• Non ci sono risultati.

RITIRO SPIRITUALE IGNAZIANO

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "RITIRO SPIRITUALE IGNAZIANO"

Copied!
10
0
0

Testo completo

(1)

10 novembre 2013 - Villa S. Giuseppe

Saluto iniziale

Benvenuti. Ci ritroviamo per questa prima giornata di ritiro che si svolgerà nel seguente modo:

9.00 accoglienza e saluti

9.15 prima istruzione: il silenzio

9.30 spunti per la preghiera sul vangelo di Luca 10.00 preghiera personale

11.00 possibilità di colloqui (foglio con i nostri nomi dove chi desidera si prenota) 12.00 seconda istruzione: discernimento – regole di prima settimana

12.30 pausa pranzo (invito a disporsi per favorire la conoscenza reciproca) 14.00 preghiera guidata sul salmo 16

14.20 preghiera personale 15.20 pausa

15.30 condivisione a gruppi (circa 12 persone) 16.30 S. Messa

17.00 Conclusione

Presentazione delle Guide che accompagneranno nei vari momenti della giornata.

Iniziamo salutandoci nel segno dell’amore trinitario di Dio che è: Padre, Figlio e Spirito Santo.

Tu, silenzio indicibile

Spirito di Dio,

iniziativa dell’amore, stupore del vivere, silenzio indicibile in cui la vita e l’amore si confondono:

tu vieni a turbarci, vento dello Spirito, tu sei l’altro che è in noi.

Tu sei il soffio che anima e sempre scompare.

Tu sei il fuoco

che brucia per illuminare.

Attraverso i secoli e le moltitudini

Tu corri come un sorriso per fare impallidire le pretese degli uomini.

Poiché tu sei l’invisibile testimone del domani, di tutti i domani.

Tu sei povero come l’amore:

per questo ami radunare per creare, o brezza e tempesta di Dio.

(padre Turoldo)

(2)

Prima istruzione: il silenzio

Per gustare la preghiera occorre prepararla ed entrare in essa con le disposizioni di cuore e fisiche che sono imprescindibili per poterla ricevere come dono dal Signore. Non si può affidarsi all’improvvisazione, alla “voglia” momentanea o estemporanea (…sparisce presto anche la preghiera). Occorre una costanza e una “disciplina” interiore, e capacità organizzativa dei propri tempi per trovare e conservare il proprio tempo per il Signore. Questo sia nella preghiera quotidiana, sia in una giornata di ritiro come questa che ci accingiamo a vivere. Tra le attenzioni fondamentali da avere per entrare in preghiera vi è la cura del silenzio, e proprio su questa desidero soffermarmi in apertura della nostra giornata. Iniziamo da un passo del vangelo di Luca che non solo ci parla del silenzio ma fa di più, ce lo dipinge:

“Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».” (Lc 10,38-42)

Chi come voi ha fatto gli EVO sa quanto difficile sia trovare il silenzio in mezzo alle mille cose di ogni giornata ed altrettanto quanto esso sia un dono prezioso. La difficoltà dice il necessario impegno da parte nostra, il dono ci ricorda che non è tutto opera nostra, il Signore ci mette del suo. Silenzio non è solitudine, non è assenza di rumori, non è assenza di parole. Esso è piuttosto dare un senso nuovo a rumori e parole, perchè li vivo in rapporto alla mia preghiera, a ciò che in essa vado scoprendo della mia relazione col Signore, con le persone, le situazioni, le cose. Potremmo iniziare col prendere coscienza che silenzio è dare il giusto spazio e tempo ad ogni cosa. Silenzio è accogliere, come Marta, e ascoltare come Maria.

Pregare è relazione col Signore. Relazione significa dare spazio ad un altro nella mia vita. Dare spazio è una questione fisica, mentale, e di cuore.

È una questione fisica perchè faccio fisicamente spazio per avere luoghi condivisi con l'altro in cui vivere la relazione; mentale, perchè permetto all'altro di occupare i miei pensieri; di cuore, in senso affettivo e talora anche spirituale, perchè l'altro occupa uno spazio in me, mi diventa più o meno intimo, a seconda del tipo di relazione. Lo stesso per la mia relazione col Signore.

La preghiera richiede uno spazio fisico in cui viverla, un luogo, ma non uno qualsiasi:

dev'essere un luogo in cui sia possibile un silenzio esterno, in cui i rumori siano minimi oppure

“resi amici”, rumori di cui prendo coscienza lasciandoli liberi e restandone libero. Guardato dal punto di vista del silenzio, lo spazio fisico necessario comprende il nostro corpo che per viver il silenzio ha bisogno di raccogliersi: non è indifferente come e dove mi metto, se il mio corpo non entra con me nella preghiera prima o poi verrà a turbare il mio silenzio con i suoi gemiti di sofferenza perchè scomodo, al freddo/caldo.... Il silenzio è poi una questione di spazio mentale: sono tutte le preoccupazioni, le ansie, i problemi lasciati a casa e...gli amici ritrovati qui, quante cose da dire! Tutto ciò ci distrae dal silenzio sia durante la preghiera personale, sia durante la preghiera degli altri. Ed infine è una questione di cuore: dov'è il mio cuore? Da quali desideri è abitato? Di incontrare il Signore o altri?

Come accingerci dunque a vivere questa giornata in modo da accogliere la pienezza di dono che il Signore desidera darci?

• Ricordiamoci che siamo venuti per stare con Lui principalmente, per fermarci in special modo ai suoi piedi, come Maria, tralasciando per alcune ore tutte le nostre faccende, perchè sappiamo che solo così tutta la nostra vita può avere un gusto ed un senso profondi.

(3)

• Siamo in un luogo silenzioso, che favorisce il raccoglimento, aiutiamoci vicendevolmente a mantenerlo. É bello ritrovare persone che non vedevamo da tempo, ma abbiamo cura di portare questa gioia prima di tutto negli atteggiamenti: se ci incontriamo in uno spostamento, nella pausa caffè, restiamo in silenzio o scambiamo poche parole sottovoce, avremo il momento della condivisione spirituale per condividere la nostra esperienza spirituale ed il tempo del pranzo per condividere tutto il resto; portiamo gli amici nella preghiera, accompagniamoci a vicenda e sosteniamoci affinchè a tutti sia dato di pregare. Anche i nostri occhi, il nostro corpo possono fare rumore, abbiamo cura anche di loro, impariamo a tacere con lo sguardo e con il corpo quando necessario e lasciamoli esprimere al tempo giusto. Ciò che allora sapremo dire verrà dal profondo dell'esperienza d'incontro col signore.

• Aiutiamo il nostro corpo a raccogliersi insieme allo spirito, attraverso una posizione che favorisca la preghiera e scegliendo il luogo che fa per noi in cui viverla.

• Affidiamo al Signore tutte le preoccupazioni che abbiamo portato da casa, Lui darà pace ai nostri pensieri ed al nostro cuore.

• Lasciamoci accompagnare dallo Spirito, chiediamoglielo con tutto la mente, con tutto il cuore, con tutte le nostre forze.

• Manteniamo il silenzio interiore, cioè manteniamoci nell'esperienza vissuta, nell'uscire dalla preghiera per poter fare l'esame della stessa e coglierne ed annotarne i frutti.

Di seguito trovate riassunto il metodo di preghiera perchè vi possa esser d'aiuto Metodo per entrare in preghiera:

Disporsi : all’Incontro con cuore grande e generoso

Disporre il cuore creando in noi il silenzio interiore che è silenzio di ogni tensione: fisica, psicologica… cioè di tutte le “dis-trazioni” per far spazio a Dio. Pacificarsi, a partire dal corpo: “disporsi con le mani aperte, in ginocchio...”.

Mettendosi alla presenza del Signore, sotto il suo sguardo: prendendo consapevolezza che il Signore è già lì che ci aspetta. “Guardo a come Dio mi guarda.”

Iniziare la preghiera nel luogo e nella posizione che più aiutano .

Chiedere una grazia: ciò che vogliamo, ciò che desideriamo.

Prendere la Parola: leggere lentamente il brano, più volte, sapendo che dietro ogni parola c’è il Signore che parla a me. Accogliere la sua Parola con lo stupore dei piccoli, come fosse la prima volta, anche se conosciamo il brano a memoria. Altrimenti corriamo il rischio di perdere ciò che il Signore vuole dirci. La Parola è sempre la stessa ma ogni volta ci dice qualcosa di nuovo, perché noi siamo diversi.

Ci fermiamo dove e finché troviamo frutto poichè, dice s. Ignazio, quello che conta non è il molto sapere ma “sentire e gustare interiormente la Parola.”

Prendere la Parola usando:

la memoria per ricordarla;

l’intelligenza per penetrarla, per capire cosa ci vuole dire;

l’affettività per verificare la nostra reazione alla Parola.

Concludere con un colloquio , “come un amico parla a un amico”, con la massima confidenza, affetto, devozione, raccontando al Signore ciò che abbiamo vissuto a contatto con la sua Parola, ciò che ha suscitato dei movimenti interiori: consolazione,

(4)

desolazione, luci, prese di coscienza … A partire da queste parlarne con il Signore e aspettare le sue risposte, lasciandogli spazio alla sua libertà di comunicarci ciò che vuole.

Terminare con un Padre Nostro .

Uscire lentamente dalla preghiera. La maniera con cui si esce dalla preghiera dice la consapevolezza con la quale si è vissuto l’incontro: c’è un saluto iniziale ma anche finale… e riflettere su com’è andata. E’ bene prenderne nota, telegraficamente, nel proprio diario. Non c’è bisogno di scrivere tutto.

(5)

Spunti per la preghiera su Luca 20,27-38

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Parola del Signore.

In questa XXXII domenica del calendario liturgico, ci è proposto il brano che si presenta come una disputa scolastica tra diverse tendenze del pensiero ebraico presenti nella comunità a cui Luca si rivolge. In realtà già all’inizio del capitolo 20, Luca ci presenta altri conflitti sorti tra Gesù e i sacerdoti e gli scribi (vv. 1-19). I conflitti nascono dal timore che l’affluenza delle folle verso Gesù possa trasformarsi in agitazione politica che i Romani avrebbero soffocato brutalmente. Dice dunque il Vangelo: "gli si avvicinarono alcuni Sadducei i quali dicono che non c'è la risurrezione”… Chi erano i Sadducei? Secondo Giuseppe Flavio (storico, politico, militare ebreo vissuto tra 30-100DC), rappresentavano una delle varie "scuole filosofiche"

esistenti nel giudaismo. I Sadducei, negano, la risurrezione dei morti perché, secondo loro, come oggetto di fede non faceva parte della rivelazione scritta tramandata da Mosè, negando lo sviluppo graduale della tradizione biblica. Lo stesso vale per la fede nell’esistenza degli angeli. In Israele, la fede nella risurrezione dei morti compare in primis nel libro di Daniele tra il 600/530 a.c. (Dan 12: 2-3) e nel secondo libro dei Maccabei 2 Macc 7: 9, 11, 14, 23 – In particolare, il caso proposto a Gesù dai Sadducei ricorda la storia di Tobia figlio di Tobit che si sposa con Sara figlia di Raguel, vedova di sette mariti. (Tobia 7-9). “…e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: ". Fondandosi sull'autorità di Mosè, hanno come obiettiivo deridere coloro che la sostengono, chiamano Gesù: "Maestro" anche se non lo ritengono tale, per provocarlo con l’intento di oltraggiarlo, e tendergli un tranello per farlo cadere in fallo davanti a tutto il popolo…

Spunti per la meditazione:

Come per Gesù anche per me si fanno presenti le provocazioni dei "Sadducei" dei nostri giorni (amici, colleghi, comunità, in famiglia) che provocano in maniera velata o con forza e aggressività rifiutando la Risurrezione (novitá, cambiamento, perdono)

• Ripercorro qualche situazione che mi ha resa/o più simile a Gesù-criticato-deriso-giudicato

• Il mio sguardo sarà, rivolto a Lui, ricordando le sue parole: "Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” Gv 15,20

“Gesù rispose loro: I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito"...

Se ci soffermiamo ad osservare la nostra vita solo attraverso uno sguardo superficiale, solo attraverso la nostra esperienza sensoriale e corporea, scopriamo che questo modo di vivere, ragionare, agire a livello superficiale, pian piano ci costringe in una sorta di -gabbia- che ci

(6)

blocca e attacca alle sole cose materiali (SP. 25 del secondo anno - fili d’oro). I Sadducei si soffermarono a questo livello, ritenendo la donna del racconto quasi un oggetto da possedere e da prendere uno dopo l'altro pur di avere una discendenza. Senza la Luce dalla Parola e senza il sostegno dei sacramenti, la nostra corporeità, le nostre idee preconcette pian piano prendono il sopravvento portandoci ad escludere Dio dall’orizzonte quotidiano facendoci preoccupare della sola nostra “discendenza” = i nostri interessi - il nostro benessere, il nostro futuro… come in qualche modo, avvenne per i Sadducei.

ma… continua Gesù… “quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito”

Gesù invece, spiega qual è la verità ultima a cui l’uomo è destinato: l'uomo nasce in "questo mondo", ma la sua vita non si esaurisce in questo mondo. È destinato alla vita eterna – in piena comunione con Dio pur essendo soggetto ad una continua tensione, tra "questo" e "quel"

mondo, tra ciò che nasce "dalla carne" e ciò che nasce "dall'alto".

Spunti per la meditazione:

La proposta di Gesù è di vivere intensamente "questo mondo" questa mia vita immaginandola già il terreno nel quale ha avuto inizio "quel mondo nuovo" di cui parla Gesù, che è bellezza, gioia, luce, amore.

• Rifletto se, in questo momento della mia vita sto vivendo come figlio di questo mondo, oppure se ho la consapevolezza di essere già "figlio della resurrezione" come dirà in seguito Gesù, o almeno: ho il desiderio a diventarlo sempre più?

"infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio".

Gesù con la pazienza tipica di chi ama, risponde da vero “Maestro” spostando il piano della discussione su un’altra prospettiva: la vita attuale e i suoi criteri di ragionamento, non si possono applicare alla vita futura, cambia completamente la dimensione.

L'uomo in cielo è uguale agli angeli, figlio di Dio, tutto spirito. La sua carne risorta è trasfigurata e non ha più bisogno dei vincoli carnali di cui parlano i Sadducei. Restano solo i vincoli eterni quelli basati sull’amore vero, l’amore gratuito, libero. Quell’amore di cui spesso ha parlato Gesù: “i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato” Lc. 7,47

Tutto passa in Dio.

Spunti per la meditazione personale:

La tua Parola genera "vita", e mi rivela la verità su me stesso, oggi, qui davanti a te, le mie errate convinzioni vengono "svelate".

Tu sei la via, la verità e la vita e capisco che con la Tua Parola vuoi riportare "ordine"

dove c'è disordine, vita dove c'è morte, verità dove c'è menzogna.

• Che posto occupa la tua Parola nella mia vita?

• Che posto desidero occupi la Parola nella mia vita futura?

Ne parlo col Signore in un dialogo come tra amici, ed accolgo la sua risposta, avendo cura di prenderne nota...

Preghiera personale finale:

Oggi, in questa giornata di raccoglimento e dialogo con Te, o Signore, desidero chiederTi che mai venga meno in me il desiderio di stare con Te, che mai si spenga in me la fiamma divorante dello zelo per Te, e che mai io faccia tacere i gemiti inespressi dello Spirito che Ti prega in me. Te lo chiedo per Cristo nostro Signore.

Amen

(7)

Seconda istruzione:

DISCERNIMENTO degli SPIRITI – REGOLE di PRIMA SETTIMANA

La situazione esistenziale spirituale di “Prima Settimana”

(Cfr. Esercizi Spirituali n° 313-327)

Nota previa: ciò che sarà descritto di seguito, riguarda le persone che hanno già iniziato un minimo di vita spirituale, pur con difficoltà. In queste persone, che hanno già l’intenzione di camminare verso Dio, lo “spirito buono” aiuta e facilita il cammino consolando e suscitando gioia; mentre lo “spirito cattivo” crea difficoltà molto spesso apparenti, dando tristezza e tentando in vario modo [315]. Nelle persone che, invece, non hanno nessuna intenzione di camminare verso Dio o se ne stanno consapevolmente e volontariamente allontanando, avviene l’inverso: lo “spirito buono” cerca di suscitare tristezza e rimorso del male che si compie o si potrebbe compiere, mentre lo “spirito cattivo”dà una gioia euforica, che assomiglia (ma non troppo) a quella della consolazione, perché si continui nel cammino del peccato [314].

DEFINIZIONI:

“Chiamo CONSOLAZIONE quando nell'anima si produce qualche mozione interiore, con la quale l'anima viene a infiammarsi nell'amore del suo Creatore e Signore; e, di conseguenza quando nessuna cosa creata sulla faccia della terra può amare in sé ma solo nel Creatore di tutte. Così pure quando versa lacrime che muovono all'amore del suo Signore, ora per il dolore dei suoi peccati, ora della passione di Cristo nostro Signore, ora di altre cose direttamente ordinate al suo servizio e lode. Infine, chiamo consolazione ogni aumento di speranza, fede e carità e ogni gioia interiore che chiama e attrae alle cose celesti e alla salvezza della propria anima, quietandola e pacificandola nel suo Creatore e Signore” [n° 316].

“Chiamo DESOLAZIONE tutto il contrario della terza regola, ad esempio oscurità dell'anima, turbamento in essa, mozione verso le cose basse e terrene, inquietudine da agitazioni e tentazioni diverse, che portano a sfiducia, senza speranza, senza amore, e la persona si trova tutta pigra, tiepida, triste e come separata dal suo Creatore e Signore.

Come infatti la consolazione è contraria alla desolazione, alla stessa maniera i pensieri che sorgono dalla consolazione sono contrari ai pensieri che sorgono dalla desolazione” [n° 317].

DINAMICHE: Quando una persona sceglie decisamente il Signore e comincia a camminare con impegno nelle sue vie, ha come prima esperienza quella della consolazione, soprattutto nelle forme più tenui ma ugualmente di grande aiuto: questa persona sente gioia, amore e speranza nel Signore e nel futuro, nonostante le difficoltà che incontra. Successivamente, prima o poi, lo “spirito cattivo” comincia a mettere in difficoltà la persona bendisposta attraverso varie tentazioni (pensieri / sentimenti / impulsi ad agire, falsi e contrari al cammino verso Dio) inducendola alla desolazione.

Di solito ci sono TRE MODI DI TENTARE, a seconda del temperamento, della storia e dell’impegno della persona.

* La prima tentazione contro la consolazione è quella dello sconforto: la persona è portata a fissarsi sulle difficoltà del cammino spirituale intrapreso e comincia a perdere coraggio ed entusiasmo. Le difficoltà possono anche essere reali, il problema è che la persona, in questo momento, vede solo quelle e le amplifica…patisce una sorta di inganno. Per questo è importante un confronto oggettivo con una guida spirituale. Il consiglio più importante da dare alle persone che patiscono questo tipo di tentazione è quello di perseverare nel cammino, nelle decisioni e nelle scelte già intraprese nel tempo di consolazione e non cambiare o

(8)

prendere altre decisioni in base al sentimento di sconforto: nella desolazione è lo “spirito cattivo” a consigliare e con lui non si può decidere nulla di buono. In questi casi è importante sapere e ricordare che, anche se non “sentiamo” la vicinanza e l’aiuto di Dio a causa della desolazione, Lui rimane sempre accanto a noi con il suo aiuto silenzioso ed efficace; per questo, anche se è difficile, è importante continuare – anzi, insistere – nella preghiera piuttosto che tralasciarla.

* La seconda tentazione contro la consolazione - che, a volte, avviene dopo aver superato con successo la tentazione dello sconforto - è quella della vanagloria e superbia spirituale. La persona comincia a sentirsi forte e “saggia” nelle “cose spirituali” ed esperta;

lentamente si convince che per suo merito Dio gli vuole bene e gli dà tante grazie, anzi, pensa che la consolazione dipenda dal suo impegno personale e dalle sue capacità… In questo modo attribuisce a se stessa quelli che, invece, sono doni di Dio, così che, lentamente e senza accorgersene, si distacca da lui. Vive come in una illusione di “superiorità” che stimola il suo orgoglio… anche qui patisce una sorta di inganno. In questo caso, la cosa più importante sarebbe indicare a questa persona la via della vera umiltà; ma in questo momento la persona è meno disposta ad accogliere consigli: pensa di non averne bisogno o, peggio, che gli altri non la capiscano e non la valutino abbastanza… Per fortuna sarà il Signore stesso che aiuterà questa persona permettendo che viva momenti di desolazione indotti dallo “spirito cattivo”. Infatti, anche se a volte ci troviamo desolati a causa del nostro poco impegno nella vita spirituale, più spesso accade che siamo lasciati in desolazione per renderci conto veramente che non è in nostro potere “darci la consolazione” o progredire nella vita spirituale, ma tutto è grazia e dono di Dio. Questi momenti di desolazione e tentazione allora, grazie a Dio, possono diventare anche dei grandi aiuti per diventare veramente umili e veramente saggi, imparando ad appoggiarci solo su di lui e non su noi stessi; ad attaccarci più a lui che al “gusto” della consolazione – che comunque facciamo bene ad accogliere e vivere con gratitudine visto che è un suo dono per noi.

* La terza tentazione contro la consolazione, approfitta maliziosamente proprio di questo richiamo all’umiltà, spingendo la persona ad una umiltà insana e falsa. La persona viene tanto spinta ad “abbassarsi” e a non confidare in sé, da sviluppare un eccessivo senso di indegnità personale che porta a disconoscere e frustrare le proprie capacità o possibilità ma, soprattutto, i doni che Dio le ha dato; è una forma di ripiegamento su di sé mascherato di “umiltà”.

Anche questo è un inganno che, a volte, porta a pensare d’aver peccato dove peccato non c’è;

d’aver fatto qualcosa di male, di grave, e sentirsi in colpa dove colpa non c’è. È il regno degli scrupoli: attraverso di essi lo “spirito del male” indebolisce la persona facendogli sprecare molte energie ripiegata su di sé. Anche in questo caso, come nei precedenti, è importante che la persona confronti con qualcun altro (guida spirituale) quello che pensa e sente, per avere un riscontro oggettivo… e mettere allo scoperto l’inganno (!). Inoltre, è utile che la persona risponda con coraggio e fiducia in Dio e in sé stessa contro questa tentazione; che non si lasci togliere la speranza, la forza d’animo e la certezza della fedeltà e dell’amore di Dio che niente e nessuno può toglierci1. Per questo è importante una umile vigilanza, perché i doni e le qualità che Dio ha donato non vengano “rubate”, “frustrate” o “sviate” dal nemico della natura umana.

Maria di Nazareth è il modello della persona veramente umile e il Magnificat è il suo inno:

“...Dio... ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente...”

(9)

Preghiera guidata sul Salmo 16(17)

Introduzione

Il salmo 16(17) è una protesta d'innocenza davanti al Giudice supremo (vv. 1-5) e un 'intensa supplica indirizzata al Salvatore (vv. 6-15): sono questi i due registri sui quali si svolge questo poemetto. Da un lato emerge con forza la certezza che Dio difende i suoi fedeli, anzi li protegge come la pupilla dei suoi occhi e li avvolge all'ombra delle sue ali, simbolo dell'arca dell'alleanza con le ali dei cherubini, segno della vicinanza di JHWH al suo popolo (v. 8). D'altra parte, però, Dio si erge anche come l'alfiere della giustizia che ingaggia una violenta colluttazione coi perversi. Le scene finali, di stile barocco, dipingono la sua vittoria trionfale sul male che è colpito sin nelle sue più lontane propaggini, nei figli degli empi, secondo la visione antica della solidarietà familiare nel bene e nel male (v. 14).

Gianfranco Ravasi

Preparazione

✢ Penso a Chi sto per incontrare e perché

✢ Mi raccolgo un attimo nella consapevolezza di trovarmi alla presenza del Signore (lo guardo mentre mi guarda con amore)

✢ Faccio un piccolo gesto di rispetto al Signore (es. chino la testa).

✢ Rilasso il mio corpo mettendomi nella posizione che preferisco e che mi consente di mantenere l'equilibrio senza stancarmi (seduto, posizione del loto,...); le mani in posizione di accoglienza, gli occhi chiusi, il respiro si fa lento e profondo, percepisco il battito vitale del cuore, immagino che un fascio di luce solare mi riscaldi e rilassi il mio corpo; mi sento in pace e in armonia con me stesso pronto ad accogliere.

✢ Cerco il silenzio interiore: pacifico la mente prendendo coscienza dei pensieri, delle distrazioni che ho in questo momento e le "prego" offrendole al Signore (non serve a niente sforzarsi di non pensarci).

✢ Mi raccolgo e mi rendo disponibile ad accogliere ciò che lo Spirito vorrà comunicarmi: "Non mi aspetto nulla di predeterminato, Signore, ma sono pronto ad accogliere tutto quello che vorrai dirmi e darmi".

✢ Chiedo al Signore la grazia: “Padre, cui nulla è nascosto del cuore dell'uomo, ascolta la mia preghiera, non abbia su di me alcun potere l'antico avversario, affinché, quando aprirai i miei occhi al risveglio possiamo contemplare senza fine il tuo Volto”. (D.M Turoldo)

✢ Leggere il salmo 16(17)

Preghiera. Di Davide.

Accogli, Signore, la causa del giusto, sii attento al mio grido.

Porgi l'orecchio alla mia preghiera:

sulle mie labbra non c'è inganno.

Venga da te la mia sentenza, i tuoi occhi vedano la giustizia.

Saggia il mio cuore, scrutalo di notte, provami al fuoco, non troverai malizia.

La mia bocca non si è resa colpevole, secondo l'agire degli uomini;

seguendo la parola delle tue labbra, ho evitato i sentieri del violento.

Sulle tue vie tieni saldi i miei passi e i miei piedi non vacilleranno.

Io t'invoco, mio Dio: dammi risposta;

porgi l'orecchio, ascolta la mia voce, mostrami i prodigi del tuo amore:

tu che salvi dai nemici chi si affida alla tua destra.

Custodiscimi come pupilla degli occhi, proteggimi all'ombra delle tue ali, di fronte agli empi che mi opprimono, ai nemici che mi accerchiano.

Essi hanno chiuso il loro cuore, le loro bocche parlano con arroganza.

(10)

Eccoli, avanzano, mi circondano, puntano gli occhi per abbattermi;

simili a un leone che brama la preda, a un leoncello che si apposta in agguato.

Sorgi, Signore, affrontalo, abbattilo;

con la tua spada scampami dagli empi,

con la tua mano, Signore, dal regno dei morti che non hanno più parte in questa vita.

Sazia pure dei tuoi beni il loro ventre se ne sazino anche i figli

e ne avanzi per i loro bambini.

Ma io per la giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua presenza Interiorizzazione

Rileggo i versetti-parole chiave...

Ascolto le risonanze interiori e i sentimenti che suscitano in me...

Applico alla mia vita: sono veramente “innocente”? Da cosa desidero che il Signore mi salvi?

Dialogo

In un dialogo da amici con il Signore Gesù:

✢ Che cosa riconosci in me Signore di particolare valore, quali mie ricchezze d'essere metti in risalto e mi chiedi di utilizzare come mio specifico strumento per lottare contro il male e portare la salvezza al mondo, anche quando incontrassi opposizione?

Esame della preghiera

Dopo essermi congedato dal Signore, esamino la preghiera:

✢ Rivedo "la mia parte" nella preghiera: cosa mi ha aiutato e cosa mi ha ostacolato.

✢ Rivedo “la Sua parte” nella preghiera: cosa ho provato, quali risonanze e quali doni ho ricevuto da Dio.

Ripetizione

Dedico il tempo che mi è dato per una ripetizione della preghiera sul salmo 16(17)

Anche Tu

hai urlato «perché» dall'alto di quella Cima, e nessuna risposta è venuta (allora!).

E l'urlo si spandeva a onde nel cielo cupo e sordo;

un cielo - almeno allora - vuoto, squarciato dal tuo grido cui una eco interminabile ancora si effonde di balza in balza su clivi

di millenni: «perché, perché...».

E dunque, anche Tu

finivi con la certezza di essere un abbandonato.

Anche Tu

non sapevi! E hai gridato il perché di tutti i maledetti, appesi

ai patiboli. E non era

desiderio di sapere le ragioni del morire:

non questo, non la morte è l'enigma (oh, la bella morte di chi

operoso e carico di anni saluta i figli e tramonta come dopo lungo giorno il sole si cala a sera).

Mistero è che nessuno comprende come tu possa, Dio, coesistere insieme al Male, insieme al lungo penare di un bimbo, insieme

alla interminabile agonia del Giusto;

quando la certezza di essere soli divampa dagli occhi del torturato (e Tu

non intervieni);

quando il sospetto del Nulla ti avvinghia e navighi,

mozzato il respiro, entro irreali abissi.

È questo tuo abbandono il più nero enigma, o Cristo.

D.M. Turoldo, O sensi miei

Riferimenti

Documenti correlati

Vuole tornare a casa e fare anche lui come il fratello maggiore; però “poiché non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”, prima si considerava un po’ figlio (aspettava

Secondo la Suprema Corte, la condotta violenta del marito non può giustificare la relazione extraconiugale della moglie; trattasi, infatti, di inadempienze ai doveri coniugali tali da

Pasta lavamani super concentrata con microgranuli minerali e sericina emolliente Di color rosso e dal profumo di sandalo patchouli, La Rossa in Pasta si caratterizza per la

La singolare funzione rivelatrice di Gesù di Nazareth, secondo la testimonianza della Scrittura è strettamente connessa al mistero della sua persona, cioè alla

E forte era il silenzio, scandito solo dal canto e dalla preghiera davanti a Gesù Eucarestia, che ha stupito chi non si era accorto di quante giovani vite

Pasta lavamani super concentrata con microgranuli minerali e sericina emolliente Di color rosso e dal profumo di sandalo patchouli, La Rossa in Pasta si caratterizza per la

Quest’anno gli incontri si svolgeranno in modalità DAD sulla piattaforma adottata da ciascun istituto nel rispetto delle norme sulla privacy degli studenti.... Gli incontri con

Coloro che con il Battesimo sono già stati uniti alla vittoria di Cristo sulla morte, per cam- minare in una vita nuova (cf. Rm 6, 3-5), nella loro morte corporale portano a