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Una spiegazione di questo dimorfismo sessuale in termini di biologia evoluzionistica non sembra plausibile, anche perché non vi è correlazione tra il numero dei segmenti e le dimensioni dell’animale

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Academic year: 2021

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SCUOLA GALILEIANA ­ Classe di Scienze Naturali  Prova di ammissione del 16 settembre 2005 

BIOLOGIA (3 quesiti)  Quesito n. 1 

Un  campionamento  non  selettivo  [per  età  (=stadio  di  sviluppo),  sesso,  lunghezza  o  numero  di  segmenti] ha portato a raccogliere, in una singola località, 300 esemplari di una medesima specie di  centopiedi (Artropodi Chilopodi). 

Il  campione  comprende  individui  di  lunghezza  molto  diversa:  presumibilmente,  giovani  appena  usciti dall’uovo e individui appartenenti a tutti gli stadi successivi, adulti compresi. Si suppone, per  semplicità, che il sesso sia riconoscibile con sicurezza anche negli esemplari più giovani. 

In questa specie  vi è  variabilità  individuale per  il  numero dei segmenti del tronco e nel campione  raccolto si riscontra la distribuzione seguente: 

numero di  segmenti del 

tronco 

numero di  maschi 

numero di  femmine 

35  1 

37  6  2 

39  126  9 

41  10  135 

43  2  8 

45  1 

Totale individui  145  155 

Nell’ambito di ciascun sesso, non vi è correlazione fra la lunghezza totale dell’animale ed il numero  di segmenti. 

Il candidato 

(a)  descriva opportunamente questa distribuzione del numero di segmenti, 

(b) ne  proponga  una  spiegazione  in  termini  di  biologia  dello  sviluppo  (possibili  meccanismi  capaci  di  produrre  la  distribuzione  in  questione)  e/o  in  termini  di  biologia  evoluzionistica  (valore adattativo) e 

(c)  delinei un programma sperimentale idoneo a verificare l’ipotesi formulata 

Traccia di risposta – Gli aspetti più rilevanti di queste distribuzioni sono: (1) la differenza tra i due  sessi e, soprattutto, (2) la  natura discontinua dei  valori osservati:  sono presenti,  infatti, solo valori  dispari. 

In termini di biologia dello sviluppo, la differenza tra i due sessi potrebbe avere cause diverse: ad  esempio, un arresto precoce nei maschi, rispetto alle femmine, nella produzione di nuovi segmenti  durante lo sviluppo embrionale, oppure la trasformazione, sempre nei maschi, in una struttura non  segmentata, oppure priva di zampe, dell’equivalente di due segmenti con zampe nelle femmine. 

Una  spiegazione  di  questo  dimorfismo  sessuale  in  termini  di  biologia  evoluzionistica  non  sembra  plausibile,  anche  perché  non  vi  è  correlazione  tra  il  numero  dei  segmenti  e  le  dimensioni  dell’animale. 

Quanto alla natura discontinua della distribuzione, con la totale assenza di individui con un numero  pari  di  paia  di  zampe,  un’ipotesi  formulabile  in  termini  di  biologia  evoluzionistica  potrebbe

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suggerire  un  fortissimo  svantaggio  adattativo  per  gli  individui  con  paia  di  zampe  in  numero  pari,  rispetto a quelli  con paia  in  numero dispari,  ma  questa  ipotesi,  in realtà,  potrebbe dare ragione di  frequenze più basse, per gli individui con numero dispari, ma non della loro totale assenza. Rimane  pertanto aperta una spiegazione legata alla biologia dello sviluppo: si può infatti ipotizzare che gli  individui con  numero pari di paia di zampe  non superino, per qualche ragione,  la  fase embrionale  dello  sviluppo,  oppure  –  più  verosimilmente  –  che  individui  di  quel  tipo  non  vengano  affatto  prodotti.  Quest’ultima  ipotesi  presuppone  l’esistenza  di  meccanismi  embrionali  che  producono  i  segmenti  a  gruppi  di  due,  e  non  uno  alla  volta,  oppure  meccanismi  di  duplicazione  dell’intero  assetto segmentale, in fasi precoci dello sviluppo. 

Un  piano  sperimentale  potrebbe  prevedere  (1)  sul  piano  della  biologia  evoluzionistica,  un  programma  di  incroci  inteso  a  determinare  l’ereditabilità  del  numero  dei  segmenti,  (2)  sul  piano  della  biologia  dello  sviluppo,  indagini  sui  meccanismi  con  cui  si  generano  i  segmenti,  inclusi  i  tempi e modi di espressione dei geni coinvolti in tale processo. 

Quesito n. 2 

Il candidato spieghi la natura dell’ermafroditismo e della partenogenesi e ne illustri i vantaggi e gli  svantaggi adattativi. 

Traccia  di  risposta  –  L’ermafroditismo  è  la  condizione  per  cui  uno  stesso  individuo  produce  sia  gameti  maschili  che  gameti  femminili  (non  necessariamente  allo  stesso  tempo).  In  alcuni  casi  è  possibile l’autofecondazione, in altri no. 

La partenogenesi è la modalità riproduttiva in cui la prole si genera attraverso uova non fecondate. 

In alcuni animali la partenogenesi è l’unica modalità riproduttiva conosciuta, in altri è stagionale e  si  alterna  alla  normale  riproduzione  bisessuata,  in  altri  ancora  è  accidentale.  Nelle  api  e  in  altri  insetti,  dalle  uova  fecondate  si  originano  le  femmine  (fertili  e  sterili),  da  quelle  non  fecondate  i  maschi. 

Il  valore  adattativo  dell’ermafroditismo  e  della  partenogenesi  varia  a  seconda  delle  specifiche  condizioni  e  degli  specifici  meccanismi.  Vanno  comunque  considerati:  l’eventuale  possibilità,  per  un  individuo,  di  avere  prole  senza  bisogno  di  avere  un  partner;  l’efficacia  dell’incontro  con  un  partner  qualsiasi;  l’incidenza,  sulla  variabilità  genetica  della  prole,  delle  situazioni  di  autofecondazione e di partenogenesi. 

Quesito n. 3 

Le diverse specie animali differiscono fra loro (tra l’altro) per dimensioni, per forma, per l’ambiente  in  cui  vivono.  Il  candidato  illustri  con  esempi  brevemente  commentati  le  implicazioni  che  tali  differenze  nelle  dimensioni,  nella  forma  e  nell’ambiente  di  vita  possono  avere  in  rapporto  all’organizzazione anatomica o funzionale degli apparati respiratori. 

Traccia  di  risposta  –  Negli  animali  di  piccole  dimensioni,  gli  scambi  gassosi  che  avvengono  attraverso  porzioni  non  specializzate  della  parete  del  corpo  sono  sufficienti  alle  necessità  respiratorie. L’esigenza di organi respiratori specializzati, con ampie superfici di scambio, aumenta  progressivamente con l’aumentare delle dimensioni del corpo in quanto, a parità di altre condizioni,  l’efficienza degli scambi gassosi è proporzionale al quadrato delle dimensioni lineari dell’animale,  mentre le sue esigenze sono proporzionali al cubo delle stesse.

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L’esigenza  di  sviluppare  organi  respiratori  specializzati  è  maggiore  per  gli  animali  di  forma  massiccia,  rispetto  a  quelli  dal  corpo  appiattito  o  lineare.  Con  la  comparsa  di  organi  respiratori  specializzati  nasce,  in  genere,  la  necessità  di  un  adeguato  sistema  di  trasporto  dei  gas  respiratori,  che di regola è affidato all’apparato circolatorio. A questa regola fanno eccezione gli insetti e altri  artropodi  terrestri,  in  cui  è  presente  un  sistema  di  tubi  respiratori  pieni  di  gas,  le  trachee,  che  si  aprono sulla parte del corpo e si ramificano all’interno di questo fino a raggiungere tutti gli organi. 

Negli animali acquatici le superfici di scambio (branchie) sono spesso esterne, sporgenti, ma questa  soluzione  è  vietata  agli  animali  terrestri,  per  i  quali  è  imperiosa  la  difesa  contro  il  rischio  di  disidratazione. Negli animali terrestri compaiono pertanto sacche polmonari interne, oppure trachee  del tipo sopra descritto.

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