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Fiat, la vittoria dopo iveleni

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Academic year: 2021

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Le

assunzioni

annunciate  per  Melfi  non  sono  un  risultato inaspettato,  ma  una  notizia  che  attendevo  da tempo,  dal  momento  in  cui  la  Fiat,  anche  su nostra  pressione  e  su  nostra  garanzia  decise  circa

  14 gennaio 2015 14:44:55 S. Felice Select an item

Fiat, la vittoria dopo i

veleni

Di Raffaele Bonanni / Postato il 0:01, 13 Jan 2015 / Categorie: L'INTERVENTO

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due  anni  e  mezzo  fa  di  investire  un  milione  di dollari  proprio  a  Melfi  per  costruire  le  piccole jeep per il mercato europeo e nordamericano. Un investimento  fatto  sugli  impianti,  per  adattarli  e modernizzarli,  creando  così  le  opportunità  di nuovi business.

Oggi  più  che  mai  è  opportuno  fare  un  salto indietro  con  la  memoria.Mentre  infuriava  una pretestuosa  polemica  antinazionale,  la  Fiat parlava  con  quei  sindacati  che  sanno  che  per ottenere del lavoro ci vogliono degli investimenti, ma  se  li  vuoi  devi  dare  anche  tu  delle  garanzie. Chi  investirebbe  in  un  terreno  malfermo politicamente, come ordine civile e nelle relazioni industriali?  Cisl  e  Uil  diedero  questa  garanzia  di stabilità,  richiesero  l’investimento  e  assicurazioni sull’occupazione,  e  a  fronte  di  questo  lavoro l’azienda,  mentre  tutti  facevano  polemiche, programmò il futuro che oggi vediamo.

Il mea culpa lo devono fare in tanti: una parte consistente  dei  sindacati,  dei  governanti,  dei media, dei centri di potere italiani. Mentre loro si  affannavano  a  gridare  al  disastro  noi  stavamo incubando  questa  nuova  realtà,  che  non  è  solo l’assunzione  di  centinaia  di  persone  ma  la certezza  di  un  investimento  a  più  largo  respiro che  consentisse  primariamente  la  stabilizzazione di  tutte  le  persone  –  e  sono  migliaia  –  che  già lavoravano in fabbrica.

E  non  è  una  cosa  scontata.  Le  aziende  non sono  come  le  municipalizzate,  dove  “paga Pantalone”,  ma  producono  laddove  ci  sono commesse  ed  esistono  le  condizioni  per  un margine  di  guadagno.  Quando  lavoravamo  a questo  progetto  eravamo  in  contraddizione fortissima  con  il  coro  spesso  violento  che  c’è stato  per  lunghissimo  tempo  teso  a  distruggere  il confronto  all’epoca  tra  i  sindacati  responsabili  e l’azienda.

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La  Cisl  e  la  Uil  si  sono  comportati  come  si devono  comportare  tutti  i  sindacati  dei  Paesi civili,  sviluppati  e  industrializzati;  cioè richiedono garanzie di condizioni dei lavoratori e salariali,  ma  sono  consapevoli  che  tutto  dipende dagli  investimenti  che  si  fanno  e  dai  frutti  che possono produrre.

Mi  dispiace  dirlo,  ma  gran  parte  della  classe dirigente  italiana  quando  pensa  all’industria immagina  conduzioni  da  azienda municipalizzata, dove  non  è  dato  sapere  quanto deve  rendere  un  investimento  che  in  quel  caso paga  il  cittadino,  e  se  c’è  un  buco  di  bilancio  si aumentano le tasse e si ripiana.

Tornando alla Fiat: alla fine di questa storia a Grugliasco  ci  sono  migliaia  di  persone  a lavorarequando per 6 anni erano rimaste a spasso o  in  cassa  integrazione,  Torino  viene  rinnovata, così  come  Val  di  Sangro,  viene  implementata  la realtà  di  Pomigliano,  e  a  Melfi  viene riconfermata  l’occupazione  esistente  più  altre nuove  assunzioni.  Mentre  tutti  dicevano  che Marchionne  stava  smobilitando  e  si  sarebbero persi  posti  di  lavoro,  l’unico  posto  dove l’occupazione  resta  sostanzialmente  integra  è  la Fiat.

Riportiamo a casa la Panda che anni addietro era  stata  trasferita  in  Polonia,  e  per  la  prima volta  un  mezzo  così  prestigioso  e  appetito  dal mercato  quale  la  jeep  americana  viene  fatta costruire nel Bel Paese.

Quello odierno è un risultato così importante che fa  giustizia  di  tante  polemiche  e  di  tante  ingiurie che  taluni  di  noi  hanno  subito  in  questa  battaglia che è sindacale ma anche culturale.

Qualcuno dovrebbe rispondere di tutti i dubbi e  i  veleni,  e  talvolta  anche  delle  violenze  che sono  state  perpetrate  contro  coloro  che  si  sono assunti la responsabilità di queste scelte.

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