Fu forse differente la condizione in cui si trovò M

Ciascuno deve conservare le proprie tendenze, purché non viziose, ma caratteristiche, affinché più agevolmente si mantenga quel conveniente che è oggetto della nostra ricerca. Bisogna infatti comportarsi in modo da non opporsi per nulla alla natura in generale, ma, rispettandola, seguiamo quella nostra particolare, per poter misurare sul metro della nostra natura le nostre inclinazioni, anche se se ne diano altre più severe e migliori; non è lecito combattere contro la natura o andar dietro ad alcunché che non potresti raggiungere. Dal che maggiormente emerge che s'intenda per conveniente, poiché nulla si addice contro il voler di Minerva, come si dice, cioè contro l'esigenza della natura. Se qualcosa è conveniente, niente lo è certamente di più della coerenza della vita nel suo complesso e delle singole azioni, coerenza che non puoi mantenere se abbandoni la tua natura per imitare quella d'altri. Come noi dobbiamo servirci di quella lingua che ci è propria, per non essere scherniti, a buon diritto, inserendo, come taluni, parole greche, così non dobbiamo immettere alcuna stonatura nelle nostre azioni e in tutta la nostra vita. Questa varietà delle indoli ha tanta importanza, che talvolta nella stessa condizione uno è costretto a darsi la morte ed un altro no. Fu forse differente la condizione in cui si trovò M. Catone e quella in cui si trovarono gli altri che si arresero a Cesare in Africa? Eppure agli altri sarebbe stato attribuito a colpa se si fossero uccisi, perché la loro vita era stata meno impegnativa e il loro carattere più facile; ma Catone, poiché ebbe dalla natura una straordinaria serietà, e questa egli stesso rafforzò con assidua coerenza, e sempre stette saldo nel proposito fissatosi e posto in azione, dovette morire piuttosto di vedere il volto del tiranno.