• Non ci sono risultati.

ANCIENT GROOVE MUSIC POLIDORO TRAGEDIA. Da rappresentarsi in Musica NEL FAMOSO TEATRO GRIMANI DE SS. GIO: E PAOLO. Il Carnovale dell Anno 1714

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "ANCIENT GROOVE MUSIC POLIDORO TRAGEDIA. Da rappresentarsi in Musica NEL FAMOSO TEATRO GRIMANI DE SS. GIO: E PAOLO. Il Carnovale dell Anno 1714"

Copied!
188
0
0

Testo completo

(1)

Antonio Lotti

(1667 - 1740)

POLIDORO

Libretto by Agostino Piovene

(1671 – 1733) Edited by Ben Byram-Wigfield

TRAGEDIA

Da rappresentarsi in Musica NEL FAMOSO TEATRO

GRIMANI

DE’ SS. GIO: E PAOLO Il Carnovale dell’ Anno 1714

ANCIENT GROOVE MUSIC

(2)

POLINESTORE (Basso) Vecchio Re di Tracia Il Sig. Giovanni Battista Cavana

ILIONA (Soprano) Figliuola di Priamo, moglie

di Polinestore La Sig. Diamante Maria Scarabelli

POLIDORO (Alto) Fratello d’Iliona, creduto

Deifilo Il Signor Francesco Bernardi, detto Senesino

DEIFILO (Alto) Figliuolo di Polinestore,

creduto Polidoro Il Signor Pietro Casati ANDROMACA (Contralto) Vedova di Ettore, schiava di

Pirro, ricoverata in Tracia, amante di Deifilo

credendolo Polidoro

La Signora Anna Ambrevil

PIRRO (Alto) Figliuolo d’Achille,

Ambasciadore de’ Greci a Polinestore, amante di Andromaca.

La Signora Agata Landi

DARETE (Basso) Trojano, Ajo de’ due

Principi, Poliodoro e Deifilo Il Signor Giuseppi Boschi

CAPITANO delle Guardie

PERSONAGGI

La Scena è in Sesto, Capitale della Tracia.

La Musica fu composta dal Signor Antonio Lotti.

(3)

Lettori Cortesi.

E CCOVI il fondamento della presente Tragedia. Priamo di Troia, temendo nella guerra moss agli da' Greci l'eccidio della fua Reale famiglia, mandò a Polinestore Re di Tracia l'ultimo de suoi figliuoli Polidoro ancor fanciullo con molti tesori, acciò glielo preservasse : ma poi l'avaro Polinestore, per impadronirsi dell' oro, e per far colà grata a' Greci, intesa la morte di Priamo, e la presa di Troia tolse a Polidoro la vita, e gittò il cadavero dell'infelice nel mare . Fu questi riconosciuto da Ecuba madre del morto Polidoro, la quale per vendicarti di Polinestore, col pretesto di mostrargli nuovi tesori nascosti, lo ridusse solo in una parte rimota del Tempio, dove con l'aiuto di diverse Donne Troiane gli cavò gli occhi .

La predetta, ò Storia, ò Favola ch' ella siesi, passata già per le più accreditate penne de' Greci, e de' Latini, io mi fo lecito dicambiarla in alcuna parte, giacché il Signor Co: Torelli, non meno ingegnoso nel suo Polidoro, di quello che sia stato nella sua Merope, mi ha fatto coraggio a seguirlo, e per quanto mi é stato possibile ad imitarlo.

Finge dunque egli, che Polinestore avesse per moglie una Figliuola di Priamo chiamata, Iliona, la quale, e per l'amore del proprio sangue, e per la promessa fatta al Padre di salvar Polidoro ad ogni costo, quando giunge il Fratello bambino in Tracia, si pensò di cambiarlo con un filo fanciullo nominato Deifilo, che di Polinestore ella aveva, uguale di età a Polidoro, e quasi simile di volto, come nei bambini succede . L'assenza di Polinestore le porse comoda occasione di eseguire il suo disegno ; ed infatti ella presentolli così cambiati, mentr' egli se ne tornò dalla guerra contro de' Bistoni, al marito, il quale ingannato allevò il Cognato per Figliuolo, ed il Figluolo per Cognato sino al giorno, in cui succede l'azione.

Tutto ciò pure io fingo con esso lui, ne ci aggiungo che la fuga in Tracia di Andromaca, Vedova de Ettore, per liberarsi dalle mani di Pirro, Figliuolo di Achille, che io vi fo comparire come Ambasciadore de' Greci appresso di Polinestore, in vece del Segretario di Ulisse introdotto dal sopraescennato Co: Torelli. L'accecamento adunque da Polinestore, non già per mano di Ecuba, ma eseguito per ordine d'Iliona, e di Polidoro; e la gara de' due Principi nel voler morire l'uno per l'altro; come pure alcune altre cose, sono invenzione del mentovato Autore, del quale io seguo in buona parte la traccia, chiedendovi perdono, se quello, che ci ho aggiunto del mio, guastasse la sua ingegnosissima Favola.

Vi confermo, che le parole Fato, Dei, e simili, sono voci di quei Gentili, de' quali vengono

rappresentate le azioni. Similmente scontrandov i in alcuni sentimenti, che vi pareffer o

arditi, vi prego di riflettere al carattere del Personaggio introdotto, e alla di que' tempi.

(4)

beaming and barring have been used. Dynamics and accidentals in brackets and dashed slurs are editorial. Stage directions and descriptions from the libretto have been added. Da Capo al Fine instructions have been made explicit. Amendments to assumed errors or uncertainties are listed below.

Both the manuscript and printed librettos are available to consult online. The Conservatorio di San Pietro a Majella in Naples holds the source manuscript of the music (I-Nc: Rari 6.5.12), though it is missing at least one folio in the middle of an aria, Quell’ ermellino. However, this aria is found in other manuscripts of collected arias from Lotti’s operas. A Dresden source has the voice and continuo only (D-Dl: Mus.1-F-30, p.170-171); and London’s Royal Academy of Music contains the full aria, with strings (GB-Lam: MS 84 C), though the copy has many errors.

(Including an attribution to Carlo Ignazio Monza.)

Sinfonia II

19, Repeat 2nd ending has been created editorially.

Sinfonia III

Viola, 16, Source has B;

changed to A.

Act 1, Scene 3

The recit has a key signature of one flat, though this no longer appears at bar 13 and following systems. A B natural is indicated in bar 7, and the music would strongly suggest B naturals from that point onwards. Bs are individually flattened later in the passage (b. 26 ff) Siate sdegnosi quanto volete

24, The words ‘Siate’ and

‘sdegnosi’are swapped in the source here, compared to the libretto.

Act 2, Scene 3

Continuo, 43, Source has D flat.

Se ti serbo al trono 62, Source has E as first note of voice, but D in the colla voce Violin. Changed to D.

Quell' Ermellino At least one folio from the Naples source is missing, so the music is absent from bar 10 to 51. However, the aria survives in a number of 18th-century collections of arias and excerpts, somewhat modified, and it has been possible to supply the missing section with the minimum of editorial intervention.

The London source shows the Violas doubling the basso line when otherwise tacet.

Non vuol sangue ma pianto

Violin 2, 14, Source has C as last note.

Viola, 25, Source has minim G. Changed to A.

Violin 2, 35, Source has last note D; changed to C.

Act 3, Scene 3

recit, 7, Source has F# for 2nd note, and G natural for 4th note, despite sharp in bass figure. Changed to E and G#.

Act 4, Scene 1

The first scene of Act 4 in the libretto is not included in the music, and the numbering scheme is 'off by one' for the rest of the act.

Act 4, Scene 2

recit, 21, The libretto text is quite different:

Del morto Polidoro, e però questa Nè men bramar Bella, non piangere Violins, 72, This note has been added editorially.

Fui moglie, e Regina The orchestration is unclear: there are two staves with G clefs, with the words ‘Flauti e Violini’

between them. This could mean Tutti Flutes on the top line and tutti violins on the second; or divisi flutes and violins, doubling each other. The latter has been chosen: performers wanting the first choice can use Flute 1 with Violin 2.

A reduced texture could be used when Andromaca is singing.

Basso, 12, Source has C for 4th beat. Changed to D.

Fine ai pianti oramai The instrumental lines contain many errors of harmony, uncharacteristic of Lotti's writing. A few alterations have been made:

Violin 1, 10, Originally tied E flat; changed to F.

Viola, 11–12, Originally C, changed to D.

Continuo, 18, Source has E flat, F: changed to F, G.

Vendetta mi grida Basso, 9, Source has a ‘blob’

covering both D and E on first note; second note is D.

Changed to F#, E.

De l'alba il piano 31, Score has ‘Com’ è gradita’;libretto has

‘Quanto è’.

Basso, 40, Source has dotted crotchet D.

(5)

The music is scored for:

violin I + II viola

trumpet I + II, corno da caccia I + II flute I + II

oboe I + II

continuo section (harpsichord, theorbo, violoncello, contrabass)

Instrumental parts are available on request.

PERFORMANCE NOTES

It is the aftermath of the Trojan War. Polinestore, king of Thrace, has taken Iliona, the daughter of King Priam of Troy, as his wife. They live in the royal palace of Sesto with Deifilo, Iliona’s son by Polinestore, and Polidoro, Iliona’s younger brother.

Pirro, son of Achilles, arrives at the palace as an ambassador of the Greeks, asking for Polinestore’s support in the murder of Polidoro. He also hopes to rid himself of a rival to the affections of Andromaca, widow of the Trojan hero Hector, who is in love with Polidoro.

However, years earlier, Iliona, fearing the extermination of the Trojan dynasty by the Greeks, had switched the two babies: and so Polidoro is Deifilo and Deifilo is Polidoro. Polinestore agrees to Pirro’s plot, in the hope of obtaining Polidoro’s hidden Trojan treasure. Iliona must therefore decide whether to reveal the true identities to spare her son, or let him die to save the last heir of the Trojan dynasty. She confides in Darete, the princes’ tutor.

Outraged by Polinestore’s betrayal, Polidoro and Deifilo agree to switch clothes and trade places.

But this trick is uncovered and Polinestore eventually orders the sacrifice of ‘Polidoro’. Iliona then reveals the truth: the real Deifilo has been killed and Polidoro survives. Deifilo’s ghost appears to persuade Polidoro to avenge him. Polinestore learns of his tragic mistake, and is blinded on Polidoro’s orders. Andromaca and Polidoro marry, and Pirro is sent back to Greece.

SYNOPSIS

(6)

4. Act 1, Scene 1 (Polinestore, Darete) 5. Act 1, Scene 2 (Polinestore, Pirro, Darete) 6. Cento Scettri, e cento Regni (Pirro) 7. Act 1, Scene 3 (Iliona, Darete) 8. Come belva, cui rapita (Iliona) 9. Act 1, Scene 4 (Darete, Andromaca) 10. Spera che la speranza (Darete) 11. Act 1, Scene 5 (Andromaca, Iliona) 12. Act 1, Scene 6 (Andromaca, Deifilo)

13. Se tu piangi a me dinante (Andromaca, Deifilo) 14. recit.

15. Act 1, Scene 7 (Deifilo, Polidoro) 16. Me dei Greci vuol lo sdegno (Deifilo) 17. recit. (Polidoro)

18. Senz’ ombra di delitto (Polidoro) 19. Act 1, Scene 8 (Andromaca, Pirro)

20. Giammai divisa da quegli occhi (Andromaca) 21. recit. (Pirro)

22. Siate sdegnosi quanto volete (Pirro) ACT 2

23. Act 2, Scene 1 (Pirro, Polidoro) 24. Guardami pur, superbo (Polidoro) 25. Act 2, Scene 2 (Deifilo, Pirro, Polidoro) 26. Act 2, Scene 3 (Iliona, Deifilo, Pirro, Polidoro) 27. Figlio germano (Iliona)

28. recit.

29. Se ti serbo al trono (Deifilo) 30. recit. (Polidoro)

31. Quell’ Ermellino (Polidoro)

32. Act 2, Scene 4 (Iliona, Darete, Polidoro) 33. Non mi dir Madre, taci (Iliona)

34. Act 2, Scene 5 (Deifilo, Polidoro)

35. Act 2, Scene 6 (Andromaca, Deifilo, Polidoro) 36. Caro amico (Polidoro)

37. Act 2, Scene 7 (Andromaca, Deifilo) 38. Il morir mi sarà grato (Deifilo) 39. recit. (Andromaca)

40. Non vuol sangue ma pianto (Andromaca)

43. Giove, ascolta i voti (Coro) 44. recit.

45. Act 3, Scene 3 (Pirro, Andromaca, Deifilo) 46. Io svenarti, perchè mai? (Pirro)

47. Act 3, Scene 4 (Andromaca, Deifilo) 48. Costanza, mio core (Andromaca, Deifilo) 49. Scene 5 (Polinestore, Pirro, Capitano) 50. Scene 6 (Iliona, Polinestore, Pirro, Capitano) 51. Scene 7 (Iliona, Darete)

52. Lasciami per pietà (Iliona) 53. Act 3, Scene 8 (Polinestore, Iliona) 54. Eccole orribili (Polinestore) 55. recit.

56. Sinfonia ACT 4

57. Act 4, Scene 1 (Pirro, Polinestore, Darete) 58. La bellezza superba (Pirro)

59. Act 4, Scene 2 (Polidoro, Darete, Capitano) 60. Act 4, Scene 3 (Iliona, Polidoro, Darete) 61. Act 4, Scene 4 (Polinestore, e detti) 62. Coraggio, germano (Iliona) 63. recit. (Polidoro)

64. Act 4, Scene 5 (Andromaca, e detti) 65. Ombra cara, che girando (Polidoro) 66. recit.

67. Bella, non piangere (Darete) 68. recit. (Andromaca)

69. Fui moglie, e Regina (Andomaca) ACT 5

70. Sc. 1 (Iliona, Andromaca, Polidoro, Darete) 71. Fine ai pianti oramai (Deifilo)

72. Vendetta mi grida (Polidoro) 73. recit. (Andromaca, Iliona) 74. De l’alba il piano (Iliona) 75. Scene 2 (Polinestore, e detti) 76. Scene 3 (Pirro, e detti) 77. Non sempre nemico (Coro) 7

8 13 16 20 23 24 27 28 30 31 31 34 37 37 40 41 44 45

48 50 53 56 58 59 61 64 65 70 75 78 79 80 83 85 86 86

93 96 96 99 101 102 105 107 112 114 117 121 123 124

125 128 132 133 137 142 145 146 147 150 151 155 155

161

162

165

170

171

173

179

181

(7)

[Allegro]

Tromba 1

Tromba 2

Oboe 1

Oboe 2

Violin I

Violin II

Viola

Basso

6

ANCIENT GROOVE MUSIC

ANTONIO LOTTI (1667 - 1740)

Lyrics by

Agostino Piovene

1. Sinfonia

POLIDORO

(8)

14

(9)

18

22

(10)

29

(11)

Adagio

Andante

Flute 1

Flute 2

Violin I

Violin II

Viola

Basso

6

1. 2.

13

2. Adagio / Andante

(12)

Oboe 1

Oboe 2

Violin I

Violin II

Viola

Basso

13

(13)

- - - -

Po pu li de la Tra cia, oggi as si cu ro con l’a mi stà de’ vin ci to ri Ar

RECIT.

Continuo

POLINESTORE

- gi - vi a voi fer-ma la pa-ce, a me l’Im-pe-ro. A no-me d’A-ga-men-no-ne, e de-gli 4

- - - -

al tri ca pi ta ni di Gre cia a non vien Pir ro; ond’ e ch’io stes so da la Reg gia u sci to 8

- - - -

in con tro il glio del fa mo so A chil le. Va, Da re te, lo ac co gli, e a me lo scor ta.

12

- - - -

Ma che mai re ca Pir ro al Tra cio tro no con si gran de ap pa ra to? Al me no fos si 16

- - - -

dei te so ri del’ A sia io pu re a par te. Te mo, Si gno re, i Gre ci, e i do ni lo ro;

DARETE 20

ACT 1

4. Scene 1

POLINESTORE, che stà a sedere sotto il padiglione; e DARETE

Padiglione Reale fuori della Città di Sesto dall’ una parte; dall’ altra gran Porta della città, con parte delle muraglie. Nel prospetto veduta di colline, dalle quali descende Pirro a cavallo, acompagnato da diversi cariaggi e cammelli carichi di

doni preziosi. Si vede pure da una parte in distanza l’Armata de’ Greci su l’ancore.

(14)

-mi-co, io tal non so - no; con Pria-mo e-stin-to, e con la sua for-tu - na del Fri-gio san-gue

- - - -

è già di sciol to il no do. Te mi per I li o na, e Po li do ro. Po li ne sto re

DARESTE POLINESTORE

32

- - - -

son, va ne, e ub bi di sci. O per ver so de sti no!

DARESTE

Darete si parte e va a ricever Pirro.

35

- - - -

Io fui Tro ia no sin che Tro ia fu gran de, o ra son Gre co;

RECIT.

Continuo

POLINESTORE

- - - -

can gia par ti to con la sor te il sag gio. Po li do ro, per chè vi ve in di fe sa de’ suoi te 4

- so-ri, è il mio mag-gior ne - mi-co. Mà già si a-van-za il Gre-co, u-diam che chie-de.

Pirro alla vista del Re scende da cavallo;

ed intanto si scaricano i doni 7

- - - -

Fi glio del gran de A chil le, o nor dei Gre ci, di quei Gre ci, cui ser ve o gnor for 11

5. Act 1, Scene 2

POLINESTORE, poi PIRRO, e DARETE

(15)

-tu - na, con sì splen-di-da pom-pa a noi qual vie- ni? Pir-ro dei Gre-ci in no -me al Rè sa - PIRRO

14

-lu- te. Cad-de al -ne o Si-gnor, l’al-te-ra Tro-ia, e con Tro-ia man-cò di Pria-mo il Siede.

18

- - - -

Re gno; ch’an no il lor ne an che i più va sti Im pe ri. Que sti te so ri in lun ga scie ra ac 21

-col-ti son’ la par-te mi-glior de la lor pre-da: A te i Gre-ci ne fan li-be-ro do-no in pro-va d’a-mi- 25

-stà; che mi-glior pro-va dar-si non può, che l’ab-bon-dar nei do-ni. A le va-ste ric-chez-ze, che già 29

- - - -

tem po ven ne ro a te da Tro ia, ag giun gi que ste; Ne di quel le chie dam che po ca par te.

32

- - - -

Tu to si de ve ai ge ne ro si a mi ci; ma di Tro ia i te so ri non son ta li, qua li le de can POLINESTORE

36

9

(16)

-cam-bi, ciò non è in mio po- ter : san pu-re i Gre-ci, che in guar-dia dei te - so-ri è Po-li-do-ro.

- - - -

E Po li do ro ap pun to è quel la par te, che di man da no i Gre ci. Po li do ro?

PIRRO POLINESTORE

48

- - - -

O mai ri sol vi, o Re: nul la ri spon di? Dun que ri pi glio i do ni, e ai miei com

PIRRO

Si leva in piede 51

-pa-gni di-rò, che Po-li - do-ro è ca-ro al Tra -ce, che per av-er - lo u - sar con-vien la for - za.

55

- - - -

Ben si ve de, che sei Fi glio d’A chil le; fer ma ti, e in ten di il mio pen sie ro al me no. Og gi

POLINESTORE PIRRO

59

-dì chi pa-ven-ta d’es-ser Gre - co è ri-so-lu-to d’es-ser-ci ne-mi - co. Dun-que? Di bi-lan- POLIN. PIRRO 63

(17)

-ciar non è più tem-po; o ce-di Po-li-do- ro, o guer-ra as-pet - ta. E ce-der-lo con- POLIN.

67

-vie-ne al ben del Re-gno. Voi dun-que, o Tra-ci, in te-sti-mo-nio or chia-mo de la for-za, che sof-fro.

71

- - - -

Un am pia ar ma ta po ten te per sol da ti e ca pi ta ni, oc cu pa i nos tri ma ri, 75

- - - -

e i por ti in gom bra. Chie de si Po li do ro, e tal si chie de, che il ne gar lo po 79

-tria co-star-mi il Re-gno. Grand’ è l’a-mor, che a l’in-fe-li-ce io por-to, ma più grand’ è l’a -mor de’ miei vas- 83

-sal-li. Non è buon Re chi a la co-mun sa - lu-te non fa ub-bi-di-re i suoi pri-va-ti af-fet-ti; ma vo-glion’

87

- - - -

que sti il lor con tra sto: Io ce do, sì ce do a for za Po li do ro, e pian go. (La gri me men ti DARETE

91

11

(18)

- - - -

Po li do ro ai Gre ci. Ben ché con mio do lor si lo pro met to. Non vuol do lo re

POLIN. PIRRO

- - - -

un op ra u ti le e giu sta. Par lai sin or per gl’al tri o ra per met ti, che

103

- - - -

sup pli ce per se Pir ro fa vel li. Tut to spe rar, tut to ot te ner ti li ce: poi ché ce du to ho Po li POLIN.

107

-do-ro, chie-di. An - dro-ma-ca, Si-gnor, d’Et-to-re mo-glie, tra le spo-glie di Tro-ia e-ra mia par-te.

PIRRO 111

- - - -

A me si tol se, e cer cò in Tra cia a si lo; oc cu pa la su per ba an che il mio co re in gui sa 115

- - - -

tal, che s’an che mia non fos se, mi sa ria for za di man dar la in do no. E la da

POLIN.

119

(19)

-rei, se tua non fos-se an-co-ra. Se-gui i miei pas-si ne la Reg-gia, e scor-ta in lun-ga schie-ra i 123

- - - -

do ni, ac ciò la ple be ve da a qual prez zo Po li do ro io ren do. Sa rà mia cu ra in

127

-tan-to le mie guar-die mi-ste co’ tuoi dis-por, per-chè non fug-ga. Po-ve-ro Po-li - do-ro! Il per-do, e 131

- - - -

l’a mo, e’l per do, O Tra ci, per sal var vi. An dia mo. Mia pre da tor ne rà quel la bel Si parte il Re.

PIRRO 135

-lez - za; che Pir - ro più de la vit-to -ria ap - prez - za.

139

Violins (Tutti)

Viola

PIRRO

Basso

13

6. Cento scettri, e cento regni

(20)

- - - - Cen tro scet tri, e cen to re gni, io da rei per quel bel vol to, che m’ha tol to

- -

li ber tà, 10

- - - - -

che m’ha tol to li ber tà, li ber tà.

14

- - - -

Cen tro scet tri e cen to re gni io da rei per quel bel vol to che m’ha tol to li ber tà, 19

(21)

24

- - -

che m’ha tol to li ber tà.

28

- - -

Che val es ser vin ci 33 Fine

-to - re se mi vin - ce quell’ al - te - ra con la e-ra sua bel - tà, 37

15

(22)

- - - quell’ al te ra, se mi vin ce,

- - - -

se mi vin ce quell’ al te ra con la e ra sua bel tà.

D.C. al Fine 46

- - - -

Dun que il ti ran no ac cor da Po li do ro al Gre co tra di tor? L’in te si io stes so.

RECIT.

Continuo

ILIONA DARETE

- - - -

Co sì il cru del cal pe sta i sa cri drit ti de l’o spi ta li tà, ma più del san gue? Con qual pre ILIONA

4

-te-sto? Ahi-mè, che ap-pres-so gl’em-pi la mag-gior col-pa è l’es-se-re in-fe - li-ce! Mol-ti te-so-ri of- DARETE

8

7. Act 1, Scene 3

ILIONA, DARETE

Logge Reali, che conducono all’ appartamento della Regina

(23)

- fer-ti, e quei di Tro-ia da-ti da cu-sto-di-re a man ra-pa-ce, co-me a in-gor-do le-on pla-ci-da a- 12

-gnel-la, han vin-to Po-li - ne-sto-re; che tut-to può de l’o - ro la bra-ma in pet-to a-va - ro.

16

- - - -

Da re te, io son de’ miei la più in fe li ce. Se il per der Po li do ro e la tua pe na, ILIONA

DARETE 20

- - - -

non hai co me sal var lo? Il so, Da re te, che il for tu na to in gan no a te sol

ILIONA 24

- - - -

no to di cam bia re i fan ciul li, ond’ è cre du to mio gliuo lo il fra tel, fra tel lo il glio, 27

- - - -

to glie, s’io vo glio, Po li do ro a mor te. Co me? Lo de vi. Non giu ra sti al pa dre, DARETE

31

- - - -

di sal va re il fra tel lo ad o gni co sto? E nol cam bia sti al lo ra per sal var lo?

35

17

(24)

-ci-da, o mia Re- gi-na, tra’l san-gue del ti-ran - no e’l san-gue tu - o. De-i - -lo, mio ILIONA

-glio è pur mio san-gue, e’l i-ra de-gli Dei vuol Po-li-do-ro. E’ tuo san-gue De-i- -lo, ma in- DARETE

46

-sie-me è del Tra-ce in-fe-del la mi-glior par-te. Quel del fra-tel-lo sì tut-to è tuo san-gue. Dun-que si ILIONA 50

- - - -

sal ve, e si pre ser vi in es so l’o nor del Teu cro san gue, e la ven det ta: si

54

- - - -

sal vi, e pe ra in ve ce, ahi chi? mio glio? A dun que Po li do ro. Or via si va da

DARETE 57

- - - -

a sve la re l’in gan no, e per sal va re la me tà del ti ran no, a mor te an dia mo.

61

(25)

- - - - Ah Re gi na, di te ca glia ti al me no, se non ti ca le più del ge ni to re, del tuo buon ge ni 65

-tor, ch’or fra gli E-li - si ne la tua fè, nel’ a-mor tuo ri-po-sa. Ba-sta, Da-re-te; se più par-li hai ILIONA

69

- - - -

vin to. Do po tan te ra gio ni an cor va cil li? La Tra cia, che di rà se per do il

DARETE ILIONA

72

-glio? E l’A -sia che di - rà, se per-di l’al-tro? Sei gran-de in cor di ma-dre a-mor di -glio.

DARETE ILIONA

75

- - - -

Me glio u dir lo do ve a si in nan zi al cam bio. An che al lor mi par lò, ne a des so

DARETE ILIONA

79

- - - - -

ta ce. Non ci è scam po. Non più, la scia mi in pa ce.

DARETE

ILIONA 82

19

(26)

ILIONA

Basso

4

- - - -

Co me bel va, cui ra pi ta sia la pro le più gra di ta dal la man del cac cia

8

-tor, dal-la man del cac - cia - tor, fre - mo, sma - nio, pian - - - - -

12

(27)

- - - go an-ch’i-o. Co-me bel-va cu-i ra-pi-ta sia la 16

- - - -

pro le sua gra ni ta dal la man del cac cia tor, fre mo, sma nio, pian

20

- - go an-ch’i - o, pian-go an-ch’i - o, pian - go an-ch’i - o.

24

29

21

(28)

- - - S’al tra pro le an cor le

- - - -

re sta, em pie d’ur li la fo re sta, e non sa qual se gu’an cor : tal non

36

- - - -

so qual sal vi an ch’i o, qual sal

40

- - - vi, tal non so qual sal- vi an - ch’i - o.

D.C. al Fine 43

(29)

- - - -

Ec co An dro ma ca: al cer to el la va in trac cia de la Re gi na; un

RECIT.

Continuo

DARETE

- - - -

nuo vo ri schio è que sto per Po li do ro. Da le man di Pir ro co stei fug gi ta, e ri cov ra ta in Tra cia, 4

- - - -

a ma il pren ce De i lo, ed in es so cre de a ma re il fra tel d’Et to re e stin to.

8

- - - -

Da re te, è ve ro, che il gliuol d’A chil le per chie der Po li do ro in Tra cia è giun to?

ANDROMACA 11

- - - -

Co sì l’a ves se pri ma il ma re as sor to. Ma lo con ce de il Re? Di me che u di sti?

DARETE ANDROMACA

15

- - - -

Tut to si te ma da un mo nar ca in giu sto. Me due vol te in fe li ce! Io cer co in Tra cia

DARETE ANDROMACA

19

- - - -

un a si lo dal Gre co; in Po li do ro a mo un a van zo del mio gran ma ri to; e

23

9. Act 1, Scene 4

DARETE, poi ANDROMACA

(30)

- - - - Eh vuol al tro, che pian to, un ri scio e stre mo. Che mai si può con tra il vo ler dei nu mi?

- - - -

Dun que tu l’ab ban do ni? E che poss’ i o? Nol di fen de De i lo che

ANDROMACA DARETE ANDROMACA

35

- - - -

l’a ma? De i lo dov rà ub bi di re al pa dre. Per der dun que il dob biam’?

DARETE ANDROMACA

38

- - - -

Mi se ro pren ce! Bel la, non la gri ma re; a mar lo, e spe ra.

DARETE 41

Violins (Tutti)

Viola

DARETE

10. Spera che la speranza

(31)

- - Spe ra che la spe 5

- ran-za, che la spe - ran-za bal - sa-mo e d’o-gni mal, 10

- - - -

e d’o gni mal. Spe ra che la spe ran za, che

15

- - - -

la spe ran za bal sa mo e d’o gni mal,

21

25

(32)

- - - - -

che la spe ran za bal sa mo e d’o gni mal, che la

- - - - -

spe ran za bal sa mo e d’o gni mal.

31

36

- - - -

Quel ben che non pos sie de di pos sie der si cre de,

Fine 41

(33)

- - - -

di pos sie der si cre de spe ran do o gni mor

45

-tal, o - gni mor-tal, o - gni mor - tal.

D.C. al Fine 49

- - - -

Ch’io spe ri? Ah, che gli Dei so no sde gna ti d’I lio col san gue, ben chè san gue RECIT.

Continuo

ANDROMACA

- - - -

lo ro? An dro ma ca, in ten de sti i no stri ma li? Co sì sta ta foss’ io di u di to pri va, o a

ILIONA ANDROMACA

5

- des-so al-men foss’ io pri-va di sen - so. Non sa-ria mal, tra -to-ne il sen-so, il ma - le.

ILIONA 9

- - - -

È no ta la sua sor te a Po li do ro? Ver lui per que sto io m’e ra po sta in vi a;

ANDROMACA ILIONA

13

27

11. Act 1, Scene 5

ANDROMACA, poi ILIONA

(34)

- - - - pas so, che non mi sof fre d’in con trar lo il co re: chie di lo a lui per me, ch’io non ho for za.

- - - -

Ec co lo. Ma che mi ro? Ha Po li do ro di mio glio De

24

- i - -lo le spo-glie? An - che di ciò il ri - cer - ca, e me’l rap-por- ta.

27

- - - -

Qual che de l’a mor lo ro ar ca no è que sto; Ah vo glia il cie lo, che non sia fu ne sto!

30

- - - -

Po li do ro, per ché co te sto nuo vo cam bia men to di ve sti?

RECIT.

Continuo

ANDROMACA

- - - -

Io ti cre de va De i lo, se il mio po ve ro co re non mi di ce a, che Po li do ro se i. Nol so, mio DEIFILO 4

12. Act 1, Scene 6

ANDROMACA, DEIFILO creduto Polidoro

(35)

- - - -

ben, ma qual che ca so al cer to mi pre di ce il ti mor per noi mo le sto.

8

- - - -

(Ne le dis gra zie siam spes so in do vi ni.) Co me nol sai, se tu can gia sti

ANDROMACA 11

- - - -

spo glie? Le can giai di De i lo al co man do, per ché non so, ben sì per mal pa ven to.

DEIFILO 14

- - - -

Ne sai di più? No, ma il sap rò fra po co, ch’ei con dur si pro mi se in que sto lo co ANDROMACA DEIFILO

18

- - - -

de le mie ve sti, che mi chie se, a dor no. (Per sal var lo sa rà, ma in u til men te.) In ten ANDROMACA

22

- de-sti, che Pir-ro in Tra-cia è giun-to? L’in-te-si, ma a qual n m’è an-co-ra i-gno-to. Lo sai tu for-se?

DEIFILO 26

- - - -

(Ah nol sa pes si, o Nu mi!) Bel la, tu pian gi? Per me pian go, o ca ro.

ANDROMACA DEIFILO ANDROMACA

30

29

(36)

- - - -

Se tu pian gi a me di nan te, quel tuo pian to e an cor per me, e an

Basso

-cor per me. Tan - to e pian - ger per l’a - man - te, quan-to pian - ge - re per 9

- - - -

Per me pian go, o mio di let to, che la sciar ti al n dov rò, al n dov

se.

18

- rò. E par - tir dal ca - ro og-get - to sen-za pian - to non si può.

28

(37)

Ritornello 37

- - - -

Vien De i lo; va. Ch’io tal ti la sci? La scia mi, non te mer ; sap rai fra po co RECIT.

Continuo

DEIFILO ANDROMACA DEIFILO

- - - -

ciò, che av ve rà di lie to, o di fu ne sto. Non a spet to che mal; va do a I li o na.

ANDROMACA 5

- - - -

Fac cian gli Dei, che ti sia il glio a mi co quan to pa ven to il pa dre tuo ne mi co.

9

- - - -

De i lo, per ché tu le mie spo glie, e a me le tu e? Dil lo per gli al ti Dei.

RECIT.

Continuo

DEIFILO

31

14. recit.

15. Act 1, Scene 7

DEIFILO creduto Polidoro. POLIDORO creduto Dei lo.

(38)

- - - -

tuo mi por gi. An che que sto si fac cia; ec co lo, or par la. Po li do ro, di Tro ia, di tua DEIFILO

- - - -

gen te, e di tut to il tuo re gno io pian go il dan no, che del duol de l’a mi co, un ve ro a 12

- mi - co sem-pre fu a par-te; or nuo-va pe-na an-ch’io sen -to che il cor m’op-pri - me, 15

- - - -

e que sta io deb bo te co par tir, cui non ce lai pen sie ro. Ma pria, che il sap pia tu, vo glio che 18

- - - -

giu ri d’e se guir cie ca men te il vo ler mi o. Pron to so no a o gni ri schio; che la mia sa DEIFILO

22

-lu-te è po-sta in non spe-rar sa- lu-te. Giu-ro dun-que, ed al sol giu-ro; che o-ne-sto non es-ser non può 26

(39)

- - - -

mai ciò, che tu chie di. Mio pa dre a vi do d’o ro, per im men se ric chez ze of

POLIDORO 30

-fer-te, e per li tuoi te - so - ri, dar-ti ha pro-mes -so ai Gre-ci. Or vuoi, che pas - si 33

- - - -

a le fu tu re e tà col pa sì e nor me, sen za che il san gue mio la pur ghi, o e men di? Ho pre 37

- s-so per te mo-rir ; per que-sto te-co can-giai le ve-sti, e poi la gem-ma, ac-ciò il Gre-co, cui 41

- - - -

sia mo en tram bi i gno ti, at ten to a le tue spo glie, e non al vol to, cre

45

- den-do sve-nar te, me in-ve-ce uc - ci - da. Per la-sciar-ti mo - ri - re op-rai ciò dun-que che DEIFILO

48

- - - -

mi pen sai d’op rar sol per sal var ti? Pren di ti le tue spo glie, che la vi ta, quan do non gio va a te, già m’è no 51

33

(40)

- - - - giu sto non è, che ciò, ch’è mio, tu tol ga. Deh, Po li do ro mio, ce di se m’a mi.

- - - -

Per ché, s’è mia la mor te, che tu chie di? Sa rà di chi di noi pri mo la in con tra.

DEIFILO

POLIDORO 63

- - - -

Ho il mo do d’in con trar la, e far la mi a. La pot reb ber far mia que ste tue spo glie.

DEIFILO

POLIDORO 67

- - - -

Pren ce, non mi ten tar, che se mi ten ti d’a ver mi an che ten ta to in van ti pen ti.

DEIFILO 71

Violins (Tutti)

Viola

DEIFILO

16. Me dei Greci vuol lo sdegno

(41)

- - - - - Me dei Gre ci vuol lo sde gno, me il de sti no del mi o 10

- - - -

Re gno, me dei nu mi la ven det ta, la ven det ta.

21

- - - -

Me dei Gre ci vuol lo sde gno, me il de sti no

31

- - - -

del mi o Re gno, me dei nu mi la ven det

41

35

(42)

- ta, la ven-det - ta, me dei nu-mi la ven-det - ta.

E di Fine 63

- - - -

Le te su la spon da, per pas sar la fa tal on da, me coi gl’ il

73

- - - -

pa dre a spet ta, a spet ta, me coi gl’ il pa dre a spet ta, a spet ta.

D.C. al Fine 82

(43)

- - - - Ch’io ti la sci mo ri re, e ch’io del pa dre sop rav vi va al’ in fa mia? Ah, non sia ve ro!

RECIT.

Continuo

POLIDORO

- - - -

Muo ia si dun que, e un so lo col po sal vi a l’a mi co la vi ta, e a me l’o no re.

5

Violins (Tutti)

Viola

POLIDORO

Basso

- - - -

Senz’ om bra di de lit to io vo lo a quel la stel la sor 9

37

17. recit.

18. Senz’ ombra di delitto

(44)

-ti-t’al mio na- tal, io vo-lo a quel-la stel-la sor-ti-t’al mio na- tal, sor - ti-t’al mio na -tal,

- - - -

al mio na tal. Senz’ om bra di di lit to io vo lo a quel la

25

- - - -

stel la sor ti ta al mio na tal, 34

- - - -

io vo lo a quel la stel la sor ti ta al mio na 42

(45)

-tal, sor-ti - ta al mio na- tal.

50

A un Fine 60

- - - -

cor ch’è pu ro è in vit to, non è mor te la mor te ma u na vi ta im mor tal,

69

- -

non è mor te la mor te

77

39

(46)

- - - -

ma u na vi ta im mor tal, ma u na vi ta im mor tal.

- - - -

Ahi sven tu ra ta! Po li do ro io cer co, e in ve ce de l’a man te, ec co il ne RECIT.

Continuo

ANDROMACA

-mi - co. An - dro-ma-ca, mi fug - gi an-co-ra in Tra - cia? Ah Prin-ci -

PIRRO 4

-pes - sa, co-no-sci Pir-ro al-men pria di fug-gar - lo. Che non co-no - sca u-na Tro-ia-na i Gre - ci, ANDROMACA

7

- - - -

e che An dro ma ca poi te non co no sca? Non ve ni sti tu a chie der Po li do ro?

11

- - - -

Lo di man da no i Gre ci, io te sol chie do. Me non spe rar giam mai da lui di vi sa. Mor rò, se

PIRRO ANDROMACA

15

19. Act 1, Scene 8

ANDROMACA e PIRRO

(47)

- - - -

mo re l’in fe li ce, anch’ i o; il de stin del mio san gue è il de stin mi o.

19

Violin I

Violin II

Viola

ANDROMACA

Basso

Flauti e Violini

Flauti e Violini

- - - -

Giam mai di vi sa da que gl’oc chi a 10

- ma - - - ti ve der non- mi po - trà se non la mor - - - - -

22

41

20. Giammai divisa da quegli occhi

(48)

- - - - te, la mor - te. Giam mai di- - vi - sa da que-

-gl’oc-chi a-ma-ti ve der non- mi po- trà, ve-der non mi po- trà se non la mor - 45

- - - te, la mor-te. ve-der non mi po - trà se non la

56

(49)

- - - -

mor te, la mor te.

Flauti e Violini

Flauti e Violini 68

Fine 79

- - - -

Che per a mar si sem pre ai sven tu ra ti, sem pre ai sven tu

90

43

(50)

-ra-ti è la stes - sa sven-tu - ra un lac - cio for - te, un lac - - - - -

- - - cio for - te, un lac - cio for - te.

D.C. al Fine 110

- - - -

A ma il Tro ian co stei; chi sa, che tol to l’og get to del suo a mor, non can gi vo glia?

RECIT.

Continuo

PIRRO

- - - -

È mia se il Re non men te; al lor po tran no vin cer la le lu sin ghe, o al men la forza.

4

21. recit.

(51)

Violins (Tutti)

Viola

PIRRO

Basso

6

- - - -

Sia te sde gno si quan to vo le te be gl’oc chi a ma ti, al

10

- n pla-ca - ti, al n pla-ca - ti vi mi-re-rò. Sia-te sde - gno-si

14

45

22. Siate sdegnosi quanto volete

(52)

- - - -

quan to vo le te, quan to vo le te be gl’oc chi a ma ti, al n pla ca ti,

- - - -

al n pla ca ti vi mi re rò. Sia te sde gno si quan to vo le te, quan to vo le te be

23

-gl’oc - chi a-ma - ti vi mi - re-rò, vi mi - re-rò.

28

33

(53)

- - - - - An che ri tro si voi mi pia ce te, Fine

38

- - - -

voi mi pia ce te, nè per fu ro re, nè per ri go re v’ab bor ri rò.

43

- - - -

Voi mi pia ce te, nè per fu ro re, nè ri go re v’ab bor ri

47

-rò, v’ab - bor - ri - rò.

D.C. al Fine 50

47

(54)

- - - - Do ve si ce la Po li do ro? Ogn’ u no te me di pa le sar lo: non sa reb be pen ti to RECIT.

Continuo

- - - -

già di dar lo ai Gre ci il Tra ce? (Se non m’in gan na il guar do, è que sti Pir ro.) Chi sei tu, che stra POLIDORO

5

-nie-ro in que-sta Reg-gia por - ti sì ar - di - to, e te-me-ra-rio il pie - de? Ci è in Tra-cia an- PIRRO

9

-cor, cui non sia no-to Pir-ro? Ti co-nob-bi a le ve- sti, e più a l’ar - di - re, ma sa-per-lo da POLIDORO

12

- - - -

te for se mi gio va. Ma tu, chi sei? Par mi a le ve sti, al vol to, a la fe ro cia

PIRRO 16

- - - -

tu a di rav vi sar ti. A che più du bi tar? Sì, Po li do ro, quel Po li do ro son, che vai cer POLIDORO

20

(55)

-can-do. O fe-li-ce Tro-ian, tu sei quel dun-que, che per ri-por di Per-ga-mo sul tro-no, van-no cer- PIRRO

24

-can-do in que-sta Reg-gia i Gre-ci? Tu, che col-pa non hai, tu sei quel so - lo, che ver te puoi spe- 28

-rar la Gre-cia a-mi-ca. Vien me-co, e non te - mer ; per te si can-gia d’I-lio il de-sti-no, e 32

- - - -

sol re gnar tu de vi. Mal mi co no sci, o Pir ro; Po li do ro non ab bi so gna de le tue lu sin ghe.

POLIDORO 36

- - - -

No te mi son le vo stre in si die, il vo stro im pla ca bi le sde gno, e l’o dio e 40

-ter-no: So, che ven-go a la mor-te, e non la te-mo, ch’av - rei co-me sot-trar-mi ai 43

- - - -

vo stri in gan ni. Ge ne ro so che sei, ben si com pren de, che nel va

PIRRO 46

49

(56)

- - - - for se an cor non so gna? Ba sta, Pir ro; già so qual ven go; ho co re per mo rir co me gl’al tri,

- - - -

e se cre des si d’a ve re al tro che mor te, io non vor re i. An diam qual vuoi, pur ché tu PIRRO

54

- - - -

ven ga ai Gre ci. Sve na mi in que sto lo co, e col mio te schio

POLIDORO 57

- - - -

ren di la Gre cia tu a pa ga e con ten ta, se cre di mai ch’io te ma, ò ch’io mi pen ta.

59

- - - -

Guar da mi pur, su per bo, su per bo, guar da mi ben in vol to, Violins

(Tutti)

Viola

POLIDORO

24. Guardami pur, superbo

(57)

- - - -

Guar da mi, se per sve nar mi a des so sen ti fu

4

-ror, che ba - sti. Guar-da-mi pur, su -

8

-per-bo, su - per-bo, guar-da-mi ben in vol - to, guar-da-mi, se

12

- - - -

per sve nar mi a des so sen ti fu ror, sen ti fu ror,

15

51

(58)

- - - -

sen ti fu ror che ba sti, se per sve nar mi a des so sen ti, sen ti fu ror che ba

-sti. Et-to-re ho in

22 Fine

- - - -

vol to im pres so, Pa ri de è in me rac col to, Pri a mo nel cor io ser bo, nel cor io ser bo, 26

- - - -

quel Pri a mo, che sve na sti, che sve na sti, quel Pri a mo,

31

(59)

- - - -

che sve na sti, che sve na sti.

D.C. al Fine Mentre si vogliono partire sopraggiunge Deifilo che li ferma.

35

- - - -

Que gli è il Gre co o ra tor, s’io non tra ve do. De i lo va se co? Ah, ch’e gli al RECIT.

Continuo

DEIFILO

- - - -

cer to (si n ge Po li do ro, e mi pre vie ne.) O qual un que tu sia, dim mi o ve gui di tra a Pirro

4

- - - -

guar die qua si pri gio nie ro il Pren ce? (Qui Po li do ro? O in op por tu no in con tro!) POLIDORO

8

- - - -

Pir ro, que gli è De i lo, l’e re de di Tra cia; ei m’a ma in gui sa, che pre ten de

piano a Pirro 12

- - - -

n ger si Po li do ro per sal var mi. An dia mo dun que, e non ba dia mo a in du gi. Fer ma ti, di co,

PIRRO DEIFILO

15

53

25. Act 2, Scene 2

DEIFILO creduto Polidoro, ed i suddetti

(60)

-gio-ne: fer-ma, e dim-mi o-ve il gui-di, e per-ché il gui-di? For-se tu so-lo sei, cui non sia PIRRO

- - - -

no to, per ché me co ne ven ga Po li do ro? Po li do ro? Io lo so no, e que gli è il

27

-glio di co-lui, che co-man-da a que-sto Re-gno. Non tel diss’ io? Stra-na con-te-sa è que-sta.

a Pirro POLIDORO

PIRRO 31

- - - -

Tu, Po li do ro? Ah mi se ro! Non sai ciò, che ti co ste rà n ger ti ta le:

35

- - - -

per gui dar mi a mo rir co stui mi cer ca. Lo so; per que sto, che a la mor te

DEIFILO 39

- - - -

va da chi non è Po li do ro, io non con sen to. Già mi co no sce, Pir ro; an dia mo

POLIDORO a Pirro 42

(61)

- - - -

dun que. No, che al pa ri di lui puoi tu in gan nar mi. Pren ce, se tu sei ta le, io qua non ven ni per PIRRO a Polidoro

a Deifilo 46

- - - -

es se re da te, da lui de lu so. Giu ro al ciel, giu ro al Nu mi, e giu ro a quan to li ce giu rar, ch’io DEIFILO

50

- - - -

so no Po li do ro. Ah, Pren ce, non mi to glier quel la mor te, che so la mi può far lie to e con POLIDORO

54

-ten-to. Tu Po-li - do-ro? Ve-di pur, che fan-no con-tra-ria fe - de ai det-ti tuoi le ve- sti, 58

- - - -

E que sta gem ma, che dei Teu cri è se gno. Tu le cam bia sti que sta ma ne ap pun to per in gan DEIFILO

62

-nar, co-me o-ra ten-ti, il Gre -co. Già Pir-ro non lo cre- de. An-dia-mo, an-dia-mo.

POLIDORO 66

- - - -

Non so no pa go an cor. Ma le mie spo glie son pur di Po li do ro; e an cor pa ven ti? Vo

PIRRO POLIDORO a Pirro PIRRO

70

55

(62)

- - - -

in me si sfo ghi tut to il vo stro sde gno, e di Po li ne sto re la fro de. Nes

-sun di voi s’af -fret-ti, ch’io non vo-glio chi non è Po-li-do-ro; e d’es-ser scher - zo 82

- - - -

del le vo stre con te se io son già stan co. Al Re si va da, e il Re di voi de ci da.

Pirro si vuol partire, e Deifilo lo ferma vedendo venire Iliona.

85

- - - -

Fer ma ti, ch’I li o na a noi s’a van za; es sa di rà qual Po li do ro si a.

RECIT.

Continuo

DEIFILO

- - - -

Re gi na, a tem po di se dar tu giun gi u na in sor ta fra noi con te sa in giu sta. Pre 4

-ten-de il -glio tuo, lo cre-de - re-sti? Fin-ger-si Po-li - do-ro, e lo pre-ten-de per an-da-re a mo- 8

26. Act 2, Scene 3

ILIONA, e detti

(63)

-rir ; tu sve-la il ve- ro, e dal fol-le pen-sie-ro an-che il fra-tor-na. Ma-dre, s’a-mi il fra-tel, POLIDORO piano ad Iliona 12

- - - -

s’a mi il tuo san gue, dì, ch’io son Po li do ro, e a mor te il to gli. Ch’io di ca dun que chi di voi sia ILIONA

16

- - - -

que gli de sti na to a sfa mar l’i ra de’ Gre ci? Chi lo di man da? Io te lo chie do. Io DEIFILO POLIDORO 21

- - - -

spe ro. In van cia scun di voi da me lo spe ra, ma più di voi lo spe ra in va no il Gre co.

ILIONA 25

- - - -

Ne men lo cre de rei, se tu il di ces si, che, quan to o gnun di lor, mi sei so spet ta. Non lo di PIRRO

ILIONA 29

-rò, cru-de - le, o pur di-rol-lo in gui-sa tal, che di fal-lir pa-ven-ti. O-di; fuo-ri di 33

- - - -

me non ci è chi sap pia qual Po li do ro si a, qual sia mio glio. Se De i lo cer co, ec co il fra 37

57

(64)

-tel - lo, - glio, no - mi fu - ne - sti io vi con-fon - do.

- - - -

Fi glio, ger ma no, ger ma no glio, chi di

ILIONA

Basso

- - - -

voi sal vi nel gran pe ri glio so rel la, ò Ma dre, so rel la, ò ma

4

-dre an-cor non so, an-cor non so, non so, non so, 7

- - - -

Te sal var, glio, vor rei, ma fra tel lo tu mi se

a Deifilo 11

-i: Te fra - tel - lo sal - ve-re - i, ma - gliuo - - lo tu mi se -

a Polidoro 14

27. Figlio germano

(65)

-i. Ahi che for-se, per sal-var - vi, am-be-du-e vi per - de -rò, vi per - de - 17

-rò, vi per-de - rò, vi per - de - rò!

21

- - - -

Scel ga si dun que, e chi vogl’ io si sal vi. Fra tel. Ger ma na. No, che

RECIT.

Continuo

ILIONA a Deifilo DEIFILO ILIONA

- - - -

sei mio glio. Fi gliuo lo. Ma dre. No, sei mio fra tel lo. Fi glio, e fra tel lo mi o,

a Polidoro POL. ILIONA

4

- - - -

fra tel lo, e glio, per con fon der vi, e to glier vi a la mor te, am bo sie te fra tel li, am bo miei a tutti due

8

- gli; ma per sce-glie-re, e dar-vi al tra-di - to-re, nes-su-no m’è fra - tel, nes-sun’ m’è -glio.

12

- - - -

Que ste so no fol lie di don na a man te. Per chè co sì con fu so o ra fa vel li?

PIRRO

POLIDORO a Iliona 16

59

28. recit.

(66)

- - - - sal vi De i lo in se stes so, e Po li do ro. Si va da a Po li ne sto re, che que sta per sa per lo sa

PIRRO

- rà la mi-glior vi - a. Ma non sa-prai qual Po-li-do-ro si - a. Fol - lia d’a -mor di Ma-dre;

ILIONA PIRRO

26

- - - -

cre de for se, per non sco prir lo, a scon der Po lo do ro? Ma voi Pren ci più

30

- - - -

fol li a ga reg gia re per es ser Po li do ro in u til men te. In u ti le non è ciò, che pro POLIDORO

33

-lun - ga la vi-ta ad un a - mi-co an-che per po - co. Qual Po-li-do- ro si - a sa-prò a mo- PIRRO

37

-men-ti. Per con-fon-der-ti an-cor cer-che-rò il mo-do. Il Re l’E- di-po sia di que-sto no-do.

POLIDORO PIRRO Pirro si parte

40

(67)

- - - - Po li do ro, tu ta ci, e ti con fon di? O ra son Po li do ro, eh? Mio di let to De i lo,

POLIDORO DEIFILO

44

- - - -

deh la scia al n co te sta tua bra ma di mo rir, che a m’è non gio va. Quan do u sci rem di que sto 48

- - - -

lo co, Pir ro sa prà, ch’io so no Po li do ro; al lo ra vor rai mo rir per Po li do ro an 52

-co-ra? Nol so, ma sen-za un gran di-se-gno i nu-mi, l’al-ta im-pre-sa non m’han po-sto in pen- POLIDORO

56

-sie - ro. An-diam, che di sal - var - ti io non di - spe - ro.

59

Violin I

Violin II

Viola

DEIFILO

Basso

61

29. Se ti serbo al trono

(68)

- Se ti ser bo al

- - - -

tro no, e al re gno, il mo rir mi sa rà ca ro più, che il vi ve re per

15

- - - -

te, per te. Se ti ser bo al tro no, e al re gno, il mo rir mi sa rà ca ro

24

(69)

- - - -

più che il vi ve re per te, più che il vi ve re per te più che il vi ve

34

- re per te.

44

- - -

Vi vi a mi co, Fine

52

63

(70)

- - - -

che più de gno sei di vi ve re, sei di vi ve re di me. Vi vi a

-mi-co che più de - gno sei di vi - ve-re, sei di vi - ve - re di me.

D.C. al Fine 68

- - - -

Ch’io vi va dun que al re gno, e al tro no? A un

RECIT.

Continuo

POLIDORO

- - - -

tro no lor do del san gue d’un a mi co? O Nu mi!

3

30. recit.

(71)

Violin I

Violin II

Viola

POLIDORO

Basso

7

- - - -

Quell’ er mel li no, pria di mac chia re la bian ca

14

65

31. Quell’ Ermellino

(72)

- - - -

spo glia, sof fre in con tra re, sof fre in con tra re o lac

- - - cio, o mor - te dal cac - cia - tor,

29

- -

dal cac cia tor.

36

(73)

- - - -

Quell’ er mel li no, pria di mac chia re la bian ca

43

- - - -

spo glia, sof fre in con tra re o lac cio, o mor te, o lac

50

- - - -

57

67

(74)

- - cio, o lac - cio, o mor - - te, o lac - cio, o mor - te dal cac - cia -

-tor, o lac - cio, o mor - - te, o lac - cio, o mor - te dal cac -cia - tor.

71

78

(75)

85

- - - -

E ch’io po tes si con pie de ar di to sa li re un tro no del’ in no

Fine 92

-cen - te san-gue tra - di - to ba - gna - to an - cor, sa-li-re un tro - no 99

69

(76)

- - - -

del’ in no cen te san gue tra di to ba gna to an cor, ba gna to an

-cor, ba - gna - - - to, ba-gna-to an -cor.

D.C. al Fine 113

- - - -

Que sta è la vi a per to glier lo al pe ri glio. Per De i li poi, quan do par RECIT.

Continuo

DARETE

- ti-to sia Po-li-do-ro, tro-ve-rem lo scam-po. Da-re-te, ha vin-to. Po-li-do-ro a noi.

ILIONA 4

- - - -

(So, che s’ag gi ra a que ste stan ze in tor no.) (Se si pen tis se in tan to! O Dei!) T’af fret ta.

DARETE ILIONA

8

32. Act 2, Scene 4

ILIONA, DARETE, poi POLIDORO creduto Dei lo

(77)

- - - - (Co glier lo è d’uo po, in n che ar ri de il ven to.) Do po tan ti con tra sti ha vin to al

DARETE si parte ILIONA

12

- ne del mio san-gue l’a-mo -re, e’l giu-ra-men-to, ma più di tut-to il mio pe-ri-glio ha Iliona siede

15

- - - -

vin to. En tra, Re gi na, Po li do ro. Ah fer ma! La scia mi con tra star co’ miei pen sie ri.

DARETE

Torna Darete con Polidoro

ILIONA 19

- - - -

Non è più tem po. Ec co lo. O nu mi! Ma dre, ec co mi a cen ni tuoi; ma ti scon giu ro POLIDORO

23

- - - -

far mi to sto par tir, se mai tutt’ al tro, che sal var Po li do ro, è il tuo co man do.

27

- - - -

Ve glia, o Da re te, per che al cun non en tri. Fi glio, la tua sa lu te è il mio co man do.

ILIONA Darete va in disparte

30

- - - -

La mia sa lu te? Ah mia Re gi na, e Ma dre: a ma mi un po co men per me glio a mar mi.

POLIDORO 33

71

(78)

- - - - Vi va sì Po li do ro a la ven det ta di Tro ia, e se sia d’uo po an che a la mi a. Per que sti,

- - - -

te ne prie go, u mi li ba ci, che stram po su la de stra, e per gli am ples si, che ri ve ren te 45

- - - -

a le gi noc chia io sten do. (Guai a me, se cos tui mio glio fos se!) Sor gi, che già il tuo o nor ILIONA Iliona si leva in piede, e fa levar Polidoro 50

- - - -

sal vo è ab ba stan za col ten tar di mo rir per l’in fe li ce. L’im pos si bi le or chie di:

54

- - - -

Po li do ro sa rà già no to ai Gre ci, e for se mor to. No, Ma dre; an co ra è Po li POLIDORO

57

- do-ro i-gno-to; cia-scun ri - cu - sa di sco-prir-lo al Gre-co: mio Pa -dre che’l di - 61

(79)

-reb - be, u-scir pa-ven - ta del suo ri - ti - ro; sia-mo in tem - po an -co - ra.

64

- - - -

Non ci è dub bio, del mal siam sem pre a tem po; ma il tuo mo rir non sal va Po li do ro.

ILIONA 66

- - - -

Te e stin to, spe ri for se, che si pla chi l’o dio de’ Gre ci, e di tuo Pa dre l’i ra? Fug gir po treb be POLIDORO

69

- - - -

Po li do ro in tan to. (O ve non val ra gio ne, ar te s’a do pri.) Fug gir eh? A scol ta.

ILIONA 73

- - - -

Or che ti ve do al quan to pla ca to, io vo’ sco prir ti un gran de ar ca no da un con den te 77

- - - -

di tuo Pa dre u sci to. Po li ne sto re te me u sar la for za con tro di Po li do ro.

81

- - - -

O che pa ven ti il po po lo com mos so, o che i ti ran ni d’o prar tut to con fro de ab bian per 85

73

(80)

- - - - col pre te sto d’u dir cer te ri spo ste, e per la te ne bro sa, e den sa vi a che a l’o ra co lo

- - - -

gui da, as sas si nar lo. Or ve di, se fug gir può Po li do ro. Deh, glio,

97

- - - -

se pie tà, se a mor tu sen ti. per un af it ta, e scon so la ta ma dre, di se co ac com pa 101

-gnar-ti nel pen-sie-ro non ti ca-des-se mai, che in-u-til-men-te al-lo-ra io per-de - rei fra-tel-lo, e 105

-glio. (Chie-do co-sì ciò, che ot-te-ner non vo-glio.) Non ci so-no al-tre vie da por-lo in sal-vo? Si ci sa-

POLIDORO ILIONA

109

-ran, ma tu sfug-gir dei que-sta. (Fin-gia-mo pu-re di pla-car-ci.) Ma-dre o-ra sco-pro il tuo a- POLIDORO

113

(81)

-mor, nè sia che mai o-si im-pre-sa ten-tar, che a te dis-piac-cia. Re-gi-na, s’av -vi-ci-na Po-li - DARETE

117

-do - ro. Ahi se lo ve- do, io no re-si -sto! Par- ti. Ma ad-es - so, che ci è

ILIONA piano a Darete DARETE POLIDORO

121

- - - -

no to il suo pe ri glio, la sce rem, che l’in con tri il tuo ger ma no? Tu lo puoi tra te ner. Ve di lo.

ILIONA 124

- - - -

Ah, glio! Reg ger più non poss’ i o. La scia mi, o Ma dre.

POLIDORO 128

- - -

Non mi dir Ma dre, ta ci, ta ci,

Violin I

Violin II

Viola

ILIONA

Basso

75

33. Non mi dir Madre, taci

(82)

- - - -

che se ma dre foss’ i o, for se ti per de rei, ti per de re

-i. ta-ci, non mi dir ma-dre, ta-ci, che se ma - - dre foss’ i- o,

17

- - - -

for se ti per de rei, ti per de re i,

26

(83)

- - - -

for se ti per de re i, ti per de re i.

34

43 Fine

- - - -

Il tuo de sti no e’l mio vuol, ch’io ma dre non si a, se glio es ser tu de i,

50

77

(84)

- - - -

es ser tu de i. Vuol, ch’io ma dre non si a, se glio es

-ser tu dei, es - - ser tu de - - - i, es-ser tu de - i. Ta -ci,

D.C. al Fine 67

- - - -

Prin ci pe, per sal var mi in van t’a do pri; Pun to non ti smar rir, che per sal RECIT.

Continuo

DEIFILO POLIDORO

-var - ti ben pre-sto ti a-pri - rò qual-che sen-tie - ro. Se im-pe-di-ta o-gni via che co- là DEIFILO

4

- - - -

gui da? Quel la non lo sa rà che di mia ma dre da le stan ze sot ter ra al tem pio pas sa. Ec co An POLIDORO

7

34. Act 2, Scene 5

DEIFILO creduto Polidoro, POLIDORO creduto Dei lo

(85)

-dro-ma-ca: O co-me il ciel la in-via per gui-dar-ti a mia ma-dre, e por-ti in sal-vo.

11

- - - -

Non c’è più scam po, o Dei! Già d’o gni par te ve do fol go reg giar l’ar mi ne mi che. Ah De RECIT.

Continuo

ANDROMACA

- i - -lo, sal-va Po-li - do-ro. Tu lo de-vi sal-var. Co-me? Lo scor-gi di mia ma-dre a le stan-ze.

POLIDORO ANDR. POLIDORO

5

- - - -

Ahi mè. che do ve giun ge re il Re lo può, non è si cu ro! Lo so; per que sto da le stan ze io

ANDROMACA POLIDORO

9

- - - -

vo glio che per l’oc cul ta stra da al tem pio il gui di. I vi sa rà si

ANDROMACA 13

- cu - ro? A l’im-pie - ta - de, re-li-gion non è fre - na ba-stan-te. Bel - la non pa-ven - POLIDORO

16

-tar ; per lo più gli em-pi, se non te-mon gli Dei, mo-stran te-mer-li. Va -do, do-ves-si an- a Deifilo 19

79

35. Act 2, Scene 6

ANDROMACA e detti

(86)

Violins (Tutti)

Viola

POLIDORO

Basso

6

- - - -

Ca ro a mi co, per far mi fe li ce, di sal

12

36. Caro amico

(87)

- - var - ti mi ba - sta la sor - - - te, la sor - te.

18

- - - - -

Ca ro a mi co per far mi fe

24

-li - ce, per far - mi fe - li - ce, di sal - var - - - -

29

- - - ti, di sal-var - -

33

(88)

- - - ti mi ba - sta la sor - te, ca - ro a - mi - co mi ba - sta la sor - - te.

44

- Em pio 50 Fine

- - - -

pa dre di glio in fe li ce la tua col pa mi chia ma a la mor te, mi

55

(89)

- - - -

chia ma a la mor te, mi chia ma,

60

- - - -

mi chia ma a la mor te, mi chia ma a la mor te.

65

-

Ca ro a –

D.S. al Fine 71

- - - -

Mio ben, dim mi se m’a mi, in che s’im pie ga per cam par ti da mor te il Pren ce a RECIT.

Continuo

ANDROMACA

-mi-co? E-gli pre-ten-de, con quai mez-zi non so, sgom-brar-mi il cal-le, e fol-lia lo spe-rar-lo, e nol fa- DEIFILO

4

37. Act 2, Scene 7

ANDROMACA e DEIFILO creduto Polidoro

(90)

- - - - prez zo di vil tà mer car sa lu te; ma più, per ché non vo’ sof frir, mia vi ta, che al Gre co tra di

- to tu re-sti in pre-da. Per tor-mi al suo fu - ror man-ca u-na mor-te? E mi vor-re-sti reo d’un tal de- ANDROMACA

DEIFILO 17

-lit-to? Se tu mo-ri, per-ciò non so-no io sal-va. Non ti ve-drò vi - ven-do in man del Gre-co. Mi-se-ra, ANDROMACA

DEIFILO

ANDROMACA 21

- - - -

lo sa rò dun que te e stin to? Il non la sciar ti mai, se non in mor te,

DEIFILO 26

- - - -

È il de sti no de’ miei, che t’han no a ma to. Non la po tean fug gir, che tu la puo i. Ch’io da te mi di

ANDROMACA DEIFILO

29

-vi-da? A - hi, trop - po t’a - mo! Am-bo mor-rem, mio ca - ro. Am - bo mo - ria - mo.

ANDROMACA DEIFILO

33

(91)

Violin I

Violin II

Viola

DEIFILO

Basso

Ritornello

- - - -

Il mo rir mi sa rà gra to ri mi ran do il tuo bel vi so, il tuo 6

- - - -

bel vi so; mi sa rà gra to il mo rir ri mi ran do il tuo bel

10

- - - -

vi so, ri mi ran do, mi sa rà

14

- - - -

gra to ri mi ran do il tuo bel vi so, il tuo bel vi so;

17

85

38. Il morir mi sarà grato

(92)

- - - -

mia poi ne l’E li so, poi ne l’E li so, e a di spet to d’em pio fa to sa rai

- - - -

mi a poi ne l’E li so.

D.S. al Fine 26

- - - -

Ah che di tan ti ma li o ra im mi nen ti è la mor te il mi nor, che mi sgo men ti!

RECIT.

Continuo

ANDROMACA

Violin I

Violin II

Viola

ANDROMACA

39. recit.

40. Non vuol sangue ma pianto

(93)

5

- - - -

Non vuol san gue, ma pian to quell’ em pio, che di 9

- - -

san gue più se te non ha, più se te non

14

87

(94)

ha. Non vuol

- - - - -

san gue ma pian to quell’ em pio, che di san gue più se te non ha, 24

- -

che di san gue più se te non 29

(95)

-

ha, più se te non ha.

34

39

- -

Vuol ch’io mi ri de gli [Fine]

43

89

(96)

- - - - al tri la scem pio, che sve nar mi sa reb be pie tà, sa reb be pie tà,

- - - -

sa reb be pie tà, che sve nar mi sa reb be pie

52

- tà, sa - reb - be pie-tà.

D.C. al Fine 56

(97)

- - - -

Quest’ è il tuo a si lo, Po li do ro; av ver ti di non par tir, che ad

RECIT.

Continuo

ILIONA

- - - -

or di nar mi por to il sa cri cio, che in o nor di Gio ve ho sta bi li ta per la tua sal vez za.

Si partono Iliona ed Andromaca 3

- - - -

Da re te, ov’ è De i lo? Ben lun gi, Si gnor, da Se sto, ed io par tir lo vi di.

DEIFILO DARETE

7

- - - -

Dun que par tis si, e in que sto pun to for se ei com bat te per me: s’ap ran del tem pio le DEIFILO

11

- - - -

por te, ch’io non vo glio ne ghit to so qui di mo rar, men tre l’a mi co è in ri schio. Non è in ri schio, Si DARETE

14

-gnor. Lo so ben i - o, ei vo- la ge-ne-ro-so, e di-spe - ra - to a sgom-brar-mi il sen- DEIFILO

17

41. Scene 1

ILIONA, ANDROMACA, DEIFILO creduto Polidoro, e DARETE, i quali escono da un luogo sotterraneo.

ACT 3

Tempio di Giove con una statua isolata dello stesso nel mezzo;

e grand’ Ara, sopra la quale si dee celebrare il sacrificio.

Riferimenti

Documenti correlati

scoprimento d' Ulisse alla fedel consorte , ed.. al modo onde scaltritamente cerca disfarsi de' Proci y imperocché: essendogli;

D. Elvira l'onde varcai come si Mentre D, Cesare traghetta Elvira ed. ^ade del tutta la capanna P'.. Cesare con

Altri come coftui y che al primo {guardo Credon piantarvi in mezzo al core un dardo.. Sì ^ Signor,

Era allora in Venezia celebre e caro il nome dell' ammiraglio Mprosini il vincitore del Velo pone so ; questi aveva promessa la mano di sua figlia Giovanna ad Ezzelino, altro

$ al termine della quale , la Dea loro palesa la scelta che deve fare del grande Sacri- ficatore ; ciascuno aspira alla grande carica , e più d' ogn' altro Celeno, questa è però

Ss tutta nuova d* invenzione , difegno , e direzione del Signor Raimondo Compagnini Bolognefe!.

Aimigeri Lord Arturo varchi il ponte {dentro Fate campo al prò guerrier. lafortezza) Gior* A quel suono , al nome amato ,!. Al tuo core or presta

Gli sovvenne che l'amico era stato più volte vincitore in somiglianti contese ^ ^ ( nulla sapendo degli antichi amori di Megacle con Aristea ) , risolse di valersi di lui , fa-