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Nota di traduzione

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Academic year: 2021

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Nota di traduzione

La presente traduzione di Marta la piadosa è stata condotta sul testo della commedia raccolto in Tirso de Molina, Marta la piadosa; Don Gil de las calzas verdes, edición, estudio y notas por Ignacio Arellano. PPU, Barcelona, 1988, pp. 81-198. Per quanto riguarda la divisione in scene è stata accolta quella proposta da Hartzenbusch in Teatro escogido de Fray Gabriel Téllez, a cura di Juan Eugenio Hartzenbusch, Madrid, Yenes, 1839, vol I, pp. 125-239. Della medesima edizione si è, anche, ritenuto oppurtuno proporre il verso inferito da Hartzenbusch per sopperire alla lacuna della princeps (v. 1001). La scelta di riportare il verso, sia in traduzione che nel testo originale, è stata dettata dalla sua fondamentale importanza ai fini della comprensione dell'intera vicenda. Si tratta, infatti, delle parole con cui la protagonista annuncia il suo finto voto di castità, punto di partenza e motore di tutti i successivi inganni.

Con questo lavoro di traduzione si è cercato di rendere l'opera il più possibile fruibile e fedele all'originale, cercando di conservarne gli elementi fondamentali: il ritmo, l'immediatezza e l'arguzia linguistica. In questo senso è da intendersi la scelta di rispettare la metrica della commedia, fino ad adesso tradotta solamente in prosa (da Giovanni la Cecilia, in Marta la bacchettona in Tatro scelto spagnolo antico e moderna, (raccolta dei migliori drammi commedie e tragedie) Torino, Unione Tipografico Editrice, vol VII, 1859, pp.115-171 e da Ilaria Biancalani, in Marta la piadosa di Tirso de Molina", studio introduttivo e traduzione, Università di Pisa, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1993-1994). D' altra parte è stato quasi inevitabile sacrificare la rima per non compromettere la comprensione di un'opera nata, appunto, per essere recitata di fronte a un pubblico vasto ed eterogeneo e che deve, quindi, risultare immediatamente accessibile.

Inoltre, non sempre è stato possibile ricreare i molteplici giochi di parole e modi di dire. Un esempio è l'uso polivalente dell'espressione cocar e hacer cocos (vv.1836-1856), o il sintagma mercader de vidas (v. 422), che contiene un doppio campo semantico (rimandandando sia alla figura del giudice che del mercante), o, ancora, il

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doppio significato della parola peón (v. 1389), sia "fante" che "muratore".

Per quanto riguarda assonanze e alliterazioni, forse per l'origine comune delle due lingue, trovare una corrispondenza è stato più semplice. Si vedano, per fare qualche esempio, i giochi tra Lucía e luz, Fajardo e faja o Florín florece, tutti apprezzabili anche in traduzione. Soltanto in pochi casi è stato scegliere tra la traduzione musicale e quella letterale. Così, per esempio, l'alferecía, malattia simile all'epilessia che Lucia dice di provare alla sola vista dell'alfiere ai versi - «a mí me da cuando veo/ tu Alférez, alferecía» (vv 2535-2536) - è diventata, nel testo italiano, "asfissia", in modo da conservare un suono che rimandasse all'ordine militare. Allo stesso modo il termine guindalete (letteralmente corda, guinzaglio) è stato tradotto liberamente cilico per poter mantenere l'assonanza con il termine ciliegie (guindas in spagnolo). Assonanza utilizzata da Pastrana - ai versi 662-665 - per ammonire Felipe e suggerirgli di calmarsi, seguendo una credenza medica del tempo, mangiando della frutta piuttosto di rischiare di incorrere, per imprudenza e spacconeria, in terribili castighi («No admito yo, aunque me brindas/ con tu inclinación inquieta,/ cólera, que en vez de guindas,/ se aplaca con guindaleta.»). All'opposto, invece, non è stato possibile rendere un altro gioco del gracioso la rima interna tra Marta e ensarta, «...Aparta./ Marta, que perlas ensarta/ si se las compra el platero» (vv 691-693). in questo caso si è preferito tradurre fedelmente il verbo in "infilza".

Difficile è stato anche rendere tutta la paremiologia attorno al nome Marta, oggetto di numerosi proverbi che non trovano corrispondenti in italiano. Tra questi, merita una nomina speciale, quello che serve da titolo: Marta la piadosa, usato per definire ironicamente una persona fintamente devota. L'assenza di una espressione simile in italiano ha reso necessarie delle ulteriori riflessioni per la traduzione del titolo. Quello proposto da La Cecilia (Marta la bacchettona), è apparso eccessivamente carico di un'accezione severa e moralizzante, lontana, in realtà, dall'intento dell'opera. Si è, dunque, preferito optare per il titolo più neutro e leggero di Marta la pia, vicino a quello proposto da Ilaria Biancalani (La pia Marta).

Per sopperire alle numerose problematiche, di cui in questo paragrafo sono stati riportati solamente alcuni esempi, è stato necessario e imprescindibile il ricorso alle note, attraverso cui sono state fornite anche spiegazioni di carattere storico culturale.

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Abbreviazioni

(delle opere più usate nelle note)

Aut. Real Academia Española Diccionario de autoridades, Madrid, Gredos, 1963.

Cor. Gonzalo Correas Vocabulario de refranes y frases proverbiales (1627) ; edición de Louis Combet revisada por Robert Jammes y Maïté Mir-Andreu, Castalla, Madrid, 2000.

Cov. Sebastián de Covarrubias Orozco Tesoro de la lengua castellana o española (1873); edición de Felipe C.R. Maldonado ; revisada por Manuel Camarero, Madrid : Editorial Castalia, 1994.

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Schema metrico

ATTO I Sonetto 1-28 Redondilla 29-204 Quintilla 205-364 Redondilla 365-520 Quintilla 521-864 Ottave 865-960

Romance (con assonanza in e) 961-1020 (manca il verso 1001)

ATTO II

Redondilla 1021-1144

Romance (con assonanza in i) 1145-1446

Redondilla 1447-1654 Ottave 1655-1686 Redondilla 1687-1994 ATTO III Quintilla 1995-2124 Redondilla 2125-2540 Sonetto 2541-2554 Quintilla 2555-2649 Terzine 2650-2728

Romance (con assonanza in a) 2729-2806

Redondilla 2807-2939

Romance (con assonanza in a) 2940-3047

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