hanno portato all’individuazione di altri tipi.

Le ciotole (e/o coperchi) con piede (o presa) ad anello e corpo verosimilmente emisferico sono la variante più rappresentata, superando la metà del campione di forme aperte (58% circa); tale dato non deve stupire perché questa è una tipologia largamente diffusa in Etruria dall’età arcaica,

con esemplari sia in impasto grezzo che in impasto più fine.62.

Le ciotole (e/o coperchi) con orlo indistinto, generalmente a corpo emisferico, sono caratterizzate da una forma estremamente semplice e funzionale, motivo per il quale ebbero un’ampia diffusione geografica, non circoscritta al solo ambito populoniese e cronologica: sono ascrivibili infatti ad un orizzonte cronologico che va dal IV al II sec a.C.

Dai dati sopra riportati si può dedurre che i tipi individuati si inseriscono coerentemente nel panorama populoniese e non solo: confronti abbastanza puntuali dal punto di vista morfologico, decorativo e verosimilmente funzionale sono stati riconosciuti con il vasellame rinvenuto anche in ambiti più vicini, come il volterrano, e più lontani, come le città dell’Etruria Meridionale o di quella Padana.

Queste somiglianze morfologiche tuttavia non corrispondono per forza ad una identità cronologica o di produzione; è difficile attribuire la ceramica di uso comune a specifiche botteghe o aree di produzione: probabilmente esse erano dovute ad una circolazione di modelli comuni o comunque ad influenze reciproche.

Rimane da stabilire se i vasi in questione fossero prodotti a Populonia, quindi per così dire “a chilometro zero”, per eliminare il sovrapprezzo legato al trasporto, oppure se, almeno in parte, venissero importati, magari non come prodotto a sé, ma piuttosto come contenitore o comunque d’accompagno ad alimenti o ad altre merci. La sola analisi autoptica degli

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impasti non consente di propendere per una di queste opzioni, perciò essi sono stati considerati aprioristicamente di produzione locale, ben sapendo che eventuali e future analisi più approfondite potrebbero alterare questa valutazione, grazie ai confronti con la geolitologia locale.

Arduo è dare un significato ai materiali studiati alla luce della stratigrafia del complesso: essa è infatti difficilmente ricostruibile.

L’area dell’Edificio A è stata precedentemente suddivisa in 18 quadrati, per ciascuno dei quali sono stati individuati una serie di strati; grazie ai materiali ivi rinvenuti si è potuta tentare una datazione.

N ►

Fig.22- Ricostruzione della quadrettatura dell’Edificio A. I quadrati E, F, G, H, L hanno una posizione ipotetica.

N ►

Fig.23- Planimetria delle struttura del cortile D

L I VIII

G H VII

F E III VI

C D II V

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Come si nota nella fig. 23, nel Cortile D sono attestate tutte le fasi del complesso; addirittura sono presenti dei lacerti di muretti precedenti alla costruzione dell’edificio vero e proprio. Si riportano di seguito i dati stratigrafici, divisi per quadrati, del cortile D, con l’indicazione della quantità del vasellame qui rinvenuta.

QUADRATO A

Il quadrato A è collocato lungo il muro perimetrale E dell’edificio A. Già la Dott.ssa Martelli aveva fatto riferimento alle ricerche svolte in questo

quadrato, per descrivere la fase più antica del sito63. Il materiale ceramico

restituito dallo strato 16, datato alla prima metà del VI sec a.C. 64 attesta la

prima fase d’uso. Tra i materiali in esame, una piccolissima percentuale proviene da questo quadrato, ovvero: 6 frammenti di olla (corrispondenti a 3 vasi), 1 frammento di forma aperta e 27 di parete. Dallo stesso strato delle olle sono stati recuperati anche frammenti di vernice nera, attica e bucchero.

QUADRATO B

Si trova nell’angolo S/E del cortile D; è scarsamente rappresentato nel materiale in esame: solo 2 frammenti di olla corrispondenti a 2 vasi sono qui stati recuperati.

QUADRATO C

È collocato nella zona sud dell’edificio A ed è stato scavato fino allo “strato della fondazione”. La grande quantità di bucchero proveniente dalla cassetta 33 potrebbe indicare che gli strati superficiali siano stati altamente intaccati dagli interventi moderni.

Una quantità più consistente del materiale studiato proviene da qui e può essere collocato nei vari strati:

- 1 frammento di olla (corrispondente a 1 vaso), dallo strato C (base immediatamente sopra lo strato a carboni).

63

CRISTOFANI- MARTELLI 1985, p. 84 ss.

(8)

- 3 frammenti di olla e 9 di pareti dallo strato C -7 frammenti di parete, dallo strato C (2° taglio)

- 2 frammenti di olla (corrispondenti a 2 vasi) e 16 di pareti, dallo strato D (immediatamente sotto lo strato a carboni):

-5 frammenti di olla (corrispondenti a 5 vasi) , dallo strato della fornace: -1 frammento di olla (corrispondente a 1 vaso) e 4 di forma aperta

(corrispondenti a 1 vaso) , dallo strato della fondazione: QUADRATO D

Si trova è interno del cortile D, nell’area sud est. Da qui proviene una certa quantità di materiale.

-7 frammenti di olla (corrispondente a 6 vasi), e 4 frammenti di parete, dallo strato superficiale

-3 frammenti di olla (corrispondente a 1vaso), dallo strato di crollo

-2 frammenti di olla (corrispondente a 2 vasi) e 2 frammenti di parete, dall’angolo S-W strato di scorie sotto il primo battuto

- 1 frammento di forma aperta (corrispondente a 1vaso), dal fondo della cloaca

-1 frammento di parete, dallo strato di argilla superficie giallastra

-7 frammenti di parete , dal riempimento di terra nera al di sopra del muro: -4 frammenti di parete, dallo strato di carbone sotto i 2 strati di terra rossa -16 frammenti di olle (corrispondenti a 13 vasi) e 9 frammenti di forme

aperte (corrispondenti a 3 vasi), dal secondo strato di terra rosso-bruna

sotto l'argilla 8-10, II strato di terra rosso-bruna sotto l’argilla:

Tra i quadrati C e D si segnalano alcuni frammenti:

-17 pareti, dallo strato di pietrame sopra il battuto A/B:

-5 pareti, dall’interno dello scarico in corrispondenza dello strato C

-9 frammenti di olla (corrispondenti a 6 vasi), dallo strato di pietrame sopra il battuto A/B:

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-1 frammento di olla (corrispondente ad 1 vaso), dall’nterno dello scarico in corrispondenza strato C

Per quanto riguarda i materiali recuperati sia negli strati terrosi che nella

fogna che attraversa il cortile D nei quadrati C e D, con andamento SO/NE,

è lecito pensare che i reperti, data la loro frammentarietà, fossero già stati buttati in antico, insieme a terra e scorie; su questi strati si collocano poi le nuove installazioni della fase di ristrutturazione di IV sec a.C.

QUADRATI E- F

Si trovano nella fascia interna e perimetrale del Cortile D, nella’area S- W. Quest’area, comprendente anche i quadrati G-H, è stata poco scavata perciò la sua documentazione è esigua

Da qui (strato delle scorie) sono state recuperati: 11 frammenti di olle

(corrispondenti a 11 vasi), 3 frammenti di forma aperte (corrispondente a 3 vasi) e 34 pareti

QUADRATI G-H

Si trovano lungo il muro perimetrale W dell’edificio. Da qui provengono1

frammento di olla (corrispondente a 1 vaso) e 4 pareti. QUADRATO I

Il quadrato I si trova lungo il muro perimetrale est dell’edifico A. M.

Martelli65 fa riferimento a questo quadrato nella descrizione della

situazione più antica del sito, precedente alla costruzione dell’edificio. Da uno strato non identificato provengono 5 frammenti di olle

(corrispondente a 4 vasi) e 3 pareti QUADRATO II

Si trova praticamente al centro dell’edificio A. “Casa Pazzaglia” era al di sopra dell’edificio ed è stata distrutta durante i lavori di recupero delle

scorie66. Dallo strato con sigla 21 e sigla 30 proviene la lekythos

65

MARTELLI 1981 p. 164.

(10)

Pagenstecher67, datata intorno al 280 a.C. In questo quadrato sono stati

documentati inoltre due livelli di uso68, riferibili al IV a.C. Dallo strato con

sigla 38 proviene un frammento di kylix attica a vernice nera e un

frammento di kylix attica a figure rosse69, datati alla prima metà del V a.C.

Inoltre è stato recuperato anche un frammento di calice iscritto70, datato alla

seconda metà del VI a.C.

Da uno strato non identificato provengono 4 frammenti di olle

(corrispondenti a 4 vasi) e 5 frammenti di forme aperte (corrispondenti a 4 vasi) e 31 pareti

QUADRATO III

Si trova lungo il muro perimetrale ovest dell’edificio A è stato scavato fino

al raggiungimento dell’impianto di canalizzazione, ovvero “fogne”71.

Dallo strato dell’argilla gialla sono stati recuperati 4 frammenti di olle

(corrispondenti a 4 vasi) QUADRATO V

Si trova in prossimità del muro perimetrale nord dell’edificio A. Il primo cartellino segnala che anche quest’area era stata pesantemente intaccata da

interventi moderni. Grazie alla pubblicazione di un fondo iscritto72

apprendiamo che i materiali con sigla 76, sono di prima metà V a.C.

-1 frammento di forma aperta (corrispondente a 1 vaso), dallo strato superficiale:

-1 frammento di forma aperta (corrispondente a 1 vaso), dallo strato di argilla sotto il superficiale:

-1 frammento di forma aperta (corrispondente a 1 vaso), dallo strato sotto il riempimento della casa moderna al livello di affioramento del muro antico 67 CRISTOFANI- MARTELLI 1985 p. 87. 68 MARTELLI 1981b p. 168- 171. 69 CRISTOFANI- MARTELLI 1985 p. 86-87. 70 MARTELLI 1981c p. 244 n. 14. 71 MARTELLI 1981 p.168. 72 MARTELLI 1979b p. 308 n. 19.

(11)

Nel testimone longitudinale tra i quadrati II e V sono stati recuperati 6

frammenti di olle e 8 di forme aperte (corrispondenti ad altrettanti vasi)

QUADRATO VI

Si trova in prossimità del muro perimetrale nord dell’edificio A. Le ricerche qui effettuate sono state principalmente portate avanti durante la campagna 1977.

Dallo strato sotto l’humus proviene 1 parete.

Sotto sono riportate due tabelle: una è un elenco dettagliato dei frammenti ceramici rinvenuti, divisi per quadrato e/o strato e per cassetta; l’altra corrisponde all’elenco delle pareti, anch’esse suddivise per quadrato e/o strato e per cassetta.

CASSETT A STRATIGRAFIA N. FRAMMENTI/ VASI FORME CHIUSE N. FRAMMENTI/ VASI FORME APERTE

1 Quadrato D, sul fondo della cloaca 1/1

1 Pulizia muro perimetrale 1/1

1 Settore D, strato rossastro sopra le scorie

4/1

1 / 1/1

2 Quadrato C/D (testimone), interno

dello scarico in corrispondenza strato C

1/1 1/1

2 / 1/1

3 Quadrato C/D (testimone), strato di pietrame sopra il battuto A/B

9/5

3 Superficiale 1/1

4 Quadrato C, strato C 1/1

4 Quadrato C/D strato C (testimone) 1/1

5 / 3/1

5 Quadrati E- F, strato delle scorie 3/3

5 Quadrato D angolo S- W, strato di

scorie sotto il primo battuto

2/2

5 Quadrato I 3/1

6 Quadrato D, superficie 7/6

8 Quadrato C, strato C 2/2

8 Quadrato C, strato D

(immediatamente sotto lo strato a carboni)

(12)

8 Quadrato D, strato di crollo 3/1

13 Quadrato XVI, pulizia crollo muro E-

W

4/3

14 Quadrato G-H, entro il crollo 1/1

15 Quadrati I-II, β 1/1

18 Quadrato D 8-10, II strato di terra rosso- bruna sotto l’argilla

16/13 9/3

28 Quadrato A, 3, 8. Saggio 1/1

28 Superficiale 1/1

31 Quadrati IX/X, superficiale 1/1 2/2

32 Superficiale 3/3 2/2

33 Superficiale 12/11 13/10

39 Pulizia muro perimetrale E- W 7/2 1/1

41 / 3/3 1/1

43 Quadrato C, scorie nel bancone, fase

A

1/1

44 Quadrato C, strato della fornace 5/5 1/1

45 Quadrato C, strato della fondazione 1/1 4/1

47 / 1/1

55 Quadrato V, superficiale 1/1

56 Quadrato X, intercapedine tra i muri 2/2

56 Superficiale rimosso dalla ruspa 6/6 5/4

61 Quadrato XII, argilla giallastra

accanto al muro

1/1

67 / 1/1

69 Quadrato V, strato 8 A 1/1

70 Quadrato E-F-H, strato delle scorie 2/2 1/1

71 Quadrato E-F, strato delle scorie

(terra a ridosso del muro N-S che separa dal quadrato D)

5/5 3/3

77 Quadrato XII, riempimento lato al

muro. Humus

1/1

79 Quadrati E- F, strato delle scorie 3/3

80 Quadrato D 7- 8, strato sotto l’argilla superiore

7/6 1/1

82 Quadrato E-F, strato delle scorie 2/2

82 Quadrato V, 3-8, argilla 1/1

86 Pulizia muro perimetrale 14/4 1/1

87 Testimone N-S, strato superficiale I 2/1 2/2

87 / 4/3

91 Entro la porta del muro principale N-

S

3/2

91 Vano della porta entro il riempimento

di scorie

2/2

92 Quadrato V, sotto il riempimento

della casa moderna al livello di affioramento del muro antico

1/1

96 Strato corrispondente al II di scorie 1/1

97 Asportazione parziale del testimone

longitudinale tra i quadrati II e V, superficiale

6/6 8/8

99 Quadrati D10-B1, riempimento di

terra nera al di sopra del muro

1/1

(13)

del muro

100 / 1/1

107 Quadrato III, strato dell’argilla gialla 4/3

107 / 1/1

112 Quadrato VII, in mezzo alle scorie del forno

6/5 119 Quadrato VII, in mezzo alle scorie

del forno 2/2 122 Quadrato I, testimone N- S 1/1 1/1 122 / 2/2 125 Quadrato A 6/3 125 / 4/1 134 Quadrato I 5/4 134 / 2/2 3/2

137 Quadrati I- II, testimone E- W strato

6

2/2

138 Quadrato II 3/3 5/5

151 Quadrato I-II, β 12/11 2/2

151 / 3/2

CASSETTA STRATIGRAFIA NUMERO DI PARETI

1 Settore D, strato rossastro sopra le scorie 1

2 Quadrato C/D (testimone), interno dello scarico

in corrispondenza strato C

5

3 Quadrato C/D (testimone), strato di pietrame

sopra il battuto A/B

17

4 Quadrato C strato C 3

5 Quadrato C strato C 4

5 Quadrato D angolo S-W, strato di scorie sotto il

primo battuto

2

6 Quadrato D, superficie 4

8 Quadrato C, strato D (immediatamente sotto lo

strato a carboni),

16

8 Quadrato C, strato C 2

13 Quadrato A/I, strato E 1

13 Quadrato XVI, pulizia crollo muro E-W 1

18 Quadrato D 8-10, II strato di terra rosso-bruna sotto l’argilla

20

25 Superficiale 1

41 / 18

43 Quadrato C, scorie nel bancone, fase A 1

44 Quadrato C, strato della fornace 8

45 Quadrato A 27

45 Quadrato C, strato della fondazione 14

56 Asportazione testimone fra i quadrati III-IV,

superficiale

3

69 Quadrato V, strato 8 A, terra bruciata 2

69 Quadrato D 7-8, strato argilla superficie

giallastra

1

70 Quadrato E-F-H, strato delle scorie, 4

(14)

del muro

N-S che separa dal quadrato D

79 Quadrati E-F, strato delle scorie 12

79 / 12

80 Quadrato D 7,8, strato sotto l’argilla superiore 8

82 Quadrato E-F, strato delle scorie 5

86 Pulizia muro perimetrale 35

86 Quadrato C, strato C (2° taglio), 7

91 Vano della porta entro il riempimento di scorie 15

97 Asportazione parziale del testimone

longitudinale tra i quadrati II e V, superficiale 6 99 Quadrato D 6-8, strato di carbone sotto i due

strati di terra rossa

4

99 Quadrato D10-B1, riempimento di terra nera al

di sopra del muro

7

104 Quadrato VI, strato sotto l’humus 1

106 Quadrato I, testimone E-W strato III 1

107 / 3

119 Quadrato I, strato 3 C. 38, testimone E-W 12

130 Quadrato II 2

134 Quadrato I 3

137 Quadrato I-II, test. E-W strato 6 1

138 Quadrato II 31

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